Gli alimenti di origine vegetale dovrebbero essere sottoposti ad un numero di controlli più elevato: ed in ragione di diversi rischi di sicurezza alimentare, maggiori che non nei prodotti di origine animale. E’ questa la richiesta che è stata fatta recentemente ad una audizione al Parlamento Europeo, in merito alla revisione della normativa sui Controlli Ufficiali. Il ministro dell’Agricoltura Francese, tramite un suo portavoce, avrebbe infatti chiesto una lista positiva di alimenti di origine vegetale autorizzati alle importazioni in Europa.
Alla radice di tutto, il diverso numero di campioni oltre i limiti ammessi: un 3% nei prodotti vegetali, contro solo un 1% nei prodotti di origine animale. L’idea di una lista positiva di prodotti autorizzati andrebbe a modificare invece la possibilità libera di importazioni, con il solo limite di una lista “negativa” (alimenti non autorizzati, in numero ovviamente più limitato). Che è lo standard attuale a livello europeo. E con l’altro limite, dei controlli sulla base del rischio (frequenza del rischio come da consolidato storico dei controlli nel corso degli anni).
Vengono allora in mente i casi del 2011, dell’Escherichia Coli nei germogli di fieno greco in Germania, probabilmente dall’Egitto; o della presente ondata di epatite A da frutti di bosco congelati e provenienti da diversi paesi extra UE.
Questa notizia si inserisce comunque in un dibattito più ampio.
Nel 2009 la Commissione Europea ha pubblicato infatti un regolamento, il 669/2009, per aumentare i controlli su alimenti e mangimi di origine vegetale, e tenuto in considerazione il forte aumento dei commerci internazionali e delle filiere lunghe, e quindi delle stesse importazioni.
Il regolamento prevede controlli intensificati sui campioni considerati “a rischio”, in accordo con l’articolo 15(5) del regolamento quadro- 882/2004 -sui controlli ufficiali.
I mangimi e alimenti considerati a rischio aumentato (e che necessitano quindi di un campionamento più “stretto”) sono inclusi nell’Allegato I del regolamento e prevedono la designazione del prodotto e della provenienza.
Chi decide gli alimenti a rischio?
I mangimi e alimenti inclusi lo sono in seguito a decisione della Commissione Europea, e in risposta a segnalazioni del sistema di allerta rapido sui mangimi e alimenti (RASFF), su indicazioni del FVO (Food Veterinary Office) della Commissione o di EFSA (Autorità Europea sulla sicurezza alimentare).
Le importazioni così classificate sono soggette a obbligo di notifica prima di entrare nel paese importatore, e al 100% di controlli documentali e ad un campionamento fisico –analisi di laboratorio nel 10%, 20%, 50% dei casi a seconda della storia pregressa di sicurezza. I risultati sono rivisti ogni quattro mesi, per decidere se mantenere i prodotti nell’Allegato oppure derubricarli ad alimenti da includere negli ordinari controlli. Nel caso i livelli di non conformità rimangano elevati, le importazioni sono vincolate alla presentazione di certificati adeguati preposti dalle autorità sanitarie del paese di uscita dei prodotti, e relativi sia ad aspetti documentali che analitici. Quando anche per lungo tempo la conformità non venga ricondotta a norma, si può infine optare per la sospensione assoluta delle importazioni dal paese critico.
Prodotti bocciati
Come in precedenza avevamo comunicato, alcuni prodotti vegetali di importazione sono stati “bocciati”.
Come i broccoli cinesi (per residui di pesticidi), e la noce moscata dall’Indonesia. Ancora, le non conformità per l’anno 2012 hanno riguardato (fattore di rischio, matrice alimentare e paese di provenienza):
– Aflatossine nelle nocciole deall’Azerbaijan: 11, 1%
– Aflatossine nelle arachidi dal Brasile: 6,4%
– Aflatossine nelle arachidi dal Ghana: 100%
– Aflatossine nelle arachidi dall’India: 44,1%
– Aflatossine nelle spezie essiccate dall’India: 4,5%
– Aflatossine nelle spezie essiccate dall’Indonesia: 2,7%
– Aflatossine nel Melon Engusi dalla Nigeria: 88,9%
– Aflatossine e Ocratossina A nel Capsicum dal Perù: 2,7%
– Aflatossine nelle arachidi e derivati dal SudAfrica: 8,7
– Ocratossina A nella uva secca dall’Uzbekistan: 7%
– Piombo e Cadmio in additivi mangimistici e premiscele dall’India: 1,8%
– Alluminio negli spaghetti (noodle) essiccati dalla Cina: 3,9%
– Sudan Rosso in peperoncini Chilli da Paesi Terzi: 1,6%
– Pesticidi in broccoli dalla Cina: 62,5%
– Residui di pesticidi nelle foglie di tè dalla Cina: 11, 9%
– Residui di pesticidi in “pomelo” dalla Cina: 9,1%
– Residui di pesticidi in frutta e verdura dalla Repubblica Dominicana: 5,1%
– Residui di pesticidi in peperoni dall’Egitto: 9,3%
– Residui di pesticidi in frutta e verdura dall’Egitto: 4,3%
– Residui di pesticidi nelle foglie della pianta “Curry” Murraya koenigii): 35,4%
– Residui di pesticidi nella pianta Okra dall’India: 22,8%
– Residui di pesticidi nel chili dalla Thailandia: 7,5%
– Residui di pesticidi in erbe e spezie dalla Thailandia: 4,6%
– Residui di pesticidi in verdure dalla Thailandia: 3,2%
– Residui di pesticidi in verdura dalla Turchia: 1,8%
– Salmonella in erbe e spezie dalla Thailandia: 5,1%