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Spesa consapevole: oltre ai farmers’ market e filiere corte, la Francia lancia una “app” per smart phone

11 Dicembre 2012
Spesa consapevole: oltre ai farmers’ market e filiere corte, la Francia lancia una “app” per smart phone

Quattro indicatori sintetici, che leggono in realtà le performance ambientali, nutrizionali, sociali e di costo di un prodotto: e che a loro volta possono essere sintetizzati in un voto finale al prodotto: questo il congegno messo a punto da Noteo, azienda francese in grado di svelare al consumatore finale aspetti poco noti della propria spesa, spesso nascosti da belle etichette o da promozioni allettanti. Mentre in Europa si discute di come integrare aspetti della comunicazione al consumatore circa impatto nutrizionale ed ambientale, con una iniziativa della Commissione Europea sul nascere, la “Sustainable Food Communication”- a livello di business l’esperimento è già decollato. Con Baptiste Marty, fondatore, che svela il funzionamento della app e la sua utilità.

Una spinta che imporrà ora alla grande distribuzione scelte nel complesso più sostenibili, avverando quella rivoluzione dal basso che il consumerismo ha sempre auspicato ma che mai finora è riuscita ad attivare. Esplicitando e facendo trasparenza sulla reale qualità dei prodotti, Noteo disintermedia la conoscenze spesso occultate, al netto di abili operazioni di marketing o di green washing.

Nella sezione sugli alimenti, già on line è possibile verificare i rating di alcuni dei prodotti più diffusi nella distribuzione francese; gli stessi poi leggibili tramite codice a barre dalla app del proprio telefonino.  Piatti pronti, salse e altri alimenti decisamente raffinati come trasformazione sembrano ricevere delle votazioni assai basse, mentre si salvano prodotti più freschi.

La salute della persona è poi coperta non solo per quel che riguarda la nutrizione e gli aspetti di sicurezza alimentare (dovuti ad esempio alla presenza di coloranti, additivi o conservanti), ma anche “sicurezza chimica” in senso lato. Sulla web-page del sito infatti, si viene prontamente informati che in un anno si assorbono fino a 2 kg di sostanze chimiche indesiderate, tra deodoranti della persona e altri prodotti. E poi,  una lista di beni di largo consumo, direttamente on line, con le votazioni. Tante le sorprese: insospettabili prodotti con etichette e marchi “naturali” in realtà nascondono spesso altrettante o addirittura maggiori insidie che le rispettive controparti.

Ma l’aspetto realmente apprezzabile riguarda la presenza di standard diversi: uno, legato ai limiti di legge, che consentono la messa in vendita in condizioni di apparente “sicurezza” per i consumatori; dall’altra, analisi più attente che permettono di soppesare non solo “ciò che risulta ammissibile”; ma anche ciò che è relativamente meglio rispetto alle opzioni presenti.

Proprio in Francia è stato recentemente lanciato un altro strumento in grado di aumentare le scelte alimentari dei cittadini d’oltralpe, il “Drive Fermier”, vero e proprio farmers market da strada, posizionato sulle arterie di scorrimento ed in grado di intercettare i pendolari nel tragitto casa-lavoro. Una risposta contro i “Food Desert”, ovvero quelle aree sprovviste di forniture alimentari adeguate. E’ infatti dimostrato che nelle zone dove l’accesso ai cibi più salutari è limitato il tasso di obesità e il numero di patologie cardiovascolari nella popolazione sono significativamente superiori. Negli Usa questo tema è particolarmente sentito tanto che il Dipartimento per l’Agricoltura e l’Alimentazione (USDA) ha pensato di mappare le aree “food deserts”.