Le numerose proprietà benefiche del latte sono certamente note, ma quello che invece non tutti sanno è che questo alimento rappresenta pure un elisir di lunga vita per il cervello, utile a conservare una buona memoria e a rallentare il declino neurologico.
Una ricerca condotta presso l’Università tedesca di Trier, pubblicata sul British Food Journal e che ha visto coinvolti 46 adulti per un periodo di tre settimane ha infatti evidenziato come l’assunzione quotidiana di fosfolipidi del latte comporti un miglioramento della memoria e delle capacità sia psicologica che endocrina di reagire allo stress.
Tra i fosfolipidi, che costituiscono l’1% della frazione di grassi del latte e che sono anche i principali costituenti della membrana cellulare, gli studiosi si sono soffermati in particolare sulla fosfatidilserina (PS) della quale ne è stata appunto accertata l’utilità nel contrastare il rischio di cali di memoria e della soglia di attenzione.
Oltretutto, con l’avanzare dell’età il livello di questo fosfolipide diminuisce rapidamente nell’organismo, ragion per cui a detta degli esperti un consumo regolare di latte diventa ancor più utile con il passare degli anni.
A rafforzare questa tesi è un’altra ricerca svolta presso l’Università del Maine e pubblicata sull’International Diary Journal.
Questa volta gli scienziati hanno misurato le performance cerebrali di oltre novecento soggetti volontari in età compresa tra i 23 e i 98 anni, sottoponendoli a diversi test in cui sono stati valutati otto differenti parametri chiave.
Ebbene, i risultati ottenuti sono stati significativamente migliori per quei soggetti che avevano dichiarato di consumare abitualmente latte e derivati in quantità maggiore rispetto agli altri; la loro probabilità di sbagliare i test cognitivi infatti è risultata essere fino a 5 volte inferiore, questo indipendentemente dall’età e pur tenendo in considerazione fattori di rischio di declino cognitivo, come malattie cardiovascolari e scorrette abitudini.
Certamente i risultati dello studio andranno approfonditi, ma intanto ci suggeriscono come un semplice cambiamento nelle abitudini alimentari potrebbe rappresentare una sana opportunità per rallentare o prevenire le disfunzioni neuropsicologiche.