La relazione di Salvatore Caronna sugli sprechi alimentari ha di fatto costituito il terzo passaggio di una trilogia dello scorso 19 gennaio, con una seconda relazione di Bovè, stavolta incentrata non sulle fasi “a valle” della filiera (industria alimentare e grande distribuzione organizzata) ma sulle fasi “a monte” (degli input: fertilizzanti, fitosanitari, energia…).e infine una relazione sugli squilibri della filiera alimentare.
Nella relazione di Caronna, incentrata sull’efficienza della filiera alimentare UE, si cerca di fare il punto su quello scandalo che ormai è diventato un aspetto della sensibilità condivisa dei cittadini europei: lo spreco fino al 50% del cibo nei vari passaggi che vanno dalla produzione al consumo: pari a circa 179 kg pro capite come media europea. Il tutto, mentre ancora 79 milioni di persone in Europa vivono al di sotto della soglia di povertà, con un 15% dei cittadini che percepisce un reddito inferiore al 60% del reddito medio del paese di residenza.

Considerando un recupero di efficienza nella distribuzione alimentare da qui al 2050, data in cui al mondo abiteranno 9 miliardi di persone, con la necessità di incrementare fino al 70% la produzione alimentare globale,ben i ¾ di tale aumento potranno virtualmente essere recati dallo smettere di sprecare.
Non solo: smettere di sprecare vorrebbe dire smettere di inquinare, se è vero che per produrre un kg di cibo si immettono nell’atmosfera 4,5 kg di anidride carbonica in media e che in Europa, con 89 milioni di tonnellate di cibo sprecate si producono 170 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
La relazione di Caronna chiama allora ad una forte presa di coscienza, sottolineando la necessità di dare una priorità politica fino ad oggi mancata al tema dello spreco alimentare, considerando la peculiarità europea e nord-americana, laddove il cibo viene sprecato per lo più nella distribuzione e nel consumo. Andranno pertanto stabiliti in tal senso una serie di obiettivi, con una strategia coordinata a livello UE, scambi di buone prassi, coordinamento, e dove possibile relazioni dirette tra produttori e consumatori.
Nella relazione si chiede così di portare avanti un piano che permetta di arrivare a dimezzare per il 2025 gli sprechi della filiera alimentare europea, anche tramite azioni coercitive sulla base del principio “chi inquina paga”, e che addebiti i costi diretti ed indiretti dello spreco a chi produce.
Tra le proposte concrete e operative:
– consentire ai dettaglianti di sfuggire alle proibizioni e limitazioni della vendita sotto costo per quei prodotti che si avvicinano alla data di scadenza, in modo da favorirne l’acquisto;
– consentire una deroga rispetto alla previsione imperativa della data di scadenza (“da consumarsi entro il…”), in modo da limitare lo spreco di prodotti ancora commestibili, pur nel massimo rispetto dei requisiti di sicurezza alimentare; ciò ad esempio potrebbe essere fatto con una doppia etichetta (data limite di commercializzazione e data di scadenza reale)
-limitare il ricorso a parametri di qualità (es, nell’ ortofrutta: forma, ammaccature, regolarità ….), che generano sprechi inutili di prodotti perfettamente commestibili;
– migliorare e mettere in rete le buone prassi di redistribuzione alimentare agli indigenti.
– favorire un sistema di appalti di ristorazione pubblica che sia premiale per le aziende che si impegnano nella redistribuzione di derrate alimentari agli indigenti;
-favorire la progettazione di imballaggi che garantiscano una maggiore durata del prodotto;
– produrre linee guida di facile consultazione sull’utilizzo di prodotti prossimi alla data di scadenza, garantendo la sicurezza alimentare ma cercando di limitare il più possibile gli sprechi;
– favorire il ricorso a filiere corte e con vendita diretta tra produttore e consumatore quale modello di distribuzione alimentare sostenibile a “kilometro zero”.
Inoltre, si chiede che i piccoli produttori locali e le associazioni di produttori locali possano partecipare alle procedure di appalti pubblici per la realizzazione di programmi nelle scuole (frutta, latte…); e che il 2014 possa diventare l’” Anno europeo contro gli sprechi alimentari” al fine di meglio sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema.
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