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TEMPI E RISULTATI DELLA POLITICA – LA PRIMA ANALISI DELLA LEGISLATURA

5 Luglio 2012
TEMPI E RISULTATI DELLA POLITICA – LA PRIMA ANALISI DELLA LEGISLATURA

PARLAMENTO LUMACA. 359 GIORNI PER OGNI LEGGE

(517) Nell’ultima legislatura è stato impiegato in media quasi un anno (359 giorni) per approvare ciascuna delle proposte di legge di iniziativa parlamentare. E’ quanto è emerso dalla prima analisi sull’efficacia della politica italiana e comunitaria nell’ultima legislatura – alla vigilia della pausa estiva che aprirà la campagna elettorale – illustrata dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’Assemblea annuale dell’organizzazione degli imprenditori agricoli con 15mila coltivatori. Si tratta di un record negativo a livello comunitario con il parlamento spagnolo che ha impiegato in media 163 giorni per approvare una legge nella  IX legislatura (1aprile 2008 – 13 dicembre 2011) e quello francese 271 giorni nella XIII legislatura ( periodo 20 giugno 2007 – 30 settembre 2011) ma che – ha affermato Marini – fa addirittura impallidire la pesante burocrazia dell’Unione Europea dove, nel periodo dall’avvio del Trattato di Lisbona ad oggi, per completare un processo legislativo, tra Commissione, Parlamento e Consiglio dei Ministri a 27, si è impiegato in media “appena” 264 giorni, il 36 per cento di tempo in meno. Il problema è pero’ che in molti casi – ha sostenuto Marini – le procedure di approvazione a livello nazionale e comunitario si intersecano o si sommano e i tempi di attesa per i cittadini e le imprese si moltiplicano. Le risposte delle Istituzioni non sono piu’ compatibili con i cambiamenti rapidi che intervengono nella società e nell’economia e si va avanti a forza di decreti mentre occorre – ha concluso Marini – accelerare le riforme a livello nazionale e comunitario senza perdere piu’ tempo ed arrivare al piu’ presto alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa.
 
I TEMPI DI APPROVAZIONE DI UNA LEGGE NELL’UNIONE EUROPEA

                                   Giorni
Italia                           359   
Francia                        271
Spagna                       163
Unione Europea          264

Fonte: Elaborazioni Coldiretti
 
 
RIFORME: COLDIRETTI, IN PORTO APPENA 2 LEGGI SU 100. GERMANIA AL 68%
In Italia su 8.205 proposte solo 205 approvate nell’ultima legislatura
 
Sulle 8.205 proposte e disegni di legge presentati nel corso dell’ultima legislatura appena 205 sono andati in porto ed approvati, con una percentuale di efficacia di appena il 2,5 per cento, che metterebbe in crisi qualsiasi azienda italiana. E’ quanto emerge dalla prima analisi sull’efficacia della politica italiana e comunitaria nell’ultima legislatura – alla vigilia della pausa estiva che aprirà la campagna elettorale – illustrata dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’Assemblea annuale dell’organizzazione degli imprenditori agricoli con 15mila coltivatori. Si assiste – ha sottolineato Marini – ad una proliferazione di proposte destinate a rimanere nel vuoto che non ha eguali in Europa. Questo significa – ha continuato Marini – una perdita di energie, tempo e risorse, ma anche tante illusioni nei confronti delle aspettative dei cittadini e delle imprese e tante speranze destinate a svanire con la fine della legislatura. In Germania nei cinque anni della XVI legislatura sono state presentate al Parlamento 905 iniziative legislative ma ne sono state complessivamente approvate ben 612 con una percentuale di approvazione di circa il 68 per cento mentre in Spagna su 559 iniziative legislative presentare 203, ben il 36 per cento, sono state approvate nella  IX legislatura (1 aprile 2008 – 13 dicembre 2011) e in Francia nella XIII legislatura ( periodo 20 giugno 2007 – 30 settembre 2011) su 5064 presentate sono state approvate 439 (9 per cento). Nell’Unione Europea, dall’attuazione del trattato di Lisbona ad oggi, gli atti legislativi con procedura ordinaria sono stati 315 dei quali 86 già completati, con una percentuale del 27 per cento che – ha concluso Marini – è di oltre dieci volte superiore a quella del parlamento italiano.
 
L’EFFICACIA DELL’ATTIVITA’ PARLAMENTARE
                                   Proposte presentate/proposte approvate
Italia                                                            2,5 %
Francia                                                         9 %
Germania                                                     68 %
Spagna                                                        36 %
Unione Europea                                           27 %
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
 
SPENDING REVIEW: MARINI (COLDIRETTI), CON TAGLI A BUROCRAZIA CRESCE PIL
 
Occorre cogliere l’occasione della spending review per togliere di mezzo una volta per tutte quegli adempimenti burocratici inutili che tolgono all’attività di impresa vera 100 giorni l’anno. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento all’Assemblea nazionale della principale organizzazione agricola italiana alla presenza di 15mila agricoltori provenienti a Roma dalle campagne di tutte le regioni e province. Il vero vantaggio di una spending review “possibile” – ha sottolineato Marini – non è solo nel taglio del personale  pubblico che sarà difficile per il costo sociale che ne deriverebbe ma nel recupero di almeno 100 giornate di lavoro all’anno che gli imprenditori perdono per stare dietro alle carte. Non vanno certo eliminati quegli adempimenti che garantiscono la sicurezza alimentare ed ambientale che qualificano il nostro Made in Italy ma non c’è dubbio che troppo spesso – ha concluso Marini –  la burocrazia si inventa pratiche per giustificare se stessa. Basterebbe ridimensionare questa micidiale spinta creativa per recuperare qualche punto di Pil.
 
RIFORME: COLDIRETTI, IN AGRICOLTURA INAPPLICATE 2 LEGGI SU 3
 
Sulle 233 iniziative di legge parlamentare assegnate alle Commissioni Agricoltura della Camera e del Senato nel corso dell’ultima legislatura solo 3 sono state approvate, ma di queste 2 sono rimaste del tutto inapplicate. E’ quanto emerge dalla prima analisi sull’efficacia della politica italiana e comunitaria nell’ultima legislatura – alla vigilia della pausa estiva che aprirà la campagna elettorale – illustrata dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’Assemblea annuale dell’organizzazione degli imprenditori agricoli con 15mila coltivatori. Se la situazione è preoccupante a livello generale per il settore agricolo – ha sottolineato Marini – siamo di fronte ad un quadro insostenibile per la mancata attuazione di norme fortemente attese dalle imprese agricole e dai consumatori che hanno peraltro trovato una positiva convergenza tra tutte le forze politiche, come la legge sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate negli alimenti. Ad essere approvata ad inizio legislatura, nel novembre 2008, e parzialmente applicata, è stata solo la legge (le norme)sul “Rilancio competitivo del settore agroalimentare” mentre ferme al palo sono – ha precisato Marini – sia quella sulla regolamentazione dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma che quella  sull’etichettatura di origine degli alimenti. Se per la legge sull’etichettatura approvata nel febbraio 2011, con il consenso unanime di tutti i gruppi parlamentari, mancano i decreti applicativi, per la legge del maggio 2011 recante disposizioni concernenti la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma manca il decreto attuativo che deve essere emanato di concerto tra Ministero delle Politiche Agricole, Ministero della Salute e Ministero dello Sviluppo Economico e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Il rinvio a decreti applicativi hanno bloccato di fatto – ha denunciato Marini – qualsiasi tentativo di innovazione legislativa nel settore. La disattenzione nei confronti dell’agricoltura è stata peraltro resa evidente dall’incredibile turnover che si è verificato alla guida del dicastero dell’Agricoltura dove nel corso della legislatura – ha concluso Marini – si sono alternati ben quattro Ministri, alcuni dei quali sembravano addirittura disinteressati o in parcheggio.
 
SPENDING REVIEW: COLDIRETTI, IL 30/6 SCADUTI TERMINI DISMISSIONE TERRE
Marini: applicare subito la norma per non aggiungerla alla lista di quelle rimaste sulla carta
 
Sono scaduti il 30 giugno i termini per l’emanazione del decreto con l’elenco dei terreni demaniali da dismettere con urgenza per rendere disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto per calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva determinante per la crescita del Paese. E’ quanto emerge dalla prima analisi sull’efficacia della politica italiana e comunitaria nell’ultima legislatura – alla vigilia della pausa estiva che aprirà la campagna elettorale – illustrata dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’Assemblea annuale dell’organizzazione degli imprenditori agricoli con 15mila coltivatori. Mentre si fanno i conti per recuperare risorse per la spending review, manca ancora l’applicazione del provvedimento, approvato nell’ambito della legge di stabilità lo scorso novembre 2011 (e successivamente modificato da Governo e Parlamento) che può produrre entrate allo Stato, occupazione e reddito alle imprese. Ci auguriamo che questa legge non si aggiunga alla lunga lista delle norme inapplicate per l’importanza che riveste – ha sottolineato Marini – per garantire nuove risorse e per sostenere la competitività delle imprese, soprattutto guidate dai giovani ai quali spetta il diritto di prelazione. Purtroppo – ha continuato Marini – non è (infatti) l’unico caso o il piu’ eclatante perché è accaduto addirittura che importanti provvedimenti già firmati si perdano nel nulla. E’ il caso del decreto "Norme in materia di leggibilità delle informazioni inerenti l’origine dei prodotti alimentari" firmato il 3 agosto 2011 per rendere piu’ leggibili le etichette dell’extravergine e consentire ai consumatori di riconoscere quello ottenuto da olive italiane che, a distanza di quasi un anno, – ha denunciato Marini – sembra essere sparito, con la conseguenza che il prezzo dell’olio di oliva pagato ai produttori agricoli italiani è crollato del 30 per cento perché viene spacciato come Made in Italy quello importato da Spagna o Tunisia.
 
UE: COLDIRETTI, 9 ANNI PER OK A ETICHETTA CIBI. E’ RECORD LENTEZZA
 
Con quasi nove anni di attesa (3.240 giorni) prima che si realizzi la completa applicazione, il titolo di “provvedimento lumaca” spetta al Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, a conferma della pesante e impropria influenza delle lobby sui temi dell’alimentazione e della trasparenza del mercato. E’ quanto emerge dalla prima analisi sull’efficacia della politica italiana e comunitaria nell’ultima legislatura – alla vigilia della pausa estiva che aprirà la campagna elettorale – illustrata dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’Assemblea annuale dell’organizzazione degli imprenditori agricoli con 15mila coltivatori. Ci sono voluti 1.392 giorni (46 mesi), dal 31 gennaio 2008 al 22 novembre 2011, per concludere il procedimento di approvazione del regolamento, che è entrato in vigore il 13 dicembre 2011: ma l’odissea non è finita per il consumatore. Dal 13 dicembre 2014 (2.510 giorni dalla presentazione della proposta legislativa) scatta solo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili. Per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data – ha continuato Marini – rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. L’entrata in vigore dell’obbligo di fornire ai consumatori maggiori informazioni in etichetta resta di fatto indeterminata. L’etichettatura nutrizionale, infine, si applicherà solo dal 13 dicembre 2016, per un totale appunto di 3.240 giorni. Una latitanza che – ha sostenuto Marini – fa assomigliare molto l’Europa all’Italia quando si tratta di smantellare interessi consolidati che fanno affari sulla mancanza di trasparenza a danno dei consumatori. Si tratta infatti di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane. Le emergenze alimentari dovute alle sofisticazioni sono costate solo in Italia almeno 5 miliardi negli ultimi dieci anni, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina al grano canadese contaminato dall’ocratossina fino alla carne di maiale irlandese alla diossina che è stata trovata nei mangimi e negli allevamenti in Germania. “Si tratta di emergenze che nascono da tentativi fraudolenti di risparmiare sui costi di produzione del cibo per farlo arrivare a prezzi stracciati sugli scaffali”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “i rischi tendono ad aumentare proprio in tempi di crisi con un numero crescente di consumatori che è costretto a risparmiare sul cibo”. E’ quindi paradossale – ha concluso Marini – che occorrano quasi nove anni per rendere operative normative condivise e fortemente attese proprio in un momento di grande difficoltà economica dell’Unione Europea.
 
 
SPENDING REVIEW: COLDIRETTI, BUROCRAZIA PEGGIO DI GRANDINE – 10% VINI DOC
 
Nell’ultima legislatura, che ha visto addirittura nascere un Ministero per la semplificazione, sono entrati in vigore adempimenti burocratici che hanno provocato la scomparsa del 10 per cento della produzione italiana di vini Doc, il simbolo del Made in Italy nel mondo. E’ quanto emerge dalla prima analisi sull’efficacia della politica italiana e comunitaria nell’ultima legislatura – alla vigilia della pausa estiva che aprirà la campagna elettorale – illustrata dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’Assemblea annuale dell’organizzazione degli imprenditori agricoli con 15mila coltivatori. L’inefficacia della politica – ha sottolineato Marini – si traduce anche in una ridotta qualità dell’attività legislativa che spesso rimanda a provvedimenti amministrativi che alimentano una tecnocrazia fine a se stessa che mette a rischio la competitività delle imprese. Un esempio eclatante viene dal vino che è il prodotto alimentare più esportato all’estero, simbolo del Made in Italy, ma che deve fare i conti a livello nazionale con un peso insostenibile di pratiche e documenti. Dalla vendemmia 2008 – ha denunciato Marini – sono stati introdotti 12 nuovi adempimenti burocratici a carico delle imprese vitivinicole che producono vini a Doc e Docg, per l’entrata in vigore dei Decreti Ministeriali 29 marzo 2007 prima e 2 novembre 2010 poi sui controlli per i vini a Denominazione. Il risultato è stato che molte aziende sono state costrette a rinunciare a produrre vini a denominazione d’origine per l’impossibilità di far fronte ad adempimenti spesso inutili che sottraggono ben 100 giornate di lavoro all’anno al tempo trascorso in vigna e in cantina e che hanno portato alla riduzione dei terreni destinati a produrre vini a Docg e Doc che sono passati dai 316mila ettari del 2007 a 284mila ettari del 2011, con una perdita stimata di produzione pari a oltre 100 milioni di litri di vino doc. Dalla produzione di uva – ha sottolineato Marini – fino all’imbottigliamento e vendita le imprese devono assolvere a oltre 70 attività burocratiche e relazionarsi con ben 20 diversi soggetti che vanno dal Ministero delle Politiche agricole alle Regioni, dalle Province ai Comuni, fino ad Agea, Organismi pagatori regionali, Agenzia delle Dogane, Asl, Forestale, Ispettorato Centrale qualità e repressione frodi, Nac, Guardia di Finanza, Nas, Camere di Commercio, organismi di controllo, consorzi di tutela, laboratori di analisi. Ma il peso della burocrazia – rileva Marini – è anche nella impressionante quantità di norme di settore. Più di 1.000, contenute in circa 4.000 pagine di direttive, regolamenti, comunicazioni, note e decisioni del Consiglio e della Commissione europea, leggi, decreti, provvedimenti, note, circolari e delibere nazionali e regionali. Un carico che rischia ora di gravare ancora di più sulle imprese, con la messa a regime del nuovo sistema di certificazione e controllo dei vini a Denominazione. “Appesantire inutilmente i carichi burocratici per i riconoscimenti dei vini a denominazione di origine significa indebolire il legame del vino con il proprio territorio, ridurre la competitività del Made in Italy e favorire la delocalizzazioni verso l’estero anche per effetto dall’annunciata liberalizzazione dei diritti di impianto, dello zuccheraggio e della nuova categoria dei vini varietali senza legame con il territorio di produzione”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini.