Le specialita’ alimentari presenti sul territorio nazionale che sono state ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni salgono al numero record di 4698": questi i dati del censimento dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni nel 2013, aggiornato con la pubblicazione della tredicesima revisione sulla Gazzetta Ufficiale. I prodotti censiti erano 4671 lo scorso anno, ma rispetto al 2000 quando e’ iniziato il lavoro di catalogazione a livello regionale sono piu’ che raddoppiati quest’anno sotto la spinta della forte crescita del turismo enogastronomico in Italia.
L’Italia ha anche il primato europeo nel numero di aziende biologiche e vanta inoltre la leadership nei prodotti alimentari riconosciuti a livello comunitario con ben 252 denominazioni di origine. Sono poi 331 vini a denominazione di origine controllata (doc), 59 a denominazione di origine controllata e garantita (docg) e 118 a indicazione geografica tipica (IGT).
Ora coerenza politica in Europa
L’Europa deve continuare con il massimo sforzo a tutelare prodotti che rappresentano un patrimonio agroalimentare unico a livello mondiale, evitando passi falsi e scelte contradditorie, come il recente avvallo allo schema inglese "semaforico". Tale schema non solo non è "obiettivo e non discriminatorio", come pure richiesto dalla normativa UE in materia (reg. 1169/2011); ma pure crea ingiustificati ostacoli alla libera circolazione delle merci. E punisce le produzioni tradizionali di qualità, come appunto le DOP, che più difficilmente possono essere riformulate, e nelle quali la presenza dei vari nutrienti è necessaria alla massima espressione qualitativa delle caratteristiche organolettiche "uniche".
Proprio una interrogazione al Parlamento Europeo ha chiesto coerenza in tal senso, per evitare un conflitto tra le logiche commerciali dei piatti pronti della distribuzione organizzata e invece produzioni di qualità europee.