Sempre più conferme sull’impatto negativo delle bevande ad alto contenuto in zuccheri sulla salute dei più piccoli, riferendoci anche alle bibite che richiamano un contenuto di frutta ma, che di fatto spesso di frutta hanno solo il sapore. Intanto una premessa: il Decreto Salute che aveva entusiasmato per l’innalzamento della soglia minima del succo naturale dal 12% al 20%, rappresenta uno strumento notevole per regolare l’immissione sul mercato di queste tipologie di bevande che rischiano, attraverso diciture di fatto ingannevoli per il consumatore, di contribuire a danneggiare la salute soprattutto dei bambini.
Resta tutt’ora da definire l’entrata in vigore effettiva. Sebbene sia sempre e comunque meglio consumare frutta fresca -in ragione del migliore apporto nutrizionale complessivo-, ci si chiede quante evidenze scientifiche bisogna attendere per prendere una posizione definitiva in un Paese che, non ci stancheremo mai di dirlo, conta il 36% della popolazione infantile sovrappeso o obesa.
Una conferma? Continuate la lettura.
Lo studio
L’aumento dell’incidenza dell’obesità è uno dei problemi di sanità pubblica più rilevanti negli Stat Uniti e, in particolare, l’aumento del consumo di bibite zuccherate sembra essere l’elemento che contribuisce maggiormente a questo dato. Anche nella popolazione pediatrica il consumo di queste bibite sembra crescere parallelamente all’incidenza dell’obesità, così come le calorie giornaliere derivanti che appaiono più che raddoppiate negli USA.

Purtroppo queste cattive abitudini nei bambini influenzano negativamente indici quali profilo lipidico, circonferenza vita, e altri parametri relativi anche alla resistenza insulinica, determinanti nel predire un alto rischio cardiometabolico, oltre che indurre una scelta dietetica nel complesso piuttosto limitata e povera di nutrienti essenziali.
In questo studio è stata analizzata la relazione tra il consumo di bibite zuccherate e marker cardiometabolici su un totale di 4880 bambini tra i 3 e gli 11 anni, utilizzando i dati provenienti dal National Health and Nutrition Examination Survey raccolti dal 1999 al 2004.
La popolazione è stata distinta in 3 gruppi sulla base del consumo giornaliero di bibite zuccherate (nullo, medio ed elevato). Per lo studio si sono considerati i seguenti parametri divisi per età e sesso: colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL, trigliceridi, la proteina C-reattiva (CRP), circonferenza vita, Indice di massa corporea (IMC),
Le informazioni sul consumo di bevande zuccherate si riferiscono alle 24 ore precedenti, considerando sotto questa definizione: soft drink ad alto contenuto energetico, bevande a base di cola, succhi di frutta con zuccheri aggiunti o altre bevande zuccherate.
A questo si è sommata l’identificazione del livello di attività fisica del bambino, del consumo calorico totale giornaliero e dello stato di povertà.

Relazione tra il consumo di bevande zuccherate e marker cardiometabolici
Il gruppo di bambini classificati come grandi consumatori di bibite zuccherate (circa 1L al giorno) è associato con un aumento della proteina C-reattiva (CRP)-che indica stato infiammatorio-, e della circonferenza vita, mentre una correlazione inversa esiste con il colesterolo HDL, noto anche come “colesterolo buono”. Non è stata trovata un’associazione diretta con il colesterolo totale, colesterolo LDL e trigliceridi. Più forte l’associazione tra IMC e le bevande zuccherate nel gruppo 9-11 anni. Invece, nel gruppo 3-5 anni e 6-8 anni nessuna associazione ha raggiunto una significatività, con l’eccezione di un’associazione positiva con il consumo di bevande zuccherate e i livelli di colesterolo LDL nel gruppo dai 3 ai 5 anni. I risultati sono anche stati stratificati per il sesso e si è trovata solamente una correlazione con il valore di LDL nelle bambine.
Discussione
I dati indicano che il consumo di bevande zuccherate nei bambini dai 3 agli 11 anni è associata positivamente con fattori di rischio cardiovascolari. In primis, le alterazioni nel profilo lipidico nei bambini, includendo le basse concentrazioni di colesterolo HDL e le alte concentrazioni di colesterolo LDL, hanno fatto pensare ad una correlazione con aterosclerosi aortica e arteria coronarica nonché con un rischio di dislipidemia persistente da adulti. Nello studio sono state ritrovate delle profonde alterazione nei livelli di LDL nelle bambine specificatamente nelle più piccole dai 3 ai 5 anni e dell’HDL in tutta la popolazione presa in esame, suggerendo un’alterazione del metabolismo delle lipoproteine. Il dato che più spicca, è però L’IMC cresciuto del 12% nel gruppo ad alto consumo di bevande, rispetto al gruppo che non consuma bevande zuccherate. Altro dato allarmante è il conseguente aumento della circonferenza vita (+1,7 cm nei bambini con consumo elevato e +1 cm nel gruppo di consumo medio) concomitante ad un aumento dell’adiposità viscerale e un rischio elevato di dislipidemia e resistenza insulinica, oltre che un aumentato rischio di sindrome metabolica nella vita adulta.
Questi sono i risultati più significativi considerato che le dislipidemia insorgono in un lasso di tempo di molti anni e l’età dei partecipanti era molto bassa. Ulteriormente, l’aumento generalizzato dei valori di proteina C-reattiva, marker di infiammazione, ha portato ad ipotizzare l’insorgenza di uno stato proinfiammatorio, in grado di predire futuri eventi cardiovascolari.
Conclusioni
L’impatto negativo sulla salute di questa categoria di bevande e dato dall’alto valore di zuccheri semplici che significano un alto valore energetico, causa dell’obesità e dell’aumento della circonferenza vita. Come conseguenza, un aumento del carico glicemico associato ad infiammazione (misurata dalla proteina C reattiva), resistenza all’insulina e aumentato rischio cardiovascolare.
Nonostante alcuni limiti dello studio, gli autori confidano che i risultati ottenuti siano strettamente correlati al consumo di bevande zuccherate, in quanto i dati delle analisi sono stati valutati rispetto al consumo calorico totale.
E’ in ogni caso il primo studio che indaga i suddetti parametri nei bambini dai 3 agli 11 anni; e nonostante altri lavori siano necessari per confermare questi dati, i risultati sottolineano la forte evidenza che il consumo eccessivo di bibite zuccherate è deleterio, in tutti i gruppi d’età, per la salute cardiovascolare e metabolica.
Kosova E. C., Auinger P., & A.Bremer . (2013). The relationship between sugar-sweetened beverage intake and cardiometabolic markers in young children. Journal of Academy of nutrition and dietetics.
Link sull’argomento
All’esame della Commissione Agricoltura il testo di legge unificato sulle bevande alla frutta
Obesity Day: più frutta nelle bibite entro l’anno