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Benessere equo e sostenibile: Italia cercasi

19 Marzo 2013
Benessere equo e sostenibile: Italia cercasi

Il "Rapporto sul benessere equo e sostenibile in Italia (BES)", pubblicato da Cnel insieme all’Istat, certifica il passaggio a indicatori di benessere nuovi, alternativi rispetto al semplice computo della ricchezza (il PIL).

“Di necessità virtù”, stante la crisi economica? Non proprio, verrebbe da dire: perché l’Italia sembra trovarsi in mezzo al guado, senza una chiara idea di sviluppo. Né “crescita triste” (magari a partire dai riscontri del PIL) né “decrescita felice” (con enfasi su modelli alternativi di sviluppo e misure di benessere): un paese che deve ritrovare la bussola. Ma la crisi è portatrice di opportunità, si spera. I giovani fino ai 34 anni sono il gruppo che si dichiara più ottimista per il futuro (oltre il 45%): ed è un segnale importante per il nostro paese.

Cnel e Istat hanno considerato 12 dimensioni del benessere, che sono: 1.Salute, 2.Istruzione e formazione, 3.Lavoro e conciliazione tempi di vita, 4.Benessere economico, 5.Relazioni sociali, 6.Politica e istituzioni, 7.Sicurezza, 8.Benessere soggettivo, 9.Paesaggio e patrimonio culturale, 10.Ambiente, 11.Ricerca e innovazione, 12.Qualità dei servizi

Tra i vari indicatori, sebbene “latente”, l’alimentazione assume un suo peso: infatti nel primo capitolo–indicatore, dedicato alla salute, si parla diffusamente di fattori di rischio che minano alla base la qualità della vita: obesità, fumo, assenza di movimento fisico e binge-drinking disorder (le bevute esagerate del week end, senza magari toccare bicchiere per il resto della settimana). In particolare, considerando i fattori di rischio, si considera come al Sud le persone che consumino una quantità adeguata di frutta e verdura siano solo intorno al 14, 2% contro una media del Nord del 21,1 %. La percentuale di persone con almeno 3 anni che consumano ogni giorno almeno 4 porzioni di frutta o verdura rimane in media decisamente bassa (18,40%). Questo nonostante l’Italia sia il primo produttore ortofrutticolo europeo ed il sesto mondiale.

 In Italia, le donne istruite oltre i 65 anni sono l’unico segmento della popolazione che consuma una quantità più che adeguata di frutta e verdura.

Non è la prima volta che l’alimentazione diventa un aspetto centrale della misurazione del benessere individuale: già il Barilla Center for Nutrition (BCFN) insieme ad Ambrosetti nel 2010 aveva proposto una misura di benessere sostitutiva rispetto al PIL, e che valutava la qualità della dieta. Gli italiani in tale aspetto se la cavavano meglio di una decina di altri paesi di confronto: purtroppo, considerando anche altri aspetti che qualcuno chiamerebbe da “soft economy”, l’Italia ne usciva abbastanza castigata.

Nell’Indice BCFN comparivano misure come:

– % Popolazione adulta obesa e sovrappeso (IMC>25kg/m2), misurata in percentuale della popolazione adulta;

-% Popolazione giovanile (11-15 anni) obesa e sovrappeso (IMC>25Kg/m2), misurata in percentuale della popolazione di età compresa tra 11 e 15 anni;

– Svolgimento di attività fisica, misurato come quota della popolazione che dichiara disvolgere attività fisica in modo regolare;

– Spesa per consumo di frutta e verdura in percentuale del reddito disponibile;

– Percentuale di adulti fumatori, misurata sul totale della popolazione adulta;

– Consumo medio di alcol, misurato come numero medio di litri consumati per persona adulta;

– Assunzione quotidiana media individuale di calorie;

 – Tempo medio dedicato ai pasti.