All’inizio si trattava di campagne su "piccola scala", come "adotta un maiale" oppure "adotta un albero": complice la crisi, gli italiani si affidavano a circuiti diversi di produzione e commercializzazione, che nello stesso tempo permettevano loro di seguire il ciclo produttivo e più in genere biologico, con rassicurazione dei consumatori circa la tracciabilità, la provenienza e le condizioni di allevamento. Con aspetti anche educativi per i bambini, e di coinvolgimento ludico.
Ma ora la questione subisce una vera e propria "escalation", su tutt’un altro fronte, sebbene il principio ispiratore sia lo stesso: "prendersi cura", "farsi carico", "resposabilizzarsi".
Su cosa, è presto detto.
Il Parlamento Europeo sta cercando di sbloccare una situazione che va avanti ormai da diversi anni, e che non sembra ancora arrivata ad un punto di conclusione. Complice la crisi economica dell’area euro infatti, ogni occasione è buona per rinviare le decisioni tese a migliorare una volta per tutte il funzionamento della filiera alimentare.
La posizione che hanno le piccole e medie imprese di fornitura-tra cui milioni di agricoltori europei– come tendenza, è stata messa crescentemente in crisi dalla grande distribuzione (o gli anelli successivi della filiera). Con la scusa di tenere bassi i prezzi per i consumatori, infatti la distribuzione ha fatto la guerra ai fornitori, strozzando i prezzi di conferimento e anche adottando comportamenti scorretti (sconti retroattivi, contributi per le promozioni, restituzione dell’invenduto, sottocosto finanziato tagliando prezzi di fornitura, etc).
In particolare, ancora non si sa se la Commissione intenda avviare un vero e proprio atto normativo (Direttiva o Regolamento) sul contrasto a tali pratiche commerciali sleali, come ad esempio avviene in Italia (ex cd "art. 62" Decreto Liberalizzazioni). O se invece, propenda per un proseguimento della iniziativa volontaria che le parti private hanno messo in piedi (industria, distribuzione, ma senza gli agricoltori e l’industria della carne).
Intanto, lo scorso 17 luglio il Parlamento Europeo ha pubblicato una bozza della Risoluzione con cui intende dare nuovo impulso al tema. Ripartendo dalla comunicazione della Commissione del 31 gennaio 2013, circa la nascita di un “European Retail Action Plan’”.
Sottoponendo tutta una serie di nuovi temi, la voce degli agricoltori è stata recepita.
Quali sono questi punti sui quali il Parlamento chiede attenzione? Ve ne sono diversi che meritano di essere riportati. Il Parlamento europeo:
1. Chiede che gli Stati membri, in tempi di austerity, non prendano misure che possono minare alla base la fiducia dei consumatori; in particolare, aumentando l’IVA o caricando nuove tasse per l’apertura di nuove sedi;
2. evidenzia il principio che i piccoli negozi animano le città e vanno perciò mantenuti, creando semmai un “tutoraggio” dei grandi verso i piccoli (un supermercato deve fare scelte di “adotta un negozio”, in base al quale veicola e sostiene un piccolo negozio indipendente) e mantenendo la diversità dei punti vendita.
3. chiede di andare contro la storica politica di promuovere grandi centri commerciali nella pianificazione urbanistica; in un momento di crisi economica in cui rischiano peraltro di diventare cattedrali nel deserto e non garantiscono un ritorno sull’investimento;
4. richiede un nuovo coinvolgimento degli agricoltori nel codice volontario europeo di buone prassi commerciali, con segnali per permetter loro di ri-entrare da protagonisti;
5. auspica un vero e proprio database UE delle norme di etichettatura nazionali e chiede una semplificazione normativa;
6. chiede di contrastare con maggiore forza il sottocosto, che è una vera e propria piaga. In Italia il sottocosto dovrebbe essere bandito entro l’articolo 62, ma purtroppo la pratica prevede che debba essere “palese” e soprattutto, vi deve essere una netta sproporzione tra abusante e abusato.
7. Spinge per un riconoscimento della fattispecie della “dipendenza economica” che il fornitore ha su l’acquirente. L’introduzione obbligatoria della “dipendenza economica” è riassunta bene dal concetto: se sei grande e io sono piccolo, non serve che tu sia grande “oltre una certa soglia” per essere “pericoloso”, ma basta la sproporzione di forze. In questo modo la normativa europea antitrust classica, che non ha funzionato a dovere, viene riempita di nuovi contenuti e aggiornata con considerazioni di carattere pratico. Tale segnalazione per la verità, è stata fatta inizialmente da Coldiretti, che l’ha fatta diventare una richiesta del Copa Cogeca entro la consultazione della Commissione (Libro Verde sulle Prassi Commerciali Inique).

Il prossimo settembre ( 10-09-2013) si chiuderà la finestra utile per presentare emendamenti alla bozza.
Proposta di Risoluzione del Parlamento Europeo
DRAFT REPORT on the European Retail Action Plan for the benefit of all actors(2013/2093(INI))