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Frodi nell’olio in Puglia: cosa è successo?

29 Luglio 2014
Frodi nell’olio in Puglia: cosa è successo?

Doveva essere l’ennesima truffa a danno del settore BIO. Ma sembrerebbe, a distanza di qualche giorno, che diversi aspetti si stanno chiarendo. Con una limitazione del danno se non altro, rispetto a quello che rimane comunque un increscioso episodio ai danni dei consumatori.

D’altronde, la vicenda non fa che confermare un fatto noto: l’olio extravergine di oliva rimane uno dei prodotti più frodati. Cosa nota, peraltro, anche in nord Europa ed in USA. In base alla relazione sulle frodi alimentari di Esther De Lange, l’olio addirittura sarebbe il primo alimento frodato.

I fatti

La notizia risale in realtà alla primavera del 2013, con un sequestro precedente delle aziende e dell’olio “taroccato”.  Da novembre 2013 non è quindi stato commercializzato l’olio in questione. Ma nella prosecuzione delle indagini, la Guardia di Finanza di Andria avrebbe disposto un arresto su 30 persone, entro 3 associazioni criminali, con sequestro di 16 aziende tra Puglia e Calabria, per frode sull’olio biologico. I frodatori acquistavano olio dalla Spagna e lo vendevano come italiano (e in certi casi, come biologico-italiano). Il giro di affari stimato è di 30 milioni di euro.

Traffici poco chiari

L’olio di oliva rappresenta storicamente un prodotto frodato sull’origine. L’Italia, primo consumatore di olio, ne imbottiglia tanto anche per l’esportazione. Tale situazione commerciale rende intrinsecamente facile frodare, almeno per quei soggetti che intendono farlo.

In base ai dati più recenti, l’Italia ha visto modificare i dati di import ed export, con una flessione importante per l’olio extravergine di oliva in entrambe le direzioni. Ma in base ai dati Ismea, quello che rileva è il forte cambiamento dei partner commerciali, in particolare, i paesi da cui importiamo: "si osserva che la Spagna risulta avere più che dimezzato le sue consegne, a fronte del raddoppio dei volumi provenienti dalla Grecia. Si rivela in forte aumento anche la domanda di prodotto turco, mentre cresce a un ritmo inferiore alle attese l’import dalla Tunisia. Piuttosto singolare l’aumento dell’olio in ingresso da Cipro e Francia, mentre crollano le richieste di olio sudamericano i cui volumi sono, comunque, sempre restati molto limitati."

A fronte di questi cambiamenti, permane negli ultimi vent’anni un forte aumento delle esportazioni, che supera addirittura quello delle importazioni, pure importante. La produzione nazionale non è quindi in grado di soddisfare la domanda interna ed il flusso di esportazione, rendendo necessario il ricorso all’acquisto di oli di oliva sui mercati esteri, in particolare di oli extravergine e vergine.  

Coldiretti e la trasparenza su dati import Ministero della Salute

In presenza di tali flussi, le frodi prosperano.

Lo scorso maggio è stata resa nota la decisione annunciata dal Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin, che ha accolto la richiesta presentata dal presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, di togliere il segreto e di rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero, anche per combattere inganni e sofisticazioni. Togliere il “segreto di Stato” sui dati inerenti agli scambi dovrebbe servire per sostenere la ripresa economica in una situazione in cui contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole.

 I produttori si muovono

Da tempo Unaprol -la principale associazione dei produttori- sta cercando di favorire una più piena riconoscibilità del prodotto 100% italiano.

Ricordiamo anche che dal 31 gennaio 2014, grazie al regolamento (UE) 299/2013, vi è l’obbligo per tutti gli operatori che commercializzano olio di oliva di qualsiasi categoria, di iscriversi al portale Sian per il cosiddetto registro di carico-scarico. Ciò dovrebbe aumentare la trasparenza del sistema, limitando semmai le frodi.

In particolare tutti gli olivicoltori che commercializzano olio d’oliva e quelli che producono più di 200 kg/anno di olio d’oliva, soglia considerata di autoconsumo, dovranno iscriversi al portale Sian ed effettuare le annotazioni di carico e scarico entro sei giorni dall’effettuazione dell’operazione. Per gli olivicoltori con una produzione inferiore ai 500 kg/anno le registrazioni si potranno tenere in forma semplificata, con le annotazioni che potranno essere effettuate entro il 10 del mese successivo a quello dell’operazione.Ora, nel documento “Domande e Risposte” reso disponibile dall’Ispettorato Centrale per la Qualità e la Repressione delle Frodi -ICQRF- (a partire dal percorso web : Home › Servizi › Gestione› Dichiarazioni mensili e Gestione registro carico/scarico oli › Domande frequenti sul registro provvisorio), si permette agli operatori di garantire una tracciabilità documentale utile anche ai consumatori, al fine di evitare o limitare al massimo l’insorgenza di fenomeni criminosi.