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Efsa: non vanno esentati allergeni in etichetta

28 Maggio 2014
Efsa: non vanno esentati allergeni in etichetta

Il programma era ambizioso: esentare dall’indicazione in etichetta alcune possibili sostanze allergizzanti, se presenti in concentrazioni molto basse. Ma al momento, e dopo attenta analisi dell’Autorità Europea, sembra che tale possibilità non sia ancora attuabile.

Questo è infatti uno dei principali risultati dell’opinione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che fino all’8 agosto venturo ha indetto una Consultazione Pubblica per ricevere commenti da soggetti terzi.

Nella sua opinione scientifica, Efsa ha aggiornato la sua precedente posizione circa gli alimenti allergizzanti, o che contengono allergeni (anche come ingredienti o residui di lavorazione), al fine di dare chiare indicazioni ai gestori del rischio. Uno degli aspetti centrali riguarderebbe proprio l’etichettatura e le modalità di indicazione degli allergeni in tal senso. L’opinione copre inoltre temi quali: la prevalenza di soggetti allergici entro la popolazione; la diffusione di proteine allergizzanti; i fenomeni di reattività crociata. Ma altri snodi chiave sono: il ruolo dei processi di trasformazione nel diminuire il potenziale allergizzante dei cibi/ingredienti; il metodo per rilevare gli allergeni.

Sono osservati alimenti che generano una riposta immunitaria su base anticorpale: di particolare interesse anche per le produzioni agroalimentari nazionali, i solfiti (usati per il vino) e la malattia celiaca (glutine nei cereali).

                       

La dose fa il veleno?

Contrariamente ad uno degli assunti chiave della tossicologia, per lungo tempo si è ritenuto che le sostanze allergizzanti non fossero dose-dipendente e che non vi fosse una dose minima di “innesco”. Detto altrimenti, quantità anche minime di allergeni, per le persone sensibili, venivano considerate nocive. Tuttavia, nel tempo, l’aumentare delle possibilità analitiche hanno promesso di poter identificare dosi effettivamente così basse da ingannare anche il sistema immunitario e non dare reazioni avverse.

Ma proprio ora arriva la doccia fredda, dopo che per anni gli stessi ricercatori di Efsa erano convinti che si sarebbe potuto determinare un valore soglia per diversi allergeni. Infatti, proprio nell’opinione appena pubblicata, Efsa chiarisce che non è ancora possibile individuare con certezza soglie minime che evitino di innescare reazioni avverse.

I dati presenti, di tipo clinico, epidemiologico e sperimentale non permettono di determinare soglie sicure in grado di evitare reazioni avverse in consumatori sensibili”, questo il commento circa gli allergeni.

E ancoraconsiderando che dagli studi sono stati esclusi I pazienti che presentavano le reazioni più severe, e che le soglie testate non è stata valutata nella vita reale, il Panel (di Efsa) considera che le soglie da usarsi per la gestione del rischio a livello di popolazione non possano essere usate dagli individui per gestire la propria allergia a meno che non siano consapevoli del proprio livello di attivazione allergica rispetto alle dosi e a più puntuali condizioni d’uso.”

Si stima che un 3-4% della popolazione europea sia allergico, ma non vi sono chiari trend temporali. Un 75% dei bambini allergici lo è rispetto a uova, noci, latte di mucca, pesce e frutta secca.

 

Test per le allergie, ancora indietro

Efsa sottolinea poi come le varie marche presenti sul mercato per effettuare test sulle allergie differiscano tra loro presentando diversi livelli di affidabilità; il che porta a un pregiudizio nella certezza delle analisi.

Celiachia

Efsa stima inoltre la celiachia colpire uno 0,5%-1% della popolazione. La celiachia è una malattia auto-immune scatenata dal glutine e proteine simili dei cereali. La dieta senza glutine è confermata come la soluzione più idonea, evitando quindi la frazione proteica di grano, avena, orzo. I valori limite di 20 mg per kg per prodotti “senza glutine” e di 100 mg per kg per quelli “a basso contenuto di glutine” aiutano a gestire quotidianamente la celiachia.

Solfiti

L’etichettatura dei solfiti, in concentrazioni superiori ai 10 mg/kg o 10 mg/L è requisito obbligatorio in base alla normativa europea in vigore. E’ stata fissata tale dose in base ai limiti tecnici di rilevamento disponbili per l’epoca. Oggi sono disponibili sistemi più evoluti e precisi, in grado di abbassare tale limite al di sotto dei 10 mg. Non si sa ancora tuttavia quale è la dose minima in grado di attivare una reazione allergica. Non ci si attende a breve una revisione di tali limiti da un punto di vista del gestore del rischio.