È un’estate che corre veloce quella del 2025, e insieme a lei anche la vite ha accelerato il suo corso. Sotto un sole che non ha concesso tregua, in molti vigneti italiani i grappoli hanno già raggiunto la giusta maturazione. Così, tra i filari dell’azienda agricola Massimo Cassarà, a Salemi, in provincia di Trapani, sono arrivati i primi secchi di Pinot Grigio. È qui che, come da tradizione, prende il via la vendemmia italiana, in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni.
Il caldo ha fatto da motore, spingendo le uve a maturare prima, ma la vite – pianta resiliente per natura – ha risposto con tenacia. E anche quest’anno, il vino non si fa scoraggiare: nonostante siccità e maltempo, la qualità delle uve è tra il buono e l’ottimo. Coldiretti stima una produzione di 45 milioni di ettolitri, in linea con gli anni precedenti.
Una vendemmia anticipata, ma carica di speranza
Ogni vendemmia racconta una storia diversa, e quella di quest’anno parla di resistenza, adattamento e voglia di andare avanti. Il clima, ancora una volta, è stato protagonista: temperature elevate, siccità, ma anche episodi di maltempo sparsi hanno messo alla prova le vigne lungo tutta la penisola. Eppure, la risposta della natura è stata sorprendente.
Le malattie fungine, come peronospora e oidio, temute soprattutto dopo le esperienze degli ultimi anni, sono state sotto controllo, e anche gli attacchi degli insetti alieni non hanno avuto l’impatto temuto. A crescere, però, sono stati i costi: irrigazione, trattamenti e strategie di difesa hanno richiesto maggiori risorse, ma il risultato – almeno finora – sembra valerne la pena.
Il lungo viaggio dell’uva: da luglio a novembre
Come ogni anno, la vendemmia è un lungo racconto che si srotola da nord a sud, da luglio fino a novembre. Si parte con Pinot e Chardonnay destinati agli spumanti, si prosegue in agosto con i bianchi, poi settembre e ottobre diventano il regno del Prosecco, del Sangiovese, del Montepulciano, fino ad arrivare ai rossi più tardivi come Aglianico e Nerello, che aspettano l’autunno inoltrato per esprimersi al meglio.
Ogni grappolo ha il suo tempo, e ogni territorio racconta un pezzo di questa storia italiana fatta di tradizione, passione e lavoro.
Il vino italiano tra sfide globali e orgoglio locale
Mentre nei campi si raccolgono i frutti di mesi di attesa, il settore guarda anche ai mercati e alle sfide internazionali. Gli Stati Uniti, primo mercato per valore del vino italiano, impongono dazi che complicano le esportazioni. E sul fronte culturale, proseguono le campagne che cercano di demonizzare il vino, dimenticando il suo posto nella Dieta Mediterranea e i benefici legati a un consumo consapevole.
Eppure, il vino italiano continua a rappresentare un’eccellenza assoluta. Secondo Coldiretti, il comparto vale oltre 14 miliardi di euro. Sono 241.000 le imprese coinvolte, su 675.000 ettari coltivati a vite. Veneto, Sicilia e Puglia guidano la classifica delle regioni più produttive, e dietro ogni bottiglia ci sono 1,3 milioni di persone: agricoltori, enologi, cantinieri, venditori, comunicatori. Un mondo intero che lavora con dedizione.
Regione per regione: il mosaico della vendemmia 2025
Piemonte. Tra le colline di Asti, Alessandria e Cuneo le prospettive sono molto buone, con rese elevate e qualità promettente. Preoccupazione a Torino per la Popillia Japonica, coleottero giapponese in espansione.
Valle d’Aosta. Produzione nella media, senza criticità significative. Le piccole quantità prodotte puntano come sempre sull’eccellenza.
Lombardia. Si prevede un leggero aumento della produzione. Da monitorare gli effetti dei danni da peronospora registrati nel 2024, soprattutto nel Pavese.
Trentino-Alto Adige. Annata positiva: +5–10% rispetto all’anno scorso, grazie a un clima stabile. Qualità attesa molto alta, soprattutto per i bianchi aromatici.
Veneto. Produzione in linea con il 2024, vendemmia regolare. Le uve per il Prosecco sono pronte, con aspettative elevate sia per quantità che per profilo aromatico.
Friuli Venezia Giulia. Situazione molto diversificata. Dove è possibile irrigare, le rese sono nella norma. In collina, invece, Pinot grigio e Tocai friulano subiscono lievi cali.
Liguria. Annata nella media. Le zone costiere e terrazzate confermano le solite difficoltà logistiche, ma la qualità non manca.
Emilia-Romagna. Quantità nella media in tutte le province. Nessun impatto significativo da peronospora o maltempo. Annata regolare.
Toscana. Tutto secondo le attese. Vendemmia regolare, qualità ottima. Le condizioni climatiche sono state favorevoli al Sangiovese e agli altri vitigni autoctoni.
Umbria. Annata complessa per via del caldo e di qualche focolaio di peronospora, ma la produzione si attesta comunque su buoni livelli.
Marche. Bene le zone tra Pesaro e Ancona, anche se la siccità mette sotto pressione alcune vigne. Le rese sono in aumento: tra 120 e 180 quintali/ettaro.
Lazio. Produzione leggermente in calo rispetto al 2024. Qualità buona, ma resa più bassa in alcune aree a causa della siccità e del caldo prolungato.
Abruzzo. Nonostante la grandine che ha colpito Chieti, le aspettative restano buone, con rese comprese tra 120 e 140 quintali/ettaro.
Molise. Ottime notizie per Trebbiano e Montepulciano, con una produzione abbondante e di qualità.
Campania. Rese in linea o superiori all’anno scorso. Tuttavia, la siccità comincia a creare qualche preoccupazione in alcune aree.
Puglia. Situazione molto positiva: si stima un +20% di produzione rispetto al 2024. Le viti hanno reagito bene e la qualità è alta.
Basilicata. Annata nella media o leggermente superiore. I vitigni locali hanno tenuto bene, sostenuti da un clima favorevole nei momenti cruciali.
Calabria. La regione vive un momento felice, con incrementi del 10–15% in quasi tutte le province. Fa eccezione il Crotonese, penalizzato da gelate primaverili.
Sicilia. Raccolto stabile sui 3 milioni di ettolitri, in linea con le ultime tre annate. Qualità buona nonostante una siccità marcata in molte province.
Sardegna. Situazione altalenante. Produzione leggermente sopra o sotto la media, a seconda delle province. Preoccupante la situazione idrica nel Sassarese, in particolare nella zona della Nurra.
Un’annata da raccontare
La vendemmia non è solo un raccolto: è un rito collettivo, è attesa e speranza, è memoria e innovazione. L’Italia del vino si rimette in moto, tra filari assolati e cantine che profumano di mosto. E anche quest’anno, nonostante le incertezze, il racconto del vino italiano continua, fatto di passione, lavoro e rispetto per la terra.