Primo piano
LIGURIA
+74% DI ROGHI: AGRICOLTORI, CUSTODI DEL TERRITORIO
Arriva l’accordo “Salva boschi”
Con siccità no-stop, conseguente emergenza idrica e temperature in crescita, in Italia aumenta esponenzialmente anche il rischio incendi. Secondo le stime, nel 2022 è stato registrato un +74% dei roghi rispetto alla media degli ultimi sedici anni: un dato allarmante, soprattutto se si pensa che – solo all’inizio dello scorso agosto – si parlava di 5 grandi incendi ogni giorno dall’inizio dell’estate 2022, con migliaia di ettari di boschi e campi in fumo da Nord a Sud della Penisola e danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.
A confermarlo anche l’analisi della Coldiretti su dati Effis, divulgata in occasione della firma del Protocollo tra la nostra Confederazione Nazionale, Vigili del Fuoco e Associazione Agrivenatoria Biodiversitalia. La firma tra il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, il Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso pubblico e della Difesa civile, Prefetto Laura Lega, e il Presidente dell’Associazione AB, Niccolò Sacchetti, ha avuto luogo alla presenza del Sottosegretario al Ministero dell’Interno, On. Emanuele Prisco, e del Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, Ing. Guido Parisi.
Un Protocollo fondamentale
In questo scenario, la firma del Protocollo in questione prevede il supporto logistico a favore del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco per le attività di lotta attiva agli incendi di bosco o per rischi idrogeologici, con gli agricoltori che mettono a disposizione spazi per i mezzi di pronto intervento e partecipano a progetti mirati per lo sviluppo di procedure per l’allertamento delle squadre operative dei pompieri in caso di emergenze. Il secondo asse della collaborazione prevista dall’accordo riguarda il supporto al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco da parte di Coldiretti ed AB, con eventuale formazione a favore degli operatori VVF per interventi finalizzati alla gestione di insetti pericolosi – quali, ad esempio, gli imenotteri aculeati – anche al fine di preservare l’ecosistema e la biodiversità, con la messa in sicurezza delle api.
“Nella lotta agli incendi – commenta la Coldiretti – è determinante la velocità di azione. Gli agricoltori sul territorio costituiscono una rete naturale e diffusa di sorveglianza, senza la quale il conto delle devastazioni sarebbe molto più pesante. Tutto questo, però, li espone anche a gravi rischi, specie in una situazione dove la siccità e le alte temperature favoriscono l’espandersi rapido delle fiamme”.
“L’obiettivo condiviso – spiegano Gianluca Boeri, Presidente di Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale – è quello di realizzare un’infrastruttura di sicurezza ecologica, mettendo a disposizione l’esperienza e la conoscenza dei luoghi propria dei nostri agricoltori, soprattutto per quel che concerne le aree interne del Paese, per coadiuvare l’intervento di monitoraggio e di contrasto a incendi e calamità naturali”.
Il problema incendi in Liguria
Un problema annoso e preoccupante quello degli incendi boschivi, per tutta Italia e per la nostra Liguria in maniera particolare, che solo nell’estate 2022 è stata vittima di violenti roghi. Ultimo in ordine di tempo – e sicuramente tra i più violenti registrati nel passato recente – è quello che da sabato 6 agosto 2022 a metà della settimana successiva ha invaso la piana di Albenga, nel Savonese, con fiamme partite dall’area boschiva alle spalle di Albenga ed estese successivamente all’intera area compresa tra i Comuni di Arnasco, Villanova d’Albenga e Ortovero e conseguente distruzione di uliveti e vigneti, campi, abitazioni e aree boschive.
“A preoccupare – continuano Boeri e Rivarossa – sono da sempre in particolare la disattenzione e l’azione dei piromani, con il 60% degli incendi che si stima sia causato dalla mano dell’uomo. Le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno nel tempo inaridito i terreni, favorendo l’innesco delle fiamme nelle campagne e nei boschi, spesso abbandonati a causa della chiusura delle aziende agricole, che non possono più svolgere una funzione di controllo e monitoraggio per intervenire tempestivamente”. Per difendere i nostri boschi, dunque, occorre anche, e soprattutto, “creare le condizioni economiche e sociali – concludono – per contrastare l’allontanamento dalle campagne e valorizzare quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, anche nei confronti delle azioni criminali”.
Dal Territorio
TOSCANA, VINITALY: + 78% ESPORTAZIONI VINO IN DIECI ANNI
74% vola verso paesi extra UE
Il vino toscano al Vinitaly con l’export da primato. La crescita del settore principe dell’economia agricola regionale va di pari passo con il grande successo delle sue etichette e dei vini a denominazione all’estero. In dieci anni le esportazioni dei vini nostrani sono cresciute del 78% toccando, nel 2022, la cifra record di 1,2 miliardi di euro, più di un terzo del totale del valore di tutti i prodotti del Made in Tuscany agricolo ed agroalimentare venduti oltre i confini nazionali. Il vino si conferma il prodotto più esportato ed il più amato del paniere regionale con il 74% delle bottiglie spedite nei paesi extra Ue su tutti Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Giappone e Cina.
A dirlo è Vigneto Toscana, l’associazione dei viticoltori di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alle esportazioni nell’ultimo decennio in vista della prossima edizione del Vinitaly in agenda dal 2 al 5 aprile a Verona. “La vendita di vino nel mondo ha contribuito in maniera determinate al record di esportazioni del nostro agroalimentare che per la prima volta nella storia ha superato i 3 miliardi di euro. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – La grande reputazione e riconoscibilità internazionale della viticoltura toscana e dei suoi vini di qualità, ha permesso di reggere l’urto di uno scenario complicato e difficile come quello della pandemia, della siccità e delle ripercussioni dell’invasione in Ucraina sui costi di produzione grazie alla capacità delle imprese agricole di adattarsi rapidamente alle nuove condizioni ma anche di innovarsi e di esplorare mercati emergenti”.
L’ascesa dei vini all’estero è stata progressiva e costante nel tempo passando dai poco meno di 500 mila euro del 2003 agli attuali 1,251 milioni di euro con un incremento del 174%. Solo nell’ultimo anno il volume di affari è aumentato di 118 milioni di euro (+10,4%). “Il vino toscano riesce come nessun’altro prodotto enologico a veicolare un messaggio di paesaggi, arte, cultura e sostenibilità. Elementi che ne fanno un prodotto di straordinario successo apprezzatissimo all’estero. – spiega Letizia Cesani, vicepresidente Vigneto Toscana. – La crescita delle esportazioni è da attribuire all’abilità dei viticoltori che con passione e tenacia hanno saputo tradurre in vino l’identità dei territori della nostra regione. Non è solo un bicchiere di vino rosso, bianco o fermo: dentro al calice c’è molto di più. C’è un’esperienza”.
Sono oltre 10 mila le imprese vitivinicole, 60 mila gli ettari di superficie vitata in Toscana, il 32% in regime biologico, che hanno assicurato nel 2022 una produzione di 2,3 milioni di ettolitri grazie ad una vendemmia migliore delle attese salvata dalle precipitazioni di agosto dopo i lunghi mesi di siccità. Ma non è tutto oro quello che luccica. A minare la solidità della viticoltura toscana è l’aumento del 35% dei costi a causa delle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra, il moltiplicarsi delle imitazioni e contraffazioni in giro nel mondo, tra i casi più eclatanti ci sono il Chianti svedese “imbottigliato” in tanica, il Wine Kit per il vino fai-da-te ed il Bolgarè bloccato dopo sei anni di battaglia dal Tribunale dell’Unione Europea ed il rischio di un nuovo protezionismo alimentato dagli allarmi salutistici in etichetta come le sigarette inaugurato dal caso dell’Irlanda. Da difendere c’è un patrimonio unico di biodiversità con 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che presidiano la quasi totalità della superficie vitata toscana (96,4%) rispetto alla pur elevata media nazionale (63%) con il settore che vale il 21% della produzione agricola regionale per un valore di 485 milioni di euro.
EMILIA ROMAGNA, EUROPA: I GIOVANI A BRUXELLES A CONFRONTO CON LE ISTITUZIONI UE
“Conoscere a fondo le Istituzioni europee e capire il funzionamento dei gruppi parlamentari è fondamentale per una maggiore consapevolezza su quali sfide ci attendono per il futuro”. È il commento del delegato regionale Giovani Impresa Emilia Romagna, Andrea Degli Esposti, che ha accompagnato una delegazione di 30 giovani provenienti da tutta la regione per un viaggio di formazione a Bruxelles.
“In questi tre giorni – continua Degli Esposti – abbiamo incontrato la Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, i rappresentanti del Ceja e del Copa-Cogeca e ci siamo confrontati con gli erourodeputati Alessandra Basso (Lega) Herbert Dorfmann (capo gruppo in Commissione Agricoltura del Ppe), Paolo De Castro, Alessandra Moretti e Daniela Rondinelli (gruppo europeo S&D), ai quali i giovani imprenditori hanno ribadito la posizione di Coldiretti contro il cibo sintetico”.
“In questi giorni – ha aggiunto Degli Esposti – abbiamo compreso quanto sia importante essere presenti e partecipi in Europa, dove viene formulata gran parte delle normative che vengono recepite dagli Stati membri e che riguardano materie con le quali le aziende agricole devono fare i conti quotidianamente, in ambito tanto agricolo e ambientale”.
Il viaggio studio, organizzato da Coldiretti Emilia Romagna in collaborazione con l’ente di formazione Dinamica, è stato cofinanziato con i fondi PSR della regione Emilia Romagna, Misura 1.3.01
TRENTINO ALTO ADIGE, TRANSIZIONE ECOLOGICA: GRANDE SUCCESSO PER IL CONVEGNO
Dai cambiamenti climatici alla transizione verde, dalle realtà frutticole e zootecniche locali alle grandi sfide globali, dalle politiche comunitarie in materia di agricoltura alla crisi energetica, passando per i continui attacchi al made in Italy e le tante battaglie a difesa del settore.
Grandi nomi del mondo delle istituzioni, dell’economia e della ricerca si sono confrontati questa mattina a Mezzocorona su una serie di tematiche che interessano il mondo agricolo (e non solo) sotto il coordinamento e la regia di Coldiretti Trentino Alto Adige.
Cornice del convegno “Transizione ecologica: sfide, obiettivi e soluzioni”, a cui hanno assistito più di 300 persone, la Cantina Storica Rotari.
“Ancora una volta -ha affermato il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi- Coldiretti si è posta al centro delle grandi questioni che interessano non soltanto il mondo agricolo, ma anche i rappresentanti della politica e dell’economia, e tutti i cittadini. Le ricadute della crisi energetica, delle scelte politiche, delle manovre economiche, incidono infatti direttamente sulla nostra quotidianità. Abbiamo voluto invitare illustri rappresentanti dei vari settori proprio per confrontarci su queste tematiche, ma soprattutto per cercare di dare delle risposte concrete”.
Dopo aver ricordato l’ex presidente regionale di Coldiretti Gabriele Calliari, Barbacovi ha introdotto gli ospiti con un intervento che ha spaziato dai grandi temi internazionali, come la nuova PAC e le risorse del PNRR, alla difesa del “modello italiano” e il categorico “no” al cibo sintetico.
“Sul cibo in provetta – ha affermato Barbacovi- non c’è alcun margine di dialogo. La nostra opposizione sarà durissima rispetto all’avanzare di proposte che minacciano non soltanto gli elementi caratteristici della dieta mediterranea, ma le fondamenta stesse della nostra storia e della nostra cultura”.
E per quanto riguarda la transizione ecologica Barbacovi ricorda che “il mondo agricolo sta facendo molto, dagli investimenti messi in campo per salvaguardare la risorsa idrica alle azioni adottate in tema di sostenibilità ambientale. E’ un percorso da fare step by step, senza imposizioni dall’alto, ma attraverso scelte condivise frutto del confronto tra politica e mondo agricolo”.
Il dibattito, strutturato in tre “tavole rotonde”, è iniziato con l’introduzione dell’On. Paolo De Castro sul tema dei cambiamenti climatici. Alessandro Dalpiaz Direttore di APOT, Mario Pezzotti Direttore del Centro Ricerca e Innovazione FEM, Lorenzo Bazzana Responsabile Ortofrutta Coldiretti Nazionale, si sono confrontati sul tema del Green Deal, ma anche sul Regolamento sui fitofarmaci, la Direttiva emissioni, le Tecnologie di Evoluzione Assistita.
“Le sorti dell’agricoltura che passano attraverso l’Europa” è stato il tema centrale del secondo tavolo introdotto dal parlamentare europeo On. Herbert Dorfmann. Dalla minaccia del Cibo sintetico ai Progetti di filiera rinnovabili, il confronto ha coinvolto Davide Tabarelli Presidente Nomisma Energia, Romano Masè Dirigente Settore Agricoltura Prov. Aut. Trento, e Gianluca Lelli Capo Area Economica Coldiretti Nazionale.
Ernesto Seppi Presidente del Consorzio Melinda, Luca Rigotti Presidente del Gruppo Mezzacorona, e Giacomo Broch Presidente della Federazione Allevatori Trentini hanno chiuso il convegno con il tavolo “Il cibo locale nelle dinamiche mondiali” introdotto dal direttore di Coldiretti Trentino Alto Adige Enzo Bottos.
Presente all’evento anche il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti che ha ricordato come “il nostro mondo agricolo sia di fronte a una serie di sfide che riguardano molti aspetti, dalla transizione energetica, ai costi delle materie prime, alle normative comunitarie. Certamente il tema cruciale, in questo momento è quello della mancanza di acqua, scenario inedito per il Trentino, che quest’anno renderà più difficile essere solidali con i territori vicini che ci chiedono aiuto. Servono interventi straordinari e immediati, ecco perché davanti ad una rete nazionale che spreca buona parte dell’acqua immessa, abbiamo chiesto con forza al Governo centrale un grande piano Marshall per efficientare le reti idriche nazionali”.
PUGLIA, VOLANO CONSUMI GELATO MA BALZO PREZZI +20%
Spazio a creatività da olio evo a latte capra
Il caldo fa volare i consumi di gelato con il ritorno di coni e coppette nonostante il balzo dei prezzi che fanno registrare un aumento del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, rispetto ad uno dei prodotti più amati da italiani e stranieri che però sconta l’impennata dei costi per l’energia e le materie prime usate nelle preparazioni, dal latte (+34%) alle uova (+22%) fino allo zucchero (+54%) anche a causa delle tensioni internazionali legate alla guerra in Ucraina.
Un cambiamento nelle abitudini alimentari provocato – sottolinea la Coldiretti – dall’innalzamento repentino della colonnina di mercurio dopo un inverno che dal punto di vista climatologico ha fatto segnare una temperatura superiore di 1,21 gradi la media storica sulla base dei dati Isac Cnr che rileva le temperature in Italia dal 1800.
Un settore – sottolinea la Coldiretti regionale – fortemente segnato dagli effetti della guerra in Ucraina che ha spinto i costi energetici ma anche quello delle materie prime agricole di base con effetti sui costi di produzione che hanno costretto gli operatori a ritoccare verso l’alto i listini.
Il settore è comunque in espansione anche grazie – aggiunge Coldiretti Puglia – ai gelati ‘inventati’ dagli agricoltori che stanno proponendo il gelato al latte d’asina, al latte di capra, fino ad arrivare al gelato all’olio extravergine di oliva.
Ad essere preferito è di gran lunga il gelato artigianale nei gusti storici anche se – sottolinea la Coldiretti regionale – cresce la tendenza nelle diverse gelaterie ad offrire “specialità della casa” che incontrano le attese dei diversi target di consumatori, tradizionale, esterofilo, naturalista, dietetico o a chilometri zero come i gelati con frutta e verdura locali ma anche con formaggi DOP o grandi vini.
Da segnalare negli ultimi anni il boom delle agrigelaterie che garantiscono – aggiunge Coldiretti Puglia – la provenienza della materia prima dalla stalla alla coppetta con gusti che vanno dal latte di asina a quello di capra e pecora, all’olio extravergine di oliva. Nelle agrigelaterie è particolarmente curata la selezione degli ingredienti, dal latte alla frutta, rigorosamente freschi con gusti a “chilometro zero” perché ottenuti da prodotti locali che non devono essere trasportati con mezzi che sprecano energia ed inquinano l’ambiente.
Una risposta alla ricerca di genuinità nel consumo di gelato che – sostiene la Coldiretti Puglia – è dimostrata dal fatto che tra le ultime tendenze si è assistito ad una crescente attenzione ai gusti di stagione e locali ottenuti da prodotti caratteristici del territorio. Una spinta che ha favorito la creatività nella scelta di ingredienti che valorizzano i primati di varietà e qualità della produzione agroalimentare nazionale, dal gusto di basilico fino al prosecco ma ci sono anche – continua la Coldiretti regionale – le gelaterie tradizionali che si riforniscono dai produttori agricoli, creando gusti rigorosamente a km zero.
I consumi di gelato hanno superato i 6 chili a testa all’anno in Italia secondo stime della Coldiretti e ad essere preferito è di gran lunga il gelato artigianale nei gusti storici anche se – precisa la Coldiretti – cresce la tendenza nelle diverse gelaterie ad offrire “specialità della casa” che incontrano le attese dei diversi target di consumatori, tradizionale, esterofilo, naturalista, dietetico o vegano.
La produzione del gelato nel mondo ha oltre 500 anni di storia – continua la Coldiretti – con le prime notizie che risalgono alla metà del XVI secolo nella corte medicea di Firenze con l’introduzione stabile di sorbetti e cremolati nell’ambito di feste e banchetti, anche se fu il successo dell’export in Francia a fare da moltiplicatore globale con il debutto ufficiale in terra americana: con l’apertura della prima gelateria a New York nel 1770 grazie all’imprenditore genovese Giovanni Bosio. Da allora – conclude la Coldiretti – la corsa del gelato non si è più fermata.
ABRUZZO, ECONOMIA: STALLE AL COLLASSO
Nuovi fondi e interventi per salvare mille pastori
Stalle al collasso in Abruzzo: dopo il Covid e la guerra in Ucraina, per i pastori abruzzesi arriva la mazzata del dimezzamento dei fondi comunitari che sono stati finora l’ancora di salvezza di un settore in via d’estinzione a causa dei costi di gestione elevatissimi. La decurtazione dei contributi del 40% a livello europeo (la cosiddetta politica agricola comunitaria, anche conosciuta come Pac) era stata già evidenziata da Coldiretti alla Regione Abruzzo che, nel frattempo, ha provveduto a proporre una serie di interventi “compensativi” che andranno a ridurre il divario del 20%. Ma non basta. In ballo c’è il futuro di un settore tradizionale e importantissimo per l’economia, il turismo e l’ambiente regionale che conta circa mille pastori per un totale di 200mila capi tra ovini e caprini. Da qui, in occasione del tavolo verde, l’appello di Coldiretti Abruzzo all’assessorato regionale: cercare ulteriori interventi per “compensare” il “gap” ed intervenire sui tavoli nazionali per evidenziare la situazione abruzzese, in cui l’allevamento è ormai un settore che rischia il tracollo.
Per Coldiretti sono necessari strumenti di sostegno, aiuti diretti alle imprese e ristori concreti. “Diamo atto all’assessorato dell’impegno dimostrato finora per portare la decurtazione dal 40 al 20% ma purtroppo non basta – dice Roberto Rampazzo, Direttore di Coldiretti Abruzzo – nell’ultimo tavolo verde abbiamo presentato una ulteriore proposta per far fronte alla situazione, già difficilissima. Ricordiamo che la zootecnia in Abruzzo è uno dei settori più fragili, già penalizzato dall’aumento del prezzo dei mangimi e dei cerali dovuto alla guerra e dalla staticità dei prezzi conferiti all’origine che non superano i 37 centesimi al litro, con un crollo di 2 centesimi negli ultimi due anni. Gli allevatori, che devono sostenere costi più alti di gestione e ricavi minori per il prodotto invenduto, ora si vedranno decurtare anche gli aiuti comunitari. E’ insostenibile andare avanti”.
Per Coldiretti la situazione è critica e il settore, che è un segmento importante e tradizionale dell’economia agricola regionale, rischia l’estinzione. “Chiediamo alla Regione un ulteriore sforzo e un intervento a livello nazionale – conclude Rampazzo – ogni volta che chiude una stalla si perde un patrimonio di tradizione, cultura, paesaggio e storia, si rischia il depauperamento del paesaggio e viene a mancare la custodia del territorio. E questo, in Abruzzo, è un rischio sempre più concreto”.
SICILIA, AGRIGENTO ANCHE CAPITALE DELLA CULTURA AGRICOLA DELL’ISOLA
Agrigento capitale della cultura è un grande risultato che premia anche la storia e la tradizione agricola siciliana. Lo afferma Coldiretti Sicilia con riferimento alla vittoria della città siciliana.
Arance, olio, vino, latte, formaggi, tutto l’agrigentino dimostra l’alta specializzazione raggiunta nei comparti produttivi di qualità che si lega anche all’agroalimentare con un paniere di prodotti unici che ogni anno vengono preferiti dalle centinaia di migliaia di turisti che percorrono un territorio straordinario.
CREMONA, LE “BORSE PER LA VITA” CONSEGNATE ALL’OSPEDALE MAGGIORE
Donne Impresa e Bags For Life: la nostra carezza alle donne ricoverate in oncologia
Un piccolo dono, che vuole essere una carezza – una testimonianza di vicinanza e incoraggiamento – rivolta alle donne che affrontano il difficile percorso dell’operazione e delle cure oncologiche. Con grande emozione la delegazione delle imprenditrici agricole di Coldiretti Donne Impresa Cremona, guidata dalla vicepresidente di Coldiretti Cremona Serena Antonioli e dal direttore Paola Bono, insieme a Claudia Telò, fondatrice dell’iniziativa “Bags For Life”, ha consegnato presso l’Ospedale Maggiore di Cremona le “borse per la vita”, cucite a mano o a macchina, necessarie a contenere i drenaggi postoperatori, destinate alle pazienti del reparto oncologico, area donna.
Ad accogliere il dono c’erano medici e infermieri del reparto di Oncologia Breast Unit e Chirurgia, con il dr. Gian Luca Baiocchi, primario di chirurgia generale, e il dr. Sergio Aguggini, dirigente medico della Breast Unit Cremona. E’ stato un incontro nel segno della condivisione, dell’attenzione – espressa da un gesto semplice, ma significativo, come cucire una borsa – verso donne che, a causa della malattia, vivono un momento di difficoltà.
“Sono borse porta-drenaggio per le signore che sono ricoverate nell’area oncologica dell’ospedale. Vengono cucite da altre signore, che donano il loro tempo e la loro cura per creare questa coccola per le pazienti – ha sottolineato Claudia Telò -. Questa distribuzione sta avvenendo in tutta Italia. E’ partita ad agosto, da una semplice pagina di facebook, e si sta rafforzando di giorno in giorno. Stiamo creando una rete nazionale: con le nostre “borse per la vita” abbiamo praticamente invaso tutta Italia”. “E’ un gesto rivolto a chi vive un momento di sofferenza. Queste borse sono importanti per chi le riceve. Sono un segno di rinascita. Ti dicono che un’altra donna, che non conosci, ha lavorato per te e, seppur da lontano, ti sostiene e ti è vicina. E’ un’esperienza che ho vissuto e che per me ha avuto un significato prezioso. Ricordo quando ho ricevuto la mia borsa, ricordo che cosa ha significato la scoperta che, dietro questo oggetto semplice e realizzato con cura, ci fosse il cuore di un’altra donna che mi stava accanto” spiega Claudia Telo.
Dentro ogni borsa c’è un biglietto, preparato da Bags For Life, che riporta il nome della signora che ha cucito il piccolo dono. Nei mesi scorsi il progetto è stato presentato al coordinamento provinciale di Donne Impresa Coldiretti, dalla responsabile provinciale Maria Paglioli. Le imprenditrici agricole hanno subito accettato di dare una mano. Ognuna ha fatto un pezzettino: chi ha donato la stoffa, chi ha tagliato, chi ha cucito. C’è chi ha lavorato a mano e chi ha cucito a macchina, mettendoci grande cura.
“La consegna presso l’Ospedale Maggiore è avvenuta a nome di tutte le donne che hanno preso parte a questa iniziativa, piena di umanità e significato – spiega Paola Bono, direttore di Coldiretti Cremona -. Il nostro è un pensiero di solidarietà e di vicinanza alle donne che stanno affrontando un momento sicuramente difficile, e che stanno ponendo tutto il loro coraggio, il loro amore per la vita, nella lotta alla malattia. Vuole essere un incoraggiamento e un auspicio di guarigione. Siamo grate per questo incontro con “Bags for Life” e promettiamo a Claudia di restarle al fianco, anche nei passi futuri della sua iniziativa”.
PARMA, SEMPRE PIU’ ATTIVA LA SINERGIA DONNE IMPRESA E ISTITUTO BOCCHIALINI
Sempre più attiva la collaborazione di Coldiretti Donne Impresa Parma e l’Istituto superiore Itas Bocchialini di Parma per fornire ai ragazzi informazioni e spunti sulle tematiche rientranti nel concorso “Acqua, terra, sole. Gli elementi del buon cibo e dell’agricoltura sostenibile” e sugli argomenti oggetto del programma di studi della scuola.
Per due classi terze si è tenuto il webinar su agricoltura di precisione e innovazione coordinato da Paola Ferrari, referente provinciale Coldiretti per il progetto scuole. E’ intervenuto il Dr. Francesco Belletti del Consorzio Agrario di Parma con una relazione molto precisa e completa su cosa si intende per agricoltura 4.0, fornendo esempi concreti sulle nuove tecnologie e sulle macchine a risparmio energetico. E’ intervenuta anche Alessandra Cotti della Fattoria Didattica Cotti di Langhirano e componente del Forum Coldiretti Donne Impresa Parma per portare la sua testimonianza in materia, soffermandosi sull’applicazione pratica nella sua azienda di queste nuove tecniche, utili per produrre meglio, avere un risparmio sui costi e sui tempi.
Per una classe seconda si è invece tenuto un webinar su come si legge un’etichetta e su Campagna Amica e la vendita diretta. A relazionare sui temi il Responsabile provinciale dell’Ufficio Sicurezza Alimentare di Coldiretti Parma Gianfranco Mazza e la Responsabile provinciale Campagna Amica Maria Adelia Zana.
Infine, per tre classi quinte si è svolto il webinar per affrontare i temi della Nuova Pac, delle misure del Piano di Sviluppo Rurale e delle funzioni del CAA, di cui ha parlato Alessandro Pelosi tecnico dell’Ufficio economico di Coldiretti Parma.
Tutti i webinar sono stati seguiti con interesse da alunni e insegnanti, impegnati ora nella realizzazione degli elaborati da presentare a Coldiretti Parma. Elaborati che concorreranno, insieme a quelli delle altre scuole iscritte al concorso, alla selezione in vista delle premiazioni finali.
ANCONA, DOPO VIAGGIO BRUXELLES AGRICOLTORI ACCOLGONO EURODEPUTATA LAURETI
Lo scambio di cortesie unisce le Marche a Bruxelles. E così, dopo il viaggio dei ragazzi di Coldiretti Giovani Impresa in visita al Parlamento Europeo, questa mattina l’ospitalità tocca ai marchigiani in occasione della visita dell’eurodeputata Camilla Laureti nella nostra regione. Tre tappe, in compagnia della presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni, tutte nella provincia di Ancona per un tour alla scoperta delle particolarità che illuminano il settore primario nella nostra regione. Come Frolla, il microbiscottificio di Osimo che si occupa di inserimenti lavorativi di persone svantaggiate e che proprio con gli agricoltori di Campagna Amica ha stretto una collaborazione che ha condotto tutto lo staff alla finale nazionale degli Oscar Green 2022. Lasciata Osimo il gruppo ha raggiunto Jesi dove Francesca Gironi, presidente di Donne Impresa Marche e rappresentante di tutte le agricoltrici italiane a Bruxelles all’interno del Copa Cogeca, alleva i suoi cavalli, produce in proprio il foraggio biologico per nutrirli e porta avanti progetti di reinserimento lavorativo e messe alla prova. Ultima tappa del tour anconetano a Santa Maria Nuova da Giovanni Togni, agrichef e allevatore di animali nella sua Antica Fattoria. Un esempio di innovazione e multifunzionalità che nel tempo si è trasformata da semplice allevamento di capre a macellerie aziendale, agriturismo, fattoria didattica, agricampeggio e centri estivi. I primi del mese di marzo l’on. Laureti aveva incontrato insieme ad altri colleghi europarlamentari il gruppo dei giovani agricoltori marchigiani, reduci anche dall’Academy organizzata da Coldiretti Marche, per un confronto che aveva toccato i temi del momento come la crisi idrica, la carne sintetica e il nutriscore, la produzione di energia e il benessere animale, la nuova pac. Un viaggio che era servito anche per conoscere meglio le Istituzioni comunitarie, i loro meccanismi e le loro funzioni.
ASTI, PROPOSTA DI ODG CONTRO IL CIBO SINTETICO
Ad oggi, il provvedimento è stato adottato da 46 su 117 amministrazioni comunali astigiane
C’è anche la Città di Asti tra i primi 46 Comuni astigiani, su 117, ad aver già deliberato la proposta di Ordine del Giorno avanzata dalla Federazione Provinciale Coldiretti Asti ad oggetto: “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”.
All’attenzione delle diverse amministrazioni comunali, Coldiretti Asti ha sottoposto una delle cause tra le più importanti del mondo agricolo, per la difesa dell’agroalimentare italiano e per il diniego al cibo sintetico coltivato in laboratorio.
“Il cibo sintetico è prodotto in bioreattori e non salvaguarda l’ambiente, perché comporta un maggiore consumo di acqua/energia rispetto agli allevamenti tradizionali e, soprattutto, è meno efficiente di quelli oggi più performanti – ricorda il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio. – Inoltre limita la libertà dei consumatori e omologa le scelte sul cibo; poi, favorisce gli interessi di pochi operatori, monopolizzando l’offerta di cibo nel mondo e spezzando lo straordinario legame che unisce cibo e natura; senza contare che: non aiuta a perseguire gli obiettivi di giustizia sociale, in quanto prodotto sulla base di brevetti e tecnologie con alti costi di ingresso e sviluppo, nelle mani di pochi grandi investitori multinazionali; poi, può avere impatti socio-economici molto pericolosi, in quanto frutto di una fascinazione ecologica che non ha finora consentito riflessioni ben più approfondite; ultimo ma non ultimo, non tutela la salute: ad oggi, la garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare (l’esperienza maturata è ancora troppo limitata per giungere a conclusioni diverse)”.
Alla luce del fatto che i Comuni sono gli Enti Locali che rappresentano la propria comunità, che ne curano gli interessi e ne promuovono lo sviluppo, garantendone la salvaguardia dei diritti fondamentali alla salute e alla corretta alimentazione, anche, attuando misure di tutela predisposte a livello statale, ad aver già assunto il provvedimento sono le seguenti amministrazioni comunali: Asti, Antignano, Azzano, Calliano, Calosso, Camerano Casasco, Casorzo, Castagnole Lanze, Castellero, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Boglione, Celle Enomondo, Cessole, Cinaglio, Coazzolo, Corsione, Cossombrato, Costigliole d’Asti, Dusino San Michele, Ferrere, Frinco, Grana, Incisa Scapaccino, Loazzolo, Mombaruzzo, Monale, Monastero Bormida, Montabone, Montafia, Montaldo Scarampi, Montemagno, Moransengo, Nizza Monferrato, Pino d’Asti, Piovà Massaia, Refrancore, Revigliasco d’Asti, Rocchetta Tanaro, San Damiano d’Asti, San Martino Alfieri, Settime, Tigliole, Tonengo, Villa San Secondo e Viarigi.
Nel rispetto delle rispettive competenze, ora, sindaci e Giunte Comunali adotteranno tutti i provvedimenti utili al sostegno della petizione Coldiretti contro il cibo sintetico fornendo, a tal fine, specifiche direttive ai competenti uffici e servizi del Comune.
L’iniziativa segue la Petizione promossa, nei mesi scorsi, da Coldiretti in tutt’Italia e che, solamente ad Asti, aveva raccolto oltre 7mila firme a difesa delle produzioni tipiche, distintive e tradizionali connesse alla varietà della biodiversità locale, ovvero, al sostegno di tutte le iniziative di sensibilizzazione attinenti ai pericoli del cibo sintetico, avvalorate anche dal mondo accademico e scientifico.
“Siamo particolarmente lieti che la Città e la Provincia di Asti, così come molte amministrazioni locali, abbiano sostenuto questa importante causa a difesa dell’agroalimentare italiano e al sostegno dei nostri agricoltori/allevatori – sottolinea il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia; – si tratta di un impegno importante che traccia la direzione e pone solide basi per una corretta azione di sensibilizzazione, formazione/informazione nonché di tutela dei cittadini, attraverso azioni concrete e nel rispetto dei rispettivi ruoli/competenze”.
Così il sindaco di Asti nonché Presidente della Provincia Maurizio Rasero: – non posso e possiamo che sostenere la scelta di contrastare la diffusione e la commercializzazione del cibo sintetico per tutelare la salute di tutti noi e la tradizione della filiera agroalimentare italiana, che è presente sul nostro territorio con grandi eccellenze che hanno fatto dell’attenzione alla qualità il loro punto di forza”.
Le firme a supporto della petizione Coldiretti sono state raccolte in tutto il Paese, in collaborazione con Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia, rispetto ad un’iniziativa che ha ricevuto l’adesione anche di Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei, Governatori regionali, sindaci e personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori, vescovi e scienziati.
ALESSANDRIA, PESTE DEI CINGHIALI E SICCITÀ: INCONTRO CON PREFETTO VINCIGUERRA
La peste dei cinghiali, la crisi idrica, la tutela dell’agroalimentare contro i sistemi di etichettatura fuorvianti, le pratiche sleali, la rinnovata importanza dell’autonomia alimentare e il grande risultato ottenuto con l’approvazione del disegno di legge che vieta in Italia la produzione e commercializzazione del cibo sintetico.
Questi i principali temi al centro dell’incontro che si è svolto a Palazzo Ghilini tra il Prefetto di Alessandria Alessandra Vinciguerra e i vertici di Coldiretti Alessandria.
Occasione importante per evidenziare i punti saldi e gli interventi necessari per il comparto agricolo, con il rinnovato impegno alla collaborazione che da sempre caratterizza i rapporti con la Prefettura.
Grande attenzione è stata data all’emergenza fauna selvatica: aver superato la soglia dei 500 capi trovati positivi e l’allargarsi della zona rossa, hanno portato la peste dei cinghiali e le preoccupazioni per il futuro del comparto suinicolo a caratterizzare buona parte dell’incontro.
“Occorre la massima attenzione delle istituzioni ed abbiamo avuto conferma dal Prefetto Vinciguerra che sta seguendo la vicenda con la dovuta sensibilità. Siamo costretti ad affrontare questa emergenza perché è mancata l’azione di prevenzione e contenimento come abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali e ribadiamo l’importanza di vigilare oltre che sul piano sanitario anche contro le speculazioni di mercato a tutela degli allevatori e del sistema economico ed occupazionale. Ora servono nuove strategie: le reti di contenimento non bastano e non possono essere l’unica soluzione, serve subito un’applicazione dei piani di depopolamento che porti a numeri decisamente più importanti di quelli raggiunti sino ad oggi. Le aziende non possono continuare ad avere il vuoto stalla e mancati ristori”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
Il Prefetto, annunciando a breve la convocazione di un incontro dedicato proprio all’emergenza cinghiali, ha confermato il massimo impegno al fine di portare le istanze di Coldiretti e del mondo agricolo all’attenzione del neocommissario straordinario per la gestione dell’emergenza Peste suina Africana, il dott. Antonio Caputo, assicurando lavoro di squadra e azioni coordinate per arginare l’avanzata del virus.
“Siamo grati al Prefetto Vinciguerra per il grande interesse e per la competenza che ha dimostrato per il settore assicurando il sostegno, per quanto nelle proprie competenze e conoscenze, alle esigenze del mondo dell’agricoltura. Noi siamo pronti a fare la nostra parte e a collaborare, in sinergia con la Prefettura, per valorizzare ulteriormente le potenzialità dell’agricoltura e delle produzioni alessandrine”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.
TORINO, RIDURRE IL NUMERO DEI PICCIONI
Portano zecche e malattie e devastano le semine e i raccolti
Coldiretti Torino chiede alla Città Metropolitana di attivare un piano urgente per ridurre il numero dei piccioni (Columba livia) sia nei centri urbani che nelle campagne.
Questi uccelli sono spesso parassitati dalla “zecca del piccione”, la zecca molle del genere Argus che può attaccare l’Uomo causando reazioni allergiche. Inoltre, il piccione è noto per essere un possibile veicolo di Salmonella e altri patogeni. Senza contare i problemi che i piccioni causano con le loro deiezioni alle opere storiche e ai monumenti e il disturbo causato agli esercizi di ristorazione all’aperto.
Ma Coldiretti Torino punta il dito soprattutto sui danni all’agricoltura.
In queste settimane gli agricoltori iniziano le semine primaverili che daranno i raccolti nel periodo estivo. Accanto alla scena più bucolica degli aironi che seguono le operazioni di preparazione dei campi per catturare lombrichi e roditori, senza conseguenze rilevanti per l’agricoltura, assistiamo alla più triste scena di enormi voli di piccioni intenti a divorare i semi appena posati nel terreno. Lo stesso accade alla maturazione, quando i piccioni attaccano i semi pronti per la raccolta. In particolare, i piccioni saccheggiano i fiori maturi di girasole, la soia e le spighe di grano.
A differenza delle cornacchie, che sono cacciabili, per i piccioni non vengono attuati contenimenti.
La vigente collocazione giuridica del piccione di città (Columba livia forma domestica) è stata definita dalla Corte di Cassazione la quale ha stabilito che il piccione di città sia considerato “animale selvatico” in quanto vivente in stato di naturale libertà, mentre appartengono alle specie domestiche o addomesticate il piccione viaggiatore e quello allevato per motivi alimentari. Da questa sentenza discende che il piccione debba essere gestito e che questa gestione sia demandata alle Regioni e, per effetto della delega in vigore in Piemonte, alle Province e Città Metropolitana. La Città Metropolitana, secondo la legge, ha facoltà di operare il controllo della fauna selvatica quando intervengano le condizioni previste dalla legge nazionale 157 del 1992 e cioè: “per la migliore gestione del patrimonio zootecnico; per la tutela del suolo; per motivi sanitari; per la selezione biologica; per la tutela del patrimonio storico-artistico; per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche”.
Finora contro i piccioni sono stati attuati soltanto timidi piani a livello comunale. «Il piccione è una specie che non può essere gestita dai singoli comuni – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Serve l’adozione di un piano coordinato su scala provinciale. Non ci interessa il metodo da adottare per ridurre rapidamente il numero dei piccioni: per le nostre aziende agricole l’importante è il risultato di riportare il numero a livelli compatibili con l’agricoltura e con la sicurezza sanitaria».
Il piccione rappresenta un problema diretto, per il saccheggio delle semine e dei raccolti ma è anche un problema indiretto, per le contaminazioni dei cereali stoccati e dei foraggi animali. Le stesse patologie di cui è spesso portatore possono attaccare anche gli allevamenti animali.
«A partire da questa campagna agraria prevediamo che il sovrapopolamento dei piccioni diventi un problema sempre più serio perché dal 2023 cresceranno le superfici coltivate a soia e girasole per effetto delle politiche di agricoltura sostenibile dettate dall’Unione europea che prevedono l’impianto di colture a minore consumo di acqua e con maggiori rotazioni delle colture. Soia e girasole sono proprio le colture indicate ma sono anche quelle più appetite dal piccione. Ricordiamo che la richiesta di adottare misure urgenti per depopolare i piccioni arriva non solo su sollecitazione dei nostri associati ma anche di alcune amministrazioni comunali sempre più impotenti nella gestione di questo problema».
BRESCIA, ATTENZIONE A CANCELLAZIONE AUTOMATICA CONTRIBUTI!!!!
Manuel Toninelli responsabile Epaca: “al fine di evitare sorprese sull’estratto contributivo, è importante verificare – entro il 30 aprile 2023 – l’assenza di contributi insoluti inferiori ai 1000 euro per singola annualità”
Nella legge di bilancio 2023 è stata inserita una rinnovata operazione di “saldo e stralcio” cioè la cancellazione automatica dei debiti erariali e contributivi accumulati da cittadini e imprenditori: “il problema – spiega Manuel Toninelli responsabile Epaca Coldiretti Brescia – si pone specialmente per i lavoratoti autonomi agricoli, coltivatori diretti e imprenditori agricoli IAP, che hanno accumulato un debito contributivo nei confronti dell’INPS a cui verranno cancellati automaticamente i debiti al di sotto dei mille euro e con essi, altrettanto automaticamente, uno o più anni di contributi”.
Nello specifico il mancato pagamento di una sola rata di contributi per annualità comporta infatti il mancato accredito dell’intero anno, anche se le altre rate risultano regolarmente pagate. La sanatoria introdotta dalla legge di bilancio 2023 – precisa Epaca Brescia – prevede l’annullamento automatico al 30 aprile 2023 dei singoli debiti affidati all’agente di riscossione maturati dal 01/01/2000 al 31/12/2015 con un importo residuo fino a 1000 euro.
“L’annullamento automatico dei debiti – aggiunge Manuel Toninelli – prevede la cancellazione dei contributi dall’estratto conto INPS compromettendo la carriera previdenziale ai fini pensionistici, per evitare questo, non basta esprimere la volontà di non farsi cancellare il debito ma è necessario effettuare il pagamento, in unica soluzione, dello stesso entro il 30 aprile per evitare l’automatismo della cancellazione”.
Invitiamo tutti gli interessati a prestare attenzione a questa scadenza, e a mettersi in regola con il versamento contributivo.
CUNEO, BOLLETTE: BENE IL DECRETO SULLA FISCALITÀ AGROENERGETICA
Stabilizzare gli effetti delle fluttuazioni del prezzo dell’energia a sostegno delle aziende agricole
Bene l’introduzione nel cosiddetto “Decreto bollette” della misura sulla fiscalità agroenergetica. È quanto afferma Coldiretti nell’esprimere soddisfazione per l’intervento di equità fiscale finalizzato a scongiurare che l’aumento dei prezzi energetici si traduca in un aggravio insostenibile della tassazione.
“Si tratta del risultato del lavoro svolto da Coldiretti a sostegno delle istanze del settore primario e della filiera del biogas agricolo. Il provvedimento punta a garantire la tassazione della produzione di energia, in particolare biogas, realizzata dalle aziende agricole, sulla base dei valori del 2021, prima dell’impennata dei costi energetici” dichiara Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo.
Senza questo intervento – spiega Coldiretti Cuneo – le aziende agricole, a fronte di una tariffa onnicomprensiva che non tiene conto del vertiginoso aumento dei costi energetici, per effetto della guerra in Ucraina, sarebbero state soggette a un prelievo fiscale calcolato sulla base degli altissimi valori dell’energia.
“Per le aziende agricole – evidenzia il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – sarebbe scattata una doppia penalizzazione: l’insostenibile bolletta energetica e l’aumento del prelievo fiscale. Con questa norma, dunque si punta a stabilizzare gli effetti delle fluttuazioni del prezzo dell’energia, prorogando così il peso fiscale applicato nel 2021”.
Appuntamenti
PIEMONTE, VINITALY: NON SI CANCELLANO 10MILA ANNI DI STORIA DEL VINO
Al via 55° edizione a Verona con eccellenze made in Piemonte
Non si cancellano diecimila anni di storia del vino che rappresenta uno degli alimenti più antichi sulle tavole di tutto il mondo, ora messo a rischio da scelte e politiche insensate a livello europeo e internazionale. E’ quanto afferma Coldiretti Piemonte all’avvio della 55° edizione di Vinitaly a Verona.
Domenica 2 aprile alle ore 9.30 verrà inaugurata Casa Coldiretti, di fronte all’ingresso Cangrande, con in mostra, per la prima volta, la Storia millenaria del vino, dalle antichissime origini nel Caucaso fino alla stazione internazionale orbitante Iss passando per popoli, artisti, scrittori, scienziati e condottieri che nel tempo hanno raccontato il nettare di Bacco, che rappresenta un eccezionale motore di sviluppo dell’economia nazionale. Per l’occasione verrà presentato l’esclusivo report della Coldiretti sull’impatto della guerra in Ucraina con analisi e dati in Italia e all’estero, le nuove tendenze e tutti i risvolti occupazionali e produttivi di uno dei settori più dinamici del Made in Italy con un focus insieme al centro Studi Divulga sui consumi degli italiani nell’ultimo anno.
Il conto alla rovescia è, quindi, iniziato per un evento che ha visto la ripartenza del settore dopo il Covid lo scorso anno e resta un’occasione unica per presentare le ultime novità del comparto al mondo. Il vitivinicolo di Coldiretti Piemonte parteciperà compatto alla più importante fiera internazionale del settore che vedrà la partecipazione di numerosi espositori piemontesi al Padiglione 10 della fiera. Il comparto vitivinicolo piemontese è determinante per l’agroalimentare con 14 mila imprese, 43 mila ettari di superficie vitata, 41 Doc e 18 Docg.
“Oltre ad alcune recenti e spiacevoli battute di un produttore, sul comparto vitivinicolo continuano a pesare i rincari tanto che le aziende si trovano a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che arrivano oggi a incidere sui bilanci per oltre un miliardo di euro. Una bottiglia di vetro costa oltre il 30% in più, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti – fanno notare Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Dal punto di vista produttivo, il rischio è che la siccità prolungata possa mettere a dura prova la resistenza della vite e avere effetti sulla produzione 2023, mentre dal lato commerciale, poiché viene realizzato all’estero gran parte del fatturato del vino piemontese, auspichiamo che questi ingiustificati allarmismi sulle etichette non mettano a rischio un prodotto presente sulle tavole da migliaia di anni e che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea. E’, infatti, del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici, tipico dei Paesi nordici, al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione come il vino che è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol. C’è, oltretutto, in Italia ed in Piemonte una sempre maggior attenzione all’ambiente e alla cura del territorio da parte dei produttori vitivinicoli e la dimostrazione è evidente tramite i progetti nati sul nostro territorio, con Coldiretti Cuneo, The Green Experience ed Ecolog, che pongono al primo posto la sostenibilità reale e diffusa dal vigneto ai trasporti, attraverso l’impiego di energie rinnovabili, il risparmio e riciclo idrico, contribuendo a creare un paesaggio attrattivo ed ospitale per l’enoturista”.
PADOVA, LA VITICOLTURA PADOVANA IN VETRINA AL VINITALY
Risultati ottenuti da oltre 3.400 aziende impegnate su 8 mila ettari di vigneti
Viticoltori padovani pronti alla maratona del Vinitaly, l’appuntamento clou per il settore in Fiera a Verona dal 2 al 5 aprile prossimi. I principali produttori della nostra provincia saranno presenti nel padiglione Veneto con numerosi stand, compresi quelli istituzionali. Come sempre Coldiretti si mobilita per sottolineare il valore del patrimonio vitivinicolo, attraverso la testimonianza di tanti imprenditori, tra i quali molti giovani e donne, impegnati ogni giorno nei loro vigneti e nelle loro cantine. Vinitaly, spiega Coldiretti Padova, sarà anche l’occasione per fare il punto sulle tendenze dei consumi e sui risvolti occupazionali e produttivi di uno dei settori più dinamici non solo del settore primario ma dell’intero made in Italy. Coldiretti presenterà un report sull’impatto della guerra in Ucraina con analisi e tendenze su tutto ciò che riguarda il vino e il suo mercato.
A Padova aumenta la superficie coltivata a vigneto: 8.168 ettari nel 2022 con una predominanza delle uve a bacca bianca, presenti sul 73% della superficie e oltre 3.400 aziende agricole, concentrate per lo più tra i Colli Euganei, la Bassa Padovana e il Piovese. Quanto alle varietà in testa troviamo ormai da diversi anni il vitigno Glera, con ben 3.450 ettari, dei quali 832 sui Colli Euganei, seguito da due varietà storiche della nostra provincia, il Pinot Grigio con 1.161 ettari e il merlot con 1.038 ettari. Questi tre vitigni da soli occupano i due terzi della superficie, seguono a distanza lo chardonnay con 350 ettari, il cabernet sauvignon con 303 ettari, garganega con 112 e pinot nero con 110 ettari. Sul fronte dei sistemi di coltivazione crescono le superfici di vigneti coltivati secondo il sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI) praticato su oltre 1.260 ettari, mentre i vigneti biologici salgono a 878 ettari. L’origine e la qualità restano al primo posto, con oltre l’80 per cento del vino prodotto con denominazione Doc e Docg. La scorsa vendemmia è stata condizionata dalla siccità e dall’andamento climatico che ha sconvolto il calendario e influito sulla produzione, in leggero calo in particolare sui Colli Euganei. La raccolta d’uva si è attestata al di sotto del milione di quintali, con circa 800 mila ettolitri di vino prodotti, per un fatturato di 56 milioni di euro. Nonostante fenomeni estremi come la mancanza d’acqua, la grandine e le raffiche di vento la qualità è stata più che buona per il vino padovano. I produttori hanno saputo anche fare fronte ai problemi sanitari come la flavescenza dorata, costantemente monitorata attraverso controlli fitosanitari e attività informative per contrastarne la diffusione. E’ incessante anche il lavoro dei tecnici delle cantine e dei consorzi di tutela nell’assistere i viticoltori all’inizio della vendemmia e nelle fasi successive, per assicurare una produzione che mantenga le qualità e le caratteristiche del vino padovano.
“La viticoltura è uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura padovana – osserva Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – e i prezzi finalmente sono in ripresa. L’export è in continua ascesa e oltre confine, in Europa ma anche nel resto del mondo, il nostro vino piace ed è accolto con favore, nonostante le continue tensioni internazionali. A pesare, oltre alle incertezze del clima che innegabilmente sta cambiando, sono anche i numerosi aumenti dei costi di produzione, legati all’impennata delle quotazioni energetiche e delle materie prime, con ripercussioni immediate sulle tasche dei viticoltori che si trovano a fronteggiare notevoli spese con una ricaduta immediata sulla liquidità ma anche sulla redditività delle aziende.
L’annunciata diminuzione dei costi di energia elettrica e gas è una buona notizia anche per i viticoltori e le nostre cantine, che potranno così recuperare sul fronte della redditività.
I punti di forza della nostra agricoltura sono la qualità e il legame con il territorio, aspetti che vanno difesi tutelando adeguatamente i nostri agricoltori, a partire da tanti giovani viticoltori che hanno scelto di dedicarsi a questa professione, sfidando il clima e le incertezze dei mercati, nella consapevolezza di poter contribuire a tenere alta la reputazione del vino made in Padova”.
BRESCIA, ANALISI DINAMICHE MERCATI E CONSUMI IN ITALIA, IN EUROPA E NEL MONDO
Mercoledì 5 aprile alle 10,00 presso sala riunioni della sede di Brescia (Via S. Zeno 69)
Gentile collega,
siamo lieti di invitarti a una mattinata di approfondimento sulla situazione del mercato e dei consumi globali dopo la pandemia e i conflitti che hanno rivoluzionato le consuete dinamiche del sistema agroalimentare.
Dopo l’introduzione a cura del Presidente di Coldiretti Brescia Valter Giacomelli, interverrà il dott. Daniele Fornari, docente e professore ordinario dell’Università Cattolica di Piacenza esperto di Trade Marketing e di economia delle relazioni di filiera.
In attesa di incontrarci l’occasione è gradita per porgere cordiali saluti.
E’ richiesta gentile conferma di partecipazione