Gli ultimi dati Eurostat rendono visibile il livello di autosufficienza dei prodotti lattiero caseari per aree europee. Un osservatorio di tutto interesse. Che sottolinea dinamiche diverse per le regioni europee, mettendo in luce quello che sembra essere un quadro difficile per il settore lattiero-caseario italiano e più in genere, dell’Europa del Sud.
Paesi del Nord quindi che erodono quote a quelli del Sud? Se una prima analisi permette di apprezzare questo aspetto, non bisogna però dimenticarsi di altri fattori.
intanto, che il reddito degli allevatori tedeschi è ai minimi storici: la corsa ad accaparrarsi quote di mercato è così avvenuta non tanto per una supposta “superiorità produttiva” del Nord, quanto per dinamiche di mercato che hanno portato ad abbattere i prezzi riconosciuti ai produttori, con crisi del settore in tutta Europa
Proprio il quotidiano Top Agrar, lo scorso dicembre, aveva sottolineato come la Germania, in forte concorrenza apparente con l’Italia per la produzione di latte, ha visto in realtà la contrazione dei redditi agricoli più marcata di tutta Europa nel 2015 con una flessione del 37,6% e secondo Eurostat tale calo sarebbe imputabile soprattutto alla diminuzione del valore delle produzioni animali (-5,9%), con un calo addirittura del 15% per il lattiero caseario e del 9% per la suinicultura.
Una testimonianza arriva proprio dalla concentrazione dei trasformatori in queste zone e dei prezzi al litro riconosciuti.
Ma la linea di confine sembra stavolta superare confini nazionali, e ha più a che fare con gruppi… multinazionali. In Francia l’Antitrust aveva multato per 193 milioni di euro 11 industrie lattiero casearie tra le quali Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie, per pratiche anticoncorrenziali come la fissazione di prezzi –deprimendo il valore della fornitura e strozzando gli allevatori.
Il 5 marzo scorso anche l’Antitrust iberico aveva annunciato multe per 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Grupo Lactalis Iberica (11,6 milioni).
Anche in Italia esiste un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono. I prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori – manifestano evidenti segni di difficoltà perché non riescono a coprire neanche i costi di produzione.
La fotografia
Ad una primissima analisi, ci si accorge immediatamente del deficit del Sud Europa, che deve importare circa un 30% del latte, soprattutto dal Nord (che esportano un buon 25%) e dai paesi Baltici, eccedentari per oltre un 60%. Se le dinamiche degli ultimi anni mostrano una forte concentrazione del settore, con una diminuzione del numero complessivo di aziende – rimane da capire come tale dato sia sostenibile nel futuro prossimo, in un momento in cui non vengono contabilizzati aspetti di salute e benessere animale o di resistenza crescente agli antibiotici. Sembra insomma che la compressione dei costi prepari l’emergere-entro mega-farm industriali che stanno emergendo – di un nuovo prezzo nascosto (per ora) da pagare.
Eurostat-Statistiche su latte http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Milk_and_milk_product_statistics