Normativa europea sul food, dubbi sulla trasparenza del “trilogo”

20 Luglio 2016
Normativa europea sul food, dubbi sulla trasparenza del “trilogo”

L’ombudsman UE Emily O’Reilly ha puntato il dito contro la procedura di co-decisione (o procedura legislativa ordinaria), che mette Consiglio e Parlamento europeo sullo stesso piano nell’approvazione dell’iter normativo delle direttive e regolamenti europei.

La codecisione, stabilita nel 1993 con il Trattato di Maastricht e limitata ad alcuni settori, è divenuta la procedura ordinaria nel 2009, con il Trattato di Lisbona. La procedura  è basata sul principio della parità tra il Parlamento europeo – direttamente eletto e che rappresenta i cittadini dell’Unione – e il Consiglio – che rappresenta i governi degli Stati membri. Sulla base di una proposta della Commissione, i due colegislatori adottano la legislazione congiuntamente, con pari diritti e obblighi. Nessuno dei due,infatti, può adottare un atto legislativo senza l’accordo dell’altro – ed entrambi devono approvare un testo identico.

La regola, sebbene assolutamente democratica e con uno scrutinio incrociato da parte degli Stati membri (tramite il Consiglio) e i deputati UE, risultato di un processo progressivo di democratizzazione delle istituzioni, avrebbe però un difetto: la complessità in caso di parere divergente tra i due organismi dopo la prima proposta (impulso legislativo) della Commissione. Infatti, in caso di parere diverso sugli emendamenti da parte di un “ramo” sulla posizione ricevuta dall’altro, occorre successivamente tornare all’altro. Così Consiglio e Parlamento UE si rimbalzano spesso fino alla terza lettura gli emendamenti.

La lunghezza e delicatezza della procedura ordinaria di “co-decisione” ha visto allora, dal 2009, un maggior ricorso al cosiddetto “trilogo”: ovvero un dialogo serrato tra Commissione, Parlamento UE e Consiglio a porte chiuse, per definire al di fuori di passaggi formali i contenuti delle norme e accordarsi in modo empirico. Ma tale camera di compensazione, sicuramente in grado di bypassare i tempi e la burocrazia istituzionale, ha le sue vulnerabilità. Proprio l’Ombudsman europeo (figura di soft law, simile al Giudice di Pace) sarebbe infatti preoccupato dalla segretezza dei contenuti, del tempismo nonché dei nomi dei negoziatori chiave.

E’ stato allora suggeriro un database con possibilità di inlcudere tutte le informazioni necessarie e con i documenti pubblici.

La procedura del trilogo è oggi al centro della riforma dei Controlli Ufficiali: usati in via crescente nella normativa alimentare, permettono, in prima lettura, di evitare lunghi passaggi. Ma al prezzo della trasparenza.

 I triloghi sono riunioni informali tra rappresentanti del Parlamento, del Consiglio e della Commissione per esaminare proposte legislative. La loro finalità è quello di raggiungere un accordo su un pacchetto di emendamenti che sia accettabile sia per il Consiglio che per il Parlamento. Essi possono essere organizzati in qualsiasi fase della procedura legislativa e possono sfociare nei cosiddetti "accordi in prima lettura"’, "accordi all’inizio della seconda lettura" o "accordi in seconda lettura", oppure in un "progetto comune" in sede di Conciliazione. I triloghi consistono in negoziati politici, sebbene possano essere preceduti da incontri tecnici preparatori cui partecipano esperti delle tre istituzioni. Il principale strumento di lavoro è il cosiddetto documento a quattro colonne: le prime tre colonne presentano ciascuna delle rispettive posizioni delle tre istituzioni e l’ultima è riservata alle proposte di compromesso.  La Commissione funge da mediatore al fine di facilitare un accordo tra i colegislatori. I