A seguito della normativa europea sull’etichettatura degli alimenti, nel 2011 veniva fatta possibilità di introdurre etichettatura obbligatoria di origine per una serie di prodotti, quali i mono-ingrediente, le carni trasformate, il latte nei latticini, nonché l’ingrediente primario (ovvero quello che rappresenta almeno il 51% di un prodotto finale o che è associato al nome del prodotto).
Il dibattito in questi anni non si è fermato. Se la vera e propria valutazione della Commissione europea (passaggio necessario) indicava come i consumatori volessero l’origine in etichetta ma poi all’atto pratico non fossero così disposti a pagare per averla un premio di prezzo (in base alle stime dal 15% al 50% in più)- alcune associazioni di consumatori (come la francese Que choisir) avevano obiettato alle stime gonfiate di tali costi necessari per implementarla (tra dicembre 2012 e novembre 2013 il prezzo di prodotti contenenti manzo trasformato è cresciuto appena dello 0,68%).

Nel frattempo, è circolata per consultazione una bozza di regolamento, cui Coldiretti ha partecipato, chiedendo con forza l’origine su tanti prodotti a livello pan-europeo e in via obbligatoria.
Lo scorso maggio, con decreto interministeriale notificato alla Commissione europea, l’Italia ha chiesto con forza l’obbligo di etichettatura su latte e latticini, in pieno tempismo con la svolta che viene dalla posizione francese.

..in Francia
Noostante le obiezioni dell’industria alimentare, le autorità francesi hanno infatti convinto (il 14 marzo) la Commissione Europea a consentire l’accordo al loro nuovo schema di etichettatura obbligatoria. In attesa infatti di indicazioni armonizzate a livello europeo sull’origine, nulla osta che le autorità nazionali, sotto la propria responsabilità e come apertamente previsto dalla normativa sull’Informazione Alimentare ai Consumatori”, possano introdurre schemi obbligatori a livello statale, su altre modalità di informazione. Che ragionevolmente potranno riguardare l’origine.
Infatti, agli articoli 38 e 39 della normativa si fa riferimento a questa possibilità, “gli Stati membri possono introdurre disposizioni concernenti l’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di provenienza degli alimenti solo ove esista un nesso comprovato tra talune qualità dell’alimento e la sua origine o provenienza. Al momento di notificare tali disposizioni alla Commissione, gli Stati membri forniscono elementi a prova del fatto che la maggior parte dei consumatori attribuisce un valore significativo alla fornitura di tali informazioni.”
Ebbene, la pista seguita dai francesi e italiani riguarda proprio il sottolineare come i consumatori abbiano attribuito una qualità specifica all’origine – e la Commissione ha ricevuto altre richieste da altri Stati, Polonia compresa- che vanno nella stessa direzione, ad allargare un fronte dell’origine ormai trasversale.
I francesi hanno fatto riferimento ad uno studio del 2013 che sottolineava come l’82% dei consumatori volesse sapere la provenienza degli ingredienti principali negli alimenti trasformati; la Risoluzione del Parlamento europeo del febbraio 2015, che indicava come l’origine della carne trasformata fosse al centro delle richieste dei consumatori; e una indagine Eurobarometro del 2014, che chiariva come l’84% degli europei e ben l’86% dei francesi volesse sapere l’origine del latte e del latte usato come ingrediente nei latticini. Una ulteriore indagine di Opinion Way è stata usata (dati 2015), suggerendo che l’80% dei consumatori fosse disponibile a pagare di più per avere indicata l’origine.
Le autorità francesi e italiane inoltre sono concordi nel sottolineare come l’origine di un prodotto sia intrinsecamente legata alla qualità- a partire da considerazioni sulle norme ISO (International standard Organisation): “In agricoltura e nel settore agricolo, la qualità di un prodotto può riguardare garanzie aggiuntive connesse alla sicurezza alimentare, al rispetto dell’ambiente o agli standard igienici, ma anche alla soddisfazione dei consumatori che consumano il prodotto”. E la conoscenza dell’origine di un alimento, rappresenta certamente un elemento di soddisfazione dei consumatori.
Già oggi in Francia anche presso la grande distribuzione, è facile rinvenire schemi volontari od obbligatori (ma con simboli e loghi facilmente riconoscibili) che vantano la provenienza nazionale: dalla carne bovina, al latte (anche come ingrediente), al pollame.
La norma francese varrà fino al 31 dicembre 2018, mentre a settembre dello stesso anno andrà inviato alla Commissione europea un report sull’esito dell’applicazione della norma.
Ricordiamo che inoltre a maggio il Parlamento europeo a larga maggioranza 4-22 si’, 159 no e 68 astenuti-, ha approvato una risoluzione sull’indicazione obbligatoria del paese di origine o del luogo di provenienza di taluni alimenti (per tutti i tipi di latte, di prodotti lattiero-caseari e di prodotti a base di carne) ed invita la commissione e gli stati membri a “valutare la possibilita’ di estendere l’indicazione obbligatoria del paese di origine ad altri prodotti alimentari mono-ingrediente o con un ingrediente prevalente.