COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 7 novembre 2022

8 Novembre 2022
News La Forza del Territorio del 7 novembre 2022

Primo piano

 

TRENTO, TRIPLICA BIRRA MADE IN ITALY, RECORD DECENNIO

Volano esportazioni con +12%

Triplicati i birrifici artigianali in Italia negli ultimi dieci anni che superano la quota record di 1085 realtà nel 2022 che fanno volare le esportazioni con un balzo del +12%. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana sulla base dei dati Istat nei primi sette mesi dell’anno, in occasione della giornata nazionale della birra 100% Made in Italy.

“Il successo della birra italiana dimostra la capacità innovativa dei nostri imprenditori di investire e conquistare nuovi settori valorizzando le qualità e la biodiversità del Made in Italy” afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi nel sottolineare che “a fare da traino al successo della birra Made in Italy sono proprio quelle artigianali realizzate con ingredienti particolari o realizzate senza pastorizzazione e microfiltrazione per esaltare la naturalità di un prodotto orientato sempre più verso un consumo di alta qualità con quasi un quinto del mercato realizzato da birre speciali ad alto valore aggiunto. Non a caso lo scorso luglio abbiamo aperto la finale degli Oscar Green di Coldiretti Trentino Alto Adige proprio con un workshop dedicato alla filiera della birra artigianale italiana  e alla valorizzazione del prodotto birra come rappresentazione del territorio in ambito agricolo e turistico con ospiti Teo Musso, fondatore e mastro birraio del birrificio “Baladin” e presidente del Consorzio birra Italiana,  per la tutela e la promozione della birra artigianale italiana e Renato Nesi, professore di marketing delle filiere agroalimentari e beer taster”.

La crescita record della birra made in Italy – sottolinea Coldiretti Trentino Alto Adige– che ha fatto salire la domanda di materie prime 100% Made in Italy con il luppolo che da zero ha raggiunto oggi un milione di metri quadrati coltivati lungo la penisola ai quali si aggiungono i 300 milioni destinati all’orzo per la produzione di malto da potenziare perché – evidenzia Coldiretti Trentino Alto Adige– copre per adesso quasi il 40% del fabbisogno nazionale con circa 83mila tonnellate.

Quest’anno i consumi nazionali di birra sono destinati a superare il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale – spiega Coldiretti Trentino Alto Adige – di 2 miliardi di litri generando un volume di fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9,5 miliardi di euro. Quasi 2 boccali su 3 sono riempiti con produzioni nazionali, secondo il Consorzio della birra italiana nato con l’appoggio di Coldiretti per rappresentare il meglio delle produzioni artigianali della Penisola. La scelta della birra come bevanda – precisa Coldiretti Trentino Alto Adige – è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari.

“Si tratta di produzioni molto spesso realizzate da giovani con profonde innovazioni come – aggiunge il presidente Barbacovi– la certificazione d’origine a chilometro zero, il legame diretto con le aziende agricole, la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative. Si stanno creando anche nuove figure professionali come il “degustatore professionale di birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali a tavola”.

 

Dal Territorio

PUGLIA, È CRISI IN CAMPAGNA MENTRE VOLANO PREZZI VERDURA NEL CARRELLO

Forbice aumenta da 3 a 5 volte da campi a tavola

E’ crisi profonda in campagna, con la forbice dei prezzi tra produzione e consumo che aumenta da 3 fino a 5/6 volte dal campo alla tavola, mentre crescono i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che vanno dal +6,5% per la frutta fino al +25,1% per le verdure. La denuncia arriva da Coldiretti Puglia, con la deflazione che attanaglia i campi dove le quotazioni di frutta e verdura non riescono a coprire neanche i costi di produzione, mentre continua l’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo del +13,1% secondo i dati Istat ad ottobre.

Con l’inflazione record – insiste Coldiretti Puglia – i pugliesi sono costretti a tagliare gli acquisti, mentre le aziende agricole non riescono neanche a coprire i costi di produzione, con la forbice che si allarga a dismisura dal campo alla tavola, facendo passare le bietole dal campo a 0,50 euro ai banchi a 1,90 euro al chilo, la cicoria cimata da 0,60 euro in campagna a 4,80 euro al consumo o la melanzana in campo aperto quotata a 0,60 agli agricoltori e rivenduta a 3,60 euro al chilo.

Intanto, è salito il conto della spesa a tavola ad 1 miliardo di euro in più a carico delle famiglie pugliesi durante l’anno – aggiunge Coldiretti Puglia – a causa dell’esplosivo aumento dei costi energetici, trainato dalle bollette del gas, con i rincari della spesa alimentare che costeranno alle famiglie 650 euro in più per imbandire la tavola.

Per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi nel carrello della spesa i consumatori stanno tagliando gli acquisti di frutta e verdura che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo, secondo l’analisi di Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo, secondo il Crea. Infatti oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici che hanno tagliato i raccolti, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo – continua la Coldiretti Puglia – dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dai fitofarmaci ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%), stesso trend di rincari per le cassette in legno (+60%).

A spingere i rincari è anche l’aumento della dipendenza alimentare dall’estero è il fatto che nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari dell’estero, dal grano per il pane al mais per l’alimentazione degli animali, sono cresciute in valore di quasi un terzo (+29), aprendo la strada anche al rischio di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi dell’anno.

L’approvvigionamento alimentare è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche, la ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti, un  impegno quotidiano senza sosta che è stato sostenuto anche dalle consegne a domicilio, dall’asporto e da importanti momenti di solidarietà verso gli oltre 210mila indigenti.

Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione i per salvare aziende e stalle, conclude Coldiretti Puglia nel sottolineare che occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.

 

BASILICATA, AL SALONE DELLA BIRRA ARTIGIANALE MADE IN ITALY

Partecipa anche la Basilicata al primo salone della birra artigianale Made in Italy che si è aperto negli spazi del centro congressi di Palazzo Rospigliosi nella sede della Coldiretti a Roma, con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il ministro delle Politiche agricole e della Sovranità alimentare e forestale Francesco Lollobrigida e il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana Teo Musso. Presenti otto produttori lucani, cinque del Potentino e tre del Materano, con altri arrivati da tutte le regioni italiane, protagonisti di un viaggio sulla preparazione in diretta della birra artigianale 100% Made in Italy, attraverso i sentieri del luppolo con gli esperti per la degustazione olfattiva e tattile delle varietà regionali a km zero fra profumi e aromi e conoscere birre artigianali da nord e sud dell’Italia. Negli ultimi dieci anni in Italia sono triplicati i birrifici artigianali. Il dato emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana sulla base dei dati Istat nei primi sette mesi dell’anno. “Una crescita – sottolineano Coldiretti e Consorzio – che ha fatto salire la domanda di materie prime 100% Made in Italy con il luppolo che da zero ha raggiunto oggi un milione di metri quadrati coltivati lungo la penisola ai quali si aggiungono i 300 milioni destinati all’orzo per la produzione di malto da potenziare perché – evidenziano Coldiretti e Consorzio – copre per adesso quasi il 40% del fabbisogno nazionale con circa 83mila tonnellate. Nel primo salone della birra artigianale Made in Italy – spiegano Coldiretti e Consorzio Birra – sono stati esposti 81 campioni di luppolo per 20 varietà nazionali. Quest’anno i consumi nazionali di birra sono destinati a superare il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale – spiegano Coldiretti e Consorzio – di 2 miliardi di litri generando un volume di fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9,5 miliardi di euro. Quasi 2 boccali su 3 sono riempiti con produzioni nazionali, secondo il Consorzio della birra italiana nato con l’appoggio di Coldiretti per rappresentare il meglio delle produzioni artigianali della Penisola. La scelta della birra come bevanda – precisano Coldiretti e il Consorzio – è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari”.

 

CAMPANIA, MALTEMPO: A TEORA IL FIUME OFANTO STRAPPA I SEMI DAI TERRENI

Le forti precipitazioni dei giorni scorsi – comunica Maria Tortoriello, direttrice di Coldiretti Avellino – hanno colpito il nostro territorio causando danni alle colture. In particolare, dal nostro ufficio di zona ci segnalano che a Teora il fiume Ofanto ha straripato, invadendo i terreni già seminati, strappando via i semi e lasciando dietro di se pietre e residui legnosi. Ancora una volta l’agricoltura irpina è costretta a fare i conti con fenomeni climatici estremi ed improvvisi, su cui abbiamo necessità di impostare una strategia strutturale per il futuro. I cambiamenti climatici, con mutamenti repentini dal caldo al freddo e dalla siccità ai nubifragi, non possono essere più considerati eccezioni. Coldiretti sta lavorando da tempo agli strumenti di contrasto, tra cui spiccano le assicurazioni e le innovazioni tecnologiche, ma senza dimenticare la prevenzione contro il dissesto idrogeologico. Investire su questi temi significa investire sulla tutela del territorio e sulla salvaguardia del tessuto produttivo della nostra provincia.

 

 

PUGLIA, +200% COSTI BIRRA DA CAMPI A BOCCALE

180mila la bevono ogni giorno

Il successo della birra italiana è minacciato dall’esplosione dei costi che colpisce tutta la filiera con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%, mentre i cambiamenti climatici nel 2022 hanno tagliato di 1/3 il raccolto dell’orzo per il malto. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana in occasione della giornata nazionale della birra 100% Made in Italy con la preparazione dal vivo della popolare bevanda con la cotta in diretta di malto e luppolo nazionali a Palazzo Rospigliosi a Roma con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, delle Politiche agricole e della Sovranità alimentare e forestale Francesco Lollobrigida, il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana Teo Musso.

Sono 180mila i pugliesi che consumano birra ogni giorno, pari al 4,6% – afferma Coldiretti Puglia – l’11% dei pugliesi la beve stagionalmente ed il 34% raramente, un andamento che ha fatto esplodere anche il fenomeno delle birre artigianali e di quelle agricole.

I microbirrifici in Puglia sono arrivati a quota 110, con le province di Bari e Lecce che guidano la classifica regionale delle aree dove l’attività birraria ha preso piede, con rispettivamente 42 e 31 aziende, seguite da Foggia con 17 birrifici, Taranto 15 e Brindisi 5. La nuova tendenza è la ‘birra agricola a Km0’, un prodotto sempre più ‘smart’ – aggiunge Coldiretti Puglia – inventato dalle aziende agricole pugliesi, che se la gioca bene sul fronte del gusto e dell’innovazione, come la birra al carciofo, la birra di grano ‘Cappelli’, la birra di fichi, piuttosto che la birra alla canapa.

Per questo è nato il Consorzio a tutela della birra artigianale Made in Italy che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale contro la proliferazione di finte birre artigianali e l’omologazione dei grandi marchi mondiali.

Alle difficoltà di produzione si aggiunge, a causa dei costi dell’energia elettrica, anche la carenza sul mercato di anidride carbonica CO2 ad altissimo grado di purezza utilizzata per l’imbottigliamento. Per questo – affermano Coldiretti e Consorzio – il progetto presentato per il Pnrr prevede lo sviluppo di una tecnologia che permetterebbe il recupero dell’80%dell’anidride carbonica generata in fase di produzione della birra. Il forte incremento dei costi sta spingendo a riorientare la produzione di alcuni birrifici verso l’uso delle lattine piuttosto che bottiglie di vetro.

In questo scenario è necessario sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana – affermano Coldiretti e il Consorzio – con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi. Fino ad ora i birrifici artigianali hanno assorbito quasi del tutto l’incremento dei costi che solo una piccolissima parte sta pesando sui prezzi al dettaglio. Ma se i costi non dovessero scendere – spiegano Coldiretti e il Consorzio – diverse aziende rischiano di chiudere definitivamente o di dover sospendere la produzione per almeno tentare di ridurre le perdite.

La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti e Consorzio di tutela è quindi strategica per garantire da un lato l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari. Fondamentale per la filiera della birra dal campo alla tavola è anche il sistema nazionale di invasi proposto dalla Coldiretti per conservare l’acqua quando è abbondante o addirittura troppa e la possa poi redistribuire ai campi e agli agricoltori nei periodi di maggiore siccità come quello appena affrontato la scorsa estate.

 

TOSCANA, ENERGIA: CON +200% COSTI BIRRA MINACCIA SOPRAVVIVENZA BIRRIFICI

Sono oltre 1,7 milioni i toscani che consumano birra ma l’esplosione dei costi che colpisce tutta la filiera minaccia i 118 birrifici artigianali toscani che in questi due anni hanno dovuto subire un balzo spaventoso di tutte le voci di produzione: dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%, mentre i cambiamenti climatici nel 2022 hanno tagliato di 1/3 il raccolto dell’orzo per il malto. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Toscana e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana in occasione della giornata nazionale della birra 100% Made in Italy.

La birra è sempre più un’abitudine per i toscani. Lo dicono i numeri dell’Istat: 157 mila toscani bevono birra tutti i giorni, in crescita tra il 2020 ed il 2021 di 16 mila persone, 400 mila invece lo fanno stagionalmente. Il consumo pro capite nel nostro Paese è arrivato a 36,8 litri con i toscani ma la scelta della birra come bevanda – continuano Coldiretti e Consorzio – è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari: dalla birra aromatizzata alla canapa a quella all’eucalipto, dalla birra al carciofo al marrone del Mugello IGP, dalla birra ai cereali e al pane Gran Prato, ai multicereali, al miele e alle erbe aromatiche.  Si tratta di realtà molto spesso realizzate da giovani che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che – continuano Coldiretti Toscana ed il Consorzio – vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub”, la prima filiera corta della birra nella piana di Lucca con la più grande coltivazione di luppolo d’Italia o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica di Coldiretti.

La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti Toscana e Consorzio di tutela è quindi strategica per garantire da un lato l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari. Fondamentale per la filiera della birra dal campo alla tavola è anche il sistema nazionale di invasi proposto dalla Coldiretti per conservare l’acqua quando è abbondante o addirittura troppa e la possa poi redistribuire ai campi e agli agricoltori nei periodi di maggiore siccità come quello appena affrontato la scorsa estate che ha creato molte difficoltà anche ai produttori toscani.

Alle difficoltà di produzione si aggiunge, a causa dei costi dell’energia elettrica, anche la carenza sul mercato di anidride carbonica CO2 ad altissimo grado di purezza utilizzata per l’imbottigliamento. Per questo – affermano Coldiretti Toscana e Consorzio – il progetto presentato per il Pnrr prevede lo sviluppo di una tecnologia che permetterebbe il recupero dell’80%dell’anidride carbonica generata in fase di produzione della birra. Il forte incremento dei costi sta spingendo a riorientare la produzione di alcuni birrifici verso l’uso delle lattine piuttosto che bottiglie di vetro.

In questo scenario di incertezza è necessario sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana – affermano Coldiretti Toscana e il Consorzio – con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi. Fino ad ora i birrifici artigianali hanno assorbito quasi del tutto l’incremento dei costi che solo una piccolissima parte sta pesando sui prezzi al dettaglio. Ma se i costi non dovessero scendere – concludono Coldiretti Toscana e il Consorzio – diverse aziende rischiano di chiudere definitivamente o di dover sospendere la produzione per almeno tentare di ridurre le perdite.

 

PIEMONTE, CASTAGNE: QUALITÀ, MA ATTENZIONE AI PREZZI RICONOSCIUTI AI PRODUTTORI

Il Piemonte vanta due IGP: la castagna cuneo ed il marrone della val Susa

L’autunno richiama alla mente le castagne anche se quest’anno, con il caldo ancora di ottobre, la stagione autunnale sta tardando ad arrivare. La siccità ha influito più sull’area del basso Piemonte, dove si è avuto un lieve calo produttivo rispetto alle ultime annate e buona qualità dei frutti, mentre in Val Susa e nel nord della Regione si è vista una buona produzione, stimata in rialzo del 10% circa, unitamente ad una buona qualità del frutto, grazie anche a tecniche di irrigazione, in Val Susa, consolidate ormai da anni, al di là della siccità che ha colpito quest’estate i territori. E’ quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti Piemonte sulla raccolta delle castagne, già protagoniste di vari eventi e sagre su tutto il territorio, a partire dalla 23esima Fiera nazionale del Marrone che si è svolta a Cuneo. In Piemonte sono 12.000 gli ettari di castagneto da frutto coltivati, la produzione è di 140 mila quintali per un fatturato che sfiora i 20 milioni di euro. Un ritorno atteso dopo che in alcune zone era stata rischiata addirittura l’estinzione per la presenza del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) proveniente dalla Cina, che da anni infesta i boschi lungo tutta la Penisola provocando nella piante la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni.

“Le castagne sono di elevata qualità, molto dolci e sane, seppur di una pezzatura, in alcuni, casi, un po’ inferiore rispetto ad altre annate – affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. A preoccupare sono i prezzi riconosciuti ai produttori che restano molto bassi non coprendo i costi di produzione mentre i consumatori vedono crescere i prezzi delle castagne al banco. Il Piemonte, oltretutto, vanta due Igp: la castagna Cuneo ed il marrone della Val Susa che vanno sicuramente valorizzate dal mondo commerciale con azioni promozionali mirate affinché l’Igp non resti una semplice dicitura, ma diventi uno strumento di crescita economica a beneficio dei produttori e del territorio. Ai consumatori consigliamo sempre di far attenzione nel momento dell’acquisto poiché il rischio può essere quello di portare a tavola castagne straniere, provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e Grecia, considerato che le importazioni nel 2021 sono risultate pari a ben 22,4 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori.  Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. A fronte di questa situazione, il consiglio è quello di acquistare le castagne e i trasformati presso i punti vendita ed i mercati di Campagna Amica diffusi in modo capillare su tutto il nostro territorio”.

 

LIGURIA, COP27, CON IL PNRR IN ARRIVO 6,6 MILIONI DI NUOVI ALBERI SALVA-CLIMA

Il cambiamento climatico non perdona, ma con il PNRR arrivano 6,6 milioni di nuovi alberi salva-clima. I fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, andranno a creare corridoi verdi fra città e campagne, mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d’acqua e ripulire l’aria inquinata dallo smog. È quanto annuncia il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in occasione del summit con i florovivaisti italiani all’assemblea di Assofloro nella sede di Coldiretti a Roma, a Palazzo Rospigliosi, in vista della prossima Cop27, il vertice mondiale sui cambiamenti climatici.

“Per contrastare concretamente i cambiamenti climatici – spiegano Gianluca Boeri, Presidente di Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale – Coldiretti ha elaborato insieme a Federforeste e Assofloro il progetto di piantare milioni di alberi nell’arco dei prossimi anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane, anche per far nascere le cosiddette foreste urbane. In questo modo ci proponiamo di creare una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali”. Un obiettivo importante, che possiamo raggiungere solo “sostenendo il settore florovivaistico nazionale – continuano Boeri e Rivarossa – oggi fortemente colpito dai rincari energetici, contro i quali abbiamo già ottenuto dal Ministero lo stanziamento di 25 milioni di euro a favore delle imprese.

“Con una differente politica del verde pubblico – concludono il Presidente ligure e il Delegato confederale – potremmo affrontare meglio anche l’aumento esponenziale dei costi dell’energia che si è verificato quest’anno. Proprio per questo, dobbiamo usare i fondi per gli accordi di filiere con l’utilizzo di piante italiane per creare valore e bellezza sui territori, nelle grandi città come nei piccoli comuni, limitando così anche lo spopolamento dei borghi rurali. Fenomeno che, purtroppo, interessa anche l’entroterra della nostra regione e acuisce la situazione di solitudine delle aziende agricole, aumentando altresì la tendenza allo smantellamento non solo dei servizi, ma anche dei presidi e delle forze di sicurezza presenti sul territorio”.

In questo scenario, la Liguria e il suo capoluogo vivono anche un primato virtuoso. Secondo uno studio di OpenPolis pubblicato dal Ministero della Transizione Ecologica, infatti, Genova è la Città Metropolitana con la più alta quota del proprio territorio ricoperto di alberi (72%). Sulla base di quanto registrato dai dati Istat 2021, infatti, attualmente Genova è la città italiana – tra quelle metropolitane (14 in totale) – con maggior presenza di verde entro il proprio territorio. La Città Metropolitana di Genova ha circa 105 metri quadri di verde urbano per abitante, a fronte di una media nazionale di poco al di sotto dei 34. Si parla di un totale di 132.613 ettari di superficie arborea rispetto ad un’estensione totale di 183.375 ettari. Al suo interno, infatti, si trovano boschi (52%), aree dedicate all’agricoltura (16%) e al verde urbano (2%) e altre aree verdi (0,4%), tra cui anche terreni ancora inutilizzati. Ma non solo: è tuttora in corso un nuovo piano del verde, in base al quale è prevista la piantumazione di ben 20mila alberi in più rispetto alla situazione attuale.

 

TRENTINO ALTO ADIGE, FAO: +11% PREZZO CEREALI A VALANGA SU LATTE E CARNE

I prezzi dei cereali ad ottobre sono aumentati a livello mondiale dell’11% rispetto allo scorso anno e del 3% rispetto al mese precedente anche per effetto delle incertezze rispetto all’accordo tra Russia e Ucraina per il passaggio delle navi sul Mar Nero. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dell’Indice prezzi della Fao ad ottobre. 

Ad aumentare rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – afferma Coldiretti Trentino Alto Adige – sono anche i prodotti dell’allevamento come la carne (+5,7%) e quelli lattiero caseari (+15,3%) che utilizzano cereali per l’alimentazione. In Italia a causa dell’aumento dei costi quasi una stalla su dieci (9%) è in una situazione così critica da portare alla chiusura, con rischi per l’ambiente, l’economia e l’occupazione ma anche per la sopravvivenza del patrimonio agroalimentare Made in Italy, a partire dai suoi formaggi più tipici, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Crea. 

A strozzare gli allevatori italiani è una esplosione delle spese di produzione in media del +60% legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità necessaria ad alimentare anche i sistemi di mungitura e conservazione del latte. Particolarmente drammatica la situazione delle stalle di montagna dove il caro bollette sta costringendo aziende a chiudere ed abbattere gli animali, con un calo stimato della produzione di latte del 15% che impatta sulla produzione dei formaggi di alpeggio. 

Ma a rischio c’è l’intero patrimonio caseario tricolore con 580 specialità casearie tra 55 Dop (Denominazione di origine controllata) e 525 formaggi tipici censiti dalle Regioni che ha regalato all’Italia la leadership a livello europeo davanti alla Francia, la patria del camembert che, come affermava De Gaulle, ha più formaggi che giorni nel calendario. 

“Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado” afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adigene Gianluca Barbacovi nel sottolineare che “la chiusura di un’azienda zootecnica significa anche che non riaprirà mai più, con la perdita degli animali e del loro patrimonio genetico custodito e valorizzato da generazioni di allevatori. Per questo – conclude Barbacovi– è necessario intervenire subito per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro, anche con accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione”.

 

PUGLIA, CALDO: SUI BANCHI ARRIVANO LE TARDIZIE

Primi 10 mesi 2022 i più bollenti di sempre (+1,07°)

Nell’anno più caldo di sempre con le temperature dei terreni ancora molto alte, arrivano le tardizie come le melanzane che continuano ad entrare in produzione, a stagione ufficialmente conclusa. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, quando sui banchi del mercato di Campagna Amica di Piazza del Ferrarese a Bari sono abbondanti prodotti che continuano a maturare fuori stagione, a causa dei cambiamenti climatici in atto.  

 Preoccupa molto l’allungamento della fase vegetativa delle piante a causa del caldo perdurante fuori stagione – sottolinea la Coldiretti regionale – con il rischio di far ripartire le fioriture, con il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile successivo abbassamento delle temperature e la conseguente diminuzione del potenziale produttivo delle coltivazioni.

La tendenza al surriscaldamento è dunque evidente in Italia dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine – precisa la Coldiretti – il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.  Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli promuovendo l’uso razionale dell’acqua, l’innovazione tecnologica per la riduzione dell’impatto ambientale, l’economia circolare con la produzione di energie rinnovabili come biogas e biometano e lo sviluppo del fotovoltaico sui tetti senza consumo di terra fertile, aggiunge Coldiretti.

Con le temperature così alte fuori stagione per gli ortaggi e le semine – denuncia Coldiretti Puglia – sono balzati alle stelle i costi di carburante per l’irrigazione e in difficoltà per l’allarme siccità fuori stagione sono in realtà tutte le colture in campo a causa della maturazione contemporanea degli ortaggi, come cime di rape, cicorie e finocchi pronti alla raccolta già ad ottobre con i prezzi in campo in discesa libera.

Una situazione preoccupante – sottolinea la Coldiretti Puglia – dopo che nel 2022 in Puglia la siccità ha causato un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi, ma anche la maturazione contemporanea delle diverse varietà di frutta e ortaggi, come ciliegie e asparagi, dove le primizie e le varietà tardive sono maturate praticamente assieme, invadendo il mercato che non ha assorbito le produzioni. Ma gli effetti sono stati evidenti anche sul settore olivicolo, con il caldo durante la fioritura e la siccità che hanno compromesso l’allegagione, con una stima di un calo sensibile della produzione di olive del 50% in Puglia. 

Ma nelle campagne gli effetti si fanno sentire anche – precisa la Coldiretti Puglia – per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture ancora in campo, come avviene peraltro nelle città dopo sono ancora diffuse zanzare e mosche. Una conferma del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti regionale – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che quest’anno – conclude la Coldiretti Puglia – superano già i 300 milioni di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale.

 

LIGURIA, COSTI RADDOPPIATI, ARRIVA PIANO PESCA: 1 MLD EURO CONTRO CARO ENERGIA

Raddoppiano i costi per le imbarcazioni a causa di guerra e caro energia, ma c’è uno spiraglio: arriva il via libera ai fondi europei per aumentare la competitività e la sostenibilità della pesca nazionale. La Commissione UE adotta per l’Italia il Piano del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (Feampa), che destina al settore ittico tricolore quasi un miliardo di euro per i prossimi sei anni (2021-2026). Di questi, circa la metà dei fondi andrà alla pesca sostenibile, mentre oltre un terzo dei fondi sarà destinato all’acquacoltura, alla trasformazione e alla commercializzazione del pesce.

“Un annuncio importante – commenta Daniela Borriello, Responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria – per un settore che sta attraversando un momento di difficile crisi a causa dell’esplosione dei costi energetici”. Il prezzo medio del gasolio per la pesca, infatti, è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno, costringendo i pescherecci liguri a navigare in perdita o a tagliare le uscite. Un problema importante, soprattutto se si tiene in conto che oltre la metà dei costi sostenuti dalle aziende ittiche è rappresentata proprio dal carburante. Tutto ciò, inoltre, ha favorito le importazioni di pesce straniero, il cui valore – secondo un’analisi Coldiretti sui dati Istat – è aumentato del 27% nei primi sette mesi del 2022. Un trend che, purtroppo, va a peggiorare ulteriormente una situazione in cui la produzione nazionale di pesce ammonta a circa 180mila tonnellate, mentre le importazioni di pesce fresco e congelato sono di circa 840mila tonnellate l’anno.

In questo scenario, però, per la nostra regione si scorge qualcosa di positivo: la Liguria, infatti, “sarà premiata con una dotazione di risorse maggiori rispetto alla precedente programmazione – continua Borriello – e questo perché è una delle poche regioni italiane ad aver sempre speso in maniera ottimale tutta la dotazione ricevuta in ogni programmazione”.

A pesare, però, sono anche le scelte dell’Unione Europea, che hanno portato a “una riduzione dell’attività di pesca per la pesca a strascico, il segmento più produttivo della flotta peschereccia nazionale, a poco più di 120 giorni – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – vale a dire un terzo delle giornate annue. Tutto questo ha portato di fatto la pesca a strascico sotto la soglia della sostenibilità economica, con il risultato che nello spazio di una generazione la flotta italiana si è ridotta di un terzo”. Fortunatamente, però, in questo caso la pesca a strascico per la Liguria mantiene comunque dei buoni numeri, impegnando circa il 30% delle quasi 500 imbarcazioni.

 

PUGLIA, COP27: DA PNRR 446MILA ALBERI ENTRO IL 2024

Con maltempo cresce emergenza piante pericolanti

Contro i cambiamenti climatici che fanno danni e vittime arrivano 446mila nuovi alberi con i fondi del Pnrr per creare corridoi verdi fra città e campagne, mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d’acqua e ripulire l’aria inquinata dallo smog. A ricordarlo è Coldiretti Puglia, in occasione del Cop 27 in Egitto, proprio quando l’arrivo del maltempo porta eventi estremi come tornado, nubifragi e trombe d’aria che si abbattono su una situazione diffusa di degrado dovuto alla mancanza di manutenzione del verde pubblico che ha richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco in Puglia per ben 2322 emergenze per la presenza di alberi pericolanti nelle città, sulla base del rapporto 2021.

Le piante – evidenzia Coldiretti – cadono per la scelta di essenze sbagliate per il clima, il terreno o la posizione, ma anche per gli errori sulle dimensioni e sul rispetto delle distanze per un corretto sviluppo delle radici, sul quale pesa soprattutto la mancanza di manutenzione adeguata con potature eseguite senza la necessaria professionalità.

Con le risorse del PNRR saranno piantati 446mila alberi entro il 2024 nella città metropolitana di Bari – 41 comuni in cui vivono più di 1.224.756 di abitanti – per contrastare – spiega Coldiretti Puglia – l’inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, oltre alla necessità di far rifiorire in tutta la Puglia città, giardini, aree pubbliche e private per combattere lo smog e gli effetti dei cambiamenti climatici.

Ma i cambiamenti climatici, con il 2022 che si classifica fino ad ora in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura nei primi dieci mesi del 2022 addirittura superiore di +1,07 gradi rispetto alla media storica secondo dati Isac Cnr, hanno anche favorito la proliferazione di parassiti spesso arrivati dall’estero che – continua la Coldiretti Puglia – ha conseguenze catastrofiche sul verde, ma anche sulla sicurezza, con problemi di stabilità degli alberi. Una situazione sulla quale occorre intervenire con una gestione professionale, che preveda il ricorso alla figura del manutentore del verde con idonea qualifica, anche attraverso la rivalutazione del ruolo degli agricoltori così come previsto dalla legge di orientamento che consente ai Comuni di delegare la manutenzione agli imprenditori agricoli ed evitare così una gestione improvvisata che mette in pericolo i cittadini.

Per mantenere l’impegno a contrastare i cambiamenti climatici bisogna intervenire in modo strutturale sugli ambienti metropolitani – afferma Coldiretti Puglia –  ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato considerato che in Puglia la dotazione di verde urbano che nella maggior parte delle città non supera i 10 metri quadrati per abitante con una situazione preoccupante per i grandi centri dove si oscilla dai 9,2 di Bari ai 9 di Foggia, dai 14,4 metri quadrati di Taranto ai 9,6 di Lecce fino agli 11,9 metri quadrati a Brindisi, secondo l’Istat.

Il criterio ispiratore del lavoro è “piantare l’albero giusto al posto giusto”, tenendo conto delle specificità territoriali e puntando esclusivamente su piante e fiori Made in Italy, con le aziende florovivastiche  che vanno sostenute dopo l’esplosione dei costi energetici che ha investito un settore cardine per l’economia con le spese per i vivai in media raddoppiate (+95%) con punte che vanno dal +250% per i fertilizzanti al +110% per il gasolio o il +1200% per il metano per il riscaldamento delle serre, secondo l’analisi Coldiretti. Ma gli incrementi colpiscono anche gli imballaggi – continua Coldiretti regionale – dalla plastica per i vasetti dei fiori (+72%) al vetro (+40) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati. E sono esplose anche le spese di trasporto – conclude Coldiretti – in un paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma.

 

CUNEO, BIRRA: CONSUMI TRIPLICATI IN 10 ANNI

+200% costi energetici dai campi al boccale

Triplicati i birrifici artigianali negli ultimi dieci anni e record di esportazioni con una crescita del +12%: è il successo della birra Made in Italy, oggi minacciato dall’esplosione dei costi che colpisce tutta la filiera con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana sulla base dei dati ISTAT nei primi sette mesi dell’anno, in occasione della Giornata nazionale della birra 100% Made in Italy che si celebra nella sede nazionale di Coldiretti a Roma con il Presidente Coldiretti Ettore Prandini, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e forestale Francesco Lollobrigida e il Presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana, il cuneese Teo Musso, titolare del birrificio agricolo Baladin.

In questo scenario è necessario sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana – affermano Coldiretti e il Consorzio – con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, sui posti di lavoro e sui consumi. Fino ad ora i birrifici artigianali hanno assorbito quasi del tutto l’incremento dei costi e solo una piccolissima parte sta pesando sui prezzi al dettaglio. Ma se i costi non dovessero scendere – spiegano Coldiretti e il Consorzio – diverse aziende rischiano di chiudere definitivamente o di dover sospendere la produzione per almeno tentare di ridurre le perdite.

La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti e Consorzio di tutela è quindi strategica per garantire da un lato l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari.

Fondamentale per la filiera della birra dal campo alla tavola è anche il sistema nazionale di invasi proposto dalla Coldiretti per conservare l’acqua quando è abbondante o addirittura troppa e la possa poi redistribuire ai campi e agli agricoltori nei periodi di maggiore siccità come quello appena affrontato la scorsa estate.

“La valorizzazione della filiera è il punto cruciale che la birra artigianale deve portare avanti in modo sempre più deciso per avere una forte identità sia sul mercato nazionale che come vero Made in Italy nel mondo contribuendo allo sviluppo di un comparto che ha bisogno di crescere” sottolinea Teo Musso, Presidente del Consorzio della birra italiana nato con l’appoggio di Coldiretti per rappresentare il meglio delle produzioni artigianali della Penisola.

“Il successo della birra italiana dimostra la capacità innovativa dei nostri imprenditori di investire e conquistare nuovi settori valorizzando le qualità e la biodiversità del Made in Italy” afferma il Presidente di Coldiretti Cuneo Enrico Nada nel sottolineare che “a fare da traino al successo della birra Made in Italy sono proprio quelle artigianali realizzate con ingredienti particolari o realizzate senza pastorizzazione e microfiltrazione per esaltare la naturalità di un prodotto orientato sempre più verso un consumo di alta qualità con quasi un quinto del mercato realizzato da birre speciali ad alto valore aggiunto”.

 

ALESSANDRIA, NO A CIBO SINTETICO: “NON FARCI MANGIARE DA PRODOTTI FRANKENSTEIN”

Tutelare le eccellenze italiane e la dieta mediterranea. Troppe fake news sugli allevamenti

Contrastare in ogni modo il proliferare della carne finta. E’ la battaglia intrapresa da Coldiretti, Fondazione Campagna Amica, Filiera Italia e World Farmers Markets Coalition.

Ben 7 italiani su 10 (68%) non si fidano del cibo creato in laboratorio con cellule staminali in provetta. E’ quanto emerge dall’indagine di Coldiretti/Ixè realizzata in occasione dell’avvio della petizione mondiale per fermare lo sbarco a tavola del cibo sintetico che ha già raccolto l’adesione di politici e scienziati.

Anche in provincia di Alessandria sono già centinaia le persone che hanno firmato per dire #noalcibosintetico: rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico, ma soprattutto tanti consumatori, determinati a non farsi mangiare dal cibo di Frankenstein.

Un allarme sui prodotti realizzati in laboratorio che purtroppo è confermato dai numeri per un fenomeno rischia di dilagare. Serve, dunque, una comunicazione corretta al consumatore che solo Coldiretti può fare. Soprattutto attraverso la rete dei mercati di Campagna Amica che garantiscono un rapporto diretto tra produttore e consumatore.

Dove è possibile firmare? Negli uffici Coldiretti, nei mercati dei produttori di Campagna Amica, negli agriturismi Terranostra e nelle svariate occasioni di presenza capillare sul territorio, dalle manifestazioni alle rassegne dedicate alle tipicità locali.

“Le multinazionali del cibo in provetta stanno cercando di imporre al mercato la carne prodotta in laboratorio, il latte ‘senza mucche’ fino ad arrivare al pesce senza mari, laghi e fiumi. Un cibo sintetico che rischia di inondare in breve tempo il mercato europeo poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Per questo è importante l’impegno di tutti, nessuno escluso. Dobbiamo sensibilizzare i cittadini, valorizzando il cibo naturale e la biodiversità. L’attenzione sulle bugie sul cibo in provetta confermano la precisa strategia delle multinazionali che, con abili operazioni di marketing, puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. Tutto questo è vergognoso e inaccettabile!”

Ecco perché è importante e necessario smentire dati alla mano le troppe fake news sugli allevamenti. Sono anni che si rimpallano le accuse sulla zootecnia. Forse un modo per preparare la strada alla carne finta? Facendo leva su benessere degli animali e ambiente si punta infatti a spingere verso un’alimentazione “monstre”.

Cerchiamo di sfatare le più comuni fake sugli allevamenti bovini e sul loro impatto sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.

Terreno prezioso sottratto? Uno studio realizzato da Coldiretti e Assocarni ricorda che una delle accuse ricorrenti è che gli allevamenti consumano suolo prezioso. Ma è davvero così?

In realtà 2/3 delle terre nel mondo sono marginali e non possono perciò essere coltivate. E dunque l’allevamento al pascolo è l’unico modo per produrre cibo su quei terreni ed evitarne così l’abbandono con tutte le conseguenze che la desertificazione provoca.

Inoltre i bovini per l’86% si alimentano di cellulosa che proviene da piante che non danno prodotti per l’alimentazione umana. E infine gli allevamenti “producono” il letame necessario anche per le coltivazioni biologiche. In questo modo si può produrre senza utilizzare concimi chimici.

Altra fake: gli allevamenti consumano troppa acqua. Anche in questo caso i numeri non tornano. Non è vero che per produrre 1 kg di carne servono 15mila litri di acqua.

Il 94% viene restituita sotto forma di evapotraspirazione, solo il 3% viene effettivamente prelevato dalle falde o dalle fonti superficiali e il resto 3% è destinato alla depurazione.

E, infine, il metano che appartiene comunque al ciclo biogenico e che in ogni caso viene smaltito in dieci anni, i residui dei combustibili fossili invece si accumulano e restano per mille anni. Agli allevamenti si deve dunque solo il 3% delle emissioni.

Ed è bene anche ricordare che gli allevamenti non producono solo carne, ma anche prodotti che alimentano altre importanti filiere dal latte alle pelli, fino ai cosmetici, pet food, biogas e biometano.

“Dietro il business della carne in provetta si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale e a minare le basi della dieta mediterranea e di una sana alimentazione che l’Unione Europea a parole difende. La carne è un elemento fondamentale della Dieta Mediterranea, che rappresenta un modello dell’alimentazione sostanzialmente per due criteri: varietà ed equilibrio dei principi nutritivi. E’ dunque un elemento basilare per una sana nutrizione grazie alla quale gli italiani sono tra i popoli più longevi del mondo”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

 

NOVARA-VCO, CARNE: NO AL CIBO IN PROVETTA DA 7 ITALIANI SU 10

Occorre valorizzare la storica razza Piemontese

Ben 7 italiani su 10 (68%) non si fidano del cibo creato in laboratorio con cellule staminali in provetta. E’ quanto emerge dall’indagine di Coldiretti/Ixè realizzata in occasione dell’avvio della petizione mondiale per fermare lo sbarco a tavola del cibo sintetico, promossa da Coldiretti e Filiera Italia, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe.

“Una vergogna il fatto che le multinazionali del cibo in provetta approfittino della crisi per imporre sui mercati «cibi Frankenstein», come la carne prodotta in laboratorio. Il Piemonte è la patria della carne, culla, oltretutto, della storica razza Piemontese, che rappresenta una tradizione alimentare unica, oltre ad essere un grande patrimonio da tutelare dal punto di vista della biodiversità, dell’ambiente e dell’economia. Ricordiamoci che quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio e di ottimi prodotti da portare in tavola, ma soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento ed il degrado dei territori in zone svantaggiate”. E’ stato spiegato da Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino con delega regionale al settore zootecnico da carne, in occasione dell’apertura della 42° Mostra Nazionale della Razza Bovina Piemontese, svoltasi dal 4 al 6 novembre, presso il MIAC a Cuneo.

“E’ un comparto fondamentale per l’economia del nostro territorio poiché il Piemonte, con oltre 500 mila capi, è la prima regione d’Italia per la zootecnia da carne con un fatturato di oltre 600 milioni di euro – fanno notare il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e il Direttore Luciano Salvadori – Per questo servono azioni concrete e progettualità economiche per il rilancio del comparto zootecnico da carne e, soprattutto, della Razza Piemontese che vive, ormai da troppo tempo, una grave crisi con conseguenze disastrose sia per gli addetti diretti e le loro famiglie, sia per l’indotto generato, ma anche per l’ambiente e per il territorio che rischia di perdere chi per primo si occupa del suo mantenimento”.

E’ possibile firmare la petizione per dire “NO al cibo sintetico” presso tutti gli uffici Coldiretti Novara-Vco, nei mercati di Campagna Amica e negli agriturismi di Terranostra.

 

REGGIO EMILIA, AGRITURISMO VERSO IL FUTURO

Si è svolta questa mattina a Reggio Emilia l’Assemblea provinciale di Terranostra, l’associazione degli agriturismi di Campagna Amica – Coldiretti, convocata per aggiornare lo statuto dell’associazione e recepire le modifiche già apportate a livello nazionale.

«Quello di oggi – dichiara Terranostra Reggio Emilia – è un momento estremamente importante che si rende necessario per avere un’associazione più moderna e al passo con i tempi, anche a fronte del cambiamento dello scenario turistico legato alle dinamiche che caratterizzano le nuove scelte dei consumatori. In quest’ottica, le modifiche statutarie perseguono l’obiettivo di far crescere l’associazione dal punto di vista politico, istituzionale e operativo, valorizzando al massimo le attività di protezione ambientale e il turismo green».

Terranostra – ricorda Coldiretti – è l’unica associazione nel suo genere che può vantare il riconoscimento ministeriale di associazione ambientalista.

L’Assemblea ha permesso l’introduzione nello Statuto di strumenti che consentiranno di valorizzare la componente green e tutte le attività di tutela e protezione ambientale realizzate dagli agriturismi sul territorio.

L’Associazione Terranostra ha inserito il Codice di Comportamento, dimostrando ancora una volta il valore e la rilevanza che la trasparenza assume sia per Coldiretti, sia per l’Associazione nel rapporto con enti/amministrazioni locali e con i cittadini.

L’incontro è stata l’occasione per presentare progetto di rilievo per le attività future delle aziende agricole agrituristiche quali nuovi progetti di formazione, l’implementazione della strategia di comunicazione tramite social, il cicloturismo, lo sviluppo a livello territoriale di collaborazioni con nuovi partner nell’ottica di fare rete per la crescita di un sistema turistico ricettivo all’interno del quale il vero agriturismo italiano di Campagna Amica e Terranostra può rivestire il ruolo di perno centrale.

 

COMO-LECCO, COP27: CON CORSI D’ACQUA E PO IN SECCA RISCHIA 1/3 MADE IN ITALY

Con la siccità che asseta i corsi d’acqua nel nord Lombardia e il fiume Po in secca rischia 1/3 del Made in Italy a tavola che si produce proprio nella food valley della Pianura Padana, dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale. E’ quanto afferma Coldiretti Como Lecco in riferimento all’allarme lanciato dall’ex presidente americano e attivista per l’ambiente Al Gore, parlando alla Cop27 a Sharm El Sheikh, che ha citato proprio la secca del Po per sottolineare gli effetti dei cambiamenti del climatici nel mondo. Il livello del più grande fiume italiano alla confluenza del Ticino – spiega Coldiretti – si trova a -2,56 metri rispetto allo zero idrometrico con le rive ridotte a spiagge di sabbia.

Dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dai grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ai salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello fino alla frutta e alla verdura la produzione della Pianura Padana – sottolinea la Coldiretti – rappresenta la punta di diamante del Made in Italy alimentare in Italia e nel mondo.

Un patrimonio messo a rischio dalla situazione di scarsità di acqua in un 2022 che – evidenzia Coldiretti – si classifica fino ad ora in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura nei primi dieci mesi addirittura superiore di +1,07 gradi rispetto alla media storica, e precipitazioni ridotte di oltre 1/3, secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr. Mentre l’aumento delle temperature è stato accompagnato dall’esplosione degli eventi estremi nel 2022 con una media di oltre 9 al giorno sulla Penisola tra siccità, bombe d’acqua, nubifragi, tempeste di vento, trombe d’aria e violente grandinate che hanno provocato danni all’agricoltura nazionale per un valore che supera già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale

Una conferma del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi e prolungati periodi di siccità che compromettono le coltivazioni nei campi e mettono a rischio – continua Coldiretti – la sovranità alimentare dell’intero Paese.

“Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare” afferma il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi nel sottolineare la strategicità in questo momento storico del progetto invasi elaborato da Anbi e Coldiretti. “L’agricoltura – conclude Trezzi – è infatti l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”.

 

VERCELLI-BIELLA, CARNE: NO AL CIBO IN PROVETTA DA 7 ITALIANI SU 10

Occorre valorizzare la storica razza Piemontese

Ben 7 italiani su 10 (68%) non si fidano del cibo creato in laboratorio con cellule staminali in provetta. E’ quanto emerge dall’indagine di Coldiretti/Ixè realizzata in occasione dell’avvio della petizione mondiale per fermare lo sbarco a tavola del cibo sintetico, promossa da Coldiretti e Filiera Italia, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe.

“Una vergogna il fatto che le multinazionali del cibo in provetta approfittino della crisi per imporre sui mercati «cibi Frankenstein», come la carne prodotta in laboratorio. Il Piemonte è la patria della carne, culla, oltretutto, della storica razza Piemontese, che rappresenta una tradizione alimentare unica, oltre ad essere un grande patrimonio da tutelare dal punto di vista della biodiversità, dell’ambiente e dell’economia. Ricordiamoci che quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio e di ottimi prodotti da portare in tavola, ma soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento ed il degrado dei territori in zone svantaggiate”. E’ stato spiegato da Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino con delega regionale al settore zootecnico da carne, in occasione dell’apertura della 42° Mostra Nazionale della Razza Bovina Piemontese, svoltasi dal 4 al 6 novembre, presso il MIAC a Cuneo.

“E’ un comparto fondamentale per l’economia del nostro territorio poiché il Piemonte, con oltre 500 mila capi, è la prima regione d’Italia per la zootecnia da carne con un fatturato di oltre 600 milioni di euro – fanno notare il Presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole e il Direttore Luciano Salvadori – Per questo servono azioni concrete e progettualità economiche per il rilancio del comparto zootecnico da carne e, soprattutto, della Razza Piemontese che vive, ormai da troppo tempo, una grave crisi con conseguenze disastrose sia per gli addetti diretti e le loro famiglie, sia per l’indotto generato, ma anche per l’ambiente e per il territorio che rischia di perdere chi per primo si occupa del suo mantenimento”.

E’ possibile firmare la petizione per dire “NO al cibo sintetico” presso tutti gli uffici Coldiretti Vercelli-Biella, nei mercati di Campagna Amica e negli agriturismi di Terranostra.

 

FIRENZE, UNGULATI: CON CENTRO SOSTA NASCE ANCHE MARCHIO “FILIERA SELVAGGINA” 

“Il centro di sosta per la selvaggina, in particolare ungulati, garantirà trasparenza alle carni cacciate che potranno essere commercializzate attraverso i canali della Cooperativa Agricola Firenzuola in assoluta sicurezza e nel rispetto di tutti gli adempimenti in materia di sicurezza ed igiene, tracciabilità senza dimenticare la sicurezza negli ambienti di lavoro. Grazie alla progettazione del disciplinare per un marchio dedicato alla filiera della selvaggina si apre una nuova prospettiva per il Mugello anche alla luce dell’emergenza ungulati” è il commento di Coldiretti Firenze Prato in merito alla prossima entrata in funzione del centro di sosta per la selvaggina cacciata. 

Il progetto, fortemente voluto anche dalla Regione Toscana e dalle Associazioni dei cacciatori, è stato realizzato dall’Unione Montana dei Comuni del Mugello sulla base di un accordo sottoscritto nel 2015 con Città metropolitana di Firenze e A.T.C. Firenze-Prato. 

Coldiretti Firenze Prato ha collaborato attivamente alla definizione del flusso di filiera che gestisce, passo dopo passo, il percorso dell’animale cacciato dall’abbattimento all’ingresso della carcassa al centro di stoccaggio alla macellazione per poi chiudere la filiera con la la gestione dei Rifiuti e commercializzazione. “Dalla commercializzazione della carne di cinghiali, daini e caprioli in particolare, che rappresentano la più grande minaccia nelle campagne insieme ai cambiamenti climatici, ci aspettiamo una risposta in termini di migliore gestione faunistica venatoria e al rischio Psa – spiega Coldiretti Firenze Prato – Gestione che potrà avvenire con l’ausilio delle Guardie Giurate Venatorie Volontarie di Coldiretti formate dalla nostra associazione che collaboreranno con la Polizia Provinciale. La presenza del Centro di sosta a Borgo San Lorenzo, di uno periferico e uno itinerante così come di un disciplinare riconoscibile da un marchio sono elementi di straordinario valore di un progetto che ambisce a diventare un modello a livello nazionale. Il tutto si sposa alla sostenibilità piena di un territorio che tanto spinge e si impegna verso questi temi con risultati evidenti ma talvolta non riconosciuti”. 

La nuova struttura – spiega la Regione Toscana – consentirà ai cacciatori di conferire qui la selvaggina, essenzialmente ungulati come cinghiali, daini, caprioli, indipendentemente dagli orari di apertura del Centro carni che è attiguo e comunicante, avendo a disposizione un’entrata separata dall’impianto principale. Nel centro sosta i cacciatori cureranno le operazioni preliminari sugli animali, secondo un flusso preciso ed inequivocabile studiato appositamente, lasciandoli poi in un ambiente protetto e refrigerato a disposizione del veterinario dell’Azienda sanitaria che ne verificherà l’idoneità alla lavorazione da parte della Cooperativa agricola Firenzuola che gestisce il centro Carni Mugello, e alla commercializzazione secondo le normative in vigore.

 

 

MANTOVA, ALLA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO AGRICOLTORI CUSTODI DEL CREATO

Sono gli agricoltori “custodi del Creato e coltivatori del giardino di cui mangeranno i frutti”, come li chiama il vescovo di Mantova mons. Marco Busca alla 72ª Giornata del Ringraziamento di Coldiretti, i responsabili della nuova alleanza con il territorio e con la natura per un nuovo modello produttivo, più attento, sostenibile, “in contrapposizione con le agromafie”.

Dal lavoro in agricoltura ai rischi della guerra “che rischia di affamare il mondo”, fino all’alleanza con il consumatore che con le proprie scelte può sostenere la buona agricoltura contro lo sfruttamento del terreno e della manodopera, mons. Busca mette in guardia dai rischi di scelte che penalizzano l’ambiente, la sostenibilità, la crescita nella mattinata che Coldiretti Mantova dedica alla Giornata del Ringraziamento, al Santuario della Beata Vergine delle Grazie, alla quale hanno partecipato gli agricoltori e gli allevatori di Coldiretti, guidati dal presidente Paolo Carra e dal Direttore Erminia Comencini.

È l’occasione, insieme alla consegna del cibo del territorio e alla benedizione da parte del vescovo Busca dei trattori e dei mezzi agricoli, per raccogliere le firme contro il cibo sintetico e di riflettere sull’andamento di un’annata agraria che si è sviluppata fra difficoltà climatiche, boom dei costi di gestione, incertezze legate all’economia mondiale.

Ma dal palco “agricolo” sul quale si sono schierati il prefetto Gerlando Iorio, il questore Giannina Roatta, il presidente della provincia Carlo Bottani, diversi sindaci e rappresentanti istituzionali del territorio, i parlamentari Elena Bonetti e Antonella Forattini, il consigliere regionale Alessandra Cappellari, i comandanti provinciali dei Carabinieri Vincenzo Di Stefano e della Guardia di Finanza Andrea Antonioli, il presidente Paolo Carra riconosce l’entusiasmo dei giovani, fondamentali per un futuro tecnologico, sostenibile e orientato all’export dell’agricoltura mantovana, sollecitando la politica ad assecondare il mondo agricolo nella missione di rinnovamento.

Dalle istituzioni sono giunti messaggi chiari. L’attenzione alla sperimentazione per migliorare le rese e l’impatto ambientale (il presidente dell’Amministrazione Provinciale, Carlo Bottani), lo sguardo al lavoro, alla formazione, alla sicurezza (il prefetto Iorio), l’esigenza di un nuovo welfare e di una formazione al passo con l’innovazione (l’on. Elena Bonetti), la necessità di assecondare gli investimenti in agricoltura (l’on. Antonella Forattini), una più profonda attenzione ai giovani (il consigliere regionale Alessandra Cappellari). 

In una provincia ad alta vocazione agricola e alimentare come Mantova, Coldiretti guarda avanti, con l’impegno di “fare di più, garantire la qualità, sostenere l’export, gestire al meglio le risorse naturali e finanziarie”. E lo dimostra la presenza dei consorzi di bonifica, del Parco del Mincio e dei molti agricoltori e cittadini in una giornata di sole al Santuario delle Grazie.

 

 

Appuntamenti

ABRUZZO, DUECENTO PENSIONATI IN ASSEMBLEA AD ATRI

Alla scoperta dei valori nutrizionali dalle ricette antiche e delle tradizioni contadine

“La tutela della terza età dai campi alla tavola” è il titolo dell’incontro promosso da Coldiretti Abruzzo in collaborazione con Coldiretti Senior e il corso di laurea in scienze dell’alimentazione e della salute dell’università Gabriele d’Annunzio. L’appuntamento è previsto domani martedì 8 novembre alle 10.00 nel teatro comunale di Atri, in piazza Duomo, alla presenza di decine di agricoltori provenienti da tutte le province per un confronto sull’importanza della tradizione contadina nella trasmissione della buona e corretta alimentazione. Saranno presenti, il presidente regionale di Coldiretti Silvano Di Primio, il direttore regionale Roberto Rampazzo, il presidente regionale dei Senior Romeo Pulsoni e il presidente nazionale Giorgio Grenzi, oltre alla presidente di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani e al delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Giuseppe Scorrano che lancerà la petizione contro il cibo sintetico.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco Piergiorgio Ferretti e dei vertici di Coldiretti, il seminario curato dall’università e moderato dal professor Angelo Cichelli, presidente del corso di laurea in scienze dell’alimentazione e salute, in cui si alterneranno i professori Liborio Stuppia, presidente Scuola di medicina e scienze della Salute Università d’Annunzio, Tiziana Pietrangelo con una interessante relazione sul “Valore nutrizionale delle ricette abruzzesi, dai sapori antichi alla ricerca scientifica” e Ester Vitacolonna con un intervento su “L’alimentazione tra salute e buona tavola”.

Al termine, le conclusioni di Giorgio Grenzi, presidente nazionale di Coldiretti Senior, sulle problematiche relative alla categoria dei coltivatori pensionati.

 

SARDEGNA, COLDIRETTI DONNE: DOMANI FÉMINAS: PREMIO DELLE DONNE PER LE DONNE

Saranno premiate domani (8 novembre) a Oristano le otto Fèminas di Coldiretti Donne Impresa, il premio delle donne per le donne. Giunta alla sua sesta edizione, il premio ideato e promosso da Coldiretti Donne Impresa Sardegna, è un premio a categorie riservato alle donne sarde che si distinguono nel proprio campo di competenza. Donne determinate con storie importanti, fatti di sacrifici, scelte difficili, generosità che realizzano i propri sogni e aiutano a realizzare quelli degli altri spesso a fari spenti, lontane dai grandi riflettori.

La cerimonia di premiazione si terrà domani mattina a cominciare dalle 10.30 al Ros’e Mari Farm & Greenhouse in località Pauli Cannedu a Donigala Fenughedu, frazione di Oristano. 

Nella edizione dello scorso anno furono premiate il medico Alessandra Napoleone nella categoria Scienza: cagliaritana, cardio anestesista, primaria in reanimazione al Brotzu di Cagliari, che da 15 anni collabora anche con l’associazione Emergency con diverse missioni in Africa; il vice presidente della Giunta regionale Alessandra Zedda nella categoria Istituzioni: l’impegno politico non l’ha distolta da quello in difesa delle donne vittime di violenza che l’ha portata a fondare anche un’associazione “Divieto di femminicidio”. È anche prima firmataria della legge regionale (n. 33 del 2 agosto 2018) “Reddito di libertà” che prevede l’erogazione di un sussidio economico destinato alle donne vittime di violenza; l’Associazione Donna Ceteris nella categoria Sociale: una delle prime associazioni nate in Italia e in Sardegna che si occupa di supporto in caso di violenza. Dal 2000 “Centro antiviolenza” con operatrici che assicurano uno spazio sicuro e protetto; le sorelle Melis dell’azienda agricola Eminas nella categoria Agricoltura: sorelle di Mamoiada che, rompendo una consuetudine culturale e famigliare, prendono le redini dell’azienda vitivinicola di famiglia storicamente guidata dagli uomini di casa; l’atleta Giulia Saiu nella categoria Sport: 18 anni di Villacidro, atleta del Triathlon. Dopo aver conquistato a settembre 2020 il titolo di Campionessa Europea, lo scorso anno si è confermata la migliore tra le sue pari età, conquistando a Extremadura, in Spagna, il titolo di Campionessa del Mondo Junior di Cross Triathlon; la compagnia Lucido Sottile nella categoria Arte e Spettacolo: Michela Sale e Tiziana Troja, dal 2003 dirigono la compagnia Lucido Sottile. Insieme si occupano di teatro, danza, cinema, musica; sono presentatrici ma anche attrici, nonché “polemiste” e intrattenitrici, i loro interventi sono molto spesso dedicati al mondo femminista con messaggi portati anche fuori dai confini europei; l’artigiana della tessitura Mariantonia Urru nella categoria Tradizione: titolare di un’azienda di tappeti e tessuti sardi, fondata nel 1981, a Samugheo, centro rinomato per la tradizione di manifattura tessile. La sua realtà si rivolge ad un mercato internazionale promuovendo il territorio grazie a un’accurata ricerca e alla trasposizione degli elementi della tradizione in una forma attuale e contemporanea.  Attraverso la collaborazione con importanti designer, i suoi lavori sono approdati nelle più importanti riviste di moda; la giornalista Roberta Floris nella categoria Comunicazione: giornalista di Cagliari, è uno dei più apprezzati fra i volti nuovi delle reti Mediaset. Dopo un percorso tra tv e testate di informazione regionali sarde, fra il 2015 e il 2016 arriva alla redazione del Tg5.

Appuntamento a domani mattina, 8 novembre, alle ore 10.30 al Ros’e Mari Farm & Greenhouse in località Pauli Cannedu a Donigala Fenughedu.

 

VENETO, CREDITO: PATTO TRIVENETO TRA COLDIRETTI E INTESA SANPAOLO

In un contesto in cui la crisi scatenata dal Covid e dalla guerra in Ucraina impatta sui mercati mondiali, arriva per il Triveneto il primo patto tra agricoltura e mondo del credito per finanziare la crescita sostenibile, incentivare l’imprenditoria giovanile e promuovere il Made in Italy con le sue filiere. L’iniziativa vede impegnate Coldiretti, la più grande organizzazione agricola d’Italia e d’Europa, e Intesa Sanpaolo, il primo gruppo bancario italiano che hanno attivato un’innovativa collaborazione. Obiettivo comune: aiutare le imprese agricole e agroalimentari a cogliere le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), e sostenere l’impegno del Governo a sfruttare al meglio i fondi europei. L’appuntamento per conoscere i contenuti del patto è per MERCOLEDI 9 NOVEMBRE ALLE ORE 10.30 al NOVOTEL DI MESTRE in Via Ceccherini, 21. All’evento interverranno imprenditori e dirigenti di Coldiretti Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. In programma il saluto di Marina Montedoro direttore regionale, la relazione introduttiva di Anna Maria Moressa della Direzione Studi Intesa Sanpaolo e la tavola rotonda con Raffale Borriello Capo Area legislativa di Coldiretti, Massimiliano Cattozzi responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo e Maria Chiara Zaganelli Direttore generale Ismea. Il testo dell’accordo sarà illustrato da Alberto Bertin Capo Area giuridico legislativo di Coldiretti Veneto, Luca Vittorio Montù Direttore Area Agribusiness Veneto Est e Friuli VG Intesa Sanpaolo con Roberto Zanetti Direttore Area Agribusiness Veneto Ovest e Trentino Alto Adige.

 

ASTI, FULVIO MARINO, IL MUGNAIO PIÙ FAMOSO D’ITALIA E NON SOLO

Si fa in fretta a dire pizza, ma dietro ad una signora pizza ci sono prodotti di qualità, quelli selezionati da un’agricoltura attenta e rigorosa, e c’è la lunga esperienza/conoscenza di mugnai sopraffini.

Accanto a Coldiretti chi, dunque, meglio di un mugnaio, tra i più autorevoli che ci siano nel panorama nazionale e non solo, può svelare tutti i segreti per la preparazione di una grande pizza partendo da ingredienti, impasti, ricette e metodi di cottura?

Sabato 12 novembre (ore 10,30), nel Palatartufo di piazza San Secondo ad Asti, arriverà Fulvio Marino, il mugnaio di terza generazione più famoso d’Italia, e non solo, responsabile delle panetterie Eataly nel mondo e tra i volti più apprezzati della trasmissione televisiva “E’ sempre mezzogiorno” in onda su Rai 1, ospite di Coldiretti Asti, nella giornata di inaugurazione del Magico Paese di Natale.

Per l’occasione, Fulvio presenterà il suo ultimo libro “Pizza per tutti” edito Mondadori, non un semplice ricettario, ma un viaggio articolato e complesso che parte dal mondo dell’agricoltura e delle farine, per poi arrivare agli impasti e alle numerose ricette di pizza. Duecento e trentasette pagine per parlare di: ingredienti, grani, farine, impasti, prefermenti, tecniche di preparazione, cotture e strumenti, per culminare con le diverse ricette suddivise per ore di lievitazione. Eh sì, perché a fare la differenza, è anche il tempo di lievitazione con ricette che vanno dalle 0-12 ore alle 12-24 ore fino alle oltre 24 ore. 

“Per avere una buona pizza, prima di tutto, ci vuole una buona farina e una buona farina è il risultato di diversi fattori che partono dal campo, quindi, dall’agricoltura, per poi terminare nel mulino – anticipa Marino.

Dalle farine ai cereali, dal latte alle mozzarelle, dalla salsa di pomodoro all’olio, fino al sale, all’acqua, al malto e alle patate, la mattinata sarà occasione per addentrarsi nell’universo mondo della pizza, ovvero, per imparare a cucinare una pizza che non risulti solamente buona al palato, bensì, leggera e condita con ingredienti sani, che provengano da buoni produttori di materie prime.

“In quest’ottica di principio, ben si collocano i nostri contadini le cui materie prime sono prodotte nel rispetto della tradizione e nell’osservanza delle migliori tecniche agronomiche e di produzione che garantiscano alimenti sani e genuini – sottolineano il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio e il Direttore Diego Furia; – alimenti che ben esprimono il territorio tenendo conto delle caratteristiche dei diversi areali di produzione”.

Ingresso libero. Al termine della presentazione, l’autore si intratterrà col firma-copie.

 

ALESSANDRIA, RINGRAZIAMENTO: “CUSTODIA DEL CREATO, LEGALITÀ E AGROMAFIE”

Convertire stili di vita, inaccettabile che si investa più in armi per la morte che in cibo per la vita

Riflettere sulla cultura della legalità, a renderla sempre più forte contro i non pochi ostacoli, che si frappongono nella filiera del cibo.

E’ questa la tematica al centro della 72ª Giornata Provinciale del Ringraziamento che si svolgerà in Duomo ad Acqui Terme domenica prossima, 13 novembre, dal titolo “Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto” (Amos 9,14). Custodia del creato, legalità e agromafie”.

Con queste parole la Commissione dei vescovi per la Pastorale Sociale del Lavoro invita a riflettere sul grande ruolo dell’agricoltura tra la corruzione e la cura, dove si possono intravedere i valori della dignità, della creatività, della cooperazione e della fraternità.

“Da sempre il mese di novembre per la Coldiretti è un momento di preghiera durante il quale il mondo cattolico rurale si ritrova unito per rivolgere il proprio Grazie per i frutti ricevuti e per l’avvio della nuova annata agraria, un’occasione per stare insieme ed esprimere quel sentimento di riconoscenza che i coltivatori hanno da sempre fatto proprio. Non poche volte, però, all’interno dell’attività agricola si infiltra un agire che crea grandi squilibri economici, sociali e ambientali – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Nelle imprese catturate da dinamiche ingiuste si rafforzano comportamenti che minacciano ad un tempo la qualità del cibo prodotto e i diritti dei lavoratori coinvolti nella produzione. Si tratta di strutture di peccato che si infiltrano nella filiera della produzione alimentare: si pensi alle forme di caporalato, che portano a sfruttamento e talvolta alla tratta, le cui vittime sono spesso persone vulnerabili, come i lavoratori e le lavoratrici immigrati o minorenni, costretti a condizioni di lavoro e di vita disumane e senza alcuna tutela. Parlare di agromafia significa anche parlare di pratiche di agricoltura insostenibili dal punto di vista ambientale e di sofisticazione alimentare che mina la tutela dei prodotti cosiddetti “dop”, così come uso di terreni agricoli per l’immagazzinamento di rifiuti tossici industriali o urbani”.

L’agricoltura è un’attività umana che assicura la produzione di beni primari ed è sorgente di grandi valori: la dignità e la creatività delle persone, la possibilità di una cooperazione fruttuosa, di una fraternità accogliente, il legame sociale che si crea tra i lavoratori. Apprezziamo oggi più che mai questa attività produttiva in un tempo segnato dalla guerra, perché la mancata produzione di grano affama i popoli e li tiene in scacco.

Le scelte assurde di investire in armi anziché in agricoltura fanno tornare attuale il sogno di Isaia di trasformare le spade in aratri, le lance in falci (cf. Is 2,15).

Il versetto del profeta Amos “coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto” sottolinea come la terra genera anche bellezza, oltre a produrre i frutti a suo tempo, per tutti coloro che ne assicurano la cura. Possiamo intravedere qui come le imprese agricole, quindi i coltivatori, sono anche custodi di questo bene prezioso che è la terra.

Legalità e trasparenza sono determinanti anche per la nostra salute per la cura della terra e per la qualità della vita sociale.

“La Giornata del Ringraziamento è un’occasione importante per meditare sui problemi che il mondo rurale sta vivendo, acuiti dal protrarsi degli effetti della guerra, di una crisi climatica, economica e finanziaria di portata mondiale dove diventa fondamentale una maggiore attenzione all’ambiente, alla sostenibilità e alla biodiversità. Quest’anno il Messaggio per la Giornata del Ringraziamento insiste sull’impegno di tutti non solo dei produttori agricoli ma anche dei consumatori. La stessa chiesa continua a denunciare le forme di corruzione e di tutto ciò che distrugge l’ambiente e le persone, occorre una vigilanza da parte di ciascuno, in modo particolare delle autorità pubbliche per prevenire infiltrazioni criminali in questo tessuto del dell’agro alimentare – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Lo stesso prezzo nel comprare i prodotti può alimentare la giustizia e la trasparenza perché comprare è sempre un atto morale. Viviamo al meglio questa Giornata del Ringraziamento non solo per le aziende agricole che producono, ma anche per tutto quel mondo che ruota attorno al cibo, chi lo prepara, chi lo commercia, chi lo compra e chi lo consuma”.

Il programma prevede alle 10.30 il ritrovo dei trattori e l’arrivo dei partecipanti in piazza Duomo, alle 11.00 la Santa Messa che verrà concelebrata da Mons. Ivo Piccinini, Consigliere Ecclesiastico Provinciale Coldiretti e Don Giorgio Santi, durante la quale si terrà il suggestivo momento dell’offertorio e la benedizione dei prodotti della terra.

Seguirà un momento conviviale al ristorante “La Meridiana”. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi agli Uffici Zona Coldiretti.

 

RIMINI, SI AMPLIA OFFERTA MERCATO CAMPAGNA AMICA NELLA CORTE PALAZZO GHETTI

Grande il successo di pubblico e clientela che il mercato esclusivo di Campagna Amica, promosso da Coldiretti di Rimini e ospitato da Banca Malatestiana nella corte di Palazzo Ghetti, sta riscuotendo tra i cittadini riminesi e non solo (avvistati anche diversi turisti in vacanza). Il mercato, luogo d’incontro tra produttori e consumatori, si è manifestato sin dai primi giorni come spazio privilegiato per degustare le eccellenze agroalimentari del luogo, scoprire tradizioni culinarie da portare a casa, sulla propria tavola ed esplorare i sapori del nostro splendido territorio. “Un passo importante per Coldiretti Rimini – commenta Guido Cardelli Masini Palazzi, Presidente di Coldiretti Rimini – ad un mese dall’apertura l’entusiasmo e la partecipazione rimangono davvero alti e le nostre aziende trasmettono con grande piacere in un momento così difficile per l’economia, il valore aggiunto della qualità e della trasparenza e la vicinanza del mondo agricolo al territorio riminese. Il mercato che vanta una vasta gamma di prodotti freschi di giornata dall’ortofrutta al pane, e poi legumi, pasta, vino, olio, farine, marmellate, sottoli, salumi e preparati pronti, a partire dall’ 8 Novembre con l’ingresso di due nuove Aziende, ricercatissime per la particolarità delle loro produzioni: lo zafferano e le prelibate confetture di Hannoun Narimane az. agr. di San Leo pluripremiata per la sua progettualità e la porchetta, i salumi e le carni freschissime de “I Sapori Nostrani di Verucchio”.

“Portare nel cuore della nostra città, da sempre meta nota e riconosciuta a livello mondiale, simbolo quindi della “Dolce Vita Italiana” ma anche della buona cucina, il nostro cibo buono a km0, rappresenta per tutte le aziende di campagna Amica e per Coldiretti un modo per ricordare qual è il cibo giusto e per dire un secco no alla politica del cibo sintetico – ricorda il Vicedirettore della Federazione Coldiretti Rimini Giorgio Ricci”.

“Al Mercato di Campagna Amica di Palazzo Ghetti e presso tutti i nostri mercati, i punti vendita di Campagna Amica, i nostri agriturismi e presso tutti gli uffici di Coldiretti sarà possibile, infatti, firmare l’importantissima petizione che dice NO al Cibo Sintetico e sostiene il CIBO NATURALE genuino e a km0, prodotto direttamente dalle mani dei nostri produttori. È partita da pochi giorni la raccolta firme e già sta raccogliendo una grande adesione, a sostegno di quanto sia importante e salutare scegliere la vera agricoltura e il cibo sano.” Conclude il Direttore di Coldiretti Rimini Alessandro Corsini.

Il mercato è aperto tutti i martedì mattina dalle 07.30 alle 13.30 in Via XX Settembre 1870 n.63-Via Circonvallazione Meridionale n.39.

 

FORLÌ-CESENA, FESTA RINGRAZIAMENTO: RITORNO ALLE CAMPAGNE

Annata complessa ma grande dimostrazione di forza degli agricoltori

L’Edizione numero 72 della festa provinciale del Ringraziamento e’ in programma per domenica 13 Novembre con ritrovo alle ore 10.15 alla Chiesa di San Pietro Apostolo di Montenovo di Montiano, a Cesena. Una mattinata che vede una stretta collaborazione tra la Diocesi di Cesena-Sarsina e la Federazione Provinciale Coldiretti di Forlì-Cesena. L’evento con la Santa Messa a partire dalle ore 10.30, il tradizionale offertorio e la benedizione finale dei mezzi agricoli, si concluderà alle ore 11.45 con un aperitivo per tutti i partecipanti, a base di cibo sano e genuino a km0 preparto dalle sapienti mani del cuoco contadino Fabio della Chiesa, Presidente dell’Associazione Terranostra di Forlì-Cesena Rimini.

Sarà presente un banco per la raccolta delle firme a favore della petizione che dice no al cibo sintetico e sostiene il cibo sano e naturale a km0, per tutta la durata dell’evento.

 

VENEZIA, CREDITO: PATTO TRIVENETO TRA COLDIRETTI E INTESA SANPAOLO

In un contesto in cui la crisi scatenata dal Covid e dalla guerra in Ucraina impatta sui mercati mondiali, arriva per il Triveneto il primo patto tra agricoltura e mondo del credito per finanziare la crescita sostenibile, incentivare l’imprenditoria giovanile e promuovere il Made in Italy con le sue filiere. L’iniziativa vede impegnate Coldiretti, la più grande organizzazione agricola d’Italia e d’Europa, e Intesa Sanpaolo, il primo gruppo bancario italiano che hanno attivato un’innovativa collaborazione. Obiettivo comune: aiutare le imprese agricole e agroalimentari a cogliere le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), e sostenere l’impegno del Governo a sfruttare al meglio i fondi europei. L’appuntamento per conoscere i contenuti del patto è per MERCOLEDI 9 NOVEMBRE ALLE ORE 10.30 al NOVOTEL DI MESTRE in Via Ceccherini, 21. All’evento interverranno imprenditori e dirigenti di Coldiretti Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. In programma il saluto di Marina Montedoro direttore regionale, la relazione introduttiva di Anna Maria Moressa della Direzione Studi Intesa Sanpaolo e la tavola rotonda con Raffale Borriello Capo Area legislativa di Coldiretti, Massimiliano Cattozzi responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo e Maria Chiara Zaganelli Direttore generale Ismea. Il testo dell’accordo sarà illustrato da Alberto Bertin Capo Area giuridico legislativo di Coldiretti Veneto, Luca Vittorio Montù Direttore Area Agribusiness Veneto Est e Friuli VG Intesa Sanpaolo con Roberto Zanetti Direttore Area Agribusiness Veneto Ovest e Trentino Alto Adige.

 

SONDRIO, DOMENICA 13 NOVEMBRE LA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

Appuntamento domenica 13 novembre a Sondrio con le celebrazioni della Giornata del Ringraziamento della Coldiretti provinciale. Il programma prevede l’accoglienza dei partecipanti alle 10.30 e, alle 11, la Santa Messa nella chiesa del Sacro Cuore a Sondrio, celebrata dal consigliere ecclesiastico Don Andrea del Giorgio, dove verranno portati all’Offertorio i cesti con i prodotti agricoli della provincia di Sondrio. Al termine della funzione ci sarà la benedizione delle macchine agricole, con il saluto delle autorità.

Ultimo atto, il pranzo presso l’oratorio del Sacro Cuore. Maggiori informazioni presso gli uffici zona di Coldiretti Sondrio.

LA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

Nata nel 1951 per intuizione della Coldiretti, la Giornata del Ringraziamento è stata fatta propria nel 1975 dalla CEI che l’ha inserita nel calendario liturgico. La Giornata, giunta quest’anno alla 72° edizione, scandisce il tempo della semina e del raccolto ed esalta il ruolo degli agricoltori che producono, coltivano, custodiscono, trasformano e generano cibo sano per tutti. Quest’anno il tema indicato dai vescovi italiani per la Giornata del Ringraziamento riguarda gli animali che concorrono alla creazione, risorsa preziosa per tutti gli agricoltori.

 

VARESE “LE VIE DEL RISO CARNAROLI”: MERCOLEDÌ 9 CONFERENZA STAMPA A CASCIAGO

Un intero weekend negli agriturismi del Varesotto e della Lombardia per scoprire il vero Carnaroli, il principe dei risi italiani. L’iniziativa, organizzata da Terranostra Lombardia e in programma il prossimo fine settimana, sarà presentata dopodomani, mercoledì 9 novembre, alle ore 11.30, nella conferenza stampa presso l’agriturismo “Il Ronco di Casarico” a Casciago.

Ad introdurre la conferenza stampa Massimo Grignani, presidente di Terranostra Varese e Terranostra Lombardia, e i vertici della Coldiretti provinciale; l’incontro vedrà altresì la presenza degli agriturismi aderenti all’iniziativa.

Sarà l’occasione per fare il punto sulla presenza degli agriturismi nel territorio provinciale e tracciare un bilancio rispetto alla stagione turistica. Terranostra-Coldiretti mostrerà le qualità del riso Carnaroli attraverso la preparazione di un gustoso risotto (ci sarà una degustazione per gli intervenuti al termine della conferenza stampa).

Nota: l’agriturismo si trova a 6 km dal centro di Varese, con un tempo di percorrenza di circa 10/12 minuti per raggiungerlo dalla città. Coldiretti Varese è a disposizione per chi avesse necessità di un trasporto in auto: per ogni necessità contattate l’Ufficio Stampa al numero 392.3439898 – www.agriturismivarese.it.