COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 29 maggio 2020

29 Maggio 2020
News La Forza del Territorio del 29 maggio 2020

Primo piano

 

 

LOMBARDIA

LATTE: INDUSTRIA ABBASSA PREZZO ALLA STALLA

Inaccettabile taglio, in gioco il futuro di un settore che solo in Lombardia produce oltre il 40% del latte italiano

A dispetto dei contratti in vigore, l’industria del latte sceglie di abbassare il prezzo riconosciuto agli allevatori secondo una logica più speculativa che reale. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia a conclusione del tavolo di confronto con Italatte che fa capo al gruppo Lactalis, la più importante industria casearia a livello nazionale, che ha deciso di diminuire il prezzo riconosciuto alla stalla contravvenendo a quanto stabilito nei contratti ancora in essere, sempre rispettati dagli allevatori.

La situazione di incertezza che stiamo vivendo a causa dell’emergenza coronavirus – precisa la Coldiretti Lombardia – non può tradursi automaticamente in un ribasso del prezzo tale da non coprire nemmeno i costi di produzione. Tutto questo, peraltro, mentre le quotazioni del latte spot sono aumentate del 7% in valore nell’ultimo mese, i prezzi allo scaffale sono cresciuti e il canale Ho.re.ca è ripartito.

In un momento delicato come questo in cui il sistema Paese tenta di ripartire – continua la Coldiretti – tutti dovrebbero appellarsi al senso di responsabilità e sostenere la produzione nazionale, privilegiando negli approvvigionamenti delle industrie e della distribuzione commerciale il Made in Italy. In gioco c’è il futuro di un settore che – rileva la Coldiretti – solo in Lombardia produce oltre il 40% del latte italiano grazie al lavoro svolto in più di 5 mila allevamenti con 500 mila vacche da latte. Quando una stalla chiude – conclude la Coldiretti – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.

 

Dal territorio

 

EMILIA ROMAGNA, COVID E GELATE: LE AZIENDE VANNO SOSTENUTE

“La richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche è un passo importante verso le aziende colpite dalle gelate che il mese scorso hanno messo a rischio la produzione di ortofrutta della provincia e di tutta la regione, ma alle aziende servono aiuti immediati”. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Nicola Bertinelli, all’indomani della comunicazione da parte della Regione della richiesta di prevedere, nella fase di conversione in legge del Decreto Rilancio, uno specifico stanziamento, in deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali.

Le gelate, accompagnate in alcuni casi anche dalla neve, hanno colpito a più riprese il territorio regionale, causando danni per oltre 400 milioni di euro a oltre 9000 aziende, molte delle quali già messe a dura prova dagli attacchi della cimice asiatica degli scorsi anni e dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus.

 

PUGLIA, AL VIA AL CONSORZIO VALORIZZAZIONE “OLIO DI PUGLIA” A DENOMINAZIONE IGP

Al via la strategia di promozione dell’EVO del tacco d’Italia con la costituzione del Consorzio per la tutela e la valorizzazione dell’olio extravergine a Denominazione di Indicazione Geografica Protetta di Puglia. A darne notizia è Coldiretti Puglia che rende nota la chiusura del percorso formale della IGP “Olio di Puglia” e la nomina alla presidenza del Consorzio di Pantaleo Piccinno di Caprarica di Lecce e alla vicepresidenza Maria Di Martino di Trani. Il marchio IGP “Olio di Puglia” sarà ben riconoscibile per il logo distintivo – aggiunge Coldiretti Puglia – caratterizzato da un’antica moneta romana che simboleggia l’unità della regione Puglia ed il suo legame storico con la coltivazione dell’olivo.

“Il brand IGP garantirà che l’olio extravergine sia di alta qualità, con parametri chimico-fisici ed organolettici di assoluto valore, faccia bene alla salute, perché il disciplinare prevede che solo oli con un elevato livello di polifenoli – i più importanti antiossidanti naturali – possano diventare IGP, certificando le proprietà con un apposito claim salutistico in etichetta previsto dall’UE sia un olio sempre fresco, perché dovrà essere imbottigliato entro l’anno di produzione e sia di assoluta provenienza regionale, un olio certamente “Made in Puglia” sia per la produzione delle olive , sia per la trasformazione in olio, ma anche per il confezionamento che  dovrà essere effettuato a una distanza definita dal luogo di produzione”, è il commento del Presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, al risultato di un percorso lungo e ambizioso.

La IGP “Olio Puglia” sarà un importante strumento di trasparenza quando è crescita record dei consumi mondiali di olio extravergine d’oliva nel mondo – afferma Coldiretti Puglia – che in una sola generazione hanno fatto un balzo di quasi il 49% negli ultimi 25 anni cambiando la dieta dei cittadini in molti Paesi, dal Giappone al Brasile, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Germania, sulla scia del successo della Dieta Mediterranea dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

“Si tratta di un progetto di trasparenza e valorizzazione che, come dimostra il disciplinare, punta decisamente – spiega il presidente Muraglia – sulla qualità e sulla distintività in una regione che produce oltre il 50% dell’olio extravergine italiano”.

La PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario in Puglia è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 750 milioni di euro, dice Coldiretti Puglia.

Lo stoccaggio, l’imbottigliamento e il confezionamento devono avvenire – riferisce Coldiretti Puglia – all’interno nella zona geografica delimitata (zona di produzione) entro e non oltre il 31 ottobre successivo all’annata olearia di produzione. Lo stoccaggio è una fase del processo produttivo – dice ancora Coldiretti Puglia – finalizzata a proteggere il prodotto dalle modificazioni delle caratteristiche chimiche, organolettiche e salutistiche, indicate al punto 3.2. L’imbottigliamento e confezionamento nella zona geografica delimitata sono necessari sia per salvaguardare i requisiti qualitativi e in particolare la caratteristica tipizzante l’IGP «Olio di Puglia», identificabile nella concentrazione di biofenoli – conclude Coldiretti Puglia – soprattutto per garantire il vero autentico dell’olio extra vergine di Puglia e la tracciabilità del prodotto ed assicurare il controllo.

 

BRESCIA, VITELLI A CARNE BIANCA, UN SETTORE A RISCHIO

“Si tratta di una grave crisi di mercato con un crollo dei prezzi senza precedenti, che si sta prospettando più pesante rispetto al periodo “mucca pazza”. Questa in sintesi l’analisi tracciata dal direttore di Coldiretti Brescia Massimo Albano rispetto alle dinamiche che sta vivendo da un paio di mesi il comparto dei vitelli a carne bianca. I prezzi degli animali pronti per la macellazione sono infatti in discesa verticale: il valore medio di inizio marzo era 5,10 euro/kg carne, ora è precipitato a vicino ai 3 euro/kg carne, con perdita secca stimata in 150 euro/capo. Molti animali rischiano di rimanere invenduti in allevamento – precisa Coldiretti Brescia – con costi di alimentazione crescenti e rischio di superare il limite di età richiesto dalla categoria. “Come stiamo facendo per tutte le situazioni di criticità e per tutte le filiere – sottolinea il direttore Albano – Coldiretti non è semplice spettatrice, ma concretamente attiva. Abbiamo già inviato una lettera al MIPAAF contenente le criticità contingenti e alcune possibili proposte per il recupero e il rilancio dell’intero settore”.

L’attività dell’allevamento del vitello a carne bianca – precisa Mauro Belloli, vice direttore di Coldiretti Brescia – conta oltre 350.000 strutture di allevamento, di cui 200.000 in Lombardia, una produzione annua di oltre 600.000 capi di vitello macellati, oltre 85.000 tonnellate di carne all’anno ed è fonte di occupazione per più di 2.500 operatori diretti e altrettanti operatori coinvolti dall’indotto correlato.

“E’ urgente e fondamentale anche una sinergia di filiera tra produttori e consumatori – aggiunge il Direttore Albano – negli ultimi anni le campagne di informazione sul “buon cibo italiano”, sulla serietà della nostra filiera produttiva italiana dall’allevamento al punto vendita, stanno portando benefici in termini di interesse del prodotto “Made in Italy” ed è necessario mettere in campo tutte le azioni utili per sostenere il settore”.

 

LIGURIA, FASE 2: IN AIUTO ALLA RIAPERTURA ATTIVITA’ ARRIVANO LE SIEPI ANTI CONTAGIO

Arriva la siepe anti contagio per ottimizzare gli spazi e salvare bar, ristoranti, spiagge e locali pubblici con barriere verdi in grado di separare fisicamente ambienti e persone, permettendo di ridurre il rischio di eventuali contagi. Invece di barriere anonime, le proposte delle aziende florovivaistiche liguri si adattano ad ogni ambiente con le piante Made in Liguria, dall’ulivo al mirto, fino al gelsomino. 

È quanto afferma Coldiretti Liguria, sottolineando che, per chi ha già aperto e per chi si sta organizzando, una delle preoccupazioni più forti è quella del  rispetto delle distanze all’interno dei locali commerciali, poiché rappresenta  il vincolo più gravoso da rispettare con le limitazioni degli spazi che in molti casi comportano addirittura la mancanza di convenienza alla riapertura.

“Le siepi verdi Made in Liguria – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – possono essere realizzate dai nostri vivaisti con molte varietà di piante e fiori, differenziati per altezza, dimensioni e condizioni, da collocare sia in ambienti interni sia all’aperto, per mantenere le misure di sicurezza anti-Covid19. Si tratta di un’alternativa green per risolvere il problema del distanziamento sociale fra le persone, separare tavoli o delimitare confini che peraltro profuma, purifica l’aria in modo naturale e rappresenta certamente un’alternativa esteticamente più valida rispetto al plexiglas. La capacità di innovazione è la dimostrazione della grande forza di reazione del settore florovivaistico ligure, che è stato uno  tra i più colpiti dall’emergenza Coronavirus e dalle limitazioni poste al commercio per effetto della chiusura forzata, con un danno dovuto a problemi sull’export, con blocchi al confine ed in dogana di tanti paesi Ue ed extra-Ue, ritardi e problemi nel trasporto su gomma, e chiusura dei canali distributivi a livello nazionale. Oltre alla necessità di misure immediate che diano ristoro alle aziende colpite è bene ricordare che scegliere piante e fiori Made in Liguria, anche in questo frangente di ripartenza, significa, da una parte conciliare le nuove regole per la tutela della salute con il bello della nostra agricoltura, e, dall’altra sostenere le imprese che valorizzano le nostre eccellenze, l’economia del territorio e l’occupazione”.

 

SALERNO, A GIFFONI VALLE PIANA SEMINA DELL’ARACHIDE 100% CAMPANO

Torna in provincia di Salerno, a Giffoni Valle Piana, la coltivazione delle arachidi 100% locali. La prima semina sta avvenendo su due ettari di terreno divisi in tre lotti dell’azienda agricola Angelo Petolicchio. L’area di Giffoni è da sempre vocata alle arachidi, ma la coltivazione era stata abbandonata da anni. Non è un caso che la semina stia avvenendo in maniera tradizionale, completamente a mano, proprio come si faceva un tempo.

La sperimentazione rientra nel progetto Arachidi in Campania (ArCamp), grazie alla collaborazione tra Coldiretti Campania, Coldiretti Salerno, la Vincenzo Caputo Srl, storica azienda di Somma Vesuviana specializzata nella lavorazione di frutta a guscio, la SIS – Società Italiana Sementi, il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli e la startup Farzati Tech, impegnata nel lancio della “super tracciabilità” tramite tecnologia BluDev.

“Siamo molto orgogliosi di sperimentare il progetto anche in provincia di Salerno – afferma Enzo Tropiano, direttore di Coldiretti Salerno – la prima semina servirà a testare la resa su terreni scelti per caratteristiche pedoclimatiche adatte all’arachide. In particolare in provincia di Salerno l’azienda agricola Petolicchio ha scelto tre lotti diversi per verificare quali siano i terreni migliorare per la coltivazione. Importare sarà il supporto scientifico dell’Università Federico II di Napoli che darà la possibilità agli agricoltori di mettere a reddito una coltura molto richiesta, con marginalità interessanti, anche come valida alternativa a colture in crisi per cambiamenti delle abitudini dei consumatori”. Per Giffoni Valle Piana sarà un ritorno all’antico. Famosa per la Nocciola tonda IGP, sperimenterà adesso una produzione che negli anni ’70 era particolarmente ricercata. Sono già diverse le società interessate alla distribuzione su tutto il territorio nazionale, anche attraverso le Gdo. La prima raccolta è prevista tra agosto e settembre. Un modo anche per contrastare questo particolare periodo emergenziale legato al Covid-19, diversificando le colture.

La nuova coltivazione made in Giffoni sarà utile soprattutto per favorire la sicurezza alimentare dei consumatori. La Coldiretti, infatti, nella classifica dei cibi più pericolosi al mondo inserisce proprio le noccioline di provenienza cinesi, statunitensi e turche, entrate nella black list per contenuto eccessivo di aflatossine.

 

TOSCANA, FASE 2: PER FLOTTA VIAREGGINA EFFETTI DEVASTANTI

Effetti devastanti del lockdown per la flotta viareggina anche a causa della chiusura prolungata dei ristoranti, molti dei quali non hanno ancora riaperto mentre altri stanno valutando se sia il caso di affrontare i costi necessari alla riapertura, a fronte delle spese da sostenere. Su tutto questo pesa l’assenza dei turisti italiani e stranieri. Di fatto ad oggi si registra nei ristoranti un crollo dei consumi dell’80%, non solo per le mancate riaperture, ma anche per un drastico taglio delle forniture alimentari rispetto alla norma. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti sull’inizio della Fase 2 con la possibilità per gli italiani di tornare a mangiare fuori casa. La flotta viareggina, una novantina di equipaggi, sta vivendo l’ennesimo durissimo periodo. “Lo stop forzato alla ristorazione – spiega Danilo Di Loreto, responsabile Impresa Pesca Coldiretti Toscana – è un duro colpo per il settore ittico che ha coinvolto anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici all’ingrosso e alla produzione. Ad aggravare la paralisi del settore sono stati anche limiti agli spostamenti che hanno influito sul crollo della domanda di pesce fresco per consumo casalingo, con la nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni, per evitare di doversi recare spesso al supermercato. Cosa che accade ancora per evitare le lunghe file. Questo ha portato i consumatori ad orientarsi verso conservati e surgelati”. 

Secondo Coldiretti la pandemia sta ponendo il settore di fronte ad un bivio. Subire la pandemia o farla diventare una opportunità. “Occorre integrare la filiera implementando la vendita e comprendendo filiere corte e vendita diretta on-line. – analizza Di Loreto – Ne sono un esempio i pescatori dei mercati di Campagna Amica con la presenza e la vendita a domicilio, o anche le prenotazioni on-line “Trabaccolo Express” dell’Organizzazione dei Produttori Cittadella della Pesca di Viareggio. L’offerta invece può essere diversificata trasformando il pescato, pulendolo, invasettandolo, cucinandolo, sporzionandolo in confezioni famiglia, in sughi pronti, e così via. Offrendolo non solo alle famiglie, ma anche alle mense scolastiche di ogni livello. Possono e devono essere ampliati anche i servizi offerti, come l’ittiturismo, il pesca turismo, le esperienze con le scolaresche, con i musei”. Per Impresa Pesca Coldiretti la flotta viareggina, e toscana, deve allearsi con la grande distribuzione che oggi commercializza appena il 10% del prodotto tricolore. “E’ indispensabile un accordo di filiera che ribalti tale proporzione e che permetta di valorizzare le centinaia di specie che il nostro mare ci offre. Un Mare Nostrum che ci dà poche quantità per singola partita, ma molta qualità e tanta varietà, una caratteristica unica al mondo. L’Europa, il nostro Governo, la Regione e le associazioni di categoria hanno il compito e la responsabilità di favorire e di agevolare quanto più possibile questi percorsi, incoraggiando e formando all’utilizzo del digitale, investendo in piattaforme logistiche medio-piccole, rivoluzionando i paradigmi del fermo pesca, favorendo le start up e le nuove progettualità. Occorre che diano fiducia agli operatori del comparto perché la meritano. L’evoluzione non si può fermare ed i pescatori non hanno nessuna intenzione di estinguersi né a causa della pandemia, né di altre emergenze”.

 

NOVARA – VCO, NECESSARI AIUTI PER IL SETTORE VINO

“In Piemonte abbiamo quantificato che il settore vino ha subìto perdite fino all’80% tra export mancati e Ho.Re.Ca (Hotel, ristorazione e caffetterie e bar) fermi. I nostri sono vini pregiati, che spesso vengono consumati in ristoranti e alberghi, e per questo motivo hanno subìto un grave danno” – spiegano Sara Baudo presidente di Coldiretti Novara – Vco -. “È il momento di aiutare le aziende: Iva agevolata e un credito di imposta per i crediti inesigibili derivanti dalla crisi Covid-19 sono alcune delle proposte formulate da Coldiretti che è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti. Serve, però, anche sostenere con massicci investimenti pubblici e privati la ripresa delle esportazioni con un piano straordinario di comunicazione sul vino che rappresenta da sempre all’estero un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non. La nostra Organizzazione ha presentato al Governo il piano salva vigneti: per il Piemonte in gioco c’è la sopravvivenza di 14 mila imprese con oltre 43 mila ettari di superficie vitata e una produzione di 2,5 milioni di ettolitri”.

Il settore vitivinicolo è in sofferenza in tutta Italia: secondo i dati dell’indagine Coldiretti/Ixe’ sugli effetti dell’emergenza coronavirus, in riferimento allo studio Mediobanca sul settore, emerge che quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) registrano un deciso calo dell’attività con un pericoloso l’allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino italiano, dal quale nascono opportunità di occupazione per 1,3 milioni di persone, dalla vigna al bicchiere.

 

VENETO, FASE 2: CROLLO PIL COLPISCE FAMIGLIE. +30% DI NUOVI POVERI

Aumentano del 30% i nuovi poveri che hanno bisogno di aiuto e addirittura di cibo per mangiare. Lo rende noto Coldiretti che a causa dell’emergenza sanitaria rileva un incremento degli indigenti dovuto al crollo della ricchezza prodotta dal Paese, con un calo del PIL del 5,4% in termini tendenziali nel primo trimestre del 2020 rilevato dall’Istat. Fra i nuovi poveri  – sottolinea la Coldiretti – c’è chi ha perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che si sono fermate. Persone e famiglie che mai prima d’ora – precisa la Coldiretti – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche con richieste di aiuto anche da padri e madri che non sanno piu’ come sfamare i figli con la chiusura delle mense scolastiche che per molti rappresentavano una occasione per un pasto caldo garantito.

Tra gli indigenti ci sono anche bambini di età inferiore ai 15 anni che hanno bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare. Le situazioni di difficoltà si registrano in Veneto ma sono diffuse lungo tutta la Penisola. Le maggiori criticità – conclude la Coldiretti – sono nel Mezzogiorno anche se la situazione interessa il Lazio e la Lombardia dove più duramente ha colpito l’emergenza sanitaria, Una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra contro la quale – continua la Coldiretti – si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in difficoltà. Quasi 4 italiani su 10 (39%) dall’inizio dell’emergenza hanno dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno attraverso donazioni o pacchi alimentari, anche utilizzando le operazioni di aiuto messe in campo dagli agricoltori con la spesa sospesa, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.

 

LIGURIA, TURISMO: E’ IMPORTANTE LIBERTA’ DI TRANSITO ATTRAVERSO L’AUSTRIA

Sono oltre 6 milioni le presenze complessive (numero degli arrivi moltiplicati per i giorni di permanenza presso le strutture) di turisti stranieri nella nostra regione registrate durante il 2019, tra cui oltre 1 milione di presenze tedesche e 144 mila austriache: per permettere la ripartenza del turismo è quindi fondamentale, in completa sicurezza, permettere la circolazione di turisti dal centro Europa verso il nostro Paese.

E’ quanto afferma Coldiretti Liguria, su dati Osservatorio Turistico Regionale 2019, evidenziando l’importanza della libertà di transito attraverso l’Austria in riferimento alle dichiarazioni del Governo di Vienna che considera l’Italia ancora un focolaio. Si tratta di una considerazione preoccupante per l’Italia e per il sistema turistico nazionale che ha già subito pesanti perdite di viaggiatori italiani e stranieri nell’ultimo trimestre.

“L’azzeramento della spesa turistica a causa della pandemia – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –  sta avendo, anche nella nostra regione, un impatto economico devastante che si ripercuote, a cascata su tutti i settori connessi, come l’agroalimentare con il cibo che è diventato, anche in Liguria, il vero valore aggiunto delle vacanze, grazie ai prodotti d’eccellenza e alle specialità che, ogni anno, attirano i turisti da ogni parte del mondo. È ora più che mai fondamentale ripartire in completa sicurezza, cercando di non tagliare fuori il nostro Paese dagli accordi per la circolazione turistica. E se, tuttavia, la presenza straniera in Italia rappresenta una pesante incognita, la speranza ora viene riposta sul 40% di italiani che, in passato, ha preferito viaggi all’estero e che quest’anno potrebbe decidere di rimanere nel Belpaese secondo l’Enit. La possibile riapertura tra le regioni, attesa per il 3 giugno (se confermata), può rappresentare quindi una prima boccata d’ossigeno per il turismo nazionale, con gli italiani che potranno, ancora una volta, scegliere la nostra regione per le sue bellezze paesaggistiche, il mare e le peculiarità sia culturali sia culinarie che la contraddistinguono”.

 

PIEMONTE, INFLAZIONE: STOP SPECULAZIONI LUNGO LE FILIERE

Crescono i prezzi dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti del 2,6% ma nei campi e nelle stalle è speculazione al ribasso con il taglio ai compensi pagati agli agricoltori e agli allevatori per molti prodotti, dalla carne al latte fino agli ortaggi. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat che a maggio evidenziano per gli alimentari e bevande un andamento in controtendenza rispetto all’inflazione generale in calo dello 0,1.

“Le quotazioni riconosciute ai produttori in molti settori non coprono più neanche i costi e mettono a rischio il sistema agroalimentare nazionale e, ovviamente, locale – evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi compromettono il lavoro della maggioranza degli operatori delle filiere che in questo periodo difficile hanno comunque garantito il cibo continuando a lavorare. Proprio per questo motivo, si tratta esclusivamente di speculazioni in quanto la produzione non si è mai fermata e si è verificata una corsa agli acquisti perfino esagerata all’inizio della pandemia in cui i cittadini facevano scorte alimentari per la paura di rimanere senza cibo. In Piemonte abbiamo, da subito, segnalato la situazione di speculazioni nel comparto latte poiché alcuni caseifici hanno approfittato del momento e hanno ribassato il prezzo ai nostri allevatori immotivatamente. Purtroppo, anche in altri comparti si sono verificati simili comportamenti che abbiamo prontamente denunciato: pensiamo all’ortofrutta e alla carne. Se è vero che l’agricoltura sta tenendo duro di fronte alla crisi generale, non si può negare che molte filiere – concludono Moncalvo e Rivarossa – siano in profonda difficoltà dalla quale occorre uscire con una robusta iniezione di liquidità, ma anche realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Piemonte e garantiscano la sostenibilità delle produzioni, la tracciabilità e la giusta remunerazione agli imprenditori agricoli”.

 

VICENZA, CROLLO DEL PIL: L’ITALIA, UN PAESE SEMPRE PIÙ POVERO

“Le misure di sostegno a famiglie ed imprese ci sono, ma sono modeste, a fronte di una platea di soggetti che ne abbisognano decisamente vasta. Servono interventi strutturali urgenti, per rendere possibile una vera ripresa del Paese”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, commenta i preoccupanti dati sul crollo della ricchezza prodotta dal Paese, che ha provocato la perdita di posti di lavoro con un milione di nuovi poveri che hanno bisogno di aiuto addirittura per mangiare.

Gli effetti del calo del Pil del 5,4% in termini tendenziali nel primo trimestre del 2020 rilevato dall’Istat sono decisamente preoccupanti. “Fra i nuovi poveri – spiega Cerantola – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che si sono fermate. Persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche, con richieste di aiuto anche da padri e madri che non sanno più come sfamare i figli con la chiusura delle mense scolastiche che per molti rappresentavano una occasione per un pasto caldo garantito”.

Una fascia di nuovi indigenti che fa salire a 3,7 milioni il numero totale di persone che in Italia in questo momento hanno bisogno di auto per mangiare, secondo le proiezioni Coldiretti sugli ultimi dati Fead. E tra questi ci sono anche 700mila i bambini di età inferiore ai 15 anni che hanno bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare.

“Un’emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra contro la quale – conclude Cerantola – si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in difficoltà. Anche nel Vicentino, attraverso i nostri mercati di Campagna Amica, abbiamo messo in atto l’operazione “Spesa sospesa”, per offrire agli enti ed alle organizzazioni no profit, a partire dalle Caritas diocesane, i prodotti da destinare ai bisognosi. Siamo orgogliosi del fatto che quasi 4 italiani su 10, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, hanno dichiarato di partecipare ad iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno, attraverso donazioni o pacchi alimentari, anche utilizzando le operazioni di aiuto messe in campo dagli agricoltori con la spesa sospesa, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè”.

 

SIENA, A RISCHIO UN ALTRO PEZZO DI STORIA A CAUSA DI MALCELATA SENESITÀ

“Come è già successo in un passato recente, Siena potrebbe trovarsi a dover fare i conti con la perdita di un pezzo di storia importante del territorio: dopo la Banca Monte dei Paschi, il Consorzio Agrario. Con tutte le ricadute economiche ed occupazionali conseguenti. Per un senso di fraintesa senesità si rischia di lasciare deperire una delle realtà economiche più belle del territorio ”.

Così Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana e delegato confederale di Coldiretti Siena, è intervenuto questa mattina insieme al presidente di Coldiretti Arezzo, Lidia Castellucci e al consigliere di amministrazione del consorzio, Leonardo Belperio.

“Il Consorzio Agrario è un asset strategico per la provincia di Siena: si tratta di un’azienda storica, esiste dal 1901, che svolge un ruolo di supporto economico ed organizzativo fondamentale per l’agricoltura locale che, ricordiamo, è un settore di assoluto valore del nostro territorio. Il Consorzio Agrario occupa direttamente quasi 100 persone oltre all’indotto.

Per continuare a garantire l’attività dell’azienda in favore delle imprese agricole e dei consumatori, Coldiretti ha suggerito di aderire alla Società Consortile Consorzi Agrari S.c.p.a., e con ciò al progetto di riorganizzazione dei consorzi agrari, che avrebbe altresì consentito al Consorzio di intraprendere un percorso di riorganizzazione aziendale in bonis, mettendo a comun denominatore esperienze diverse e molteplici sul territorio nazionale.

Il Consiglio di Amministrazione dello scorso 8 maggio ha fatto una scelta diversa e noi prendiamo atto  della contrarietà di  CIA e di Confagricoltura basata a nostro avviso su motivazioni politiche e non economiche.

Quanto approvato dall’organo amministrativo nella giornata ieri non ci appare risolutivo della crisi aziendale e non vorremmo che consista invece in un vero e proprio piano di liquidazione dell’Azienda, orientato alla dismissione di asset strategici. Coldiretti nei prossimi mesi vigilerà sull’operato degli organi a tutela delle imprese agricole e dell’economie del territorio.”

 

VERCELLI – BIELLA: PER IL TURISMO NELLA FASE2 SCEGLIAMO LE CAMPAGNE

Mancano poche ore alla decisione sul via libera allo sconfinamento tra regioni, attesissima da quei 7 milioni di italiani che scelgono il mese di giugno per mettersi in viaggio. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento alla riapertura delle frontiere e rispetto alla decisione del Governo per quanto riguarda gli spostamenti interregionali.

Se la presenza straniera in Italia rappresenta comunque una pesante incognita, la speranza viene riposta sul 40% di italiani che, secondo dati di Enit, l’agenzia nazionale del turismo, preferiva viaggi all’estero e che quest’anno potrebbe decidere di rimanere entro i confini nazionali.

Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli – Biella spiega: “Il movimento tra regioni rappresenterebbe una boccata di ossigeno importante per il turismo nazionale. Il Piemonte valuterà l’apertura dei confini regionali con cautela, per cui la data del 3 giugno potrebbe essere posticipata ulteriormente, però, nel frattempo, sul territorio è possibile scoprire e riassaporare il piacere di muoversi tra le tante bellezze che offre la nostra regione. Come Coldiretti consigliamo a tutti di non dimenticare gli agriturismi delle nostre province, che da questa settimana sono di nuovo tutti aperti: sono le strutture più idonee per passare il tempo libero. È possibile rispettare le misure di sicurezza anti-contagio in maniera ‘naturale’, avendo a disposizione ampi spazi nella natura. Fare turismo in campagna significa evitare il pericoloso rischio di affollamenti al mare o nelle città, ma anche trascorrere giornate immersi nel verde, all’insegna delle tradizioni e delle specialità enogastronomiche locali. Le nostre province vantano un paesaggio variegato e hanno un patrimonio agroalimentare ricchissimo, con produzioni di eccellenza. Le strutture agrituristiche hanno un’offerta ampia, per tutti i gusti e per tutte le tasche, con possibilità di pernottamento ed esperienze nella natura per rilassarsi dopo queste settimane dure”.

 

CREMONA, LATTE: INDUSTRIA ABBASSA PREZZO ALLA STALLA, SCELTA INACCETTABILE

A dispetto dei contratti in vigore, l’industria del latte sceglie di abbassare il prezzo riconosciuto agli allevatori secondo una logica più speculativa che reale. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia a conclusione del tavolo di confronto con Italatte che fa capo al gruppo Lactalis, la più importante industria casearia a livello nazionale, che ha deciso di diminuire il prezzo riconosciuto alla stalla contravvenendo a quanto stabilito nei contratti ancora in essere, sempre rispettati dagli allevatori.

La situazione di incertezza che stiamo vivendo a causa dell’emergenza coronavirus – precisa la Coldiretti Lombardia – non può tradursi automaticamente in un ribasso del prezzo tale da non coprire nemmeno i costi di produzione. Tutto questo, peraltro, mentre le quotazioni del latte spot sono aumentate del 7% in valore nell’ultimo mese, i prezzi allo scaffale sono cresciuti e il canale Ho.re.ca è ripartito. In un momento delicato come questo in cui il sistema Paese tenta di ripartire – continua la Coldiretti – tutti dovrebbero appellarsi al senso di responsabilità e sostenere la produzione nazionale, privilegiando negli approvvigionamenti delle industrie e della distribuzione commerciale il Made in Italy. In gioco c’è il futuro di un settore che – rileva la Coldiretti – solo in Lombardia produce oltre il 40% del latte italiano grazie al lavoro svolto in più di 5 mila allevamenti con 500 mila vacche da latte. Quando una stalla chiude – conclude la Coldiretti – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.

 

ORISTANO, CALO PRESENZE TURISTICHE CONTRAE LE VENDITE DELL’ORTOFRUTTA

C’è preoccupazione tra i produttori ortofrutticoli Coldiretti del terralbese per la imminente stagione turistica estiva ed autunnale. Le notizie relative alle incombenze richieste ai  turisti in entrata verso  l’ Isola,  legate ai provvedimenti in relazione al covid 19,  con un turismo che rischia di essere limitato nei numeri, mettono in allarme anche le aziende agricole che con il turismo hanno uno stretto legame economico. Le produzioni estive vanno rapidamente a maturazione, seguendo il ritmo delle stagioni. Il rischio concreto,  riferiscono le aziende agricole, è che possano rimanere invendute sul campo.

Vittorio Vaccargiu, serricoltore, orticoltore e produttore di funghi di Terralba evidenzia come sia aumentato il rischio di impresa. Un rischio difficilmente sostenibile, in quanto le aziende sono scarsamente capitalizzate. Solo nel mese di aprile – afferma – la nostra azienda ha avuto un calo del fatturato pari al 31% ! La paura è che si tratti dell’ inizio di un trend negativo. Aggiungasi un aumento dei costi che ci penalizza oltremodo nelle esportazioni. Lo stop al turismo – conclude Vaccarigiu – riduce fortemente  le vendite nell’ HORECA e GDO.

Per Giampietro Mannai, produttore di ortive di Terralba, e Presidente di sezione Coldiretti,  specializzato nella  coltivazione bio di Sedano, le produzioni sarde sono in sofferenza causa le importazioni che arrivano da altri  Paesi , in particolare dalla Spagna.    Stiamo vivendo – ribadisce Mannai – una situazione di pesantezza importante, considerato che siamo solo nella fase iniziale della campagna estiva.

Anche L’ Orto di Eleonora – puntualizza il direttore Salvatore Lotta – ha dovuto rivedere la programmazione delle coltivazioni in funzione dell’ emergenza, riducendo in via prudenziale  del 20% la potenzialità produttiva. Contrastando eventuali problematiche con la ricerca di altri sbocchi di mercato nel nord – est della penisola.

Per la Società Agricola Fratelli Dessì di Terralba, una contrazione dei consumi nelle ortive è già in atto. Molte delle colture estive sono pronte per la raccolta – sottolinea Gian Gavino Dessì – andando ad incrementare in modo notevole  l’ offerta verso un mercato che non riesce ad assorbire la mole di prodotto. Il risultato è che molta merce invenduta viene già oggi buttata. Il turismo era la valvola di sfogo per molte delle nostre produzioni.

Coldiretti Oristano esprime preoccupazione per questo clima di incertezza, in considerazione  del fatto che giunge dalla piana di Terralba, tra le più importanti aree produttive di ortive isolane. Si tratta ora di salvare la stagione e il lavoro di tante aziende.  Coldiretti Oristano confida in una soluzione positiva che possa dare risposte certe ed una prospettiva alle tante produzioni agroalimentari isolane.    

 

RAVENNA, CORSI PER RILANCIO E RIPARTENZA IMPRESE E AGRITURISMI

Come fare impresa dopo l’emergenza Coronavirus. Di fronte alla pandemia che ha mutato le nostre vite e il nostro modo di lavorare, è tempo di progettare il rilancio in sicurezza delle attività imprenditoriali. Per dare un contributo concreto alla ripartenza di aziende agricole e agriturismi, Coldiretti Ravenna aderisce al più ampio progetto di formazione lanciato su scala regionale promuovendo, in collaborazione con Dinamica, una serie di corsi dedicati alle proprie imprese agricole e finalizzati proprio a fornire strumenti utili in questa situazione. Si tratta di corsi gratuiti dalla durata di 4 o 8 ore da seguire in videoconferenza, approvati su Catalogo Verde e finanziati nell’ambito del Psr della Regione Emilia Romagna.

I temi trattati sono 3: un corso base di 4 ore rivolto a tutte le aziende agricole per aiutarle ad adottare tutti gli adempimenti necessari al contenimento del Covid e poter svolgere la propria attività aziendale in sicurezza. Altri due percorsi formativi, entrambi di 8 ore, saranno incentrati sulla riorganizzazione produttiva e di marketing dell’impresa agricola e sulle conoscenze digitali, per poter approfondire le opportunità di social network, siti internet, pubblicità e marketing on line e rilanciare l’attività.

Le proposte sono indirizzate a tutte le aziende agricole e in particolare agli agriturismi (che nel solo mese di aprile a causa del lockdown hanno perso in regione oltre 20 milioni di euro), alle aziende che svolgono vendite dirette e a tutte le aziende che hanno dipendenti e vogliono supportare la loro formazione nell’ambito di queste tematiche.

 “Stiamo attraversando – afferma Coldiretti Ravenna – un periodo senza precedenti e gli agricoltori che in questi mesi hanno continuato a lavorare seguendo il ciclo della natura per garantire l’approvvigionamento alimentare del Paese meritano di veder valorizzate le loro attività anche attraverso percorsi formativi”.

Gli interessati dovranno contattare gli uffici di zona di Coldiretti Ravenna che sono già a disposizione per poter confermare l’iscrizione.

 

NOVARA – VCO: IL TURISMO NELLA FASE2 È NELLE CAMPAGNE

È attesissima la decisione sul via libera allo sconfinamento tra regioni da 7 milioni di italiani che scelgono il mese di giugno per mettersi in viaggio. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento alla riapertura delle frontiere e rispetto alla decisione del Governo per quanto riguarda gli spostamenti interregionali.

Se la presenza straniera in Italia rappresenta comunque una pesante incognita, la speranza viene riposta sul 40% di italiani che, secondo dati di Enit, l’agenzia nazionale del turismo, preferiva viaggi all’estero e che quest’anno potrebbe decidere di rimanere entro i confini nazionali.

“Il movimento tra regioni rappresenterebbe una boccata di ossigeno importante per il turismo nazionale. Il Piemonte valuterà l’apertura dei confini regionali con cautela, per cui la data del 3 giugno potrebbe essere posticipata ulteriormente, però, nel frattempo, sul territorio è possibile scoprire e riassaporare il piacere di muoversi tra le tante bellezze che offre la nostra regione”, spiega Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara – Vco. “Gli agriturismi sono le strutture più idonee per passare il tempo libero: è possibile rispettare le misure di sicurezza anti-contagio in maniera ‘naturale’, avendo a disposizione ampi spazi nella natura. Da questa settimana sono nuovamente tutti aperti. Fare turismo in campagna significa evitare il pericoloso rischio di affollamenti al mare o nelle città, ma anche trascorrere giornate immersi nel verde, all’insegna delle tradizioni e delle specialità enogastronomiche locali. Le province di Novara e del Vco vantano un paesaggio variegato e con una grandissima offerta: dalla pianura al lago, senza dimenticare le nostre bellissime montagne e valli. E hanno un patrimonio agroalimentare e vitivinicolo ricchissimo e produzioni di eccellenza. Le strutture agrituristiche hanno un’offerta ampia, per tutti i gusti e per tutte le tasche, con possibilità di pernottamento ed esperienze nella natura”.

 

ASCOLI-FERMO, OLTRE 10% TERRENI GESTITO DA COMUNANZE AGRARIE: SERVE CENSIMENTO

Nelle Marche si stima tra i 50mila e i 70mila ettari di terreno gestiti da Comunanze. Parliamo di oltre il 10% della superficie agricola regionale ma la un censimento vero e proprio di territori e realtà a cui ricondurre questi terreni non è mai stato fatto. Coldiretti e Federforeste stimano oltre 500 realtà regionali e si sono dette disponibili a dare una mano alla Regione Marche nel recepire la normativa nazionale emanata nel 2017 (la legge 168 sui Domini Collettivi). L’istituto della Comunanza agraria ha origini antichissime che risalgono all’Alto Medioevo. Si tratta di una proprietà collettiva formata da abitanti di una determinata zona che gestiscono porzioni di territorio. Spesso sono i residenti di una determinata frazione. Oppure sono i discendenti delle famiglie che diedero origine al primo nucleo. Come ribadito dalla nuova normativa sono soggetto comunque autonomi che non perseguono il lucro ma la valorizzazione del territorio e la tutela dei diritti degli utenti. Ci sono comunanze che gestiscono boschi curandoli, garantendo una sostenibilità oppure chi amministra il territorio affittandolo a pastori e aziende agricole. Proprio la gestione dei pascoli e la valorizzazione delle imprese zootecniche nei territori montani è stata argomento di un incontro organizzato nei giorni scorsi da Coldiretti Ascoli Fermo al quale hanno partecipato anche Andrea Montresor (Federforeste) e Osvaldo Lucciarini, avvocato e consulente giuridico di Federforeste. Un confronto che è servito per confrontarsi, approfondire i criteri di assegnazione delle terre alle imprese e ragionare su come mettere in campo le giuste sinergie e per ragionare insieme sulle prospettive future del settore. I referenti di Federforeste, insieme al neo segretario di zona di Ascoli Piceno, Luca Pulcini, al vicepresidente di Coldiretti Ascoli Fermo, Biagio Camacci, e al direttore Alessandro Visotti, hanno espresso la più totale disponibilità per far incontrare le esigenze di tutti gli attori in campo: dagli aventi diritto delle comunanze agli imprenditori agricoli (tra i quali ci sono tanti giovani) che stanno investendo nel territorio montano. “Noi – spiegano da Coldiretti Ascoli Fermo e Federforeste – siamo disponibili a promuovere e sostenere tavoli di confronto tra Comunanze e aziende agricole per far stringere loro una collaborazione sempre più costruttiva al raggiungimento dei rispettivi risultati. Siamo anche pronti a dare una mano alla Regione per recepire le norme nazionali che inquadrano le Comunanze ma prima di tutto occorre dotarsi di un censimento regionale sui domini collettivi per poi tarare al meglio i successivi interventi”.

 

BOLOGNA, COVID E GELATE: COLDIRETTI, LE AZIENDE VANNO SOSTENUTE

“La richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche è un passo importante verso le aziende colpite dalle gelate che il mese scorso hanno messo a rischio la produzione di ortofrutta della provincia e di tutta la regione, ma alle aziende servono aiuti immediati”. Lo ha detto la Presidente di Coldiretti Bologna, Valentina Borghi, all’indomani della comunicazione da parte della Regione della richiesta di prevedere, nella fase di conversione in legge del Decreto Rilancio, uno specifico stanziamento, in deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali.

Le gelate, accompagnate in alcuni casi anche dalla neve, hanno colpito a più riprese il territorio regionale, causando danni per oltre 400 milioni di euro a oltre 9000 aziende, molte delle quali già messe a dura prova dagli attacchi della cimice asiatica degli scorsi anni e dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus.

“La settimana prossima – ha concluso la Presidente di Coldiretti Bologna – incontreremo in videoconferenza i parlamentari eletti nella città metropolitana di Bologna. Sarà l’occasione per presentare le nostre proposte e per fare il punto sulle criticità che l’agricoltura bolognese sta attraversando e discutere del Decreto ‘rilancio’. Auspichiamo dal Ministro un pronto accoglimento e lo stanziamento delle risorse necessarie sul Fondo di Solidarietà per procedere alla ristoro delle perdite subite dalle aziende”.

 

CUNEO, ALLEVAMENTI DI SUINI: PIÙ TRASPARENZA DAI PREZZI ALLE ETICHETTE

È ancora piena emergenza per gli allevatori suinicoli della Granda che, anche durante la Fase 2, sono alle prese con il rallentamento dei ritiri da parte dei macelli e con un abbassamento dei prezzi che ne ha già determinato gravi perdite di reddito dal marzo scorso. È l’allarme lanciato da Coldiretti Cuneo che torna a chiedere con forza lo stop alle importazioni di cosce di suini dall’estero per i prosciutti e una maggiore valorizzazione della carne suina Made in Cuneo da parte dell’industria e della grande distribuzione nel pieno spirito #MangiaItaliano.

Allo scopo è anche essenziale estendere ai salumi l’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta: “Sarebbe un passo in avanti importante nella battaglia per la trasparenza a tutela dei produttori e dei consumatori, che Coldiretti sostiene e porta avanti da anni in Italia e in Europa” dichiara il Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo.

Lo scorso anno Coldiretti ha promosso con Campagna Amica l’iniziativa dei cittadini europei che ha raccolto in 7 Stati membri oltre 1,1 milioni di firme – ben 35.000 nella sola Provincia di Cuneo – per chiedere alle Istituzioni UE di estendere l’obbligo dell’origine in etichetta a tutti gli alimenti, superando la contraddizione che oggi vede l’etichettatura d’origine obbligatoria per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per le uova ma non per gli ovoprodotti.

“Informare i consumatori dell’origine delle carni utilizzate per i salumi – sostiene Moncalvo – è un atto dovuto a tutela di una produzione locale d’eccellenza. In Provincia di Cuneo sono 800 le aziende che allevano quasi 900.000 capi con un impegno sempre maggiore per la sostenibilità e una cura sempre più attenta ai dettami del benessere animale, che conferiscono grande qualità e genuinità alle carni, prevalentemente destinate alle filiere del Prosciutto di Parma DOP e del San Daniele DOP”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

ALESSANDRIA, INFLAZIONE: +2,6%, NEI CAMPI INACCETTABILE SPECULAZIONE

Speculazione al ribasso nei campi e nelle stalle mentre crescono i prezzi dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti del 2,6%. Il taglio ai compensi pagati agli agricoltori e agli allevatori per molti prodotti, dalla carne al latte fino agli ortaggi, è inaccettabile.

Coldiretti lancia l’allarme sulla base dei dati Istat che a maggio evidenziano per gli  alimentari e bevande un andamento in controtendenza rispetto all’inflazione generale in calo dello 0,1.

Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi compromettono il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera ai quali va il plauso della Coldiretti in una situazione in cui quasi 4 aziende agricole su 10 (37%) secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ registrano un deciso calo dell’attività.

“Se è vero che l’agricoltura sta tenendo duro di fronte alla crisi generale, non si può negare che molte filiere siano in profonda difficoltà dalla quale occorre uscire con una robusta iniezione di liquidità – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – ma anche realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti”.

Le quotazioni riconosciute ai produttori in molti settori non coprono più neanche i costi e mettono a rischio il sistema agroalimentare nazionale. Un pericoloso allarme liquidità che minaccia il futuro del settore impegnato a garantire le forniture alimentari alla popolazione.“E’ prioritario fermare le speculazioni sui prezzi dei beni di prima necessità per difendere la capacità delle famiglie di rifornire le dispense di casa con cibo e bevande e garantire un giusto compenso agli agricoltori – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. E’ fondamentale garantire la stabilità dei prezzi lungo tutta la filiera per bloccare ogni tentativo di speculazione a danno dei consumatori e degli agricoltori che devono poter continuare a produrre per difendere la sovranità alimentare del Paese in un momento di grande difficoltà”.

 

VENETO, IL CORDOGLIO DI COLDIRETTI VENETO PER LA SCOMPARSA DI BEPI CATARIN

“Non c’è un vino frutto del sistema “vigneto veneto” che non abbia avuto un occhio di riguardo da parte di Bepi Catarin esperto funzionario di settore. Dagli autoctoni fino alla più grande Doc d’Italia, quella del Pinot Grigio, passando per le vicende del Prosecco tutta la storia degli ultimi 30 anni del vitivinicolo della regione ha visto il lui un protagonista apprezzato e rispettato sia dai colleghi che dai produttori. Deciso e talvolta intransigente, ma sempre aperto al confronto per trovare una soluzione. Professionista indiscusso,  univa competenza insieme a tanta umanità”. Cosi Coldiretti Veneto saluta Bepi Catarin ricordandolo come figura di riferimento per tutta la viticoltura veneta.

 

VARESE, LATTE, INDUSTRIA ABBASSA PREZZO ALLA STALLA, SCELTA INACCETTABILE

A dispetto dei contratti in vigore, l’industria del latte sceglie di abbassare il prezzo riconosciuto agli allevatori secondo una logica più speculativa che reale. È quanto afferma Coldiretti Varese, rimarcando e rilanciando le dichiarazioni di Coldiretti Lombardia a conclusione del tavolo di confronto con Italatte che fa capo al gruppo Lactalis, la più importante industria casearia a livello nazionale, che ha deciso di diminuire il prezzo riconosciuto alla stalla contravvenendo a quanto stabilito nei contratti ancora in essere, sempre rispettati dagli allevatori.

“La situazione di incertezza che stiamo vivendo a causa dell’emergenza coronavirus – precisa la Coldiretti prealpina – non può tradursi automaticamente in un ribasso del prezzo tale da non coprire nemmeno i costi di produzione. Tutto questo, peraltro, mentre le quotazioni del latte spot sono aumentate del 7% in valore nell’ultimo mese, i prezzi allo scaffale sono cresciuti e il canale Ho.re.ca è ripartito”.

“In un momento delicato come questo in cui il sistema Paese tenta di ripartire – commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – tutti dovrebbero appellarsi al senso di responsabilità e sostenere la produzione nazionale, privilegiando negli approvvigionamenti delle industrie e della distribuzione commerciale il Made in Italy”. In gioco c’è il futuro di un settore che solo in Lombardia “produce oltre il 40% del latte italiano grazie al lavoro svolto in più di 5 mila allevamenti con 500 mila vacche da latte. Quando una stalla chiude – conclude Fiori – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”.

 

FERRARA, COVID E GELATE: LE AZIENDE VANNO SOSTENUTE

“La richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche è un passo importante verso le aziende colpite dalle gelate che il mese scorso hanno messo a rischio la produzione di ortofrutta della provincia e di tutta la regione, ma alle aziende servono aiuti immediati”. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Nicola Bertinelli, all’indomani della comunicazione da parte della Regione della richiesta di prevedere, nella fase di conversione in legge del Decreto Rilancio, uno specifico stanziamento, in deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali. Le gelate, accompagnate in alcuni casi anche dalla neve, hanno colpito a più riprese il territorio regionale, causando danni per oltre 400 milioni di euro a oltre 9000 aziende, molte delle quali già messe a dura prova dagli attacchi della cimice asiatica degli scorsi anni e dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus.

Gelate che hanno provocato danni consistenti anche nel territorio ferrarese, interessando in particolare le colture frutticole, in primis albicocche e pesche, ma con problemi anche sulle pere e mele, già alle prese con i danni dello scorso anno per attacchi di parassiti come la cimice e di funghi come l’alternaria, che hanno messo a dura prova i bilanci delle imprese agricole e tutto l’indotto a causa del minor prodotto raccolto e commercializzato, con un impatto su tutta la filiera.

Occorre che i provvedimenti richiesti e necessari per le imprese seguano le procedure più snelle e veloci possibili a fronte delle forti criticità che le imprese agricole stanno vivendo.    

 

CUNEO, RACCOLTA DELLA FRUTTA: IL SALUZZESE NON È IL FAR WEST

Nel Saluzzese, dove è iniziato il conto alla rovescia per l’inizio delle raccolte della frutta, scendono in campo Forze dell’Ordine ed Esercito, uno schieramento senza precedenti che, pur finalizzato alla sicurezza sociale e sanitaria per vigilare sul rispetto delle norme anti-contagio, rischia di trasformarsi in uno “stato d’assedio” che potrebbe danneggiare l’immagine di una terra di imprenditori onesti. Lo afferma Coldiretti Cuneo nel sottolineare che i controlli sui migranti sulle strade saluzzesi hanno preso il via in un momento di particolare difficoltà per le aziende agricole, che stanno cercando la manodopera necessaria e procedendo alla stipula dei contratti.

“Siamo senz’altro favorevoli a controlli di natura sanitaria e sociale e ribadiamo la necessità di limitare l’arrivo di migranti che non abbiano già una concreta opportunità di lavoro: in quel caso sarebbe concreto il rischio di assembramenti nella ricerca di sistemazioni di fortuna. Siamo, inoltre, favorevoli ai controlli volti a contrastare il lavoro in nero, contro cui anche Coldiretti lavora in stretta sinergia con l’Osservatorio Agromafie per assicurare condizioni di lavoro dignitose e legali ai braccianti. Tuttavia, è essenziale tenere a mente che quello saluzzese è un tessuto imprenditoriale sano, che resiste con tenacia e serietà alle già gravi problematiche del comparto frutticolo che si protraggono da ormai molti anni” dichiara il Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo, Roberto Moncalvo.

“In quest’annata anomala segnata dall’emergenza Covid-19, le sfide da fronteggiare sono la sicurezza sanitaria e una forma di caporalato che non conosce crisi: quella che colpisce direttamente i frutticoltori, vale a dire lo sfruttamento vergognoso da parte di chi riconosce loro dei prezzi insufficienti persino a coprire i costi di produzione, con liquidazioni ritardate a 200 o 300 giorni dalla raccolta. Per questo, crediamo sia importante non strumentalizzare il ruolo fondamentale delle aziende frutticole che, anche in un frangente tanto delicato come questo, offrono lavoro a migliaia di stagionali senza mai sottrarsi al tema dell’ospitalità”.

Infatti, il 70% dei braccianti extracomunitari – spiega Coldiretti Cuneo – trova sistemazione direttamente presso i produttori agricoli, che provvedono in autonomia a realizzare alloggi in cui ospitarli, con risorse proprie e senza alcun supporto dalle Istituzioni.

In più Coldiretti Cuneo, che dal 2013 allestisce due campi per rispondere ai bisogni alloggiativi dei braccianti extracomunitari in possesso di regolare contratto, ha messo a punto per quest’anno un progetto di sistemazione abitativa e integrazione compatibile con la situazione contingente di emergenza sanitaria, che prevede il posizionamento di strutture mobili in azienda per consentire la vicinanza dei braccianti al luogo di lavoro, riducendo notevolmente la pressione sociale e garantendo il rispetto delle regole di distanziamento sociale.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it 

 

RAVENNA, COVID E GELATE: LE AZIENDE VANNO SOSTENUTE

“La richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche è un passo importante verso le aziende colpite dalle gelate che il mese scorso hanno messo a rischio la produzione di ortofrutta della provincia e di tutta la regione, ma alle aziende servono aiuti immediati”. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Nicola Bertinelli, all’indomani della comunicazione da parte della Regione della richiesta di prevedere, nella fase di conversione in legge del Decreto Rilancio, uno specifico stanziamento, in deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali.

“Le gelate – puntualizza il vicepresidente di Coldiretti Emilia-Romagna e presidente di Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte – hanno colpito a più riprese il territorio regionale, causando danni per oltre 400 milioni di euro a oltre 9000 aziende, la maggior parte delle quali operative nella provincia di Ravenna, imprese peraltro già messe a dura prova dagli attacchi della cimice asiatica, nonché dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus. A livello provinciale – afferma – siamo impegnati da mesi in un lavoro di sensibilizzazione a più livelli, il dialogo con i consiglieri regionali ravennati e con i parlamentari del nostro territorio è quotidiano, serve infatti il contributo di tutti, da Ravenna a Roma, per evitare che il gelo bruci per sempre il cuore ortofrutticolo della Romagna e dell’intera regione provocando di fatto un colpo mortale all’agricoltura e all’economia locale, con conseguenze che sarebbero drammatiche sotto il profilo sociale ed occupazionale”.         

 

COMO-LECCO LATTE: INDUSTRIA ABBASSA PREZZO ALLA STALLA, SCELTA INACCETTABILE       

A dispetto dei contratti in vigore, l’industria del latte sceglie di abbassare il prezzo riconosciuto agli allevatori secondo una logica più speculativa che reale. È quanto afferma Coldiretti Como-Lecco, rimarcando e rilanciando le dichiarazioni di Coldiretti Lombardia a conclusione del tavolo di confronto con Italatte che fa capo al gruppo Lactalis, la più importante industria casearia a livello nazionale, che ha deciso di diminuire il prezzo riconosciuto alla stalla contravvenendo a quanto stabilito nei contratti ancora in essere, sempre rispettati dagli allevatori.

“La situazione di incertezza che stiamo vivendo a causa dell’emergenza coronavirus – precisa la Coldiretti lariana – non può tradursi automaticamente in un ribasso del prezzo tale da non coprire nemmeno i costi di produzione. Tutto questo, peraltro, mentre le quotazioni del latte spot sono aumentate del 7% in valore nell’ultimo mese, i prezzi allo scaffale sono cresciuti e il canale Ho.re.ca è ripartito”.

“In un momento delicato come questo in cui il sistema Paese tenta di ripartire – commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi – tutti dovrebbero appellarsi al senso di responsabilità e sostenere la produzione nazionale, privilegiando negli approvvigionamenti delle industrie e della distribuzione commerciale il Made in Italy”. In gioco c’è il futuro di un settore che solo in Lombardia “produce oltre il 40% del latte italiano grazie al lavoro svolto in più di 5 mila allevamenti con 500 mila vacche da latte. Quando una stalla chiude – conclude Trezzi – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”.                                                   

 

Appuntamenti

 

SICILIA: RIAPRE IL MERCATO CAMPAGNA AMICA DI CATANIA

Domenica 31 Maggio

Domenica 31 maggio alle 8.00 riapre il mercato Campagna Amica di Catania di Piazza Verga. Finisce così il periodo di chiusura determinato dalle norme  anti – Covid  e si riparte con  la vendita diretta  degli agricoltori che in questo periodo offrono soprattutto tanta frutta di stagione. I consumatori potranno ritrovare anche all’aperto i  produttori agricoli che hanno continuato a lavorare anche nel Mercato Campagna Amica di Via Crispi non facendo mai mancare le tantissime  produzioni a Km zero della Sicilia. L’accesso, fino alle 14.00,  sarà monitorato e tutti dovranno indossare i dispositivi di sicurezza.

 

MACERATA: TORNA IL MERCATO DI CIVITANOVA E QUELLO DI CINGOLI FA IL SUO ESORDIO

Sabato 30 e domenica 31 maggio

Il ritorno alla normalità passa anche per i mercati di Campagna Amica che fanno il loro ritorno nelle piazze cittadine dopo il blocco dovuto all’emergenza sanitaria. Con una novità. A Cingoli, in via della Portella, la vendita diretta del cibo del territorio farà il suo esordio sabato 30 maggio dalle 8.30 alle 12.30. Una new entry per tutti i primi e terzi sabato del mese fino a luglio. Sui banchi degli agricoltori ci saranno vini doc, vini di visciola e prodotti a base di visciola, salumi, olio extravergine di oliva, cereali ma anche lumache fresche. Cingoli si alterna a San Severino (2° e 4° sabato del mese) mentre, altro segnale positivo di ripresa, torna anche, domenica 31 maggio, il mercato di Civitanova Marche in piazza Don ramini. L’ultima volta era stato lo scorso prima marzo, prima del lockdown. Poi i produttori si sono adoperati per allestire un servizio di consegne a domicilio apprezzato a tal punto da indurre le aziende agricole a mantenerlo nonostante la riapertura. Di nuovo operativo, infine, il mercato di Tolentino (quarta domenica del mese). Ovviamente tutti i mercati di Campagna Amica prevedono regole per evitare rischi di contagio: mascherina obbligatoria per tutti, distanza interpersonale di almeno un metro, niente assembramenti, segnalazioni a terra a indicare gli spazi, operatori in guanti, vietati gli assaggi e i clienti non possono assolutamente toccare la merce. Gli operatori metteranno a disposizione gel e soluzioni alcoliche per igienizzare le mani.