COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 29 luglio 2020

29 Luglio 2020
News La Forza del Territorio del 29 luglio 2020

Primo piano

 

LOMBARDIA

AGRITURISMI: BENE NUOVE NORME REGIONALI SU PASTI NEI WEEK-END

La decisione rappresenta un sostegno alla ripartenza degli agriturismi

Possibilità di somministrare i pasti liberamente nei fine settimana, senza alcuna limitazione: è la modifica approvata dal consiglio regionale alla legge lombarda sugli agriturismi. Lo rende noto la Coldiretti Lombardia nel sottolineare che la decisione rappresenta un sostegno alla ripartenza degli agriturismi con ristorazione in quest’estate post lockdown in cui turisti e viaggiatori scelgono spesso di regalarsi alcuni momenti di svago proprio durante i weekend.

“Ringraziamo l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi – commenta Paolo Voltini presidente Coldiretti Lombardia – che in questi mesi di difficoltà dovute al coronavirus non ha mai fatto mancare la sua attenzione e disponibilità”. Gli agriturismi che in Lombardia offrono la possibilità di assaporare i prodotti tipici e le specialità del territorio sono oltre mille – spiega la Coldiretti regionale su dati Istat – e sono in grado di offrire oltre 40 mila coperti per il ristoro: la novità introdotta consente loro di rispondere al meglio alle richieste del turismo di prossimità che in questo periodo si sviluppa in molti casi dal venerdì alla domenica.

In Lombardia – conclude la Coldiretti regionale – sono più di 1600 gli agriturismi complessivamente attivi. Situati in campagna e immersi nella natura, anche in zone isolate, in strutture familiari e lontano dagli affollamenti, con spazi adeguati e con ampie aree all’aperto sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio del coronavirus fuori dalle mura domestiche. Per questo, con l’arrivo dell’estate, rappresentano luoghi ideali per vacanze Made in Italy alla scoperta dei piccoli borghi e delle bellezze del territorio.

 

Dal Territorio

 

TOSCANA, LATTE OVINO : SECCO ‘NO’ A PROTOCOLLO INTESA DI FINE LEGISLATURA

Secco ‘no’ di Coldiretti Toscana al protocollo d’intesa per la filiera ovicaprina proposto dall’Assessore all’Agricoltura Remaschi, perché non serve un atto di fine legislatura assolutamente privo di contenuti utili a ridare sostanza al tavolo di filiera. “Avevamo chiesto un atto forte con contenuti innovativi e di tutela per tutta la filiera. Non ci stiamo a firmare un protocollo che non detta regole chiare, ma si limita semplicemente ad impegnare verso attività di informazione agli allevatori che Coldiretti già svolge regolarmente”, afferma il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi.

“Dopo i mesi di lockdown causati dal Coronavirus, con un emergenza che non è certamente ancora definitivamente chiusa, dopo quanto hanno vissuto nei mesi scorsi – insiste il presidente Filippi – a causa di posizioni speculatorie che hanno portato a prezzi in caduta libera, decisi unilateralmente dai trasformatori, gli allevatori non possono certamente accontentarsi di scelte e posture da salotto”. Il protocollo d’intesa non può prescindere “da due punti cardine, quali l’individuazione con l’ausilio di ISMEA e ARAT dei costi di produzione del latte ovino calcolati e certificati, del quale si dovrà tenere conto nelle trattative successive per la composizione del prezzo del latte alla stalla e l’esclusione dai finanziamenti pubblici regionali dei trasformatori che importano latte dall’estero”, aggiunge il presidente Filippi.

“C’è purtroppo chi ha sfruttato il proprio potere contrattuale per pagare prezzi stracciati alimenti deperibili come il latte. Questo atteggiamento inaccettabile non può certamente essere derubricato con un protocollo d’intesa ‘alla vogliamoci bene’”, dichiara il direttore di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti. “Il prezzo del latte alla stalla per legge non può andare sotto i costi di produzione calcolati e certificati da ISMEA, pertanto il taglio di oltre l’11% del prezzo imposto agli allevatori è uno schiaffo ad una filiera da sempre impegnata nella produzione anche di prodotti DOP, i cui costi non possono gravare soltanto sull’anello più debole della catena. Il protocollo d’intesa deve fare riferimento a questi parametri, in caso contrario non serve”, conclude il direttore Corsetti.

Coldiretti Toscana precisa che lo studio di ISMEA è pronto e al vaglio del Ministero, non tenerne conto è un errore strategico e di visione che l’Organizzazione non intende avallare.

E’ fondamentale garantire la stabilità dei prezzi lungo tutta la filiera per bloccare ogni tentativo di speculazione – conclude Coldiretti – a danno dei consumatori e di agricoltori e allevatori che devono poter continuare a produrre per difendere la sovranità alimentare del Paese in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali.

 

PUGLIA, FASE 3: NO A FERMO PESCA DOPO CRISI MARINERIE PER LUNGO LOCKDOWN

Il crollo delle attività di trattorie, ristoranti e agriturismi ha un effetto negativo a valanga sulla pesca con le marinerie in Puglia ancora in affanno per il calo della domanda sul mercato interno. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia che chiede per il 2020 di rivedere profondamente il meccanismo o annullare il fermo pesca che quest’anno avrebbe un effetto ancora più negativo sul settore, con i pescatori che già sono rimasti fermi e inattivi durante il lungo lockdown causato dal Covid.

“Con le modalità attuali del fermo pesca, tra l’altro, si rischierebbe di dare un ulteriore impulso alle importazioni, considerato che già in periodi ordinari risultano importati dall’estero 8 pesci su 10 che finiscono sulle tavole”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

“Nonostante la riduzione del periodo fisso di blocco delle attività – aggiunge il presidente Muraglia – l’apertura alla tutela differenziata di alcune specie e la possibilità per le imprese di scegliere i restanti giorni di stop, come richiesto da Coldiretti Impresapesca, il giudizio sull’assetto del fermo pesca come avvenuto nel 2019 non può essere positivo poiché la misura continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi”.

Quelli della pesca in Puglia sono numeri di assoluto rilievo, con un valore economico pari all’1% del PIL regionale, che si eleva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto e conta oltre 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura.

“Il settore della pesca vive da anni una crisi strutturale, con una diminuzione costante delle imbarcazioni e dei suoi operatori. Di contro – insiste il presidente Muraglia – si assiste all’aumento del consumo di pesce con le importazioni dall’estero che hanno raggiunto livelli elevati, comprimendo ulteriormente il consumo di prodotto locale. Coldiretti è convinta che una possibile rinascita del comparto passi sostanzialmente per la tutela dei produttori dalle oscillazioni del mercato, che influenzano fortemente le condizioni della produzione nazionale, dove oltre il 90% del pescato è immesso nel mercato “fresco tal-quale” che rende impossibile la difesa del prezzo”, conclude il presidente Muraglia.

Per Coldiretti Puglia le politiche della Regione Puglia dovranno essere capaci di favorire le imprese a un nuovo modo di gestire il prodotto, con prodotti ittici a maggiore shelf-life per allungarne la vita commerciale e “produzioni a servizio” per una più alta valorizzazione del prodotto da commercializzare e compensando con politiche di mercato la minore capacità di pesca. Per Coldiretti Impresapesca lo sviluppo del comparto non è, dunque, sulla mera difesa di situazioni peculiari e di dettaglio, ma sulla migliore gestione degli stock, sulla ricerca di un prodotto a maggiore valore aggiunto, sulla riorganizzazione dell’intera filiera e dei mercati. Per quanto attiene l’acquacoltura è necessario l’attuazione dei piani costieri – conclude Coldiretti Puglia – per una dettagliate gestione delle aree demaniali da utilizzare, rendendo possibile la loro acquisizione con valori di canoni sostenibili per le imprese.

 

UMBRIA, AGRICOLTORI DELLE ZONE TERREMOTATE INCONTRANO ASSESSORE MORRONI

Una delegazione di agricoltori delle zone terremotate, accompagnata dal direttore della Coldiretti Umbria Mario Rossi e dal responsabile dell’area tecnica Carlo Biondini, ha incontrato ieri l’assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni.

Si è trattato – spiega il direttore Rossi – di un’importante occasione per porre la giusta attenzione sulle esigenze e sulle problematiche principali che ancora “scontano” gli agricoltori delle zone colpite dal terremoto del 2016, dove l’agroalimentare insieme al turismo ambientale e culturale, gioca un ruolo fondamentale. Territori – aggiunge Rossi – in cui all’emergenza post sisma, si è aggiunta quella legata alla pandemia, con una conseguente amplificazione dei disagi e dei danni economici che hanno colpito cittadini e imprese. Per questo – secondo Rossi – occorre non abbassare la guardia sullo stato e sulle prospettive di queste comunità da “ricostruire”, garantendo le condizioni necessarie affinché le persone tornino o restino a vivere e lavorare in zone uniche che caratterizzano la regione. Una ricostruzione, che deve andare di pari passo con la ripresa dell’economia, che in questi territori significa soprattutto cibo e turismo.

In particolare nel corso dell’incontro – continua il direttore regionale Coldiretti – si è riflettuto sull’esigenza, ancora più impellente in questa fase di ripartenza post covid-19, di “garantire” una maggiore liquidità alle imprese, a cominciare da quelle zootecniche, già messe a dura prova dai disastri del terremoto che hanno danneggiato tante strutture produttive. Analizzate – precisa Rossi – alcune misure del Programma di Sviluppo Rurale, che, come è stato sottolineato, è importante che riservi un’attenzione particolare sulle aree del cratere: da quella sul benessere animale, a quella per le zone montane svantaggiate, fino al bando “giovani”. Infine, come ribadito più volte – sottolinea Rossi – è sempre più forte la necessità di partire quanto prima con una ricostruzione in grado di abbreviare i passaggi burocratici, e che finalmente segni una svolta concreta per i comuni terremotati, evitando il rischio spopolamento di aree a forte vocazione agricola e turistica. Mai come in questo momento tra l’altro – conclude Rossi – esse potrebbero assurgere al ruolo di protagoniste per un rafforzato e virtuoso modello di sviluppo economico e di vita sociale e di comunità.

 

VENETO, FASE 3: SOS VENDEMMIA, TEST GRATIS A BRACCIANTI RUMENI

E’ allarme nelle campagne italiane dove occorre da subito dare la possibilità alle aziende agricole di effettuare i tamponi ai lavoratori stranieri per salvare i raccolti e l’imminente vendemmia messi a rischio dalla chiusura delle frontiere per la pandemia. Ad affermarlo è il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che ha inviato una lettera al Ministro della Salute, Roberto Speranza, in riferimento alla proroga dello stato di emergenza.

La pur legittima ordinanza che dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria – sottolinea Coldiretti – priva di fatto agricole le imprese del supporto degli oltre centomila stagionali agricoli che arrivano ogni anno dalla Romania, la comunità più presente nei campi italiani, e di circa diecimila bulgari, proprio nella fase più delicata della stagione, con l’attività di raccolta che è stata peraltro anticipata a causa del caldo.

Ferme restando le necessità di non abbassare l’attuale livello di attenzione alla sicurezza sanitaria, che condividiamo come cittadini e come imprenditori – scrive Prandini –, occorre trovare delle soluzioni alternative per evitare di compromettere gravemente il risultato dell’intera annata agraria. Le nostre imprese – continua il presidente della Coldiretti – si sono dette da subito disponibili a farsi carico dei costi per sottoporre al tampone i lavoratori stranieri così da dargli la possibilità di partecipare alle operazioni di raccolta, ovviamente in caso di risultato negativo.

Una soluzione peraltro – ricorda Coldiretti – che va nella piena direzione della tutela della salute pubblica mentre a Roma scattano i test per i passeggeri dei bus provenienti dai paesi a rischio.

Oltre alle operazioni di raccolta estive, che vanno dalla frutta agli ortaggi, il vincolo della quarantena potrebbe limitare anche gli arrivi per la vendemmia. Per il Veneto la scadenza è imminente per il Pinot Grigio e Chardonnay che tradizionalmente iniziano  ad agosto e continua in un percorso che – precisa Coldiretti – prosegue a settembre con il Glera (Prosecco) Merlot, Cabernet e gli autoctoni come la Garganega (Soave),  i grappoli dei grandi rossi della Valpolicella (Corvina, Rondinella e Molinara) fino ad ottobre inoltrato (Raboso del Piave e veronese) che aspettano addirittura novembre per maturare.

In questo contesto – sostiene la Coldiretti – per favorire le campagne di raccolta sarebbe importante, oltre ai test e alla quarantena attiva, provvedere alla pubblicazione del nuovo decreto flussi ma procedere a una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.

I voucher – conclude la Coldiretti – sono stati per la prima volta introdotti in Italia proprio solo per la vendemmia il 19 agosto 2008, con circolare Inps con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati che sono andate perdute in seguito all’abrogazione dovuta ai casi di abuso favorito ad un eccessivo allargamento ad altri settori e che in realtà non hanno riguardato il settore agricolo.

 

TORINO, CRISI EXPORT: NECESSARIO PIANO STRAORDINARIO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE

Tre imprese agroalimentari su quattro che esportano, ha registrato una diminuzione delle vendite all’estero, per effetto di una pioggia di disdette, provenienti dai clienti di tutto il mondo, a causa dell’emergenza Coronavirus. Questo emerge da un’indagine Coldiretti Ixe’ in occasione della presentazione del XXXIV Rapporto Ice e dell’Annuario 2020 Istat-Ice.

A pesare è stata inizialmente la disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale, anche di Paesi alleati con addirittura la assurda richiesta di certificati “virus free” sui prodotti agroalimentari Made in Italy a cui si è aggiunta successivamente la drammatica crisi della ristorazione a livello globale che vede la cucina italiana protagonista in tutto il mondo. Il risultato è un conto salato per l’agroalimentare tricolore dove a pagare sono stati soprattutto il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate anche per ortofrutta, formaggi, salumi e conserve.

L’export piemontese non è da meno e ha sofferto la crisi: è sceso più di 660 milioni di euro rispetto al primo trimestre 2019, con una flessione che riguarda tutto il territorio, come emerge dal rapporto Ires Piemonte. «Per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export la Coldiretti chiede un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100 per cento Made in Italy – afferma Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino -. Occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse, puntando a una regia nazionale, attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate. La situazione rischia di diventare ancora più pesante dopo la scadenza dell’ultimatum del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per l’applicazione di nuovi dazi ad una lista di prodotti europei tra cui il vino che per il Piemonte rappresenta, proprio verso gli Stati Uniti, una importante voce di export arrivata a 200 milioni di euro visto che ne assorbono il 35 per cento. Coldiretti chiede di impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa, oltre all’embargo russo».

 

REGGIO EMILIA, ANCORA LUPI NEI CAMPI, NELLE AZIENDE E ALLA PERIFERIA DELL’ABITATO

Continuano gli avvistamenti di lupi o cani inselvatichiti nei campi, nei pressi degli allevamenti e dell’abitato.

È la stagione delle irrigazioni e gli agricoltori gestiscono gli impianti durante la notte. Da Rubiera a Sant’Ilario d’Enza ci sono i lupi o cani inselvatichiti che si aggiorno nei pressi degli impianti irrigui. In alcuni caso sono stati avvistati dei branchi ed anche delle cucciolate e, com’è noto, la presenza di cuccioli aumenta l’aggressività naturale degli animali.

«Questi animali, che comunque si nutrono con le prede che trovano, si avvicinano sempre più alle strutture aziendali e agli allevamenti –  denuncia il direttore della Coldiretti di Reggio Emilia Maria Cerabona. La preoccupazione è sempre maggiore sia per la sicurezza delle mandrie sia per l’incolumità delle persone».

Coldiretti Reggio Emilia ribadisce dunque la necessità di intervenire rapidamente per scongiurare il ripetersi di queste aggressioni diffondendo la preoccupazione tra le stalle, i campi e la periferia delle città.

«Lo spingersi di questi animali così a ridosso delle aziende agricole costituiscono un precedente pericoloso – continua la Cerbona. Le stalle hanno spazi aperti e comunicanti con l’esterno e questi costituiscono una comoda via di accesso a predatori intenzionati all’attacco. L’ingresso di questi predatori all’interno degli edifici preoccupa poiché possono provocare decine di migliaia di euro di danni anche indotti dallo spavento provocato come il rischio di aborti, la frattura degli arti, la diminuzione della produzione di latte».

 

BERGAMO, CONSUMO DI SUOLO: SI È “TOLTO IL PANE DI BOCCA” A 12.000 PERSONE

“85 ettari di suolo cancellati per sempre, vale a dire che ci siamo giocati la possibilità di produrre un quantitativo di pane pari a quello consumato in un anno da 12.000 persone”. Utilizza questo impressionante esempio il presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio,  per  sottolineare la gravità dello scempio che è stato fatto del nostro territorio dal 2018 al 2019, una situazione evidenziata dagli ultimi dati del rapporto ISPRA sul consumo di suolo.

“Se sulla superficie che abbiamo perso – spiega Brivio – avessimo coltivato il grano e con questo grano avessimo prodotto la farina, avremmo potuto ottenere circa 500.000 kg di pane, l’equivalente che viene mediamente consumato in dodici mesi dagli abitanti di una città come Ponte San Pietro, secondo le statistiche”.

Da tempo la Coldiretti provinciale sta lanciando l’allarme sulla cementificazione sregolata in atto nella Bergamasca e stigmatizza una mancanza di pianificazione territoriale che tuteli la terra fertile disponibile, un bene prezioso e non più rinnovabile.

“Negli ultimi 7 anni – avverte Brivio – ci siamo resi responsabili della scomparsa nella nostra provincia di circa 37 chilometri quadrati, vale a dire quasi la stessa superficie del comune di Bergamo. Se continuiamo di questo passo, per le generazioni future non resterà più un ettaro di campagna”. 

Coldiretti Bergamo evidenzia che a livello nazionale la perdita dovuta al consumo di suolo in termini di produzione agricola complessiva è stimata in 3,7 milioni di quintali, per un danno economico stimato di quasi 7 miliardi di euro negli ultimi 7 anni.

Oltre al danno economico per il settore, Coldiretti Bergamo ricorda che il consumo di suolo rende il territorio meno ricco di ecosistemi e più fragile, su cui pesano ancora di più gli effetti dei cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce più ad assorbire.

“Questi dati, già sconcertanti, non tengono conto del terreno che verrà consumato con la costruzione dei grandi poli logistici già in programma – sottolinea Brivio -, quindi la situazione è destinata a peggiorare.  Non fare scelte di pianificazione lungimiranti significa non riconoscere il valore della terra nell’insieme delle sue risorse e la rilevanza dell’attività agricola. Ricordo che una campagna coltivata vuol dire produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale oltre che paesaggio e turismo enogastronomico nonché sviluppo di filiere che portano economia e occupazione”.

Il presidente di Coldiretti Bergamo esprime grande preoccupazione in particolare per ciò che sta accadendo nella Pianura, dove si trovano i terreni più fertili e dove stanno sorgendo in continuazione capannoni e poli dedicati alla logistica, caratterizzati da una estesa cementificazione, senza alcun coordinamento sovracomunale. “Ho il timore – afferma – che in queste aree si privilegino scelte di discutibile prospettiva di sviluppo economico e sociale solo per il “ miraggio” di lauti oneri urbanistici, negando così alla terra qualsiasi valore se non quello immobiliare e speculativo ma, soprattutto, condizionando in un’unica direzione il futuro dei nostri giovani “.

Per proteggere la terra e i cittadini che ci vivono – conclude  Coldiretti Bergamo  – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola.

 

TORINO, CON VENDEMMIA IN ARRIVO SOS STAGIONALI DA PAESI DELL’EST

Sono 100 mila gli stagionali agricoli che arrivano ogni anno dalla Romania in Italia ai quali si aggiungono più di diecimila cittadini bulgari. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’ordinanza che dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria.

«In Piemonte i lavoratori provenienti dai Paesi dell’est sono impiegati nella raccolta dell’uva – spiega Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Piemonte –. Sono le medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Una possibilità che consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane con le quali si è instaurato un rapporto di fiducia. Molti di questi lavoratori si trovano già in Italia, anche se permane una preoccupazione che il vincolo della quarantena limiti gli arrivi per la vendemmia che tradizionalmente inizia nel nostro territorio a fine agosto con il Moscato e i vini aromatici e termina e fine ottobre con i vini rossi corposi, come il Nebbiolo. In questo contesto – chiude Fabrizio Galliati – la Coldiretti chiede un intervento urgente con una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento – come quello attuale – in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in evidente difficoltà».

 

RAVENNA, TAMPONI GRATIS A BRACCIANTI AGRICOLI PER SALVARE RACCOLTI

“Occorre da subito, anche nella nostra provincia, dare la possibilità alle aziende agricole di effettuare i tamponi ai lavoratori stranieri per salvare i raccolti, l’imminente vendemmia messa a rischio dalla chiusura delle frontiere per la pandemia e, ovviamente, garantire al contempo la sicurezza sanitaria”.

Lo afferma il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte, alla luce della recente proroga dello stato di emergenza.

Al riguardo Coldiretti, a livello nazionale, ha inviato una lettera al Ministro della Salute Speranza.

La pur legittima ordinanza che dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria – sottolinea Coldiretti – priva di fatto agricole le imprese del supporto degli oltre centomila stagionali agricoli che arrivano ogni anno dalla Romania, la comunità più presente nei campi italiani, e di circa diecimila bulgari, proprio nella fase più delicata della stagione, con l’attività di raccolta che è stata peraltro anticipata a causa del caldo.

Ferme restando le necessità di non abbassare l’attuale livello di attenzione alla sicurezza sanitaria, che condividiamo come cittadini e come imprenditori – scrive Coldiretti –, occorre trovare delle soluzioni alternative per evitare di compromettere gravemente il risultato dell’intera annata agraria. Le nostre imprese si sono dette da subito disponibili a farsi carico dei costi per sottoporre ai testi sierologici i lavoratori stranieri così da dargli la possibilità di partecipare alle operazioni di raccolta, ovviamente in caso di risultato negativo.

Oltre alle operazioni di raccolta estive, che vanno dalla frutta agli ortaggi, il vincolo della quarantena potrebbe limitare anche gli arrivi per la vendemmia.

In questo contesto – sostiene la Coldiretti – per favorire le campagne di raccolta sarebbe importante, oltre ai test e alla quarantena attiva, provvedere alla pubblicazione del nuovo decreto flussi e procedere ad una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.

I voucher sono stati per la prima volta introdotti in Italia proprio solo per la vendemmia il 19 agosto 2008, con circolare Inps con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati che sono andate perdute in seguito all’abrogazione dovuta ai casi di abusi favoriti ad un eccessivo allargamento ad altri settori e che in realtà non hanno riguardato il settore agricolo.

 

BRESCIA, AGRITURISMI RIPARTONO DA WEEKEND: OK REGIONE NUOVE NORME PER PASTI

Possibilità di somministrare i pasti liberamente nei fine settimana, senza alcuna limitazione: è la modifica approvata dal consiglio regionale alla legge lombarda sugli agriturismi. Lo rende noto Coldiretti Brescia nel sottolineare che la decisione rappresenta un sostegno alla ripartenza degli agriturismi con ristorazione in quest’estate post lockdown in cui turisti e viaggiatori scelgono spesso di regalarsi alcuni momenti di svago proprio durante i weekend.

“Ringraziamo l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi – commenta Massimo Albano direttore di Coldiretti Brescia – che in questi mesi di difficoltà dovute al coronavirus non ha mai fatto mancare la sua attenzione e disponibilità. La novità introdotta consente alle attività agrituristiche di rispondere al meglio alle richieste del turismo di prossimità che in questo periodo si sviluppa in molti casi dal venerdì alla domenica”.

Concedere alle aziende agrituristiche di poter accogliere più ospiti è un’importante segnale di apertura e di fiducia verso un comparto oggi decisamente strategico. In agriturismo il distanziamento è naturale ed i clienti si sentono al sicuro. Questo il commento alla modificata legge regionale di Tiziana Porteri, imprenditrice agrituristica di Bedizzole e Presidente di Terranostra Brescia che aggiunge: “ll nostro agriturismo è anche Casa Comunale e, quest’anno più che mai, è cresciuta la richiesta di celebrare cerimonie all’aperto, con tanto spazio a disposizione, gustando cibi genuini e vini del territorio. Poter usufruire di alcune pasti in più, ci consentirà di recuperare parte del lavoro perduto nei mesi scorsi”.

Sono oltre 300 gli agriturismi attivi  sul territorio bresciano situati in campagna, in montagna, in pianura, sui laghi  e immersi nella natura, anche in zone isolate: “la modifica alla legge regionale, per noi è importantissima – racconta Abramo Sabatti dell’agriturismo Pesei a Gardone Val Trompia – ci lascia una boccata d’ossigeno in un momento estremamente difficile, continuando a rassicurare i nostri clienti dandogli la possibilità di continuare a venirci a trovare in piena sicurezza senza rinunciare all’aria sana della nostra montagna e al cibo tipico di questo territorio”.

Gli agriturismi bresciani sono strutturati a livello familiare, prevalentemente lontano dagli affollamenti, con spazi adeguati e con ampie aree all’aperto: “un risultato che ci dà grande speranza per il futuro – sottolinea Debora Soiola dell’agriturismo Il Rudere di Salò –  e ci permette di consolidare ancora di più il rapporto con il cliente offrendo un servizio basato sulla sicurezza e sulla qualità del servizio e dei prodotti

Gli strutture agrituristiche – conclude Coldiretti Brescia – con l’arrivo dell’estate, rappresentano luoghi ideali per vacanze Made in Italy alla scoperta dei borghi e delle bellezze del territorio.

 

ALESSANDRIA, SOS CAMPAGNE TRA SICCITÀ, GRANDINE, E COSTI DI IRRIGAZIONE ELEVATI

Su gran parte del territorio provinciale non piove in modo significativo ormai da mesi e presto si dovrà fare i conti con il problema siccità nelle campagne e difficoltà per le coltivazioni, soprattutto quelle che hanno bisogno di elevate esigenze idriche come mais e orticole, dai pomodori alle patate alle barbabietole da zucchero.

E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti in riferimento all’ultima ondata di caldo africano con temperature molto elevate sopra i 35/40 gradi che sta interessando anche la provincia di Alessandria con picchi di umidità pari all’80%.

Afa e temporali in un’estate segnata fino ad ora da 7 eventi estremi in media ogni giorno tra ondate di calore, nubifragi e grandinate che hanno pesantemente colpito le coltivazioni.

“Gli agricoltori si preparano a irrigazioni di soccorso per salvare le colture in campo e i frutti maturi sulle piante che rischiano di essere feriti da colpi di calore e scottature rendendo più difficile il lavoro di raccolta – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Si rilevano problemi nelle coltivazioni a ciclo annuale come mais, patata, cipolla, pomodoro, soia, sorgo e prati irrigui. La possibilità di irrigazione farà la differenza sul risultato. In questa situazione molte colture sono in sofferenza, in quanto l’evapotraspirazione è elevata e la riserva idrica del terreno si esaurisce rapidamente. Sono gli effetti del grande caldo in un 2020 che con un inverno mite e precipitazioni praticamente dimezzate si classifica come il secondo semestre più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,1 gradi rispetto alla media”.

Al momento, nella nostra provincia i pozzi, soprattutto quelli meno profondi, iniziano a prosciugarsi e i tecnici di Coldiretti sono al lavoro per monitorare la situazione e poter prevedere misure idonee al sostegno delle colture che stanno soffrendo, oltre a prevenire ulteriori danni all’economia delle aziende.

“Serve un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca ed innovazione per lo sviluppo di coltivazioni con un ridotto fabbisogno idrico. I costi di irrigazione sempre più elevati, mettono in difficoltà le nostre imprese agricole per questo sono necessari interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque ma anche campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali, eventi estremi e una modificazione della distribuzione delle piogge, il tutto nell’ambito di una tendenza al surriscaldamento.

“Per carenze infrastrutturali il terreno trattiene solo l’11% dell’acqua, per questo occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, concludono Bianco e Rampazzo sottolineando che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali. Il primo passo è la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica”.

 

RAVENNA, SICCITA’: ALTA COLLINA FAENTINA A SECCO, COLTURE STRESSATE

“Il blocco ai prelievi irrigui rischia di compromettere i raccolti di kiwi, olive e, persino la vendemmia, dell’alta collina faentina dove le colture, già messe a dura prova dalle gelate tardive primaverili, soffrono attualmente un forte stato di stress per via della siccità e delle alte temperature”.

Lo afferma Nicola Grementieri, Responsabile Coldiretti Ravenna per l’alta collina e la montagna ravvisando come “anche l’ultima veloce ondata di maltempo di venerdì scorso, che ha portato piogge intense su gran parte della provincia, non abbia praticamente interessato la collina dove lo stato di siccità è ormai conclamato”. Secondo Coldiretti, alla luce anche delle previsioni che indicano il perdurare dell’assenza di precipitazioni e temperature estreme, non c’è tempo da perdere: “Per salvare i raccolti  occorre garantire agli imprenditori agricoli la possibilità di approvvigionamento idrico, per questo – conclude Grementieri – chiediamo ancora una volta a Regione e Arpae la deroga al deflusso minimo vitale su fiumi e torrenti che alimentano la collina, in primis Senio, Lamone e Marzeno, unica possibilità di salvezza per le colture ‘eroiche’ dei nostri agricoltori”.

 

ASTI, VENDEMMIA: SOS STAGIONALI DAI PAESI DELL’EST

“SOS Vendemmia”, Coldiretti lancia l’allarme per l’ormai imminente raccolta delle uve, a causa della carenza di manodopera. Nell’Astigiano i viticoltori sono molto preoccupati per la chiusura dei confini per chi arriva da Est. “Praticamente – sottolinea il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – siamo a un mese dall’inizio della raccolta delle uve e molte aziende non sono sicure di poter contare sull’apporto dei vendemmiatori. Molti di questi, soprattutto macedoni, rumeni e bulgari, avevano già concordato la venuta nel nostro Paese per partecipare alla vendemmia. Si tratta spesso delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese, ma l’ordinanza che dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria, firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, a seguito dell’aumento dei contagi nei due Paesi, seppur comprensibile sta scombinando tutti i piani e soprattutto le certezze delle aziende viticole”.

Sono oltre centomila gli stagionali agricoli che arrivano ogni anno dalla Romania in Italia ai quali si aggiungono più di diecimila cittadini bulgari. E, in riferimento alla proroga dello stato di emergenza, il presidente nazionale Coldiretti, Ettore Prandini, ha inviato una lettera al Ministro della Salute, Roberto Speranza, chiedendo di dare subito la possibilità alle aziende agricole di effettuare i tamponi ai lavoratori stranieri.

“Oltre ai test e alla quarantena attiva – precisa il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – occorre procedere con un intervento urgente per una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà”.

Nel frattempo, la settimana scorsa, proprio il presidente Reggio ha sottoscritto, unitamente alle altre principali organizzazioni del settore, un “Protocollo di intesa per la promozione del lavoro regolare in agricoltura e per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro stagionale nella provincia di Asti”, predisposto dalla Prefettura U.T.G. di Asti con Regione Piemonte (Assessorato Istruzione, Lavoro, Formazione Professionale, Diritto allo studio universitario e Assessorato Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca), Agenzia Piemonte Lavoro, Ispettorato territoriale del Lavoro Asti Alessandria, ASL AT, INPS Direzione provinciale di Asti, Centro per l’Impiego di Asti. L’intesa è anche stata sottoscritta da una decina di Comuni del sud Astigiano.

L’iniziativa nasce dall’esigenza di avviare la costruzione e la condivisione di un processo di ricerca e selezione dei lavoratori stagionali che sia non solo trasparente e tracciabile, ma anche adeguato a soddisfare le richieste di fabbisogno di manodopera manifestate dalle aziende e dalle cooperative operanti nel settore agricolo.

Con il protocollo, che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2021, saranno anche promossi la ricerca di soluzioni abitative idonee nei luoghi maggiormente interessati dalla concentrazione di lavoratori stagionali, l’attivazione di sportelli informativi di orientamento e specifici corsi di formazione.

 

VENEZIA, FASE 3: SOS VENDEMMIA, TEST GRATIS A BRACCIANTI RUMENI

E’ allarme nelle campagne italiane dove occorre da subito dare la possibilità alle aziende agricole di effettuare i tamponi ai lavoratori stranieri per salvare i raccolti e l’imminente vendemmia messi a rischio dalla chiusura delle frontiere per la pandemia. Ad affermarlo è il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che ha inviato una lettera al Ministro della Salute, Roberto Speranza, in riferimento alla proroga dello stato di emergenza.

La pur legittima ordinanza che dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria – sottolinea Coldiretti – priva di fatto agricole le imprese del supporto degli oltre centomila stagionali agricoli che arrivano ogni anno dalla Romania, la comunità più presente nei campi italiani, e di circa diecimila bulgari, proprio nella fase più delicata della stagione, con l’attività di raccolta che è stata peraltro anticipata a causa del caldo. 

Ferme restando le necessità di non abbassare l’attuale livello di attenzione alla sicurezza sanitaria, che condividiamo come cittadini e come imprenditori – scrive Prandini –, occorre trovare delle soluzioni alternative per evitare di compromettere gravemente il risultato dell’intera annata agraria. Le nostre imprese – continua il presidente della Coldiretti – si sono dette da subito disponibili a farsi carico dei costi per sottoporre al tampone i lavoratori stranieri così da dargli la possibilità di partecipare alle operazioni di raccolta, ovviamente in caso di risultato negativo.

Una soluzione peraltro – ricorda Coldiretti – che va nella piena direzione della tutela della salute pubblica mentre a Roma scattano i test per i passeggeri dei bus provenienti dai paesi a rischio.

Oltre alle operazioni di raccolta estive, che vanno dalla frutta agli ortaggi, il vincolo della quarantena potrebbe limitare anche gli arrivi per la vendemmia. Per il Veneto la scadenza è imminente per il Pinot Grigio e Chardonnay che tradizionalmente iniziano  ad agosto e continua in un percorso che – precisa Coldiretti – prosegue a settembre con il Glera (Prosecco) Merlot, Cabernet e gli autoctoni come la Garganega (Soave),  i grappoli dei grandi rossi della Valpolicella (Corvina, Rondinella e Molinara) fino ad ottobre inoltrato (Raboso del Piave e veronese) che aspettano addirittura novembre per maturare.

In questo contesto – sostiene la Coldiretti – per favorire le campagne di raccolta sarebbe importante, oltre ai test e alla quarantena attiva, provvedere alla pubblicazione del nuovo decreto flussi ma procedere a una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.

I voucher – conclude la Coldiretti – sono stati per la prima volta introdotti in Italia proprio solo per la vendemmia il 19 agosto 2008, con circolare Inps con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati che sono andate perdute in seguito all’abrogazione dovuta ai casi di abuso favorito ad un eccessivo allargamento ad altri settori e che in realtà non hanno riguardato il settore agricolo.

 

VARESE, AGRICOLTURA: COLMARE IL “DIGITAL DIVIDE” NELLE AREE MONTANE                                                                                                                                                                               

“Bene la proroga per tre anni del programma Agricoltura 4.0 che risponde alle richieste avanzate dalla Coldiretti per sostenere un settore che, a livello nazionale, vale oltre 450 milioni di euro e che per la provincia prealpina può rappresentare uno strumento strategico per l’economia post Covid, accelerando la transizione digitale dell’agroalimentare Made in Italy”. E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori per l’impegno assunto dal Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli di prolungare le misure per l’innovazione.

“Un intervento che, grazie al lavoro fatto da Coldiretti con il Governo, da progetto spot si è trasformato in intervento pluriennale – continua Fiori – e sarà un’opportunità per tutte le aziende agricole. Se siamo primi nel mondo nel cibo dobbiamo essere primi nel mondo anche nelle tecnologie che lo supportano”.

Trattamenti mirati nei vigneti, gestione oculata dell’irrigazione nelle grandi colture, diffusione ragionata di insetti utili in frutticoltura, interventi ad impatto zero per risparmio energetico in campo orticolo, questi alcuni esempi di agricoltura legati all’impiego dei droni in campagna. Un ambito guardato con favore soprattutto dai giovani imprenditori che anche nel settentrione lombardo, negli anni, hanno saputo creare esempi virtuosi.

“L’agricoltura di precisione ormai sempre più ricercata è animata da nuove generazioni – evidenzia Enrico Montonati delegato provinciale di Giovani Impresa – non si accontenta più di satellitari sui trattori per delimitare perfettamente le semine in campagna o procedere alla lavorazione dei terreni senza sbavature, ma chiede costantemente alta tecnologia applicata e un approccio moderno”.

L’agricoltura 4.0 di precisione – aggiunge Fiori – “rappresenta il futuro dei campi ed entro due anni mira a crescere sul territorio e a coinvolgere il 10% della superficie coltivata in Italia con lo sviluppo di applicazioni sempre più adatte alle produzioni nazionali su diversi fronti: dall’ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali, dalla minimizzazione degli impatti ambientali con sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell’uso di acqua e del consumo di carburanti”.

Una evoluzione del lavoro nei campi che sul Portale del Socio della Coldiretti ha portato alla creazione di Demetra, il primo sistema integrato per la gestione on line dell’azienda agricola con lettura in tempo reale dello stato di salute delle coltivazioni, dati su previsioni meteo e temperature, fertilità dei terreni e stress idrico. Un sistema – evidenzia la Coldiretti – per una gestione efficiente e sostenibile delle colture e affrontare le nuove sfide dei cambiamenti climatici.

Proprio per programmare il futuro della filiera del cibo nell’era post Covid Coldiretti ha lanciato il manifesto dell’Agricoltura 4.0 in collaborazione con Filiera Italia e con Bonifiche Ferraresi. Gli obiettivi sono: accelerare la transizione digitale premiando l’adozione di tecnologie di agricoltura e zootecnia di precisione con progetti in grado di preservare le caratteristiche uniche del nostro territorio; fornire agli agricoltori supporto alle decisioni agronomiche in tempo reale; creare consapevolezza e cultura nel consumatore sulla provenienza dei prodotti e delle loro caratteristiche, garantendo sicurezza, salubrità e qualità attraverso l’adozione di tecnologie digitali per la tracciabilità dei prodotti; incentivare modelli economici innovativi che prevedano una più equa distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento; sostenere lo sviluppo di canali di vendita digitali per le filiere corte nazionali; sviluppare brevetti basati su tecnologie che abbiano uno standard tecnologico “made in Italy” a servizio della filiera agroalimentare italiana per migliorarne efficienza ed efficacia.

Le innovazioni tecnologiche offerte dall’agricoltura 4.0 rischiano però spesso di non poter essere colte a causa dei ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane, che in provincia di Varese costituiscono un segmento importante della zootecnia e del comparto agricolo. “Un pesante digital divide da colmare – conclude Fiori – poiché nelle campagne le nuove tecnologie sono uno strumento indispensabile per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire, dai droni che verificano in volo lo stato delle colture ai sistemi tra città e campagna informatizzati di sorveglianza per irrigazioni e fertilizzanti, dall’impiego di trappole tecnologiche contro i parassiti dannosi alla blockchain per la tracciabilità degli alimenti”.

 

TORINO, ULTIMATUM DAZI USA: DOPO IL GORGONZOLA, ORA È A RISCHIO L’EXPORT DI VINO

Scade l’ultimatum del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per l’applicazione di nuovi dazi a una lista di prodotti europei che per l’Italia riguarda un valore dell’export di 3 miliardi, e si estende tra l’altro a vino, olio e pasta Made in Italy oltre ai formaggi e salumi che sono stati già colpiti. E’ quanto afferma Coldiretti in riferimento alla conclusione, il 26 luglio scorso, della procedura di consultazione avviata dall’Ustr, Dipartimento del Commercio degli Usa, sulla nuova lista allargata dei prodotti Comunitari da colpire, a seguito della disputa sugli aiuti al settore aereonautico.

Un contenzioso che per l’Italia riguarda i due terzi delle spedizioni agroalimentari totali con gli Usa che minacciano di aumentare i dazi fino al 100 per cento in valore e di estenderli a prodotti simbolo del Made in Italy, dopo l’entrata in vigore il 18 ottobre 2019 delle tariffe aggiuntive del 25 per cento che hanno già colpito tra le varie specialità italiane, il Gorgonzola che ha un grande successo in Europa ed extra Ue, tanto che è particolarmente apprezzato proprio negli Usa che ne assorbe 37 mila forme e il Piemonte, nell’ultimo anno, ne ha prodotto 40 mila tonnellate, circa il 50 per cento della produzione nazionale.    

«Gli Stati Uniti sono il principale consumatore mondiale di vino e apprezzano particolarmente quello Made in Piemonte assorbendone il 35 per cento e le esportazioni hanno raggiunto i 200 milioni di euro – commenta Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino -. Per questo Coldiretti chiede di impiegare tutte le energie diplomatiche per superare inutili conflitti che rischiano di compromettere la ripresa dell’economia mondiale duramente colpita dall’emergenza Coronavirus. Dobbiamo difendere un settore strategico per l’Ue che sta pagando un conto elevato per dispute commerciali che nulla hanno a che vedere con il comparto agricolo. Al danno peraltro si aggiunge la beffa poiché il nostro Paese si ritrova a essere punito dai dazi Usa nonostante la disputa tra Boeing e Airbus, causa scatenante della guerra commerciale, sia essenzialmente un progetto franco-tedesco al quale si sono aggiunti Spagna e Gran Bretagna».

 

CUNEO, ARRANCA L’EXPORT: SERVE PIANO STRAORDINARIO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE

In Italia 3 imprese agroalimentari su 4 che esportano hanno registrato una diminuzione delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo a causa della pandemia. È quanto emerso dall’indagine Coldiretti Ixè in occasione della presentazione del XXXIV Rapporto ICE e dell’Annuario 2020 ISTAT-ICE.

Inizialmente hanno pesato la disinformazione e la concorrenza sleale anche di Paesi alleati, culminata con l’assurda richiesta di certificati “virus free” sui prodotti agroalimentari Made in Italy, a cui si è poi aggiunta la drammatica crisi globale della ristorazione che vede la cucina italiana protagonista in tutto il mondo. Il risultato – evidenzia Coldiretti Cuneo – è un conto salatissimo per il nostro agroalimentare, dal vino all’ortofrutta, dai formaggi ai salumi.

Nella Granda, nel primo trimestre 2020 le esportazioni cuneesi di merci hanno subìto un calo del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2019, secondo un’elaborazione Unioncamere Piemonte su dati ISTAT. Le esportazioni verso i Paesi extra-Ue hanno registrato una flessione di intensità doppia (-8,0%) rispetto a quella evidenziata per l’area comunitaria. Al calo del 13,7% delle vendite verso gli USA segue la flessione dell’11,7% registrata verso la Gran Bretagna. Molto pesante la battuta d’arresto sul mercato svizzero (-26,5%) e su quello cinese (-19,7%).

“Per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export – dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – va promosso un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy. Occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate, dove vanno introdotti anche adeguati princìpi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali”.

La situazione rischia di diventare ancora più pesante dopo la scadenza dell’ultimatum del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per l’applicazione di nuovi dazi ad una lista di prodotti europei, tra cui il vino delle nostre colline particolarmente apprezzato negli USA tanto che – secondo dati di Coldiretti Cuneo – il 40% delle bottiglie prodotte nella Granda è destinato al mercato statunitense.

Per questo, sottolinea Moncalvo, “è fondamentale impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi USA, oltre all’embargo russo”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

PAVIA, FASE 3: AGRITURISMI, BENE REGIONE SU NUOVE NORME PER PASTI NEI WEEK-END

Possibilità di somministrare i pasti liberamente nei fine settimana, senza alcuna limitazione: è la modifica approvata dal consiglio regionale alla legge lombarda sugli agriturismi. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che la decisione rappresenta un sostegno alla ripartenza degli agriturismi con ristorazione: in quest’estate post lockdown, infatti, turisti e viaggiatori scelgono spesso di regalarsi alcuni momenti di svago proprio durante i weekend.

“Ringraziamo l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi – commenta Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – che in questi mesi di difficoltà dovute al coronavirus non ha mai fatto mancare la sua attenzione e disponibilità”. Gli agriturismi che in Lombardia offrono la possibilità di assaporare i prodotti tipici e le specialità del territorio sono oltre mille – spiega la Coldiretti su dati Istat – e sono in grado di offrire oltre 40 mila coperti per il ristoro: la novità introdotta consente loro di rispondere al meglio alle richieste del turismo di prossimità che in questo periodo si sviluppa in molti casi dal venerdì alla domenica.

Pavia è la terza provincia a livello lombardo per il numero di agriturismi, con 224 strutture sparse su tutto il territorio provinciale. Situati in campagna e immersi nella natura, anche in zone isolate, in strutture familiari e lontano dagli affollamenti, con spazi adeguati e con ampie aree all’aperto sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio del coronavirus fuori dalle mura domestiche. Per questo, con l’arrivo dell’estate, rappresentano luoghi ideali per vacanze Made in Italy alla scoperta dei piccoli borghi e delle bellezze del territorio.

 

TORINO, PROROGA PROGRAMMA AGRICOLTURA 4.0: NUOVE OPPORTUNITÀ ALLE IMPRESE

La proroga per tre anni del programma Agricoltura 4.0 risponde alle richieste avanzate dalla Coldiretti per sostenere un settore che, a livello nazionale, vale 450 milioni di euro e che può rappresentare uno strumento strategico per il rilancio dell’economia post Covid-19 di tutti i territori.

«Un intervento che, grazie al lavoro fatto da Coldiretti, si è trasformato in intervento pluriennale e sarà un’opportunità per tutte le aziende agricole. Se siamo primi nel mondo nel cibo dobbiamo essere primi nel mondo anche nelle tecnologie che lo supportano – informa Fabrizio Galliati, presidente Coldiretti Torino -. L’agricoltura 4.0 di precisione rappresenta il futuro dei campi ed entro due anni mira a coinvolgere il 10 per cento della superficie coltivata in Italia con lo sviluppo di applicazioni sempre più adatte alle produzioni nazionali su diversi fronti: dall’ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali fino alla minimizzazione degli impatti ambientali».

Fabrizio Galliati aggiunge: «Ancora troppo spesso le innovazioni offerte dalla tecnologia, rischiano però di non poter essere colte a causa dei ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane. Coldiretti chiede di accelerare queste partite in modo che tutte le imprese abbiano le stesse possibilità, permettendo così di arrivare a utilizzare, ma allo stesso tempo salvaguardare, le enormi risorse che il nostro territorio può offrire».

Per programmare il futuro della filiera del cibo, la Coldiretti ha lanciato il manifesto dell’Agricoltura 4.0 in collaborazione con Filiera Italia e con Bonifiche Ferraresi. Cinque gli obiettivi principali. Primo obiettivo: accelerare la transizione digitale premiando l’adozione di tecnologie di agricoltura e zootecnia di precisione con progetti in grado di preservare le caratteristiche uniche del nostro territorio. Secondo: fornire agli agricoltori supporto alle decisioni agronomiche in tempo reale. Terzo obiettivo: creare consapevolezza e cultura nel consumatore sulla provenienza dei prodotti e delle loro caratteristiche, garantendo sicurezza, salubrità e qualità attraverso l’adozione di tecnologie digitali per la tracciabilità dei prodotti. Quarto: incentivare modelli economici innovativi che prevedano una più equa distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento; sostenere lo sviluppo di canali di vendita digitali per le filiere corte nazionali. Quinto obiettivo: sviluppare brevetti basati su tecnologie che abbiano uno standard tecnologico “Made in Italy” a servizio della filiera agroalimentare italiana per migliorarne efficienza ed efficacia.

Una evoluzione del lavoro nei campi che sul Portale del Socio della Coldiretti ha portato alla realizzazione di Demetra, il primo sistema integrato per la gestione on line dell’azienda agricola con lettura, in tempo reale, dello stato di salute delle coltivazioni, dati su previsioni meteo e temperature, fertilità dei terreni e stress idrico.

 

COMO-LECCO, BENE PROROGA DEL PIANO DI INNOVAZIONE COLMARE IL “DIGITAL DIVIDE”

“Bene la proroga per tre anni del programma Agricoltura 4.0 che risponde alle richieste avanzate dalla Coldiretti per sostenere un settore che, a livello nazionale, vale oltre 450 milioni di euro e che per le province lariane può rappresentare uno strumento strategico per l’economia post Covid, accelerando la transizione digitale dell’agroalimentare Made in Italy”. E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi per l’impegno assunto dal Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli di prolungare le misure per l’innovazione.

“Un intervento che, grazie al lavoro fatto da Coldiretti con il Governo, da progetto spot si è trasformato in intervento pluriennale – continua Trezzi – e sarà un’opportunità per tutte le aziende agricole. Se siamo primi nel mondo nel cibo dobbiamo essere primi nel mondo anche nelle tecnologie che lo supportano”.

Trattamenti mirati nei vigneti, gestione oculata dell’irrigazione nelle grandi colture, diffusione ragionata di insetti utili in frutticoltura, interventi ad impatto zero per risparmio energetico in campo orticolo, questi alcuni esempi di agricoltura legati all’impiego dei droni in campagna. Un ambito guardato con favore soprattutto dai giovani imprenditori che anche nelle province di Como e Lecco, negli anni, hanno saputo creare esempi virtuosi.

“L’agricoltura di precisione ormai sempre più ricercata è animata da nuove generazioni – evidenzia Chiara Canclini delegato interprovinciale di Giovani Impresa – non si accontenta più di satellitari sui trattori per delimitare perfettamente le semine in campagna o procedere alla lavorazione dei terreni senza sbavature, ma chiede costantemente alta tecnologia applicata e un approccio moderno”.

L’agricoltura 4.0 di precisione – aggiunge Trezzi – “rappresenta il futuro dei campi ed entro due anni mira a crescere sul territorio e a coinvolgere il 10% della superficie coltivata in Italia con lo sviluppo di applicazioni sempre più adatte alle produzioni nazionali su diversi fronti: dall’ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali, dalla minimizzazione degli impatti ambientali con sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell’uso di acqua e del consumo di carburanti”.

Una evoluzione del lavoro nei campi che sul Portale del Socio della Coldiretti ha portato alla creazione di Demetra, il primo sistema integrato per la gestione on line dell’azienda agricola con lettura in tempo reale dello stato di salute delle coltivazioni, dati su previsioni meteo e temperature, fertilità dei terreni e stress idrico. Un sistema – evidenzia la Coldiretti – per una gestione efficiente e sostenibile delle colture e affrontare le nuove sfide dei cambiamenti climatici.

Proprio per programmare il futuro della filiera del cibo nell’era post Covid Coldiretti ha lanciato il manifesto dell’Agricoltura 4.0 in collaborazione con Filiera Italia e con Bonifiche Ferraresi. Gli obiettivi sono: accelerare la transizione digitale premiando l’adozione di tecnologie di agricoltura e zootecnia di precisione con progetti in grado di preservare le caratteristiche uniche del nostro territorio; fornire agli agricoltori supporto alle decisioni agronomiche in tempo reale; creare consapevolezza e cultura nel consumatore sulla provenienza dei prodotti e delle loro caratteristiche, garantendo sicurezza, salubrità e qualità attraverso l’adozione di tecnologie digitali per la tracciabilità dei prodotti; incentivare modelli economici innovativi che prevedano una più equa distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento; sostenere lo sviluppo di canali di vendita digitali per le filiere corte nazionali; sviluppare brevetti basati su tecnologie che abbiano uno standard tecnologico “made in Italy” a servizio della filiera agroalimentare italiana per migliorarne efficienza ed efficacia.

Le innovazioni tecnologiche offerte dall’agricoltura 4.0 rischiano però spesso di non poter essere colte a causa dei ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane, che nelle province di Como e Lecco rappresentano una spina dorsale importante per zootecnia e agricoltura. “Un pesante digital divide da colmare – conclude Trezzi – poiché nelle campagne le nuove tecnologie sono uno strumento indispensabile per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire, dai droni che verificano in volo lo stato delle colture ai sistemi tra città e campagna informatizzati di sorveglianza per irrigazioni e fertilizzanti, dall’impiego di trappole tecnologiche contro i parassiti dannosi alla blockchain per la tracciabilità degli alimenti”.

 

Appuntamenti

 

VERONA: SALUTE E ALIMENTAZIONE, SEMINARIO ONLINE PER I CONSUMATORI

Venerdì 31 luglio

Cosa c’è nel carrello della spesa? Leggiamo le etichette? Quali sono i cibi amici della salute? Alcuni esperti attraverso studi ed esperienze nel campo agricolo, della salute e dell’analisi di mercato, daranno indicazioni e consigli ai consumatori che si trovano ogni giorno di fronte alla scelta di quali alimenti portare in tavola.

Verona, 29 luglio 2020 – «La salute nel piatto: consigli per una spesa consapevole, salva portafoglio e ambiente» è il titolo del seminario online che Coldiretti Verona organizza per fornire ai consumatori tutte le informazioni utili per un carrello della spesa con prodotti che facciano bene alla salute, all’economia domestica e del territorio, senza tralasciare la salvaguardia ambientale. L’appuntamento del webinar gratuito è venerdì 31 luglio alle 11. Per accedere alla piattaforma è necessario registrarsi inviando una mail a verona@coldiretti.it.

I relatori dell’incontro moderato da Giuseppe Ruffini, direttore Coldiretti Verona, della durata di circa un’ora saranno Lorenzo Bazzana, responsabile del settore economico della Coldiretti nazionale che parlerà di “Come risparmiare e aiutare l’ambiente attraverso una spesa giusta, attenta e consapevole” anche con uno sguardo alla lettura delle etichette delle confezioni. L’agronomo Simone Costantini si focalizzerà sulle buone pratiche agricole per il cibo sano portando esempi veronesi. La parola passerà poi a Debora Viviani, ricercatrice del dipartimento di Scienze Umane Università di Verona che illustrerà “Gli stili alimentari dei consumatori veronesi”. Infine, la biologa nutrizionista Veronica Guerra evidenzierà perché la salute è strettamente collegata al cibo che mangiamo. Il suo intervento sarà: “Nutrirsi dal territorio: La sana alimentazione della dieta mediterranea”.

Le conclusioni saranno di Franca Castellani, vice presidente di Coldiretti Verona.

«Obiettivo di questo incontro, a cui ne faremo seguire altri dopo l’estate, è far conoscere a chi tutti i giorni va a fare la spesa e cucina per sé e per la propria famiglia come scegliere i prodotti più salutari e perché preferire alimenti locali e italiani anziché stranieri. L’agricoltura italiana, del resto, è la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità, grazie anche al maggior numero di imprese che coltivano biologico. L’’Italia, inoltre, è il Paese con le regole produttive più rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari», evidenzia Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Verona.

 

MACERATA: AD ABBADIA DI FIASTRA, SALUTO DEI FRATELLI CONTADINI A DON PEPPE

Venerdì 31 luglio

Lo scorso aprile, ancora in lockdown, nessuno aveva avuto dare l’ultimo saluto a don Peppe Branchesi, storico Consigliere Ecclesiastico regionale della Coldiretti e parroco di Santa Maria in Selva a Treia. Ora ce ne sarà la possibilità grazie a Coldiretti Macerata che ha organizzato una messa in ricordo dell’indimenticato sacerdote. L’appuntamento è per venerdì 31 luglio alle 18.30 all’Abbadia di Fiastra. La funzione sarà celebrata da S.E. Mons. Nazzareno Marconi, Vescovo di Macerata. All’interno dell’Abbadia sarà regolamentato con tutte le precauzioni previste per il distanziamento sociale, l’uso di mascherine e gel disinfettanti per le mani. Don Peppe è una delle vittime illustri del Covid-19. Trovato positivo a metà marzo era rimasto ricoverato per circa un mese a Civitanova. Una notizia che aveva addolorato tutta la comunità spirituale dei “Fratelli coltivatori diretti” come amava chiamare lui gli agricoltori. Don Peppe, come tutti lo chiamavano, aveva iniziato come Consigliere Ecclesiastico di Macerata negli anni ’70. Nei primi anni ’90 era passato all’incarico regionale, condotto per oltre 20 anni prima di passare il testimone a don Amedeo Matalucci.

 

TORINO: I MERCATI DI CAMPAGNA AMICA APERTI IN AGOSTO A TORINO CITTÀ E PROVINCIA

Agosto

Anche nel mese di agosto gli agricoltori in vendita diretta saranno presenti nel mercati di Campagna Amica per offrire l’opportunità ai consumatori torinesi di portare in tavola prodotti legati al territorio, di stagione, a chilometri zero e made in Piemonte. Sui banchi, sotto i gazebo gialli, ortaggi e frutta di stagione. Dai peperoni di Carmagnola al pomodoro cuore di bue. Frutta e verdura a chilometri zero, tra cui pesche del Pinerolese, pere, mirtilli, fragole, prugne e ramassin. A completare l’offerta di cibo da portare direttamente in tavola: formaggi vaccini, formaggi di capra, tagli di carne bovina, carne di pollo e coniglio, pasta fresca, pane e dolci della tradizione piemontese, miele, piante e fiori, vini e birra agricola, oltre a decine di trasformati. Ecco dove trovare, in agosto, i mercati di Campagna Amica, con cibo fresco e genuino che fa bene alla salute e all’ambiente, ottimi prodotti di stagione rigorosamente in filiera corta.

Mercati domenicali di campagna amica a Torino

Questi gli appuntamenti domenicali dei mercati di Campagna Amica a Torino, in agosto 2020, con orario dalle 9 alle 14:

-A Torino, in piazza Palazzo di Città, il mercato di Campagna Amica si svolge ogni prima domenica del mese: l’appuntamento è il 2 agosto 2020.

-A Torino, la piazza e i giardini Cavour ospitano il mercato di Campagna Amica ogni seconda domenica del mese: il 9 agosto 2020.

-A Torino, in piazza Bodoni, il mercato di Campagna Amica è in agenda la quarta domenica di ogni mese: il 23 agosto 2020.

-A Torino, in piazza Vittorio Veneto, l’appuntamento con il mercato di Campagna Amica in agosto è previsto la quinta domenica: il 30 agosto 2020.

Mercati settimanali di campagna amica a Torino e provincia

Queste le date di apertura:

-LUNEDI’, il 3, il 10, il 24 e il 31 agosto 2020, dalle ore 15 alle 19: Cuorgnè, piazza Martiri della Libertà.

-MARTEDI’ il 4, l’11 e il 25 agosto 2020, dalle ore 15 alle ore 19: Avigliana, in piazza del Popolo; Castiglione Torinese, piazzetta de Il centro, via Torino 233; Leinì, piazza I Maggio; Torino, via Mittone, angolo via Fratelli Passoni.

-MERCOLEDI’, il 5, il 12 e il 26 agosto 2020, dalle ore 15 alle ore 19: Chieri, piazza Dante; Ciriè, piazza San Giovanni; Grugliasco, piazza Matteotti Alta.

-GIOVEDI’, il 6, il 20, il 27 agosto 2020,  dalle ore 15 alle 19: Alpignano: piazza 8 Marzo; Carmagnola, piazza Martiri della Libertà; Torino, via Mittone, angolo via Fratelli Passoni.

-VENERDI’, il 7, 21, 28 agosto 2020, dalle ore 15 alle 19: Collegno, piazzale di Santa Maria, corso Francia; Nichelino, piazza Giuseppe Di Vittorio; Rivarolo, corso Indipendenza; Villarbasse, via San Martino, nei pressi del centro sportivo; Torino, giardini La Marmora, via Cernaia, mercato prodotti biologici.

-SABATO, il 1°, l’8, il 22, e il 29 agosto 2020, dalle ore 15 alle 19; Rivoli, piazza Martiri; Rivalta Torinese, piazza Bionda.

-SABATO, il 1°, l’8, il 22 e il 29 agosto 2020, dalle ore 9 alle13: Rosta, piazza Stazione; San Giorio di Susa, piazza Micellone.

Tutti i mercati di Campagna Amica saranno sospesi da giovedì 13 a mercoledì 19 agosto 2020 e riprenderanno normalmente all’inizio di settembre.