COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 25 marzo 2019

25 Marzo 2019
News La Forza del Territorio del 25 marzo 2019

Primo piano

PUGLIA

XYLELLA: COLDIRETTI A CONTE, FERMI DISASTRO COLPOSO

Le richieste della Coldiretti regionale al premier Giuseppe Conte, al ministro per il Sud Barbara Lezzi e al sottosegretario alle Politiche agricole Alessandra Pesce per far fronte alla drammatica situazione provocata dall’infezione degli ulivo che, anche a causa della gestione inconcludente della Regione Puglia, ha devastato milioni di ulivi in Puglia e dal Salento e sta avanzando inesorabile verso Nord.

“Abbiamo illustrato al Premier Conte, facendo appello anche alle sue origini pugliesi, le 3 priorità per l’area infetta da Xylella, la semplificazione degli espianti, risorse e sostegno al reddito per 5 anni delle imprese agricole, di frantoi e vivai e sostengo all’occupazione e il nostro Piano in 10 punti per la ricostruzione del patrimonio olivicolo del Salento e per contrastare il disastro colposo con un danno stimato per difetto di 1,2 miliardi di euro. Al Ministro per il Sud Barbara Lezzi abbiamo chiesto che i 300 milioni di euro di risorse aggiuntive che intende stanziare arrivino realmente agli agricoltori”. E’ quanto richiesto dalla delegazione di Coldiretti Puglia, guidata dal presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele, al Presidente del Consiglio dei Ministri, il pugliese Premier Conte che ha ricevuto la delegazione di Coldiretti a Lecce sulla grave crisi che ha colpito il mondo olivicolo salentino, ringraziando, tra l’altro, il Prefetto di Lecce Cucinotta per l’organizzazione dell’incontro istituzionale. “Al Ministro del Sud Barbara Lezzi abbiamo con forza ribadito l’importanza che i 300 milioni di euro di risorse aggiuntive, rispetto ai 100 già stanziati dal CIPE, vadano agli agricoltori, che vengano monitorati i percorsi di assegnazione di 150 milioni per il 2020 e di 150 per il 2021″, soprattutto a favore di nuovi impianti resistenti e dei sostegni agli agricoltori e delle loro famiglie che non possono produrre.

“Servono interventi immediati del Governo – ha continuato il presidente Cantele – perché la gestione inconcludente della Regione Puglia dell’emergenza Xylella ha devastato milioni di ulivi in Puglia e dal Salento sta avanzando inesorabile verso Nord. Il valore aggiunto del settore oleario in Puglia è al minimo degli ultimi 25 anni – ha concluso Cantele – e la Xylella è un evento incontrovertibile, i milioni di alberi ormai secchi non potranno più tornare ad essere produttivi”.

E’ avanzato inesorabilmente verso nord ad una velocità di più 2 chilometri al mese – denuncia Coldiretti Puglia – il contagio della Xyella che ha già provocato con 21 milioni di piante infette una strage di ulivi lasciando un panorama spettrale mentre si continua a perder tempo con annunci, promesse ed inutili rimpalli di responsabilità.

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“Abbiamo sottolineato al Ministro Lezzi e al sottosegretario Pesce la necessaria pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto per le emergenze, una scatola vuota da riempire per l’area infetta da Xylella dopo la pubblicazione con i lavori parlamentari e del Piano Centinaio, di cui non si sa più nulla da quando è stato approvato il 13 febbraio scorso”, sono le richieste del presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, al Ministro per il Sud la leccese, Barbara Lezzi e al Sottosegretario all’Agricoltura, Alessandra Pesce.

“Servono gli strumenti operativi per poter ridare la libertà di impresa agli olivicoltori, ai frantoiani e ai vivaisti – ha aggiunto il presidente Muraglia – perché, se non ci saranno le indispensabili deroghe per superare gli ostacoli all’espianto e al reimpianto, anche i 300 milioni annunciati dal Ministro Lezzi, oltre ai 100 già stanziati con delibera Cipe, non potranno essere utilizzare per far ripartire il Salento e ridare prospettive di ricostruzione del patrimonio olivicolo del territorio”.

“Il contagio della Xyella ha già provocato con 21 milioni di piante infette una strage di ulivi lasciando un panorama spettrale. Si sono perdute 20mila giornate di lavoro e il danno del settore olivicolo è stato stimato per difetto in 1,2 miliardi di euro, mentre si continua a perder tempo con annunci, promesse ed inutili rimpalli di responsabilità. Servono atti concreti, come ha fatto Unaprol che ha deciso di procedere all’acquisto di 100mila piante di ulivo leccino resistenti alla Xylella che verranno consegnate ai nostri olivicoltori”, ha incalzato il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele.

“Anche oggi c’è stato chi ha negato l’evidenza, sostenendo che le percentuali di diffusione della malattia sono “dell’unovirgola” – ha aggiunto Cantele – nascondendo che esistono dati ufficiali che parlano di positività prossima al 100% in area infetta, è come avere un reparto di malattie infettive stracolmo ma, essendoci solo un paio di casi al giorno, qualcuno vuole convincerci che non siamo di fronte ad una epidemia. E’ mancata una seria comunicazione istituzionale della Regione Puglia e oggi aspettiamo che parta la comunicazione istituzionale nazionale che finalmente ridarà la necessaria trasparenza e verità, dando voce solo alla scienza e non ai santoni”.

Il piano di Coldiretti in 10 punti #salviamoilsalento

  1. Sostenere l’olivicoltura salentina con azioni concrete a partire – sostiene la Coldiretti – integrando il Decreto sullo stato di emergenza con gli interventi mancanti di semplificazione, al fine di sburocratizzare le procedure per gli espianti volontari nell’area infetta, i reimpianti, gli innesti e la programmazione delle attività dei frantoi e degli olivicoltori del Salento, attraverso il sostegno al reddito per 5 anni delle imprese agricole, di frantoi e vivai e il sostengo all’occupazione;
  2. Garantire adeguate risorse attraverso una strategia condivisa tra governo e unione europea per far fronte alla strage che ha devastato 21 milioni di ulivi, mettendo in ginocchio il settore olivicolo del Salento, deturpando il patrimonio paesaggistico, con un danno stimato per difetto di 1,2 miliardi di euro ed il dimezzamento della produzione pugliese di olio di oliva che rappresenta oltre il 50% di quella nazionale;
  3. Definire un progetto di zonazione, di classificazione delle aree per vocazione e caratteristiche, in modo da avviare un concreto progetto di rigenerazione paesaggistica, vitale per non fare perdere al territorio l’appeal turistico, con vantaggi per l’intera collettività, prendendo in considerazione la possibilità di rimboschimento di aree particolarmente poco indicate ad altre coltivazioni;
  4. Avviare un nuovo Piano Olivicolo Nazionale (“Piano 2.0”) per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati che prevedano interventi incentivanti per l’area infetta da Xylella;
  5. Dare maggiore trasparenza all’attribuzione dei finanziamenti dell’attuale OCM, in modo che i fondi vadano alle vere imprese olivicole e difendere l’extravergine italiano nell’ambito dei negoziati internazionali dove – evidenzia la Coldiretti – l’agroalimentare italiano viene troppo spesso usato come moneta di scambio per interessi diversi e, nell’ambito della Pac, prevedere un aiuto specifico alla coltivazione olivicola, non legato alla produzione, riservato alle aziende agricole infette da Xylella, che per motivi di forza maggiore esprimano una produzione oleicola inferiore al 50% della produzione media aziendale precedente alla infezione con una durata di cinque anni;
  6. Stringere le maglie ancora larghe della legislazione con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita Commissione presieduta da Giancarlo Caselli;
  7. Pretendere l’obbligo della registrazione telematica degli oli commercializzati in tutti gli Stati membri, così come già istituito in Italia attraverso il SIAN;
  8. Difendere il Panel Test, strumento necessario per la classificazione e la valutazione delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini al fine – sostiene la Coldiretti – di tutelare i produttori di oli di qualità ed i consumatori;
  9. Promuovere una maggiore trasparenza dell’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta, per l’olio extravergine di oliva (con etichette leggibili per i consumatori e prevedendo l’obbligo dell’indicazione dei Paesi di provenienza degli oli che compongono le “miscele”) e per le olive da tavola che ad oggi – evidenzia la Coldiretti – non hanno alcuna indicazione obbligatoria in etichetta relativamente al Paese di coltivazione delle olive;
  10. Eliminare il segreto di Stato sui flussi di importazione dell’olio extravergine, dopo la storica sentenza del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019 sull’accesso ai dati dei flussi commerciali di prodotti esteri, detenuti dal Ministero della Salute e fino ad ora preclusi per ragioni pretestuose ora smascherate dall’Autorità giudiziaria, un risultato storico per la Coldiretti che ha sollecitato il pronunciamento, dopo la richiesta al Ministero della Salute.

 

 

Dal territorio

 

EMILIA-ROMAGNA, SICCITÀ: IL PO PIÙ A SECCO CHE A FERRAGOSTO 

A Boretto (Reggio Emilia) la portata del fiume è di 554 m3/s. A Ferragosto 2018 era di 679. Lo comunica un’analisi di Coldiretti Emilia Romagna su dati arpae. Il maltempo è atteso come manna dagli agricoltori in Emilia Romagna dove non piove in modo significativo da mesi ed è caduto durante l’inverno il 40% di acqua in meno. Ma per essere di sollievo la pioggia deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni.

La situazione resa difficile quest’anno dal caldo e dalla siccità che – continua Coldiretti regionale – hanno reso secchi i boschi, senza neve le montagne e asciutti invasi, fiumi e laghi ma sono compromesse anche le riserve nel terreno, nel momento in cui l’acqua è essenziale per le coltivazioni. In pericolo ci sono infatti le semine primaverili di granoturco, barbabietole, riso e pomodoro nei terreni aridi poichè se da un lato il “bel tempo” ha permesso agli agricoltori di fare le lavorazioni per preparare il terreno alla semina in modo ottimale, non si può dire la stessa cosa per la germinazione dei semi, che – spiega Coldiretti Emilia Romagna – può avvenire solo se in presenza di buona umidità del terreno.

Allo stato attuale nel nord Italia – denuncia Coldiretti regionale – la situazione è grave come quella del 2017, uno degli anni peggiori del secolo, che ha creato difficoltà anche per gli usi civili nei centri urbani ed è costata 2 miliardi di euro in danni all’agricoltura a causa della siccità che ha tagliato i raccolti delle principali produzioni, dagli ortaggi alla frutta fino al mais, ma anche ai vigneti e al fieno per l’alimentazione del bestiame per la produzione di latte.

 

PIACENZA, L’ACQUA E’ IL MOTORE DELL’ECONOMIA E DELL’OCCUPAZIONE

Se riflettiamo sul valore dell’acqua dobbiamo partire dai numeri: la Produzione lorda vendibile dell’agricoltura piacentina supera i 400 milioni di euro, l’indotto economico che solo l’agroalimentare genera è cinque volte tanto e le prime aziende piacentine per fatturato lavorano grazie all’acqua. Tra i numeri significativi del 2018 la Camera di Commercio segnala una crescita del 57% dell’export dell’agroalimentare piacentino.

E’ quindi evidente che in uno scenario generale di crisi e recessione, nella nostra provincia questo comparto dà grandi soddisfazioni in termini di risultati e anche in termini occupazionali. Sono questi i motivi che portano gli agricoltori a indispettirsi quando – nel dibattito sulla crisi idrica – si parla di un problema solo agricolo, di un problema degli agricoltori che devono irrigare, ai quali si risponde di cambiare coltura. E’ il mercato che seleziona le colture e l’acqua è un problema di tutti, come ha dimostrato la siccità del 2017. L’agricoltura fa la sua parte per evitarne gli sprechi: basti pensare che Piacenza vanta la fertirrigazione al 100% nel pomodoro e penso sia un primato mondiale.

Serve un cambio di passo innanzitutto sul piano culturale. Oggi abbiamo un problema di abbassamento degli alvei e si sta ragionando per riportare il livello di un tempo e riuscire ad avere l’acqua ai fini irrigui, preservando l’ecosistema del territorio, ma le norme non lo consentono, come ha dimostrato nel suo intervento il professor Pierluigi Viaroli. Non condanno le norme, ma il problema è culturale: preoccuparsi solo di conservare quello che c’è si traduce nella morte certa del territorio. L’ambiente non è un museo, l’abbandono della montagna significa dissesto idrogeologico.

Nel Piacentino – con il coinvolgimento di tutte le categorie economiche della Camera di Commercio e di concerto con l’amministrazione comunale– si sta ragionando ad un progetto di marketing territoriale. Per promuovere al meglio il nostro territorio dobbiamo valorizzare la nostra enogastronomia. E il punto di partenza è avere un territorio coltivato, vivo e verde. L’acqua è fondamentale e va conservata, con infrastrutture adeguate. Per questo confidiamo nella progettazione di eventuali nuovi invasi che è stata avviata con Iren e ci tengo a sottolineare un ultimo aspetto: nel 2017 l’acqua qualitativamente migliore era quella della diga di Mignano e non quella nelle falde.

 

PIEMONTE, INDENNITÀ COMPENSATIVA: BENE NUOVE RISORSE PER 2019, MA PER IL 2020? 

Risorse a sostegno dei produttori montani: dalla Regione qualcosa si è mosso. Dopo la forte pressione di Coldiretti Piemonte sull’assessore regionale alla montagna, Alberto Valmaggia, arrivano i primi segnali sulla grave situazione dell’indennità compensativa.

“Fino a oggi la situazione era di meno 60 per cento delle risorse sull’anno 2019, zero risorse sul 2020. Finalmente l’assessore Alberto Valmaggia, anche in risposta all’interrogazione del consigliere regionale Daniele Valle, nell’ultimo consiglio regionale si è impegnato sul 2019 a recuperare le risorse necessarie per coprire il fabbisogno di 15 milioni di euro al fine di dare una risposta chiara alle 8mila imprese agricole di montagna – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Il risultato sul 2019 non basta, serve un segnale altrettanto chiaro sull’anno 2020: le imprese agricole di montagna hanno bisogno di risposte chiare, subito. Non possiamo certamente pensare di affrontare questo tema nei prossimi mesi quando saremo alla fine del periodo di programmazione del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. E’ fondamentale che le nostre aziende delle aree montane e collinari abbiano già delle previsioni concrete e delle risorse per l’anno prossimo”.  

 

MOLISE, LE BARRIERE COMMERCIALI CINESI DANNEGGIANO LE NOSTRE PRODUZIONI

Per quanto riguarda la frutta fresca l’Italia può esportare in Cina solo kiwi e gli agrumi mentre Mele, pere e uva da tavola Made in Italy sono vietate a causa delle barriere commerciali ancora presenti per le produzioni nazionali. A denunciarlo è la Coldiretti alla vigilia della firma dell’accordo sulla nuova “Via della Seta” voluta dal presidente cinese Xi Jinping. “Restrizioni, queste – spiega il direttore della Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – che penalizzano tutte le produzioni nazionali ed ovviamente anche quelle molisane”. Solo nel 2016 la Cina ha rimosso il bando sulle carni suine italiane e nel 2018 le frontiere si sono aperte per l’erba medica.

“La Cina – spiega Coldiretti Molise – frappone all’ingresso nel Paese ostacoli di natura fitosanitaria chiedendo assicurazioni sulla assenza di patogeni della frutta (insetti o malattie), non presenti sul proprio territorio, con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta”.

“L’aspetto paradossale di questa vicenda – osserva Ascolese – è che mentre i prodotti italiani sono bloccati, non solo la Cina può esportare nella Penisola pere e mele, ma in Italia si è anche verificata una vera invasione di pericolosi insetti alieni dannosi alle coltivazioni di provenienza, più o meno diretta, dalla Cina: dal moscerino killer dagli occhi rossi (Drosophila suzukii) che attacca ciliegie, mirtilli e uva, al cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus) che ha decimato i boschi nazionali fino alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) che, distruggendo i raccolti nei frutteti e negli orti, è arrivata anche nelle case in città, per la mancanza di nemici naturali”. Oltre a ciò, va inoltre osservato che la Cina è al secondo posto a livello mondiale tra i Paesi che hanno fatto scattare maggiori allarmi alimentari nell’Unione Europea nel corso del 2018 “e per questo – conclude Ascolese – è importante garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti dei lavoratori dei prodotti che varcano la frontiera”.

Secondo lo studio Coldiretti su dati Istat, le importazioni agroalimentari dalla Cina hanno superato del 35% il valore delle esportazioni Made in Italy del settore nel 2018, a conferma della necessità di un riequilibrio dei rapporti commerciali. Le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy in Cina hanno raggiunto nel 2018 il valore di 439 milioni di euro, un valore che è più che triplicato negli ultimi 10 anni (+254%), con la progressiva apertura del gigante asiatico a stili di vita occidentali, ma che, sottolinea la Coldiretti, resta ancora molto inferiore alle importazioni che nel settore sono state pari a 594 milioni e spaziano dalle conserve di pomodoro ai prodotti biologici.

 

REGGIO E., PRATICHE SLEALI: BENE DIRETTIVA UE, VA ESTESA A TUTTE LE PRODUZIONI

In Italia per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti, meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale.

Una nuova direttiva europea mette al bando le pratiche commerciali sleali lungo la catena agroalimentare, seguita fin dall’inizio dal relatore del provvedimento il vice presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento Paolo De Castro, e approvata dal Parlamento Europeo presieduto da Antonio Tajani. Si tratta – sottolinea Coldiretti Reggio Emilia – di un passaggio fondamentale per il futuro del settore agroalimentare europeo che riconosce e combatte le azioni commerciali inique e immorali e che garantisce un trattamento più equo alle piccole e medie imprese agroalimentari.

“Gli agricoltori reggiani e non solo del settore suinicolo e del pomodoro da industria – commenta Assuero Zampini, direttore della Coldiretti di Reggio Emilia – stanno producendo in rimessa, ovvero sostenendo costi di produzione superiori al prezzo che il mercato riconosce alle loro produzioni”.

“È necessario sanare una ingiustizia profonda – precisa Zampini – rendendo più equa la catena di distribuzione degli alimenti che vede oggi sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione senza che i consumatori ne traggano alcun beneficio”.

Il pomodoro da industria non è tutelato da un accordo tra le Organizzazioni dei produttori e l’industria che dovrebbe essere siglato entro i tempi della semina 2019 che è ormai agli sgoccioli e la campagna rischia di non partire. Lo stato del comparto suinicolo, che a Reggio Emilia riguarda 206 allevamenti con più di 40 capi cadauno per un totale di circa 263mila suini allevati in provincia, sta vivendo grandi difficoltà riscontrando l’andamento dei prezzi più basso degli ultimi anni.

“Un tema fondamentale per la giusta remunerazione degli agricoltori, in particolare degli allevatori di suini, è l’obbligo dell’origine – continua Zampini. Servono i decreti attuativi per identificare il prodotto agricolo utilizzato in tutta la filiera dell’insaccato come è avvenuto per il settore lattiero caseario. Infatti, con l’origine dei prodotti in etichetta è stata diminuita sostanzialmente l’importazione delle cagliate straniere”. La sentenza che ha fatto cadere il segreto di Stato dei prodotti stranieri importati dovrebbe essere estesa, oltre a quelli lattiero caseari, a tutti i prodotti come ad esempio ai salumi. Il rilevamento all’interno della filiera è necessario per tracciare l’intero percorso del prodotto.

Per difendere gli agricoltori dallo strapotere delle grandi catene distributive è tra l’altro previsto – spiega Coldiretti Reggio Emilia – la cancellazione delle condizioni capestro, dalle vendite last minute degli ordini ai ritardi di pagamento delle forniture alle modifiche non concordate dei contratti fino ai mancati pagamenti per i prodotti invenduti e alle vendite sotto costo e doppie aste. È stato introdotto nel provvedimento anche l’anonimato di chi denuncia tali vessazioni e viene data alle associazioni di rappresentanza la possibilità di presentare le denunce per conto dei propri soci.

Da anni ormai il settore agricolo europeo – continua Coldiretti Reggio Emilia – chiede una normativa Ue che miri ad affrontare queste pratiche, per una filiera agricola e alimentare più giusta, più trasparente, più equa e più sostenibile in tutta l’Unione, dalla quale ogni operatore possa trarre beneficio, a partire dai consumatori.

 

TOSCANA, SYMBOLA/COLDIRETTI: NEI PICCOLI COMUNI IL 92% DEI PRODOTTI TIPICI ITALIANI

Il Rapporto Coldiretti/Symbola 2018 è stato presentato oggi a Firenze con la presenza di Enrico Rossi, Presidente Giunta regionale Toscana, Alessia Bettini, Assessore Ambiente del Comune di Firenze, Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola, Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana, Massimo Castelli, coordinatore nazionale Anci Piccoli Comuni e Veronica Barbati Delegata Nazionale Coldiretti Giovani Impresa.

“C’è un’Italia che sfida la crisi puntando sulla propria identità, un’Italia che fa l’Italia e che compete senza perdere la propria anima. Tradizioni, territorio, cultura, bellezza, innovazione e creatività sono le chiavi su cui scommettere per mantenere e rafforzare i primati internazionali che può vantare il nostro Paese. La spina dorsale di questi primati abita anche nei piccoli comuni”. Ermete Realacci, presidente di Symbola-Fondazione per le qualità italiane, promotore e primo firmatario della legge sui piccoli comuni approvata a larghissima maggioranza nel 2017, ricorda il valore dei questi borghi non solo per l’identità del Paese, ma anche per la sua competitività internazionale. “Turismo, ovviamente: lì alberga un patrimonio naturale, culturale, paesaggistico ed artistico senza eguali, che attira un numero sempre crescente di turisti italiani e stranieri. Ma anche produzioni di qualità, nell’artigianato e nella manifattura. In particolare in questi piccoli centri (come ricorda il report “Piccoli comuni e tipicità” di Coldiretti-Symbola) si produce il 92 per cento dei prodotti agroalimentari di origine protetta (Dop, e di Indicazione di origine protetta, Igp) e il 79 per cento dei vini italiani più pregiati”.

In Italia i piccoli comuni (aree pari o al di sotto dei 5 mila abitanti) sono 5.567 su un totale di 7.977 (al 30 giugno 2017): quasi due terzi del totale (69,7%), pari al 54,1% della superficie territoriale complessiva del Paese. Nella grande maggioranza dei casi (l’85,3% del totale) si tratta di realtà rurali a bassa urbanizzazione, e per più della metà dei casi (55,3%) di aree totalmente montane.

Nei piccoli comuni risiedono oltre 10 milioni di abitanti, pari al 16,5% della popolazione italiana. La densità abitativa è molto più bassa rispetto a quella dei grandi comuni (61 abitanti per kmq contro 365). Lì vivono all’incirca 2,4 milioni di anziani, ma anche 3,7 milioni di residenti nel pieno dell’età lavorativa (40-64 anni), quasi 1,3 milioni di ragazzi con meno di 15 anni e oltre 5 milioni di donne.

“Dalla valorizzazione dei tesori enogastronomici custoditi nei Piccoli Comuni dipendono molte delle opportunità di lavoro dei 3,9 milioni di giovani under 40 che hanno scelto di non abbandonare gli antichi borghi – ha affermato Veronica Barbati Delegata Nazionale Coldiretti Giovani Impresa nel sottolineare che “la legge sui piccoli comuni rappresenta il riconoscimento anche giuridico del valore economico, sociale ed ambientale di una Italia “minore” ma non per questo marginale”.

In Toscana i piccoli Comuni sono 119 su un totale di 273, pari al 43.6%, la loro superficie è di 8.860 kmq pari al 38,5% del totale e ospitano una popolazione di 283.313 abitanti pari al 7.6% di 3.736.968 residenti in Toscana. Delle 31 tipicità toscane, tra le quali prevalgono ortofrutticoli e cereali, 4 (Fagiolo di Sorana, Lardo di Colonnata, Mortadella di Prato e Zafferano di San Gimignano) sono esclusiva di grandi comuni. Le altre 27 produzioni tipiche coinvolgono sempre piccoli comuni e una, l’olio DOP di Seggiano, viene prodotta esclusivamente in otto piccoli comuni del grossetano (Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano e Semproniano).

“I Piccoli comuni – ha affermato il presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi – non sono un peso ma una straordinaria opportunità per l’Italia: un’economia più a misura d’uomo che punta su comunità e territori, sull’intreccio fra tradizione e innovazione, fra vecchi e nuovi saperi.  Qui si producono la maggior parte delle nostre Dop e Igp e dei nostri vini più pregiati, insieme a tanta parte di quel made in Tuscany apprezzato a livello internazionale. Possiamo competere in un mondo globalizzato se innoviamo senza cancellare la nostra identità, se la Toscana fa la Toscana”.

Nell’ambito della convention fiorentina è stato anche firmato un protocollo d’intesa tra ANCI e Coldiretti Toscana . “Questo protocollo- ha evidenziato Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – è volto a realizzare sinergie in materia di politiche agricole e forestali in particolare per promuovere l’informazione e la formazione nel settore agricolo con attenzione ai giovani, attivare confronti in merito alle politiche urbanistico-paesaggistiche rispetto al settore agricolo, adottare strumenti e azioni che facilitino lo sviluppo delle ITC nelle zone rurali, progettare iniziative volte a valorizzare e promuovere la tradizione rurale, le sue tipicità e la filiera corta e favorire e sviluppare forme di collaborazione tra i Centri di Assistenza Agricola– CAA e i SUAP, anche secondo quanto previsto dalla DGR 1367 del 10.12 2018, per realizzare un virtuoso snellimento della burocrazia. Nei piccoli comuni – prosegue De Concilio – se vogliamo salvaguardare le attività agricole occorre contenere la presenza di predatori e ungulati presenti in modo tale da mettere a rischio l’equilibrio ambientale. Per questo occorre confermare la legge obiettivo applicandola in tutte le sue parti e ribadire l’importanza dell’approvazione Piano Lupo che attiverebbe risorse importanti per i territori. Facciamo appello ai sindaci – ha concluso De Concilio – affinché la pianificazione urbanistica non sottragga superficie alle aree rurali”.

La legge Realacci – La legge sui piccoli comuni – importante strumento per sfruttare tutte le opportunità che offrono i nostri territori puntando sulla qualità, sulla tradizione, sulla creatività e sull’innovazione – prevede una serie di semplificazioni e di misure per favorire il turismo di qualità, per la promozione dell’agroalimentare a filiera corta, ma anche la diffusione della banda larga: strumento essenziale per ampliare l’universo comunicativo e produttivo di territori ritenuti finora marginali, che nella contemporaneità ritrovano così una “prossimità” persa nel tempo. La legge investe anche sulla dotazione più razionale ed efficiente dei servizi (scuole, presidi sanitari, uffici postali ma anche piccoli esercizi commerciali), sulla manutenzione del territorio partendo dalla priorità riconosciuta alla tutela dell’ambiente, sulla messa in sicurezza di strade, scuole e del patrimonio edilizio pubblico, che va anche reso più efficiente dal punto di vista energetico. “La legge sul sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni – spiega ancora Realacci – offre uno strumento in più per far decollare i nostri molti talenti, grazie ai quali siamo una delle mete più ambite e uno dei produttori più apprezzati nel mondo. Un forziere aperto, nel quale troppo spesso non sappiamo attingere. È una ricchezza che si può moltiplicare, dal punto di vista produttivo ma anche grazie alla offerta culturale, paesaggistica, artistica e del buon vivere. La sfida è rilanciare un nuovo modello di economia più a misura d’uomo, che tiene insieme sviluppo e sfide tecnologiche, dignità delle persone, benessere e vitalità delle nostre comunità, anche di quelle più piccole, e che ci permette di continuare ad essere davvero il Paese della Grande bellezza”.

 

ASTI, IL NOCCIOLETO ASTIGIANO PRIMO IN PER INVESTIMENTI

Contrariamente a quanto si possa pensare, non è il vigneto la prima voce di investimento per l’agricoltura dell’Astigiano, ma è la corilicoltura. Il settore primario, in questi ultimi anni, ha puntato forte sullo sviluppo della nocciola e ha concentrato gli sforzi per ampliare notevolmente la superficie.

“In una decina di anni – rileva il direttore di Coldiretti Asti, Antonio Ciotta – la superficie investita a noccioleto in provincia di Asti è praticamente raddoppiata. Siamo passati da poco più di 2 mila ettari (2.072 per la precisione) dell’anno 2006 ai 4.974 ettari coltivati nel 2018”.

Al centro dell’attenzione la coltivazione della “Tonda gentile trilobata”, la varietà in assoluto più apprezzata e cercata al mondo, un vero must per tutti i “gourmet”. “La nocciola nostrana – rileva Ciotta – ha proprietà e caratteristiche uniche che si distinguono notevolmente rispetto ad altre varietà coltivate in altre parti d’Italia. Come in tutte le cose deve però essere seguita con perizia ed attenzione, prestando la massima competenza e professionalità, altrimenti si rischia di ottenere rese produttive inferiori alla media e di non garantire la qualità ricercata dai trasformatori”. E proprio la qualità garantita dai produttori di Coldiretti Asti ha permesso di concretizzare un accordo con l’industria dolciaria del gruppo Novi – Elah – Dufour che è sostanzialmente cresciuto insieme al boom della coltivazione. “In tre anni – specifica il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – siamo passati dai 200 ettari interessati dall’accordo ai 500 ettari del 2018, praticamente al 10% di tutti gli ettari presenti nella nostra provincia, garantendo ai 194 corilicoltori coinvolti un introito decisamente interessante e finalmente proporzionale all’effettiva qualità del loro prodotto. Martedì a Novi avremo un incontro per rinnovare l’accordo di filiera con l’azienda e contiamo vivamente di proseguire con un’ulteriore valorizzazione in tal senso”.

La qualità è dunque al centro delle strategie dell’intero settore corilicolo astigiano. Per questo motivo Coldiretti Asti aggiorna costantemente la formazione degli addetti al settore e proprio giovedì prossimo 28 marzo, a Castellero, a partire dalle ore 14,30 si terrà un incontro tecnico su come “impiantare e gestire un nuovo noccioleto”. Ad aprire i lavori il presidente Coldiretti Reggio e, dopo il saluto del Sindaco di Castellero, Roberto Campia, si affronteranno le tematiche prettamente tecniche sulla gestione dei giovani noccioleti con l’intervento di Maria Corte di Agricoltura Ricerca e Innovazione, Gianluca Longu del Consorzio Italiano Compostatori che approfondirà gli aspetti delle concimazioni di qualità, e del tecnico Coldiretti Maurizio Gucciardo con un aggiornamento sulla gestione integrata degli impianti. Il direttore Ciotta, con il vicedirettore di Coldiretti Asti, Luigi Franco, aggiornerà i presenti con il nuovo accordo di filiera e sull’andamento dei mercati. Sempre alla luce dell’alta qualità della corilicoltura dell’Astigiano.

 

NORD SARDEGNA. BLUE TONGUE INCUBO DEGLI ALLEVATORI DI BOVINI DA CARNE

Una costante pagata a caro prezzo dagli allevatori di bovini da carne. I nuovi focolai della blue tongue, in attesa di conoscere quale sia il sierotipo responsabile e poter procedere con il vaccino, hanno nuovamente bloccato la movimentazione dei bovini in Gallura, ma anche nel centro e sud Sardegna, penalizzando in particolare chi effettua la vendita dei vitelli da ingrasso. Adesso si è in attesa delle analisi dell’Istituto zooprofilattico di Teramo per capire di quale sierotipo si tratti per il focolaio della Gallura per poi procedere con le vaccinazioni.

Un iter burocratico come sempre lungo e lento pagato dagli allevatori che intanto si devono tenere i vitelli in allevamento con una doppia perdita: quella dei mancati incassi dalla vendita e quella di continuare ad alimentarli ed accudirli. Una situazione di emergenza che si reitera, diventando ormai un costo troppo alto per le aziende costrette, per avere il via libera alle vendite in queste condizioni di attesa, a ricorrere all’esame PCR (analisi del sangue indicatore generale di un’infiammazione). Un iter gravoso ed esoso visto che costa 28 euro a capo, un prezzo troppo alto per poter essere affrontato dall’allevatore.

Una palla al piede per un settore in netta ripresa che grazie ad allevatori lungimiranti e preparati sta ritagliando prezzi interessanti nel mercato (tra gli altri c’è anche il progetto di Coldiretti con la filiera del bovino al sud) e si stanno distinguendo e portando a casa premi importanti da tutte le migliori mostre del settore. 

Come Coldiretti già da tempo si sono chiesti da tempo alla Regione degli interventi da una parte per abbattere i costi dell’esame della PCR insostenibili per le aziende e l’istituzione di protocolli che agevolino lo spostamento dei bovini tra la Sardegna, le Regioni di arrivo del bestiame e Ministero stesso.

“Questa situazione è insostenibile e sta incidendo nei bilanci degli allevatori oltre che nell’organizzazione stessa dell’azienda visto che ormai non hanno certezza – sottolinea il presidente di Coldiretti Nord Sardegna Battista Cualbu –. Nel caso concreto sollecitiamo per il reperimento dei vaccini per il sierotipo 3 che ancora mancano per sbloccare la movimentazione dei bovini nel centro sud Sardegna ma allo stesso tempo occorre anche accorciare i tempi delle analisi (per la Gallura) che potrebbero essere fatte direttamente in Sardegna senza passare per Teramo”.

Inoltre continua il direttore di Coldiretti Nord Sardegna Ermanno Mazzetti “occorre modificare il dispositivo del Ministero della Salute in modo che il costo della PCR sia a carico del servizio sanitario e non più dell’allevatore”. Intanto però è stata garantita la partecipazione degli allevatori sardi alle fiere di Bastia Umbra e Ozieri: “per questo ringraziamo anche il lavoro del servizio veterinario” dice Ermanno Mazzetti.

 

VENETO/VENEZIA, SCARAMUZZA CONFERMATO PRESIDENTE AGRITURISMI COLDIRETTI

Alla guida dei mille cuochi contadini di Coldiretti c’è un veneziano: è Diego Scaramuzza, confermato Presidente di Terranostra, l’associazione degli agriturismi che oggi a Roma ha rinnovato i vertici. Promotore dell’Accademia degli Agrichef di Campagna Amica, dopo aver introdotto la prima scuola proprio in Veneto, con corsi di formazione in tutte le province riconosciuti dalla Regione per la promozione di una cucina sana e un’alimentazione basata sulla stagionalità e provenienza dei prodotti locali, lo chef Diego Scaramuzza è diventato il leader della cucina a kmzero. L’assemblea ha eletto anche i nuovi componenti della Giunta esecutiva), Stefania Grandinetti e Gabriele Maiezza (vice presidenti), Simone Ferri Graziani, Cristina Scappaticci, Elena Tortoioli e Filippo De Miccolis.

La figura del contadino ai fornelli è descritta nella qualifica professionale come colui che usa i prodotti da lui stesso coltivati nella sua azienda dove l’accoglienza diventa un momento fondamentale per la promozione del territorio e del buon cibo, ponendo la massima attenzione sulla valorizzazione dei prodotti locali e sulle ricette tradizionali. Attorno a questo profilo – spiega la Coldiretti – ruotano tre concetti fondamentali: qualità, tracciabilità e distintività con l’offerta di piatti a chilometri zero e la garanzia di trasparenza e sostenibilità. 

Si tratta – spiega Coldiretti – di un profilo innovativo che è espressione della nuova agricoltura e riveste in pratica un ruolo doppio: da un lato è un agricoltore e dall’altro è l’ambasciatore del cibo del territorio.

“Il legame con il territorio nella scelta degli ingredienti da utilizzare in cucina è diventato un elemento determinante di successo per ristorazione, con l’agriturismo che ha fatto da apripista a una vera e propria rivoluzione culturale nel settore”, ha commentato Diego Scaramuzza che è anche presidente di circa 600 realtà venete “va accompagnata da scelte legislative rivoluzionarie come l’estensione a tutta la ristorazione dell’obbligo di indicare nei menu la provenienza dei prodotti agricoli utilizzati nelle ricette“.

Un fiore all’occhiello di un settore, quello agrituristico, che conta oggi in Italia ben 23.4000 strutture che – continua la Coldiretti – sono in grado di offrire un potenziale di più di 253mila posti letto e oltre 441mila coperti. Ma la presenza degli agrichef è importante anche nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica che si sono trasformati nel tempo da luoghi di commercio a momenti di aggregazione, svago, socializzazione e formazione con lo svolgimento di variegate attività, dai cooking show ai tutorial per la spesa fino ai laboratori didattici per i bambini.

In pochi anni è nata e cresciuta in Italia una rete unica a livello internazionale per dimensioni e caratteristiche che ha esteso la sua presenza dalle fattorie ai mercati, dai ristoranti al cibo di strada, dagli agriturismi agli orti urbani. Complessivamente la rete di Campagna Amica – conclude la Coldiretti – è composta da oltre undicimila punti dove si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo.

 

CUNEO, INDENNITÀ COMPENSATIVA: BENE IL 2019, MA MASSIMO IMPEGNO PER IL 2020

Risorse a sostegno dei produttori montani: dalla Regione qualcosa si è mosso. Dopo la forte pressione di Coldiretti Piemonte sull’assessore regionale alla montagna, Alberto Valmaggia, arrivano i primi segnali sulla grave situazione dell’indennità compensativa.

“Fino a oggi la situazione era di meno 60 per cento delle risorse sull’anno 2019, zero risorse sul 2020. Finalmente l’assessore Alberto Valmaggia, anche in risposta all’interrogazione del consigliere regionale Daniele Valle, nell’ultimo consiglio regionale si è impegnato sul 2019 a recuperare le risorse necessarie per coprire il fabbisogno di 15 milioni di euro al fine di dare una risposta chiara alle 8mila imprese agricole di montagna – spiega Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo. Il risultato sul 2019 non basta, serve un segnale altrettanto chiaro sull’anno 2020: le imprese agricole di montagna hanno bisogno di risposte chiare, subito”.

“Non possiamo certamente pensare di affrontare questo tema nei prossimi mesi quando saremo alla fine del periodo di programmazione del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 – conclude Tino Arosio, Direttore di Coldiretti Cuneo -. E’ fondamentale che le nostre aziende delle aree montane e collinari abbiano già delle previsioni concrete e delle risorse per l’anno prossimo”.  

 

UMBRIA, ELENA TORTOIOLI NELLA GIUNTA ESECUTIVA NAZIONALE DI TERRANOSTRA

Elena Tortoioli entra nella Giunta esecutiva nazionale di Terranostra, l’Associazione Agrituristica di Campagna Amica. Presidente regionale di Terranostra Umbria, Tortoioli farà parte della nuova squadra guidata dal Presidente nazionale Diego Scaramuzza, dopo il rinnovo degli organi avvenuto oggi a Roma.

Diplomata all’Istituto alberghiero, Elena gestisce un’azienda agricola a Petrignano d’Assisi; nel suo agriturismo “Il Podere”, da agichef di Campagna Amica propone piatti a base di prodotti locali e organizza corsi di cucina per i visitatori. Tra le sue attività, quella di accogliere famiglie e bambini nella fattoria didattica, dove trasferisce loro, le esperienze e le conoscenze della vita in campagna.

Si rafforza il mio impegno – commenta Tortoioli – per valorizzare al meglio questo importante segmento che rappresenta sempre più una vetrina anche del nostro territorio, capace di creare sviluppo economico coinvolgendo gli altri settori. In Umbria l’agriturismo, oltre a rappresentare un’attività che permette all’impresa agricola multifunzionale di acquisire un importante valore aggiunto, è in grado di offrire ai turisti un luogo ideale per le vacanze, rispondendo alle sempre più esigenti richieste di quanti in campagna cercano qualcosa di più di un semplice periodo di riposo. 

L’agriturismo, che conta in Umbria secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat (2017), 1373 strutture, con 414 dedite alla ristorazione, 237 alla degustazione e 1175 ad altre attività, costituisce un elemento qualificante dell’agricoltura regionale, configurandosi, tra l’altro, come un ottimo veicolo per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari del territorio. Tra le province, continua a guidare Perugia con 1.156 agriturismi, seguita da Terni con 217. Un agriturismo su sei (229) si trova in montagna, mentre il 46 per cento è gestito da donne. I posti letto sono 23.498, mentre quelli a tavola sono 13.516. Accanto ad alloggio e ristorazione, ma anche alla semplice degustazione, non mancano le attività sportive e naturalistiche suggerite dalle aziende agrituristiche.

Nell’ambito dell’assemblea di Terranostra di oggi, presentato lo studio Coldiretti/Censis sulla svolta epocale in atto in cucina, a casa e nei ristoranti, dove si assiste ad una crescente domanda di semplicità e trasparenza spinta da maggiore sensibilità ambientale, ricerca di genuinità e rispetto delle tradizioni.

 

ABRUZZO, ANCHE IN ABRUZZO IL RITORNO DEI PIATTI DELLA NONNA

L’Abruzzo al centro della giornata nazionale della cucina contadina che si è svolta questa mattina a Roma nel mercato degli agricoltori di Campagna Amica in via San Teodoro 74, nell’ambito dell’Assemblea nazionale di Terranostra, l’Associazione Agrituristica di Campagna Amica.

Gabriele Maiezza, 48 anni, presidente regionale di Terranostra Abruzzo nonché titolare dell’agriturismo Santa Felicita di Cepagatti, è stato eletto vicepresidente dell’associazione nazionale. Conosciuto anche come Agrichef formatore, Maiezza ha partecipato ai Villaggi di Coldiretti di Milano, Napoli, Bari e Torino e Roma. “Un risultato – dice Maiezza – che conferma l’importanza del settore agrituristico nella regione abruzzese, caratterizzata da un variegato territorio e da numerose bellezze naturali, oltre che da una tradizionale attività agrituristica, che va sviluppata e potenziata ulteriormente con un occhio di riguardo alla diffusione e alla promozione delle ricette tradizionali, come è emerso nel corso della giornata della cucina contadina”.

In occasione della giornata è stato infatti presentato lo studio Coldiretti/Censis sulla svolta epocale in atto in cucina, da cui risulta che sulle tavole degli italiani stanno tornando i piatti della nonna per almeno tre italiani su quattro (75%) con le ricette familiari tradizionali che si tramandano di generazione in generazione soprattutto grazie alle figure femminili. “Anche nella nostra regione – sottolinea Coldiretti Coldiretti Abruzzo – in cucina si assiste ad uno storico ritorno della domanda di semplicità e trasparenza dopo anni di piatti fusion, global, etnici e molecolari. Le ricette della nonna – precisa la Coldiretti – seguono le stagioni, rispettano l’ambiente, non sprecano, recuperano prodotti antichi, aiutano il presidio del territorio e fanno rivivere emozioni e ricordi”. Tanti i piatti della tradizione regionale abruzzese già conosciuti ed apprezzati: dalle Sagne, ceci e zafferano alle pallotte cacio e ovo, dalla pecora alla callara agli arrosticini passando per pizza cima, uova e bastardoni e ovviamente il timballo e la pasta alla chitarra.

 

VERONA, LUPI IN MONTAGNA: ANALISI E STRATEGIE DI DIFESA PER GLI ALLEVAMENTI  

Adottare strategie per la difesa del bestiame e salvaguardalo dalle predazioni dei lupi con un supporto agli allevatori della montagna veronese. Parte da questi presupposti l’iniziativa di Coldiretti Verona presentata nei giorni scorsi a Malga Vazzo a Velo Veronese ai presidenti delle sezioni comunali della montagna veronese.

“Intendiamo aiutare le nostre imprese di montagna a difendere i propri allevamenti dalle predazioni dei lupi attraverso un nuovo servizio di consulenza cha abbiamo affidato a un veterinario esperto di grandi predatori”, precisa il direttore di Coldiretti Verona, Giuseppe Ruffini.

Secondo i dati della Regione Veneto tra il 2017 e il 2018 sono state 145 le predazioni accertate nei comuni montani della provincia veronese, il numero più alto rispetto alle altre province venete. “E’ necessario – aggiunge Ruffini – mettere in atto azioni di prevenzione efficaci e tutti gli accorgimenti necessari, nel rispetto della Legge, partendo dalla conoscenza delle abitudini del lupo, del territorio e delle tipologie di allevamento”.

“Ogni territorio e ogni allevamento vanno valutati in modo specifico. – precisa Antonio Scungio, veterinario dalla comprovata esperienza sui grandi predatori e ingaggiato dall’organizzazione agricola veronese per realizzare una iniziativa di portata regionale – Il progetto ideato insieme a Coldiretti è modulabile anche per altri territori e infatti la mia attività si esplica non solamente nella provincia di Verona ma anche in quelle di Vicenza e Belluno. Il nostro obiettivo è sviluppare strategie utili alla difesa e la gestione dei pascoli per ogni tipologia di allevamento. Il lupo è un predatore opportunista che va studiato attentamente attraverso l’analisi delle tracciature, il monitoraggio dei movimenti e la misurazione del rischio di predazione nelle malghe”. “Questo tipo di progetto mira alla riduzione dell’impatto sul patrimonio zootecnico da parte dei grossi predatori di vertice”, conclude Scungio.

Presente all’incontro anche Fabrizio Cestaro, dirigente Veterinario dell’Ulss 9 che ha sottolineato: “La nostra attività è collegata agli accertamenti e diagnosi delle predazioni per ottenere i rimborsi dalla Regione Veneto”.

 

PUGLIA, XYLELLA: BENE STOP MUTUI ISMEA. PROVVEDIMENTO RINVIA PER 3 ANNI RATE

Importante azione di ISMEA che ha adottato il provvedimento di moratoria delle rate dei mutui in scadenza per gli olivicoltori pugliesi colpiti dalle gelate e dalla Xylella che ha già provocato danni per 1,2 miliardi di euro. Ne dà notizia Coldiretti Puglia che aveva chiesto nelle scorse settimane ai vertici dell’Istituto un impegno per venire incontro alle aziende olivicole pugliesi in grave crisi di liquidità. “A spingere verso il basso il PIL nelle campagne in Puglia è stato il drammatico calo della produzione di olio, che vede il crollo fino al 65-70% della produzione olivicola e olearia, con punte fino al 90% in alcune zone, rispetto all’annata precedente a causa delle gelate. Il valore aggiunto del settore oleario è al minimo degli ultimi 25 anni. Le gelate di febbraio e la Xyella hanno fatto crollare la produzione di olive e olio, con una perdita secca della PLV di 317 milioni di euro nel 2018”, ha denunciato il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Sia per le gelate che per la Xylella Fastidiosa – riferisce Coldiretti Puglia – con il provvedimento di ISMEA gli agricoltori potranno chiedere il rinvio delle rate che scadono nell’anno in cui si certifica il motivo del rinvio fino a tre anni successivi all’anno colpito dalla calamità.

Per questo Coldiretti ha chiesto, e l’appello è stato accolto da Ismea, “un sostegno dell’Istituto a supporto delle imprese che hanno subito danni già accertati. A tal fine in particolare si è chiesta la revisione delle procedure del rinvio rate adottate dall’Ismea – ha concluso il presidente Muraglia – al fine di renderle più flessibili e assicurare il blocco dei pagamenti per le predette imprese, mirato al rinvio delle rate in scadenza”.

 

SALERNO, ESENZIONE TICKET: ACCORDO TRA ASL E PATRONATO EPACA COLDIRETTI

Dal 1° aprile 2019 è possibile rinnovare l’esenzione ticket sanitario, in scadenza il 31 marzo. Il patronato Epaca Coldiretti è stato autorizzato anche quest’anno dall’Asl Salerno a raccogliere e trasmettere le domande autocertificate per i cittadini in possesso dei requisiti richiesti. Questi ultimi possono riguardare la fascia anagrafica, la situazione reddituale, la presenza di alcune patologie, la tipologia di esami ed eventuali situazioni di invalidità. Recandosi nelle diverse sedi Coldiretti in tutta la provincia di Salerno sarà possibile ricevere, a titolo gratuito, assistenza per la compilazione dei moduli di autocertificazione anche riguardo agli aspetti collegati alla posizione reddituale.

I documenti debitamente compilati saranno così consegnati agli uffici Asl per il rilascio dei certificati di esenzione. Soddisfazione per l’iniziativa viene espressa dal direttore Coldiretti di Salerno Enzo Tropiano e dal responsabile Provinciale del Patronato Epaca Antonino Vescio: “Grazie al servizio che rinnoviamo per il secondo anno consecutivo – spiegano – evitiamo a tanti cittadini il disagio di doversi recare negli uffici delle Asl più vicine per richiedere la propria esenzione ticket. La possibilità di recarsi ai nostri Patronati consente di andare incontro alle esigenze reali dei cittadini, soprattutto anziani e famiglie disagiate e di limitare notevolmente i tempi di attesa”.

 

LIGURIA, DAI CUOCHI PESCATORI E CONTADINI ALLE VISITE IN AZIENDE DEL TERRITORIO

Giornate di sole e clima primaverile: in Liguria inizia la stagione 2019, con le strutture extralberghiere che, ogni anno, vengono scelte da 5MLN di turisti. Tra queste spopolano gli agriturismi, arrivati a 600 strutture, tra i quali si contano quelli di Campagna Amica, che rispondono in maniera completa alle esigenze del nuovo turismo esperienziale, facendo toccare con mano il territorio, la sua cultura e la sua tradizione culinaria.

Lo rende noto Coldiretti Liguria, su base dati Unioncamere, a seguito dell’Assemblea nazionale di Terranostra, l’Associazione Agrituristica di Campagna Amica nella quale sono stati rinnovati gli organi con i nuovi componenti della Giunta esecutiva: Diego Scaramuzza (presidente), Stefania Grandinetti e Gabriele Maiezza (vice presidenti), Simone Ferri Graziani, Cristina Scappaticci, Elena Tortoioli e Filippo De Miccolis.

In Liguria il turismo balneare è la storica vocazione della costa, mentre, da un po’ di anni, continua il buon andamento del turismo enogastronomico, usato come criterio di scelta per 1 turista su 4: la buona cucina e l’enogastronomia locale scoperta nei piccoli borghi si piazza al secondo posto (26%) dopo le escursioni, mentre distanzia le visite a musei, monumenti e siti d’interesse scelti dal solo 12,8% dei turisti. È per questo che anche nella nostra regione spopolano i cuochi contadini, accompagnati negli ittiturismi della costa dai cosiddetti Fischer-Chef. A livello nazionale sono già mille questi cuochi che sanno coniugare tradizione e modernità e che hanno conseguito l’attestato di agrichef Campagna Amica, e l’inserimento nell’albo nazionale, grazie alla frequentazione di corsi propedeutici.

“Il settore agrituristico – afferma il Presidente degli Agriturismi Campagna Amica Liguria, Marcello Grenna – è un settore fondamentale per la Liguria, che permette a molte aziende agricole di valorizzare ulteriormente la propria impresa grazie a questa attività connessa, attraverso la quale si può far conoscere, al turista italiano e straniero, la realtà delle nostre aziende e dei nostri prodotti ed eccellenze. Ed è qui che entra in campo la figura del cuoco contadino che lavora negli agriturismi di Campagna Amica e, attorno al quale, ruotano tre concetti fondamentali: qualità, tracciabilità e distintività con l’offerta di piatti a chilometri zero e la garanzia di trasparenza e sostenibilità. Ma nella nostra regione non si tratta solo di valorizzazione del km 0 ma anche di miglio 0, grazie ai pescatori che, direttamente dalla banchina, cucinano e fanno conscere il pescato locale appena portato a terra.  Si tratta di nuove figure professionali che sono espressione della nuova agricoltura e della nuova pesca che, oltre a portare avanti mestieri di tradizione millenaria si fanno anche promotori del cibo, del territorio e del mare locale”. 

“Gli agriturismi di Campagna Amica Liguria, – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –  sono strutture dove in ogni angolo si respira la tradizione dei nostri luoghi. Ospitalità e distintività sono i cavalli di battaglia che li rendono emblemi del vero agriturismo italiano. Il valore aggiunto di queste strutture è la possibilità di far toccare con mano il territorio e trasformare la vacanza in un’esperienza a 360° della realtà locale grazie ad attività, quali le visite in azienda, laboratori didattici e la possibilità di assaporare i piatti della tradizione. A livello locale il legame con il territorio nella scelta degli ingredienti da utilizzare in cucina è diventato un elemento determinante di successo per ristorazione, con l’agriturismo che ha fatto da apripista a una vera e propria rivoluzione culturale nel settore. Questa rivoluzione va però accompagnata da scelte legislative fondamentali come l’estensione a tutta la ristorazione dell’obbligo di indicare nei menu la provenienza dei prodotti agricoli utilizzati nelle ricette: solo così si potrà valorizzare il territorio, sostenere l’economia locale e garantire al turista di assaggiare veramente la nostra Liguria“.

 

EMILIA-ROMAGNA, SPAGHETTI ALLA BOLOGNESE SONO SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG

“Il Sindaco Merola ha ragione quando condanna gli spaghetti bolognesi spacciati nel mondo come piatto tipico del capoluogo, ma è solo la punta dell’iceberg”. Commenta così Coldiretti Emila Romagna la crociata che il primo cittadino di Bologna sta combattendo sui social da qualche settimana, chiedendo aiuto anche ai cittadini, che sono stati invitati a postare foto di altri scempi culinari in giro per il mondo.

E i famigerati e fantomatici spaghetti alla bolognese sono solo un esempio di come fuori dall’Italia la tradizione gastronomica della nostra regione venga sistematicamente brutalizzata con l’obiettivo di vendere prodotti falsi, spacciati per italiani. Per rimanere in ambito bolognese, come non citare la “Mortadela siciliana” prodotta in Spagna e l’infinità di varianti del parmesan, che vanno dal “Parmesan savercchio” statunitense, al “Parmesao” brasiliano, passando per il “Queso estilo parmesano”, di provenienza uruguayana. E all’indomani di un 2018 che nell’ultimo trimestre ha fatto registrare il record assoluto di esportazioni agroalimentari dell’Emilia Romagna nel mondo, con oltre 6,5 miliardi euro di prodotti (fra i quali spiccano il Parmigiano Reggiano e l’Aceto balsamico di Modena Igp, con 897 milioni di euro di export), insieme al valore di cibo e vino a denominazione d’origine – commenta Coldiretti Emilia Romagna – sale anche il valore del falso made in Italy agroalimentare nel mondo che con un aumento record del 70% negli ultimi dieci anni ha raggiunto i 100 milioni. 12 dei quali derivano dalla contraffazione di prodotti dell’Emilia Romagna.

 

PIEMONTE, CINA: SBLOCCARE AL PIÙ PRESTO EXPORT PER MELE E PERE

Gli accordi confermano la necessità di un riequilibrio dei rapporti commerciali con le importazioni agroalimentari dalla Cina che sono state pari a 594 milioni e hanno superato del 35% il valore delle esportazioni Made in Italy del settore ferme a 439 milioni nel 2018. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento agli accordi con la Cina per l’esportazione nell’agroalimentare, dalle arance alla carne suina congelata. A frenare le spedizioni agroalimentari Made in Italy sono, infatti, le barriere tecniche ancora presenti per le produzioni nazionali che bloccano ad esempio le spedizioni di mele, pere e uva da tavola italiane nel Paese asiatico.

“Le tempistiche si stanno allungando poiché la Cina frappone ostacoli per motivi fitosanitari e chiede assicurazioni sulla assenza di patogeni frutticoli non presenti sul proprio territorio con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta – affermano spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. L’aspetto paradossale di questa vicenda è che mentre i prodotti italiani sono bloccati, la Cina può esportare nella Penisola pere e mele. Questo ha fatto sì che nel nostro Paese si sia verificata una vera invasione di pericolosi insetti dannosi alle coltivazioni arrivati, più o meno direttamente, dalla Cina, come la cimice asiatica o il cinipide del castagno.

Per quanto riguarda il Piemonte, sicuramente quello che gode già di un buon successo ad oriente è il vino poiché i mercati asiatici registrano una forte crescita che si attesta sul 75% in Cina e sul 15% in Giappone. E’ fondamentale velocizzare i negoziati – concludono Moncalvo e Rivarossa – per quanto riguarda la frutta affinché le mele e le pere Made in Piemonte possano intraprendere la via dell’Asia consentendo di implementare così l’export ed andando a dare nuovi sbocchi al tessuto economico piemontese”. 

 

VICENZA, AL MERCATO COPERTO DI C.A. RIUSCITO GEMELLAGGIO CON FROSINONE

Grande partecipazione per la prima giornata di gemellaggio tra Coldiretti Frosinone e Vicenza. Uno scambio culturale ed enogastronomico perfettamente riuscito quello che è stato suggellato oggi al mercato coperto di Campagna Amica a Vicenza.

E domani, domenica 24 marzo, al mercato coperto di Campagna Amica in contra’ Cordenons 4 a Vicenza, si replicherà. Protagonisti, infatti, saranno gli agricoltori ciociari, che in virtù di un gemellaggio stretto lo scorso anno con Coldiretti Frosinone, hanno portato a Vicenza delle straordinarie tipicità.

Nei banchi del mercato, quindi, sarà possibile degustare e portare a casa le tradizionali mozzarelle di bufala, la porchetta romana, i taralli, l’olio evo e scoprire lo straordinario mondo delle agri-bomboniere. Il tutto sarà accompagnato da eventi che animeranno la città, portando gioia e colore. I suoni ed i balli tradizionali ciociari, infatti, attraverseranno le vie di corso Fogazzaro e corso Palladio.

“Siamo felici di rinnovare l’amicizia con gli agricoltori di Frosinone – commentano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – in quanto riteniamo importante condividere il loro impegno nelle produzioni di qualità e far conoscere ai vicentini colore che producono degli alimenti che in terra veneta vengono spesso messi in tavola, magari in occasione di serate particolari con amici o, più semplicemente, in famiglia. Una cosa è certa: il cibo crea allegria. E quando è buono l’entusiasmo e la soddisfazione del palato vanno alle stelle”.

Sabato mattina i vicentini hanno apprezzato prodotti ed armonia che gli amici ciociari hanno portato al mercato di Vicenza, stabilendo un rapporto diretto con i consumatori vicentini.

Ricordiamo che il mercato coperto di Campagna Amica è operativo ogni sabato dalle 8.30 alle 13.30 e la domenica dalle 9.00 alle 13, pertanto i visitatori potranno testare personalmente la qualità dei prodotti e misurarsi con le ricette che i produttori sapranno consigliare per utilizzare al meglio le eccellenze vicentine.

Sabato sarà anche possibile usufruire della consegna della spesa al domicilio, un servizio comodo e che molti cittadini stanno da tempo sfruttando, per scegliere in comodità ciò che si vuole mettere in dispensa e vederselo consegnato direttamente a casa propria.

Proseguono, inoltre, due importanti iniziative di Coldiretti Vicenza, la raccolta firme “Stop cibo anonimo”, con la quale l’Organizzazione maggiormente rappresentativa del mondo agricolo chiede all’Europa di proteggere la salute dei cittadini e prevenire le frodi alimentali. Inoltre, sono sempre tutti puntati i riflettori sulla campagna educativa #adottaunalbero, di cui Coldiretti Vicenza è capofila, e che ha riscosso uno straordinario successo istituzionale ed adesione da parte di cittadini ed imprese. Un progetto che va sostenuto, perciò è importante che i vicentini continuino ad essere generosi, dando il proprio contributo attraverso il C/C #adottaunalbero IBAN: IT 60 R 03069 11886 100000000169.

 

PADOVA, ECCO COME RINASCE LA MONTAGNA FERITA

Agricoltori tra i boschi dell’Altopiano di Asiago devastati dalla tempesta Vaia. Oggi, 25 marzo, una delegazione degli imprenditori di Coldiretti di Este e Montagnana ha raggiunto la località Malcesina, accompagnati dal collega Paolo Dalla Palma, titolare dell’azienda agricola “El Tabaro” di Enego, presente con i suoi prodotti caseari tutte le settimane ai mercati di Campagna Amica a Padova e provincia. Dalla Palma ha guidato gli agricoltori padovani in una delle zone maggiormente colpite dalla tempesta che lo scorso autunno ha devastato la montagna veneta e ha spiegato come stanno proseguendo i lavori per la rinascita del bosco.

A guidare la delegazione di imprenditori, fra cui donne e giovani, il presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan, il presidente Coldiretti della zona di Este Pietro Aggio e quello della zona di Montagnana Mirko Guglielmi, il presidente dell’agrimercato Terre del Santo Giovanni Dal Toso e il capo zona di Coldiretti Este Montagnana Michele Danielli. La visita, che rientra tra l’attività formativa di Coldiretti, è stata possibile grazie al sostegno di Banca Patavina e all’accoglienza dell’agriturismo Gruuntal e del Caseificio Pennar.

“Abbiamo voluto portare il nostro sostegno e la nostra solidarietà agli agricoltori della zona di Asiago» ricorda Bressan “e insieme a loro cercare di capire come poter aiutare nel concreto l’agricoltura di montagna a risollevarsi e ad affrontare questa lunga e complessa fase di ricostruzione”. Accolti dalla squadra dei dirigenti locali, gli agricoltori hanno portato il loro sostegno e la solidarietà per affrontare presto la messa a dimora di specie arboree adatte a resistere alle avversità e garantire la giusta bellezza di quei posti. Con il contributo benefico degli sponsor del concerto promosso al Teatro Verdi da Donne Impresa Veneto, gli incassi raccolti con la vendita degli alberi di Natale e gli oggetti di legno intagliato sarà possibile piantare 15 ettari di verde per ridare una speranza verde a tutti, turisti, cittadini ed operatori agricoli.

 

MANTOVA, MERCATO DI CAMPAGNA AMICA: RISO PROTAGONISTA SUL LUNGORIO

Boom di presenza al mercato sul Lungorio per la Festa di Primavera, che Campagna Amica e Coldiretti Mantova hanno dedicato al riso, con un piatto simbolo della tradizione mantovana: il riso alla pilota, cucinato dall’Agrichef Claudio Ligabue dell’agriturismo La Rasdora di Porto Mantovano con gli ingredienti forniti dalle aziende agricole presenti al mercato.

I numerosi presenti hanno potuto anche ascoltare i racconti dedicati al riso nel contesto della sua tradizione storica e sociale ad opera dell’Accademia Gonzaghesca degli Scalchi.

Negli ultimi anni – rileva Coldiretti Mantova – le superfici destinate a riso a livello provinciale sono rimaste pressoché invariate, assestandosi nel 2018 a poco meno di 1.300 ettari, per una produzione di 76.219 quintali.

Coldiretti si è impegnata con forza per tutelare uno dei prodotti che caratterizza in Europa l’agricoltura mediterranea. Grazie all’impegno di Coldiretti e Campagna Amica, infatti, da febbraio 2018 è obbligatorio indicare l’origine del riso con le diciture “Paese di coltivazione del riso”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”.

E da metà gennaio 2019 l’Unione europea ha accolto la posizione di Coldiretti, fissando i dazi sulle importazioni provenienti dalla Cambogia e dalla Birmania.

Il filo diretto che Coldiretti ha con Bruxelles – è di ieri l’incontro del presidente nazionale Ettore Prandini con il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan – passa anche dal Lungorio, dove in molti hanno firmato la petizione Eat ORIGINal, per estendere l’indicazione obbligatoria delle materie prime a tutti i prodotti agroalimentari, strumenti in difesa della corretta informazione, della salute e della qualità.

 

CUNEO, MOSCATO: BASTA PRETESTI, SBLOCCARE RISERVA VENDEMMIALE ALLE IMPRESE 

Nonostante la Regione abbia dimostrato la sua disponibilità, la questione relativa allo sblocco della riserva vendemmiale per ogni singola azienda è ancora aperta. “Il Consorzio dell’Asti Docg ha comunicato di non voler formalizzare la richiesta alla Regione almeno fino al 30 aprile mentre è urgente concedere lo sblocco alle aziende che ne hanno fatto richiesta – spiega Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo –. E’ un comportamento miope nei confronti di quelle imprese vitivinicole che in questi anni hanno investito fortemente nella Docg in termini di risorse, che si sono spese nella promozione e che ora non possono far fronte alle richieste di fornitura del prodotto. Chiediamo che la Regione convochi al più presto un tavolo – continua Moncalvo – al quale partecipi il Consorzio per arrivare alla conclusione di questa situazione”.

“Anche in questo caso, il Consorzio si dimostra più attento alle 3 o 4 multinazionali che commercializzano gran parte del Moscato, dimenticandosi delle tante  aziende vitivinicole che si sono create, grazie a notevoli capacità imprenditoriali, nuovi sbocchi sui mercati, oltretutto, in un momento, quello delle festività pasquali, in cui questi vini sono fortemente richiesti dai consumatori – conclude Tino Arosio, direttore di Coldiretti Cuneo -.Sarebbe un vero peccato perdere queste occasioni per far ulteriormente conoscere una Docg che tutto il mondo ci invidia”.

 

PADOVA; ECCO COME RINASCE LA MONTAGNA FERITA

Agricoltori tra i boschi dell’Altopiano di Asiago devastati dalla tempesta Vaia. Lunedì 25 marzo una delegazione degli imprenditori di Coldiretti di Este e Montagnana raggiungeranno la località Marchesina, accompagnati dal collega Paolo Dalla Palma, titolare dell’azienda agricola “El Tabaro” di Enego, presente con i suoi prodotti caseari tutte le settimane ai mercati di Campagna Amica a Padova e provincia. Dalla Palma guiderà gli agricoltori padovani in una delle zone maggiormente colpite dalla tempesta che lo scorso autunno ha devastato la montagna veneta e spiegherà come stanno proseguendo i lavori per la rinascita del bosco.

A guidare la delegazione il presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan, il presidente Coldiretti della zona di Este Pietro Aggio e quello della zona di Montagnana Mirko Guglielmi, il presidente dell’agrimercato Terre del Santo Giovanni Dal Toso e il capo zona di Coldiretti Este Montagnana Michele Danielli. La visita, che rientra tra l’attività formativa di Coldiretti, è possibile grazie al sostegno di Banca Patavina e all’accoglienza dell’agriturismo Gruuntal e del Caseificio Pennar.

“Porteremo il nostro sostegno e la nostra solidarietà agli agricoltori della zona di Asiago – ricorda Bressan – e insieme a loro cercheremo di capire come poter aiutare nel concreto l’agricoltura di montagna a risollevarsi e ad affrontare questa lunga e complessa fase di ricostruzione. Coldiretti Donne Impresa Padova ha ideato e organizzato iniziative come “#adottaunbosco”, con il concerto a Padova, la vendita degli alberi di natale e dei cuori in legno a San Valentino. Il nostro impegno continuerà anche nei prossimi mesi”.

 

MOLISE, AGRICHEF: CRESCE IL NUMERO DEI CUOCHI CONTADINI IN ITALIA E IN REGIONE

Cresce il numero degli agrichef italiani che ormai sfiorano il migliaio. Provenienti da tutte le regioni italiane, gli agrichef prima di ricevere la qualifica e la conseguente iscrizione nell’albo nazionale hanno frequentato specifici corsi. Il dato sulla loro costante crescita è stato diffuso nel corso dell’assemblea nazionale di Terranostra, l’associazione agrituristica di Campagna Amica, tenuta a Roma durante la quale sono stati rinnovati gli organi con i nuovi componenti della Giunta esecutiva: Diego Scaramuzza (presidente), Stefania Grandinetti e Gabriele Maiezza (vice presidenti), Simone Ferri Graziani, Cristina Scappaticci, Elena Tortoioli e Filippo De Miccolis. Per il Molise ha preso parte ai lavori dell’assemblea il presidente regionale di Terranostra, l’agrichef Felice Amicone.

La figura di agrichef si va diffondendo sempre più anche in Molise che ad oggi conta una decina di cuochi contadini, diplomati al temine di un corso tenuto lo scorso ottobre a Riccia. L’Agrichef Coldiretti è quindi un cuoco contadino che lavora negli agriturismi di Campagna Amica e in cucina utilizza i prodotti da lui stesso coltivati nella sua azienda dove l’accoglienza diventa un momento fondamentale per la promozione del territorio e del buon cibo, ponendo la massima attenzione alla valorizzazione dei prodotti locali e alle ricette tradizionali. Parole d’ordine per un agrichef sono quindi: qualità, tracciabilità e distintività con l’offerta di piatti a chilometri zero e la garanzia di trasparenza e sostenibilità. 

Gli agrichef sono il fiore all’occhiello di un settore, quello agrituristico, che conta oggi in Italia ben 23.4000 strutture in grado di offrire un potenziale di più di 253mila posti letto e oltre 441mila coperti. Ma la presenza degli agrichef è importante anche nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica che si sono trasformati nel tempo da luoghi di commercio a momenti di aggregazione, svago, socializzazione e formazione con lo svolgimento di variegate attività, dagli cooking show ai tutorial per la spesa fino ai laboratori didattici per i bambini.

Esempio ne è anche l’Agrimercato di Campagna Amica a Campobasso dove, nell’area food dello stesso, due agrichef molisani, il giovedì ed il sabato preparano sfiziosi e gustosissimi menù a km zero che i clienti possono consumare in loco o acquistare nella modalità da asporto.

 

PIEMONTE, ASTI DOCG: LA REGIONE CONVOCHI AL PIÙ PRESTO UN TAVOLO 

“Il Consorzio dell’Asti Docg ha comunicato di non voler formalizzare la richiesta alla Regione almeno fino al 30 aprile mentre è urgente concedere lo sblocco alle aziende che ne hanno fatto richiesta – fa notare Marco Reggio presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo –. E’ un comportamento miope nei confronti di quelle imprese vitivinicole che in questi anni hanno investito fortemente nella Docg in termini di risorse, che si sono spese nelle promozione e che ora non possono far fronte alle richieste di fornitura del prodotto”.

“Chiediamo che la Regione convochi al più presto un tavolo al quale partecipi il Consorzio per arrivare alla conclusione di questa situazione – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Anche in questo caso, il Consorzio si dimostra più attento alle 3 o 4 multinazionali che commercializzano gran parte del Moscato, dimenticandosi delle tante  aziende vitivinicole che si sono create, grazie a notevoli capacità imprenditoriali, nuovi sbocchi sui mercati, oltretutto, in un momento, quello delle festività pasquali, in cui questi vini sono fortemente richiesti dai consumatori. Sarebbe un vero peccato perdere queste occasioni per far ulteriormente conoscere una Docg che tutto il mondo ci invidia”.

 

UMBRIA, IL VILLAGGIO DI CAMPAGNA AMICA AD AGRIUMBRIA

Un vero e proprio “Villaggio di Campagna Amica” animerà anche quest’anno la rassegna di Agriumbria. Saranno una ventina le aziende agricole del territorio che proporranno, di fronte al Padiglione 7 negli ormai caratteristici “gazebo gialli” dei mercati della Coldiretti, il meglio del Made in Umbria agroalimentare. Formaggi, olio extravergine di oliva, vino, salumi e norcinerie, legumi, marmellate, miele, prodotti da forno: queste alcune delle produzioni agricole che i visitatori potranno acquistare direttamente dagli agricoltori.

L’Italia ha conquistato in pochi anni – afferma Albano Agabiti presidente Coldiretti Umbria – la leadership mondiale nei mercati contadini davanti agli Usa e Francia con la più vasta rete di vendita diretta degli agricoltori organizzata con proprio marchio del mondo grazie alla Fondazione Campagna Amica. Acquistare prodotti a chilometri zero – aggiunge Agabiti – è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione locale, con i mercati contadini che sono diventati non solo luogo di consumo, ma anche momenti di educazione, socializzazione, cultura e solidarietà.

Nel corso della tre giorni di Bastia Umbra – aggiunge Diego Furia direttore Coldiretti Umbria – sarà attivo all’interno del Padiglione 7, anche uno stand istituzionale Coldiretti, dove i visitatori avranno la possibilità di approfondire i temi più significativi per il mondo agricolo. In particolare lo stand sarà animato dai ragazzi di Coldiretti Giovani Impresa e dalle imprenditrici di Donne Impresa, che proseguiranno, tra l’altro, a sostenere l’iniziativa europea “EatORIGINal – Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo), che si pone l’obiettivo di estendere l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti gli alimenti, per prevenire le frodi, proteggere la salute pubblica e garantire il diritto dei consumatori all’informazione.

 

CAGLIARI, GIUSEPPE ONNIS NUOVO PRESIDENTE DI SAMASSI: SUBITO LA SICCITÀ DEL 2017

Giuseppe Onnis, agricoltore di 40 anni è il nuovo presidente della sezione Coldiretti di Samassi. E’ stato eletto all’unanimità dal soci del comune del medio campidano, e prenderà il posto di Gianni Pala che entra a far parte del nuovo consiglio.

Durante l’assemblea, alla quale hanno preso parte il presidente e il direttore di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Saba, si fatto il punto sulla situazione agricola locale, condizionata dagli estremi climatici che stanno fortemente penalizzando l’agricoltura: siccità del 2017, troppa pioggia nel 2018 e un inizio 2019 poco promettendo, ancora una volta caratterizzato dalle poche piogge.

Per questo il presidente Giorgio Demurtas ha evidenziato la necessità dell’immediata liquidazione dei denari stanziati per la siccità del 2017: “abbiamo dei ritardi ingiustificabili. Ancora oggi si sta procedendo troppo lentamente. Ci risultano liquidate solo circa 20 domande, una inezia. Occorre cambiare passo, in questo modo oltre al clima pazzo, gli imprenditori agricoli stanno combattendo anche contro la burocrazia. La nuova giunta regionale deve mettere mano immediatamente a queste inutili lentezze”.

 

PIEMONTE, AGRITURISMI DI C.A.:STEFANIA GRANDINETTI VICE PRESIDENTE  

Diego Scaramuzza rinnovato alla guida degli agriturismi di Campagna Amica. Si è tenuta, infatti, l’Assemblea nazionale di Terranostra, l’Associazione Agrituristica di Campagna Amica, che ha provveduto al rinnovo degli organi con i nuovi componenti della Giunta esecutiva che sono: Diego Scaramuzza (presidente), Stefania Grandinetti e Gabriele Maiezza (vice presidenti), Simone Ferri Graziani, Cristina Scappaticci, Elena Tortoioli e Filippo De Miccolis. Sono quasi mille i cuochi contadini che, in tutte le regioni italiane, hanno frequentato corsi e ricevuto l’attestato con l’inserimento nell’albo nazionale degli agrichef di Campagna Amica.

La presidente degli Agriturismi di Campagna Amica del Piemonte, ha commentato Stefania Grandinetti: “Un grande onore far parte della nuova Giunta esecutiva in qualità di vice presidente. Attorno all’agrichef ruotano tre concetti fondamentali: qualità, tracciabilità e distintività con l’offerta di piatti a chilometri zero e la garanzia di trasparenza e sostenibilità. Questa importante figura è, quindi, portavoce e promotrice dei nostri territori e della tradizione culinaria locale. L’agriturismo ha fatto da apripista ad una vera e propria rivoluzione culturale nel settore per questo ora bisogna accompagnare tale svolta con scelte legislative rivoluzionarie come l’estensione a tutta la ristorazione dell’obbligo di indicare nei menu la provenienza dei prodotti agricoli utilizzati nelle ricette”.  

“In pochi anni è nata e cresciuta in Italia una rete unica a livello internazionale per dimensioni e caratteristiche che ha esteso la sua presenza dalle fattorie ai mercati, dai ristoranti al cibo di strada, dagli agriturismi agli orti urbani – hanno evidenziato Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -.  In Piemonte i circa 300 agriturismi di Campagna Amica, diffusi da nord a sud, sanno offrire davvero un’ampia gamma di attività: dallo sport a percorsi archeologici e naturalistici, dai corsi di cucina al wellness. Questo è sicuramente un valore aggiunto rispetto ad altre strutture tanto che continua il boom di richieste con arrivi anche dall’estero, soprattutto da Germania, Francia e dai Paesi del Nord Europa. Nelle strutture di Campagna Amica i visitatori hanno, oltretutto, la possibilità di visitare l’azienda ed acquistare i prodotti direttamente dai produttori ottimizzando il rapporto prezzo/qualità ed assaggiare le ricette tradizionali cucinate dagli agrichef che in Piemonte sono una quarantina. Dal vino al riso, dalla Nocciola Piemonte Igp al miele, dalla frutta agli ortaggi, fino ai salumi ed ai formaggi: tantissimi i prodotti della nostra regione che i turisti cercano e che gli agrichef sanno sapientemente preparare creando gusti armoniosi ed innovativi, pur nella loro genuinità. Il legame con il territorio – hanno concluso Moncalvo e Rivarossa – nella scelta degli ingredienti da utilizzare in cucina è diventato un elemento determinante di successo per la ristorazione”.

 

CALABRIA, AL PORTO DI GIOIA TAURO GLI AGRUMI ARRIVANO ANCHE DAL PAKISTAN

Ripetutamente Coldiretti evidenzia l’ingresso di prodotti agricoli che creano concorrenza sleale alle nostre produzioni Non è stato un blitz quello di Coldiretti al porto di Gioia Tauro bensì l’occasione di verificare, durante un normale controllo di routine, che cosa sbarca al porto sul versante agroalimentare e in questo caso degli agrumi. 

Ebbene – afferma Francesco Cosentini direttore di Coldiretti Calabria – abbiamo trovato conferme e sorprese come dimostrano le foto. Dopo 5200 km (in linea d’aria) arrivano direttamente dal Pakistan i mandarini varietà “kinnot” a basso contenuto di semi che alla vista sono molto simili alle nostre clementine. Il confezionamento (vedi foto) è anche accattivante con queste scritte: “un regalo della natura” e poi l’indicazione “proveniente dalla terra dei cinque fiumi” che altro non è che il Panjab, una regione posta a cavallo della frontiera tra India e Pakistan. Quindi – aggiunge – non solo concorrenza dal nord-africa e Spagna ma adesso anche dall’oriente che sta lanciando il prodotto su larga scala commerciale. L’ultima stagione agrumicola – ricorda Coldiretti – ha fatto registrare prezzi bassi, perdite per molti produttori e poi una concentrazione di altri fattori che hanno determinato una “tempesta perfetta”: calamità naturali, incoerenza commerciale, concorrenza sleale con produzioni di altri paesi a cui viene data la cittadinanza calabrese.

Insomma, nessuna remunerazione per il lavoro con numeri impietosi che evidenziano che il prezzo alla vendita per gli agrumicoltori scende di anno in anno mentre per il consumatore rimane alto a causa di una filiera troppo lunga, di una concorrenza agguerrita e appunto per certi versi sleale. Infatti – aggiunge Cosentini – lì la mano d’opera costa 30/40 dollari al mese, con lo stesso importo le nostre imprese non coprirebbero i costi di una giornata di un operaio. Durante la stagione invernale abbiamo importato in Italia 170.000 tonnellate di agrumi dal Marocco in ossequio agli accordi commerciali col nostro Paese, ma tante sono le produzioni agricole che entrano sul mercato nazionale senza controlli e monitoraggio.

È ora di valorizzare le nostre produzioni che risultano essere le più sicure dal punto di vista sanitario e dare evidenza al paese di origine degli alimenti anche dando esecutività alla recente sentenza del Consiglio di Stato che elimina la secretazione delle informazioni relative alle importazioni a cura del Ministero della Salute. L’esigenza è quella di garantire una maggiore sicurezza dei prodotti in entrata e fare quindi rispettare le nostre regole e le norme vigenti. È sconcertante che i nostri produttori continuino a incontrare difficoltà a collocare le produzioni sui mercati a prezzi che garantiscano la copertura dei costi di produzione mentre arrivano agrumi da ogni parte del mondo che non offrono le stesse garanzie in termini di sicurezza alimentare di quelle calabresi. La misura è ormai colma e Governo, Regione e Agricoltori, ognuno per la propria parte dobbiamo lavorare per garantire un futuro all’agricoltura italiana e calabrese che, non dimentichiamolo, è un patrimonio di tutti e per questo spetta a tutti tutelarla e difenderla.

 

FRIULI-V.GIULIA, CLIMA INTOLLERABILE, LA REGIONE CONVOCHI UN TAVOLO

Coldiretti Fvg, con il presidente Michele Pavan, stigmatizza il clima intollerabile nei campi che si è creato dopo l’indagine sullo spopolamento delle api per effetto di sostanze tossiche. “Una guerra tra poveri che non giova a nessuno – osserva Pavan –, la si deve assolutamente fermare”.

La Federazione regionale conferma la sua linea: «Abbiamo il massimo rispetto per il lavoro della magistratura, ma è altrettanto importante sottolineare che gli agricoltori messi sotto accusa hanno utilizzato sementi conciate che non hanno bisogno di autorizzazioni da parte del ministero della Salute e il cui acquisto è libero sul mercato perché non è richiesto il patentino che gli agricoltori devono avere per i trattamenti antiparassitari. Siamo una categoria che trae solo vantaggi dalla sostenibilità e dal rispetto dell’ambiente, cui puntiamo per primi», afferma ancora Pavan.

La sollecitazione della Coldiretti Fvg va ora alla Regione: “Chiederemo un incontro per le vie brevi al presidente Fedriga e all’assessore competente Zannier affinché la giunta prenda in mano la questione e convochi d’urgenza sindacati dell’agricoltura e consorzi degli apicoltori in modo da interrompere lo scontro e costruire un’intesa solida che tenga conto degli interessi delle parti”.

 

SARDEGNA, ASSEMBLEA PASTORI: LATTE, SERVE PROGRAMMAZIONE E TRASPARENZA 

Affollata assemblea questa mattina a Nuoro, nella sala parrocchiale Giovanni Battista. Circa 300 pastori hanno discusso con i presidenti regionale e provinciale di Coldiretti Battista Cualbu e Leonardo Salis e con il direttore regionale Luca Saba.

E’ stata una delle tappe del tour che in questi giorni vede impegnati i dirigenti di Coldiretti Sardegna nei diversi territori per ripercorrere e condividere tutte le tappe della lunga battaglia del prezzo del latte analizzando in particolare i contenuti dell’accordo firmato a Sassari l’8 marzo scorso in cui si è stabilito di pagare in acconto a 74 centesimi.

“Abbiamo firmato e ci assumiamo la nostra responsabilità – evidenzia il presidente regionale Battista Cualbu – ma non possiamo non dire che non ci soddisfa e che la nostra è stata una firma sofferta, arrivata per ultima. Abbiamo sottoscritto il documenti dopo mezz’ora, quando tutti gli altri erano già fuori. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità anche se non condividevamo ne l’acconto (sotto i costi di produzione che come dicevamo da dicembre doveva essere di 77 centesimi quando ancora non c’erano in campo gli interventi statali e regionali e del Banco che ammontano in totale a circa 50 milioni di euro) ne tanto meno la griglia, distante da quella presentata da noi. Purtroppo gli ultimi atti violenti dei camion bruciati ci hanno indebolito e ci hanno tolto forza”.

“Secondo le nostre analisi frutto della media dei costi di trasformazione del latte dei caseifici, compresi gli utili di impresa – ha spiegato il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis – con il Pecorino romano venduto a 5,33 il latte deve essere pagato a 72 centesimi. Nella griglia uscita dall’accordo invece per remunerare il latte a 72 centesimi il Pecorino deve avere un prezzo di 7 centesimi in più: 6 euro al kg. Inoltre il prezzo (solo per quest’anno) è legato al solo Romano, mentre non si fa riferimento alla non trascurabile quantità di altri tipi di formaggio delle quali, purtroppo, nessuno ci ha fornito i dati. Un punto sul quale abbiamo voluto che prendessero l’impegno il Prefetto e il capo di gabinetto del ministro della attività agricole è quello della clausola antispeculazione: nel bando degli indigenti si acquisti solo ed esclusivamente il formaggio prodotto e non quello acquistato onde evitare che chi ha comprato Pecorino ha prezzi bassi da caseifici in difficoltà poi speculi facendo la cresta con i soldi pubblici”.

Altro punto sottolineato da Coldiretti è quello di dare le quote di produzione del Pecorino romano ai pastori e non lasciarla ai caseifici perché cosi sono falsati in quanto il pastore non è libero di cambiare caseificio o comunque non ha nessun controllo sul suo latte.

“Per questo è fondamentale l’unità dei pastori – ha evidenziato Battista Cualbu – perché abbiamo una controparte molto compatta e forte mentre noi siamo spesso divisi oltre a non avere i dati”.

Attraverso dei video ed il racconto si sono ricordati il fallimento del Consorzio latte nel 2013, la richiesta del consorzio di Secondo livello, dell’interprofessionale, della trasparenza dei dati, delle quote di produzione del Pecorino romano da assegnare ai pastori.

“Il bluff della sovrapproduzione di latte dei trasformatori che denunciammo nel 2016 è la dimostrazione di come sia sbilanciata la contrattazione e di come i produttori di latte siano l’anello debole anche per mancanza degli strumenti minimi per potersi sedere con le stesse armi ad un tavolo – sottolinea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Nel tavolo abbiamo scoperto che per il Consorzio del Pecorino di latte, la trasparenza dei dati è la condivisione nel proprio sito dei link del sito Clal.it, mentre ancora non abbiamo una spiegazione del perché non si sono fatte rispettare le quote di produzione di Pecorino ai caseifici e del perché non si allineano le sanzioni per gli splafonamenti alle altre dop di formaggio. E’ dall’inizio della legislatura che presentammo alla Giunta che adesso ha chiuso il mandato – continua il direttore – l’istituzione del Consorzio di secondo livello, uno strumento snello che serve per coordinare la vendita e costruire un proprio mercato. Oggi le cooperative sono un punto debole della filiera perché vanno in ordine sparso e spesso, a causa degli speculatori si fanno concorrenza in quando abbassano il prezzo del formaggio”.

 

TORINO, INDENNITÀ COMPENSATIVA: OK PER LE RISORSE REPERITE PER IL 2019

“Sulle risorse a sostegno dei produttori montani dalla Regione Piemonte qualcosa si è mosso – informa Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino –. Dopo la forte pressione di Coldiretti Piemonte sull’assessore regionale alla Montagna, Alberto Valmaggia, arrivano i primi segnali sulla grave situazione dell’indennità compensativa”.

Il presidente di Coldiretti Torino aggiunge: “Fino a oggi la situazione vedeva la riduzione del 60 per cento delle risorse sull’anno 2019, mentre per il 2020 le risorse erano pari a zero. Finalmente l’assessore Alberto Valmaggia, anche in risposta all’interrogazione del consigliere regionale Daniele Valle, nell’ultimo consiglio regionale si è impegnato sul 2019 a recuperare le risorse necessarie per coprire il fabbisogno di 15 milioni di euro al fine di dare una risposta chiara alle 8mila imprese agricole di montagna”.

Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino, afferma: “Il risultato ottenuto per il 2019 non basta, serve un segnale altrettanto chiaro sull’anno 2020: le imprese agricole di montagna hanno bisogno di risposte chiare, subito. Non possiamo certamente pensare di affrontare questo tema nei prossimi mesi, quando saremo alla fine del periodo di programmazione del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. E’ fondamentale che le nostre aziende delle aree montane e collinari abbiano già delle previsioni concrete e delle risorse per l’anno prossimo”.

 

VENETO, E’ UFFICIALE: ARRIVA IL FINANZIAMENTO PER LE RETI ANTI-CIMICE

Una buona notizia arriva dal Bur del 22 marzo con la delibera della Regione Veneto che ufficializza il finanziamento finalizzato agli interventi di difesa dal parassita Halyomorpha Halys (cimice asiatica).  Si tratta quindi delle domande di contributo finalizzate alla installazione di reti antinsetto, per la difesa della cimice asiatica, sulle colture frutticole.

La cimice asiatica. Il vorace fitografo è in grado di volare per lunghe distanze e prolifera molto. La soluzione è quella di evitare il contatto tra l’insetto e la frutta. Al momento le reti sono l’unico presidio per limitare i danni, finché gli studi dell’Università di Padova non troveranno il modo di capire come arginare il problema.

Come funziona il bando. Il provvedimento si chiama “Difesa attiva” è stato proposto dall’assessore regionale all’agricoltura, caccia e pesca Giuseppe Pan. La procedura è stata sottoposta al parere della terza commissione consiliare e oggi (22 marzo) è stata pubblicata la delibera sul Bur Veneto.  Il contributo in conto capitale, pari al 40% della spesa ammessa (50% per aziende condotte da giovani entro 5 anni dall’insediamento), è sotto forma di aiuto de minimis, e servirà per l’acquisto e messa in opera di dispositivi per la protezione delle colture frutticole in Veneto, come reti anti-insetto e relativi accessori.

La spesa massima ammissibile a contributo è pari a 3.000,00 euro per ettaro, comprensivi di eventuale manodopera aziendale e/o extra aziendale pari ad un massimo di 1.498,00 /ha (14,00/ora per un massimo di 107 ore /ha). Le superfici minima e massima sono rispettivamente 1 e 4 ettari per azienda. Ad avere priorità nella concessione dei contributi saranno le coltivazioni biologiche, le colture a denominazione d’origine (Dop-Igp) e le superfici assoggettate ai sistemi di qualità (Sqnpi-Qv). Inoltre, priorità alle aziende condotte da giovani agricoltori under 41. Tra i criteri di ammissibilità è necessario per i richiedenti, avere la qualifica di Iap (Imprenditore agricolo professionale) ed essere iscritto alla previdenza agricola dell’Inps in qualità di coltivatore diretto. Sarà Avepa a gestire la concessione dei contributi.

Il commento di Coldiretti. “Coldiretti si rende disponibile per tutti i soci interessati alla compilazione della domanda – annuncia il direttore Silvio Parizzi -. Abbiamo già attivato i nostri tecnici che sono già pronti a ricevere le domande di contributo. Speriamo sia solo l’inizio di una lotta contro questo insetto che ci ha reso la vita difficile nei frutteti lo scorso anno. Considerato che ci sono problemi che non possiamo combattere da soli, come le avversità climatiche, almeno sul fronte delle cimici iniziamo a fare qualcosa per arginare il problema”.

 

BRESCIA, FORMAZIONE COLDIRETTI E ISTITUTO SPALLANZANI A LONATO DEL GARDA

Questa mattina, presso l’Istituto Vincenzo Dandolo – sede distaccata di Lonato del Garda – a seguito dell’esito positivo dell’esame, sono stati consegnati gli attestati di abilitazione per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari ai 33 alunni della classe quinta che quest’anno si diplomeranno come agrotecnico.

“Positive queste collaborazioni – interviene Michela Magagnotti Assessore ai servizi sociali del Comune di Lonato e responsabile fiscale dell’ufficio di Coldiretti Lonato – da una parte creano sinergia tra il mondo della scuola e Coldiretti e dall’altra offrono un pacchetto formativo utile per i ragazzi che a breve dovranno affrontare il mondo del lavoro e potranno vantare delle maggiori conoscenze”.

I ragazzi hanno partecipato al corso organizzato dall’istituto Sperimentale Italiano Lazzaro Spallanzani di Rivolta d’Adda in collaborazione con Coldiretti, di 20 ore nel mese di gennaio. Presenti questa mattina all’evento, il coordinatore della scuola Giuseppe Faraone, l’insegnante che ha seguito gli alunni durante il corso Riccardo Vanoni, Carlo Tieghi dell’area tecnica di Coldiretti Lonato e Michela Magagnotti.

 

BASILICATA. PRESENTATO IL MANIFESTO PROGRAMMATICO A CANDIDATO CENTRODESTRA

Si è concluso con Vito Bardi, candidato governatore del centro destra, il ciclo di incontri promosso da Coldiretti Basilicata, in vista delle elezioni regionali (svoltesi domenica 24 marzo – n.d.r.), per sottoporre all’attenzione dei candidati tutte le criticità ancora irrisolte, offrendo al contempo una serie di soluzioni utili a risolvere le problematiche lamentate dalle imprese agricole lucane e avanzando, com’è nel suo stile, ulteriori idee e proposte.

Nell’ambito di una iniziativa con diverse associazioni di categoria, organizzata al Park Hotel di Potenza, il presidente regionale, Antonio Pessolani, e il direttore regionale, Antonio Mattia, hanno presentato a Bardi un documento che contiene le priorità necessarie per un cambiamento del comparto agricolo lucano. Anche in questa occasione Coldiretti Basilicata ha ribadito l’opportunità di  “provvedere a riorganizzare la macchina amministrativa regionale; ridurre i formalismi della burocrazia; sviluppare la multifunzionalità e l’economia agricola anche attraverso il vettore dell’agricoltura sociale; investire sulla distintività integrale delle produzioni agricole lucane, rafforzando al contempo il legame tra turismo ed enogastronomia; sostenere la presenza e l’offerta del cibo del territorio, incentivando la presenza dei mercati contadini e vincolando la ristorazione pubblica a corsie preferenziali per le produzioni locali.

E poi salvaguardare l’ambiente e lo spazio rurale e migliorare la viabilità rurale, le opere di provvista e distribuzione delle acque ad uso irriguo, la gestione del patrimonio boschivo”. Criticità e proposte condivise appieno da Bardi che ha spiegato di voler puntare sulla realizzazione di infrastrutture e sulla sburocratizzazione della macchina amministrativa, per venire incontro alle esigenze del mondo agricolo. “L’agricoltura è sempre stata trattata come la Cenerentola dell’economia del mercato – ha evidenziato Bardi – ma si può stare sul mercato della globalizzazione solo se si incentiva e si promuove la specificità   e la qualità dei prodotti della nostra terra. Non riconoscere la provenienza dei nostri prodotti significa non riconoscere i prodotti stessi. Il lavoro della nostra terra genera eccellenze, crea qualità e non possiamo escludere le aziende agricole e quindi estrometterle dalla competitività.

 

MARCHE, BOSCHI NEL 50% DELLE AREE INTERNE E OPPORTUNITÀ DI LAVORO

I boschi come tutela della natura, del paesaggio ma anche un’opportunità di lavoro. Ma occorre una formazione specifica per la cura del patrimonio verde e per questo Coldiretti sta lanciando, per la prima volta nelle Marche, corsi per conseguire l’attestato di operatore forestale che consente l’iscrizione in un apposito Albo con la conseguente possibilità di lavorare per le pubbliche amministrazioni. Quello dell’operatore forestale, insomma, è una figura professionale che potrà offrire un’opportunità di lavoro in più alle imprese del settore ma anche nuovi sbocchi lavorativi. Nella nostra regione, rivela Coldiretti Marche su dati della Camera di Commercio delle Marche, ci sono 276 imprese impegnate nella silvicoltura ma appena 10 sono iscritte all’Albo.

Eppure i boschi sono un patrimonio che nelle Marche copre oltre 311mila ettari sui 937mila totali, cresciuto dell’1% in 10 anni tra il 2005 e il 2015, anno dell’ultimo Inventario nazionale del Corpo Forestale dello Stato. Il 34,5% del territorio è coperto da alberi. Percentuale che aumenta quasi al 50% se consideriamo le aree interne. Il che rappresenta una fonte importante per l’economia del territorio: oltre alla silvicoltura, nelle Marche sono presenti oltre 1800 ettari di castagneti (da castagne o da legna), 58mila persone che hanno licenza per raccogliere funghi e con 12mila permessi per la raccolta di tartufi siamo la prima realtà regionale in Italia.

“La crescita e lo sviluppo sostenibile della nostra regione passa anche dalla corretta gestione delle aree boschive. Queste rappresentano un patrimonio ambientale di biodiversità e mantenimento del territorio che, se coscientemente gestite, posso contribuire ad aumentare la distintività delle Marche, l’occupazione e le opportunità economiche in un’ottica di filiera responsabile” commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche. E siamo anche la prima regione del Centro Italia che, dallo scorso anno, ha un bosco “doc” dopo la certificazione della gestione forestale conseguita dal bosco di Umito ad Acquasanta Terme (Ascoli), 400 ettari di proprietà della Comunanza Agraria di Montacuto: produzione di legname certificato, legna per i forni delle pizzerie, oltre alle produzioni agroalimentari tipiche dei boschi come funghi e tartufi. Con la massima attenzione per la gestione sostenibile del territorio, sostenendo lo sviluppo delle proprietà collettive largamente diffuse su tutte le aree forestali della regione con particolare concentrazione sulle aree di cratere.

 

PIEMONTE, A TAVOLA VINCE LA TRADIZIONE RISPETTO A INNOVAZIONE DEI PIATTI FUSION

In Piemonte, a tavola, spopolano le ricette della tradizione: a farla da padrone piatti come la panisssa vercellese, i plin, il fritto misto, il bollito con il bagnetto verde, la bagna càuda ed il bonet. Tornano i piatti della nonna sulle tavole di tre italiani su quattro (75%) con le ricette familiari tradizionali che si tramandano di generazione in generazione soprattutto grazie alle figure femminili. E’ quanto emerge da una indagine del sito www.coldiretti.it presentata alla prima giornata della cucina contadina nell’ambito dell’Assemblea nazionale di Terranostra, l’Associazione Agrituristica di Campagna Amica.

In cucina si assiste ad uno storico ritorno della domanda di semplicità e trasparenza, dopo anni di piatti fusion, global, etnici e molecolari. Le ricette della nonna seguono le stagioni, rispettano l’ambiente, non sprecano, recuperano prodotti antichi, aiutano il presidio del territorio e fanno rivivere emozioni e ricordi. Lo dimostra anche il fatto che nell’ultimo anno le ricette della nonna sono state le più cliccate dagli italiani sul web, quasi il doppio di quelle vegetariane e largamente davanti a dietetiche, vegane, tipiche, tradizionali, etniche e fusion, secondo un’analisi Coldiretti su dati Google Trends.

La domanda di genuinità e trasparenza su quello che si porta in tavola cambia la ristorazione e spinge gli chef ad acquistare direttamente dagli agricoltori che diventano il primo canale di fornitura dei ristoranti, con il 39% dei locali che si rivolge prevalentemente alle aziende agricole contro un 34% che si rifornisce da grossisti e un 21% che va nei mercati.

“I consumatori cercano sempre più la genuinità dei prodotti, le ricette semplici e gustose che sanno portare in tavola i gusti di una volta – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Con questi piatti, oltretutto, si mantiene viva la biodiversità dei nostri territori, infatti questi cibi sono tornati sulle tavole degli italiani grazie all’impegno dei nostri imprenditori agricoli che, col loro lavoro, preservano aree rurali altrimenti disabitate. In quest’ottica, al fine di avere garanzia di tracciabilità e freschezza, consigliamo di acquistare i prodotti attraverso la rete di Campagna Amica che in Piemonte conta un migliaio di punti vendita diretta, oltre 100 mercati, più di 1000 fattorie in tutta la regione e circa 300 agriturismi”.

 

 

Appuntamenti

 

ANCONA: AMBIENTE, CLIMA E TUTELA DEI CONSUMATORI, SE NE PARLA A JESI

Giovedì 28 marzo

L’agricoltura del futuro conterrà nuove linee guida che premiano l’ambiente, tutelano i consumatori e tentano di contrastare i cambiamenti climatici. La nuova Politica agricola comune sarà più “magra” per gli agricoltori italiani (si parla di un 9,2% di fondi in meno) ma punterà i riflettori sul sostegno a un’agricoltura moderna, rispettosa dell’ambiente, delle biodiversità e sempre più vicina ai consumatori.

Di questo si parlerà giovedì 28 marzo all’interno del convegno organizzato da Coldiretti Ancona, dal titolo “Ambiente, clima, tutela dei consumatori: l’evoluzione della Pac dopo il 2020”, che si terrà dalle 9.30 al Centro Direzionale Esagono in via Battistoni a Jesi. Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Jesi, Massimo Bacci, del presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini e della vicepresidente regionale Anna Casini, si alterneranno al tavolo dei relatori Felice Adinolfi (Università degli Studi di Bologna), Paolo Magaraggia (Ufficio Coldiretti Bruxelles) e Stefano Leporati (Area Economica Coldiretti).

Le conclusioni finali sono affidate alla presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni. Il convegno è moderato da Giorgio Gaddoni, responsabile tecnico di Coldiretti Marche. “La nuova Pac – spiegano da Coldiretti Marche – dovrà promuovere un settore agricolo dinamico, capace di sostenere la cura per l’ambiente e l’azione di contrasto ai cambiamenti climatici, di stimolare la crescita e l’occupazione nelle aree rurali, a tutela anche del territorio e contro il dissesto idrogeologico, incrementando contemporaneamente l’utilizzo di nuove tecnologie in agricoltura, ancora poco diffuso in tutta la UE, soprattutto da parte delle piccole e medie imprese”. L’evento è inserito nel progetto di informazione presentato alla Regione Marche, nell’ambito del Psr.

 

CALABRIA: SUMMIT DEI CONSORZI DI BONIFICA ANCI A LAMEZIA TERME 

Oggi

Oggi lunedì 25 marzo dalle ore 10,00 nella sala riunioni della Coldiretti Calabria a Sant’Eufemia – Lamezia Terme in Via D’Antona si terrà un importante workshop, che è di grande attualità: “Consorzi di Bonifica: prospettive e opportunità nella gestione dell’acqua e nelle azioni di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici”. I cambiamenti climatici, come chiesto da milioni di giovani con lo sciopero mondiale per il clima, #Fridays For Future, impongono un deciso cambio di mentalità anche nella gestione dell’acqua.

 

Un incontro territoriale quindi sulla difesa idraulica per elaborare un programma di attività che continui a cogliere le opportunità dei fondi Nazionali e Comunitari sulla gestione delle acque anche in prospettiva futura, oltre ad essere un’occasione di dialogo con gli enti territoriali per rafforzare la collaborazione e per condividere programmi e progettualità. Insieme al Presidente di ANBI Calabria Marsio Blaiotta interverranno: Sen. Nicola Morra Presidente Commissione Parlamentare Antimafia, Massimo Gargano Direttore Generale ANBI nazionale, Franco Aceto Presidente Coldiretti Calabria, Giacomo Giovinazzo Dirigente Generale Dipartimento Agricoltura, Gianluca Callipo Presidente ANCI Calabria e Francesco Vincenzi Presidente nazionale ANBI.

Saranno presenti presidenti e dirigenti degli undici Consorzi di Bonifica della Calabria ed esperti del settore.  “I numeri parlano chiaro – afferma il presidente di ANBI Calabria Marsio Blaiotta – 10.580 chilometri quadrati di territorio servito (il 70,2% della regione), circa 330mila consorziati, 7000 chilometri di condotte irrigue e circa 2500 chilometri di canali di scolo, 11 dighe, 132 vasche di accumulo e 104 pozzi, 77 impianti di sollevamento, 7 idrovore e concessioni per circa 600 milioni di metri cubi di acqua: un esempio per professionalità, capacità d’intervento, progettualità, innovazione. Un biglietto da visita, che non lascia dubbi sul modello virtuoso di controllo e manutenzione del territorio basato sull’ autogoverno e la sussidiarietà e programmare le attività irrigue e idrogeologiche, ma soprattutto prevenirle con la cura e la manutenzione del paesaggio nel rispetto dell’equilibrio naturale”.

 

PUGLIA: #TRACCEDIFUTURO A LECCE CON DONNE DALLE IDEE VINCENTI

Martedì 26 marzo 

Idee vincenti e storie appassionanti di donne che hanno dato battaglia alle difficoltà saranno al centro dell’incontro organizzato da Coldiretti Donne Impresa domani 26 marzo 2019, alle ore 10,30, presso l’ex Convitto Palmieri, Sala del Teatrino a Lecce. 

“La sfida di lavorare in agricoltura in momenti così difficili, su un territorio che vive una emergenza nazionale qual è la Xylella – dice Floriana Fanizza, responsabile di Coldiretti Donne Impresa Puglia – può sembrare una odissea insuperabile. Non è così per le nostre donne che hanno fortemente voluto un confronto per andare oltre la Xylella, profilare tracce di futuro e di speranza, attingendo al bagaglio personale e professionale di altre donne, docenti, chef, attrici, ma anche di imprenditrici che dal sociale all’agriturismo hanno superato ostacoli di ogni natura con grinta e idee vincenti”.

Il video messaggio dedicato dell’attrice Lunetta Savino traccerà il solco del dibattito, che sarà aperto dal presidente di Coldiretti Lecce Gianni Cantele e animato da Floriana Fanizza e Daniela Margarito, responsabili di Coldiretti Donne Impresa Puglia e Lecce e si arricchirà grazie alle ‘storie di vita e lavoro ‘ di Daria De Donno, Docente Unisalento, Luciana Delle Donne, Fondatrice ‘Made in Carcere’, Alessandra Civilla, Chef ‘Alex Exclusive Restaurant’.

In chiusura dei lavori il racconto di Rita Maria Licastro, vice responsabile Nazionale di Coldiretti Donne Impresa, calabrese DOC, innamorata a tal punto degli ulivi da aver cambiato vita, abbandonando la professione di avvocato per dedicarsi agli uliveti di famiglia nella località Santa Tecla, nel cuore dell’Aspromonte, trasformando il dovere in “amore”.

 

PADOVA: A VILLAFRANCA PADOVANA TUTTE LE NOVITÀ SU PENSIONI E DINTORNI

Mercoledì 27 marzo 

Quota 100, ma anche “quota 41” per lavoratori precoci e mansioni usuranti, proroga dell’opzione donna, riscatto agevolato della laurea e di periodi non coperti da contribuzione. È ricca di contenuti la serata informativa sulle principali novità previdenziali del 2019 promosso mercoledì 27 marzo a Villafranca Padovana in Sala Polivalente alle 20.45 su iniziativa dell’Amministrazione Comunale, dell’associazione culturale PerCorsi e del Patronato Epaca Coldiretti.

Intervengono il sindaco di Villafranca Padovana Luciano Salvò e il responsabile provinciale di Epaca Padova Paolo Casaro. “Sarà un incontro ricco di contenuti perché sono molte le novità sul fronte previdenziale – afferma Casaro – che investono una platea significativa di lavoratori. In questi mesi si parla molto di quota 100, ma anche della possibilità di riscattare la laurea in forma agevolata, della possibilità di anticipare la pensione per lavoratori precoci e per chi svolge attività usuranti. In queste settimane abbiamo riscontrato un significativo incremento degli accessi agli uffici del Patronato Epaca Coldiretti Padova proprio perché i cittadini e i lavoratori sono alla ricerca di informazioni e di assistenza per inoltrare le diverse domande.

Assistenza che viene offerta gratuitamente insieme a tutta la consulenza necessaria per districarsi fra le numerose novità.  Questa serata permette di ricevere una serie di informazioni di base utili per un primo orientamento in campo previdenziale.  Ovviamente siamo a disposizione per ogni altro approfondimento e ringraziamo l’amministrazione comunale di Villafranca per questa opportunità preziosa offerta alla cittadinanza”.

 

LOMBARDIA: A MILANO INCONTRO SUL VALORE DELLA CARNE ROSSA A TAVOLA

Giovedì 28 marzo

Il valore della carne rossa in una dieta sana ed equilibrata, la trasparenza, la qualità, la sostenibilità e la sicurezza alimentare lungo tutta la filiera italiana sono al centro dell’incontro organizzato da Coldiretti Lombardia in collaborazione con il Consorzio Lombardo Produttori Carne Bovina, che si terrà a Milano giovedì 28 marzo 2019, alle ore 10.00, presso la Sala Conferenze di Palazzo Turati in via Meravigli 9/B.

Tra i relatori Paolo Voltini, Vice Presidente Coldiretti Lombardia; Francesco Greco, Procuratore Capo della Repubblica di Milano e componente del Comitato Scientifico Osservatorio Agromafie; Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura Alimentazione e Sistemi Verdi di Regione Lombardia; Lara Comi, eurodeputata per Forza Italia; Primo Cortelazzi, Presidente del Consorzio Lombardo Produttori Carne Bovina; Laura Di Renzo, docente di Nutrizione clinica all’Università degli studi di Roma Tor Vergata; Giovanni Panzeri, Direttore prodotto marchio Carrefour Italia; Luca Pescina, Direttore acquisti prodotti freschi tradizionali di Carrefour Italia. Modera Guido Bandera, Caporedattore centrale del quotidiano “Il Giorno”.

Sarà l’occasione per fare il punto sul settore delle carni rosse Made in Italy e far luce sulle fake news sul consumo di un alimento ricco di proteine, ferro, sali minerali e vitamine che, se inserito in una dieta onnivora ed equilibrata, contribuisce al benessere dell’organismo.