COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 24 novembre 2020

24 Novembre 2020
News La Forza del Territorio del 24 novembre 2020

Primo piano

 

PUGLIA

COVID: CRAC AGRUMI PER CONSUMI IN CADUTA LIBERA (-60%)

Rischio deflazione con arance e clementine che restano invendute sugli alberi

Con la crisi causata dal Covid, i limiti alla movimentazione e le temperature più alte della media stagionale è crisi profonda per gli agrumi, come il crac per le clementine in provincia di Taranto, a causa dei consumi in caduta libera del – 60% e prezzi stracciati a 15 centesimi al chilogrammo. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, alla luce di un mercato freddissimo a causa del crollo dei consumi e dei prezzi molto al di sotto dei costi di produzione, con il rischio deflazione nei campi con arance e clementine che restano invendute sugli alberi.

“Il primo lockdown ha tracciato la chiusura della campagna 2019/20, mentre la seconda ondata pandemica è ripartita proprio in piena campagna agrumicola 2020/2021 iniziata ad ottobre, caratterizzata da consumi al palo e prezzi bassi, con le clementine vendute in campagna a 30 centesimi al chilo, di cui 15 centesimi pagati per la raccolta. Il conto economico è drammatico”, denuncia Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto.

“Possiamo solo sperare – aggiunge il presidente Cavallo – che arrivi il vero freddo invernale che in maniera naturale fa aumentare i consumi. Siamo già a due mesi dall’inizio della campagna ed è crisi profonda nei campi per le mancate richieste di agrumi”.

“I prezzi non sono assolutamente remunerativi. Si profila un’annata da dimenticare”, lancia l’allarme Vincenzo Stellaccio, presidente di Coldiretti Palagiano. “Si tratta di un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno di prodotti del territorio e favorire le esportazioni”.

Il risultato è un calo dei consumi che sono scesi per le arance sotto i 15 chili a persona all’anno – insiste Coldiretti Puglia – per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ad oltre il 50% per i mandarini e le clementine.

Le limitazioni alle attività di impresa causate dal Covid devono dunque prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e interventi straordinari per dare liquidità alle aziende ortofrutticole, afferma Coldiretti Puglia nel chiedere a cittadini ed operatori economici di aderire con atti concreti alla campagna di mobilitazione #MangiaItaliano privilegiando negli approvvigionamenti sugli scaffali di arance e clementine made in Puglia al 100%, come per tutti gli altri prodotti agroalimentari del territorio.

 

Dal Territorio

 

UMBRIA, “IO MANGIO UMBRO”: AL VIA CAMPAGNA PER SUPPORTARE L’ECONOMIA LOCALE

Aiutare gli agricoltori e l’economia locale in questa prolungata fase di difficoltà, scegliendo il cibo di qualità del territorio e la sostenibilità. Questo l’obiettivo della campagna “Io mangio umbro” promossa dalla Coldiretti regionale per difendere le imprese agricole e valorizzare il cibo made in Umbria penalizzato dalla pandemia in atto.

Si tratta – spiega il presidente di Coldiretti Umbria Albano Agabiti – di una mobilitazione per difendere il territorio, l’economia e il lavoro degli agricoltori, tutelando una delle principali ricchezze della regione, quella enogastronomica. L’auspicio è che tutta la popolazione umbra dimostri il forte legame con la propria terra, rinsaldando il rapporto e la fiducia negli agricoltori e verso i loro prodotti, in una fase storica che richiede sensibilità e attenzione verso un comparto strategico che non si può fermare, ancorato com’è anche al ritmo della natura e delle stagioni.

Mai come ora, pure per gli spostamenti ridotti, è opportuno investire concretamente sull’Umbria e sulle nostre imprese – aggiunge Agabiti. In quest’ottica abbiamo anche scritto all’Assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni e alla GDO, per iniziative di sostegno verso i prodotti umbri provenienti dalle filiere agroalimentari locali, per incentivarne la scelta da parte dei consumatori. È fondamentale infatti sostenere la presenza dei prodotti made in Umbria anche sugli scaffali alimentari, garantendo al tempo stesso consumatori e imprese, in difficoltà per lo stop dell’horeca. Se è vero che ci troviamo di fronte ad un momento eccezionale, è fortemente auspicabile – conclude Agabiti – che si possa riuscire a rendere altrettanto straordinari i meccanismi alla base delle scelte da parte della Grande Distribuzione.

Puntare su eccellenze enogastronomiche locali ai tempi del covid – sostiene Mario Rossi direttore regionale Coldiretti – rappresenta un sostegno all’economia umbra e all’occupazione, ma anche un segnale di attenzione al nostro territorio e all’ambiente.

#iomangioumbro – ricorda Rossi – è lo slogan lanciato sul web e sui canali social per la nostra mobilitazione, che conta pure sulla testimonianza diretta e sul contributo dei veri artefici del cibo locale, gli agricoltori, ma altrettanto decisivo risulterà il supporto dei cittadini-consumatori che ci auguriamo “scenderanno in campo” con loro, condividendo e sostenendo un’azione orientata alla tenuta del nostro sistema produttivo e del nostro modello di sviluppo. Imprenditori agricoli impegnati tra l’altro anche nelle consegne di prodotti di qualità a domicilio e nella preparazione di pasti da asporto. Un’opportunità – prosegue Rossi – per tante famiglie ma pure per le imprese agricole, visto che le nuove restrizioni penalizzano l’intera filiera agroalimentare con impatti su diversi comparti: dal vino al lattiero-caseario, dalla zootecnia all’olio, fino all’ortofrutta, al florovivaismo e al segmento agrituristico. Senza un supporto forte alle imprese che vedono vacillare il proprio reddito e la loro sussistenza – conclude Rossi – verrebbe meno un sistema virtuoso per l’intera economia umbra.

 

VENETO, COVID: NUOVE ABITUDINI ALIMENTARI ATTENTANO ALLA DIETA MEDITERRANEA

La pandemia ha imposto un cambiamento radicale delle abitudini di vita e di consumo – afferma Diego Scaramuzza presidente di Terranostra – che ha avuto effetto anche sulla bilancia, dove la tendenza a mangiare di più, spinta dal maggior tempo trascorso fra le mura di casa, non è stata compensata da una adeguata attività fisica. Computer, divano e tavola hanno, infatti, tenuto lontano dal moto e dallo sport – rileva Scaramuzza –  addirittura il 53% degli italiani. L’emergenza sanitaria ha influenzato anche la pausa pranzo oltre la metà dei lavoratori si porta il pranzo per consumarlo sul posto di lavoro a distanza di sicurezza dai colleghi, un altro 27% – continua – va a casa a mangiare mentre un 2% si fa consegnare il cibo direttamente in ufficio e un ulteriore 5% va a prenderlo d’asporto. Appena il 4% delle persone approfitta della mensa aziendale – precisa la Coldiretti –  e solo il 9% si reca nei bar e ristoranti.

Da sottolineare che la ricerca della sicurezza alimentare e qualità è la priorità dei cittadini – insiste Scaramuzza che ricorda l’impegno di molti operatori agrituristici nella consegna di menù a kmzero direttamente presso le aziende. “Un servizio nato durante il lock down ma continuato grazie alla disponibilità della task force dei produttori di Coldiretti e Campagna Amica che oltre alla consegna della spesa e piatti pronti a domicilio portano le tipicità cotte e pronte nelle mense di fabbriche per operai e collaboratori”.

Da rilevare – avverte Scaramuzza – che proprio il Nord Est, quartiere generale dell’happy hour, fa i conti con le nuove tendenze alimentari dettate soprattutto dal rispetto delle ordinanze. Facile imbattersi nei banchetti in stile anglosassone o alla maniera americana. I giovani soprattutto, beffano il coprifuoco tra brunch e slunch. Nel primo caso il pasto viene servito generalmente tra le 11.00 e le 15.00 ed è composto da tutti gli elementi tipici di un breakfast dolce, con l’aggiunta di carni fredde, salumi, formaggi, torte (dolci o salate) o frutta. Nella fascia orario successiva fino alle 18.00 nei bar con plateatico e posto all’aperto (anche se il caminetto sarebbe più consigliato) arriva la “colazione rovesciata” (upsidedown) una sorta di merenda senza regole che sostituisce la cena.  L’entrée dello Slunch è per definizione dolce, ma non a base di cioccolatini o biscotti, bensì pasticcini assortiti, ciambelle di diverso ordine, grado e grandezza con un finale rinforzato da parmigiane, sformati, pizze oppure soufflé, humus di ceci, con pane, crostini, grissini e salse varie abbinate a bibite, preferibilmente analcoliche o alla frutta, caffè o thè aromatizzati, carcadè. “Va da sé – interviene il professor Roberto Volpe ricercatore del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) – che anticipare e rendere più sostanziosa la “vecchia” apericena che, al massimo, comportava qualche salatino o pizzetta di accompagno a un calice di vino o a un aperitivo alcolico o analcolico con le nuove mode comporta non solo un maggior introito di calorie, ma il forte rischio, ritornati a casa, di rimettersi a mangiare qualcosa ancora in occasione della cena in famiglia o, più tardi, essendo passate troppe ore dallo slunch”.  In attesa della normalità – conclude Diego Scaramuzza – meglio appellarci alla tradizione contadina con i prodotti simbolo della Dieta Mediterranea come verdura, frutta e olio. Ma anche la pasta casalinga, altro “must” tutto italiano, apprezzata sempre di più, come dimostrano anche gli incrementi a doppia cifra fatti registrare nel 2020 dagli acquisti di uova e farina, cresciuti rispettivamente del 22,1% e del 59%.

 

SARDEGNA, FORMAGGIO INDIGENTI: AZIONE VIRTUOSA MA POLEMICHE POLITICHE STERILI

“Plaudiamo alla iniziativa della Regione che ha stanziato 6 milioni di euro per acquistare formaggio e pane prodotti in Sardegna alle famiglie indigenti. Un intervento di economia circolare in cui i denari investiti per ristorare le perdite dei produttori di formaggi semi stagionati e molli (sono anni che si interviene in questo modo) per la prima volta vanno invece ridistribuiti tra le famiglie indigenti sarde raddoppiando l’effetto e non rischiando di far finire questo contributo pubblico in qualche società non sarda che avrebbe vinto il bando”.

Lo sostiene Coldiretti Sardegna che ad aprile, in pieno lockdown, aveva proposto l’idea al presidente della Regione Solinas e che adesso stenta a comprendere alcune polemiche suscitate dopo l’approvazione ad ottobre della delibera da parte della Giunta: “se da una parte sono comprensibili e giustificabili quelle di alcuni cittadini che forse per un difetto di comunicazione non hanno avuto la possibilità di conoscere a fondo il significato dell’intervento, sono altrettanto inammissibili e incomprensibili quelle di alcuni politici che hanno criticato a priori pur avendo la possibilità ed il dovere di leggere e studiare la proposta” 

“Un esempio virtuoso e concreto del quale rivendichiamo con orgoglio la paternità – evidenzia il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – che ha un valore ed un significato simbolico molto importante per la società e per l’economia: un vero esempio di economia circolare, in cui la Regione non fa un intervento di mero assistenzialismo ma sostenendo contemporaneamente due settori, la filiera lattiero casearia e le famiglie indigenti, promuove ed educa al consumo del cibo locale a km0, sicuro e garantito”.“Si è intervenuto in modo sinergico e intelligente raddoppiando l’effetto dell’intervento anziché disperdere in mille rivoli le risorse senza portare dei benefici concreti a nessuno – sottolinea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – e magari rischiando di subire anche la beffa, come spesso succede, di acquistare con i denari dei sardi, prodotti stranieri che fanno concorrenza sleale ai nostri agricoltori”.

 

LAZIO, PSR: PAROLA D’ORDINE: “SEMPLIFICAZIONE”

“La nuova programmazione del Psr deve avere come parola d’ordine la “semplificazione”.Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, in merito alla nuova programmazione del PRS, il Programma di Sviluppo Rurale, in una lettera inviata al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, al Vicepresidente, Daniele Leodori e all’assessore all’Agricoltura, Enrica Onorati. 

“Sono state distribuite importanti risorse – aggiunge Granieri-  alcune delle quali con facilità e immediatezza, come nel caso delle misure a superficie ed insediamento giovani, che rappresentano un vero ristoro per gli imprenditori della nostra regione, altre con molte più difficoltà, quali ad esempio le misure investimento”. 

Proprio per questa ragione è importante far scorrere le graduatorie esistenti, per dare la possibilità a chi non ha avuto modo di accedervi, di poterlo fare.

“Riteniamo che la fase di transizione non debba prevedere l’apertura di nuovi bandi relativi alle misure strutturali e ai primi insediamenti – prosegue Granieri- bensì lo slittamento di quelli sinora aperti, già ricchissimi di aziende in attesa, perché pur avendo buoni progetti, la carenza di fondi non gli ha dato opportunità di svilupparli. Cosa fondamentale è rappresentata dalle misure a superficie, che in fase di transizione devono prevedere continuità con l’apertura di nuovi impegni, perché sono e rimangono pilastro fondamentale per l’agricoltura laziale”.

In questo percorso relativo alla realizzazione del prossimo Psr è quindi importante puntare alla semplificazione per sburocratizzare processi che rallentano lo sviluppo, ma anche realizzare bandi facilmente fruibili ed interpretabili, così come sottomisure più snelle.

“La nuova programmazione e il futuro percorso del Psr devono prevedere necessariamente una svolta che passi da una forte semplificazione – conclude Granieri- Possono bastare poche misure con linee guida chiare, che consentano un’apertura snella e rapida dei bandi, oltre a sottomisure non vincolanti, tali da permettere di agire con elasticità. Il prossimo Psr deve essere all’insegna della semplicità, nel rispetto delle regole e delle esigenze territoriali, senza prestare il fianco ad inutili meccanismi burocratici, che rallentano lo sviluppo di una Regione molto agricola e produttiva, ma che può e deve essere messa in grado di competere”

 

TRENTINO ALTO ADIGE, NATALE IN SICUREZZA IN REGIONE

“Il Trentino Alto Adige è la meta perfetta per trascorrere le vacanze invernali in sicurezza. I grandi spazi garantiti da nostro territorio rappresentano un’opportunità gli ospiti. L’agriturismo, per esempio, è un’attività che coniuga un’esperienza di immersione nella natura ad un basso pericolo di assembramento”.

Questo l’auspicio di Gianluca Barbacovi, presidente di coldiretti Trentino Alto Adige, che ricorda come “dopo il periodo di lockdown molti italiani hanno riscoperto gli agriturismi o le seconde case in montagna o hanno avuto l’occasione di apprezzare in gite e vacanze la vita nei borghi e nei centri minori che mai come quest’anno sono stati gettonati dai visitatori. Un’ attenzione che cresce anche in vista del Natale con la pandemia che ha portato alla riscoperta anche del turismo di prossimità, vicino casa, all’interno della propria regione di residenza. Tale fenomeno è favorito anche dalla diffusione capillare dei piccoli comuni che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali”.

In Italia i centri sotto i 5mila abitanti sono, infatti, 5.498, quasi il 70% del totale, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat. Una opportunità per rivitalizzare le aree interne valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali ma anche per promuovere nuovi flussi demografici nelle campagne offrendo bellezza del paesaggio, tradizioni e cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente lontani dall’ansia da pandemia nelle città.

Una tendenza che riguarda anche gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono secondo www.campagnamica.it i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Un primato da valorizzare per ridurre gli assembramenti nelle città anche in funzione anti contagio. Senza dimenticare che le oltre tremila le fattorie didattiche presenti nelle campagne italiane possono accogliere i bambini in sicurezza con attività ricreative ed educative a contatto con la natura nei grandi spazi all’aria aperta.

 

VENETO, VIA LIBERA AD AIUTI FILIERA ZOOTECNICA

Via libera agli aiuti per gli allevamenti. “Lo stop forzato della ristorazione ha messo in crisi anche le stalle venete – afferma Coldiretti nel sostenere che il comparto zootecnico regionale è strategico – pertanto l’approvazione, in Conferenza Stato Regioni del nuovo decreto che integra gli interventi previsti per il Fondo Filiera è un aiuto importante per chi alleva bovini da carne e maiali in Veneto”.

Una misura fortemente richiesta alle istituzioni da Coldiretti e da Filiera Italia in considerazione dei danni provocati dalla pandemia soprattutto alla produzione nazionale di carne, con la chiusura del canale Horeca che rappresenta uno sbocco di mercato importante per la filiera tricolore, a partire dagli allevamenti bovini e suinicoli.

 Il provvedimento prevede un incremento del sostegno agli allevamenti suinicoli sollecitato da Coldiretti – con l’aumento fino a 30 euro dell’aiuto già previsto per le scrofe, che oggi è fissato fino a 18 euro, raddoppiando così la dotazione per i 45mila capi veneti. Il decreto contiene anche interventi a favore dei vitelloni per i quali – spiega Coldiretti –  è previsto un contributo fino a 60 euro per ogni capo dai 12 ai 24 mesi macellato che abbia trascorso almeno 6 mesi nelle stalle italiane. Il patrimonio regionale corrisponde al 28% di quello italiano pari a 56mila capi.  L’allevamento italiano – conclude la Coldiretti – è un importante comparto economico che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale dove sono circa 800mila le persone al lavoro. E importante ora – conclude Coldiretti – utilizzare subito questi fondi che, se non utilizzati entro fine anno rischiano di andare persi.

 

LIGURIA, COVID: POSSIBILITA’ DI SPOSTARSI A NATALE ATTESA DA 10 MLN DI ITALIANI

Il Natale senza spostamenti tra regioni costerebbe, a livello nazionale, 4,1 miliardi solo per le mancate spese degli oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in viaggio nel periodo delle feste per raggiungere parenti, amici o per prendersi qualche giorno di vacanza. Se gli andamenti dei contagi permetteranno maggiori aperture, sarà importante scegliere, sempre in completa sicurezza, vacanze di prossimità, lontani da luoghi affollati, seguendo, ad esempio, la diffusione capillare dei piccoli comuni, che in Liguria contano 183 centri con meno di 5mila abitanti (il 78% del totale), luoghi che offrono un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali.

E’ quanto afferma Coldiretti Liguria in riferimento alle possibili misure previste a fine anno, sottolineando l’importanza di fare tutto il necessario per evitare un lockdown nelle prossime festività. A pagare il prezzo più salato sarebbero le strutture impegnate nell’ alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir secondo l’analisi della Coldiretti con 1/3 della spesa destinata alla tavola. A preoccupare sono però anche i vincoli a cenoni e pranzi in casa e fuori, ai quali si sommano la cancellazione di eventi tradizionali di fine anno a partire da sagre, feste paesane e mercatini natalizi.

La riduzione dei commensali è destinata a provocare un taglio nei consumi nazionali di 70 milioni di chili tra pandori e panettoni, 74 milioni di bottiglie di spumante, tonnellate di pasta, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci, gustati lo scorso anno solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno.

“Il crollo delle spese di fine anno a tavola e sotto l’albero – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – rischiano di assestare un ulteriore duro  colpo ai consumi alimentari degli italiani, mentre le limitazioni negli spostamenti peserebbero sul comparto del turismo regionale, se si conta che, nel solo mese di dicembre 2019, gli arrivi in Liguria sono stati circa 179mila tra italiani e stranieri (+2%) mentre le presenze oltre 455mila, segno di un’importante destagionalizzazione del turismo e riscoperta dei piccoli borghi dove sono custodite gelosamente le circa 300 produzioni tipiche liguri. L’attenzione verso i centri minori è poi ulteriormente cresciuta dopo il lockdown, con la pandemia che ha portato ad un incremento del turismo di prossimità, vicino casa, anche all’interno della propria regione di residenza. Una tendenza che ha coinvolto in primis gli agriturismi di Campagna Amica Liguria, spesso situati nell’entroterra in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Inoltre la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività economiche, si è verificata proprio nelle campagne, con appena lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrati dall’ Inail in Italia, un segno ulteriore di come in campagna, grazie ai grandi spazi disponibili e la mancanza di affollamenti, sia più facile arginare il contagio.  È bene quindi non escludere ancora la possibilità di spostarsi, ma vedere come evolverà la situazione nei prossimi giorni: in ogni caso bisognerà continuare ad agire con prudenza evitando assembramenti e rispettando rigorosamente le misure governative.”

 

MOLISE, CONSORZIO DI BONIFICA DI VENAFRO: COLDIRETTI PRESENTA RICORSO AL TAR

Al fine di correggere le “sviste” compiute dal Commissario straordinario del Consorzio di Bonifica della Piana di Venafro, Nicolina Del Bianco, nell’espletamento delle procedure per il rinnovo degli Organi consortili, Coldiretti ha presentato uno specifico ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Molise. A tanto si è giunti, nella piena consapevolezza che l’autogoverno degli agricoltori e di tutti i cittadini consorziati, passa dal pieno rispetto delle regole e delle procedure amministrative; regole e procedure che, secondo Coldiretti, sono state oggettivamente violate.

Irregolarità che sono state puntualmente denunciate e che avrebbero dovuto condurre il Commissario all’immediata esclusione della Lista n. 2 “Acqua, Ambiente e Territorio”.

Coldiretti, che ha sempre sostenuto il ruolo fondamentale dei Consorzi di Bonifica, scendendo in campo si era posta l’obiettivo di rafforzare, attraverso l’impegno di nuove professionalità, le capacità di intervento, la progettualità e l’innovazione nel modo di operare dell’Ente consortile.

L’auspicio era e rimane, per Coldiretti, quello di realizzare, insieme ad una gestione corretta del sistema irriguo, forti azioni di contrasto al dissesto idrogeologico, attraverso l’attuazione di progetti che possano incidere in modo determinante anche nella riduzione dei cambiamenti climatici, aumentando, nel contempo, la competitività delle filiere agricole produttive presenti sul territorio venafrano. 

 

RIETI, COVID: OLTRE 60 QUINTALI DI FIENO PER IL CIRCO ORFEI

Oltre 60 quintali di fieno sono stati donati da Coldiretti Rieti al Circo Orfei, che è rimasto bloccato in città a seguito delle nuove disposizioni restrittive contenute nel Dpcm, per contenere la diffusione del contagio da Covid-19. Sospesi quindi gli spettacoli circensi con grandi difficoltà per i responsabili della struttura a sfamare gli animali del circo.

Una situazione che sta creando notevoli disagi al personale e agli animali, tra i quali elefanti, zebre, tigri, cammelli, cavalli che rischiano di restare senza cibo. Così il circo ha chiesto aiuto a tutte le realtà del territorio, comprese le scuole.

“Un appello al quale abbiamo subito risposto – dice il presidente di Coldiretti Rieti, Alan Risolo– contribuendo con la donazione iniziale di 60 quintali di fieno. Una donazione che proseguirà anche nei prossimi giorni, già mercoledì il personale del circo verrà a ritirare altri prodotti al nostro mercato di Campagna Amica”.

L’appello lanciato dalla famiglia Orfei è stato pubblicato anche sui social network ed è stato attivato un punto di raccolta in via De Julis presso il Bar Pasticceria New Daniel, dove tranne il lunedì è possibile portare il cibo per gli animali del circo dalle ore 18 alle 20.

“Le nostre aziende agricole –continua Risolo– non si sono tirate indietro, nonostante le difficoltà che anche loro stanno affrontando a causa dell’emergenza sanitaria, ma abbiamo comunque voluto dare un segnale di vicinanza alle famiglie circensi, in questo momento così difficile per tutti”.

 

ALESSANDRIA, 32,8 METRI QUADRATI DI VERDE A TESTA, BENE OASI MANGIA SMOG

Appena 32,8 metri quadrati di verde urbano per abitante. Un numero troppo basso che deve far riflettere e puntare alla strategia di un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione dando una spinta all’economia e all’occupazione.

E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati Istat in riferimento all’ultimo Rapporto annuale sulla qualità dell’aria in Europa, pubblicato dall’Aea, l’Agenzia europea dell’ambiente, dove risulta che l’Italia è al primo posto fra gli Stati UE per numero di morti premature annuali (10.400) dovute all’inquinamento atmosferico da biossido di azoto (NO2), e al secondo, dopo la Germania, sia per le morti premature (52.300) causate dal particolato fine (PM2,5), che per quelle (3.000) dovute all’ozono troposferico (O3) misurato al suolo.

L’inquinamento dell’aria che è considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ e “bisogna quindi intervenire in modo strutturale ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. L’obiettivo è quello di creare vere e proprie oasi mangia smog nelle città dove respirare area pulita grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas ad effetto serra e bloccare le pericolose polveri sottili”.

A provocare lo smog nelle città è l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi con la situazione che peggiora nelle metropoli. Ancora troppo poco considerato che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Il ripopolamento arboreo di parchi e giardini è la chiave di volta ambientale di una cintura verde che colleghi il centro delle città con le periferie e raggiunga sistemi agricoli di pianura con il vasto e straordinario patrimonio boschivo presente nelle aree naturali con il progetto “Bosco vivo e foreste urbane” piantando con le risorse del Recovery Fund 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni sostenendo due settori chiave per l’Italia come il florovivaismo che conta 27 mila aziende e 200 mila occupati e quello forestale con 5.685 imprese con 7.349 addetti.

Il progetto di Coldiretti e Federforeste si pone l’obiettivo di gestire il patrimonio forestale in maniera sostenibile per contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 favorendo lo stoccaggio del carbonio da parte delle superfici forestali e delle foreste urbane. Un impegno importante anche per assicurare un presidio attivo contro il dissesto idrogeologico, incendi ed altre forme di impoverimento dei territori, contrastare l’abbandono di tale aree e valorizzare la filiera del legno 100% Made in Italy.

“Dobbiamo essere capaci di affrontare le sfide che l’Europa ci pone in termini di salute ambiente e occupazione e di opportunità e in questo senso il tema del verde è centrale per il nostro Paese” ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo nel sottolineare che “piantare nuovi alberi e potenziare la disponibilità di verde significa anche risparmio energetico, maggiore qualità di vita e contrasto ai cambiamenti climatici, per un mondo migliore alle nuove generazioni”.

 

NOVARA–VCO E VERCELLI–BIELLA, IMPORTANTI MISURE PER AGRICOLTURA IN MANOVRA

Ci sono alcune importanti misure in aiuto al settore interesse agricolo, fortemente volute dalla Coldiretti, entrate nel disegno di legge di bilancio 2021, interessanti anche per le nostre province. 

E’ previsto, infatti, l’esonero contributivo per 24 mesi a favore dei giovani under 40 anni che si iscrivono nel corso del 2021 per la prima volta nella gestione previdenziale agricola come coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali. Un altro intervento rilevante è la conferma anche per il 2021 dell’esonero Irpef dei redditi dominicale e agrario dichiarati da coltivatori diretti e Iap. Prorogato anche il bonus verde relativo a interventi di sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione di pozzi nonché di realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili. Interessano il settore agricolo anche lo stanziamento aggiuntivo di 40 milioni per il “Fondo indigenti”, istituito presso Agea per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti nel territorio nazionale. 

Aiuti anche per l’imprenditoria femminile agricola con il Fondo che conta su 20 milioni per il 2020 e 20 per il 2021 che punta a promuovere e sostenere l’avvio e il rafforzamento dell’imprenditoria femminile e massimizzare il contributo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese.

“Si tratta di misure che la nostra Organizzazione ha fortemente sollecitato”, ricordano Sara Baudo presidente di Coldiretti Novara Vco e Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli – Biella-. “Fondamentale, sicuramente, il sostegno al ricambio generazionale, che può permettere a tutti i nostri giovani di avvicinarsi a questo mondo, senza costringerli ad abbandonare il proprio territorio per la ricerca di un lavoro. La pandemia ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo con la necessità di difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali. C’è ancora molto da fare: vanno introdotti ulteriori elementi di sostegno alle imprese affinchè possano continuare a far fronte a questo difficile anno e soprattutto aiutare alcuni comparti particolarmente colpiti come quello florovivaistico, che nelle nostre province ha subìto anche il duro colpo del maltempo, gli agriturismi, che ancora oggi sono chiusi, la zootecnia e il vitivinicolo, privati dello sbocco nel canale dei ristoranti”.

 

PIEMONTE, NATALE: RISCOPRIRE I BORGHI PER VALORIZZARE SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI

Appena lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrate dall’ Inail in Italia riguarda l’agricoltura dove peraltro i mesi estivi e autunnali sono i più attivi con la raccolta di frutta, ortaggi, olio e la vendemmia. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base delle denunce complessive di infortunio al 31 ottobre 2020 che evidenzia come la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività si sia verificata proprio nelle campagne mentre la percentuale in industria e servizi è del 98,1%.

Dopo il periodo di lockdown molti italiani hanno riscoperto le seconde case in campagna o hanno avuto l’occasione di apprezzare in gite e vacanze la vita nei borghi e nei centri minori che, mai come quest’anno, sono stati gettonati dai visitatori.

Un’ attenzione che cresce anche in vista del Natale con la pandemia che ha portato alla riscoperta del turismo di prossimità, vicino casa, all’interno della propria regione di residenza. Oltretutto il Natale senza spostamenti tra regioni costa 4,1 miliardi solo per le mancate spese degli oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in viaggio nel periodo delle feste di fine anno per raggiungere parenti, amici o fare vacanze, come emerge da una analisi Coldiretti/Ixè.

A settembre, da un’indagine dell’Enit (Agenzia Nazionale del Turismo), emergeva che Il 33% degli italiani pensava alle vacanze di Natale ed il 92% indicava l’Italia come destinazione e, tra le varie regioni, emergeva proprio il Piemonte come meta prescelta.

“Riscoprire i piccoli borghi è una opportunità per rivitalizzare le aree interne valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. I nostri agriturismi sorgono, nella maggior parte dei casi, proprio in luoghi isolati, nelle campagne, totalmente immersi nella natura e per questo sono luoghi sicuri dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio, fuori dalle mura domestiche. Proprio per valorizzare questo primato, auspichiamo che i nostri agriturismi vengano scelti anche per i regali di Natale. Per questo stiamo già partendo con proposte molto interessanti al fine di poter regalare un Natale targato Campagna Amica: dai prodotti, ai pasti fino alle esperienze nelle nostre strutture agrituristiche per scoprire la bellezza del territorio piemontese”.

 

CUNEO, IL COVID FA SALIRE ALLE STELLE IL CONTO DEL FALSO MADE IN ITALY

Con l’emergenza Covid e la frenata del commercio internazionale aumenta il rischio di falsi Made in Italy che hanno raggiunto l’astronomica cifra di 100 miliardi di euro nel mondo, sottraendo risorse e opportunità di lavoro al nostro Paese. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti nel sottolineare l’importanza di continuare, anche nella Legge di Bilancio, l’azione di contrasto ai prodotti che minano l’economia delle nostre imprese.

I prodotti italiani sono i più imitati a livello mondiale ed oggi più di 2 prodotti agroalimentari su 3 spacciati per Made in Italy in realtà non hanno alcun legame produttivo ed occupazionale con l’Italia. Tra loro compaiono anche eccellenze del nostro territorio, dai grandi formaggi ai vini più pregiati; basti pensare ai kit in vendita per l’autoproduzione di Barolo.

“Serve un’efficace azione di contrasto a livello internazionale – afferma Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – ma anche un maggiore impegno nei negoziati di libero scambio dell’Unione europea. L’Italian Sounding, fenomeno di pirateria internazionale che utilizza richiami all’Italia sulle etichette di alimenti taroccati, che non hanno nulla a che fare con il nostro sistema produttivo, è inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti dei nostri imprenditori, impegnati nella salvaguardia del territorio e nella valorizzazione delle grandi eccellenze locali”.

Difendere il cibo che produciamo, in Italia e sul mercato internazionale – rimarca Coldiretti – è un modo per salvaguardare la salute di tutti, perché i falsi Made in Italy non sono sottoposti agli stessi controlli di qualità, ma anche per tutelare l’economia del nostro territorio e con essa l’occupazione.

“L’Italia e l’UE – dichiara il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di un’identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo. Non dimentichiamoci che, tra le iniziative realizzate per contrastare i fenomeni della contraffazione e delle frodi nel settore agroalimentare, Coldiretti ha dato un contributo decisivo nella raccolta di 1,1 milioni di firme tra i cittadini europei per chiedere alla Commissione UE di estendere a tutti gli alimenti l’obbligo di indicare l’origine in etichetta nell’ambito della petizione europea Eat original! Unmask your food”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

MARCHE, MERCATI APERTI E CONSEGNE A DOMICILIO DAGLI AGRICOLTORI

Anche se non si sono mai interrotte dall’inizio della pandemia, le consegne di prodotti a km zero a domicilio e di pasti da asporto da parte degli imprenditori agricoli sono ripresi con vigore. Le ultime restrizioni autunnali, progressivamente imposte con l’aggravarsi della situazione, hanno fatto riprendere vigore alla domanda da parte dei consumatori e così la rete di Campagna Amica, composta dalle aziende agricole legate di Coldiretti Marche, si è rimessa in moto a tempo pieno. “Un’opportunità resa possibile grazie all’impegno degli imprenditori – sottolinea Coldiretti Marche – che si va ad aggiungere agli altri appuntamenti di filiera corta e vendita diretta nei mercati di Campagna Amica tutti aperti e ai quali si può accedere in totale sicurezza”. Oltre a diversi agriturismi che cucinano cibi da asporto, le aziende agricole della rete Campagna Amica Marche che si sono già dotate di un servizio di consegna, in diverse zone della regione, di prodotti di qualità, sicuri e garantiti, sono molteplici. Dai formaggi ai salumi, dai legumi al miele, ma anche pasta, vino, prodotti da forno, farine, carni, uova, sughi, succhi, confetture, olio e naturalmente frutta e verdura di stagione: queste alcune delle produzioni proposte.

Consegne a domicilio

aziende e agriturismi

Ancona                           23 aziende agricole        1 agriturismo   

Pesaro Urbino                16 aziende agricole        4 agriturismi

Macerata                         8 aziende agricole         7 agriturismi

Fermo                             16 aziende agricole

Ascoli                               5 aziende agricole        1 agriturismo

A queste si aggiungono anche le consegne effettuate direttamente dagli addetti Coldiretti dai Mercati Coperti di Ascoli Piceno e di Macerata. “Continua il nostro impegno – afferma il direttore regionale Coldiretti Alberto Frau – per garantire ai cittadini prodotti di qualità anche in periodi particolari come questo. Un’opportunità in più per le famiglie ma anche per le imprese agricole, visto che le nuove restrizioni penalizzano l’intera filiera agroalimentare con impatti su diversi comparti: dal vino al lattiero-caseario, dalla zootecnia all’olio, fino all’ortofrutta e al segmento agrituristico”. I consumatori possono scoprire come contattare le aziende agricole che recapitano la spesa a domicilio e attive con l’asporto, consultando il sito e la pagina social facebook Coldiretti Marche. “Il sistema agroalimentare regionale, nell’ottica di valorizzare il proprio lavoro in questo momento di difficoltà – ribadisce Frau – continua a mettersi a disposizione anche con iniziative utili ai cittadini, che servono pure a riscoprire valori e cibi del territorio. In quest’ambito, per sostenere l’economia della nostra regione, messa a dura prova dall’emergenza attuale”.

 

NUORO–OGLIASTRA, AGNELLO IGP: AZIONE FORTE E UNITARIA DAL PASTORE A TAVOLA

Controlli lunga la filiera dell’agnello di Sardegna Igp, sul mercato e valorizzazione del prodotto locale. È l’appello di Coldiretti Nuoro Ogliastra che vista la stagione anomala che stiamo vivendo, nei giorni scorsi, attraverso il presidente Leonardo Salis, ha incontrato i macellatori del Centro Sardegna per fare il punto della situazione sulla nuova stagione in vista delle festività natalizie che rappresentano l’appuntamento più importante per il settore, e in cui si macellano la maggior quantità di agnelli, il 50 per cento della produzione totale sarda. Agnelli che, in questo periodo sono destinati sia al mercato italiano che estero, a differenza della Pasqua quando invece il consumo dell’agnello sardo avviene all’interno dei confini italiani.

L’obiettivo di Coldiretti NU-OG è quello di avere un quadro chiaro lungo tutta la filiera per comprendere il motivo dei prezzi bassi oggi nel mercato (l’agnello si paga al pastore a 3,20 euro al kg a peso vivo) onde evitare ulteriori speculazioni che spesso si acuiscono nei momenti di crisi.

“Dall’incontro con i macellatori è emerso che la situazione non è semplice – racconta il presidente Leonardo Salis -. Denunciano forti preoccupazioni per il calo dei consumi dovuti alla pandemia. Inoltre uno dei maggiori sbocchi commerciali, quello spagnolo, che a fine anno assorbe in media quasi il 50% del prodotto, oggi acquista dalla Grecia a prezzi assolutamente fuori mercato”.

Come emerge da una analisi Coldiretti/Ixè, i consumi alimentari degli italiani nell’intero 2020 fanno segnare un crollo storico del 12% con una perdita secca di 30 miliardi di euro, raggiungendo il valore minimo degli ultimi 10 anni. A preoccupare sono gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione che segnano un crollo del 48% dei consumi fuori casa nel 2020 con una perdita di almeno 30 miliardi di fatturato. Ma la situazione – sottolinea la Coldiretti – potrebbe ulteriormente peggiorare nel caso in cui i vincoli al consumo fuori casa si dovessero estendere alle feste di fine anno, con Natale e capodanno alle porte. Al momento la serrata imposta dalle misure anti contagio colpisce complessivamente oltre 3 locali su 4 (75%) di quelli esistenti in Italia compresi – evidenzia la Coldiretti – oltre 20mila agriturismi.

“Sono effetti che si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare aggravati dalla minore disponibilità di spesa dei consumatori – afferma il direttore di Coldiretti NU-OG Alessandro Serra –. In questo momento di difficoltà è fondamentale fare squadra tutti, dalla stalla alla tavola, valorizzando i prodotti locali. L’importazione settimanale, denunciata dal Consorzio dell’agnello Igp, di oltre 2500 agnelli dalla Corsica, se pur legittima, non va sicuramente in questa direzione. Oggi più che è importante lavorare in filiera, in modo trasparente garantendo una equa distribuzione di valore per tutti soggetti coinvolti”.

“In questo difficile momento – è l’appello di Leonardo Salis – dobbiamo cercare di limitare i danni e tutti devono dare il proprio contributo valorizzando e consumando i prodotti locali. Lo devono fare i macellatori e il mondo distributivo e lo chiediamo anche ai consumatori: acquistiamo prodotti locali, quelli che riportano in etichetta che sono prodotti e trasformati in Sardegna. Anche se non ci saranno le grandi tavolate tradizionali continuiamo a consumare l’agnello di Sardegna Igp, l’unico garantito locale. Oggi si trova in commercio in diversi tagli, anche piccoli in cui si valorizzano tutte le parti della carcassa rispondendo alle esigenze del mercato, ma anche con l’abbinamento delle nuove tecnologie, quali congelamento e termizzazione, che consente di mantenere intatte le stesse caratteristiche organolettiche ed il sapore, di abbreviare i tempi di cottura e di conservarli più a lungo”.

 

PISTOIA, SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: È STRATEGICO PUNTARE SUL VERDE URBANO

I dati dell’Agenzia europea dell’ambiente sui danni creati, dall’inquinamento atmosferico in Italia –evidenzia Coldiretti Pistoia-, confermano la strategicità della filiera del vivaismo ornamentale pistoiese, uno strumento da sviluppare e promuovere per favorire sostenibilità ambientale ed l’implementazione di efficaci circuiti di economia circolare.

Infatti, con l’Italia che dispone di appena 32,8 metri quadrati di verde urbano per abitante è strategico puntare su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione dando una spinta all’economia e all’occupazione.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat in riferimento all’ultimo Rapporto annuale sulla qualità dell’aria in Europa, pubblicato dall’Aea, l’Agenzia europea dell’ambiente, dove risulta che l’Italia è al primo posto fra gli Stati UE per numero di morti premature annuali (10.400) dovute all’inquinamento atmosferico da biossido di azoto (NO2), e al secondo, dopo la Germania, sia per le morti premature (52.300) causate dal particolato fine (PM2,5), che per quelle (3.000) dovute all’ozono troposferico (O3) misurato al suolo.

L’inquinamento dell’aria che è considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ e bisogna quindi intervenire in modo strutturale ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori. L’obiettivo – precisa la Coldiretti – è quello di creare vere e proprie oasi mangia smog nelle città dove respirare area pulita grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas ad effetto serra e bloccare le pericolose polveri sottili.

A provocare lo smog nelle città – continua la Coldiretti – è l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi con la situazione che peggiora nelle metropoli dove i valori vanno dai 6,3 di Genova ai 16,5 a Roma, dai 18,1 di Milano ai 22,6 di Torino fino ai 22 metri quadrati a Bologna. Ancora troppo poco considerato che una pianta adulta – precisa Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Il ripopolamento arboreo di parchi e giardini è – sottolinea la Coldiretti – la chiave di volta ambientale di una cintura verde che colleghi il centro delle città con le periferie e raggiunga sistemi agricoli di pianura con il vasto e straordinario patrimonio boschivo presente nelle aree naturali con il progetto “Bosco vivo e foreste urbane” piantando con le risorse del Recovery Fund 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni sostenendo due settori chiave per l’Italia come il florovivaismo che conta 27 mila aziende e 200 mila occupati e quello forestale con 5.685 imprese con 7.349 addetti. In questo il polo vivaistico pistoiese garantirebbe qualità, quantità e conoscenze strategiche per favorire sostenibilità ed implementazione di efficaci circuiti di economia circolare.

Il progetto di Coldiretti e Federforeste si pone l’obiettivo di gestire il patrimonio forestale in maniera sostenibile per contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 favorendo lo stoccaggio del carbonio da parte delle superfici forestali e delle foreste urbane. Un impegno importante anche per assicurare un presidio attivo contro il dissesto idrogeologico, incendi ed altre forme di impoverimento dei territori, contrastare l’abbandono di tale aree e valorizzare la filiera del legno 100% Made in Italy.

“Dobbiamo essere capaci di affrontare le sfide che l’Europa ci pone in termini di salute ambiente e occupazione e di opportunità e in questo senso il tema del verde è centrale per il nostro Paese” afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini agli Stati generali del Verde Pubblico nel sottolineare che “piantare nuovi alberi e potenziare la disponibilità di verde significa anche risparmio energetico, maggiore qualità di vita e contrasto ai cambiamenti climatici, per un mondo migliore alle nuove generazioni”.

 

BASILICATA, BOOK FOTOGRAFICO “VILLAGGIO CONTADINO” A PRESIDENTE CONFAPI

Nuova occasione per Coldiretti per celebrare i tre giorni del “Villaggio contadino” organizzato un anno fa a Matera.  La confederazione agricola lucana ha infatti consegnato una copia del book fotografico che ripercorre i momenti principali dell’iniziativa, al presidente di Confapi Matera, Massimo De Salvo.  “Con il presidente della Confederazione italiana della piccola e media industria di Matera – ha sottolineato il direttore di Coldiretti Basilicata, Aldo Mattia –  abbiamo rimarcato la necessità di salvaguardare il sistema agroalimentare lucano, donandogli una preziosa pubblicazione che attraverso poche pagine e originali e suggestive fotografie, ripercorre un’iniziativa organizzata in un anno straordinario per la Città dei Sassi, quello da capitale europea della cultura. Un evento che ha presentato il meglio delle aziende agricole italiane, i loro prodotti salvati dall’estinzione, gli agrichef, i laboratori degli agriturismi, gli agriasili dedicati ai bambini, e che ha visto la partecipazione di ben tre ministri oltre che del presidente della Camera. Una iniziativa che ha portato a Matera ben 250 mila visitatori giunti per l’occasione da tutta Italia e che ha abbellito la kermesse di Matera 2019, confermando l’impegno della Coldiretti al fianco delle imprese dell’agroalimentare di Basilicata”.

 

PISA-LIVORNO, DISTRETTO BIOLOGICO COME STRUMENTO PER LO SVILUPPO DELLE FILIERE

Il Distretto biologico come strumento per lo sviluppo delle filiere. Questo il titolo dell’incontro che si terrà su Zoom il prossimo Giovedì 26 novembre, organizzato da CAICT, l’agenzia formativa di Coldiretti.

L’incontro si inserisce nelle azioni previste dal Progetto Integrato di Filiera (PIF) “ORGANICA Toscana. Rete di agricolture biologiche, etiche e sociali. Il PIF, con i suoi 21 beneficiari diretti e 33 beneficiari indiretti, intende costruire una nuova rete di operatori biologici per il territorio. Un progetto di ampio respiro, che va dagli investimenti in campo tecnologico/infrastrutturale, all’adozione di innovativi accordi produttivo/commerciali. Ma anche un programma per garantire crescita e sviluppo ai mercati biologici toscani delle principali produzioni primarie agricole alimentari: cereali, legumi, ortaggi e frutta.

Tra gli obbiettivi del PIF ORGANICA Toscana, c’è quello di valorizzare la filiera biologica informando la sua rete di attori sui migliori sistemi di sviluppo. Il PIF, infatti, contiene al suo interno altri “sottoprogetti” costruiti appositamente per accrescere le potenzialità della filiera e garantire maggiormente il raggiungimento degli obiettivi individuati. Tra questi uno riguarda le attività di informazione e divulgazione (sottomisura 1.2 del PSR), ambito nel quale rientra l’incontro in programma.

Da qui la scelta di un primo focus sui Distretti: cosa sono, come sono nati, quali sviluppi stanno avendo in Toscana e quali sono le opportunità per le imprese. L’incontro è rivolto a tutte le imprese agricole che vogliono imparare a conoscere meglio lo strumento del Distretto biologico, capirne le potenzialità e i risvolti concreti.

L’iscrizione è gratuita ma obbligatoria. Tutte le info e il programma completo dei lavori al seguente link: https://pisa.coldiretti.it/formazione/il-distretto-biologico-come-strumento-per-lo-sviluppo-delle-filiere/

 

PIEMONTE, BENE VIA LIBERA AD AIUTI PER ZOOTECNIA

“E’ importante il via libera agli aiuti per gli allevamenti che risponde alle nostre richieste di tutelare un settore strategico per il Made in Italy ed in Piemonte a tavola”, è quanto affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale nel commentare l’approvazione del nuovo decreto sul sostegno alla zootecnia nazionale in Conferenza Stato Regioni che integra gli interventi previsti per il Fondo filiera.

Il decreto prevede interventi a favore dei vitelloni per i quali è previsto un contributo fino a 60 euro per ogni capo dai 12 ai 24 mesi macellato che abbia trascorso almeno 6 mesi nelle stalle italiane ed un incremento del sostegno agli allevamenti di maiali, con l’aumento fino a 30 euro dell’aiuto già previsto per le scrofe, che oggi è fissato fino a 18 euro, raddoppiando così la dotazione.

In Piemonte la filiera bovina, ed in particolare quella della razza Piemontese, fiore all’occhiello della produzione regionale, conta 800 mila capi e circa 7 mila aziende. La Piemontese con oltre 315 mila capi ed un fatturato che arriva a 500 milioni di Euro, rappresenta la principale razza da carne, oltre ad essere la prima razza autoctona a livello nazionale per numero di capi allevati, raggiungendo il 50% del patrimonio delle razze autoctone italiane da carne. La filiera suinicola conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi.

“Una misura fortemente richiesta alle istituzioni da Coldiretti e da Filiera Italia in considerazione dei danni provocati dalla pandemia soprattutto alla produzione nazionale di carne, con la chiusura del canale della ristorazione che rappresenta uno sbocco di mercato importante per le nostre carni pregiate – aggiungono Moncalvo e Rivarossa -. E’ importante ora utilizzare subito questi fondi che, altrimenti, rischiano di andare persi”.

 

VENEZIA, COVID: VIA LIBERA AD AIUTI FILIERA ZOOTECNICA

Via libera agli aiuti per gli allevamenti. “Lo stop forzato della ristorazione ha messo in crisi anche le stalle venete – afferma Coldiretti nel sostenere che il comparto zootecnico regionale è strategico – pertanto l’approvazione, in Conferenza Stato Regioni del nuovo decreto che integra gli interventi previsti per il Fondo Filiera è un aiuto importante per chi alleva bovini da carne e maiali in Veneto”.

Una misura fortemente richiesta alle istituzioni da Coldiretti e da Filiera Italia in considerazione dei danni provocati dalla pandemia soprattutto alla produzione nazionale di carne, con la chiusura del canale Horeca che rappresenta uno sbocco di mercato importante per la filiera tricolore, a partire dagli allevamenti bovini e suinicoli.

 Il provvedimento prevede un incremento del sostegno agli allevamenti suinicoli sollecitato da Coldiretti – con l’aumento fino a 30 euro dell’aiuto già previsto per le scrofe, che oggi è fissato fino a 18 euro, raddoppiando così la dotazione per i 45mila capi veneti. Il decreto contiene anche interventi a favore dei vitelloni per i quali – spiega Coldiretti –  è previsto un contributo fino a 60 euro per ogni capo dai 12 ai 24 mesi macellato che abbia trascorso almeno 6 mesi nelle stalle italiane. Il patrimonio regionale corrisponde al 28% di quello italiano pari a 56mila capi.  L’allevamento italiano – conclude la Coldiretti – è un importante comparto economico che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale dove sono circa 800mila le persone al lavoro. E importante ora – conclude Coldiretti – utilizzare subito questi fondi che, se non utilizzati entro fine anno rischiano di andare persi.

 

BERGAMO, CANONI DI AFFITTO: GIUSTO NON AUMENTARLI

Una scelta giusta, visto il periodo di grave difficoltà che le aziende agricole stanno affrontando. Così Coldiretti Bergamo commenta la decisione adottata questa mattina dalla Commissione Tecnica Provinciale Equo Canone, prevista dall’art. 10 della Legge n. 203/1982, di stabilire un coefficiente di rivalutazione pari allo 0 % per i canoni di affitto per la corrente annata agraria, rispetto alla scorsa.

Secondo Coldiretti Bergamo è stata una scelta di responsabilità poiché le aziende agricole si trovano in una fase molto critica e un ulteriore aggravio dei costi sarebbe stato per loro insostenibile. Per Coldiretti Bergamo l’impegno di tutti in questa fase deve essere quello di difendere un tessuto di imprese che produce cibo, crea occupazione e mantiene vivo il territorio.

 

ALESSANDRIA, NATALE: RISCOPRIRE BORGHI E VALORIZZARE SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI

Appena lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrate dall’Inail in Italia riguarda l’agricoltura dove peraltro i mesi estivi e autunnali sono i più attivi con la raccolta di frutta, ortaggi, olio e la vendemmia. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base delle denunce complessive di infortunio al 31 ottobre 2020 che evidenzia come la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività si sia verificata proprio nelle campagne mentre la percentuale in industria e servizi è del 98,1%.

Dopo il periodo di lockdown molti italiani hanno riscoperto le seconde case in campagna o hanno avuto l’occasione di apprezzare in gite e vacanze la vita nei borghi e nei centri minori che, mai come quest’anno, sono stati gettonati dai visitatori.

Un’attenzione che cresce anche in vista del Natale con la pandemia che ha portato alla riscoperta del turismo di prossimità, vicino casa, all’interno della propria regione di residenza.

Oltretutto il Natale senza spostamenti tra regioni costa 4,1 miliardi solo per le mancate spese degli oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in viaggio nel periodo delle feste di fine anno per raggiungere parenti, amici o fare vacanze, come emerge da una analisi Coldiretti/Ixè.

A settembre, da un’indagine dell’Enit (Agenzia Nazionale del Turismo), emergeva che Il 33% degli italiani pensava alle vacanze di Natale ed il 92% indicava l’Italia come destinazione e, tra le varie regioni, emergeva proprio il Piemonte come meta prescelta.

“Riscoprire i piccoli borghi è un’opportunità per rivitalizzare le aree interne valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. I nostri agriturismi sorgono, nella maggior parte dei casi, proprio in luoghi isolati, nelle campagne, totalmente immersi nella natura e per questo sono luoghi sicuri dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio, fuori dalle mura domestiche. Proprio per valorizzare questo primato, auspichiamo che i nostri agriturismi vengano scelti anche per i regali di Natale. Per questo stiamo già partendo con proposte molto interessanti al fine di poter regalare un Natale targato Campagna Amica: dai prodotti, ai pasti fino alle esperienze nelle nostre oltre settanta aziende agrituristiche, per scoprire la bellezza del territorio alessandrino”.

 

PUGLIA, COVID: CONTRO LA CRISI ARRIVANO I ‘REGALI CONTADINI’

Per le festività natalizie arrivano i ‘regali contadini’ con il buono per il pranzo contadino e per l’esperienza in agriturismo, un modo per aiutare gli 876 agriturismi pugliesi per cui si profila un buco da oltre 50 milioni di euro, stretti fra lo stop nella zone arancione e il crollo del turismo che rischia di compromettere il Natale. L’iniziativa è di Terranostra Puglia, l’associazione agrituristica di Coldiretti, che lancia i buoni per il pranzo e l’esperienza in agriturismo da donare ad amici e familiari per il consueto scambio di doni natalizi, un cadeau diverso a base di sana enogastronomia e percorsi esperienziali da consumare in tranquillità nei luoghi rurali più suggestivi della Puglia.

“Lanciare i buoni regalo in agriturismo, utilizzabili anche per le consegne dei pranzi a domicilio, è un modo per dare sostegno al turismo in campagna, sostenendo le straordinarie strutture rurali e ridando ai pugliesi la speranza di poter godere del cibo cucinato dai cuochi contadini di Campagna Amica e di momenti di relax all’aria aperta”, spiega Filippo De Miccolis, presidente di Terranostra Puglia.

“Gli agriturismi, spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari – aggiunge il presidente De Miccolis – con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi dove, non appena la Puglia riuscirà ad uscire dalla zona arancione, è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”, insiste il presidente De Miccolis.

In complesso – sottolinea Coldiretti Puglia – quasi 20000 ristoranti, bar, mense e pizzerie   gli 875 agriturismi operanti in Puglia sviluppano un fatturato annuale di oltre 5 miliardi di euro che ora è praticamente azzerato, con i pesanti effetti che si trasferiscono direttamente – conclude Coldiretti Puglia – lungo tutta la filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande colpendo le aziende agricole ed alimentari per le quali è necessario prevedere adeguati ristori.

“E’ un colpo durissimo che si aggiunge alla perdita di fatturato – aggiunge il presidente De Miccolis – registrata a partire dall’8 marzo scorso, da quando è partita l’emergenza ed il lungo lockdown. E’ evidente la perdita secca subita nel 2020 dalle masserie della Puglia che hanno praticamente azzerato gli arrivi di turisti stranieri e annullato le prenotazioni di italiani e del turismo di prossimità nei mesi di lockdown e la chiusura di novembre rischia di dare il colpo di grazie ad un segmento importante per l’economia agricola e turistica pugliese”.

La capacità di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo è – continua Coldiretti Puglia – la qualità più apprezzata negli agriturismi pugliesi, ma nel tempo è aumentata anche la domanda di servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti. Con la chiusura forzata è stata completamente azzerata la presenza degli ospiti con grandi difficoltà per gli operatori, ma molti agriturismi di Campagna Amica Terranostra si impegnano comunque a consegnare a domicilio i menù elaborati dai cuochi contadini direttamente nelle case dei consumatori con la possibilità anche di offrirli a parenti ed amici per mantenere un legame durante le festività, anche se costretti a rimane distanti.

 

SONDRIO, ARRIVA L’ETICHETTA D’ORIGINE PER I SALUMI DA CARNI SUINE

 Slitta a gennaio, ma è comunque una buona notizia la prossima entrata in vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’indicazione di provenienza su salami, mortadella, prosciutti e quant’altro per sostenere il vero Made in Italy e smascherare l’inganno della carne tedesca o olandese spacciata per italiana. Lo rende noto il presidente della Coldiretti provinciale Silvia Marchesini: nei giorni scorsi è infatti scaduto il termine di 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.230 del Decreto interministeriale sulle Disposizioni per “l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell’etichetta delle carni suine trasformate”. Per ragioni logistiche, anche legate ai rallentamenti dell’emergenza Covid, il ministero ha permesso di utilizzare ancora le vecchie etichette sino alla fine di gennaio dell’anno prossimo. Ma orimai è questione di un paio di mesi. E si tratta di un appuntamento atteso dall’82% dei consumatori che, secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, con l’emergenza Covid vogliono portare in tavola prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. Una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione.

“Un provvedimento di forte impatto sul territorio valtellinese e chiavennasco, dove è storica la tradizione rurale di trasformazione delle carni suine in pregiati salumi: documenti storici accertano che i norcini valtellinesi, maestri nella produzione di luganeghe, raggiungevano persino il Veneto e l’Emilia Romagna dove già nel XVIII secolo erano molto apprezzati. Ma l’utilizzo delle carni suine nella nostra provincia rintraccia le proprie origini nella notte dei tempi: dai salami, alle pancette, ai salami tradizionali, le cui “ricette” si tramandano di generazione in generazione, senza contare gli immancabili cotechini e le mortadelle di fegato. Ancor oggi sono diverse le imprese agricole che, grazie all’allevamento dei loro maiali, ottengono salumi che hanno il sapore di un tempo. Una tradizione da riscoprire e tramandare”.                                                                                                                                                                                                                                 

L’obbligo scatta proprio ad una settimana dalla pubblicazione del decreto Filiera Italia fortemente sostenuto dalla Coldiretti che per la prima volta stanzia un bonus salva Made in Italy a favore della ristorazione colpita dall’emergenza Covid per l’acquisto di prodotti alimentari italiani al 100 % per un importo complessivo di 600 milioni di euro, compresi i salumi da animali nati, allevati e macellati in Italia

Una norma che consente di fare chiarezza in una situazione in cui 1 prodotto alimentare su 4 sugli scaffali richiama all’italianità, stando ad un’analisi dell’Osservatorio Immagino, senza però – sottolinea Coldiretti Sondrio – avere spesso un legame con la produzione agricola nazionale, dalle coltivazioni agli allevamenti.

Ora il decreto sui salumi prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali)”; “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali)”; “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali)”. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia.  Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”.

“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta il Paese d’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy” ha affermato il presidente Marchesini nel sottolineare che “il sistema agroalimentare italiano ha la responsabilità di svolgere un ruolo di apripista in Europa grazie alla leadership nella qualità e nella sicurezza alimentare: e in tutto questo il nostro territorio è orgoglioso e pronto a fare la propria parte.”

Il provvedimento, che come detto consente lo smaltimento delle scorte fino ad esaurimento, è importante per garantire trasparenza nelle scelte ai 35 milioni di italiani che almeno ogni settimana portano in tavola salumi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, ma anche per sostenere i 5mila allevamenti nazionali di maiali messi in ginocchio dalla pandemia e dalla concorrenza sleale. A preoccupare è infatti l’invasione di cosce dall’estero per una quantità media di 56 milioni di “pezzi” che ogni anno si riversano nel nostro Paese per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy. La Coldiretti stima, infatti, che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta.                                                                  

L’etichetta di origine sulla spesa degli italiani

Cibi con l’indicazione origine                          E quelli senza

Salumi                                                            Carne di coniglio

Carne di pollo e derivati                                  Carne trasformata

Carne bovina                                                  Marmellate, succhi di frutta

Frutta e verdura fresche                                 Legumi in scatola, ecc.

Uova                                                               Pane, biscotti, grissini                                       

Miele                                                               Insalate in busta

Extravergine di oliva                                       Frutta e verdura essiccata

Pesce                                                              Surgelati

Derivati del pomodoro e sughi pronti              Noci, pistacchi sgusciati

Latte/Formaggi                                                                                   

Pasta

Riso

Tartufi e Funghi spontanei

Fonte: Elaborazioni Coldiretti

 

PESARO URBINO, SULL’ATC PS1 BENE LE DIMISSIONI DI MALAVOLTA

“Le dimissioni del presidente Malavolta, la cui notizia è emersa nel corso dell’odierna seduta del consiglio regionale, sono un segnale positivo ma non risolutivo dell’attuale situazione dell’Ambito territoriale di caccia Ps1 perché resta comunque in piedi il comitato di gestione, la cui governance non è più condivisa dalla maggioranza dell’Assemblea. Come Coldiretti confermiamo la richiesta di convocazione dell’Assemblea e l’indizione di nuove elezione per dare all’Atc Ps1 un nuovo comitato di gestione. Altrimenti si proceda al commissariamento dell’Ente”. È il commento di Coldiretti Pesaro Urbino in merito al dibattito che si è tenuto nel corso dell’Assemblea Legislativa delle Marche riguardo l’assetto dell’Ambito Territoriale di Caccia Pesaro 1.

 

CUNEO, SUBITO MISURE STRAORDINARIE CONTRO L’EMERGENZA CINGHIALI

Alla luce dell’incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con un numero di cinghiali in continuo aumento sul nostro territorio, è necessario che la Regione e la Prefettura prendano in considerazione, in via del tutto eccezionale, la possibilità di coinvolgere negli interventi di contenimento anche i cacciatori, oltre ai proprietari e conduttori di fondi, stante la sospensione dell’attività venatoria, compresa la caccia di selezione. Lo sostiene Coldiretti in riferimento alla necessità di fermare l’escalation dei danni, delle aggressioni e degli incidenti causati dalla fauna selvatica.

A complicare il momento c’è la diffusione della peste suina africana, rispetto alla quale un possibile veicolo di contagio possono essere proprio i cinghiali che non si curano di zone gialle, rosse o arancioni e il cui numero si è moltiplicato in Italia dove si stima la presenza di circa 2 milioni di esemplari.

“È una situazione – dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – che sta mettendo a rischio l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali anche in aree ad elevato pregio naturalistico e che, se non si prevedono azioni specifiche nell’immediato, tenderà ad assumere una connotazione di sempre maggiore criticità. Per questo, come alcune altre Regioni hanno fatto in questi giorni, vanno adottate delle misure specifiche ed eccezionali, altrimenti non si aiuta la ripresa e la gestione di territori già colpiti duramente dalla crisi causata dalla pandemia. Se per effetto delle misure volte al mitigare il diffondersi dell’epidemia l’attività venatoria è sospesa, occorre rendere più efficaci i Piani di contenimento”.

“La situazione venutasi a creare – aggiunge il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – è insostenibile non solo per le imprese agricole, ma anche per i cittadini la cui sicurezza non è assolutamente preservata. È indispensabile che non si perda ulteriore tempo e si adottino le misure adeguate fino al perdurare dello stato di emergenza sanitaria, prima che sia troppo tardi”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

COMO-LECCO, COVID RIDISEGNA LA PAUSA PRANZO (E COSÌ IL KM0 SI MANGIA IN UFFICIO)

Chi può torna a casa per il pranzo, ma la stragrande maggioranza (61%) pranza in ufficio o al lavoro. Senza rinunciare al “made in Lario”, con la tradizionale gavetta – o “schisceta” – dove, a farla da padrone, sono i piatti più facilmente trasportabili e riscaldabili come la pasta fatta al forno, ma non mancano altri piatti autunnali a base di polenta o patate, da riscaldare.  Il quadro della “pausa pranzo al tempo del Covid” è delineato da un’indagine di Coldiretti Como Lecco: se la maggioranza dei dipendenti si porta il pranzo per consumarlo sul posto di lavoro a distanza di sicurezza dai colleghi, un altro 27% va a casa a mangiare mentre un 4% va a prenderlo d’asporto e un ulteriore 3% si fa consegnare il cibo direttamente in ufficio. Il restante 5% delle persone approfitta invece della mensa aziendale. 

Un cambio di abitudini alimentari spinto dalle nuove limitazioni che stravolgono la pausa pranzo dopo la chiusura di bar e ristoranti nelle province di Como e Lecco e in Lombardia; ma pesano anche i timori del contagio, la necessità di evitare assembramenti ma anche per risparmiare in un momento di incertezza economica.

Una tendenza che fotografa il momento di difficoltà vissuto dalla ristorazione con le limitazioni che hanno provocato un crack da 41 miliardi per l’intero 2020 stimato da Coldiretti su dati Ismea, a causa del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus. A pesare infatti – sostiene la Coldiretti interprovinciale – non sono sole le chiusure obbligatorie e le limitazioni di orario ma anche il forte ridimensionamento della clientela durante la giornata per l’estensione dello smart working e il crollo del turismo. “A causa della pandemia – sottolinea il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi – i consumi extradomestici per colazioni, pranzi e cene fuori casa si sono di fatto annullati, con un drammatico effetto negativo a valanga sull’intera filiera agroalimentare per mancati acquisti di cibi e bevande, dal vino alla birra, dalla carne ai formaggi, ai salumi, dalla frutta alla verdura, peraltro accentuati dal crollo dei visitatori in un comprensorio – quello delle due province lariane – dove il turismo ha un ruolo determinante”.

Ma a soffrire è l’intero comparto nazionale: la spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa prima dell’emergenza coronavirus – sottolinea Coldiretti Como Lecco – era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani per un totale di 85 miliardi di euro. Nell’attività di ristorazione sono coinvolte circa 330mila tra bar, mense e ristoranti lungo la Penisola ma anche 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro.

La pausa pranzo nelle province di Como e Lecco al tempo del Covid

Come gestisci la pausa pranzo al lavoro?        %

Porto il cibo da casa                                              61%

Vado a casa a mangiare                                        27%

Compro il cibo da asporto                                      4%

Vado in mensa                                                          5%

Mi faccio consegnare il cibo in ufficio                 3%

Fonte: Elaborazione Coldiretti Sondrio

 

VARESE, COVID: STOP A VENDITE SOTTOCOSTO PER CIBI E BEVANDE

In un momento difficile per l’economia e l’occupazione “occorre intervenire con decisione per impedire le vendite sottocosto di cibi e bevande che si spingono le aziende agricole ed alimentari alla chiusura in un momento in cui è fondamentale difendere la sovranità alimentare del Paese con l’emergenza pandemia che ostacola gli scambi e favorisce accaparramenti e speculazioni”. E’ quanto ribadisce Coldiretti Varese in riferimento alla necessità di un serio intervento normativo del parlamento contro le pratiche commerciali sleali ad integrazione della Direttiva UE 2019/633.

Il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali da parte della distribuzione – sottolinea la Coldiretti prealpina – “non può essere scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato. Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti, in media meno di 15 centesimi in Italia – rimarca il presidente interprovinciale Fernando Fiori – vanno a remunerare il prodotto agricolo per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale”.

“Un’ingiustizia profonda che va combattuta rendendo più equa la catena di distribuzione degli alimenti che vede oggi sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione senza alcun beneficio per i consumatori” ha affermato il presidente nel sottolineare che “per controllare e sanzionare comportamenti sleali serve individuare un organismo di controllo con competenze e mezzi adeguati, in maniera da incidere molto più concretamente ed efficacemente di quanto fatto sino ad oggi”.

In questo periodo, peraltro, è particolarmente evidente la “forbice” di divario tra quanto riconosciuto ai produttori agricoli e il prezzo allo scaffale: emblematico è il caso delle patate: ai produttori sono pagate circa 20 cent/kg, alla distribuzione al pubblico, nel Varesotto e nelle province del Nord Lombardia, il prezzo lievita da un minimo di 85/90 cent (in grande distribuzione) fino a superare 1,30 euro/kg; rispetto allo scorso anno, sono pagate oltre il 22% in meno ai coltivatori.

Le verze passano da 50 centesimi al campo, fino a 1,50 “alla tavola” (se confezionate, si toccano i i 2,80 euro/kg); la catalogna, invece, è pagata al produttore circa 0,50 cent e al dettaglio raddoppia (ma fino a lievitare anche in questo caso a 2,80 euro/kg, confezionato). Ancor peggio le cipolle: la remunerazione media “al campo” è inferiore del 24% rispetto al 2019, con un prezzo medio di 0,26 euro/kg; al dettaglio il prezzo medio di partenza non è inferiore ai 0,70-0,80 euro/kg (nei casi più convenienti) ma si arriva facilmente a superare i 3 euro/kg, quando confezionate (e a seconda della tipologia). Ma non è solo l’ortofrutta a vedere rincari marcati nei passaggi dall’azienda agricola alla tavola dei consumatori: noto è il caso del latte fresco, pagato 35 cent/litro alla stalla e che va più che a raddoppiare al dettaglio: qui i consumatori lo riacquistano a anche a 1,60/1,70 euro/litro (e oltre) allo scaffale.                                                                                                                                                                                                                                

E’ fondamentale – continua la Coldiretti – presidiare il pieno esercizio della delega da parte del Governo ai fini dell’attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali secondo l’impianto dei principi e dei criteri stabiliti dal Senato in sede di approvazione del disegno di legge di delegazione europea. In particolare appare necessario rendere l’intervento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentare (ICQRF) funzionale al rispetto del funzionamento del mercato e delle filiere per le acquisite competenze in ambito agroalimentare. Mentre si tratta di segnalare le modalità della vendita sottocosto come parametro di controllo obbligatorio per accertare la violazione della condotta commerciale dell’operatore economico in base al semplice superamento dei costi medi di produzione elaborati dall’ Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) per evitare forme di abuso derivante dalla posizione di forza che le imprese della trasformazione e della distribuzione mostrano rispetto alle imprese agricole.

 

NOVARA – VCO, CINGHIALI: SERVONO URGENTEMENTE MISURE STRAORDINARIE

“Alla luce del fatto che il numero dei cinghiali è in continuo aumento sul nostro territorio, e del fatto che le Province presentano carenze strutturali in termini di organico per attuare i piani di controllo, ci uniamo alla richiesta portata avanti a livello regionale dalla nostra organizzazione e chiediamo che la Regione e la Prefettura prendano in considerazione, in via del tutto eccezionale, la possibilità di coinvolgere, oltre ai proprietari e conduttori di fondi, anche i cacciatori, nell’attuare gli interventi di contenimento. Facciamo nuovamente presente anche che, nonostante le nostre richieste, i giorni passano e non abbiamo ricevuto ancora alcuna risposta dalla provincia di Novara riguardo all’andamento delle attività di contenimento e ai risultati fino ad oggi ottenuti”, ricorda ancora una volta Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara – Vco, rispetto alla situazione che vede la necessità di fermare l’escalation dei danni, delle aggressioni e degli incidenti causati dalla fauna selvatica.

A complicare il momento c’è la diffusione della Peste Suina Africana, rispetto alla quale un possibile veicolo di contagio possono essere proprio i cinghiali, che non si curano di zone gialle, rosse o arancioni e il cui numero si è moltiplicato in Italia, dove si stima la presenza di circa 2 milioni di esemplari.

“Va mantenuta alta l’attenzione rispetto ad una situazione che sta mettendo a rischio l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali anche in aree ad elevato pregio naturalistico e che, se non si prevedono azioni specifiche nell’immediato, tenderà a diventare sempre più critica”, insiste Baudo. “Per questo, come alcune altre regioni hanno fatto in questi giorni, vanno adottate delle misure specifiche e ‘non consuete’, altrimenti non si aiuta la ripresa e la gestione dei territori già colpiti dalla crisi causata dalla pandemia e, in alcune zone, dal maltempo. La situazione è insostenibile non solo per le imprese agricole, ma anche per i cittadini la cui sicurezza non è assolutamente preservata. È necessario muoversi prima che sia troppo tardi e come Coldiretti ci stiamo organizzando per istituire nuovi corsi di formazione per altri tutor che possano essere di supporto alla Provincia nell’attività di contenimento”.

 

VARESE, COVID: STOP A VENDITE SOTTOCOSTO PER CIBI E BEVANDE  

In un momento difficile per l’economia e l’occupazione “occorre intervenire con decisione per impedire le vendite sottocosto di cibi e bevande che si spingono le aziende agricole ed alimentari alla chiusura in un momento in cui è fondamentale difendere la sovranità alimentare del Paese con l’emergenza pandemia che ostacola gli scambi e favorisce accaparramenti e speculazioni”. E’ quanto ribadisce Coldiretti Varese in riferimento alla necessità di un serio intervento normativo del parlamento contro le pratiche commerciali sleali ad integrazione della Direttiva UE 2019/633.

Il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali da parte della distribuzione – sottolinea la Coldiretti prealpina – “non può essere scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato. Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti, in media meno di 15 centesimi in Italia – rimarca il presidente interprovinciale Fernando Fiori – vanno a remunerare il prodotto agricolo per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale”.

“Un’ingiustizia profonda che va combattuta rendendo più equa la catena di distribuzione degli alimenti che vede oggi sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione senza alcun beneficio per i consumatori” ha affermato il presidente nel sottolineare che “per controllare e sanzionare comportamenti sleali serve individuare un organismo di controllo con competenze e mezzi adeguati, in maniera da incidere molto più concretamente ed efficacemente di quanto fatto sino ad oggi”.

In questo periodo, peraltro, è particolarmente evidente la “forbice” di divario tra quanto riconosciuto ai produttori agricoli e il prezzo allo scaffale: emblematico è il caso delle patate: ai produttori sono pagate circa 20 cent/kg, alla distribuzione al pubblico, nel Varesotto e nelle province del Nord Lombardia, il prezzo lievita da un minimo di 85/90 cent (in grande distribuzione) fino a superare 1,30 euro/kg; rispetto allo scorso anno, sono pagate oltre il 22% in meno ai coltivatori. Le verze passano da 50 centesimi al campo, fino a 1,50 “alla tavola” (se confezionate, si toccano i 2,80 euro/kg); la catalogna, invece, è pagata al produttore circa 0,50 cent e al dettaglio raddoppia (ma fino a lievitare anche in questo caso a 2,80 euro/kg, confezionato). Ancor peggio le cipolle: la remunerazione media “al campo” è inferiore del 24% rispetto al 2019, con un prezzo medio di 0,26 euro/kg; al dettaglio il prezzo medio di partenza non è inferiore ai 0,70-0,80 euro/kg (nei casi più convenienti) ma si arriva facilmente a superare i 3 euro/kg, quando confezionate (e a seconda della tipologia). Ma non è solo l’ortofrutta a vedere rincari marcati nei passaggi dall’azienda agricola alla tavola dei consumatori: noto è il caso del latte fresco, pagato 35 cent/litro alla stalla e che va più che a raddoppiare al dettaglio: qui i consumatori lo riacquistano a anche a 1,60/1,70 euro/litro (e oltre) allo scaffale.                                                                                                                                                                                                                                 

E’ fondamentale – continua la Coldiretti – presidiare il pieno esercizio della delega da parte del Governo ai fini dell’attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali secondo l’impianto dei principi e dei criteri stabiliti dal Senato in sede di approvazione del disegno di legge di delegazione europea. In particolare appare necessario rendere l’intervento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentare (ICQRF) funzionale al rispetto del funzionamento del mercato e delle filiere per le acquisite competenze in ambito agroalimentare. Mentre si tratta di segnalare le modalità della vendita sottocosto come parametro di controllo obbligatorio per accertare la violazione della condotta commerciale dell’operatore economico in base al semplice superamento dei costi medi di produzione elaborati dall’ Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) per evitare forme di abuso derivante dalla posizione di forza che le imprese della trasformazione e della distribuzione mostrano rispetto alle imprese agricole.

 

Appuntamenti

 

LOMBARDIA: DONNE, FIORI ANTI VIOLENZA AL MERCATO CONTADINO DI PORTA ROMANA

Mercoledì 25 e sabato 28 novembre

Con l’emergenza Coronavirus sono più che raddoppiate le chiamate provenienti dalla Lombardia al 1522, il numero gratuito di pubblica utilità anti violenza e stalking: da marzo a giugno di quest’anno, infatti, sono state 2.082 rispetto alle 956 dell’anno precedente, con un aumento del 118%. È quanto afferma la Coldiretti regionale sulla base dei dati Istat, alla vigilia della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nell’annunciare il via dell’iniziativa di sensibilizzazione al mercato contadino di Campagna Amica in Porta Romana a Milano, promossa dal gruppo Donne Impresa di Coldiretti Lombardia.

Nelle giornate di mercoledì 25 e sabato 28 novembre – spiega la Coldiretti Lombardia – i consumatori, che si recheranno a fare la spesa al farmers’ market di via Friuli 10/A o che si faranno recapitare a casa i prodotti degli agricoltori, riceveranno in regalo un bulbo di fiore accompagnato dallo slogan “Coltiviamo il rispetto. Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”.

“L’invito è prendersi cura di questi fiori – commenta Wilma Pirola, responsabile Donne Impresa Coldiretti Lombardia – per farli sbocciare e crescere sui balconi o in giardino, con tutte le attenzioni di cui necessitano, senza fretta e senza prepotenza. Solo così si potrà godere della loro bellezza e unicità”. “Il fiore – conclude Wilma Pirola – simboleggia tutte le donne: con questo gesto, quindi, vogliamo ricordare che la violenza non è mai una soluzione e non può mai essere giustificata. Un rapporto basato su abusi fisici o psicologici non è accettabile e ogni persona che lo subisce dovrebbe sentirsi sicura di denunciare, senza provare vergogna o temere per la propria incolumità”.

 

ROMA: INAUGURAZIONE DEL NUOVO MERCATO DI CAMPAGNA AMICA A CERVETERI

Mercoledì 25 novembre

Sarà inaugurato domani, mercoledì 25 novembre, il nuovo mercato di Campagna Amica a Cerveteri. Un appuntamento che si ripeterà ogni settimana dalle 8 alle 13,30 in via Aurelia al chilometro 41.600, dove sarà possibile acquistare frutta e verdura di stagione, cibi genuini e a chilometro zero direttamente dai nostri agricoltori. Tra i prodotti anche quelli della biodiversità romana, il cacio fiore di Columella, i broccoli romaneschi e poi ancora le zucchine in fiore e le coppiette di maiale, le uova, i salumi e i formaggi freschi e stagionati, oltre all’olio e al vino.

Tutto si svolgerà nel pieno rispetto delle norme antiCovid e in massima sicurezza, con ingressi contingentati e misurazione della temperatura con termoscanner, oltre ai dispositivi di “Registriamo un aumento relativo all’apertura di nuovi mercati – dice il presidente di Coldiretti Roma, Niccolò Sacchetti – che supera il 30 per cento con una domanda sempre crescete. Un segnale positivo che trova riscontro anche nel rapporto di fiducia, che si instaura tra consumatori e i nostri produttori, che sono in grado di far riscoprire sapori e ricette per preparare piatti tipici del territorio. Un ringraziamento vogliamo rivolgerlo al sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, all’assessore alle Politiche Agricole,Riccardo Ferri e all’amministrazione comunale, con la quale abbiamo lavorato in sinergia per l’apertura del nuovo mercato”.

 

VERONA: RISO, RAI 3 GEO & GEO SI COLLEGA CON L’AZIENDA AGRICOLA MELOTTI

Giovedì 26 novembre

Collegamento in diretta durante la trasmissione di Rai 3 Geo & Geo con Isola della Scala, territorio vocato alla risicoltura. Giovedì 26 verso le ore 17, la conduttrice Sveva Sagramola si collegherà con l’azienda agricola Melotti, socia di Coldiretti Verona, per conoscere la coltivazione e i metodi di lavorazione del riso Vialone nano e Carnaroli. Nell’occasione, Gianmaria Melotti con gli altri componenti della famiglia mostrerà antichi macchinari per la lavorazione del riso e i vari prodotti che si possono ottenere dalla lavorazione del cereale.

Durante la trasmissione, saranno illustrate anche ricette tipiche realizzate con le varietà di riso prodotte e il “dolce di Rosetta”, specialità della famiglia Melotti.