COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 22 ottobre 2019

22 Ottobre 2019
News La Forza del Territorio del 22 ottobre 2019

Primo piano

ALESSANDRIA

ESONDAZIONI E ALLAGAMENTI, DANNI PER LE PRODUZIONI AGRICOLE

Coldiretti Alessandria sul territorio impegnata nell’assistenza alle aziende colpite dal maltempo 

Campagne sott’acqua e stalle allagate. Il maltempo ha sommerso i terreni e le colture con danni alle produzioni agricole, con serre inondate e semine a rischio.

Da un primo monitoraggio di Coldiretti Alessandria si evidenziano situazioni di forte criticità non solo per le aziende che si trovano nelle aree golenali ma anche per molti corsi d’acqua, torrenti e rii con piene ed esondazioni nei terreni agricoli. 

Passata la fase più critica resta la conta dei danni, ingenti, che si sono verificati un po’ in tutta la provincia ma soprattutto nella zona dell’Ovadese, Acquese e in tutto il Novese, a Gavi e nelle frazioni limitrofe.

Stalle sommerse e aziende isolate, semine compromesse, vigili del fuoco e protezione civile al lavoro per riuscire a raggiungere gli animali e le cascine.

Ortaggi, colture orticole, serre allagate, distrutti i raccolti di insalata, zucche, zucchine e finocchi. Le coltivazioni di grano e degli altri cereali invernali (grano-orzo-triticale) spazzate via dalla forza dell’acqua.

Una situazione che riporta in primo piano la necessità della messa in sicurezza dei corsi d’acqua in generale: da sempre una priorità che diventa un vero e proprio problema non risolto quando si parla di pulizia dei fiumi e dei torrenti che si ripresenta puntualmente ogni qual volta l’intensità delle precipitazioni sia superiore alla media.

“Il progressivo abbandono del territorio e il processo di urbanizzazione spesso incontrollata non accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque sono alla base dei problemi idrogeologici, ecco perché è necessario intervenire per invertire una tendenza che mette a rischio la sicurezza del Paese. – afferma il Presidente della Coldiretti di Alessandria Mauro Bianco – Una situazione aggravata proprio dai cambiamenti climatici che si manifestano con sempre maggiore frequenza. Serve una nuova “politica del suolo” più sensibile alla salvaguardia del territorio e che imponga un freno alla cementificazione selvaggia e all’abbandono delle aree più svantaggiate”.

“Coldiretti Alessandria in queste ore è impegnata nel monitoraggio, nella verifica dei danni e nell’assistenza alle imprese colpite. La prevenzione deve essere una priorità se non si vuole pagare ogni volta il conto di decine di milioni di euro di danni. – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – Per intervenire, non bisogna aspettare la calamità naturale ma servono politiche mirate contro la cementificazione selvaggia e l’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato”.

Nelle prossime ore condizioni meteo in miglioramento ma i livelli dei principali corsi d’acqua continuano ad essere costantemente monitorati dall’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente e dall’Aipo.

 

 

Dal territorio

LIGURIA, MALTEMPO: STALLE ISOLATE E ALLEVATORI BLOCCATI CON I PROPRI ANIMALI

Diverse decine di mucche bloccate insieme agli allevatori in diverse stalle rimaste isolate fra Masone, Campo Ligure e Rossiglione, i centri della Valle Stura (Genova) colpiti nelle ultime ore da una bomba d’acqua che ha provocato frane e disagi. Lo rende noto la Coldiretti Genova in base alle segnalazioni dei tecnici della zona.

Un tratto della strada provinciale 456 del Turchino nei pressi di Campo Ligure – spiegano i tecnici della Coldiretti provinciale – è bloccata per il crollo di un’antica chiesetta e le strade che la collegano alle località più interne sono interessate da numerose frane e smottamenti; in particolare sono difficilmente percorribili Via alla Migia nella località Maddalena dove opera un allevatore con una ventina di mucche da latte e Via Mongrosso  dove c’è una stalla con altrettanti animali in mungitura.

Ma i maggiori disagi – specificano i tecnici di Coldiretti – si registrano lungo la strada che da Rossiglione collega la Valle del Berlino, bloccata per via degli smottamenti provocati dall’acqua caduta con violenza che rendono completamente isolata una stalla con una trentina di bovini di razza piemontese.

È andata meglio invece ad un allevatore della Val Gargassa, a Rossiglione, che questa mattina con non poche difficoltà è riuscito a far transitare un camion di mangime proveniente da Ovada e diretto alla sua stalla con oltre un centinaio di mucche da latte.

Il timore – proseguono i tecnici dell’Organizzazione agricola – è duplice: da un lato, qualora le strade non venissero ripulite nel giro di poche ore, gli allevatori avrebbero difficoltà a garantire l’alimentazione necessaria ai propri animali, dall’altra nuove piogge che dovessero imperversare nei prossimi giorni potrebbero ulteriormente complicare la situazione.

“Sono gli effetti dei cambiamenti climatici con l’eccezionalità degli eventi atmosferici che è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – evidenziano Valerio Sala e Francesco Goffredo Presidente e Direttore di Coldiretti Genova – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. La nuova perturbazione si è abbattuta su una delle regioni più fragili della Penisola, la Liguria, che ha ben il 100% dei comuni con parte del territorio a rischio idrogeologico. A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio italiano è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire oltre ¼ della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari.  Per questo – concludono Sala e Goffredo –   dobbiamo difendere il nostro patrimonio agricolo e la nostra disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne”.

PIEMONTE, MALTEMPO: POLITICA DI PREVENZIONE, TECNICI AL LAVORO PER MONITORARE

 Il Po si è gonfiato di oltre 3,5 metri nelle ultime 24 ore sotto la spinta dei nubifragi che si sono abbattuti sul nord Italia fra il Piemonte, la Liguria e la Lombardia. E’ quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti sui livelli del grande fiume al Ponte della Becca a Pavia in relazione all’ultima ondata di maltempo che sta causando frane e allagamenti, con morti e dispersi. Sotto pressione anche i grandi laghi del nord con il Maggiore che è vicino al massimo storico del periodo con un grado di riempimento di oltre il 160% e un’altezza di 198 centimetri sopra lo zero idrometrico.

In Piemonte, a risentirne maggiormente è la provincia di Alessandria, soprattutto nella zona dell’Ovadese, Acquese, in tutto il Novese e a Gavi, ed, in forma meno grave, la zona a nord, dove a Crodo, in provincia di Verbania, è stata chiusa la statale per la caduta di una frana.

“Purtroppo questi sono i frutti dei cambiamenti climatici – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –  con l’eccezionalità degli eventi atmosferici che è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione. Sempre più frequentemente si tratta di eventi violenti con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono. Una situazione che riporta in primo piano la necessità della messa in sicurezza dei corsi d’acqua in generale: da sempre una priorità che diventa un vero e proprio problema non risolto quando si parla di pulizia dei fiumi e dei torrenti che si ripresenta puntualmente ogni qual volta l’intensità delle precipitazioni sia superiore alla media. I nostri tecnici in queste ore stanno monitorando prontamente la situazione e stanno facendo la conta dei danni e delle imprese colpite, cercando di raggiungerle dove ancora non è stato possibile per le vie di comunicazione interrotte. Nonostante le condizioni meteo siano in miglioramento, i livelli dei principali corsi d’acqua continuano ad essere costantemente monitorati dall’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. A fronte di quanto accade, non appena ci sono casi di pioggia intensa, è opportuno –concludono Moncalvo e Rivarossa – difendere sempre più il nostro patrimonio agricolo che deve avere un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico”.

COMO-LECCO, CINGHIALI: OLTRE AI DANNI, LE BEFFE DELLA BUROCRAZIA 

Giorno per giorno, continua ad aggravarsi il bollettino dei danni da selvatici: dalla Valsassina all’Alto Lago, dalla Val d’Intelvi e Val Menaggio si susseguono le invasioni di cinghiali e selvatici che, per l’intera annata, hanno rovinato i raccolti e tolto il sonno ai produttori.

E, come se non bastasse, talvolta al danno si unisce la beffa: come nel caso di un’allevatrice della provincia di Lecco che attende ormai da oltre tre mesi la stima dei danni subiti. Un caso-limite che ci porta indietro “agli inizi di luglio, inizio della fienagione dopo settimane di maltempo. Proprio in quei giorni, i miei prati subirono le prime invasioni, cui è seguita la mia domanda per accertamento danni datata 3 luglio” racconta Valentina Meoli, allevatrice a Campofiasco di Vendrogno.

“Essendo pronta la coltura, entro sette giorni avrei dovuto ricevere informazioni sulla visita degli ispettori. Nessuna risposta, né a quella, né alle successive istanze. Il fieno, ovviamente, alla fine l’ho tagliato ma aspetto ancora. La produzione della mia azienda è crollata: dalle 1.800 balle di fieno a 600, un terzo: il maltempo, certamente, ci ha messo del suo, ma i cinghiali mi hanno impedito di fare quattro bei tagli… invece ne abbiamo fatti tre solo nei prati pianeggianti e addirittura uno soltanto in quelli in altura. A livello economico, si tratta di migliaia di euro di danni”. 

Non si tratta del solo conto economico: “La scorsa estate i cinghiali me li sono trovati fuori dalla porta di casa, solo la presenza dei cani li ha allontanati. Abbiamo paura, qui non si tratta di difendere solo il nostro diritto di lavorare, ma di vivere in queste zone invase”.

“E’ la dimostrazione che non si tratta più di un problema di natura agricola, ma di sicurezza” commenta Emanuele Bezzi, segretario di zona della Coldiretti lecchese. “Un allarme peraltro riconosciuto dalla Prefettura di Lecco, che aveva convocato nelle scorse settimane una riunione coi sindaci. Aspettiamo un nuovo incontro che dovrebbe ora stabilire le azioni da attivare”.

L’allarme, intanto, potrebbe avere una nuova, ulteriore recrudescenza “anche a fronte della grande produzione di castagne dei nostri boschi: attratti dai frutti, c’è il pericolo che i cinghiali continuino ad invadere, ancor più di prima, le aree abitate sul limitare dei boschi, comprese le strade che li attraversano. Si tratta di un’abbondanza di cibo che, peraltro, potrà comportare una maggior prolificazione di queste bestie, aumentando ulteriormente un problema già fuori controllo”.

Per Coldiretti Como Lecco “si è davvero passato ogni limite del reale”. Lo ribadiscono Fortunato Trezzi, presidente interprovinciale, insieme a Roberto Magni, vicepresidente e vertice dei coltivatori diretti lecchesi: “Cinghiali che passeggiano tranquillamente nelle nostre città nelle prime ore del mattino, come avvenuto a Como; selvatici che invadono persino i cimiteri, mangiando i fiori destinati ai nostri cari. Leggendo la cronaca delle ultime settimane c’è da restare increduli… invece è tutto vero e documentato. Come detto, siamo di fronte a un vero allarme sociale e di sicurezza, oltrechè economico per quanto riguarda le imprese, che continuano a essere invase da un capo all’altro delle due province. I danni provocati nelle due province lo scorso anno sono stati pari a 350 mila euro, nel 2019 sicuramente saranno molti di più. Le imprese agricole sono esasperate e hanno ragione: i cittadini e gli automobilisti hanno paura: oggi, un poco piacevole “incontro ravvicinato” con un cinghiale non è più un’ipotesi remota nemmeno entro i confini urbani delle nostre città… perché, appunto, è già successo e potrebbe accadere nuovamente da un momento all’altro”.

PIEMONTE, CASTAGNE: ANNATA DI OTTIMA QUALITÀ PER LE CASTAGNE MADE IN PIEMONTE 

L’autunno richiama alla mente le castagne che, effettivamente, spopolano nei boschi piemontesi in questo periodo. In Piemonte sono 12.000 gli ettari di castagneto da frutto coltivati, la produzione è di 140 mila quintali per un fatturato che sfiora i 20 milioni di euro.

“Rispetto allo scorso anno si segnala solo un lieve calo produttivo nella nostra regione, stimabile intorno al meno 10-15%, quindi un fenomeno ridotto rispetto al trend nazionale, ma è da sottolineare l’elevata qualità con pezzature buone, grazie alla regolarità della pioggia in primavera ed estate, e frutti veramente sani – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Il Piemonte, oltretutto, vanta due Igp: la castagna Cuneo ed il marrone della Val Susa che vanno sicuramente valorizzate dal mondo commerciale con azioni promozionali mirate affinché l’Igp non resti una semplice dicitura ma diventi uno strumento di crescita economica a beneficio dei produttori e del territorio. Ai consumatori consigliamo sempre di far attenzione nel momento dell’acquisto poiché il rischio può essere quello di portare a tavola castagne straniere, provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e Grecia, considerato l’aumento record del 18% delle importazioni nei primi sei mesi dell’anno.  Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Per questo invitiamo i consumatori a prestare attenzione alla qualità ed ad acquistare presso i punti vendita aziendali o nei mercati di Campagna Amica per assicurarsi vere castagne Made in Piemonte”.

PUGLIA, LAVORO: COMPETITIVITÀ MADE IN ITALY MENO BUROCRAZIA E PIÙ TRASPARENZA 

“È necessario investire sul futuro competitivo delle imprese agricole, percorrendo insieme ai lavoratori l’unica strada possibile della crescita, tenendo conto dello scenario europeo. Le nostre imprese sono spesso penalizzate dai costi di burocrazia e lavoro, con una tassazione sul lavoro stagionale più alta che in Paesi come Francia e Spagna. Occorre rafforzare la catena della legalità in agricoltura, minacciata e indebolita dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne, dove i prodotti agricoli sono pagati sottocosto pochi centesimi”. E’ quanto ha detto il presidente di Coldiretti Bari BAT, Savino Muraglia, all’incontro con il Prefetto della BAT, Emilio Dario Sensi, sottolineando la necessità di “una grande azione di responsabilizzazione dal campo allo scaffale – ha aggiunto Muraglia – per garantire che dietro tutti i prodotti agricoli e agroalimentari in vendita, italiani e stranieri, ci sia un percorso di qualità che riguardi l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore”.

Non è rinviabile e derogabile l’operazione di trasparenza e di emersione, mettendo a punto un patto di emancipazione dell’intero settore agricolo in grado di distinguere chi oggi opera in condizioni di sfruttamento e di illegalità da chi produce in condizioni di legalità come dimostrano i 322mila immigrati, provenienti da ben 169 diverse nazioni, assunti regolarmente in agricoltura. “Gli imprenditori agricoli hanno il diritto di lavorare con serenità. La “Rete del lavoro agricolo di qualità” è un archivio utile a misurare e ad attestare il livello di legalità di un’impresa. L’importante è che non diventi uno strumento per controlli interforze in campagna proprio sulle aziende agricole che hanno scelto un percorso di trasparenza e di etica del lavoro”, ha insistito il presidente Muraglia.

A 3 anni dall’approvazione della legge sul caporalato, l’esperienza dimostra che la necessaria repressione da sola non basta ed è invece necessario – ha sottolineato Coldiretti Bari BAT – agire anche sulle leve economiche che spingono o tollerano lo sfruttamento, come il “caporalato bianco” che alimenta la insostenibile competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di “dumping sociale e sanitario” che consente di ottenere il miglior prezzo possibile sul mercato.  “Per questo occorre affiancare le norme sulla legalità e sui corretti rapporti di lavoro, anche attraverso una nuova trattativa sul rinnovo dei contratti di lavoro provinciali, all’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti. Esiste un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera favorito anche da pratiche commerciali sleali – ha denunciato Muraglia – nonostante il codice etico firmato dal Ministero delle Politiche Agricole e dalle principali catene della grande distribuzione, che avrebbe dovuto evitare questo fenomeno che spinge a prezzi di aggiudicazione che non coprono neanche i costi di produzione”. Necessario tagliare la burocrazia a carico delle imprese “per aiutarle a recuperare qualche punto di Pil – ha incalzato Muraglia – passando attraverso il pit stop della legge anti caporalato in tempi brevi e certi, uno strumento da non stravolgere, ma certamente da migliorare nelle parti che non hanno funzionato, prevedendo azioni comuni da intraprendere per far incontrare in maniera trasparente domanda e offerta di lavoro in agricoltura”.

Vanno bloccate le aste capestro on line al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione e alimentano nelle campagne la dolorosa piaga del caporalato, secondo quanto ha ribadito Coldiretti Bari BAT, nel commentare positivamente l’approvazione alla Camera della proposta di legge che introduce il divieto della vendita sottocosto dei prodotti agroalimentari e in particolare delle aste elettroniche a doppio ribasso.

“Si aggravano così i pesanti le distorsioni dal campo alla tavola, visto che per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi fino ai formaggi”, ha incalzato il presidente Muraglia.

Determinante la stretta sulla semplificazione in materia di lavoro in agricoltura – ha segnalato Coldiretti Bari BAT – per 100mila operai agricoli pugliesi con la firma della bozza di Decreto interministeriale dei Ministeri della Salute e dell’Agricoltura con capofila il Ministero del Lavoro. Due le anticipazioni decisive che alleggeriscono tempi, costi e peso della burocrazia, le visite mediche che diventeranno biennali per i lavoratori agricoli e saranno fatte presso le ASL o gli enti bilaterali e la semplificazione degli adempimenti legati alla formazione, allentando costi e tempi, anche in considerazione dei tanti lavoratori stranieri stagionali impiegati nelle aziende agricole pugliesi. I contenuti della bozza di Decreto, alla cui definizione ha collaborato attivamente il responsabile nazionale Lavoro e Relazioni Sindacali di Coldiretti Magrini, è stato condivisa dal mondo delle imprese agricole e dai sindacati dei lavoratori ed è un grande passo avanti lungo il percorso di semplificazione e sussidiarietà necessarie a recuperare lo spread di competitività delle imprese agricole pugliesi in Europa, considerato che l’attività legislativa rimanda spesso a provvedimenti amministrativi che alimentano una tecnocrazia insopportabile.

BRESCIA, MALTEMPO, IL PO SALE DI 3,5 METRI IN 24 ORE 

Il Po si è gonfiato di oltre 3,5 metri nelle ultime 24 ore sotto la spinta dei nubifragi che si sono abbattuti sul Nord Italia fra Piemonte, Liguria e Lombardia. E’ quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti sui livelli del grande fiume al Ponte della Becca a Pavia in relazione all’ultima ondata di maltempo, che sta causando frane e allagamenti, con morti e dispersi.

Sotto pressione – sottolinea la Coldiretti – anche i grandi laghi del nord con il Maggiore che è vicino al massimo storico del periodo con un grado di riempimento di oltre il 160% e un’altezza di 198 centimetri sopra lo zero idrometrico. Lo stato del Po – spiega la Coldiretti – è emblematico della situazione di sofferenza del bacino idrografico del nord in cui si sono verificati smottamenti ed esondazioni dei corsi d’acqua dopo giorni di pioggia torrenziale con l’Italia colpita da più di 3 nubifragi al giorno dall’inizio dell’autunno con tempeste, vento e grandine lungo la Penisola, il 18% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Sono gli effetti dei cambiamenti climatici con l’eccezionalità degli eventi atmosferici che è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – evidenzia la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

La nuova perturbazione si abbatte sulle regioni più fragili della Penisola con Piemonte e Liguria che hanno ben il 100% dei comuni con parte del territorio a rischio idrogeologico, mentre la Lombardia è all’84,4%, in una situazione in cui a livello nazionale ci sono ben 7275 comuni a rischio, il 91,3% del totale.

A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio italiano è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire oltre ¼ della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari.  Per questo – conclude la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne.

RAVENNA, CIMICE ASIATICA: “BENE 80 MLN CONTRO LA STRAGE NEI FRUTTETI 

Non conosce sosta il pressing avviato da Coldiretti a tutti i livelli, dalle istituzioni statali e regionali alle amministrazioni pubbliche locali, al fine di assicurare un futuro alla frutticoltura e quindi all’agricoltura della nostra provincia, martoriata come non mai da importazioni selvagge e sfasamenti climatici, ma soprattutto dal flagello cimice asiatica, l’ennesima criticità che si è abbattuta su di un settore costretto da troppi anni a convivere con una strutturale crisi dei prezzi alla produzione. Un primo ma importante e concreto passo avanti per aiutare le imprese agricole colpite dall’invasione della cimice asiatica è stato fatto proprio nelle ultime ore con l’annuncio da parte del Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova dell’inserimento di 80 milioni di euro nella legge di bilancio in favore delle aziende danneggiate insieme alla possibilità di una moratoria sui mutui.

Bastano pochi numeri per comprendere perché il parassita giunto dall’Oriente stia mettendo in serio pericolo gli investimenti dei nostri imprenditori e quindi l’intera tenuta del comparto ortofrutticolo, colonna portante dell’agricoltura ravennate. In Emilia Romagna la produzione di pere, pesche, nettarine, ciliegie, kiwi, albicocche e piante da vivai ha subito perdite che in alcune aziende sono arrivate al 100%, con danni stimati in almeno 250 milioni di euro. Una situazione drammatica che Coldiretti ha affrontato a più riprese in un dialogo serrato con Regione Emilia-Romagna e Governo, a partire dal Premier Giuseppe Conte e dal ministro Bellanova, entrambi presenti sia al Villaggio Coldiretti di Bologna che al Forum internazionale di Cernobbio.

“Gli interventi per affrontare l’emergenza annunciati dal Ministro – afferma il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte – vanno ora accompagnati da misure strutturali per superare i ritardi burocratici nella lotta all’insetto killer. Dalla rapida introduzione della vespa samurai, il nemico naturale della cimice, al potenziamento della difesa fitosanitaria e della ricerca atta a trovare ogni possibile soluzione a contrasto della diffusione e della permanenza di questa calamità giunta dall’Oriente. Ma occorre anche – prosegue Dalmonte – individuare modalità di intervento automatico a livello comunitario di fronte al moltiplicarsi dell’arrivo di parassiti alieni favoriti dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione degli scambi. In questo contesto serve soprattutto un cambio di passo nelle misure di prevenzione a livello comunitario dove una politica europea eccessivamente permissiva consente troppo spesso l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i nostri prodotti nazionali quando vengono esportati”. In gioco c’è il futuro della nostra frutticoltura e dei tanti giovani che hanno investito e stanno tuttora investendo in agricoltura, è evidente dunque l’importanza che assumono, non solo in termini economici, ma anche occupazionali e quindi sociali, tutti questi interventi a difesa delle produzioni e del reddito.

TREVISO, GIORGIO POLEGATO E’ ACCADEMICO ITALIANO DELLA VITE E DEL VINO 

Il presidente di Coldiretti Treviso, Giorgio Polegato, patron Astoria, è stato riconosciuto membro dell’Accademia italiana della vite e del vino. La cerimonia di ingresso si è svolta nella tenuta astoria di Refrontolo alla presenza del presidente dell’Accademia Prof Antonio Caló e dell’avv Danilo Riponti (nella foto con Polegato). “Gli accademici vengono scelti fra persone che si siano distinte negli studi e nella tecnica, nelle attività vitivinicole, nella valorizzazione dei prodotti di pregio e nelle scienze agrarie ed economico-giuridiche ad esse attinenti – spiega Calò – Un profilo che calza perfettamente con la figura di Giorgio Polegato”. 

L’Accademia Italiana della Vite e del Vino venne costituita a Siena, su pro-posta del Comitato Nazionale Vitivinicolo, il 30 luglio 1949, con 1’intento di dar vita ad un centro atto a promuovere il progresso vitivinicolo italiano.

PUGLIA, AGROMAFIE: PUGLIA TERZO POSTO PER INFILTRAZIONE CRIMINALE 

Mettendo le mani sull’agroalimentare in territori dove l’agricoltura è il settore economico centrale, la malavita si infiltra in modo capillare nella società civile, condizionando la vita quotidiana della persone e affermando il proprio controllo sul territorio pugliese, dove l’indice di permeabilità delle agromafie raggiunge quota 100 a Foggia, 66,80 a Brindisi, 44,75 nella BAT, 34,56 a Taranto, 30,75 a Bari e, infine, 25,94 a Lecce. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, in merito ai sabotaggi delle cantine a Torremaggiore e San Severo con migliaia di litri di vino sversato nelle campagne, analizzando i dati del rapporto Agromafie dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura di Coldiretti.

“La Puglia è al terzo posto della classifica nazionale, con un livello di infiltrazione criminale pari all’1,31. Emerge, tra l’altro, come il fenomeno delle agromafie, nel corso degli ultimi anni, abbia accresciuto la propria intensità in particolar modo in Puglia, con Bari all’1,39%, Taranto all’1,30%, Barletta-Andria-Trani all’1,27%. La Puglia è una regione a forte vocazione agricola ed è per questo che il business delle agromafie è divenuto particolarmente appetibile”, denuncia con forza il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione le agromafie impongono i prezzi dei prodotti agricoli e la vendita di determinate produzioni agli esercizi commerciali che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali ottenuti da altre attività criminose. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. I poteri criminali si “annidano” nel percorso che uva da vino, olio, frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione.

Inoltre, dei 26.200 terreni su tutto il territorio nazionale nelle mani di soggetti condannati in via definitiva per reati che riguardano, tra l’altro, l’associazione a delinquere di stampo mafioso e la contraffazione – continua Coldiretti Puglia – ben 2.489 (il 9,5%) in Puglia sono in mano alla mafia, anche perché il processo di sequestro, confisca e destinazione dei beni di provenienza mafiosa si presenta lungo e confuso, spesso non efficace e sono numerosi i casi in cui i controlli hanno rilevato che alcuni beni, anche confiscati definitivamente, sono di fatto ancora nella disponibilità dei soggetti mafiosi.

Il Rapporto Agromafie evidenzia che tra i 20 ed i 25 miliardi di euro vengono sprecati per il mancato utilizzo dei beni confiscati sulla base delle stime dall’Istituto nazionale degli amministratori giudiziari (Inag), aggiunge Coldiretti Puglia.

“Il fronte dell’illegalità è sempre più ampio – conclude il presidente Muraglia – e riguarda la proprietà fondiaria, le infrastrutture di servizio all’attività agricola e, non da ultime, le produzioni agricole ed agroalimentari. I reati contro il patrimonio rappresentano la “porta di ingresso principale” della malavita organizzata e spicciola nella vita dell’imprenditore e nella regolare conduzione aziendale. Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciano le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali, furti delle piantine resistenti a Xylella appena messe a dimora, taglio di ceppi di uva e tiranti di tendoni, sono solo alcuni degli atti criminosi a danno degli agricoltori”.

Capitolo a parte merita – conclude Coldiretti Puglia – il mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio ‘made in Puglia’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori.

BERGAMO, LOTTA SMOG, “BONUS VERDE STRATEGICO, VA CONFERMATO IN MANOVRA”  

Bergamo, 22 ottobre 2019 – Anche per una città come Bergamo impegnata nella battaglia contro lo smog e nell’implementazione delle aree verdi è importante che venga confermato in manovra il bonus verde, per favorire con le detrazioni fiscali la diffusione di parchi e giardini capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento. E’ quanto afferma Coldiretti Bergamo nel sottolineare che sarebbe un peccato non dare ai privati la possibilità di contribuire alla sviluppo del “polmone verde” della città, con il verde urbano che negli ultimi anni ha fatto segnare una crescita costante ed è passato dai 2.097.883 mq del 2011 ai 2.787.373 mq del 2016 fino ad arrivare ai 2.820.664 mq del 2017 (elaborazione Coldiretti Bergamo su Dati Istat).

E’ importante che al lavoro svolto finora dall’amministrazione comunale – sottolinea Coldiretti Bergamo – si possano aggiungere strumenti strategici per i cittadini e unire così le forze per combattere l’inquinamento in città, frutto dell’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi che concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi.

Coldiretti Bergamo evidenzia che il bonus prevede attualmente una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili.

Poiché secondo il rapporto annuale sulla qualità dell’aria dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), l’Italia fa parte del gruppo dei Paesi Ue che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici, anche il verde nei giardini, negli orti e sui terrazzi può essere utile  per pulire l’aria e “abbassare” le temperature nei periodi grande caldo – conclude Coldiretti Bergamo -; per questo bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato considerato che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

PISTOIA, MADE IN P(I)T. CITTADINI COINVOLTI PROGETTO TERRITORIALE A.L.T.A. MONTAGNA 

Cosa pensano i cittadini della Montagna Pistoiese di servizi sanitari, istruzione, ambiente e tanto altro. Il DAGRI, dipartimento dell’Università di Firenze conduce un’indagine tra i cittadini montani sulla valutazione e sul grado di soddisfazione della vita nelle aree rurali e montane. Il questionario è una delle attività di Made in P(i)T, il Progetto Integrato Territoriale A.L.T.A. Montagna Pistoiese, che si propone di contrastare gli effetti del cambiamento climatico, migliorare la gestione delle risorse idriche, preservare la biodiversità ed il paesaggio.

Tutti i cittadini della montagna potranno compilare il questionario a partire dalla pagina ufficiale del progetto sul sito de La Voce della Montagna (https://lavocedellamontagna.it/madeinpit) e dai social network della rete Coldiretti Pistoia oppure accedendo direttamente al documento. Rispondere al questionario è utile a far crescere il territorio montano (info all’ufficio zona di San Marcello P.se 0573630474).

Accanto agli investimenti in opere di miglioramento dell’equilibrio ambientale, il Pit prevede la raccolta di informazioni tra i soggetti partecipanti al progetto (in totale 40 tra enti di ricerca, aziende agricole, associazioni, enti locali coordinati da Impresa Verde-Coldiretti Pistoia, che è capofila del Pit), e anche tra i cittadini. “È utile –spiega Coldiretti Pistoia- avere un quadro di cosa pensa la gente che vive nel contesto dove gli investimenti previsti da Made in P(i)T verranno effettuati, un milione di euro destinati all’ecosostenibilità”.

“L’obiettivo della ricerca è quello di fornire al decisore pubblico un quadro informativo utile per effettuare scelte strategiche volte al miglioramento delle condizioni di vita nelle zone marginali –aggiunge il DAGRI, sezione di Economia del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze-. I risultati ottenuti dalla elaborazione dei questionari compilati integralmente saranno utilizzati per valutare, a livello territoriale, i principali aspetti che condizionano positivamente o negativamente il livello di benessere e della qualità della vita nelle aree rurali”.

PESARO URBINO, SELVATICI ALL’ATTACCO: STRAGE INFINITA NEI PASCOLI 

Quattro mucche e due vitelli sbranati ma solo per un capo sarà riconosciuto il risarcimento previsto in caso di attacco di lupi o cani inselvatichiti. L’allarme arriva dalla zona del Catria, nei territori della Comunanza Agriaria di Serra Sant’Abbondio dove gli allevatori hanno denunciato numerose perdite. L’ultimo caso riguarda un allevamento di Frontone che ha subito, da luglio a oggi, con la mandria avviata al pascolo, ben sei perdite. I resti degli animali sono stati ritrovati in giro tra le località Valcanale, Colombara, Paiardalfieno e Poggetto. La presenza dei lupi in questi posti è confermata anche dagli ululati notturni sentiti dai residenti nella zona oltre che dalle numerose carcasse di daini e altri animali del bosco. Lo scorso anno sono stati oltre 100 gli attacchi denunciati dagli allevatori con più di 500 perdite. Capi uccisi che vengono conteggiati nei rimborsi solo se effettivamente sbranati. I capi dispersi o morti nella calca non sono compresi tra quelli rimborsabili. L’entità del rimborso, per altro, non si occupa nemmeno della perdita di reddito e spesso non arriva a coprire nemmeno le spese di smaltimento delle carcasse. “Occorre riprendere in mano – spiega Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Pesaro Urbino – il Piano di gestione del lupo che è fermo da tempo in Conferenza Stato-Regioni perché se è pur vero che sono stati fatti passi in avanti per far convivere i lupi con gli allevamenti, attraverso fondi destinati a recinti e acquisto di cani, è altrettanto chiaro che è necessario considerare anche i danni indiretti che subiscono gli allevatori in termini di mancato reddito come, ad esempio, lo stress animale che porta a minor produzione di latte. Si consideri, inoltre, – conclude Di Sante – che il pascolo allo strato brado è un’attività tradizionalmente utilizzata dagli allevatori, ma che ormai, per le continue perdite generate dagli attacchi dei lupi, rischia di scomparire definitivamente dai nostri monti, condannando all’abbandono interi territori. È assolutamente doveroso individuare delle soluzioni per la gestione dei predatori e per non costringere gli allevatori a fuggire dai pascoli”.

PUGLIA, JOB: COLDIRETTI FOGGIA, IDEE GREEN PER 8,2% START UP INNOVATIVE 

Sono nate in 1 anno 49 start up innovative in provincia di Foggia, di cui l’8,2% ha puntato su ambiente e settori green investendo su tecnologia e innovazione, iniziative imprenditoriali rigorosamente condotte per il 50% da giovani. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Puglia, sulla base dei dati della Camera di Commercio di Milano Brianza Lodi, diffusa in occasione dell’apertura di Job, il Salone del Lavoro e della Creatività, a cura dell’Università di Foggia.

“C’è bisogno di sostegno per consentire ai millenials di realizzare il proprio sogno imprenditoriale, giovani intelligenze emergenti anche in campagna. E’ grande lo sforzo creativo e di innovazione dei giovani agricoltori di Capitanata che in solitudine, senza l’aiuto di finanziamenti e sostegni regionali, stanno rivoluzionando la vita e il lavoro nelle campagne con la passione, la fierezza e la lungimiranza di chi ha scelto un percorso lavorativo in agricoltura patriottico e complesso, dove non manca il sacrificio, ma abbondano anche le soddisfazioni”, commenta Giuseppe De Filippo, presidente di Coldiretti Foggia.

Numerosi gli esempi da Oscar dei giovani innovatori dei campi e del mare, come Ezio Grieco di Manfredonia. Appassionato da sempre di pesce, sceglie un percorso in discontinuità rispetto alla tradizione di famiglia. Ha realizzato l’unico impianto in Italia di acquacultura multitrofica, con una filiera integrata e il risultato finale è il burger di pesce, un alimento ready-to-cook ovvero già pronto per essere cucinato.

Ad Orsara di Puglia Antonio Anzivino ha realizzato una linea di prodotti per avvicinare i bambini al miele, aromatizzandolo con il cioccolato e il limone, mentre Alessandra Germano a San Giovanni Rotondo alleva le galline rigorosamente all’aperto con le ‘nobiluova’ confezionate in un packaging innovativo.

Uno storico ritorno alla terra che ha portato 5mila giovani under 40 a presentare domanda per l’insediamento in agricoltura in Puglia, ma quasi 9 richieste su 10 (86%) non sono state al momento accolte per colpa degli errori di programmazione dell’Amministrazione Regionale con il rischio concreto di restituzione dei fondi disponibili a Bruxelles, denuncia Coldiretti.

“Sono ancora troppe le “molestie” che un giovane che vuole fare impresa in agricoltura si trova costretto a subire”, dice il leader di Coldiretti Giovani Impresa Foggia, Guido Cusmai. “Aspettare oltre 4 anni per poter trasformare il proprio sogno in attività imprenditoriale agricola, per colpa di una burocrazia che spesso compromette il destino di un’impresa giovane, sottrae ricchezza al territorio. Parliamo di un esercito di giovani talenti, pronto ad investire in agricoltura, costretto spesso a fare le valigie per lasciare la Capitanata in cerca di un lavoro”, conclude Cusmai.

CALABRIA, ELEZIONI CONSORZIO BONIFICA CROTONE, SI AFFERMANO LE LISTE COLDIRETTI 

Salvatore Claudio Cosimo,Salvatore Bevilacqua, Domenico Grande, Antonio Bompignano, Antonio Gentile per la prima sezione di contribuenza. Nicola Verzina, Antonio Fera, Carmine Murgi, Domenico Liberti, Pasquale Russo per la seconda. Roberto Torchia, Antonio Tambaro, Giuseppe Podella, Antonio Nicastro, Pietro Astorino per la terza. Sono questi i componenti del Consiglio dei Delegati eletti nelle elezioni del Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese che si sono svolte lo scorso 20 ottobre 2019. Nei prossimi giorni, il Consiglio, integrato dal rappresentante dei comuni facenti parte del comprensorio consortile, eleggeranno il Presidente del Consorzio e la Deputazione Amministrativa. Il responso da parte degli agricoltori/consorziati, del “Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese, che si sono recati alle urne, nei seggi allestiti in tutta la provincia, ha premiato e visto l’affermazione del programma e delle liste dei candidati della Coldiretti. Le operazioni di voto si sono svolte – comunica Coldiretti Calabria – in un clima di impegno e partecipazione. Soddisfazione è stata espressa dal presidente Interprovinciale Coldiretti di Catanzaro-Crotone- Vibo, Fabio Borrello che ha ringraziato, per l’impegno e la generosità, i dirigenti e tutta la struttura dell’Organizzazione di Crotone e i candidati neoeletti consiglieri. Le elezioni al Consorzio di Crotone, dove si è abbondantemente superato il quorum richiesto per la validità delle elezioni, con oltre il 53% degli aventi diritto al voto nella terza sezione di contribuenza, hanno confermato l’interesse per questi Enti e riconosciuto, ancora una volta, la validità del progetto messo in campo da Coldiretti Calabria. E’ un Consorzio – aggiunge Borrello – che in questi anni, grazie alla sagacia e intraprendenza del Presidente Roberto Torchia ha spinto molto sull’innovazione e progettualità rispondendo in pieno allo svolgimento dei compiti istituzionali affidati all’Ente Consortile. Il Consorzio è stato –continua – protagonista attivo e attento delle vicende che hanno riguardato la gestione della risorsa idrica in un territorio importante.  Questo modo di operare, che ha come stella polare gli agricoltori, si consoliderà e gli impegni declinati nell’ambizioso progetto, saranno portati avanti con la consapevolezza di dover realizzare servizi sempre più importanti per le imprese agricole ed agroalimentari e per il territorio che, messo in sicurezza, deve fare coesistere gli interessi legittimi delle imprese, delle popolazioni e delle Amministrazioni locali, secondo una visione di sviluppo e crescita”. Felicitazioni giungono anche dal Presidente regionale di Coldiretti Franco Aceto che commenta: “continueremo a rafforzare il sistema delle bonifiche a livello regionale sul quale siamo fortemente impegnati e determinati e questa ulteriore e democratica affermazione premia il gioco di squadra e la sintonia con il territorio”.

ANCONA, DIETA DELLO SPORTIVO DI CALABRESE PER ATLETI MEZZA MARATONA DORICA 

C’è anche Coldiretti Ancona tra i protagonisti della Mezza Maratona “Città di di Ancona”, l’iniziativa sportiva di domenica 27 ottobre organizzata dalla Sef Stamura. Gli agricoltori del territorio saranno in prima linea con i consigli utili per mantenersi in forma e per affrontare al meglio l’attività sportiva firmati Giorgio Calabresi, dietologo e volto noto al grande pubblico televisivo per le sue partecipazioni in trasmissioni come Lineablu, Porta a Porta, Medicina 33, Tg2 Salute e tante altre. Cosa mangiare in fase di preparazione atletica e cosa in fase di recupero, i cibi da evitare: il tutto in un volantino che sarà distribuito nel corso della manifestazione dall’info point Coldiretti in zona Passetto e per promuove la qualità e la genuinità del cibo del territorio.  “La giusta alimentazione – commenta la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – basata sulla eterogeneità della dieta mediterranea e sulla sicurezza alimentare dei cibi è il primo passo per una attività sportiva di qualità. Questi due elementi che rappresentano il pilastro dei bisogni di base sono indispensabili per poter condurre uno stile di vita corretto fatto di salute fisica ed equilibrio emotivo”. Gli agricoltori saranno presenti inoltre con la vendita diretta dei loro prodotti al tradizionale mercato di Campagna Amica in via Castelfidardo.

PIACENZA, IL LUPO UCCIDE ANCHE IN PIANURA 

Un feroce attacco del lupo a soli dieci chilometri dalla città. E’ accaduto a Calendasco ai danni dell’azienda agricola “Società Campogrande” e la denuncia arriva da Coldiretti Piacenza, contattata dai titolari, Luigi e Vittorio Cantoni, che all’alba di domenica hanno rinvenuto una vacca gravida morta in seguito all’aggressione nella notte. Secondo i sopralluoghi di accertamento, ad attaccare la vacca potrebbe essere stato un branco di lupi, a giudicare sia dalle modalità dell’assalto sia dalle impronte rinvenute sul posto.

“Da giorni –spiega l’allevatore piacentino – i nostri animali sono agitati, quindi probabilmente i lupi si sono avvicinati anche in altre occasioni alle stalle, per poi colpire uno degli animali più indifesi, all’ottavo mese di gravidanza”. L’azienda – circa 560 capi – è dedita alla produzione di latte. E agli animali uccisi – commenta Coldiretti Piacenza – si aggiungono i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte.  “La resistenza degli agricoltori è al limite – commenta il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti – è urgente trovare nuove modalità di azione all’interno dei piani di governo della fauna selvatica che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori. Sono necessarie misure per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga chi da generazioni porta avanti le nostre tradizioni, presidiando il territorio.

Mi riferisco – spiega il presidente – a chi tra mille difficoltà popola le montagne ma anche a realtà come questa di pianura per la quale un attacco del lupo rappresenta una triste novità”.

Oltre a denunciare l’episodio, Coldiretti Piacenza ricorda che fino al 25 ottobre è possibile presentare domanda al bando PSR 2019 per l’acquisto dei mezzi da prevenzione dei danni provocati dai selvatici. La spesa massima ammissibile per ogni singola impresa è di 2.500 euro, la minima è di 300 euro (Iva esclusa). Coldiretti Piacenza è a disposizione per fornire supporto e assistenza agli interessati.

PIEMONTE, L’EXPORT MADE IN PIEMONTE NON DEVE PAGARE IL CONTO DELLA BREXIT 

A pagare il conto della Brexit non deve essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici all’immigrazione alla sicurezza. E’ quanto afferma Coldiretti nel commentare positivamente l’accordo raggiunto sull’uscita ordinata della Gran Bretagna dall’Unione Europea.  Un risultato che evita il rischio dell’applicazione immediata delle regole WTO in caso di “hard Brexit” e quindi dell’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi e doganali alle esportazioni Made in Italy che nell’agroalimentare nel 2018 hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro e classificano la Gran Bretagna al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese nell’agroalimentare.

“La Brexit preoccupa anche per l’export del Made in Piemonte – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – anche perché tra i prodotti maggiormente apprezzati in Gran Bretagna ci sono il vino, i mirtilli ed i formaggi. In particolare, il vino piemontese viene assorbito dai britannici per il 20% della produzione e le nostre bollicine vanno per la maggiore. Tra i formaggi a farne le spese potrebbe essere, soprattutto, il Gorgonzola, tipico della nostra regione che, nell’ultimo anno, ne ha prodotto 40 mila tonnellate, circa il 50% della produzione nazionale. L’accordo raggiunto, quindi, è un passo importante per la tutela delle nostre produzioni ed, in generale, dell’agricoltura italiana, che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici all’immigrazione fino alla sicurezza. Nel prossimo quadro finanziario dell’Ue bisogna, però, evitare di indebolire proprio l’agricoltura, che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione, poiché ciò significherebbe minare le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro”.

VARESE, #EATORIGINAL, VINCE L’IMPEGNO DEL TERRITORIO: OLTRE 1 MILIONE DI FIRME

“Grazie a tutti i cittadini della nostra provincia prealpina per aver condiviso un obiettivo che si è trasformato in un successo storico: ovvero, l’aver raccolto 1,1 milioni di firme, a livello internazionale, per sostenere la petizione che chiede all’Europa di indicare in etichetta l’origine di tutti i cibi. Un’Europa che, ora, dovrà ascoltare le istanze dei consumatori”. Il commento è di Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese, che così ringrazia quanti, anche in provincia di Varese hanno offerto con la loro firma un importante apporto per la validazione della petizione europea “Eat original! Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo).

“Per chiedere alla Commissione dell’Unione Europea di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti – precisa il direttore della federazione provinciale, Giovanni Luigi Cremonesi – erano necessarie 1 milione di sottoscrizioni. Lo storico obbiettivo è stato centrato con 100 mila firme in più, raccolte in tutta Europa, ma con la decisiva mobilitazione degli italiani che hanno portato l’85% delle firme. Anche sul territorio, Coldiretti si è mobilitata, attraverso i mercati di Campagna Amica e la presenza, con propri spazi informativi, nelle principali manifestazioni ed eventi degli ultimi mesi nel Varesotto”.

La petizione promossa da Coldiretti è stata appena la settima a raggiungere l’obbiettivo del milione di firme, rispetto alle 48 presentate in 12 anni, cioè da quando l’Ice (Iniziativa dei Cittadini Europei) è stata istituita. Un traguardo tutt’altro che facile poiché, oltre a raccogliere il numero di sottoscrizioni prefissato, per essere valida la petizione deve anche superare una soglia minima di adesioni in almeno sette Paesi dell’Unione. Raggiungere l’obbiettivo è stato possibile anche grazie al sostegno di numerose organizzazioni e sindacati di rappresentanza al fianco di Coldiretti e di Fondazione Campagna Amica: dalla Fnsea (il maggior sindacato agricolo francese) alla Ocu (la più grande associazione di consumatori spagnola), da Solidarnosc (storico e importante sindacato polacco) alla Upa (l’Unione dei piccoli agricoltori in Spagna), da Slow Food a Fondazione Univerde, a Gaia (associazione degli agricoltori greci) a Green protein (Ong svedese), alle quali se ne sono poi aggiunte molte altre.

Come già anticipato, la consegna del maxi assegno che vediamo nella fotografia è avvenuta in occasione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio da parte del presidente nazionale Coldiretti, Ettore Prandini, e della delegata nazionale dei giovani agricoltori, Veronica Barbati, direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte.

La raccolta firme è durata esattamente un anno, infatti l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) era stata autorizzata dalla stessa Commissione con la Decisione Nr. 2018/1304 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 244 del 28 settembre 2018 a firma del vice presidente Franz Timmermans.

“E’ stato creato – sottolinea il presidente Fiori – un vero e proprio fronte per la trasparenza. Ora, con la consapevolezza del milione di firme raccolte in tutti i Paesi, l’Unione Europea non potrà più tenere un atteggiamento incerto e contraddittorio sull’etichettatura, come ha fatto finora, obbligando a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero”.

L’obbiettivo di Coldiretti, ora suffragato dall’iniziativa di oltre un milione di cittadini, si prefigge di rendere obbligatoria l’indicazione del paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell’Unione Europea, senza deroghe per i marchi registrati e le indicazioni geografiche. “L’etichettatura deve valere soprattutto per gli alimenti trasformati, con l’origine obbligatoria anche per gli ingredienti principali se hanno una provenienza diversa dal prodotto finale”.

La petizione chiede inoltre di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione per la produzione e i metodi di trasformazione, con lo scopo di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare.

D’altra parte le indagini rilevano come questo obiettivo sia condiviso dalla maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani che ritiene necessario superare le attuali politiche comunitarie sull’origine del cibo per contrastare un fenomeno, quello dei falsi e dei tarocchi, che solo all’Italia costa oltre 100 miliardi di euro all’anno nel mondo.

“Già oggi grazie al continuo pressing esercitato da Coldiretti, l’Italia è all’avanguardia in Europa per aver introdotto l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di molti prodotti, mentre a livello europeo si è ancora fermi alla sola carne bovina, all’ortofrutta fresca, alle uova, al miele e ai funghi e tartufi spontanei”.

 

Appuntamenti

 

VENEZIA: COLDIRETTI SPONSOR DELLA MARATONA DI VENEZIA

Domenica 27 ottobre 

E’ confermato anche per quest’anno il sodalizio siglato tra Coldiretti e VeniceMarathon, uno degli appuntamenti più attesi dai runners internazionali nella meravigliosa Venezia.

Un legame quello tra agricoltura, buona alimentazione e sport che cresce nel tempo con un’attenzione da parte degli atleti sempre maggiore verso una dieta sana ed equilibrata.

Domenica prossima 27 ottobre, durante la maratona ufficiale venicamarathon, come ormai consuetudine, frutta fresca di stagione verrà distribuita ai podisti nei punti di ristoro lungo tutto il percorso che da Strà si snoda dalla suggestiva Riviera del Brenta arrivando in riva Sette Martiri dove si troverà il traguardo della gara.

Coldiretti Venezia, distribuirà 22 quintali di arance e miyagawa provenienti dalla terra degli agrumi, fornite da una cooperativa agricola di Coldiretti Sicilia. Si tratta delle prime produzioni di arance quest’anno, disponibili nella varietà Navel e di Miyagawa, un incrocio tra pompelmo e mandarino, la cui coltura si sta diffondendo molto nel nostro Bel paese, in particolare nelle regioni della Sicilia, Basilicata e Calabria.

Un carico di vitamina C, potassio, calcio e fosforo perfetti antiossidanti naturali per l’organismo che aiuteranno gli atleti ad affrontare la performance dei 42km. “Lo scopo di questa collaborazione è quello di far gustare i frutti freschi della nostra terra, apprezzandone la stagionalità, l’origine e la salubrità con prodotti 100% Made in Italy della rete di Campagna Amica che garantisce l’identità, l’origine e la tracciabilità di tutta la filiera dal campo alla tavola” afferma il presidente di Coldiretti Venezia Andrea Colla. Un’iniziativa che rientra tra i vari percorsi di educazione alimentare e legalità nel progetto “Educazione alla Campagna Amica” presente anche nelle scuole con la partecipazione a iniziative su tutto il territorio.

Oltre a coinvolgere alunni delle scuole elementari e medie con lezioni nelle aziende agricole e in classe – spiega la Coldiretti – la rete didattica di “Educazione alla Campagna Amica” si estende in queste particolari occasioni con l’obiettivo di formare consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per fermare il consumo del cibo spazzatura e valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e il legame fra i prodotti dell’agricoltura ai cibi consumati ogni giorno. La dieta mediterranea – evidenzia la Coldiretti – è stata dichiarata la migliore dieta al mondo nel 2019 sulla base del best diet ranking 2019 elaborato dal media statunitense U.S. News & World Report, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori. La dieta mediterranea – sottolinea la Coldiretti – ha vinto la sfida tra 41 diverse alternative grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute. La dieta mediterranea ha consentito all’Italia di conquistare una speranza di vita che è tra le più alte a livello mondiale con 80,8 anni per gli uomini e 85, per le donne. Si tratta – afferma la Coldiretti – della conferma della bontà di un regime alimentare che rispecchia il valore e la grande varietà enogastronomica italiana.

Alcuni prodotti agricoli della rete di Campagna Amica si potranno trovare anche presso l’area Exposport di Venicemarathon, dove i titolari della cooperativa Saporitalia di Mestre “Punto Campagna Amica” allestiranno uno stand dove si potrà trovare pasta rigorosamente made in Italy con grano italiano, riso, confetture, succhi di frutta, gallette realizzate con il “mais sponcio”, frutta secca e vino.

Gli elementi per una buona salute ci sono tutti: sport all’aria aperta e una sana alimentazione!

 

RAVENNA: HALLOWEEN, AL MERCATO COPERTO CONTADINO UN SABATO DA PAURA!

Sabato 26 ottobre 

Il 26 ottobre in programma un sabato mattina ‘da paura’ al Mercato Coperto Contadino di Ravenna (via Canalazzo 59 – Piazza dei Carabinieri) dove bimbi, mamme e papà sono invitati al primo “Halloween a km zero”. Dalle ore 10 in programma l’agri-laboratorio gratuito di mosaico a tema ‘Costruisci la tua zucca scaccia-spiriti’ per i più piccoli (dai 4 anni) promosso da Campagna Amica Ravenna in collaborazione con Dimensione Mosaico.

A seguire mostruosa agri-merenda di stagione con i succhi di frutta 100% contadini e i biscotti di Halloween creati dall’Agrichef Gianluca Martelli dell’Agriturismo Martelli di Borgo Montone.

Il Mercato di Campagna Amica, come ogni sabato, sarà aperto dalle 8.30 alle 13 per consentire a tutti i cittadini-consumatori di fare una vera spesa sana, buona e locale!

Le altre giornate di apertura sono: martedì dalle 8.30 alle 13 e il venerdì dalle 14.30 alle 19.