COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 22 ottobre 2018

22 Ottobre 2018
News La Forza del Territorio del 22 ottobre 2018

Primo piano

MARCHE

TERREMOTO: UN RIMPALLO DI RESPONSABILITÀ INACCETTABILE

Le imprese agricole attive nelle province del cratere sismico sono diminuite di quasi il 5% rispetto a prima del terremoto. In due anni si è perso il 6% del Pil agricolo con un conto di ben 140 milioni e fanno fatica a resistere anche i 247 agriturismi nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli.

È quanto stima Coldiretti a pochi giorni dall’anniversario delle scosse di ottobre che ampliarono l’area dei danni spostandola verso nord rispetto alla prima terribile di agosto. Era il 26 ottobre 2016 quando due terremoti con epicentro Castelsantangelo sul Nera e Ussita tornarono a colpire. In un ritorno alla normalità ancora lontano, tra difficoltà abitative e lungaggini burocratiche della ricostruzione, la ripresa è legata alla tenacia delle popolazioni che non si arrendono. “Mentre continua il rimpallo di responsabilità tra chi ha il dovere e il potere di rendere attuabile un piano di ricostruzione, lo stato di emergenza non è ancora stato superato a due anni di distanza dal sisma – denuncia da Coldiretti Marche la presidente Maria Letizia Gardoni – Una situazione inaccettabile che sta dimostrando inefficienza e ingiustizia nei confronti dei tanti allevatori ed agricoltori che sono rimasti in quei luoghi, nonostante tutto. Pur di non abbandonare i loro terreni, il loro bestiame, il loro comune, continuano a portare avanti le loro attività in condizioni di disagio e incertezza.

La sopravvivenza e la rinascita di quei territori, così importanti non solo per la nostra regione ma per tutto il Paese, dipende esclusivamente dalla resistenza degli imprenditori agricoli che in questi anni ne sono stati i veri custodi e ambasciatori. Finché non si ha reale percezione di questo, difficilmente si riuscirà a risolvere il problema. Che la politica e l’amministrazione burocratica capiscano, in fretta anche se si è già in ritardo, che la straordinarietà di questo tragico evento non può essere affrontata con l’ordinarietà delle procedure”.

Attualmente sono circa 15mila le aziende del settore agroalimentare attive nelle tre province colpite con una significativa presenza di allevamenti, caseifici, salumifici e frantoi. Basti pensare alla sola raccolta del latte che, tra aziende chiuse e moduli stalla per sopperire a quelle inagibili o crollate, è scesa del 35% rispetto alla campagna pre terremoto. Coldiretti, oltre ad avviare a livello nazionale una rete di solidarietà tra agricoltori e allevatori con le iniziative come “adotta una mucca” o “dona un ballone”, dalle Marche ha sempre sollecitato la politica affinché rendesse più snella la burocrazia.

Auspichiamo che con il nuovo Commissario straordinario, Piero Farabollini, si possa arrivare a testo unico che renda accessibile e chiara la normativa, a oggi, una vera e propria giungla di ordinanze.

 

Dal territorio

 

LAZIO, GRANDINATA RECORD: A ROMA GRAVI DANNI PER AGRICOLTURA

“Il violento temporale di ieri sera ha causato gravi danni all’agricoltura in tutto il Lazio e soprattutto nell’area metropolitana di Roma. Migliaia di imprese si sono ritrovate con ortaggi sommersi, alberi abbattuti e serre danneggiate. Colpito in particolare il settore olivicolo, all’inizio di una campagna olearia che già si preannunciava con un calo record di produzione, stimato da Unaprol superiore al 40% in alcune zone nel Lazio a causa delle gelate di febbraio.

Chicchi di grandine con diametro di 5 centimetri hanno danneggiato le olive, soprattutto nell’area della Sabina e di Tivoli, mentre la grandinata ha creato seri problemi anche alle serre di ortaggi sul litorale, nella fascia compresa tra Nettuno e Pomezia. E’ in corso un monitoraggio per stimare l’ammontare dei danni che si vanno ad aggiungere a quelli già rilevanti registrati ad agosto per le continue trombe d’aria e bombe d’acqua che hanno colpito la regione”. Lo comunica in una nota Coldiretti Lazio.

 

BASILICATA, PIOGGE E INGENTI DANNI ALL’AGRICOLTURA NEL MATERANO

Oltre 200 millimetri di pioggia caduta in questi giorni hanno provocato ingenti danni alle colture e istanze di sgombero. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti Basilicata che in mattinata, attraverso alcuni dirigenti provinciali, ha effettuato un sopralluogo in agro di Rotondella, in contrada Tascione. “Abbiamo prontamente allertato le istituzioni e gli enti competenti affinché concertino misure urgenti in vista dell’allerta meteo dei prossimi giorni – ha evidenziato il presidente provinciale di Matera della Coldiretti, Gianfranco Romano – il torrente Candela necessita di interventi di manutenzione che non possono attendere i tempi incerti e lunghi della burocrazia. Dobbiamo certamente imparare a convivere con il rischio idrogeologico, ma è altrettanto vero che gli enti competenti devono mettere in campo tutte le misure idonee ad attenuare la nostra vulnerabilità”.

Per Coldiretti Basilicata è necessario un piano organico di manutenzione del territorio e di riqualificazione fluviale, anche attraverso gli strumenti legislativi, come i contratti di fiume, che il nostro sistema giuridico ci mette a disposizione. “Accanto alle misure ordinarie – ha aggiunto Romano – necessitano azioni straordinarie di consolidamento nonché di investimenti in ammodernamenti infrastrutturali”. C’è poi un tema, altrettanto importante, legato al consumo di suolo. L’Ispra certifica che nel solo 2017 in Basilicata sono stati consumati oltre 33 mila ettari di suolo. Il ruolo dell’agricoltura in tale contesto è fondamentale perché gli agricoltori rappresentano realmente i custodi di un ecosistema fragile costantemente minacciato dai cambiamenti climatici. “Il mondo agricolo non può essere abbandonato a se stesso – sottolinea Romano – altrimenti le campagne si spopoleranno e verrà meno l’ultimo vero presidio del territorio. E’ invece quanto mai necessaria un’azione di sostegno anche attraverso un oculato uso delle importanti risorse del PSR che ad oggi sono in larga parte ancora ferme nelle casse della Regione”.

 

ENNA, MALTEMPO: DISPERSI 20 BOVINI NELLA ZONA DI PIAZZA ARMERINA

Circa 20 bovini sono dispersi a causa del maltempo che la notte scorsa ha imperversato in provincia di Enna e in particolare a Piazza Armerina dove gli animali pascolavano allo stato brado in contrada “Candilia”.  La scomparsa delle vacche è segnalata dalla Coldiretti di Enna che lancia anche volta l’allarme sulla pessima situazione delle arterie stradali interne che costringe gli agricoltori a veri e propri tour de force per raggiungere le aziende. Gli animali probabilmente sono stati spinti dai torrenti ingrossati dalla pioggia. 

 

SIRACUSA, MALTEMPO: AVVIATO L’ITER PER LA RICHIESTA DI CALAMITA’ NATURALE

Abbiamo avviato l’iter per la richiesta di calamità naturale, siamo sempre in contatto con i nostri produttori che ancora oggi non possono iniziare i lavori di ripristino perché lo scolo dell’acqua non è ancora iniziato. Lo afferma il presidente della Coldiretti di Siracusa, Alessandra Campisi, che insieme alla struttura monitora la situazione delle zone aretusee colpite dall’ alluvione. Le immagini che ci arrivano alla provincia sono il segno inequivocabile di una situazione assolutamente inedita no per la potata ma per la frequenza con cui si sta verificando e davanti alla quale bisogna prendere consapevolezza immediatamente. Ciò significa – aggiunge – che bisogna rafforzare i sistemi di tutela del territorio con strutture adeguate.

 

SICILIA, SIRACUSANO E CATANESE: DANNI INGENTI A ORTAGGI, AGRUMI E SEMINATIVI 

Agrumi e ortaggi sommersi dall’acqua, muri di contenimento ceduti, torrenti straripati così come il fiume San Leonardo che ha devastato le colture del territorio nella provincia di Siracusa, soprattutto in alcune contrade. E’ il quadro della situazione di Coldiretti Sicilia che sta monitorando il territorio in cui i danni crescono di ora in ora. In alcune aziende è andato perduto il 100 per cento di agrumi, così come gli ortaggi.

Il danno, sottolinea Alfio Di Giorgio, presidente della sezione Coldiretti di Carlentini (Sr), nonché proprietario di agrumeti e di un agriturismo in contrada Badiula minacciato dall’acqua, è totale. Tutti gli alberi sono sommersi, così come le strutture e gli impianti. Il problema – sottolinea – è causato sì dalla pioggia ma soprattutto dalla mancata manutenzione degli argini. In 50 anni mai nessuno ha provveduto. 

Danni ingenti anche nel catanese a Palagonia e Ramacca. Anche qui, conclude Coldiretti Sicilia, i tecnici sono al lavoro per una quantificazione che ha già raggiunto livelli altissimi.

 

SARDEGNA, CRESCE LA STIMA DEI DANNI PER LE AZIENDE AGRICOLE. E’ ANCORA ALLERTA

A poco più di una settimana dall’alluvione che ha stravolto il sud Sardegna portando danni e distruzione, un nuovo ciclone mediterraneo tiene in queste ore in ostaggio gli stessi territori. Il mondo delle campagne guarda di nuovo al cielo con la paura a questi eventi, la cui portata non è mai prevedibile negli effetti. La copiosa pioggia di stamattina ha già fatto registrare allagamenti soprattutto nelle campagne di Macchiareddu. 

Le piogge torrenziali della settimana scorsa hanno causato ingenti danni in campagna. Oltre cinque milioni di euro è la stima iniziale di Coldiretti Sardegna, che va crescendo man mano che i diversi pastori raggiungono gli ovili dopo giorni di isolamento per via delle rete stradale gravemente danneggiata: ci sono casi di animali irreperibili e anche morti. Inoltre anche gli agricoltori ed in particolare gli agrumicoltori hanno un quadro sempre più chiaro dei danni.

Danneggiamenti che riguardano soprattutto strade, recinzioni, strutture, mezzi e le colture. Si sperava, inoltre, che molte delle varietà orticole presenti nei campi allagati, o quelli destinati alla coltivazione dei cereali non completamente dilavati, ma comunque seriamente danneggiati, potessero riprendersi, e invece con la nuova perturbazione è possibile che ogni speranza venga meno.

Infatti per la giornata di oggi gli organi preposti hanno annunciato allerta rossa, con scuole e strade a rischio chiuse al traffico a Capoterra, Pirri, San Sperate, Capoterra, Pula, Sarroch, Uras e San Vito. Massima attenzione inoltre è inoltre rivolta ai fiumi e torrenti per una giornata, quella di oggi dove il pericolo derivato dal ripetersi del fenomeno della settimana scorsa fa temere per l’incolumità delle persone, degli animali e delle strutture. Il brutto tempo dovrebbe durare per tutta la giornata di oggi e scemare in serata.

 

CALABRIA, ALLA FINALE NAZIONALE OSCAR GREEN HA VINTO UN’AZIENDA CALABRESE

Al Forum Coldiretti in corso a Cernobbio protagonisti i giovani, le loro imprese agricole ed il loro talento. Il giovane calabrese Glauco Gallo dell’azienda Medi Mais Calabria SrL di Corigliano Calabro (CS) con l’agribibita di Clementine, ha vinto il primo premio nella categoria “creatività”.  Le clementine, prodotto simbolo della Piana di Sibari ma vittima della concorrenza estera e dei prezzi bassi finalmente tornano alla ribalta in l’agri bibita “Clemì”, dal gusto inconfondibile. Per 20 anni l’azienda agricola di Glauco ha prodotto succhi concentrati per le multinazionali, ora per esaltarne le qualità, ha deciso di produrre da solo la bibita.

E’ così è nata questa gustosa bibita, le clementine – spiega la Coldiretti – vengono raccolte e lavorate per estrarne il succo che viene pastorizzato e preparato per essere imbottigliato. Oggi Glauco è orgoglioso di produrre una bibita per giovani e per famiglie che contiene ben il 20% di vero succo di clementina, senza conservanti, coloranti e zuccheri aggiunti e con pochissime calorie. Ad irrobustire il percorso Glauco ha creato anche il primo museo delle clementine.

“Si tratta di una vetrina molto importante con un parterre di assoluto rilievo  – ha commentato il presidente di Coldiretti Calabria Franco Aceto – Oscar Green è una grande opportunità per i giovani agricoltori che si impegnano con il loro lavoro quotidiano ad implementare,  innovare e valorizzare il nostro patrimonio enogastronomico  Grazie alle nuove generazioni, il binomio agricoltura e innovazione è diventato sempre più frequente: e l’esempio concreto lo abbiamo avuto  in una occasione importantissima quale è il Forum  di Cernobbio. L’agricoltura calabrese – ha proseguito – è fatta di tantissime realtà imprenditoriali giovanili e i dati dimostrano che sempre di più i giovani, passione, innovazione e professionalità” decidono di dare continuità all’azienda familiare o di dare vita a nuove realtà tanto che le aziende under 40, stanno aumentando ogni anno e questo perché, l’agricoltura oggi sa e può dare concrete prospettive di futuro e Coldiretti – conclude Aceto – continuerà a dare luce a queste realtà”. 

 

TOSCANA, “SPEZIALI LAURENTIANI”: TRIONFA L’AGRICOSMESI DI QUALITA’

E’ stata la prestigiosa location di Villa d’Este di Cernobbio sul Lago di Como, nell’ambito della diciassettesima edizione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti in collaborazione con The European House Ambrosetti, ad incoronare l’azienda agricola pisana gli “Speziali Laurentiani” con il premio nazionale Innovazione Giovani 2018. L’azienda agricola di Lorenzana di Matteo Bacci ha avuto il prestigioso riconoscimento per la categoria “Fare Rete”.

L’Oscar è giunto grazie al connubio di due persone completamente diverse, un tenore di fama mondiale e un imprenditore agricolo uniti dall’amore per la bellezza e dal pensiero che la bellezza arriva da uno scarto. Da un lato Andrea Bocelli che produce vino e ha scarti di vinacce da smaltire e dall’altro Matteo Bacci esperto di piante officinali con una sua acqua aromatica, da rinnovare ed ecco che dalla fusione di questi due elementi nasce una linea di bio cosmetici anti spreco di altissima qualità. Dalla collaborazione con la Tenuta Bocelli è nata Lajatica, la prima linea di Enocosmesi che comprende prodotti realizzati con estratti naturali di uva e miscelati con erbe toscane e olii essenziali.

Giunto alla dodicesima edizione, il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa nel corso degli anni ha cercato di dare visibilità a tutti quei ragazzi che hanno costruito con impegno e spirito di sacrificio realtà imprenditoriali diventate parte dell’eccellenza italiana. “Tutta la Toscana esulta per questo riconoscimento. Sono tanti i giovani che hanno deciso di “sporcarsi le mani” e investire nella terra per realizzarsi professionalmente: l’agricoltura è anche questo, continue opportunità sulle quali puntare tra tradizioni passate, esperienze presenti e innovazioni future – ha detto Fabrizio filippi, presidente di Coldiretti Toscana in occasione della consegna a Cernobbio del premio – è questo il senso di questo riconoscimento che la nostra organizzazione dà agli under 40 che in questi anni si sono impegnati in modo crescente rinnovando la nostra agricoltura”.

“Questi giovani agricoltori – ha detto Francesca Lombardi, leader dei giovani di Coldiretti Toscana – partendo dalla tradizione, dalla terra, dal cibo e dalla cultura contadina hanno dato vita ad un’impresa innovativa, solidale, attenta all’ambiente e rispettosa delle comunità alle quali si rivolgono. Questo premio, dunque, non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per tanti che desiderano investire il proprio futuro in agricoltura”.

“Nello spirito del concorso, vengono premiate quelle idee imprenditoriali che hanno saputo maggiormente coniugare tradizione e innovazione, con un occhio di riguardo riservato ai progetti che hanno come obiettivo la tutela e l’esaltazione della distintività del nostro territorio – ha detto Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – essenza di quel ‘Made in’ che evoca qualità e proietta traiettorie di futuro imprenditoriale”.

“Speziali Laurentiani è un marchio, ma soprattutto è una famiglia – dice Matteo Bacci soddisfatto per l’ambito riconoscimento – che da anni s’impegna ogni giorno per produrre cosmetici di alta qualità, destinati ad un pubblico femminile e maschile in crescente espansione. La Toscana, terra di frantoi e fonti termali, è il contesto dove operiamo da sempre. L’impiego dell’olio di oliva in alcune nostre formulazioni, così come la collaborazione con alcuni degli stabilimenti termali più prestigiosi al mondo, non sono scelte dettate dal marketing e, tanto meno, dalla moda del momento, quanto invece dalla nostra identità aziendale intrinsecamente legata al territorio. 

Il desiderio di far conoscere la qualità che caratterizza i nostri prodotti, oltre i confini della Toscana – continua Bacci – ci ha indotto negli anni a formulare una linea cosmetica completa ad uso professionale in grado di soddisfare tutte le esigenze degli operatori del benessere. Nasce così: Bach Lorenz Professional Experience. Speziali Laurentiani impiega materie prime vegetali ottenute da processi produttivi rispettosi dell’ambiente e dell’uomo. Tutti i nostri prodotti – conclude Bacci – sono OGM free. Non utilizziamo parabeni, solfati, paraffine, tensioattivi irritanti. Tutti i prodotti Speziali Laurentiani sono hand made. Dedichiamo, ad ogni passaggio di lavorazione, dalla produzione alla spedizione, tutta l’attenzione e la cura necessari per fare arrivare al nostro cliente un cosmetico di qualità eccellente”.

 

MARCHE, AGRICOLTURA COME RISCATTO E INTEGRAZIONE: A JEFFERY L’OSCAR GREEN

Dalla Nigeria martoriata dal terrorismo all’Oscar Green. La favola di Jeffery Eromosele Osoiwanlan continua con l’ambito riconoscimento per i giovani impegnati in agricoltura conferito ogni anno dalla Coldiretti. Jeffery dopo aver vinto la fase regionale nella categoria “Noi per il sociale” è arrivato alla nomination nazionale e questa mattina è stato premiato a Villa d’Este di Cernobbio, sul lago di Como, nel corso del XVII° Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, organizzato dalla Coldiretti. Tanti giovani in un periodo in cui il talento italiano riscopre l’agricoltura dando valore alla tradizione ma senza dimenticare l’innovazione, l’etica e le buone pratiche.

“Siamo orgogliosi di questa vittoria, perché Jeffery e la sua storia raccontano quanto la campagna sia sopratutto una questione di integrazione e di responsabilità sociale – ha detto Maria Letizia Gardoni, delegata nazionale dei Giovani e presidente di Coldiretti Marche che ha anche premiato Jeffery – Che possa essere di esempio per chiunque abbia la volontà di accogliere e di dare possibilità di riscatto”. Tra i 18 finalisti nazionali, dalle Marche, c’era anche Sandra Quarantini. Biologa molecolare, con la sua Color Off a Belvedere Ostrense, realizza colori naturali e anti allergia da piante tintoree, servendo tessitori, sarti e creativi in un mercato che vede molta richiesta di tessuti privi di coloranti chimici, soprattutto nel nord Europa.

La Quarantini nei giorni scorsi era stata anche premiata dal Copa, l’associazione delle organizzazioni agricole e cooperative dell’Ue che rappresenta gli interessi di oltre 23 milioni di agricoltori europei: secondo posto, unica tra le italiane presenti tra i finalisti, per l’innovazione in agricoltura. “Ogni anno le giovani imprese ci stupiscono per quello che riescono a fare e creare – il commento di Alba Alessandri, delegata regionale di Giovani Impresa Coldiretti – Siamo veri imprenditori 4.0: dalle fattorie didattiche che recuperano razze in via di estinzione a chi fa colori naturali, come i nostri due marchigiani, noi raccontiamo una storia, un paesaggio, una distintività di prodotto e un patrimonio di biodiversità. Per essere sempre più competitivi e attrattivi dobbiamo essere necessariamente aiutati nell’accesso al credito e alla terra di modo da poter creare progetti di lungo periodo”.

E quella di Jeffery è proprio una bella storia di riscatto e di integrazione. Dopo aver lasciato il suo Paese natale, il giovane ha incontrato nelle Marche, a Montecarotto, la famiglia Gasparini, molto attiva nel sociale e proprietaria di un vecchio allevamento di cani dismesso. Aiutato dai Gasparini Jeffery ha restaurato lo storico casale ed è diventato imprenditore agricolo aprendo l’azienda Fattoria di Campagna. Oggi alleva centinaia di animali di razze e specie a rischio di estinzione provenienti da tutto il mondo, con laboratori dedicati ai più piccoli ma anche iniziative per gli adulti, dal bird watching alla tartufaia e ai percorsi olfattivi.

 

LAZIO, L’AGRIBIRRA TERREMOTATA TRA I VINCITORI DELL’OSCAR GREEN

“L’agribirra terremotata di Claudio Lorenzini ha vinto il premio Oscar Green, nella categoria Campagna Amica, al XVII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, in corso a Cernobbio. Il concorso promosso da Coldiretti Giovani Impresa premia creatività, qualità e innovazione messi in campo dai giovani imprenditori agricoli. Tra i 18 finalisti, scelti tra migliaia di progetti e divisi in 6 categorie, due aziende della provincia di Rieti.

Lorenzini si è aggiudicato il prestigioso premio, giunto alla dodicesima edizione, grazie a una birra prodotta a 1.600 metri sulle montagne tra Amatrice e Leonessa, nell’epicentro del cratere del terremoto, utilizzando per la prima volta lo scarto del pane. Una birra che cambia e modifica sapore, colore e consistenza a seconda del tipo di pane raccolto dai residui di vendita, in un processo all’insegna della totale sostenibilità ambientale. Tra le particolarità dell’impresa anche una birra senza glutine e una bio, realizzata con eccellenze biologiche del territorio. Nella categoria Impresa3.terra, invece, è arrivata tra i tre finalisti un’altra azienda della provincia di Rieti, guidata da Giorgia Pontetti, che coniuga perfettamente tradizione e innovazione. Frutta, verdura ed erbe aromatiche, infatti, vengono coltivate in pieno campo e in serre idroponiche computerizzate di nuova generazione che permettono di produrre prodotti di altissima qualità senza l’uso di antiparassitari. Pontetti, ingegnere astronautico, ha persino realizzato un elettrodomestico capace di coltivare ortaggi in casa e fornito alla NASA la salsiccia “Sarcollis Gustatio” prodotta sulla base dell’antica ricetta del Cicolano e fatta degustare a 12 astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale”. Lo comunica in una nota Coldiretti Lazio.

 

SARDEGNA, OSCAR AGRICOLTURA A GIOVANE ARCHITETTO-CONTADINA LUISA CABIDDU

Luisa Cabiddu, l’architetto-contadina di Girasole ha vinto l’Oscar green nazionale. Lo ha fatto con le case in paglia, progettate e realizzate dalla giovane ogliastrina che riposta in Sardegna il premio di Coldiretti giovani e Campagna Amica riservato agli agricoltori innovatori under 40 dopo 5 anni. L’ultima a vincerlo fu infatti nel 2015 Angelina Muzzu di Tissi che coltiva spugne vegetali, riutilizzando gli oli di scarto per la produzione di cosmetici biologici.

Il premio è stato assegnato questa mattina in occasione del XVII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, dove la Sardegna era rappresentata oltre che da Luisa Cabiddu anche da Emanuele Salis della cooperativa La Genuina di Ploaghe che ha sfiorato la vittoria nella categoria Fare rete con l’agnello di Sardegna Igp e il maialetto termizzato e sott’olio.

Luisa Cabiddu ha vinto una delle sei categorie finaliste, quella della Sostenibilità, dopo una lunga selezione territoriale tra migliaia di giovani imprenditori. La sua, e quella dei tanti giovani che hanno partecipato al premio, è una testimonianza dell’eccezionale spirito imprenditoriale dei giovani agricoltori che con coraggio e passione sfidano la crisi e riescono a fare business.

Luisa Cabiddu è sempre al passo con i tempi che strizza l’occhio all’ambiente. Costruisce case a carattere fortemente innovativo con materiali ecocompatibili quali paglia bio di grano Senatore Capelli, argilla e legno proveniente da filiera controllata, riduce al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando energia e materiali attraverso processi che tutelano l’ambiente. L’azienda di Luisa si occupa di tutto, dalla progettazione alla realizzazione di case in paglia ma anche realizzazione di mattoni in paglia e argilla, insomma quel che serve per la bioedilizia di ultima generazione. I materiali sono tutti naturali e al 90 percento vengono prodotti in azienda, anche l’argilla è realizzata nella sua azienda. Legno e calce sono il risultato di una filiera corta e controllata.

“E’ una grande soddisfazione vedere nel gradino più alto degli Oscar green una giovane azienda sarda – sostiene con orgoglio il presidente dei Giovani Coldiretti sardi Angelo Cabigliera presente alle premiazioni a Cernobbio -. Luisa è un esempio per tutti i giovani. Ha creduto nel suo progetto e lo ha portato avanti con grande sacrifici e tenacia. Oggi per lei è arrivato il meritato riconoscimento”.

“Siamo orgogliosi di questa vittoria – commentano il presidente e il direttore regionale di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu e Luca Saba -. La Sardegna su 18 finalisti ne esprimeva due, una ha vinto e l’altro, Emanuele Salis, l’ha sfiorata. Essere arrivato in finale in un premio come quello Oscar green è già una vittoria ed un motivo di orgoglio”.  

 

CUNEO, INSEDIAMENTO GIOVANI, NECESSARIO UN NUOVO INTERVENTO DELLA REGIONE

Mentre sale la disoccupazione giovanile, in Italia cresce del 5% il numero di imprese condotte da under 35 che vedono nell’agricoltura Made in Italy nuovi spazi e interessanti prospettive future. Il nostro Paese si colloca così al vertice in Europa per numero di giovani che hanno investito nel lavoro in campagna. È questo il quadro che emerge dall’analisi Coldiretti del primo semestre 2018, presentata oggi al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio.

Sono 55.000 le imprese agricole italiane condotte da under 35, il 70% delle quali opera in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, passando per le attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere, la cura del paesaggio, la produzione di energie rinnovabili. Senza dimenticare l’impegno a difesa della biodiversità, con il 25% degli agricoltori under 40 che hanno salvato 311 prodotti e razze animali dal rischio di estinzione grazie ai “Sigilli” Campagna Amica, 7 dei quali cuneesi.

I dati nazionali trovano conferma a casa nostra, dove sempre più spesso i giovani decidono di proseguire l’attività agricola di famiglia o di aprirne una nuova, tanto che le aziende under 40, rispetto allo scorso anno, sono aumentate in Piemonte del 30%.

“Oggi sentiamo spesso parlare di Millennial farmers, con riferimento agli under 35 che, tra insoddisfazione generazionale, mancanza di opportunità lavorative e precarizzazione crescente, scelgono l’agricoltura come stimolo e via d’uscita in un contesto socio-economico critico – spiegano Bruno Rivarossa e Tino Arosio di Coldiretti Cuneo -. Il nostro è un settore attrattivo che, soprattutto negli ultimi anni, ha saputo offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, destinate ad aumentare nel tempo”.

“Al fine di sostenere l’insediamento dei giovani – proseguono Rivarossa e Arosio – sono fondamentali le risorse provenienti dal PSR: per questo motivo abbiamo chiesto all’Assessore regionale Ferrero di aprire, entro fine anno, un nuovo bando relativo alla misura 6.1.1 sull’insediamento. I giovani, oltre a rappresentare il futuro dell’agricoltura, sono portatori di idee e nuove progettualità che possono giovare all’economia dell’intero territorio”. 

 

TOSCANA, VOUCHER IN AGRICOLTURA AL VIA: FINALMENTE PUBBLICATE ISTRUZIONI INPS

La vendemmia in toscana si può considerare conclusa e con l’arrivo dei primi giorni freddi inizia la raccolta delle olive, due operazioni che richiedono una grande flessibilità nell’organizzazione del lavoro delle imprese agricole. Per rispondere a questa elasticità il legislatore ha reintrodotto i cosiddetti voucher o buoni lavoro. L’Inps, con qualche ritardo rispetto alle attese ha pubblicato il 17 ottobre la circolare 103 con le istruzioni per utilizzare i nuovi voucher in agricoltura a seguito delle modifiche al contratto di prestazione occasionale introdotte dal “Decreto Dignità” (legge 96 del 9 agosto 2018). Per le imprese agricole sono state introdotte alcune novità finalizzate a rendere più aderente alla realtà produttiva agricola le norme e le procedure. Via libera finalmente quindi all’applicazione dei voucher in agricoltura per l’utilizzo di questo strumento dopo l’approvazione della riforma da parte del Parlamento.

“Si tratta – sottolinea Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana – di un primo segnale di sburocratizzazione che va nel verso auspicato, nonostante alcuni ritardi nell’applicazione che si sono registrati quest’anno dopo l’approvazione della legge. Con i 143mila voucher emessi nel 2016, ultimo anno di utilizzazione, in Toscana – continua Filippi – furono recuperati con trasparenza opportunità di integrare il reddito delle categorie più deboli. Dalle attività di raccolta di verdura e frutta fino ad arrivare alla vendemmia ed alla raccolta delle olive che è il settore in cui sono stati in passato impiegati quasi la metà dei voucher agricoli”.

Per le imprese agricole sono state introdotte alcune novità per rendere più aderente alla realtà del comparto le norme e le procedure. Chi decide di usare i voucher – spiega la Coldiretti – deve trasmettere tramite la piattaforma INPS almeno un’ora prima dell’avvio dell’attività, i dati anagrafici e identificativi del personale utilizzato, il luogo di svolgimento e l’oggetto della prestazione, l’entità del compenso, la data di inizio e il numero di ore presunte di prestazione su un arco temporale massimo che è stato allungato da 3 a 10 giorni. Nel caso poi il lavoratore non venga impiegato, l’imprenditore può revocare la richiesta servendosi sempre della procedura informatica Inps.

I voucher – sottolinea la Coldiretti – si applicano esclusivamente a pensionati, giovani studenti con meno di 25 anni di età, disoccupati, cassintegrati e persone che percepiscono il reddito di inclusione o di altre risorse di sostegno del reddito

Importante novità è rappresentata dal fatto che dovrà essere il lavoratore ad autocertificare sotto la propria responsabilità la condizione di studente, pensionato e altro e soprattutto la non iscrizione nell’anno precedente negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli. Il ricorso al lavoro occasionale – specifica la Coldiretti – è consentito esclusivamente alle imprese agricole che occupano non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato.

“I voucher ritornano – spiega Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – a dieci anni della loro introduzione in Italia che è avvenuta il 19 agosto 2008 con circolare Inps che per la prima volta autorizzava la raccolta dell’uva attraverso voucher con l’obiettivo di ridurre burocrazia, riconoscendo la specificità del lavoro agricolo.  Nel corso degli anni successivi all’introduzione nel 2008, è stato esteso il ricorso al voucher a tutti i comparti produttivi con regole diverse e meno restrittive mentre – sottolinea De Concilio – il settore agricolo è rimasto agganciato all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti, cassintegrati e disoccupati) mai conosciute dagli altri comparti produttivi. Sono quindi uno strumento agile e flessibile che risponde ad un criterio di tempestività e disponibilità all’impiego e dall’altra capace – continua – di garantire forme di tutela dei lavoratori ed integrazione del reddito alle categorie più deboli in un momento in cui se ne sente particolare bisogno”.

 

PIEMONTE, LAVORO: I GIOVANI SCELGONO L’AGRICOLTURA CHE SA VINCERE LA CRISI

In controtendenza alla disoccupazione giovanile cresce del 5% nel 2018 il numero di imprese agricole italiane condotte da under 35 che vedono nel Made in Italy nuove e interessanti prospettive di futuro, dai campi alla tavola, portando l’Italia al vertice in Europa per numero di aziende condotte da giovani. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti relativa al primo semestre 2018 presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio. L’Italia con 55mila imprese agricole italiane condotte da under 35 è al vertice in Europa nel numero di giovani in agricoltura.

Una presenza che ha di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna dove il 70 per cento delle imprese giovani opera in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Senza dimenticare l’impegno a difesa della biodiversità con il 25% degli agricoltori under 40 che hanno salvato 311 prodotti e razze animali dal rischio di estinzione grazie ai sigilli di Campagna Amica.

Dati che si rispecchiano in Piemonte dove sempre di più i giovani decidono di dare continuità all’azienda familiare o di dare vita a nuove realtà tanto che le aziende under 40, rispetto allo scorso anno, sono aumentate del 30%. I giovani sanno preservare la biodiversità e riscoprire prodotti che altrimenti non esisterebbero più: sono, infatti, oltre 40 i sigilli piemontesi inseriti all’interno di un apposito atlante che Campagna Amica ha realizzato.

“L’agricoltura è una alternativa concreta, tanto che oggi si parla di Millenial farmers, ovvero gli under 35 che, tra insoddisfazione generazionale, mancanza di opportunità lavorative e precarizzazione crescente, scelgono proprio l’agricoltura come stimolo e via d’uscita in un contesto socio-economico critico – spiegano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. E’ un settore attrattivo che, in questi ultimi anni soprattutto, ha saputo offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo. Al fine di sostenere l’insediamento dei giovani, sono fondamentali le risorse provenienti dal Psr: per questo motivo abbiamo chiesto all’Assessore Giorgio Ferrero di aprire, entro la fine dell’anno, un nuovo bando relativo proprio alla misura 6.1.1 sull’insediamento. I giovani – concludono Galliati e Rivarossa – oltre a rappresentare il futuro dell’agricoltura, sono portatori di idee e nuove progettualità che possono giovare all’economia dell’intero territorio”. 

 

LIGURIA, RISORSE PSR: BISOGNA ACCELERARE LE LIQUIDAZIONI ALLE IMPRESE

Sulle risorse destinate alle imprese agricole, la Liguria ha una capacità di spesa pari al 9% contro una media italiana che si attesta al 19%; la causa è nella complessità della fase istruttoria delle misure strutturali e nelle anomalie informatiche che generano ritardi sui pagamenti delle misure a superficie.

Come Coldiretti Liguria partecipando al Comitato di Sorveglianza sul PSR 2014-2020, a cui erano presenti i funzionari della Comunità Europea, del Ministero e della Regione, abbiamo esternato forti preoccupazioni sulla situazione relativa allo stato di avanzamento della spesa che vede la liguria come fanalino di coda dello scenario nazionale.

Nonostante la fiducia della Regione di arrivare alla soglia che garantirebbe la salvezza dal disimpegno automatico – prosegue Coldiretti Liguria, con l’avanzamento della spesa di 24 milioni di euro entro la fine del 2018, alto rimane ancora il rischio di dover restituire 14 milioni di euro all’UE, destinati invece alle imprese agricole del territorio, vedendole così sottratte all’economia di tutta la regione.

Sulle misure strutturali è opportuno precisare che i problemi informatici hanno causato un congestionamento nelle istruttorie con il risultato che i nullaosta sono arrivati a ridosso delle scadenze e hanno costretto, di conseguenza, le imprese a concentrare le proprie spese in breve tempo con evidenti problemi di liquidità ed esposizione finanziaria.

Sulle misure a superficie, poi, le anomalie che bloccano quotidianamente le istruttorie (addirittura gli applicativi non dialogano con le banche dati nazionali del sistema biologico e dell’anagrafe bovina) stanno mettendo in seria difficoltà l’intero sistema zootecnico della regione.

“Sono noti gli sforzi – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – compiuti da Regione Liguria per accelerare le procedure e cercare di liquidare il prima possibile le domande. L’obiettivo che si persegue è lo stesso per tutti, ma come Coldiretti, dati alla mano, temiamo che tali sforzi non siano sufficienti. Il Programma di Sviluppo Rurale ha sempre rappresentato per la nostra regione uno straordinario strumento per migliorare le strutture produttive agricole e andare incontro a problematiche derivanti dai cambiamenti climatici in atto e dalla conformità fisica di alcune zone ritenute, dal punto di vista agricolo, svantaggiate.

Allo stesso tempo però l’attuale Psr si è rivelato una sorta di ‘Sudoku’ in cui misure di intervento, priorità, focus area e risorse economiche si sono andate ad incrociare in un contesto che diventa difficilissimo da modificare; di conseguenza c’è anche il rischio di non poter garantire risorse sufficienti alle misure più importanti per l’agricoltura ligure e per tutta l’economia della nostra regione. Non possono essere le imprese, che hanno investito risorse e duro lavoro nella loro attività, a pagare per le pecche tecniche, politiche e burocratiche di un sistema che rischia di rallentare l’intera economia agricola della nostra regione. Non serve a nulla scaricare le colpe ma serve continuare a collaborare per ottenere un risultato che per molte aziende è di vitale importanza”.

 

BASILICATA, LA PARTECIPAZIONE LUCANA AL FORUM INTERNAZIONALE DI CERNOBBIO

“Le politiche dell’Unione Europea sul cibo danneggiano il Made in Italy a tavola. La netta maggioranza degli italiani ritiene infatti che la regolamentazione comunitaria e le recenti scelte in materia di trattati internazionali non siano adeguate a garantire la qualità, la sicurezza ma anche il rispetto delle tradizioni enogastronomiche della penisola”.  E’ il messaggio lanciato dal Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este a Cernobbio, dal quale ha partecipato anche una delegazione lucana, guidata dal presidente della confederazione agricola lucana, Antonio Pessolani, e dal direttore regionale, Aldo Mattia.

“Sulla bocciatura delle politiche Ue sul cibo da parte degli italiani – evidenziano Pessolani e Mattia  – pesano le allucinanti novità nel piatto, i vincoli che hanno messo a rischio cibi e ricette tipiche della tradizione nazionale senza dimenticare le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti più comuni e le contraddizioni che impediscono la massima trasparenza nell’informazione ai consumatori e limitano addirittura la libertà di scelta di singoli cittadini o di interi Paesi. Basti pensare alla possibilità concessa dall’Ue di utilizzare grano tenero, al posto di quello duro, per produrre la pasta o all’autorizzazione ad utilizzare la polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare, senza dimenticare il via libera all’aggiunta di zucchero per aumentare la gradazione del vino. Ma c’è anche la commercializzazione molto diffusa in alcuni Paesi dell’Unione Europea di kit fai da te che promettono il miracolo di ottenere in casa il meglio della produzione enogastronomica Made in Italy, dai vini ai formaggi”.

Per Coldiretti Basilicata ad allontanare i cittadini dalle scelte Ue è anche la questione della trasparenza sull’origine dei prodotti. “Se l’Italia – ricordano Pessolani e Mattia – ha adottato norme a tutela della qualità dei prodotti agroalimentari nazionali nel resto dell’Unione Europea si sfrutta la deregulation per esportare prodotti di bassa qualità, a volte anche sfruttando con l’inganno l’immagine Made in Italy. Questo per l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Ue che – denunciano i due esponenti di Coldiretti Basilicata – obbliga ad indicare l’origine in etichetta per le uova, ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca, ma non per quella trasformata in salumi, per la frutta fresca, ma non per i succhi, per il miele, ma non per lo zucchero. A questo si aggiungono le perplessità sulla nuova stagione degli accordi commerciali bilaterali inaugurata con il Canada (Ceta) che per la prima volta nella storia l’Unione Europea ha legittimato in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi”.

 

LOMBARDIA, SMOG E PIANTE MANGIAPOLVERI: A MILANO SOLO 17,9 MQ DI VERDE A TESTA

Allerta inquinamento a Milano per le alte concentrazioni di polveri nell’aria favorite anche dall’effetto combinato dei cambiamenti climatici e della ridotta disponibilità pro capite di spazi verdi. Nel capoluogo lombardo, infatti, ogni abitante dispone in città solo di 17,9 metri quadrati di verde urbano a testa, a fronte di una media italiana di 31,1 metri quadrati. È quanto afferma la Coldiretti regionale in occasione dell’adozione delle misure antismog a Milano, dove per 4 giorni consecutivi è stato superato il limite consentito dei livelli di polveri sottili nell’aria.

Di fronte all’evidente cambiamento del clima in atto – sostiene la Coldiretti – non si può continuare a rincorrere le emergenze, ma bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato che concorre a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi. In particolare – spiega la Coldiretti – al vertice della prima top ten delle piante in grado di catturare quasi 4000 chili di anidride carbonica (CO2) nell’arco di vent’anni di vita, bloccando anche le pericolose polveri sottili PM10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante, troviamo l’Acero Riccio: ogni esemplare è in grado di assorbire fino a 3800 chili di CO2 in vent’anni e ha un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento. A pari merito, con 3100 chili di CO2 aspirate dall’aria, ci sono poi la Betulla verrucosa e il Cerro.  Catturano fino a 2,8 tonnellate di CO2 in un ventennio il Ginkgo Biloba, il Tiglio nostrano, il Bagolaro, il Tiglio selvatico, l’Olmo comune e il Frassino Comune. L’Ontano nero, con 2,6 tonnellate, chiude la top ten delle piante mangia smog elaborata dalla Coldiretti su dati CNR.

Le polveri PM10 – spiega la Coldiretti regionale su dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente – causano ogni anno in Italia circa 80.000 morti premature. Una vera e propria emergenza che ha portato diverse regioni del Nord, dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte all’Emilia Romagna ad adottare stringenti limitazioni al traffico e all’uso di combustibili da riscaldamento.

“Per questo – dichiara Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia e Vice Presidente della Coldiretti nazionale – è importante la riconferma del bonus verde anche per il prossimo anno nella legge di bilancio in discussione, per favorire la diffusione di “polmoni verdi” nelle città. Si tratta di un segnale importante per un settore da primato del Made in Italy come il florovivaismo, che in Italia vale complessivamente oltre 2,5 miliardi di euro e che solo in Lombardia conta su seimila aziende, tra floricoltura e servizi, oltre la metà delle quali si concentra nelle province di Milano, Varese, Como e Brescia”. Una misura strategica per la lotta all’inquinamento – conclude la Coldiretti – anche alla luce del provvedimento adottato dalla Commissione europea che il 17 maggio 2018 ha deferito l’Italia (insieme a Francia, Germania, Ungheria, Romania e Regno Unito) alla Corte di giustizia dell’Ue per mancato rispetto dei valori limite stabiliti per la qualità dell’aria e per aver omesso di prendere misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento.

 

PIEMONTE, POLVERE DI LATTE: RAFFORZARE IL PERCORSO DI EXPORT VERSO LA CINA

La strada verso Honk Hong e la Cina era stata aperta nello scorso mese di agosto e sta già dando ottimi risultati. Alla presenza di istituzioni, imprenditori e del presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo, in occasione di Cernobbio, è stato rianalizzato il percorso tra le parti che ha portato ad Hong Kong il primo container da 20 tonnellate di latte in polvere Made in Piemonte. Cernobbio è stato anche il luogo d’incontro con Ye Jianpeng, Senior Manager di Bank of China, per pianificare azioni promozionali specifiche volte a rafforzare l’inserimento del prodotto ad oriente. 

“Questo accordo rappresenta sicuramente un successo importante non solo dal punto di vista economico, ma per quello che vuole essere in modo più ampio il progetto: una risposta concreta alle esigenze di qualità delle famiglie asiatiche che, grazie al latte proveniente da Compral Latte, possono avere garanzia di tracciabilità, salubrità e genuinità – sottolineano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Dopo sole poche settimane e senza particolari interventi di promozione, i volumi di vendita sono raddoppiati: esempio chiaro che la polvere di latte piemontese trova grandi consensi nei Paesi che hanno veramente necessità di qualità per la salute dei bambini, che sono sicuramente la fascia più a rischio, ma non solo poiché gran parte della polvere di latte viene utilizzata per la preparazione dei vari prodotti dolciari e da forno. Occorre questa lungimiranza che ormai rappresenta il futuro, ovvero stipulare accordi guardando anche al di fuori dei confini nazionali per avere, poi, importanti ricadute economiche sul nostro territorio e sull’indotto”.  

 

MANTOVA, PRATI STABILI, 550MILA FORME DI GRANA PADANO

“La scelta delle cooperative e degli allevatori del territorio di puntare su una produzione specifica come il Grana Padano dei prati stabili è una strategia vincente, che promuove un distretto e che dovrà dare risposte anche in termini economici alla filiera”. È l’auspicio di Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, a margine della Fiera dei prati stabili, in corso a Goito fino a domani.

Sei cooperative (Latteria Sociale Mantova, Goitese, Marmirolese, Roverbellese, San Pietro e San Donato), cinque delle quali guidate da presidenti espressi da Coldiretti Mantova, oltre 550mila forme di Grana Pradano prodotte in un’area connotata dalla presenza di prati permanenti. È l’identikit dell’area dei prati stabili, che punta a coniugare ambiente e remuneratività.

“Il valore aggiunto del Grana Padano dei prati stabili è la possibilità di celebrare prodotto e territorio, un messaggio che il consumatore apprezza”, afferma Stefano Pernigotti, presidente della Latteria Sociale Mantova. “Abbiamo costi superiori alla produzione di latte convenzionale con gli insilati – spiega Giuseppe Priori, presidente della Latteria di Marmirolo – ma valorizziamo un’area con che cerchiamo di proteggere per le peculiarità del territorio”.

La sfida del futuro? “Ottenere un riconoscimento del prodotto anche sul piano economico”, afferma Remo Brighenti, presidente della Latteria Roverbellese. Ma la sfida è, dice Stefano Pezzini, presidente della Latteria San Pietro di Cerlongo di Goito, “arrivare a certificare tutte le produzioni, non solo il latte e il Grana Padano, ma anche la carne e le produzioni agricole. Il futuro sta nella diversificazione”. Gli investimenti accompagnano il territorio. “Agevolano il processo di trasformazione”, spiega Massimo Dalzini, presidente della Latteria Goitese.

 

LECCE, XYLELLA: BENE FONDI PER CONTRATTI DI DISTRETTO MA MANCA TUTTO IL RESTO

Domani sarà la volta del Presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele e del Direttore regionale Corsetti di portare le proposte di Coldiretti sul tavolo del Ministero, secondo il percorso di ascolto voluto dal Ministro Centinaio per ‘chiudere’ il decreto sulla Xylella.

“Bene la richiesta del Presidente Emiliano al Ministro Centinaio di chiedere maggiori fondi per il contratto di distretto, ma manca ancora tutto il resto”. A ricordarlo è il Presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele, che sollecita i Governi regionale e nazionale a strutturare una piattaforma di interventi complessiva, perché “negli ultimi 5 anni l’assenza di un approccio condiviso e consapevole al problema – continua il Presidente Cantele – ha generato misure e interventi a singhiozzo, spesso intempestivi, sempre poco risolutivi e, soprattutto, nonostante il pressing continuo, è mancato il percorso utile a ripristinare il potenziale produttivo.

A Roma andremo a proporre progettualità di accompagnamento alle imprese olivicole, cooperative, frantoi e vivai in percorsi di riavvio dell’attività produttiva, la necessità di maggiori fondi per il monitoraggio puntuale e provvedimenti che consentano la tempestiva rimozione dei focolai”. Rispetto all’UE il Presidente Cantele sottolinea che “l’intervento del Commissario Andriukaitis sul tema Xylella durante il recente Forum Coldiretti di Cernobbio è stato molto netto e chiaro. L’Italia non può permettersi il rischio di vedere andare in fumo altri ettari di coltivazioni sensibili al batterio, con ulteriori danni al patrimonio ambientale, culturale e all’economia agricola pugliese e nazionale e con gravi rischi per l’intera agricoltura continentale”.

Il Commissario Andriukaitis ha confermato “la vicinanza della Commissione UE alle autorità italiane nel sostegno tecnico, scientifico e finanziario – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – per garantire che le misure di eradicazione e contenimento vengano messe in atto tempestivamente e correttamente, oltre che per assicurare un futuro agli agricoltori pugliesi. Anche per il gravissimo rischio dei danni economici che la procedura di infrazione potrà provocare, il Governo italiano e la Regione Puglia hanno la responsabilità e l’obbligo – conclude Corsetti – di definire una strategia condivisa e chiara che consenta di superare le difficoltà che fino ad oggi hanno impedito la corretta applicazione delle misure obbligatorie. Ma ci aspettiamo anche tangibili impegni da parte della UE su impegni economici che favoriscano il superamento della crisi”.

 

MARCHE, CIBO “ILLEGALE” SULLE TAVOLE DEI MARCHIGIANI: +20% DI IMPORT “PROIBITO”

Nel 2017 ogni marchigiano ha avuto in media sulla sua tavola circa 125 chili di cibo proveniente dall’estero. Tra questi anche quello prodotto con pratiche illegali rispetto alle leggi italiane in materia di tutela del lavoro, dell’ambiente e della salute. Lo afferma Coldiretti Marche su una rielaborazione di dati Istat sulle importazioni nel settore agroalimentare che, nel 2017, hanno toccato nella nostra regione una quota di valore di oltre 445 milioni di euro, in aumento di quasi l’8% rispetto all’anno precedente. Recentemente è stato lo stesso Ministero del Lavoro degli Stati Uniti a mettere all’indice alcuni stati “canaglia” per lo sfruttamento del lavoro minorile ma ci sono anche Paesi che fanno uso massiccio di pesticidi dannosi per la salute e vietatissimi in Italia. Un fenomeno che spinge ben il 43% degli italiani a chiedere di bloccare le importazioni da quei Paesi che non rispettano le regole, secondo un sondaggio Coldiretti/Ixè. “L’importazione a dazio zero di prodotti ottenuti con lo sfruttamento dell’ambiente e del lavoro è incompatibile con i principi di tutela e responsabilità etica che dovrebbero essere i valori fondanti della Costituzione europea – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – Il lavoro minorile impiegato, il genocidio di alcune minoranze etniche, l’utilizzo di principi chimici vietati da decenni nel nostro Paese, sono elementi sufficienti per dichiarare la nostra contrarietà a un modello di imposizione commerciale perdente sia per chi dà, sia per chi riceve: nei Paesi che esportano a dazio zero, non c’è reale distribuzione del valore tra gli agricoltori che producono quel bene e continuano ad essere vittime di sfruttamento, e nel contempo, nel nostro Paese, si subisce il paradosso per cui le nostre produzioni di qualità rimangono invendute perché non più presentabili in un mercato saturo di import”. La tavola della vergogna stilata da Coldiretti vede imputati Costa d’avorio, Vietnam, Turchia, Colombia ed Equador dove regna lo sfruttamento del lavoro minorile, mentre Brasile e Thailandia compaiono in questa black list per l’impiego di lavori forzati. Costarica ed Egitto utilizzano oltremisura pesticidi. I pistacchi dall’Iran presentano aflatossine cancerogene spesso sopra il limiti, stessa cosa per le nocciole e i fichi secchi turchi mentre il riso dalla Birmania è stato espropriato alla minoranza Rohingya, vittima di genocidio. Pratiche che non riguardano solo il sud del mondo ma anche, ad esempio, il Canada per l’uso del glifosato in preraccolta sui cereali, erbicida vietato in Italia. Solo da questi Paesi sono arrivati nel 2017 nelle Marche oltre 63 milioni di euro di prodotti dell’agroalimentare, quasi il 20% in più rispetto al 2016. Cibo che rappresenta, oltre che un danno per il Made in Italy e la qualità espresse dalla nostre aziende, anche un pericolo per l’ambiente e per la salute.

 

CASTAGNE, IL CLIMA FRENA I QUANTITATIVI DELL’ANNATA, MA IL BILANCIO È POSITIVO

Dai boschi dell’Alto Novarese a quelli del Vco sono positivi i dati di produzione delle castagne, vero e proprio simbolo dell’autunno: un patrimonio storico ed economico che negli scorsi anni era stato messo a rischio dal dilagare del Cinipide Galligeno, insetto alieno proveniente dalla Cina, che lungo tempo ha infestato il territorio, annientando la produzione fruttifera. Il trend segue quello nazionale, con un raccolto stimato superiore a 30 milioni di chili (in aumento dell’80% rispetto a cinque anni fa, quando era stato raggiunto il minimo storico di 18 milioni di chili).

La produzione piemontese registra tuttavia un calo del 20% rispetto allo scorso anno a causa del clima piovoso, grandinate violente e temperature altalenanti. Tuttavia, nei boschi delle province del Nord Piemonte, il calo sembra essere più contenuto, e controbilanciato dall’ottima pezzatura, quest’anno di grandi dimensioni.

“Il castagno – evidenzia Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara Vco – riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane della nostra regione, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. Dato positivo è quello relativo al calo delle importazioni, ma resta alto il rischio di trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto dalla Turchia, Spagna, dal Portogallo e dalla Grecia. Per questo chiediamo di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia. Il consiglio ai consumatori è quello acquistare nei mercati di Campagna Amica diffusi in modo capillare su tutto il nostro territorio o direttamente presso le imprese agricole”.

I boschi dell’area alpina sono tornati ad essere meta ambita di cercatori di castagne che, per lo più muovendo dalle grandi città, approfittano dell’occasione per trascorrere una giornata a contatto con la natura e l’ambiente montano.

Quella della castanicoltura è una pratica agricola di origini molto antiche, che per molti secoli ha distinto l’economia di intere aree, concentrate soprattutto nel territorio dell’Alto Novarese, Vergante, Verbano, Cusio e Ossola: l’introduzione degli alberi di castagno ebbe un notevole incremento nel Medioevo: oltre alle castagne, questi alberi furono utili a un’economia locale “allargata” a più settori. Oltre a segnare il paesaggio boschivo, diedero infatti impulso ad attività diverse come il commercio del legno, la realizzazione di edifici o la nascita di tradizioni agroalimentari ed enogastronomiche tramandate fino ai giorni nostri.                                                                                    

La raccolta delle castagne, come quella dei funghi, coinvolge come detto un gran numero di appassionati che, dalle città, si spostano in collina per trascorrere una giornata diversa. Tuttavia, può anche essere un’attività coordinata utile ad integrare il reddito delle imprese agricole: non sono pochi, infatti, i proprietari di fondi che in questo periodo sono impegnati a selezionare le migliori per una successiva vendita diretta al pubblico.

 

MANTOVA, LUNGORIO: SEMPRE AL FIANCO DELLE IMPRESE AGRICOLE E DEI CITTADINI

“Nella vicenda del Lungorio, Coldiretti Mantova sta dalla parte degli agricoltori che partecipano all’attività di vendita diretta e dei cittadini”. Così dichiara Giuseppe Groppelli, presidente di Agrimercato, che precisa: “La rinuncia del Consorzio all’istanza di sospensione nell’ambito del giudizio davanti al Tar Brescia ha ingenerato una situazione di incertezza in merito al soggetto legittimato ad organizzare i mercati durante il tempo necessario ad ottenere la pronuncia di merito, che arriverà dopo il 19 dicembre 2018. Infatti, anche se rimane valida l’aggiudicazione in capo ad Agrimercato, tuttavia il Comune si è impegnato a non adottare atti ulteriori, inclusa la stipula della convenzione con l’effettiva aggiudicataria. Di certo il Consorzio agrituristico mantovano non ha vinto la procedura selettiva e non è dunque aggiudicatario; pertanto, non avrebbe alcun titolo a continuare nei mercati. Evidentemente il Comune di Mantova lascerà proseguire il Consorzio fino alla sentenza di merito al solo fine di garantire la continuità dei mercati, anche in assenza di qualsiasi aggiudicazione a vantaggio dello stesso Consorzio”.

Quali soluzioni? “Agrimercato non commenta, rimaniamo in attesa che si pronunci il Tribunale amministrativo regionale e – precisa Groppelli – soprattutto non interferiremo con il regolare svolgimento del mercato, nonostante la proroga della convenzione concessa al Consorzio agrituristico mantovano per il mercato del Lungorio si sia interrotta lo scorso settembre, data dell’aggiudicazione ad Agrimercato delle aree mercatali. Chiedere infatti di interrompere il mercato in attesa della pronuncia del Tar Brescia significherebbe chiedere al Comune di privare le imprese agricole che vi partecipano della possibilità di esercitare l’attività di vendita diretta in un mercato molto importante e, allo stesso tempo, privare i cittadini di un’opportunità di acquisto diretto dagli agricoltori. Gli interessi degli agricoltori sono prioritari e imprescindibili, per questo nessuna azione ostruzionistica verrà adottata”.

 

CASTAGNE, BILANCIO POSITIVO: IL FLAGELLO-CINIPIDE È ORMAI SUPERATO

Dai castagneti dell’Alto Biellese a quelli della Valsesia, sono positivi i dati di produzione delle castagne, vero e proprio simbolo dell’autunno messo a rischio, negli scorsi anni, dal dilagare del Cinipide Galligeno. Un trend che segue quello nazionale, con un raccolto stimato superiore a 30 milioni di chili (in aumento dell’80% rispetto a cinque anni fa, quando era stato raggiunto il minimo storico di 18 milioni di chili). La decimazione provocata dall’insetto alieno proveniente dalla Cina, che per anni ha infestato i nostri boschi, potrebbe quindi essere solo un brutto ricordo. 

La produzione piemontese registra un calo del 20% rispetto allo scorso anno a causa del clima piovoso, grandinate violente e temperature altalenanti. Tuttavia, nei boschi delle province del Nord Piemonte, il calo sembra essere più contenuto, e controbilanciato dall’ottima pezzatura, quest’anno di grandi dimensioni. “Il castagno – evidenzia Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella – riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane della nostra regione, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico.

Dato positivo è quello relativo al calo delle importazioni, ma resta alto il rischio di trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto dalla Turchia, Spagna, dal Portogallo e dalla Grecia. Per questo chiediamo di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia. Il consiglio ai consumatori è quello acquistare nei mercati di Campagna Amica diffusi in modo capillare su tutto il nostro territorio o direttamente presso le imprese agricole”.

I boschi dell’area alpina sono tornati ad essere meta ambita di cercatori di castagne che, per lo più muovendo dalle grandi città, approfittano dell’occasione per trascorrere una giornata a contatto con la natura e l’ambiente montano.

Quella della castanicoltura è una pratica agricola di origini molto antiche, che per molti secoli ha distinto l’economia di intere aree, concentrate soprattutto nel territorio dell’alto Biellese e della Valsesia: l’introduzione degli alberi di castagno ebbe un notevole incremento nel Medioevo: oltre alle castagne, questi alberi furono utili a un’economia locale “allargata” a più settori. Oltre a segnare il paesaggio boschivo, diedero infatti impulso ad attività diverse come il commercio del legno, la realizzazione di edifici o la nascita di tradizioni enogastronomiche e agroalimentari tramandate fino ai giorni nostri.                                                                                                   

La raccolta delle castagne, come quella dei funghi, coinvolge come detto un gran numero di appassionati che, dalle città, si spostano in collina per trascorrere una giornata diversa. Tuttavia, può anche essere un’attività coordinata utile ad integrare il reddito delle imprese agricole: non sono pochi, infatti, i proprietari di fondi che in questo periodo sono impegnati a selezionare le migliori per una successiva vendita diretta al pubblico.

 

EMILIA-ROMAGNA, PREMIARE LE AZIENDE CHE UTILIZZANO ZUCCHERO NAZIONALE

Premiare le aziende italiane che utilizzano zucchero italiano per contrastare le multinazionali francesi e tedesche che puntano ad azzerare la produzione saccarifera italiana con vendite sottocosto del loro prodotto. L’idea è di Coldiretti Emilia Romagna che al Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione ha proposto al ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, di adottare sgravi fiscali per tutti quegli operatori, industrie e artigiani che utilizzano lo zucchero nazionale nei loro prodotti. Dopo la contrarietà espressa dalla Commissione europea alle misure di emergenza per salvare lo zucchero made in Italy chieste dal Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio al Consiglio dei Ministri dell’agricoltura e della pesca dell’UE – sostiene Coldiretti Emilia Romagna – sono necessari interventi per contrastare lo strapotere delle cinque grandi realtà del Nord Europa che già oggi detengono il 75% del comparto saccarifero nel Vecchio Continente con zucchero venduto a prezzi molto bassi da Francia e Germania che hanno aumentato del 20% la loro produzione nel 2017, causando 3,5 milioni di tonnellate di eccedenze a livello europeo.

A rischio – afferma Coldiretti regionale – c’è l’attività di 7 mila aziende che coltivano 33 mila ettari di barbabietole tra Emilia Romagna e Veneto e 25 mila posti di lavoro nella filiera dello zucchero. A difendere la produzione italiana di zucchero – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – è rimasta la cooperativa tricolore Coprob-ItaliaZuccheri, che ha due stabilimenti di trasformazione a Minerbio (Bologna) e Pontelongo (Padova).

Senza questa cooperativa – spiega Coldiretti regionale – l’Italia, che con un consumo di oltre 1,7 milioni di tonnellate è il terzo mercato dell’Unione Europea, diventerebbe uno dei pochissimi casi al mondo senza alcun produttore locale di zucchero. Da parte sua, il ministro Centinaio a Cernobbio ha assicurato che “l’Italia tonerà alla carica presso l’Unione europea per dare risposte al settore”.

 

MOLISE, IL MERCATO CONTADINO DI C.A. CAMPOBASSO PUNTO DI AGGREGAZIONE SOCIALE

I mercati di Campagna Amica non sono solo punti vendita dove acquistare ottimi prodotti a km zero ma anche luoghi privilegiati di aggregazione sociale. Il dato emerge da uno studio Coldiretti/Censis presentato oggi al Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti in corso di svolgimento a Villa d’Este di Cernobbio. Infatti, in controtendenza con l’andamento generale, sono trentuno milioni gli italiani che non hanno mai fatto la spesa sul web, non volendo rinunciano al contatto diretto con i produttori per avere maggiori opportunità di scelta, poter toccare con mano i prodotti ma anche per avere un’occasione di socializzazione.

Tra chi ha fatto almeno una volta la spesa in un farmer market, evidenzia lo studio Coldiretti/Censis, sono 8 milioni quelli che dichiarano di recarsi tra i banchi dei produttori anche e soprattutto per incontrare persone, socializzare e trovare occasioni di convivialità. Il risultato è che in molte realtà i mercati contadini hanno affiancato o addirittura sostituito i bar come luogo di ritrovo.

“Ciò – osserva il delegato confederale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli – accade anche al nostro mercato coperto di Campagna Amica a Campobasso, dove i consumatori hanno modo di instaurare un rapporto diretto con i produttori, a garanzia della bontà dei prodotti che acquistano. Spesso, poi, fra i più affezionati frequentatori del mercato, che ha anche un’area food dove poter pranzare con appositi menù a km zero preparati con i prodotti in vendita al mercato – aggiunge Spinelli – sono gli anziani, che nella spesa dal contadino trovano anche una soluzione ai problemi di solitudine”.

Ma la spesa “non virtuale” è spinta anche da un’altra tendenza che, secondo lo studio Coldiretti/Censis, vede una componente sempre maggiore degli italiani che non si accontenta di farsi portare a casa il cibo ma vuole risalire all’origine di quel che mette in tavola, approfondendo la conoscenza della filiera e cercando il contatto diretto con i produttori e i loro territori.

Un’espressione di questo fenomeno è rappresentata dal boom del turismo enogastronomico che ha ormai raggiunto numeri da record, tanto da essere entrato stabilmente negli stili di vita degli abitanti del nostro Paese. Secondo lo studio Coldiretti/Censis sono 38 milioni gli italiani che nel 2018 hanno frequentato almeno una volta una sagra di prodotti locali, mentre in 26 milioni hanno scelto di trascorrere appositamente le proprie vacanze in territori che ospitano eccellenze enogastronomiche. Sono inoltre 23,7 milioni i cittadini del Belpaese che hanno partecipato, secondo Coldiretti/Censis, ad eventi e serate di degustazioni di prodotti o vini, e 23 milioni coloro che hanno soggiornato almeno una volta in agriturismo.  Un fenomeno favorito anche dalla nascita in Italia di una rete unica a livello internazionale per dimensioni e caratteristiche che ha esteso la sua presenza dalle fattorie ai mercati, dai ristoranti al cibo di strada, dagli agriturismi agli orti urbani.

Complessivamente, spiega Coldiretti, la rete di Campagna Amica è composta da 7502 fattorie, 1187 mercati, e 2352 agriturismi. Nei mercati e nelle fattorie di Campagna Amica si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo”

“Acquistare prodotti a chilometri zero – afferma il direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione locale. Al nostro Agrimercato di Campobasso – spiega Ascolese – organizziamo spesso eventi e giornate a tema con la partecipazione anche di scolaresche, come è accaduto nella giornata del miele, quando abbiamo illustrato praticamente ai bambini la smielatura, o la giornata della canapa, con tutti i prodotti a base di questa inusuale essenza, o anche la giornata della Tintilia, per far conoscere a tutti il nostro vitigno autoctono, solo per citarne alcuni. Questi – conclude Ascolese – sono solo alcuni esempi della multifunzionalità dei mercati di Campagna Amica che sono diventati non solo luogo di consumo, ma anche momenti di educazione, socializzazione, cultura e solidarietà”.

 

PADOVA, BONUS VERDE: OSSIGENO ALLE IMPRESE E ANCHE ALLE NOSTRE CITTA’

Una buona notizia per le circa 450 aziende florovivaistiche padovane. Accolta con soddisfazione infatti la conferma del bonus verde nella manovra di bilancio proposta dal Governo per favorire con le detrazioni fiscali la diffusione di parchi e giardini in città capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento. “La misura, che va incontro alle pressanti richieste di Coldiretti al Governo, prevede attualmente una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% – ricorda Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Padova – delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili. Si tratta di uno strumento utile a qualificare le aree urbane ma anche a ridurre l’impatto degli inquinanti nelle città, di cui si parla molto in questi giorni di misure anti inquinamento. Sarà possibile pertanto continuare a beneficiare dell’agevolazione per la ‘sistemazione a verde’ di aree scoperte di pertinenza delle unità immobiliari private di qualsiasi genere, quali terrazzi, giardini, anche condominiali, anche mediante impianti di irrigazione nonché a lavori di recupero del verde di giardini di interesse storico”.

Con 452 aziende su 1.487 Padova è leader del settore florovaistico veneto che, nonostante il calo strutturale delle imprese, registra un aumento della produzione complessa regionale, stimata a poco oltre 1,6 miliardi di pezzi, in crescita del 12% rispetto al 2016. Il valore della produzione è in leggero miglioramento nel 2017 (209 milioni di euro, +1,3% rispetto al 2016), ed è proprio il servizio di sistemazione di parchi e giardini a rappresentare oltre la metà del giro d’affari La produzione di fiori e piante (52,6 milioni di euro) e la produzione vivaistica (circa 29 milioni di euro) sono entrambe in calo dell’1%, mentre il servizio di sistemazione di parchi e giardini offerto dalle imprese ha quasi raggiunto i 128 milioni di euro (+1%).

In tempi di misure anti inquinamento sempre più severi, con drastici blocchi del traffico è un provvedimento che favorisce anche la diffusione di parchi e giardini in città capaci di catturare le polveri e migliorare la qualità dell’aria. Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili, un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Un recente studio del Cnr diffuso da Legambiente spiega che la vegetazione urbana e peri-urbana puo’ abbattere fino al 3% dell’anidride carbonica emessa dal traffico auto veicolare; può rimuovere dall’atmosfera ogni anno fino a 161 kg per ettaro di pm10 e 73 kg per ettaro di ozono, con beneficio economico stimabile di circa 5500 euro/t di pm10 e 8300 euro/t di ozono e produrre un risparmio energetico per il raffreddamento e riscaldamento degli edifici fino al 30-40% quantificabile in un valore economico medio di 18 euro/albero/anno.

“E’ una sfida per la qualità e la bellezza delle nostre città a cui tutti i cittadini possono partecipare con lo strumento del credito d’imposta. Siamo soddisfatti che il Governo abbia accolto, anche grazie al nostro pressing, – conclude Roncalli – la proroga della detrazione fiscale per le ristrutturazioni di giardini e terrazzi privati e condominiali, come riconosciuto per gli appartamenti, in modo da dare “ossigeno” alle imprese florovivaistiche ed ai livelli occupazionali che esse sono in grado di sviluppare”.

 

ROVIGO, IL NOSTRO RISO PAGA L’IMPORTAZIONE A DAZIO ZERO DAL VIETNAM

Un’invasione di riso importato minaccia la risicoltura locale. Questo il risultato delle scelte dell’Unione Europea che autorizza l’ingresso a dazio zero di oltre 80mila tonnellate di riso vietnamita. Continua la stagione degli accordi commerciali inaugurata dal Ceta, l’accordo canadese, che minaccia la sopravvivenza di molte produzioni agricole d’eccellenza del nostro Paese. “Il settore agricolo non deve diventare merce di scambio degli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale e ambientale sul territorio – ha affermato il presidente provinciale di Coldiretti, Carlo Salvan – ancora più grave è il fatto che l’accordo non prevede l’approvazione dei Parlamenti Nazionali e sarà inviato direttamente a Consiglio e Parlamento europeo per ratifica.

Sono queste le decisioni che allontanano i cittadini dall’Unione Europea come ha evidenziato il sondaggio Eurobarometro”. In questa prospettiva risulta evidente come l’ottenimento dell’obbligatorietà dell’indicazione d’origine in etichetta a livello nazionale, consenta al consumatore di riconoscere il prodotto italiano tra gli altri, sempre più presenti nel mercato a causa di importazioni incontrollate. “Si tratta – prosegue Salvan – di una decisione sbagliata e contraddittoria in virtù della già difficile situazione del comparto per le importazioni di riso da Cambogia e Birmania ed alla luce dell’apertura da parte dell’Unione europea di un’inchiesta in merito al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati, che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero”.

Le importazioni da Paesi asiatici che non rispettano le stesse norme sanitarie, ambientali e di sicurezza sul lavoro delle produzioni europee sono la causa principale della crisi del settore risicolo Made in Italy. La campagna risicola è appena scattata, ma le prime stime evidenziano un calo produttivo, frutto delle condizioni climatiche avverse e dei continui sbalzi di temperatura, ma anche del crollo dei prezzi, causato dalle importazioni, che ha messo in ginocchio le aziende.

L’accordo con il Vietnam prevede, inoltre, la protezione di appena 38 denominazioni di origine italiane sulle 296 tutelate dall’Unione Europea con la possibilità di utilizzare il termine Parmesan per prodotti di imitazione del parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche i termini Asiago, Fontina e Gorgonzola, che potranno continuare ad essere utilizzati da qualsiasi persona, e dai suoi successori, che abbiano commercializzato in buona fede prodotti della stessa categoria con tali nomi prima del 1 gennaio 2017. “Di fatto l’accordo su questi temi ricalca quello con il Canada che – conclude Salvan – ha fatto da apripista legittimando, per la prima volta nella storia europea, la pirateria alimentare a danno dei prodotti made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità locali”.

 

GROSSETO, DANNI DA LUPI: UNA PRIMA RISPOSTA DEL CONSIGLIO REGIONALE TOSCANO

Dopo trenta giorni dall’ultimo incontro nella sede del Consiglio regionale della Toscana tra i pastori di Coldiretti e Marco Remaschi, Assessore regionale all’agricoltura, è arrivata finalmente la prima risposta. La Giunta regionale nella seduta di lunedì scorso 15 ottobre ha assunto la deliberazione (nr.1133) con la quale integra con 357mila euro le risorse per il ristoro dei danni diretti subiti da attacchi di lupi. Quindi le risorse complessivi per i danni 2017 ammontano a 457mila euro e servono a coprire integralmente le domande di indennizzo presentate relative a 590 attacchi denunciati nell’anno.

“Si tratta di una prima concreta risposta a fronte di una situazione che nelle campagne resta drammatica per i danni arrecati alle aziende agricole dai predatori – afferma Paolo Giannini, direttore di Coldiretti Grosseto- con attacchi registrati in ogni angolo della provincia, con razzie quotidiane, greggi dimezzate e danni alle stalle. Questi numeri non dicono tutto della situazione reale perché molti allevatori rinunciano addirittura a richiedere i rimborsi per attacchi subiti non solo da lupi ma anche da ibridi e da cani domestici inselvatichiti. Oggi gli effetti di un insostenibile squilibrio dell’ecosistema si scaricano su allevatori e agricoltori che vedono compromesso il loro reddito; questo non è più tollerabile. Bisogna intervenire subito su ibridi e cani vaganti, attuando le norme contro il randagismo. Poi è necessario che si prenda coscienza del fatto che se si vuole preservare l’esistenza del lupo si deve preservare l’esistenza dell’uomo sui territori risarcendo pienamente i danni.

Non può essere la sola agricoltura a sostenere il costo di quelli che devono essere veri risarcimenti per i danni subiti, ma gli interi Governi Regionale e Nazionale. Non a caso la nostra Confederazione Nazionale ha pienamente coinvolto anche il Ministero dell’Ambiente su questa vicenda e non solo per la definitiva approvazione del Piano Lupo”.  Resta da risolvere il problema degli indennizzi relativi al mese di dicembre 2016, oltre ai danni indiretti così come richiesto dalla Coldiretti alla Regione.

 

UMBRIA, CIBO DAL WEB PER 1 ITALIANO SU 3: INTERESSA 7 FAMIGLIE UMBRE SU 10

Nel 2018 più di un italiano su tre (37%) ha ordinato cibo dal telefono o dal pc tramite una piattaforma web. È quanto emerge dal primo studio Coldiretti/Censis sul food delivery presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este a Cernobbio, dove è presente anche una delegazione umbra.

Si tratta della prima “fotografia” del settore più dinamico della ristorazione – riferisce Coldiretti Umbria – che ha ormai allargato i suoi confini dalla tradizionale pizza o piatti etnici fino a veri e propri cibi gourmet: una possibilità anche per 7 famiglie umbre su 10 (69,4%) che nel 2017 disponevano di accesso a Internet da casa (elaborazioni Coldiretti Umbria su dati Istat).

In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio – rileva lo studio Coldiretti/Censis – c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qualità. Non manca chi punta sul cibo per allietare le serate in casa (32,6%), chi non ha tempo di prepararsi da solo i pasti (26,5%) e chi non vuole rinunciare alla buona cucina senza dover uscire (24,7%) oltre a quelli desiderosi di provare piatti nuovi e originali (18%) e quelli che non sanno cucinare (6,9%).

A facilitare il ricorso al food delivery c’è il fatto che i tempi di consegna – precisa Coldiretti – sono in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti ma è anche possibile stabilire una fascia oraria precisa, mentre per quanto riguarda il pagamento è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti. Il trasporto avviene principalmente in bicicletta ma anche con motorini per ovviare ai vincoli delle zone centrali a traffico limitato delle grandi città. Il boom del cibo a domicilio nelle case degli italiani ha portato però – nota Coldiretti – un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari.

Il food delivery porta con sé la necessità di assicurare a tutti i cittadini che utilizzano le piattaforme una sempre maggiore qualità e sicurezza di quel che si vedono recapitare a casa, ha ricordato il presidente della Coldiretti Umbria Albano Agabiti presente a Cernobbio, nel sottolineare come la sfida sia anche quella di qualificare ulteriormente il servizio puntando sulla trasparenza dell’origine e sull’uso di prodotti tipici locali.

 

PIEMONTE, CIMICE ASIATICA: NON SI FERMA IL FLAGELLO, MA LOTTA DA’ I PRIMI RISULTATI

Boom di cimici con il caldo anomalo di questo periodo. E’ importante che porte e finestre rimangano chiuse per evitare che gli insetti entrino nelle case e, oltre a recare fastidio, possano trovare un ambiente utile a proliferare anche in inverno. Il fenomeno ha colpito particolarmente le nostre province, con riflessi pesanti per l’ampio spettro delle colture “prese di mira” e, in particolare, soia, mais, pere, mele, pesche e kiwi con danni fino al 40% dei raccolti nei terreni.

Dal Piemonte arrivano note positive rispetto allo scorso anno: il problema dell’invasione della cimice marmorata asiatica è stato ridimensionato. Questo non toglie che alcune aree restano colpite, in particolare l’alto Piemonte dove la produzione di soia, tutt’ora in campo, potrebbe subire danni del 30%.

Stazionario l’impatto nel Novarese e Vco, dove la presenza dell’insetto è addirittura cresciuta in alcuni areali, ma con danni limitati sulle colture fruttifere (restano tra le più colpite quelle di pesco, ciliegio, albicocco e kiwi): un primo risultato positivo che si deve in particolare alla capillare azione di monitoraggio e contrasto messa in atto da Coldiretti e dalle sue imprese. 

Nelle province altopiemontesi, la diffusione degli insetti è stata favorita da temperature ben al di sopra delle medie: un ulteriore effetto, certamente indesiderato e dannoso, dei cambiamenti climatici che si manifestano con una tendenza al surriscaldamento che si è accentuata negli ultima anni. 

Tra gli eventi estremi dovuti al “clima pazzo”, con marcati sfasamenti stagionali e repentine inversioni termiche, si registrano anche l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti che colpiscono l’agricoltura.

“Sul territorio stiamo riuscendo a contenere il fenomeno grazie a trattamenti mirati ed alla costante azione di monitoraggio dei nostri tecnici che, visti i risultati, non si fermerà” conferma Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara Vco. “La sinergia sui territori ha reso possibile lo studio di strategie appropriate, adottando i metodi più sostenibili, con una particolare attenzione all’ambiente al fine di salvaguardare la qualità delle produzioni Made in Piemonte”.   

La prima segnalazione della cimice marmorata asiatica si è avuta in Emilia Romagna nel 2012 ma negli anni scorsi si è propagata in tutto il nord Italia, giungendo anche in Piemonte e nelle province di Novara-Vco. Complessa la lotta all’insetto, che da adulto è in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e sverna come adulto in edifici o in cassette e anfratti riparati per poi raggiungere in primavera le piante per alimentarsi, accoppiarsi e deporre le uova.

 

TOSCANA, DANNI DA LUPO: PRIMA RISPOSTA, ARRIVANO 457MILA EURO PER DANNI 2017

Era il 12 settembre scorso, giorno del lungo faccia a faccia nella sala delle feste del Consiglio regionale della Toscana, tra i pastori di Coldiretti e Marco Remaschi Assessore regionale all’agricoltura e dopo circa trenta giorni è arrivata la prima risposta. La Giunta regionale nella seduta di lunedì scorso 15 ottobre ha assunto la deliberazione (nr.1133) con la quale integra con 357mila euro le risorse per il ristoro dei danni diretti subiti da attacchi di lupi. Quindi le risorse complessivi per i danni 2017 ammontano a 457mila euro e servono a coprire integralmente le domande di indennizzo presentate relative a 590 attacchi denunciati nell’anno.

“Si tratta di una prima concreta risposta a fronte di una situazione che nelle campagne resta drammatica per i danni arrecati alle aziende agricole dai predatori – dice Fabrizio Filippi, neo-presidente di Coldiretti Toscana – con attacchi registrati in ogni angolo della regione, con razzie quotidiane, greggi dimezzate e danni alle stelle. Questi numeri – continua Filippi – non dicono tutto della situazione reale perché molti allevatori rinunciano addirittura a richiedere i rimborsi per attacchi subiti non solo da lupi ma anche da ibridi e da cani domestici inselvatichiti”.

“Diamo atto della coerenza, merce rara in politica, dell’Assessore all’Agricoltura Marco Remaschi – continua Filippi – che ha tenuto fede alla parola data recuperando queste risorse aggiuntive. E’ altrettanto vero però che la logica dei meri risarcimenti per Coldiretti non basta ed occorre una svolta nella gestione dei predatori che renda possibile la sopravvivenza del tessuto produttivo di interi territori”.

“Oggi gli effetti di un insostenibile squilibrio dell’ecosistema si scaricano su allevatori e agricoltori che vedono compromesso il loro reddito; questo non è più tollerabile – ha detto Antonio De Concilio – Bisogna intervenire subito su ibridi e cani vaganti, attuando le norme contro il randagismo. Anche chi amministra i Comuni deve fare la propria parte. Poi è necessario che si prenda coscienza del fatto che se si vuole preservare l’esistenza del lupo si deve preservare l’esistenza dell’uomo sui territori risarcendo pienamente i danni – ha continuato De Concilio – E di questo deve farsene carico l’intera collettività. Quindi non può essere la sola agricoltura a sostenere il costo di quelli che devono essere veri risarcimenti per i danni subiti, ma gli interi Governi Regionale e Nazionale. Non a caso – ha concluso De Concilio- la nostra Confederazione Nazionale ha pienamente coinvolto anche il Ministero dell’Ambiente su questa vicenda e non solo per la definitiva approvazione del “Piano Lupo”.  Resta da risolvere il problema degli indennizzi relativi al mese di dicembre 2016, oltre ai danni indiretti così come richiesto dalla Coldiretti alla Regione.

 

ASTI, BORSA DI STUDI PAOLO VASTADORE A 4 AGROTECNICI DIPLOMATI CON 100/100

“Sono i fantastici 4, ad aggiudicarsi la Borsa di Studi Paolo Vastadore, per aver superato la maturità di agrotecnico con 100/100”, ha presentato così, Erildo Ferro professore alle medie dell’indimenticato tecnico Coldiretti cui è stata dedicata per il nono anno consecutivo la borsa di studi. Sabato scorso all’Istituto Tecnico “G.Penna” di Asti, Simona Rabino di Roatto, Alessia Zappa di Asti, Umberto Bosso di Cunico, Diego Venturi di Portacomaro, hanno ricevuto, ognuno, da parte di Coldiretti Asti, un assegno di 750 euro.

Un ottimo viatico per il proseguimento della loro formazione scolastica e il migliore dei modi per onorare anche quest’anno la memoria di Paolo Vastadore, già studente del Penna e tragicamente scomparso, il 19 gennaio 2010, all’età di 27 anni, in un incidente stradale mentre tornava a casa dopo una giornata di lavoro.

“Per me, che ho potuto apprezzare Paolo come tecnico nella mia azienda agricola – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – è una giornata piena di sentimenti, anche perché il suo ricordo è ancora ben presente anche fra i suoi colleghi, i suoi compagni di scuola, i suoi amici e fra tutti coloro che l’hanno conosciuto. Voglio augurare a questi quattro giovani che si sono fatti onore nel loro percorso scolastico, di avere altrettanto successo nel loro eventuale ulteriore percorso formativo e nella vita lavorativa. Voglio, però, anche sottolineare come Paolo Vastadore fosse un ragazzo estremamente intelligente e che nonostante la sue grandi doti e capacità sapesse relazionarsi con grande umiltà e disponibilità. Mi permetto quindi di suggerire ai nostri quattro ragazzi di ritirare questo premio con umiltà e di affrontare il loro futuro con la stessa umiltà, perché la giusta umiltà sarà l’unico strumento per contrastare le tante difficoltà che inevitabilmente incontreranno durante la vita lavorativa”.

La cerimonia di consegna delle Borse di studi, ha visto la funzione religiosa celebrata dal Consigliere ecclesiastico di Coldiretti Asti, don Francesco Cartello, ovviamente alla presenza della famiglia Vastadore, con l’intervento della sorella Serena, e i ricordi del presidente provinciale Coldiretti, Marco Reggio, del preside dell’istituto scolastico, Renato Parisio, della vice presidente del Consiglio regionale, Angela Motta, del Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, e del Vice Sindaco di Isola d’Asti, Mirko Grieco.

Nel coordinare gli interventi il professore Erildo Ferro ha anche sottolineato come questa borsa di studi possa rappresentare una bellissima testimonianza per i giovani affinché possano lasciare un’impronta nel loro percorso scolastico e nella loro vita, come per altro ha lasciato Paolo nella sua intensa ma tragicamente breve esistenza. Molti apprezzamenti anche per la costante crescita (anche in termini di iscritti) dell’Istituto Penna e dei sui ragazzi. Per i primi sette anni la Borsa di Studi Vastadore è andata a un solo studente, poi in questi ultimi due anni c’è stato un salto di qualità: l’anno passato furono assegnate tre borse di studi e quest’anno addirittura quattro studenti hanno superato i 100 centesimi.

Questi i vincitori delle nove edizioni: 2010 Daniele Longo di Asti, 2011 Fabio Tinelli di Cortanze, 2012 Giovanni Picollo di Costigliole d’Asti, 2013 Valeria Candelo di Villanova d’Asti, 2014 Stefano Graziano di Isola d’Asti, 2015 Debora Marucco di Piea, 2016 Ilaria Poncini di Calliano, 2017 Vittoria Vallana di Asti; Letizia Laustra di Castell’Alfero; Simone Matta di San Paolo Solbrito, 2018 Simona Rabino di Roatto; Alessia Zappa di Asti; Umberto Bosso di Cunico; Diego Venturi di Portacomaro.

 

PORDENONE, INCONTRO CON REGIONE, CONSORZIO BONIFICA E COMUNE DI SAN VITO

L’ambiente è un patrimonio che va gestito rispettando le regole ma con procedure chiare, semplici a garanzia di chi opera. Questa in buona sostanza la sintesi di quanto è emerso nell’incontro organizzato da Coldiretti, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di San Vito al Tagliamento e la regione Friuli Venezia Giulia, direzione Ambiente ed Energia.

La gestione della vegetazione sulle sponde dei corsi d’acqua è stato il tema specifico del convegno al quale sono intervenuti tra gli altri per Coldiretti Marco De Munari, presidente mandamentale di San Vito, Matteo Zolin presidente provinciale e il direttore Antonio Bertolla.

Per la Regione Massimo Canali e Roberto Schak rispettivamente direttore e vice direttore dell’assessorato Ambiente ed Energia, Massimiliano Zanet, direttore generale del Consorzio Bonifica Cellina Meduna, Daniele Giacomel, presidente Consorzio manutenzione viali Savorgnano e il sindaco di San Vito al Tagliamento Antonio Di Bisceglie.

Presenti inoltre numerosi amministratori comunali e fra questi molti sindaci, una rappresentanza della forestale e naturalmente molti imprenditori agricoli che sono direttamente interessati nella gestione ambientale.

“Come agricoltori – ha detto in premessa De Munari – conosciamo il nostro ruolo nella gestione dell’ambiente. Ogni giorno lavoriamo perché il nostro territorio sia sicuro, funzionale e anche bello, ma –ha ribadito- vogliamo essere messi nelle condizioni di operare rispettando le regole che devono essere –ha concluso- chiare e applicabili senza incorre a sanzioni a causa delle diverse interpretazioni”.

Canali ha sottolineato l’importanza dell’incontro sul territorio. “L’obiettivo –ha rilevato- deve essere quello di un lavoro di sinergia fra gli organi di controllo e chi opera sul territorio. In questo senso –ha aggiunto- la Regione è attenta e disponibile a recepire le proposte che possono migliorare il modo di operare”.

La relazione tecnica è stata curata da Schak che ha illustrato i principi e la disciplina della legge regionale 29 aprile 2015, n.11 e del Piano paesaggistico di recente approvazione. Schak ha quindi ricordato le competenze di gestione e le classificazioni dei corsi d’acqua con il relativo codice ambientale e i connessi divieti. “L’Amministrazione regionale –ha sottolineato- auspica che i privati e in particolare gli agricoltori eseguano la manutenzione delle sponde dei corsi d’acqua con il relativo taglio del legname. Sarebbe impossibile per la Regione –ha spiegato-, gestire da sola la manutenzione. Il ruolo in special modo delle imprese agricole -ha ricordato- è fondamentale”.

Zanet dopo aver ricordato il ruolo e la responsabilità dei Consorzi di bonifica e ha posto l’attenzione soprattutto suoi corsi d’acqua pubblici dove le problematiche sono maggiori. Zanet ha anche annunciato che i primi lavori di manutenzione, conseguenti al trasferimento di risorse da parte della Regione partiranno a fine del 2018.

Da parte sua Giacomel ha sollevato il problema sull’interpretazione delle norme, situazione che crea confusione e malumore e che frena i privati e gli stessi agricoltori nell’eseguire le manutenzioni ordinarie.

Di Bisceglie ha ribadito la necessità di trovare un punto di equilibrio che rispetti gli interessi di tutti nell’interesse generale. Si è poi espresso sulla bontà delle legge regionale che non va modificata, ma piuttosto vanno individuati nei sistemi autorizzativi procedure snelle e ben definite.

Ha concluso il presidente provinciale di Coldiretti Zolin che ha posto l’accento sull’importanza dell’argomento e dell’incontro. “Dobbiamo continuare su questa strada –ha detto in proposito- creare un gruppo di lavoro, lavorare insieme per dare risposte alle nostre imprese, ai cittadini, al nostro territorio a difesa del suolo e dell’ambiente”.

 

TARANTO, FAUNA SELVATICA: ANCORA MATTANZE DI LUPI NEGLI ALLEVAMENTI

“Continuano le mattanze dei lupi che aggrediscono e sbranano pecore, mucche e capre, in barba a recinzioni e reti. Questa volta è accaduto a Martina Franca dove sono 10 le capre sbranate, ma le segnalazioni arrivano da tutta l’area a cavallo tra le province di Taranto e Bari. E’ impensabile che non si possa contare ancora sulla legge regionale che ha codificato le misure contro i danni da fauna selvatica perché è stata impugnata dal Governo. Ai nostri allevatori servono indennizzi immediati e definiti, perché non si contano più i danni arrecati alle produzioni e agli allevamenti dagli animali selvatici”, è quanto denuncia il Presidente di Coldiretti Taranto Alfonso Cavallo.

Gli imprenditori agricoli e gli allevatori vivono uno stato di malessere che cresce in misura esponenziale e la preoccupazione aumenta – conclude Coldiretti Taranto – se si considera la capacità di adattamento di cinghiali, lupi e storni ai cambiamenti ambientali, dato che sono comparsi anche in aeree da cui risultavano assenti da anni e stanno mettendo a rischio la stessa presenza e il lavoro degli agricoltori in molte aree della provincia.

“Nel giro di dieci anni cinghiali e lupi sono raddoppiati – continua Giovanni Trisolini, Presidente della Coldiretti di Martina Franca – mettendo a rischio non solo le produzioni agroalimentari e l’assetto idrogeologico del territorio, ma anche la vita stessa di agricoltori e automobilisti, come testimoniato dai frequenti incidenti stradali, anche con feriti gravi”.

La legge passata in Consiglio prevede indennizzi per i danni causati dalla fauna selvatica, l’utilizzo di tutte le strategie venatorie ammesse dalla legge – spiega Coldiretti – per una presenza della specie compatibile con le esigenze ambientali, sociali ed economiche del contesto territoriale, con particolare riferimento alla salvaguardia delle colture agricole e forestali, prevenire i danni, riducendoli progressivamente attraverso la fissazione di soglie massime di danno realistiche, garantire la pubblica incolumità, sia per chi pratica tali forme di caccia che per chi frequenta gli ambienti rurali, mediante la formazione dei soggetti abilitati al prelievo, effettuare le misurazioni biometriche sui capi abbattuti, anche al fine di valutare ogni anno il potenziale riproduttivo della popolazione locale.

 

LAZIO, ENPAIA: BUON LAVORO AL NUOVO PRESIDENTE GIORGIO PIAZZA

“Desidero fare i complimenti e rivolgere un augurio di buon lavoro a Giorgio Piazza, nominato nuovo Presidente dell’E.N.P.A.I.A, l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura. Si tratta di una persona di grande esperienza nel settore, con un passato importante nel mondo della rappresentanza imprenditoriale agricola, chiamato a svolgere un ruolo strategico per lo sviluppo delle politiche previdenziali. Sono convinto che saprà svolgere al meglio questo delicato compito”. – Lo comunica David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio.

 

BRESCIA, “SIGILLI” DI C.A.: RISCOPRIRE I TERRITORI COI PERCORSI “COL GUSTO DIRETTI”

Nascono i sigilli di Campagna Amica, ma cosa sono? Sono i prodotti della biodiversità agricola italiana – spiega Coldiretti Brescia – che nel corso dei decenni sono stati strappati all’estinzione o indissolubilmente legati a territori specifici, ai quali si aggiunge la lista delle razze animali che gli imprenditori agricoli di Coldiretti e Campagna Amica allevano con passione. Un’opera importante – afferma la Coldiretti – soprattutto perché in Italia in un secolo si è passati da 8.000 varietà di frutta a poco meno di 2.000, con la perdita di biodiversità che riguarda però l’intero sistema agricolo.

“Attraverso queste produzioni indissolubilmente legate al territorio – interviene Ettore Prandini presidente di Coldiretti Brescia – ci facciamo garanti della salvaguardia di un intero ecosistema e rendiamo il nostro paesaggio unico al mondo. Valorizzare questi prodotti significa far conoscere un territorio, le origini e la storia del prodotto e incentivare il turismo locale”.

In provincia di Brescia, in particolare tra i “Sigilli” troviamo: il Fatulì, un formaggio affumicato a forma cilindrica prodotto con il latte della Capra Bionda dell’Adamello, che ha rischiato l’estinzione negli anni ’90 e che oggi conta circa 4.500 capi nel territorio della Valcamonica; il formaggio Nostrano della Val Trompia, prodotto dal latte della Vacca Bruna Alpina che fino agli anni ’50 era la razza da latte più diffusa in Italia e oggi allevata nelle stalle e nelle malghe della Valle Tompia, il Bagoss,  un formaggio semigrasso a pasta extra dura, prodotto a Bagolino, piccolo comune bresciano dell’alta Val Sabbia in piccole aziende dove gli allevatori lo producono seguendo ancora i metodi tradizionali. La caratteristica tipica del Bagòss è l’aggiunta di zafferano che gli conferisce un profumo caratteristico ed il suo colore giallo intenso. Prodotti unici e luoghi straordinari che devono essere valorizzati, anche attraverso i mercati di Campagna Amica, e che rientrano tra le eccellenze ed i punti di interesse sul territorio promossi attraverso i percorsi turistici ed enogastronomici pensati nell’ambito del progetto “COL gusto DIRETTI a Brescia”. 

“Abbiamo un patrimonio unico al mondo – precisa Coldiretti Brescia – rappresentiamo il 40% in termini di biodiversità su una superficie agricola lavorata dello 0,5% e l’impegno è quello di valorizzare il più possibile questo tesoro che ci permetterà di renderci distintivi ed unici al mondo”. 

La promozione dei “Sigilli” rientra nell’ambito di una serie di iniziative sinergiche realizzate nel contesto del progetto “COL gusto DIRETTI a BRESCIA”, finanziato dal Bando Woonderfood e Wine di Regione Lombardia e UnionCamere Lombardia per la promozione

 

EMILIA ROMAGNA, INVESTIMENTI PSR: MANCANO 18 MILIONI PER LATTE E FORMAGGI

Trovare le risorse per evitare che la filiera del latte e dei formaggi in Emilia Romagna perda la possibilità di investimenti previsti dal Piano di sviluppo rurale (Psr). È la richiesta che Coldiretti Emilia Romagna fa alla Regione dopo aver rilevato che su 19 progetti di filiera ammessi a finanziamento, ci sono risorse per finanziarne solo 11. “Mancano – spiega il presidente di Coldiretti regionale, Nicola Bertinelli – 18 milioni per finanziare progetti di primaria importanza per l’economia dell’Emilia Romagna in quanto interessa cooperative e privati in settori chiave come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il latte di alta qualità. Reperire i fondi mancanti, recuperandoli da altre misure non completamente utilizzate del Psr o da altre fonti, significherebbe attivare un volano economico di oltre 50 milioni di euro di investimenti che contribuirebbero a generare una ricaduta positiva in un settore di eccellenza della nostra regione, favorendo l’occupazione e un beneficio sociale ed economico per tutto il territorio da Piacenza a Rimini, in particolare per le aree di montagna dove sono presenti molti allevamenti e strutture di lavorazione e trasformazione”.

Se non venissero trovate le risorse necessarie – spiega Coldiretti Regionale – il settore lattiero caseario, che rappresenta in termini di produzione agricola quasi un terzo della Plv dell’Emilia Romagna, sarebbe l’unica filiera agroalimentare regionale finanziata a metà, in quanto per tutte le altre filiere, dall’ortofrutticola alla cerealicola, dalle carni suine al vitivinicolo, sono stati finanziati tutti i progetti ammissibili.

“I finanziamenti mancanti – ha concluso Bertinelli – diventano fondamentali per favorire l’ammodernamento delle aziende agricole e dei caseifici, incrementandone la redditività attraverso l’innovazione per una maggiore coesione di filiera e sviluppando contemporaneamente anche l’indotto”.

 

CREMONA, GIORGIO PIAZZA È IL NUOVO PRESIDENTE DI ENPAIA

Giorgio Piazza, vitivinicoltore di Annone Veneto, in qualità di consigliere designato dalla Coldiretti è il nuovo presidente dell’Enpaia, l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura. Piazza è stato eletto all’unanimità dall’assemblea e guiderà il nuovo consiglio di amministrazione. Alla carica di vicepresidente è stata designata Raffaella Buonaguro, rappresentante della Cisl.

L’ex-presidente Libera ed ex-presidente di Cremonafiere Antonio Piva, che aveva guidato Enpaia nell’ultimo mandato, non è stato indicato da Confagricoltura nemmeno a far parte del nuovo consiglio dell’ente. Dopo l’uscita di scena da tutte le cariche di livello provinciale, l’era-Piva sembra tramontare definitivamente anche in ambito nazionale. L’Enpaia, oggi Fondazione con personalità giuridica di diritto privato, associa oltre ottomila aziende che danno impiego nel settore agricolo, per un totale di circa trentasettemila assicurati tra dirigenti, quadri e impiegati.

 

VERCELLI-BIELLA, CIMICE ASIATICA: NON SI FERMA IL FLAGELLO MA PRIMI RISULTATI

Boom di cimici con il caldo anomalo di questo periodo. E’ importante che porte e finestre rimangano chiuse per evitare che gli insetti entrino nelle case e, oltre a recare fastidio, possano trovare un ambiente utile a proliferare anche in inverno. Il fenomeno ha colpito particolarmente le nostre province, con riflessi pesanti per l’ampio spettro delle colture “prese di mira” e, in particolare, soia, mais, pere, mele, pesche e kiwi con danni fino al 40% dei raccolti nei terreni.

Dal Piemonte arrivano note positive rispetto allo scorso anno: il problema dell’invasione della cimice marmorata asiatica è stato ridimensionato. Questo non toglie che alcune aree restano colpite, in particolare l’alto Piemonte dove la produzione di soia, tutt’ora in campo, potrebbe subire danni del 30%.

Stazionario l’impatto nel Vercellese e Biellese, dove la presenza dell’insetto è addirittura cresciuta in alcuni areali, ma con danni limitati sulle colture fruttifere (restano tra le più colpite quelle di pesco, ciliegio, albicocco e kiwi): un primo risultato positivo che si deve in particolare alla capillare azione di monitoraggio e contrasto messa in atto da Coldiretti e dalle sue imprese. 

Nelle province altopiemontesi, la diffusione degli insetti è stata favorita da temperature ben al di sopra delle medie: un ulteriore effetto, certamente indesiderato e dannoso, dei cambiamenti climatici che si manifestano con una tendenza al surriscaldamento che si è accentuata negli ultima anni. 

Tra gli eventi estremi dovuti al “clima pazzo”, con marcati sfasamenti stagionali e repentine inversioni termiche, si registrano anche l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti che colpiscono l’agricoltura.

“Sul territorio stiamo riuscendo a contenere il fenomeno grazie a trattamenti mirati ed alla costante azione di monitoraggio dei nostri tecnici che, visti i risultati, non si fermerà” conferma Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella. “La sinergia sui territori ha reso possibile lo studio di strategie appropriate, adottando i metodi più sostenibili, con una particolare attenzione all’ambiente al fine di salvaguardare la qualità delle produzioni Made in Piemonte”.   

La prima segnalazione della cimice marmorata asiatica si è avuta in Emilia Romagna nel 2012 ma negli anni scorsi si è propagata in tutto il nord Italia, giungendo anche in Piemonte e nelle province di Vercelli-Biella. Complessa la lotta all’insetto, che da adulto è in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e sverna come adulto in edifici o in cassette e anfratti riparati per poi raggiungere in primavera le piante per alimentarsi, accoppiarsi e deporre le uova.

 

 

Appuntamenti

 

SIENA: AZIENDA AGRICOLA DIGITALE, APPUNTAMENTO CON COLDIRETTI 

Mercoledì 24 ottobre

A breve arriverà l’obbligo della fatturazione elettronica anche per le imprese agricole, per questo motivo Coldiretti Siena organizza un incontro per fare chiarezza e accompagnare le imprese in questo nuovo percorso di digitalizzazione. “Fatturazione elettronica e azienda agricola digitale” è l’incontro che si terrà il prossimo mercoledì 24 ottobre, dalle ore 9:30 in poi, presso l’Auditorium Cassa Artigiani in Via delle Arti 4 a Siena.

Durante l’evento interverranno il Direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli, il Dottor Domenico Buono, Capo Servizio Tributario e Fiscale di Coldiretti Nazionale, e il Dott. Alberto Bertinelli, Delegato Confederale di Coldiretti Siena.

“Oltre che offrire un servizio vorremmo, come Coldiretti Siena, ‘acculturare’ le aziende e accompagnarle in un percorso di digitalizzazione e informatizzazione dei processi aziendali – ha affermato il Direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli -. Questo evento è pensato per essere una via di mezzo tra la formazione e l’informazione per le aziende che parteciperanno, con l’obiettivo di informarle sulle dinamiche e gli obblighi della fatturazione elettronica e sui percorsi da intraprendere per arrivare ad essere un’azienda agricola digitale.”

L’obbligo di fatturazione elettronica è una nuova norma che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2019, Coldiretti Siena si sta attrezzando per essere di supporto alle aziende agricole associate e aiutarle a gestire questo processo di digitalizzazione. Dando loro tutte le informazioni necessarie al fine di evitare ritardi e problemi, che potrebbero trasformarsi in sanzioni. Inoltre si parlerà delle grandi e nuove sfide della digitalizzazione e di come, le aziende agricole, ne possono trarre vantaggio.  

 

MESTRE: A MESTRE “IMPRAWEB”, LA FORMAZIONE DIGITALE IN AGRICOLTURA

Martedì 23 ottobre

Per il pastore errante, il pescatore in mare aperto, il contoterzista sempre sul mezzo meccanico o per chi gestisce una malga in area marginale, c’è la formazione ad hoc. E’ quella on-line prevista dall’iniziativa di Coldiretti Veneto, che – con tecniche avanzate – è in grado di fornire un’offerta fruibile con le massime flessibilità. Basta una semplice connessione e la tua aula diventa la campagna dove stai, le montagne che attraversi, le acque che navighi.

I nuovi corsi in programma saranno presentati durante una conferenza stampa. Con un collegamento in diretta da un’azienda agricola bellunese sarà possibile assistere alle modalità di conseguimento di un patentino per trattore o per presidi sanitari, ovvero l’abc del contadino.  All’evento interverranno Elena Donazzan, Assessore all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro della Regione del Veneto, Santo Romano, Direttore Generale dell’Area Capitale Umano e Cultura della Regione del Veneto, Gianluca Fregolent, Direttore della Direzione Agroambiente, Caccia e Pesca della Regione del Veneto, Fabrizio Stella, Direttore di Avepa, Alberto Negro, Direttore di Veneto Agricoltura e INIPA, l’ente nazionale per la formazione di Coldiretti.

Accanto alle istituzioni, il Presidente di Coldiretti Veneto Daniele Salvagno, il Direttore Pietro Piccioni, la vice delegata nazionale di Donne Impresa Chiara Bortolas, il Delegato di Giovani Impresa Veneto Alex Vantini e un gruppo di donne e giovani del sistema Coldiretti Veneto.

 

PADOVA: PENSIONATI COLDIRETTI A SANT’ELENA, UNA RISORSA PER L’AGRICOLTURA

Mercoledì 24 ottobre 

Sono i “senior” dell’agricoltura ma ancora una risorsa attiva nelle aziende di famigli. I pensionati di Coldiretti Padova sottolineano con orgoglio il loro ruolo domani, mercoledì 24 ottobre a Sant’Elena, alla Giornata Provinciale del Pensionato, occasione di incontro con tanti amici ma anche di confronto e riflessione sui temi dell’agricoltura. L’associazione Coldiretti Federpensionati Padova, guidata da Resio Veronese, oltretutto imprenditore agricolo proprio a Sant’Elena, rappresenta oltre 14 mila iscritti, molti dei quali continuano a dare il loro prezioso contributo nelle aziende condotte dai figli e dai nipoti.

La giornata si apre alle 10 con l’arrivo dei pensionati Coldiretti da ogni parte della provincia: ne sono attesi quasi trecento. Alle 11 in chiesa la messa sarà concelebrata dal vicario della Diocesi don Marco Cagol e consigliere ecclesiastico di Coldiretti don Galdino Canova. Al termine ci sarà spazio per alcune riflessioni sul ruolo del pensionato nella famiglia e nell’attività agricola con l’intervento di presidente e segretario nazionale della Federpensionati. Dopo la celebrazione il pranzo al ristorante “La Mandria” di Ospedaletto per trascorrere qualche ora insieme.

“Siamo pensionati ma continuiamo a lavorare nei campi e a collaborare nell’azienda di famiglia. – ricorda il presidente Veronese – Abbiamo dedicato la vita all’agricoltura e finché abbiamo le forze diamo il nostro contributo attivo, affiancando i nostri familiari nella gestione quotidiana del lavoro e degli impegni in azienda. Il pensionato Coldiretti, nonostante il modesto trattamento economico, è dunque una risorsa per le imprese agricole e un valore aggiunto in termini di esperienza e saggezza. La Giornata del Pensionato sarà un’occasione di incontro e di approfondimento delle problematiche di questo periodo e dell’azione di Coldiretti a livello nazionale e locale. Parleremo anche di previdenza e di tutela della salute per la terza età”.

 

FORLI’-CESENA: PER LA SAGRA DEL TARTUFO DI DOVADOLA DUE DOMENICHE CON C.A.

Domenica 28 ottobre

Torna puntuale la Fiera e Sagra del Tartufo di Dovadola e come ogni anno i produttori agricoli della rete Campagna Amica, il circuito Coldiretti che promuove la ‘cultura del km0’, rispondono presente! Domenica 21 e 28 ottobre, in piazza Battisti, a partire dalle 9.30 gli agricoltori del territorio promuovono un mercato speciale, consacrato alle ricchezze ed eccellenze alimentari dell’autunno: dalle zucche alle melagrane, dal miele alle castagne. Insieme al tartufo, re incontrastato della sagra, sarà proprio la castagna, il frutto ribattezzato da Giovanni Pascoli “l’italico albero del pane”, il protagonista del mercato autunnale. I visitatori avranno la certezza di acquistare castagne, ma anche formaggi, carni, salumi, ortofrutta, miele, pane, confetture,conserve rigorosamente ad origine garantita mentre negli agriturismi di Dovadola aderenti a Campagna Amica gli agrichef proporranno speciali menù a base di tartufo e frutti d’autunno.

“Ai mercati di Campagna Amica – spiega il presidente ColdirettiForlì-Cesena Massimiliano Bernabini – partecipano esclusivamenteimprese agricole che garantiscono ai consumatori prodottilocali, freschi o trasformati, sempre di qualità e ad un prezzo vantaggioso per chi acquista e per chiproduce”. Garanzie fondamentali queste, dato che è sempre in agguato, sullo scaffale, il rischio di incorrere in contraffazioni alimentari e inganni per via di importazioni low cost spacciate per italiane. E sono proprio le castagne, la cui produzione regionale è tornata a crescere quest’anno dopo il calo del 2017, uno dei tanti prodotti minacciati dalle truffe del finto made in Italy. Con la ripresa del prodotto locale, sono infatti sì calate le importazioni, ma resta ancora elevato il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere.

Solo nei primi 8 mesi del 2018, infatti, come emerso dai risultati operativi dei circa 25mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF), sono cresciute del 58% le notizie di reato nel settore agroalimentare, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. Proprio per contrastare l’illegalità diffusa, Coldiretti e Campagna Amica sono da tempo in prima linea per chiedere la tracciabilità delle filiere e l’indicazione obbligatoria dell’origine di tutte le produzioni. Altro consiglio di Coldiretti è quello di prestare attenzione alla qualità frequentando i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o le sagre, proprio come quella di Dovadola, dove è possibile fare una spesa sicura e garantirsi un prodotto fresco, genuino, locale e a costi accessibili.

 

VENEZIA: ASSEMBLEA DEI SENIOR DELLA COLDIRETTI LAGUNARE

Mercoledi 24 Ottobre

Mercoledì 24 Ottobre si riuniranno in assemblea i senior di Coldiretti Venezia con un programma d’eccezione che prevede nella mattinata la visita all’Abbazia Sesto al Reghena con la celebrazione della Santa Messa. Si terrà successivamente un momento conviviale all’agriturismo Le Tre Rose a Cinto Caomaggiore dove avranno modo di confrontarsi.

“Dobbiamo far emergere con forza il ruolo che come pensionati abbiamo ancora nella società non solo dal punto di vista del welfare economico nei confronti di figli e nipoti ma anche – spiega Adriano Greguol presidente di Federpensionati Venezia  – rispetto alla funzione fondamentale di conservare le tradizioni alimentari e guidare i più giovani a scuola e in casa verso abitudini più salutari basate sui prodotti e sui tempi di quella dieta mediterranea che ha fatto dell’Italia uno dei Paesi con il record di longevità.

La nuova agricoltura, che ha saputo conciliare innovazione con la tradizione, non può fare a meno del patrimonio di esperienza degli anziani ma – aggiunge Greguol – è l’intera società ad avere fame di conoscenza del nostro mondo come conferma il crescente coinvolgimento dei pensionati agricoli nella società civile, dalle scuole agli orti urbani fino ai progetti di agricoltura sociale.”

In Italia Sono oltre 3 milioni le famiglie in cui la pensione di un nonno o di un parente è l’unica fonte di entrate, mentre in più di 7,5 milioni di case i pensionati contribuiscono ai tre quarti del reddito domestico. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Istat.

La presenza di un pensionato in casa – spiega una rilevazione on line di Coldiretti – viene considerata dal 37 per cento degli italiani un fattore determinante per contribuire al reddito domestico, nonostante oltre 7,5 milioni di pensionati italiani prendano meno di 750 euro al mese secondo dati Inps. Anche se poi fra aiuto domestico e sostegno economico diretto il valore del contributo dei nonni si aggira in media sui mille euro al mese, stima la Coldiretti.

La conclusione della giornata dedicata a Federpensionati di Venezia sarà a Passariano di Codroipo dove i pensionati veneziani potranno visitare Villa Manin, residenza dell’ultimo doge della Serenissima.

 

CAMPANIA: INIZIATIVA APROL/COLDIRETTI: FRANTOI APERTI ALLA SOLIDARIETÀ

Domenica 28 ottobre

Alla scoperta dell’olio extravergine d’oliva campano con un percorso gratuito, riservato ai diversamente abili, su tutto il territorio regionale. È il tema dell’iniziativa “Frantoi Aperti alla Solidarietà”, promossa dall’organizzazione degli olivicoltori Aprol Campania, in collaborazione con la federazione regionale di Coldiretti, domenica 28 ottobre 2018 dalle 10 alle 12. Nelle cinque province della regione sono coinvolti 13 frantoi, dove altrettanti tecnici di Aprol faranno da tutor dell’olio per gli ospiti, guidandoli all’interno degli impianti produttivi e dove possibile anche negli uliveti. Alla fine del percorso i visitatori potranno seguire un laboratorio di degustazione dell’olio Evo per imparare a riconoscerne i sentori e le caratteristiche. Le associazioni di volontariato che operano sul territorio possono prenotare la visita rivolgendosi agli uffici Coldiretti o ai referenti provinciali di Aprol.

Gli oleifici coinvolti sono: in provincia di Avellino il frantoio Barbieri di Paternopoli e il frantoio Fam di Venticano; in provincia di Benevento il frantoio Zampelli di San Nicola Manfredi; in provincia di Caserta il frantoio Rao di Sant’Angelo D’Alife, il frantoio Mondrone di Caiazzo, il frantoio Fragola Spinosa di Piedimonte Matese e il frantoio Migliozzi di Teano; in provincia di Napoli l’azienda Ambrosio di Terzigno; in provincia di Salerno l’oleificio Candela di Buccino, il frantoio Galardo di Roccadaspide, le fattorie Degli Alburni di Aquara, il frantoio Peteca di Giffoni Valle Piana e l’oleificio Val Calore di Castel San Lorenzo.

Testimonial di Frantoi Aperti 2018 è Nicola Ruzza, giovane di Fontanarosa affetto dalla sindrome di Down, che il 2 giugno è stato insignito dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per “il suo esempio di grande umiltà, impegno e dedizione per la vita, il lavoro e il sociale”.

“Da quest’anno – spiega Francesco Acampora, presidente di Aprol Campania – la nostra organizzazione intende legare il valore dell’olio extravergine all’impegno sociale. Vogliamo aprire l’educazione alla sana alimentazione a tutti, senza barriere. Spesso l’approccio al gusto e all’alta qualità è vissuto come un’esperienza riservata a pochi gourmet. Il cibo giusto, sano e garantito secondo noi invece deve essere patrimonio condiviso e accessibile. Oltre alle note qualità organolettiche dell’olio extravergine, è importante trasferire le informazioni utili a riconoscerne le caratteristiche legate alla biodiversità del territorio. Un ringraziamento speciale va ai frantoi che hanno aderito all’iniziativa di Aprol, dimostrando grande sensibilità”.

La Campania possiede oltre 74 mila ettari coltivati ad oliveto, di cui il 5% circa con metodi di produzione biologica. Le principali varietà olivicole campane sono: l’Ogliarola, la Marinese e la Ravece in provincia di Avellino; l’Ortice, l’Ortolana e la Racioppella in provincia di Benevento; l’Asprinia, la Tonda, la Caiazzana e la Sessana in provincia di Caserta; l’Olivo da olio (detta anche Cecinella o Minucciolo) in penisola Sorrentina, Napoli; la Rotondella, la Carpellese, la Nostrale, la Salella, la Biancolilla e la Pisciottana in provincia di Salerno. A queste autoctone vanno aggiunte varietà come il Leccino e il Frantoio, che pur non essendo autoctone sono presenti da lungo tempo in varie zone della regione. L’olio nuovo esprime al meglio le proprietà organolettiche, antiossidanti e nutrizionali che tendono a deperire nel tempo. In Campania sono cinque le Dop: Cilento, Colline Salernitane, Irpinia – Colline dell’Ufita, Penisola Sorrentina e Terre Aurunche.

 

VENEZIA: A CAMPAGNA LUPIA UNA GIORNATA DI FORMAZIONE PER DONNE IMPRESA

Mercoledì 24 ottobre

Si svolgerà Mercoledì 24 Ottobre dalle ore 9.00 presso l’agriturismo Corte Giove di Patrizia Grassetto in Via San Marco 58 a Campagna Lupia, un’intera giornata dedicata alla formazione di un nutrito gruppo di imprenditrici agricole veneziane. Gli argomenti trattati saranno incentrati sulle novità introdotte dal nuovo Regolamento Europeo in tema di Privacy 2016/679 resa attuativa in Italia con il decreto legislativo n. 101 del 10 Agosto 2018. Non solo, si parlerà anche dei nuovi obblighi in tema di fatturazione elettronica. “Sono importanti le novità in campo per chi gestisce un’impresa – afferma la responsabile di Donne Impresa Venezia Raffaella Veronese –  rappresentano l’ennesimo provvedimento burocratico che corre in direzione opposta alla semplificazione e che spaventa soprattutto le piccole imprese non strutturate e prive di conoscenze informatiche. Per questo è importante la formazione, non solo per conoscere la normativa ma anche per cercare di assolvere ai nuovi obblighi in maniera quanto più autonoma senza ulteriori aggravi di costi”.

Durante la giornata di Mercoledì Coldiretti Venezia offrirà alle imprenditrici anche l’occasione di aggiornarsi sulle possibilità di comunicare e fare promozione della propria attività attraverso i canali social. “Siamo felici di questa opportunità formativa che ci mette a disposizione la nostra associazione Coldiretti, grazie alla quale possiamo curare e alimentare lo spazio femminile – sottolinea Raffaella Veronese – che è un laboratorio di idee e una possibilità di impegno verso la collettività che intendiamo promuovere sempre meglio e con i canali più utilizzati oggi. L’uso quotidiano della tecnologia per gestire il lavoro magari usando lo smartphone per controllare gli animali in stalla oppure per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo, per portare il vino Made in Italy in tutto il mondo, è sempre più una realtà e anche un’occasione di rimanere sul mercato. Per questo motivo la formazione è uno strumento prezioso”.