COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 22 novembre 2022

23 Novembre 2022
News La Forza del Territorio del 22 novembre 2022

Primo piano

 

MARCHE, 6MILA FIRME CONTRO IL CIBO SINTETICO

Impegno della Regione su burocrazia, selvatici e consumo di suolo zero

Meno burocrazia, più sostegno alla multifunzionalità in agricoltura, azioni di contenimento della fauna selvatica e due grandi no al consumo di suolo e al cibo sintetico. Sono i cinque punti programmatici che Coldiretti Marche ha sottoposto questa mattina all’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Maria Antonini, al suo primo incontro pubblico con i vertici regionale della Federazione dei Coltivatori Diretti. L’occasione è stata data dal convegno, organizzato in collaborazione con Campagna Amica, Filiera Italia e Camera di Commercio delle Marche, dal titolo “Quale futuro per il comparto agroalimentare tra politiche europee, cambiamenti climatici e cibo sintetico” ospitato all’auditorium Tamburi della Mole Vanvitelliana di Ancona. “L’agricoltura oggi nelle Marche fattura 2 miliardi di euro – ha detto la presidente Gardoni – e anche alla luce dei cambiamenti epocali legati al mondo agricolo nazionale e internazionale abbiamo voluto presentare alcune linee programmatiche urgenti, la cui attuazione è ritenuta prioritaria per il settore agricolo e forestale marchigiano”. Sullo sfondo c’è la grande battaglia nazionale contro il cibo sintetico. Nei giorni scorsi è partita anche nelle Marche la petizione per chiedere una legge che vieti la “costruzione”, la commercializzazione e il consumo di cibo sintetico e oggi, nelle mani del vicepresidente nazionale di Coldiretti, David Granieri, e del segretario generale Vincenzo Gesmundo, sono state consegnate oltre 6mila sottoscrizioni raccolte tra i marchigiani. “Abbiamo dalla nostra parte la forza e il coraggio dei numeri – ha spiegato Luigi Scordamaglia – amministratore delegato di Filiera Italia – e andiamo in Europa per dare pareri negativi ben ragionati. Siamo anche andati all’Onu per spiegare che la Dieta Mediterranea non è solo un insieme di alimenti ma oltre a essere giudicata universalmente come la migliore soprattutto dal punto di vista della salute dell’organismo è capace di generare il maggior valore aggiunto – oltre 65 miliardi in Europa – con le più basse emissioni”. Lo stesso presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini, si è detto “contrario al cibo sintetico che rischia di cancellare migliaia delle nostre imprese. Secondo Granieri “abbiamo un grande patrimonio, che può essere paratia contro questi mostri pieni di soldi, multinazionali che puntano a fare soldi a scapito di tutto, dall’economia alla salute. Un patrimonio fatto di prossimità che ci consente la possibilità di essere in ogni comune a intercettare e risolvere i problemi. Saranno i territori a dare la spinta affinché il nostro Paese possa essere libero dal cibo sintetico. È la battaglia della vita”. All’incontro hanno preso parte anche il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli e Carmelo Troccoli, direttore Fondazione Campagna Amica. 

“Non esiste agricoltura senza legame con il territorio e costruita solo nei laboratori – ha detto Acquaroli – Le Marche, l’Italia intera, vantano una storia e una tradizione che cozzano contro i cibi costruiti in laboratorio”. “L’agricoltura – gli ha fatto eco l’assessore Antonini nel sottoscrivere il documento programmatico – è un settore determinante che rappresenta il vero patrimonio della nostra regione, gli agricoltori non si sentano abbandonati perché la Regione con tutti gli strumenti che ha a disposizione, politici e amministrativi, è a sostegno e presente per tutto ciò che può servire. “Il cibo sintetico? Il NO non è solo battaglia sul cibo ma una battaglia di civiltà. Per quanto mi riguarda adotterò tutti gli strumenti normativi e persuasivi per oppormi”. Presente anche Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi (Associazione nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari). “Oltre l’80% del cibo italiano di qualità – ha detto Vincenzi – dipende dalla disponibilità d’acqua, pregiudicata da una crisi climatica, destinata a perdurare come dimostrano le 7 siccità registrate in 19 anni. Sono necessari perciò interventi di adattamento, tra cui il Piano Laghetti multifunzionali per trattenere le acque di pioggia, presentato da ANBI e Coldiretti. In Spagna trattengono al suolo almeno il 35% delle risorse meteoriche, in Italia appena l’11%. C’è bisogno di un nuovo modello di sviluppo con il territorio al centro: lo dobbiamo alle future generazioni”.

 

Dal Territorio

 

SARDEGNA, MALTEMPO: SERRE SCOPERCHIATE E ALBERI SRADICATI

Non sta risparmiando l’agricoltura l’ondata di maltempo che si sta abbattendo in queste ore in Sardegna. È quanto emerge da un primo report di Coldiretti Sardegna: a pagare i maggiori danni sono gli agricoltori del terralbese. Il forte vento ha scoperchiato diverse serre proprio nel territorio che ricade nei Comuni di Terralba e San Nicolò d’Arcidano. Impianti di fragole soprasuolo, funghi e orticole sono stati sradicati e scoperchiati durante la notte dal forte vento. Ma anche ortaggi in pieno campo si segnalano già compromessi e non potranno essere più destinati al mercato né del fresco né della quarta gamma. Un report in aggiornamento con i funzionari della Coldiretti che stanno raccogliendo informazioni in tutto il territorio regionale, in un momento ancora molto critico in cui soprattutto il forte vento che si aggiunge alle incessanti piogge stanno creando diversi problemi e tengono in apprensione gli agricoltori e allevatori. Al momento – evidenzia Coldiretti Sardegna – si segnalano diversi alberi abbattuti dal vento che rendono difficile e pericolosa la viabilità in diverse parti della Sardegna. Nelle prossime ore e soprattutto fra qualche giorno si potrà fare una più dettagliata conta dei danni che non esclude comunque l’olivicoltura con uliveti devastati con rami spezzati e chiome danneggiate con la raccolta delle olive in diversi territori ancora in corso, così come per le colture in pieno campo.

Secondo una analisi di Coldiretti sui dati dell’European Severe Weather Database (ESWD) con gli ultimi temporali salgono a ben 42 gli eventi estremi lungo la Penisola nell’ultima settimana con trombe d’aria, tempeste di vento, violenti temporali, grandinate e bombe d’acqua che hanno colpito dopo un lungo periodo di caldo anomalo è assenza di precipitazioni.

Una conferma del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che – sottolinea la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che quest’anno superano già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale.

 

PUGLIA, NUTRISCORE: AFFOSSA 85% DOP ECONOMY; SOS OLIO EXTRAVERGINE PUGLIESE

Dall’olio extravergine d’oliva ai formaggi fino ai salumi sono solo alcuni dei prodotti di qualità del Made in Italy a tavola bocciati senza appello dall’etichetta a colori Nutriscore che rischia di affermarsi in Europa. A denunciarlo è la Coldiretti Puglia, sulla base del Rapporto Ismea-Qualivita 2022 che valuta quasi 450 milioni di euro la Dop e IG Economy pugliese, in occasione del corso di formazione destinato ai ristoratori sull’utilizzo degli oli giusti in cucina.

I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo – continua la Coldiretti – si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni, escludendo paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine. L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti Puglia – non va ricercato nel singolo prodotto ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto. In questo modo si finisce paradossalmente per escludere eccellenze – continua Coldiretti – della Dieta mediterranea, dall’olio extravergine d’oliva al Parmigiano Reggiano, a vantaggio di prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

“Il nutriscore e le etichette a semaforo finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di sfavorire elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea nel mondo”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

I bollini allarmistici, basandosi sulla presenza di determinate sostanze calcolate su 100 grammi di prodotto e non sulle effettive quantità utilizzate, favoriscono prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta e finiscono per escludere paradossalmente alimenti sani e naturali – afferma Coldiretti Puglia – con un grave danno per il sistema agroalimentare italiano proprio in un momento in cui potrebbe essere l’elemento di traino di un piano strategico di internazionalizzazione per far crescere la presenza del Made in Italy sui mercati stranieri.

Nato in Francia, il nutriscore è stato adottato con decreto governativo anche da Belgio e Germania, Lussemburgo – continua la Coldiretti –e l’Olanda è in procinto di impiegarlo. In Portogallo, Austria e Slovenia il nutriscore è stato invece adottato da grandi multinazionali alimentari, mentre in Spagna, paese mediterraneo come l’Italia, è oggetto di un acceso dibattito. Lo stesso problema presenta In Gran Bretagna il sistema del “traffic light” – rileva Coldiretti – che misura con i tre colori tipici del semaforo (verde, giallo e rosso) il quantitativo di nutrienti principali contenuti negli alimenti: grassi (di cui saturi), zuccheri e sale. Un modello che potrebbe essere adottato anche in India, mentre in Sudamerica rischia di fare scuola il bollino nero cileno – prosegue Coldiretti – che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, e a cui potrebbero guardare il Brasile e il Perù. L’Australia si potrebbe dotare presto di un sistema a stelle (Health star rating) che come il nutriscore sui basa sulla presenza di determinate sostanze in 100 grammi di prodotto.

L’agroalimentare tricolore è una ricchezza del Paese che viene ora messa a rischio dal diffondersi in tutto il mondo di sistemi di informazione fuorvianti, discriminatori ed incompleti che – rileva Coldiretti – ingannano i consumatori inducendoli di fatto a preferire prodotti di minore qualità ed escludendo dalle loro tavola prodotti come l’olio extravergine d’oliva, simbolo della Dieta Mediterranea, non a caso iscritta nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco ed eletta migliore dieta al mondo del 2020 davanti alla dash e alla flexariana, sulla base del best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s. Modelli spinti dalle multinazionali che cercano – denuncia Coldiretti – di influenzare i consumatori anziché informarli, con l’obiettivo di sostituire sulle tavole cibi naturali presenti da centinaia di anni nella dieta con prodotti fatti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari, dalla carne fino alle bevande. Un danno incalcolabile per la salute dei cittadini e per la ricchezza, la varietà, l’unicità del modello agricolo e alimentare italiano.

A preoccupare – continua la Coldiretti – sono anche i recenti orientamenti salutistici dell’Unione Europea con ipotesi di etichette allarmistiche, politiche fiscali penalizzanti e tagli alla promozione per prodotti come carni, salumi e vino che rappresentano la componente principale in termini di numero e di valore della Dop economy.

La demonizzazione di questi prodotti – conclude Coldiretti – coincide in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale.

 

TRENTINO ALTO ADIGE, NO AL CIBO SINTETICO: SOSTEGNO TOTALE DELLE ISTITUZIONI

Dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti con gli assessori Zanotelli e Bisesti ai senatori trentini Patton e Testor e gli onorevoli de Bertoldi e Cattoi, dal presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder ai vertici delle principali istituzioni locali, e ancora: esponenti del mondo della cooperazione trentina, commissariato del governo, il vescovo emerito Luigi Bressan. 

Sono decine le firme autorevoli raccolte in questi giorni in Trentino Alto Adige a favore della petizione promossa da Coldiretti per dire “NO” al cibo sintetico e fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy. L’obiettivo è promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia. 

“Grazie a Coldiretti per questo evento –ha affermato il presidente Fugatti domenica in occasione della Giornata provinciale del Ringraziamento organizzata a Sarche di Madruzzo da Coldiretti Trentino Alto Adige- attorno al quale vediamo una bella immagine di sistema dell’agricoltura trentina. Abbiamo trascorso momenti critici durante i quali l’agricoltura, anche nella fase acuta della pandemia, ha mantenuto il proprio ruolo garantendo un servizio alla comunità. Anche in questo momento storico, nonostante le difficoltà legate ai costi energetici e alle materie prime, l’economia trentina tiene; credo che questo sia frutto anche degli sforzi del comparto agricolo, che cura il territorio e offre prodotti genuini che giovano anche al turismo; un settore che cresce, come tutta la nostra economia, in una logica di sistema.”

Particolarmente partecipata, la Giornata del Ringraziamento a Sarche di Madruzzo ha visto intervenire e firmare la petizione di Coldiretti, fra gli altri, il sindaco di Madruzzo Michele Bortoli con l’assessore all’agricoltura Carlotta Chiellino, diversi primi cittadini dei Comuni vicini, il Commissario del Governo Gianfranco Bernabei, diversi parlamentari e consiglieri provinciali con il presidente Walter Kaswalder, rappresentanti del mondo cooperativo, agricolo, dell’associazionismo, del mondo della ricerca, delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco e altre espressioni del volontariato.

Coldiretti Trentino Alto Adige ha anche richiesto formalmente il sostegno di tutti i comuni del Trentino Alto Adige e delle giunte provinciali attraverso l’adozione di una specifica delibera a sostegno della petizione.

“Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione” ha affermato il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi nel sottolineare che “siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare. La raccolta firme ha già raggiunto dei numeri notevoli in Trentino Alto Adige, così come nelle altre regioni italiane. E’ un segnale forte da parte dei cittadini che sono particolarmente sensibili a questo tema e che chiedono alle istituzioni una legge per fermare l’avanzata del cibo sintetico”.

 

MOLISE, CIBO SINTETICO: A RACCOLTA I COMUNI DELLA REGIONE

In poco più di 10 giorni circa 4500 molisani hanno firmato la petizione contro il cibo sintetico

Coldiretti Molise chiama a raccolta tutti i Comuni della regione contro il concreto rischio che il cibo sintetico arrivi presto sulle tavole dei cittadini. La richiesta di supporto ai Primi Cittadini dei 136 Comuni della regione arriva a seguito dell’avvio della raccolta firme per la petizione popolare, promossa da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica, Filiera Italia e World Farmers Markets Coalition, per chiedere una Legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia. 

L’iniziativa vuole contrastare il pericolo, reale, che in poco tempo arrivi sulle tavole degli italiani cibo sintetico, ovvero prodotto in laboratorio, rendendo di fatto inutile il lavoro dei nostri agricoltori e allevatori che da millenni forniscono ai cittadini cibi sani e genuini, ottenuti nel rispetto della natura e delle norme che tutelano il benessere animale.

Nello specifico Coldiretti chiede ai Primi Cittadini di farsi promotori di una Mozione con la quale chiedere di: sostenere la petizione promossa da Coldiretti contro il cibo sintetico e tutte le iniziative finalizzate a richiamare l’attenzione sui rischi della diffusione del cibo da laboratorio; difendere, in sede di Conferenza Stato-Regioni e nei rapporti con il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e forestale, le filiere agro zootecniche regionali minacciate dalla diffusione del cibo sintetico, anche attraverso leggi di limitazione della produzione e del consumo del cibo artificiale in Italia e  trasmettere copia del documento al MASAF.

L’azione di Coldiretti parte dai presupposti che: il cibo sintetico è prodotto in bioreattori e dunque non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali e soprattutto è meno efficiente di quelli oggi più performanti. Inoltre, non è possibile confrontare gli impatti del cibo sintetico con le medie europee o mondiali, ma con i sistemi più avanzati e sostenibili per valutare correttamente gli esiti ambientali del cibo fabbricato in un bioreattore. Come se non bastasse, poi, la produzione di questo “cibo” limita la libertà dei consumatori e omologa le scelte sul cibo; favorisce gli interessi di pochi operatori, monopolizzando l’offerta di cibo nel mondo; spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura e da ultimo non aiuta la salute in quanto non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e l’esperienza maturata è ancora troppo breve e non consente di avere alcuna certezza.

Per tali ragioni Coldiretti ritiene che il cibo sintetico non aiuterà nemmeno a perseguire gli obiettivi di giustizia sociale che guidano l’Europa, in quanto viene prodotto su brevetti e tecnologie con alti costi di ingresso e sviluppo, nelle mani di pochi grandi investitori multinazionali e può avere impatti socio-economici molto pericolosi a partire dalla chiusura di migliaia di aziende e perdita di posti di lavoro, portando in breve tempo ad una desertificazione dei territori.

“Coldiretti Molise – afferma il Direttore regionale Aniello Ascolese – è fortemente preoccupata per l’impatto devastante che il latte come pure la carne sintetica avrebbe sulla nostra filiera zootecnica e non ci riferiamo solo agli allevatori ma anche all’industria casearia particolarmente presente in Molise. In Regione – prosegue Ascolese – c’è in gioco il destino di 1200 stalle da latte che producono circa 50mila tonnellate di latte per un valore della filiera lattiero-casearia che si attesta intorno ai 25 milioni di euro, coinvolgendo oltre 5000 addetti a monte a valle della produzione”.

Per tali motivi tutto il personale di Coldiretti Molise è impegnato in questa grande mobilitazione a difesa delle aziende e del cibo sano e genuino. Una mobilitazione che, ad oggi, ha consentito in Molise di raccogliere in circa 10 giorni oltre 4500 firme. La raccolta sta proseguendo, per questo l’Organizzazione invita tutti i cittadini a firmare la petizione per dire “no al cibo sintetico” recandosi nei mercati di Campagna Amica di Campobasso ed Isernia nei giorni di apertura, oltre che negli gli Uffici Zona di Coldiretti presenti in tutta la regione.

“Le bugie sul cibo in provetta – conclude il Direttore Ascolese – confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che, con abili operazioni di marketing, puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. Siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”.

 

PUGLIA, CIBO SINTETICO: RACCOLTE 30MILA FIRME IN 1 SETTIMANA

Presidente Emiliano aderisce a petizione

Raccolte già 30mila firme in una settimana in Puglia per promuovere una legge che vieti produzione, uso e commercializzazione del cibo sintetico in Italia, con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che aderisce alla petizione. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in occasione del consiglio regionale della Puglia, dove hanno firmato la petizione per lo stop al cibo sintetico il presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone e i consiglieri regionali Francesco Paolo Sisto, Antonio Paolo Scalera, Renato Perrini, Napoleone Cera, Luigi Caroli, Giacomo Conserva, Giacomo Diego Gatta, Gianfranco De Blasi, Eupreprio Curto, Ignazio Zullo, Davide Bellomo, Pier Luigi Lopalco.

Dopo la carne Frankenstein – denuncia Coldiretti Puglia – è arrivato il pesce fuor d’acqua di mare e il latte senza mucche, nuovo simbolo dell’attacco alle stalle e all’intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo, un’aggressione che, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi, mentre il 94% dei pugliesi non si fida degli alimenti costruiti in laboratorio tra provette e processori, perché preferiscono mangiare solo cibo naturale coltivato e allevato (74%), manifestano consistenti dubbi sul fatto che siano sicuri per la salute (13%), mentre il 7% dei pugliesi lo boccia perché il cibo sintetico sfrutta comunque le cellule animali, secondo il sondaggio condotto sul sito puglia.coldiretti.it.

Dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” creati in laboratorio dalla Upside Foods, azienda statunitense finanziata da big della finanza mondiale come Bill Gates, Richard Branson e il fratello di Elon Musk – insiste Coldiretti – il rischio è una diffusione anche nell’Unione Europea dove già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.

Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione, con la Coldiretti che sta dando battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci si può fare mangiare.

L’ultima deriva a tavola arriva dalla Germania con i primi bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli USA con un’abile strategia di marketing si stanno buttando sul sushi in provetta. La società tedesca Bluu Seafood impegnata nel progetto – spiega Coldiretti – promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali. Per ora in Germania si punta alla realizzazione di prodotti come bastoncini e polpette facendo biopsie ai pesci e creando masse di cellule autoriproduttive da confezionare poi per il consumo umano. Un business non indifferente se si considera che a livello globale – continua Coldiretti – ogni persona consuma oltre 20 chili di pesce vero all’anno, mentre gli italiani ne mangiano circa 28 chili pro capite, sopra la media europea che è di 25 kg.

Ma al lavoro fra provette e laboratori non ci sono solo i tedeschi della Bluu Seafood. Negli Stati Uniti – rileva Coldiretti – il colosso Nomad Foods, proprietario tra gli altri del marchio Findus?Italia, ha firmato un accordo con la start-up californiana BlueNalu per studiare il lancio di pesce da colture cellulari, mentre la Wildtype di San Francisco ha raccolto capitali per 100 milioni di dollari per sviluppare un sushi da salmone coltivato in laboratorio programmando l’eventuale distribuzione tramite accordi con Snowfox, che gestisce una catena di sushi bar con 1.230 punti vendita negli Stati Uniti e con Pokéworks, che gestisce 65 ristoranti di poke, mentre in Corea del Sud la CellMeat sta lavorando sui gamberetti in provetta.

Si tratta – afferma Coldiretti regionale – di una deriva alimentare iniziata con la carne sintetica della società americana Beyond Meat.e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere – evidenzia Coldiretti – i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca.

Per quanto riguarda la carne da laboratorio ad esempio – aggiunge la Coldiretti – la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato.

La sostituzione del cibo naturale coltivato nei campi con quello creato in laboratorio attraverso chimica e bioreattori mette in pericolo il made in Italy a tavola a partire proprio dalla Dieta Mediterrenea – conclude Coldiretti -, giudicata universalmente come la migliore soprattutto dal punto di vista della salute dell’organismo. Un primato che trova un riscontro pratico nel fatto che l’alimentazione degli italiani basata sui prodotti della dieta mediterranea come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari ha consentito una speranza di vita tra le più alte a livello mondiale.

 

PIEMONTE, FRUTTA: A RISCHIO CHIUSURA OLTRE 7MILA AZIENDE

Urgenti misure di sostegno

Vendere 4 kg di mele per pagarsi un caffè, sottostare allo strapotere della GDO che impone i prezzi sottocosto, subire l’aumento dei costi energetici e l’eccessivo costo della manodopera insieme alla troppa burocrazia, fra fronte alla siccità ed ai cambiamenti climatici ed essere remunerati un anno dopo il raccolto. Queste le principali criticità denunciate durante il blitz “SOS Frutta” degli agricoltori in piazza Castello di fronte alla Prefettura, a Torino, provenienti da tutta la Regione insieme al presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo, al Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, e a tutti i presidenti e i direttori delle federazioni provinciali Coldiretti. Presenti al blitz il vicepresidente regionale, Fabio Carosso, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa.  

Diversi gli slogan sui cartelli degli imprenditori agricoli scesi in piazza: da “Siamo alla frutta” a “Il lavoro va pagato”, da “Non possiamo produrre in perdita” a “Basta strapotere GDO”, da “Stop pratiche commerciali sleali” a “Difendiamo la nostra frutta”. Ai consumatori sono state distribuite le mele insieme al dossier – verità sul comparto frutticolo piemontese affinchè sia nota, non solo agli addetti ai lavori, la reale difficoltà a cui devono far fronte gli imprenditori.

“Mentre i prezzi al dettaglio della frutta sono saliti di oltre il +6,5% ad ottobre, secondo l’Istat, è crisi profonda nei campi dove i costi di produzione sono aumentati di oltre 20 centesimi al chilo. Una situazione che esaspera gli agricoltori che piuttosto che svendere la frutta sottocosto preferiscono regalarla alle famiglie in grave difficoltà economica”, fa notare Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo con delega regionale per l’ortofrutticolo.

Per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi nel carrello della spesa gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo, secondo l’analisi di Coldiretti, dalla quale si evidenzia peraltro che più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo, secondo il Crea. Infatti oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici che hanno tagliato i raccolti, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo con spese più che raddoppiate fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%), stesso trend di rincari per le cassette in legno (+60%).

“Una situazione insostenibile per cui va immediatamente applicato il decreto legislativo contro le pratiche commerciali sleali e va ripristinato lo strumento dei voucher per la manodopera – denunciano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Come bisogna ridurre drasticamente il costo del lavoro per allinearci, oltretutto, ai nostri competitor nell’ambito dell’Unione Europea e non solo. Ormai da troppi anni la frutticoltura piemontese sta attraversando momenti di estrema difficoltà a causa di una scarsa remunerazione del prodotto e di una non equilibrata ripartizione del valore nei vari passaggi della filiera. Alla luce di questo scenario abbiamo chiesto al governatore, Alberto Cirio, che durante il blitz degli agricoltori in piazza ha sottoscritto la nostra proposta di intesa, un aiuto concreto rispetto ad attivare una collaborazione con ISMEA per certificare in modo ufficiale e oggettivo i costi di produzione della frutta piemontese, compresi i costi di condizionamento; a richiedere al Governo un impegno affinché nei primi provvedimenti utili sia inserita una misura per la decontribuzione del costo del lavoro per le imprese frutticole; a farsi promotori a livello nazionale di una nuova disposizione normativa che, al pari di quanto già avviene su molte altre filiere agroalimentari, preveda l’obbligo di origine in etichetta dell’ortofrutta nei prodotti trasformati come conserve, marmellate, succhi di frutta; ad inserire nei futuri bandi dei fondi europei e regionali a sostegno dell’agroindustria, il rispetto del Decreto Legislativo 198/2021 come condizione di ammissibilità alla presentazione della domanda”.

Al termine della mattinata oltre 2500 Kg di mele sono state devolute al Sermig ed al Banco Alimentare di Torino.

 

LAZIO, MANOVRA: BENE BUONI LAVORO NEI CAMPI

“L’arrivo dei buoni lavoro è importante nelle campagne dove occorre lavorare con la semplificazione burocratica per salvare i raccolti e garantire nuove opportunità di reddito in un momento particolarmente difficile per il Paese”. E’ quanto ha affermato il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, in riferimento ai contenuti della manovra che prevede l’introduzione dei buoni lavoro a tempo determinato per un importo fino a 10mila euro. 

“Siamo grati al Governo per aver accolto le nostre sollecitazioni sul problema della manodopera agricola e – sottolinea Granieri – siamo pronti al confronto con le Istituzioni e i sindacati per individuare le formule più adeguate che garantiscano maggiore semplificazione per le imprese e le necessarie tutele per i lavoratori agricoli”. 

Stando ad un’analisi effettuata da Coldiretti Lazio in base all’ultimo rapporto dell’ufficio di statistica Crea – Pb (Ministero delle Politiche Agricole), elaborato su dati Inps, nel Lazio sono presenti complessivamente più di 45.800 operai agricoli a tempo determinato e indeterminato. Al primo posto troviamo Latina con oltre 19.600 presenze, seguita da Roma con 13 mila e Viterbo con 9.400. Al quarto e quinto posto Frosinone con 2.113 operai e Rieti con 1.703. I lavoratori stranieri sono più di 26 mila, provenienti da 117 nazioni e sono pari al 56,9% del numero degli operai agricoli totali, con una concentrazione maggiore a Latina e Roma, mentre le donne straniere sono oltre 4.500. Sono 6.400, invece, gli operai agricoli comunitari e 2500 le donne. 

“Sovranità alimentare significa nei fatti – conclude Granieri – un impegno per investire nella crescita del settore con il lavoro, aumentare le produzioni, ridurre la dipendenza dall’estero, valorizzare la biodiversità del nostro territorio e garantire agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità”.

 

PUGLIA, OLIO EVO GIUSTO ARRICCHISCE SAPORI E RICETTE

9 famiglie su 10 lo mangiano ogni giorno

In Puglia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni, con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative anche per abbinare l’olio extravergine giusto in cucina.  E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, che ha organizzato a Trani, con PugliaOlive e Campagna Amica,  una giornata di formazione dedicata ai ristoratori sull’olio giusto da usare in cucina per arricchire i piatti, con lo chef stellato Felice Sgarra che ha abbinato alle ostriche al GIN l’olio evo di Peranzana, il carpaccio di tonno con gamberi alla “puttanesca” all’olio extravergine di Ogliarola, lo spaghettone “primo grano”, aglio, olio e polvere di peperone crusco con cicale nostrane con l’olio extravergine IGP Olio di Puglia, il brodo e la carne sua stessa con un evo fruttato intenso di Coratina e la mousse di ricotta e patata con frutti di bosco con gli oli extravergine Carolea e Cima di Melfi.

“Diffondere la cultura dell’olio extravergine di oliva in cucina, fra i turisti e i consumatori e supportare la crescita continua della filiera dell’olio in Italia e all’estero è il nostro obiettivo perché i consumatori sono affamati di informazioni e conoscenza sul mondo dell’olio”, commenta Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia che ricorda come l’ulivo in Puglia sia presente su oltre 370mila ettari di terreno coltivato, “con l’olivicoltura pugliese che è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di PLV (Produzione Lorda Vendibile) di olio extravergine di oliva”. 

Il segreto del successo è da ricercare in un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 53 varietà di olive coltivate da nord a sud della Puglia – insiste Coldiretti Puglia – dalle quali nascono 5 oli extravergine DOP e 1 IGP Olio di Puglia, oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori.

L’olio extravergine nel mondo è utilizzato soprattutto per condire – dice Coldiretti Puglia – in primis verdure e poi carni e pesci, mentre l’utilizzo per la cottura si ferma a poco più del 45% degli users di olio. Il 20% di coloro che acquistano olio extravergine lo fa per usi estetici e curativi, una percentuale di poco inferiore lo usa come ingrediente per pani e dolci – aggiunge Coldiretti Puglia – mentre in Asia viene utilizzato più che in altri Paesi a fini estetici, curativi e come ingrediente, ma meno per cucinare, friggere e come condimento. In Europa è la Francia a farne un uso più vario e più spiccato per fini estetici e curativi; in Gran Bretagna l’uso è più vario e più diffuso per preparare dolci, biscotti e pani; gli stessi comportamenti si registrano nei paesi dell’Est e in Olanda.

In generale il mercato risponde molto bene all’olio extra vergine di oliva italiano, con il 75% dei consumatori che si dichiara propenso all’acquisto se si tratta di prodotto italiano e la maggioranza assoluta dichiara che al momento di acquistare un olio extravergine d’oliva non bada al prezzo per avere la massima qualità.

Come precisano Coldiretti e Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano), l’Italia è fra i primi tre maggiori consumatori di olio extravergine di oliva al mondo con circa 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali (elaborazioni Coldiretti e Unaprol sugli ultimi dati International Oil Council). Usiamo in media otto chili a testa di olio extravergine di oliva e ogni famiglia spende in media 117 euro all’anno per acquistare olio d’oliva che è anche l’alimento più popolare sulle tavole nazionali, più di pane e pasta, utilizzato da oltre il 97% degli italiani nell’ultimo anno (analisi Coldiretti su dati Istat). Per i consumi interni resta forte la propensione all’acquisto all’interno delle grandi catene commerciali ma crescono gli acquisti diretti nelle aziende agricole e nei frantoi.

I consumatori usano in media 8 chili a testa di olio extravergine di oliva e ogni famiglia spende in media 117 euro all’anno per acquistare olio d’oliva che è anche l’alimento più popolare sulle tavole nazionali, addirittura più di pane e pasta, utilizzato da oltre il 97% degli italiani nell’ultimo anno, secondo un’analisi di Coldiretti sui dati Istat sugli stili alimentari con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative come la Evo School di Unaprol che forma gli esperti dell’olio del ventunesimo secolo.

Il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche.

A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano – dice Coldiretti Puglia – in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia, l’olio extravergine di oliva. Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati – conclude Coldiretti Puglia – valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate.

 

VALLE D’AOSTA, SICCITÀ: BENE IMPEGNI CONSIGLIO REGIONALE SU NUOVI INVASI

Ora però servono risorse per un piano nazionale

Coldiretti Valle d’Aosta esprime soddisfazione per l’impegno assunto, nella seduta del 16 novembre scorso, dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta – e votato pressoché all’unanimità – di procedere ad una mappatura di siti sul territorio regionale funzionali alla realizzazione di nuovi invasi per il potenziale stoccaggio di scorte d’acqua.

“La creazione di nuovi invasi su aree naturali è una misura indispensabile per fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico. Solo aumentando la raccolta di acque piovane è possibile accrescere la disponibilità di acqua sul territorio fronteggiando così, almeno in parte, gli effetti dei cambiamenti climatici e la siccità che quest’anno ha fortemente penalizzato il comparto agricolo” sottolineano Alessio Nicoletta ed Elio Gasco, Presidente e Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta.

La richiesta, espressa a livello nazionale dalla Coldiretti alla riunione sui temi del PNRR presieduta dal ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, è che si proceda celermente ad uno stanziamento – stimata la necessità di almeno 1 miliardo di euro – anche attraverso risorse Repower EU e Fondo sviluppo e coesione – per la realizzazione di un piano invasi nazionale, utile ad aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11%.

“Coldiretti ha pronti, insieme ad Anbi e soggetti pubblici e privati, una serie di interventi immediatamente cantierabili che garantiscono acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica” fanno notare i vertici di Coldiretti. “Un intervento necessario anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare con l’aumento della produzione Made in Italy, la riduzione della dipendenza dall’estero e la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità e al giusto prezzo. I nostri imprenditori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita i sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Per questo servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori”.

 

PUGLIA, OLIO: QUINTUPLICATI COSTI ENERGIA PER OLIVICOLTORI E FRANTOIANI

Si stima una produzione di olio pari a 90mila tonnellate di eccellente qualità

Quintuplicati i costi per produrre l’olio extravergine in Puglia a causa dell’esplosione delle bollette e dei rincari di materie prime, etichette e vetro che mettono in ginocchio le aziende olivicole e i frantoi. E’ quanto ribadisce Coldiretti Puglia, in un anno profondamente segnato dai cambiamenti climatici che hanno inciso sulla produzione olivicola dimezzandola e dai rincari di energia e materie prime che pesano su imprese e famiglie.

“Non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori, proseguendo a livello internazionale la battaglia per tutelare la qualità del nostro olio extravergine d’oliva, cercando di cambiare anche alcuni parametri che penalizzano i nostri agricoltori già vessati dal cambiamento climatico e dall’aumento sconsiderato dei costi energetici. Il futuro dell’olio italiano passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del Made in Italy”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Con l’esplosione dei costi aumentati in media del 50% nelle aziende olivicole, in particolare – continua Coldiretti regionale – i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica. Olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati.

A pesare sulla produzione regionale è stata una siccità devastante mai vista negli ultimi 70 anni che ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso per dissetare e rinfrescare le piante. Ma diverse aziende hanno deciso di non intervenire per gli elevati costi di carburante, elettricità, service e prodotti di supporto alla nutrizione dei terreni.

Nel cuore dell’olivicoltura italiana dove si stima una produzione di olio pari a 90mila tonnellate nell’annata 2022-2023, si rischia un taglio fino al 50% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento a causa della Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale. Nella culla della produzione olivicola rispetto alla campagna precedente nella provincia della BAT sulla fascia costiera (Barletta, Trani e Bisceglie) la riduzione potrebbe aggirarsi intorno al 20-30%, mentre in area interna la riduzione di produzione dovrebbe essere intorno al 50%, come in provincia di Bari, dove il buon livello di fioritura a cui è seguita una fase di allegagione apprezzabile sono stati vanificati dalle alte temperature e dalla siccità registrata durante l’intero periodo estivo. In provincia di Foggia gli oliveti sono riusciti a resistere alla siccità e alle alte temperature, la l’esorbitante aumento dei prezzi delle materie prime, insieme alla scarsità di manodopera ha provocato una contrazione dell’utilizzo delle materie prime e della manodopera stessa hanno inciso negativamente sulla gestione degli oliveti. Calo fino al 50% della produzione di olive in provincia di Taranto, con il lungo periodo di siccità, le alte e prolungate temperature estive e le grandinate in alcune aree che hanno avuto ripercussioni negative sia durante la fioritura che l’allegagione. I costi di produzione sono triplicati e la mancanza di manodopera sia per la coltivazione dei terreni sia per l’apertura dei frantoi penalizza gravemente il settore olivicolo – oleario.

In provincia di Brindisi la raccolta subirà una riduzione generale del 20-25% a causa degli eventi atmosferici, con particolare riferimento al lungo periodo di mancanza di precipitazioni e temperature elevate che si sono susseguite nei mesi scorsi. Tale fenomeno, negli oliveti condotti in asciutto e particolarmente negli oliveti secolari, ha determinato stress idrici che inevitabilmente si sono tradotti in una diminuzione del prodotto, oltre alla continua avanzata della Xylella fastidiosa, con la presenza sempre più numerosa di oliveti con evidenti disseccamenti caratteristici dell’infezione dovuta al batterio. Nella parte sud del territorio provinciale tale fenomeno interessa oramai tutti gli oliveti con conseguenze anche sulla produzione ed una diminuzione del prodotto che in tali comprensori raggiunge oltre il 50% rispetto alle annate precedenti. A causa della Xylella fastidiosa sono andate perse 3 olive su 4 in provincia di Lecce con il crollo del 70% della produzione di olio di oliva anche nell’annata 2022 con il crollo produttivo divenuto incontrovertibile dal 2015 ad oggi, mentre sono state registrate forti problematiche sui nuovi impianti di olivo causate dai forti attacchi di Oziorrinco e di Cicale.

Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea di cui l’olio è componente fondamentale – afferma Coldiretti Puglia – occorrono un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione ma – incalza Coldiretti Puglia – servono anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve.

Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani, conclude Coldiretti nel sottolineare l’obiettivo di rilanciare una produzione nazionale dell’olio d’oliva messa a rischio anche dal Nutriscore sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute.

 

PIEMONTE, MANOVRA: BENE ARRIVO DEI BUONI LAVORO

Primo importante risultato dopo blitz sos frutta in piazza castello a Torino

“L’arrivo dei buoni lavoro è importante per procedere con la semplificazione burocratica e salvare i raccolti, oltre a garantire nuove opportunità di reddito in un momento particolarmente difficile per il Paese”. E’ quanto affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale nel commentare i contenuti della manovra, che prevede l’introduzione dei buoni lavoro a tempo determinato per un importo fino a 10mila euro, dopo che al blitz “SOS Frutta”, in piazza Castello a Torino, Coldiretti Piemonte ha chiesto proprio di reintrodurre lo strumento dei voucher per la manodopera in agricoltura. 

“Il Governo, dunque, ha accolto le nostre sollecitazioni sul problema della manodopera agricola siamo pronti al confronto con le Istituzioni e i sindacati per individuare le formule più adeguate che garantiscano maggiore semplificazione per le imprese e le necessarie tutele per i lavoratori agricoli. Sovranità alimentare significa nei fatti – concludono Moncalvo e Rivarossa – un impegno per investire nella crescita del settore con il lavoro, aumentare le produzioni, ridurre la dipendenza dall’estero, valorizzare la biodiversità del nostro territorio e garantire agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità”.

 

TREVISO, I SINDACI TREVIGIANI FIRMANO PER BLOCCARE IL CIBO IN PROVETTA

Coldiretti Treviso subito in campo per dire NO al cibo sintetico con a fianco vari sindaci e consiglieri regionali della Marca. Da Treviso a Spresiano, da Montebelluna a Castelfranco, da Fonte a Monfumo sono tanti i primi cittadini che hanno sposato la mobilitazione di Coldiretti partecipando alla raccolta di firme per fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy. La petizione potrà essere sottoscritta in tutti i 15 mercati settimanali agricoli della provincia di Treviso, a cominciare dal mercato coperto del capoluogo, nei 12 uffici zonali e nei 93 recapiti di Coldiretti Treviso oltre che in tutti gli eventi promossi a livello provinciale. “L’obiettivo è promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi. Prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech – sostiene Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso – Già ad inizio 2023 potrebbero essere, infatti, introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue, mentre entro il primo semestre 2023 negli Usa potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici”. Intanto, crescono le firme alla petizione nocibosintetico anche da numerosi sindaci e rappresentanti di enti economici e territoriali, dalle Colline Unesco ai parlamentari trevigiani.  

 

CONSUMI: VIA LIBERA A PRIMA “CARNE” IN PROVETTA IN USA

Proprio oggi la notizia che per la prima volta negli Stati Uniti è stata autorizzata per il consumo umano la “carne” in provetta. A darne notizia sono Coldiretti e Filiera Italia dopo l’annuncio della Food and Drug Administration (Fda) di aver approvato un prodotto a base di carne ottenuto da cellule animali proposto dalla Upside Foods, un’azienda che produce “pollo” sintetico raccogliendo cellule da animali vivi che vengono moltiplicate in un bioreattore. Si tratta – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – della prima autorizzazione al consumo umano di cibi in provetta rilasciata dall’Autorità alimentare statunitense che rischia di aprire la strada a scenari preoccupanti. Fondata nel 2015 come prima azienda al mondo di carne in provetta Upside Foods, con sede a Berkeley, in California, produce “carne”, “pollame” e “frutti di mare” sintetici ed ha raccolto fondi per un totale di 608 milioni di dollari, anche da Abu Dhabi Growth Fund (ADG), Bill Gates, Richard Branson, Kimbal e Christiana Musk, Cargill, Baillie Gifford, Future Ventures, John Doerr, John Mackey, Norwest, Softbank, Temasek, Threshold, Tyson Foods e altri.

 

ASTI, BILANCIO IN AUMENTO PER L’EXPORT DELLA DIETA MEDITERRANEA

Presidente della Provincia e Sindaco di Asti Maurizio Rasero firma la petizione stop al cibo sintetico

Bilancio positivo per la Dieta Mediterranea Made in Italy che, nei primi otto mesi del 2022, ha registrato un aumento record dell’export nel mondo, a 12 anni dal riconoscimento Unesco del 16 novembre 2010. Tra i prodotti più ricercati ci sono: vino +13%, frutta e verdura +8% e, a seguire, pasta, olio extravergine di oliva, per un valore complessivo di export che si attesta su 1,2 miliardi di euro.

Un risultato importante favorito dall’iscrizione della Dieta Mediterranea nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco, anche, grazie agli studi dello scienziato americano Ancel Keys che, per primo, ne aveva evidenziato gli effetti benefici.

Ed è proprio partendo dalla ricerca scientifica e dallo studio dei valori nutrizionali della Dieta Mediterranea, che la Federazione Coldiretti Asti rilancia la campagna di Formazione/Informazione con il Medico Dietologo e Nutrizionista Clinico Giorgio Calabrese rivolta a studenti, giornalisti, operatori di settore e cittadini in generale, affinché ci sia sempre maggiore consapevolezza e coscienza dei benefici derivanti dalla Dieta Mediterranea e, parimenti, si rafforzi il NO secco contro cibo sintetico da laboratorio e l’etichettatura a semaforo.

Gli incontri partiranno il prossimo mese di gennaio con appuntamenti mensili fino ad aprile. Subito dopo le festività natalizie verrà organizzata una conferenza stampa per comunicare il calendario e i temi trattati.

Nel frattempo, prosegue la raccolta firme di Coldiretti per modificare la legge sul cibo sintetico. Tra i primi firmatari, anche il Presidente della Provincia e Sindaco di Asti Maurizio Rasero.

“Mentre caro energia, guerra, cibo sintetico e Nutriscore stanno seriamente minacciando la nostra agricoltura, quindi, l’alimentazione, l’economia, l’occupazione e l’ambiente, Coldiretti Asti intende portare il suo contributo riprogrammando un ciclo di incontri di Formazione/Informazione legati al valore della Dieta Mediterranea Made in Italy, che risulti anche occasione di sensibilizzazione sui temi di fondamentale importanza dai quali non si può prescindere nelle scelte quotidiane, nell’educazione e nella politica – afferma il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio.

“Guerra e caro energia si ripercuotono sui costi di produzione, non più coperti dai prezzi di vendita – rincara il Direttore Diego Furia. – A questi, si aggiunge la minaccia dei bollini allarmistici a semaforo che alcuni Paesi, dalla Gran Bretagna al Cile fino alla Francia, stanno applicando su diversi alimenti della Dieta Mediterranea. I sistemi di etichettatura Nutriscore e a semaforo sono fuorvianti, discriminatori e incompleti e, pertanto, finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole, per favorire prodotti artificiali, in alcuni casi, privi di tracciabilità e di cui non è nota la ricetta. Il rischio è quello di promuovere cibi spazzatura; per questo, occorre riportare l’Unione Europea sui suoi passi, per combattere all’unisono logiche fuorvianti che, di fatto, aprono le porte al cibo sintetico, una minaccia letale per l’agricoltura italiana, la salute dei consumatori e la biodiversità del pianeta”.

 

VICENZA, MANOVRA: BENE BUONI LAVORO NEI CAMPI

“I primi buoni segnali da parte del nuovo governo sembrano arrivare. Auspichiamo che si prosegua in questa direzione, in quanto le imprese agricole hanno bisogno di ripartire innescando la marcia giusta e continuando ad essere la forza economica del Paese”. Con queste parole il direttore di Coldiretti Vicenza, Simone Ciampoli, commenta l’arrivo dei buoni lavoro, un’opportunità importante per le campagne, dove occorre lavorare con la semplificazione burocratica per salvare i raccolti e garantire il reddito in un momento particolarmente difficile per il Paese.

La manovra del Governo prevede l’introduzione dei buoni lavoro a tempo determinato per un importo fino a 10mila euro.

“Siamo grati al Governo per aver accolto le nostre sollecitazioni sul problema della manodopera agricola e – sottolinea Coldiretti Vicenza – siamo pronti al confronto con le Istituzioni ed i sindacati per individuare le formule più adeguate che garantiscano maggiore semplificazione per le imprese e le necessarie tutele per i lavoratori agricoli. Sovranità alimentare significa, nei fatti, un impegno per investire nella crescita del settore con il lavoro, aumentare le produzioni, ridurre la dipendenza dall’estero, valorizzare la biodiversità del nostro territorio e garantire agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità”.

 

PISTOIA, NO CIBO SINTETICO: FIRMA SINDACI CONSIGLIERI REGIONALI E VESCOVO PESCIA

Anche il Vescovo di Pescia, Monsignor Roberto Filippini ha firmato la petizione promossa Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica contro il cibo sintetico, per fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy. Ha firmato anche Luciana Bartolini consigliera regionale, nei giorni scorsi aveva firmato il suo collega consigliere Marco Niccolai. E pure i sindaci di Quarrata, Gabriele Romiti, e di Pieve a Nievole Gilda Diolaiuti. Tanti altri hanno preannunciato l’adesione alla campagna. Hanno già firmato il sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, il presidente del Consorzio di Bonifica Basso Valdarno Maurizio Ventavoli, Fabiano Valerio, funzionario di Regione Toscana.

Si aggiungono al sottosegretario all’Agricoltura il Senatore Patrizio La Pietra, e al Vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, che su invito di Coldiretti Pistoia hanno firmato la petizione.

L’obiettivo della Coldiretti è promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte ‘senza mucche’ fino al pesce senza mari, laghi e fiumi. Prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech.

Siamo contro il cibo Frankestein che stanno cercando di mettere sulle nostre tavole. Tuteliamo le nostre produzioni e le nostre aziende –spiega Coldiretti Pistoia- a beneficio di tutti i consumatori che invitiamo a firmare la petizione in tutti gli uffici della Coldiretti e nei nostri mercati Campagna Amica della provincia. In pochi giorni abbiamo raccolto già migliaia di firme”. https://pistoia.coldiretti.it/le-nostre-sedi.

 

FERRARA, MAREGGIATE SUL LITORALE, DANNI PORTI, ATTIVITÀ ECONOMICHE, ABITAZIONI

L’acqua tanto attesa nei campi dopo mesi di siccità stamattina ha provocato un brusco innalzamento del livello del mare, con forti raffiche di vento che hanno determinato l’ingresso nei centri della costa comacchiese e gorese delle acque marine.

Dal porto di Goro, a Portogaribaldi, passando per Lido di Volano Coldiretti Impresa Pesca sta raccogliendo le segnalazioni dei pescatori ed acquacoltori che si sono trovati allagati i posti barca, i capanni di lavorazione, le attrezzature e che si attendono danni anche agli allevamenti di vongole e cozze, con le correnti marine che potrebbero aver causato spostamenti di sabbia nelle concessioni con perdite di produzione.

I pescatori e gli operatori della costa lamentano quanto non sia stato fatto negli anni, nonostante la ricorrenza sempre più frequente di eventi estremi, con opere a mare che possano più efficacemente difendere l’entroterra, le attività marinare ed anche le abitazioni stesse e gli stabilimenti balneari, ripetutamente alla mercè delle mareggiate.

Nella consapevolezza della particolarità ambientale del Delta del Po, della Sacca di Goro e della costa comacchiese, Coldiretti Impresa Pesca, chiede maggiore attenzione per il territorio e la messa in campo di quanto sia necessario per salvaguardare l’entroterra ed evitare i ricorrenti danni che per questa mareggiata ancora non possono essere quantificati ma che sono l’ulteriore mazzata per un settore già in sofferenza per la riduzione dei consumi e l’aumento vertiginoso dei costi.

 

VICENZA, I GIOVANI COLDIRETTI INCONTRANO IL TERRITORIO

“Diamo voce alle idee dell’Organizzazione e le trasformiamo in azioni concrete, rispondendo pienamente al senso di appartenenza che in Coldiretti è ancora molto forte, specie nel nostro territorio vicentino”. Con queste parole il delegato provinciale di Giovani Impresa di Coldiretti Vicenza, Marco Buratti, descrive il proprio quotidiano impegno a capo del movimento giovanile dell’Associazione maggiormente rappresentativa dell’Agricoltura italiana.

Proprio nei giorni scorsi, sulla scorta di questo impegno, si è concluso un importante tour di assemblee, preparatorie della prossima assemblea elettiva, che avrà luogo nel 2023, nelle otto zone di Coldiretti Vicenza (Vicenza, Asiago, Bassano del Grappa, Lonigo, Montecchio Maggiore, Noventa Vicentina, Sandrigo e Zanè). “Un’occasione importante – spiega Buratti – nel corso della quale abbiamo descritto l’impegno di Coldiretti per la crescita delle imprese del territorio, ma anche delineato il ruolo e le opportunità per i Giovani nell’Associazione e, in particolare, l’impegno prioritario in questo momento nella lotta al “cibo” sintetico. Una battaglia che non sarà facile vincere, ma che soltanto Coldiretti è in grado di combattere, contro le multinazionali che fanno del business il proprio cavallo di battaglia, senza alcuno scrupolo e senza guardare in faccia nessuno”.

Nel corso degli incontri territoriali i Giovani di Coldiretti hanno anche parlato delle difficoltà legate all’aumento dei costi energetici, del carburante e delle materie prime in generale.

Al termine degli incontri i numerosi presenti hanno colto l’occasione per sottoscrivere la petizione per dire No al “cibo” sintetico.

“I giovani partecipanti agli incontri territoriali hanno dimostrato un grande interesse – conclude Buratti – sintomo chiaro di come Coldiretti sia un’Associazione che prosegue nel proprio impegno formativo, capace di essere attrattiva per i giovani e di indicare una strada giusta da seguire sia sotto il profilo imprenditoriale che sociale”.

 

SIENA, RIFORMA DELL’AGRICOLTURA LOCALE, SOSTENIBILITÀ PER UN FUTURO MIGLIORE

Un convegno per fare il punto della situazione della riforma del sistema agricolo locale, e per introdurre nel mondo dell’agricoltura tematiche importanti che possono rappresentare opportunità di sviluppo come quella della sostenibilità e di un approccio finalizzato al rispetto dell’ambiente. Questo l’argomento dell’incontro dal titolo “La riforma della Pac” organizzato lunedi 21 Novembre dalla Coldiretti Siena che ha visto una grande partecipazione da parte degli associati.

Oltre 300 gli imprenditori presenti, intervenuti per conoscere le novità normative e per ascoltare gli interventi e conoscere le opinioni di docenti Universitari ed esperti di grandissimo spessore.

A presentare lo scenario che i responsabili delle aziende agricole si troveranno di fronte è stato il prof. Felice Adinolfi dell’Università di Bologna, intervento seguito da quello del Prof. Angelo Riccaboni, docente dell’Università di Siena e Direttore del Santa Chiara Lab.

Finalmente – ha affermato Riccaboni  – si mette tra i criteri di qualità anche la sostenibilità, si apre quindi uno scenario nuovo, agli imprenditori verrà chiesto di adottare sempre più un approccio orientato al rispetto dell’ambiente, mettendo in atto un vero cambiamento culturale. Sarà una sfida non facile, ma fondamentale per guardare al futuro.” Parlando al numeroso pubblico Riccaboni ha inizialmente sottolineato come in provincia di Siena le 5000 aziende agroalimentari presenti, con 15mila addetti impiegati, oltre ad essere un grande orgoglio, rappresenta un settore trainante per l’economia del territorio, e potrà esserlo sempre di più, ma “sarà fondamentale – ha affermato ancora Riccaboni –  non vedere lo sviluppo della sostenibilità come un peso o come un aspetto burocratico, ma capire che si tratta di un’opzione importante per un futuro migliore”.

Anche il Presidente di Coldiretti Siena Luigi Sardone ha confermato che questa riforma può rappresentare una svolta nel futuro dell’agricoltura locale: “Servirà – ha detto – per dettare una serie di nuove regole che ci accompagneranno per i prossimi 5 anni. Contiene dei veri pilastri che dovremo seguire e potranno essere essenziali per la sopravvivenza del settore, visti anche i difficili tempi che viviamo con le difficoltà del caro energia e dei costi alle stelle. Ritengo la riforma della Pac uno strumento essenziale per il futuro.”

 

ROVIGO, MANOVRA: BUONI LAVORO NEI CAMPI

Bene questa semplificazione del lavoro

Il ritorno dei buoni lavoro in agricoltura è stato reintrodotto con la legge di bilancio varata dal nuovo Governo. Coldiretti apprezza che il Governo abbia accolto le sollecitazioni dell’associazione sul problema della manodopera agricola. I buoni lavoro potranno essere utilizzati a tempo determinato per un importo fino a 10mila euro.

“I buoni lavoro sono uno strumento semplice quanto importante per le nostre aziende – commenta Carlo Salvan, presidente provinciale Coldiretti Rovigo – dove occorre lavorare con la semplificazione burocratica per salvare i raccolti e garantire nuove opportunità di reddito in un momento particolarmente difficile per il Paese”. 

“Anche con questo tipo di soluzioni si incentiva la sovranità alimentare di un Paese, perché di fatto l’introduzione di mezzi semplificati come i buoni lavoro è un impegno per investire nella crescita del settore quando ci sono picchi di lavoro e si rende necessaria più flessibilità. Più si lavora, più aumenta la produzione e più si riduce la dipendenza dall’estero; nel contempo si valorizzare la biodiversità del nostro territorio e si garantisce agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità” conclude Salvan.

 

 

CUNEO, FRUTTA: A RISCHIO CHIUSURA 4.500 AZIENDE, URGENTI MISURE DI SOSTEGNO

Vendere 4 kg di mele per pagarsi un caffè, sottostare allo strapotere della GDO che impone i prezzi sottocosto, subire l’aumento dei costi energetici e l’eccessivo costo della manodopera insieme alla troppa burocrazia, far fronte alla siccità e ai cambiamenti climatici ed essere remunerati un anno dopo il raccolto. Queste le principali criticità denunciate durante il blitz “SOS Frutta” degli agricoltori a Torino, di fronte alla Prefettura in piazza Castello, provenienti dalla Granda e dall’intera Regione insieme al Presidente di Coldiretti Piemonte Roberto Moncalvo, al Delegato Confederale Bruno Rivarossa, al Presidente di Coldiretti Cuneo Enrico Nada, al Direttore provinciale Fabiano Porcu e ai Presidenti e Direttori delle altre Federazioni provinciali Coldiretti.

Diversi gli slogan sui cartelli degli imprenditori agricoli scesi in piazza: da “Siamo alla frutta” a “Il lavoro va pagato”, da “Non possiamo produrre in perdita” a “Basta strapotere GDO”, da “Stop pratiche commerciali sleali” a “Difendiamo la nostra frutta”. Ai consumatori sono state distribuite le mele insieme al dossier-verità sul comparto frutticolo piemontese affinché sia nota, non solo agli addetti ai lavori, la reale difficoltà a cui devono far fronte gli imprenditori.

“Mentre i prezzi al dettaglio della frutta sono saliti di oltre il +6,5% ad ottobre, secondo l’Istat, è crisi profonda nei campi dove i costi di produzione sono aumentati di oltre 20 centesimi al chilo. Una situazione esasperante per gli agricoltori che, piuttosto che svendere la frutta sottocosto, preferiscono regalarla alle famiglie in grave difficoltà economica”, denuncia Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo con delega regionale per l’ortofrutticolo, salito sul palco della manifestazione insieme con il Presidente Coldiretti di Zona Saluzzo Ivo Migliore, il Presidente di Zona Cuneo Paolo Quaranta e alcuni frutticoltori del Saluzzese, del Cuneese e del Saviglianese. Presenti al blitz il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il Vicepresidente regionale Fabio Carosso e l’Assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa.  

Per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi nel carrello della spesa gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo, secondo l’analisi di Coldiretti, dalla quale si evidenzia peraltro che più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo, secondo il CREA. Infatti, oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici che hanno tagliato i raccolti, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo con spese più che raddoppiate fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%), stesso trend di rincari per le cassette in legno (+60%).

“Una situazione insostenibile per cui va immediatamente applicato il Decreto contro le pratiche commerciali sleali e va ripristinato lo strumento dei voucher per la manodopera. Occorre poi ridurre drasticamente il costo del lavoro per allinearci ai nostri competitor nell’ambito dell’Unione Europea e non solo. Ormai da troppi anni si protrae la crisi nera della frutticoltura a causa di una scarsa remunerazione del prodotto e di una non equilibrata ripartizione del valore nei vari passaggi della filiera” dichiara il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

Alla luce di questo scenario Coldiretti ha chiesto al Governatore Cirio, che durante il blitz degli agricoltori in piazza ha sottoscritto la proposta Coldiretti di intesa, un aiuto concreto per:

attivare una collaborazione con ISMEA per certificare in modo ufficiale e oggettivo i costi di produzione della frutta piemontese, compresi i costi di condizionamento;

richiedere al Governo un impegno affinché nei primi provvedimenti utili sia inserita una misura per la decontribuzione del costo del lavoro per le imprese frutticole;

farsi promotori a livello nazionale di una nuova disposizione normativa che, al pari di quanto già avviene su molte altre filiere agroalimentari, preveda l’obbligo di origine in etichetta dell’ortofrutta nei prodotti trasformati come conserve, marmellate, succhi di frutta;

inserire nei futuri bandi dei fondi europei e regionali a sostegno dell’agroindustria, il rispetto del Decreto Legislativo 198/2021 come condizione di ammissibilità alla presentazione della domanda.

Al termine della mattinata oltre 2.500 Kg di mele sono state devolute al Sermig e al Banco Alimentare di Torino.

 

 

ALESSANDRIA, FRUTTA: BASTA SOTTOSTARE ALLO STRAPOTERE DELLA GDO

4 Kg di mele per un caffè: inaccettabile! Il governatore Cirio firma l’intesa SOS frutta

Vendere 4 kg di mele per pagarsi un caffè, sottostare allo strapotere della GDO che impone i prezzi sottocosto, subire l’aumento dei costi energetici e l’eccessivo costo della manodopera insieme alla troppa burocrazia, fra fronte alla siccità ed ai cambiamenti climatici ed essere remunerati un anno dopo il raccolto.

Queste le principali criticità denunciate durante il blitz “SOS Frutta” degli agricoltori in piazza Castello di fronte alla Prefettura, a Torino, assieme al Presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo e al Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, anche una numerosa delegazione di Coldiretti Alessandria con il Presidente provinciale, Mauro Bianco e il Direttore Roberto Bianco.

Presenti il Governatore del Piemonte, Alberto Cirio, il vicepresidente regionale, Fabio Carosso, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa.  

Diversi gli slogan sui cartelli degli imprenditori agricoli scesi in piazza: da “Siamo alla frutta” a “Il lavoro va pagato”, da “Non possiamo produrre in perdita” a “Basta strapotere GDO”, da “Stop pratiche commerciali sleali” a “Difendiamo la nostra frutta”.

Ai consumatori sono state distribuite le mele insieme al dossier–verità sul comparto frutticolo piemontese affinchè sia nota, non solo agli addetti ai lavori, la reale difficoltà a cui devono far fronte gli imprenditori.

Mentre i prezzi al dettaglio della frutta sono saliti di oltre il +6,5% ad ottobre, secondo l’Istat, è crisi profonda nei campi dove i costi di produzione sono aumentati di oltre 20 centesimi al chilo. Una situazione che esaspera gli agricoltori che piuttosto che svendere la frutta sottocosto preferiscono regalarla alle famiglie in grave difficoltà economica.

Per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi nel carrello della spesa gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo, secondo l’analisi di Coldiretti, dalla quale si evidenzia peraltro che più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo, secondo il Crea. Infatti oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici che hanno tagliato i raccolti, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo con spese più che raddoppiate fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%), stesso trend di rincari per le cassette in legno (+60%).

“Una situazione insostenibile per cui va immediatamente applicato il decreto legislativo contro le pratiche commerciali sleali e va ripristinato lo strumento dei voucher per la manodopera – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Come bisogna ridurre drasticamente il costo del lavoro per allinearci, oltretutto, ai nostri competitor nell’ambito dell’Unione Europea e non solo. Ormai da troppi anni la frutticoltura piemontese sta attraversando momenti di estrema difficoltà a causa di una scarsa remunerazione del prodotto e di una non equilibrata ripartizione del valore nei vari passaggi della filiera”.

“Dopo aver lavorato per un anno, avere investito su concimi, difesa, occupazione, imballaggi, energia e carburanti, tutti alle stelle, gli agricoltori si ritrovano a non avere un prezzo che copra quanto speso e garantisca un minimo di reddito

Alla luce di questo scenario abbiamo chiesto al governatore, Alberto Cirio, che durante il blitz degli agricoltori in piazza ha sottoscritto la nostra proposta di intesa, un aiuto concreto rispetto ad attivare una collaborazione con ISMEA per certificare in modo ufficiale e oggettivo i costi di produzione della frutta piemontese, compresi i costi di condizionamento; a richiedere al Governo un impegno affinché nei primi provvedimenti utili sia inserita una misura per la decontribuzione del costo del lavoro per le imprese frutticole; a farsi promotori a livello nazionale di una nuova disposizione normativa che, al pari di quanto già avviene su molte altre filiere agroalimentari, preveda l’obbligo di origine in etichetta dell’ortofrutta nei prodotti trasformati come conserve, marmellate, succhi di frutta; ad inserire nei futuri bandi dei fondi europei e regionali a sostegno dell’agroindustria, il rispetto del Decreto Legislativo 198/2021 come condizione di ammissibilità alla presentazione della domanda”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

Al termine della mattinata oltre 2.500 Kg di mele sono state devolute al Sermig ed al Banco Alimentare di Torino.

 

 

Appuntamenti

 

TOSCANA, INCONTRI SU TUTTO TERRITORIO PER BANDO 3 MLN PER BENESSERE ANIMALE

Incontri su tutto il territorio regionale per presentare in presenza agli allevatori toscani il bando del Piano di Sviluppo Rurale per il benessere animale a cui sono stati destinati 3 milioni di euro. Si parte mercoledì 23 novembre alle ore 15.00 dall’Auditorium Banco Fiorentino di Firenzuola (via Allegri) della Fondazione Firenzuola, in Mugello, con un primo incontro organizzato da Coldiretti Firenze Prato a cui parteciperà il vicepresidente della giunta regionale ed assessora all’agroalimentare, Stefania Saccardi per proseguire, nelle prossime settimane, con appuntamenti in tutte le province. 

La misura sul benessere animale, fino ad oggi mai inserita all’interno del Piano di Sviluppo Rurale, è stata fortemente sostenuta e voluta da Coldiretti che ne aveva caldeggiato l’introduzione già in occasione della campagna elettorale del 2020. Si tratta di una misura che arriva al termine di un lungo percorso fatto insieme agli uffici regionali con il preciso obiettivo di sostenere gli allevatori che si impegnano a migliorare le condizioni di vita degli animali da reddito. Il bando permette di destinare 3 milioni di euro di risorse agli allevatori che, attraverso impegni di gestione dell’allevamento, ben verificabili, mantengono elevati standard di benessere degli animali allevati, siano essi bovini, ovi-caprini o suini. “Diamo atto al vicepresidente ed assessora all’agroalimentare, Stefania Saccardi e ai suoi uffici – spiega Roberto Nocentini, Presidente di Coldiretti Firenze – di aver mantenuto un preciso impegno con la nostra organizzazione e con gli allevatori toscani. La nostra è una regione vocata alla zootecnica: sono quasi 13 mila le aziende zootecniche che allevano animali da reddito, una su quattro, e che lo fanno con metodo estensivo. Caratteristica che è stata riconosciuta anche dal commissario straordinario per l’agricoltura durante la sua visita in Mugello lo scorso anno. Le risorse di questa misura consentiranno alle aziende del settore di continuare a migliorarsi e crescere ma anche di aiutarle in un contesto di forte difficoltà causato dai rincari energetici”. 

La misura prevede l’erogazione di un premio ad Unità di bestiame adulto (Uba) per le aziende aderiscono al sistema Classyfarm, che consente di verificare le condizioni degli allevamenti attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati relativi alle seguenti aree di valutazione relative al management aziendale e personale, alle strutture e attrezzature, alle condizioni generali (sanitarie, comportamentali etc.) degli animali. Le domande per la misura sul benessere animale potranno essere presentate dagli agricoltori dal 1 febbraio 2023 al 15 maggio 2023. 

La domanda di aiuto dovrà  essere presentata impiegando esclusivamente la procedura informatizzata e la modulistica disponibili sulla piattaforma gestionale dell’Anagrafe regionale delle aziende agricole gestita da Artea e raggiungibile dal sito www.artea.toscana.it.

 

NU-OG, CON 38% PATRIMONIO BOVINO, PENALIZZATA DA BLOCCO MOVIMENTAZIONE

Domani assemblea a Nuoro

Quello di Nuoro e Ogliastra è uno dei territori più danneggiati dal blocco totale della movimentazione degli animali sensibili al nuovo virus della malattia emorragica del cervo. Il settore più penalizzato è infatti quello dei bovini da carne che come noto esportano fuori dalla Sardegna gran parte dei vitelli. Il territorio che ricade nella Federazione della Coldiretti Nuoro Ogliastra conta oltre il 38 per cento del patrimonio bovino da carne, 80mila capi su 210mila totali presenti in Sardegna. “Un fiore all’occhiello del comparto agricolo – sostiene il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis – che in questi ultimi anni però è tartassato soprattutto dal blocco della movimentazione. Era appena uscito da un lunghissimo blocco dovuto alla lingua blu (con movimentazione possibile solo dopo l’esame della Pcr che oltre a rallentarne la commercializzazione aumentava i costi di 25 euro a capo) ed adesso, questo autunno, è nuovamente fermo, dapprima sempre per il sierotipo 3 della lingua blu e adesso per il nuovo virus riscontrato per la prima volta in Europa ad Arbus con un blocco della movimentazione questa volta totale, per il momento per un mese. Un salasso per le casse degli allevatori che hanno le vendite bloccate da una parte e con i costi di gestione lievitati per via dei costi dei mangimi raddoppiati”.

“Come Organizzazione ci siamo attivati da subito con la Federazione Regionale chiedendo dapprima l’istituzione di una unità di crisi, recepita dalla Regione, che consente di far sedere allo stesso tavolo consentendo un dialogo diretto tra tutte le parti coinvolte, ministero Salute e Agricoltura, assessorato regionale alla Sanità e Agricoltura, Istituto zooprofilattico e Organizzazioni agricole – spiega Alessandro Serra -. Già dal primo incontro è emersa l’operatività dell’Unità di crisi e come Organizzazione abbiamo chiesto interventi di sostegno agli allevatori che altrimenti non sono in grado di sostenere da soli i costi”. 

Questo del blocco della movimentazione degli animali sensibili alla malattia del cervo sarà uno dei temi di discussione dell’assemblea provinciale promossa da Coldiretti Nuoro Ogliastra per domani, 23 novembre a Nuoro (alle ore 11 nella sala convegni dell’Isre in via Antonio Mereu) a cui prenderanno parte i soci di tutta la provincia, il presidente e direttore di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu e Luca Saba e quelli di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis e Alessandro Serra.  Sarà un confronto a 360 gradi su tutte le problematiche del mondo agricolo. Una assemblea in cui si darà molto spazio alle domande dei soci per approfondire meglio tutti i punti critici e poter conoscere meglio le attività che sta portando la Coldiretti a tutti i livelli. Saranno inoltre presenti i tecnici Mario Golosio e Giovanni Sechi che presenteranno, anche attraverso delle simulazioni, la nuova Pac.

 

CUNEO: NON SOLO SULLA PIZZA, MOZZARELLA REGINA DI SAPORI CON CAMPAGNA AMICA

Giovedì 24 novembre, a partire dalle 18, andrà in scena un nuovo show cooking firmato Coldiretti Campagna Amica presso i locali dell’Open Baladin Cuneo, per conoscere a fondo e assaporare il formaggio più amato dagli italiani, nonché simbolo della dieta mediterranea.

Dopo il grande successo del primo appuntamento di stagione, con protagonista la Castagna Cuneo IGP, ora è il turno della mozzarella, prodotto principe della tradizione gastronomica italiana, non solo quando si parla di pizza. 

A presentarne le caratteristiche sarà Edoardo Donadio, titolare, insieme al fratello Gabriele, del caseificio La Fissello DOC, azienda agricola di Campagna Amica a Villar San Costanzo in valle Maira, specializzata nella produzione di formaggi a base di latte crudo di mungitura nel rispetto della tradizione locale e fedele alle più genuine ricette del territorio. Lo stesso nome scelto per l’azienda celebra le radici occitane di questa realtà agricola: “fissello” in occitano è la fuscella, ossia il contenitore all’interno del quale viene versata la cagliata per fare il formaggio. 

“La mozzarella è un formaggio fresco a pasta filata il cui nome – spiega Edoardo Donadio – nasce proprio dal verbo ‘mozzare’, operazione che consiste nel forgiare con le mani il pezzo di cagliata, staccando le singole mozzarelle con le dita, ottenendo così la tipica forma tondeggiante. Curiamo in ogni dettaglio la lavorazione del latte, proveniente da mucche allevate negli alti pascoli di montagna, per ottenere mozzarelle e altri formaggi di alta qualità che i consumatori trovano nel punto vendita aziendale in valle Maira e, ogni sabato mattina, al mercato di Campagna Amica in Piazza della Costituzione a Cuneo”. 

La mozzarella della valle Maira approda all’Open Baladin Cuneo per uno show cooking gustosissimo, in cui si potranno scoprire i segreti per esaltarne al meglio il sapore e degustare ricette a base di mozzarella preparate “in diretta” e accompagnate da sorsi di birra Baladin.

“Una nuova occasione – commenta la Responsabile provinciale di Campagna Amica, Elisa Rebuffo – per conoscere realtà agricole familiari che ogni giorno, con tenacia e passione, si impegnano a coltivare e allevare eccellenze sul territorio e preservare la biodiversità delle nostre vallate, fatta di prodotti buoni, genuini, sicuri”.

Appuntamento, dunque per giovedì 24 novembre alle ore 18, all’Open Baladin in piazza Foro Boario a Cuneo. L’evento è gratuito e aperto a tutti con obbligo di prenotazione (telefono: 0171 489199).

 

 

PORDENONE, RINGRAZIAMENTO PROVINCIALE: DIFESA IMPRESE E NO A CIBO SINTETICO

“Difendere il reddito delle imprese agricole e dire no al cibo sintetico”.  Questi sono i temi di fondo che Coldiretti Pordenone porterà domenica 27 novembre a Maron di Brugnera, in occasione della settantaduesima giornata provinciale del Ringraziamento.

L’appuntamento si svolgerà in concomitanza con i festeggiamenti locali e in collaborazione con l’associazione festeggiamenti Maron di Brugnera con il patrocinio del comune di Brugnera.

Il bilancio dell’annata agraria -rileva Coldiretti- quest’anno si incentrerà sulla difesa dell’agricoltura made in Italy fortemente minacciata dall’aumento dei costi e da chi vorrebbe sostituire la dieta mediterranea con i cibi fatti in laboratorio.

“Stiamo ottenendo -ricorda Matteo Zolin presidente di Coldiretti Pordenone- un’ampia adesione alla nostra petizione per dire no al cibo sintetico. Una larga base di cittadini e consumatori -prosegue Zolin- hanno firmato contro chi vorrebbe omologare il cibo, soprattutto quello di qualità prodotto nel nostro paese. A queste firme -continua il presidente- se ne aggiungono altre di rappresentati istituzionali come il presidente della Regione Fedriga, ma di tanti sindaci e amministratori locali che saranno presenti anche domenica”.

Il cibo sintetico -spiega Coldiretti- è prodotto in un bioreattore da cellule impazzite, è dannoso per l’ambiente, inquina e consuma più energia, è rischioso per la salute umana e limita la libertà dei consumatori, omologando le scelte sul cibo. Non solo: favorisce gli interessi di pochi che vogliono monopolizzare l’offerta di cibo nel mondo.

Il cibo naturale è frutto del lavoro delle persone, dove la tecnologia è usata bene con l’innovazione, a sostegno della biodiversità, valorizza le risorse naturali e le produzioni del territorio, unisce gusto, salute, identità e storia.

“La multinazionali -commenta Zolin- con i colossi della finanza, vogliono cancellare tutto questo riducendo il cibo a semplice merce di scambio e strumento di speculazioni. Noi, con la petizione e la raccolta di firme per dire no a cibo sintetico stiamo lavorando per difendere tutti: imprese agricole, cittadini e consumatori, chi -conclude il presidente- vuole il cibo sintetico lavora solo per sé stesso”.

Programma giornata provinciale Ringraziamento

Domenica 27 novembre

Maron di Brugnera

Ore 10.00       ritrovo partecipanti e raduno mezzi agricoli

Ore 10.30       chiesa di San Michele Arcangelo

concelebrazione Santa Messa presieduta dal Vescovo Monsignor Giuseppe Pellegrini

con il parroco don Andrea Dazzan

ore 11.30        benedizione mezzi agricoli e interventi autorità

seguirà il pranzo del Ringraziamento

 

 

TREVISO, A ODERZO LA 72° GIORNATA PROVINCIALE DEL RINGRAZIAMENTO

Domenica prossima, 27 novembre 2022, la piazza di Oderzo si trasformerà in una vera e propria fattoria didattica targata Campagna Amica in occasione della 72a Giornata provinciale del Ringraziamento che si svolgerà in Duomo. La SS Messa sarà concelebrata da Corrado Pizziolo, Vescovo di Vittorio Veneto, dal parroco Mons. Pier Paolo Bazzichetto e dai due Consiglieri ecclesiastici di Coldiretti Treviso don Piergiorgio Guarnier e don Evaristo Colmagro. Attesi circa mille imprenditori agricoli di Coldiretti Treviso che non mancheranno nemmeno quest’anno di onorare un appuntamento denso di significati per il mondo rurale in cui si ringrazia il Signore per i beni ricevuti dalla terra, si svolgerà l’offertorio dei prodotti agricoli all’altare e si benediranno i mezzi agricoli. “Sarà una giornata di grande riflessione in cui lo stare insieme e tirare un bilancio dell’annata agraria fa parte della nostra tradizione – sottolinea Giorgio Polegato – Il pranzo sociale sarà sempre partecipatissimo. Una sorta di tappa fondamentale del nostro essere Coldiretti. Sarà anche l’occasione per prepararci insieme ad un altro denso ed importante appuntamento: le fiere di Santa Lucia”.

Il programma della giornata prevede dalle ore 9,00 la presenza di Campagna Amica, con Giovani Impresa e Donne Impresa, in Piazza Grande dove sarà allestita la mostra mercato dei prodotti agricoli e della diversificazione. Ci saranno anche le attività del progetto per i bambini Semi’nsegni. Il pranzo sociale si svolgerà a Villa Foscarini.

 

 

RAVENNA, LA SACRALITA’ DEL CIBO MINACCIATA DALLE MULTINAZIONALI DELLA CHIMICA

Nella settimana in cui si celebra la Giornata del Ringraziamento, tradizionale momento di riflessione promosso a livello nazionale dalla Conferenza Episcopale Italiana e dedicato quest’anno al tema “Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto – Custodia del creato, legalita?, agromafie”, Coldiretti Ravenna organizza insieme all’Archidiocesi di Ravenna-Cervia e alla Scuola di Formazione Teologica San Pier Crisologo e all’Ufficio Ecumenico e Dialogo Interreligioso Diocesano, il convegno “La sacralità del cibo. Tre tradizioni in dialogo” per riflettere sul vero significato del cibo, dono della natura oggi minacciato da multinazionali e lobby che puntano ad imporre una dieta mondiale attraverso alimenti prodotti in laboratori e bioreattori, condizione che porterebbe alla distruzione dell’agricoltura tradizionale alla quale Coldiretti in tutti i modi e con tutta la propria forza si oppone, anche con il supporto di istituzioni e cittadini. 

Il convegno, in programma giovedì 24 novembre, alle ore 17 presso il Cinema Corso (via di Roma 49/51, Ravenna) vedrà dialogare mons. Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo di Ravenna-Cervia, Mustapha Toumi, cofondatore del Centro di Cultura e di Studi Islamici della Romagna e Beniamino Goldstein, Rabbino Capo di Modena e Reggio Emilia, modera Don Roberto Mastacchi, consigliere ecclesiastico regionale di Coldiretti.

“L’agricoltura – afferma Coldiretti Ravenna – e? un’attivita? umana che assicura la produzione di beni primari, in primis dono della natura, ed e? al tempo stesso sorgente di grandi valori: la dignita? e la creativita? delle persone, la possibilita? di una cooperazione fruttuosa, il legame sociale che si crea tra i lavoratori, la cura del territorio e dell’ambiente. Valori che oggi sono minacciati da chi vuole cancellare per meri interessi economici l’identità di una intera nazione e del nostro territorio”.

“Per combattere questa pericolosa deriva che mira a modificare stili alimentari naturali millenari fondati su qualità e tradizione – spiega il Direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini – abbiamo avviato in tutta Italia la petizione per promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico coinvolgendo già migliaia di cittadini e consumatori”. Dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi, il cibo in provetta potrebbe infatti presto inondare il mercato europeo – denuncia Coldiretti – poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.

“La sacralità del cibo è minacciata da multinazionali che vogliono svilire il cibo, dono di natura, a mero carburante – afferma il Presidente di Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte – questo è inaccettabile ed è fondamentale sostenere e difendere con forza il cibo naturale, salutare e sostenibile contro i surrogati biotecnologici spacciati per alimenti che aiutano l’ambiente. Il sostegno a questa vitale battaglia – prosegue il Presidente – ci arriva dai consumatori, dalle famiglie, da genitori preoccupati per il futuro dei loro figli, ed è un sostegno che si costruisce anche con momenti di dialogo e informazione come, appunto, il convegno del 24 novembre, ovviamente aperto a tutta la cittadinanza”.

Si ricorda che per difendere il cibo naturale e fermare l’avanzata del cibo sintetico è possibile firmare la petizione, presentando un documento di identità, negli uffici Coldiretti di tutta la provincia e al mercato Contadino coperto di Campagna Amica (via Canalazzo 59, Ravenna), aperto ogni martedì e sabato dalle 8.30 alle 13 e il venerdì pomeriggio dalle 14.30 alle 19.