COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 21 gennaio 2019

22 Gennaio 2019
News La Forza del Territorio del 21 gennaio 2019

Primo piano

BASILICATA

FINALMENTE E’ ARRIVATA LA LOCOMOTIVA MATERA

Lo scenario straordinario di Matera sarà il terreno fertile su cui far crescere legami e connessioni. Coldiretti vuole essere parte integrante di connessioni che nascono dalla stessa parola che celebriamo. Cultura e coltura hanno la stessa radice etimologica, che significa coltivare.

 

E’ il messaggio lanciato sabato mattina dalla Coldiretti Basilicata nello stand allestito in piazza San Francesco a Matera nel giorno di apertura ufficiale dell’anno da capitale europea della cultura, alla presenza dei vertici regionali e provinciali, oltre che del vicepresidente nazionale, Gennarino Masiello. “Coltivare significa far crescere, generando cambiamenti e producendo frutti. Non qualcosa di statico, che si conserva nel tempo senza confrontarsi con l’esterno. È questo l’obiettivo di Matera 2019 – ha sottolineato Masiello –  ma è anche il senso profondo del nostro lavoro.

Coldiretti rappresenta un settore che non è primario solo perché è legato all’alimentazione. È primario perché è tale nella storia dell’umanità. Il grande cambiamento che abbiamo prodotto in questi ultimi venti anni è stato un nuovo rapporto con i cittadini. Abbiamo parlato ai consumatori di cibo, non solo di agricoltura. Lo abbiamo fatto con le battaglie sulla tracciabilità e con Campagna Amica. È stata la rivoluzione di un paradigma culturale.

La massificazione delle produzioni intensive spinge verso un modello agricolo che azzera le differenze, che distrugge le peculiarità territoriali, che sfrutta le risorse naturali e il lavoro, che modifica il paesaggio, che utilizza grandi quantità di fitofarmaci, che appiattisce i sapori, che causa migrazioni. Questo modello ha generato scandali alimentari come la mucca pazza o il vino al metanolo. Mentre in altri Paesi del mondo le grandi multinazionali spingevano verso l’omologazione genetica, Coldiretti combatteva per salvare la biodiversità.

Noi siamo quelli che hanno chiesto norme a tutela del consumatore con l’introduzione di vincoli sulla sostenibilità ambientale. La battaglia sull’etichettatura ha già prodotto risultati. Pensiamo al crollo dell’importazione di grano dal Canada, trattato con il glifosato, quando abbiamo chiesto l’indicazione di origine. Per non parlare dell’effetto positivo sul prezzo del latte. Una battaglia che prosegue con la petizione europea #eatoriginal con la quale chiediamo all’Unione Europea di rendere permanente ed esteso l’obbligo di trasparenza in etichetta. Un consumo informato e consapevole è un atto di libertà, un gesto di consapevolezza che lega l’agricoltura al territorio, esaltandone le tradizioni, la salvaguardia ambientale, il patrimonio rurale, l’architettura del paesaggio e dei borghi, contrastando allo stesso tempo il dissesto idrogeologico, l’abbandono, la desertificazione sociale. Da Matera, dal Sud, dall’Italia, dall’Europa – ha concluso Masiello –  possiamo raccontare al mondo che il nostro modello è vincente e sostenibile.

Il cibo è cultura”. In occasione della giornata inaugurale di Matera 2019 Coldiretti Basilicata ha partecipato all’evento provvedendo anche alla distribuzione del pranzo, della merenda e della cena ai musicisti, che hanno animato per tutta la giornata la città. Ha infatti preparato il primo pranzo da record di Matera capitale europea della cultura 2019 con oltre cinquemila piatti di “crapiata” la tipica zuppa contadina della Lucania con legumi misti, grano, peperone crusco e olio d’oliva per raccontare la tradizione della dieta mediterranea che ha garantito all’Italia i primi posti di longevità a livello mondiale.

Non sono mancati anche salumi, formaggi e frutta rigorosamente “made in Basilicata”. La giornata è stata anche l’occasione per presentare ufficialmente il logo “Io sono Lucano”, il marchio ombrello che sarà protagonista della futura attività commerciale di ben 978 imprese agricole e agroalimentari lucane, che hanno aderito ai cinque progetti di filiera promossi da Coldiretti Basilicata riguardante i settori carne, latte, ortofrutta, cereali ed erbe officinali. Un progetto che “consente di valorizzare con un marchio identitario, produzioni tipiche, contrassegnate da certificazioni di qualità come le Dop e similari”.

“Abbiamo messo insieme poco meno di mille imprenditori del settore –  hanno commentato il presidente regionale, Antonio Pessolani,  il direttore regionale, Aldo Mattia, e il presidente provinciale, Gianfranco Romano – tutti racchiusi sotto  un marchio che proteggerà, sosterrà e promuoverà le strategie commerciali degli imprenditori agricoli e agroalimentari lucani che hanno creduto e credono in Coldiretti che da oltre venti anni, ha avviato la battaglia a sostegno e tutela del Made in Italy”.

All’interno della postazione è proseguita la raccolta firme “stop cibo anonimo ” per chiedere alla Commissione di Bruxelles di agire sul fronte della trasparenza e dell’informazione al consumatore sulla provenienza di quello che mangia. Tra i promoter dell’iniziativa di Coldiretti, l’Osservatorio nazionale agromafie, voluto dall’associazione agricola per promuovere la cultura della legalità, l’azienda “Amaro Lucano” e la BCC Basilicata.

 

Dal territorio

 

PUGLIA, CRIMINALITA’: SPARITI 10 ULIVI SECOLARI A BITONTO PER RIVENDERE LEGNA

Spariti altri 10 ulivi secolari questa volta in agro di Bitonto. E’ l’ennesimo episodio registrato in provincia di Bari che si aggiunge ai ripetuti ‘furti’ nella BAT, a Lecce, a Foggia e in provincia di Taranto, altri 5 ulivi secolari si sono volatilizzati a Manduria nelle scorse ore, denuncia Coldiretti Puglia, con un boom di furti in campagna pari a 300 milioni di euro di danni in un anno.

“Tagliare 10 ulivi secolari per rivendersi la legna è un atto vile e assurdo, considerato che per 150 euro di valore della legna, si sottraggono ad un agricoltore 10mila euro di reddito, perché dovrà aspettare decenni prima che i nuovi impianti possano entrare in produzione, e si deturpa un patrimonio produttivo e paesaggistico di inestimabile valore”, tuona Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “Hanno tagliato di notte a Bitonto 10 ulivi secolari del diametro di 1 metro e mezzo, di varietà ogliarola con innesti di coratina. Ovviamente hanno portato via la legna del fusto, lasciando gli innesti più giovani. Inimmaginabile il dolore, misto al senso di impotenza, del nostro agricoltore che fino al pomeriggio aveva lavorato in quel fondo. Siamo molto preoccupati – dice il presidente Muraglia – per le condizioni di lavoro e di vita nelle aree rurali pugliesi, dove i nostri agricoltori vivono loro malgrado una quotidianità da far west, fatta di furti di prodotto, alberi, mezzi agricoli, racket e abigeato che si verificano quotidianamente in tutta la Puglia. E’ una vergogna che ci si metta anche la criminalità, con tutti i problemi che il mondo olivicolo ha in questo momento, dalla Xylella alle gelate, fino al blocco del PSR per gli investimenti”.

Il fenomeno della micro e macro criminalità nelle aree rurali pugliesi è divenuto pressante e pericoloso per la stessa incolumità degli agricoltori – denuncia Coldiretti Puglia – e in questo scenario di strisciante diffusione dell’illegalità e clima di pericolosa incertezza, le aziende corrono il forte rischio di perdere competitività.

Si registra un’impennata di fenomeni criminali che colpiscono e indeboliscono il settore agricolo – rileva Coldiretti Puglia – e non si tratta più soltanto di “ladri di polli”, quanto di veri criminali che organizzano raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie se di dimensioni medie o piccole.

“Assistiamo alla ‘stagionalità’ delle attività criminose in campagna – aggiunge Angelo Corsetti, direttore regionale di Coldiretti – perché squadre ben organizzate rubano l’uva da tavola da agosto ad ottobre, le mandorle a settembre, le ciliegie a maggio, tagliano i ceppi dell’uva da vino a marzo/aprile, rubano le olive da ottobre a dicembre, gli ortaggi tutto l’anno, ma preferiscono i carciofi brindisini e gli asparagi foggiani, dimostrando che alla base dei furti ci sono specifiche richieste di prodotti redditizi perché molto apprezzati dai mercati, rubano gli ulivi monumentali perché qualcuno evidentemente li ricerca. I furti sono praticamente quotidiani – ha concluso Corsetti – tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne e non possiamo permetterci che continui ad essere messa a repentaglio l’incolumità dei nostri produttori”.

Sensibilizzare gli agricoltori circa l’importanza di denunciare è l’obiettivo di Coldiretti Puglia, per analizzare dove si registrano in più larga misura i fenomeni criminosi, quando avvengono i furti, quali sono mezzi e prodotti maggiormente appetibili e come è strutturata la ‘filiera’ della ricettazione per economizzare le attività di polizia, non lasciando isolate le vittime e rassicurandole circa l’anonimato della denuncia non restando isolati.

 

LIGURIA, GRANDE VITTORIA PER L’ ETICHETTA MADE IN ITALY CON IL DL SEMPLIFICAZIONE

Arriva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti: solo così si può, dire finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy e valorizzare al meglio le produzioni dei nostri territori. E’ un grande successo di Coldiretti sostenuto e ottenuto grazie all’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, del Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e dei relatori al decreto legge semplificazioni Daisy Pirovano e Mauro Coltorti. La norma elaborata consente di adeguare ed estendere a tutti i prodotti l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti, ponendo fine ad un lungo e faticoso contenzioso aperto con l’Unione europea oltre 15 anni fa. 

È un risultato che si confida troverà nell’iter parlamentare un sostegno bipartisan per una norma a costo zero a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione. L’obiettivo è dare la possibilità di conoscere finalmente la provenienza della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti fin ad ora nascosta ai consumatori, ma anche difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, latte, riso e pomodoro.

“E’ una misura – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – che offre una maggiore tutela e garanzia nei confronti dei consumatori, garanzia che non può e non deve mancare per tutti gli alimenti che arrivano sulle nostre tavole, contro gli inganni dei prodotti stranieri che, troppo spesso, vengono spacciati per italiani. Inoltre, grazie ad essa, si potrà arrivare ad avere il giusto riconoscimento del lavoro delle aziende agricole e ittiche locali, che forniscono, nel rispetto della normativa nazionale, prodotti sani, controllati e genuini. Prodotti come l’olio extravergine d’oliva taggiasca, gli ortaggi e la frutta ottenuti grazie alle numerose biodiversità presenti in Liguria, i formaggi, la carne, nonché il pesce locale, sono eccellenze riconosciute sul mercato nazionale e mondiale, per le quali la maggior trasparenza in etichetta permetterà una piena valorizzazione rispetto alla concorrenza sleale dei falsi Made in Liguria, prodotti non sottoposti ai nostri controlli di qualità.

Difendere il cibo che produciamo – concludono Boeri e Rivarossa – è un modo per salvaguardare la salute delle persone: anche sull’onda di questo grande successo è importante non dimenticare che la strada della piena trasparenza è ancora lunga; per ciò, anche in Liguria, si continuerà a portare avanti la petizione “Eat Original” con la quale si chiede, attraverso la raccolta di un milione di firme in 7 Paesi dell’Unione, di estendere a livello europeo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, per essere sempre certi, dovunque ci troviamo, di quello che andiamo ad acquistare”. 

 

TOSCANA, NEL DL SEMPLIFICAZIONE NORME PER ETICHETTE MADE IN ITALY

Passi avanti per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy. La norma, frutto dell’impegno e della sensibilità del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, del Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e dei relatori al decreto legge semplificazioni Daisy Pirovano e Mauro Coltorti, consente di adeguare ed estendere a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti ponendo fine ad un lungo e faticoso contenzioso aperto con l’Unione europea oltre 15 anni fa.

“E’ una grande vittoria per il mondo agricolo – afferma il presidente della Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi – e corona una battaglia storica di Coldiretti.  Auspichiamo che il decreto trovi un veloce iter parlamentare con un sostegno bipartisan per una norma a costo zero a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione”

L’obiettivo – spiega la Coldiretti – è dare la possibilità di conoscere finalmente la provenienza della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti fin ad ora nascosta ai consumatori, ma anche difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, latte, riso e pomodoro

“In un momento difficile per l’economia, su cui si allungano le ombre di stagnazione se non di recessione – dice Antonio De Concilio, direttore regionale di Coldiretti –  portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti significa anche sostenere economia e livelli occupazionali dei nostri territori. Oggi grazie al pressing esercitato dalla Coldiretti sono stati fatti molti passi in avanti nella trasparenza dell’informazione ai consumatori, ma purtroppo ancora 1/4 della spesa degli italiani resta anonima”.

Per questo Coldiretti Toscana continua a portare avanti la petizione “Eat Original” (scegli l’origine) con la quale si chiede, attraverso la raccolta di un milione di firme in almeno 7 Paesi dell’Unione, di estendere a livello europeo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, per essere sempre certi, dovunque ci troviamo, di quello che acquistiamo e portiamo sulle nostre tavole. Migliaia di toscani hanno già sottoscritto la petizione. Con Coldiretti cittadini comuni e star del mondo dello spettacolo come l’attore fiorentino Leonardo Pieraccioni ed il tenore pisano di fama mondiale Andrea Bocelli”.

 

BRESCIA, FONDO LATTE: A BREVE IL PAGAMENTO DEL SALDO

Le domande a valere sul “Fondo latte”, con risorse dedicate agli allevatori di bovini da latte e agli allevatori di suini sono in dirittura di arrivo: raccogliendo positivamente le sollecitazioni di Coldiretti, ISMEA sta terminando l’istruttoria delle quasi 5.700 domande presentate a livello nazionale. Ad oggi – sottolinea Coldiretti – oltre 4.000 aziende con domande istruite positivamente hanno già ricevuto un anticipo pari al 28% di quanto richiesto e ritenuto ammissibile. Entro febbraio dovrebbe termine la fase di istruttoria di tutte le domande e sarà così possibile quantificare il saldo spettante.

L’ammontare totale delle risorse che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze ha messo a disposizione ammonta a 38,7 milioni di euro. Queste risorse rappresentano una boccata di ossigeno per comparti – quello lattiero caseario e quello suinicolo –  che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare momenti difficili per colpa del calo dei prezzi e della concorrenza estera sleale, ma che continuano ad assicurare centinaia di migliaia di posti di lavoro e tengono alta la bandiera dell’agroalimentare italiano –  conclude Coldiretti Brescia.

 

MODENA, A FORMIGINE DIPLOMATI VENTI PICCOLI MAESTRI DELLA SFOGLIA

Venti nuovi giovani maestri della sfoglia si sono diplomati ieri al CEAS di Formigine al termine del laboratorio “Grani antichi, sapori nuovi. Mani in pasta con le agrichef” organizzato dal CEAS in collaborazione con Coldiretti Modena, Terranostra, Campagna Amica e Coldidattica. Accompagnati dai loro genitori – informa Coldiretti Modena – i bambini hanno prima imparato ad impastare con le mani, poi a tirare la sfoglia con il mattarello e successivamente a trasformarla nei tradizionali formati di pasta della cucina modenese: tagliatelle, quadretti e maccheroni al pettine.

Ad insegnare l’antica arte della rezdora sono state le agrichef Roberta Gualtieri (dell’Agriturismo il Biancospino di Stuffione) e Graziella Chesi (dell’agriturismo Casa Minelli di Pavullo) specializzate nella valorizzazione della tradizione culinaria a dalle eccellenze agricole del territorio.

“E’ sempre una soddisfazione vedere come i più piccoli si applichino con interesse e apprendano in fretta queste attività manuali. Crediamo molto in queste iniziative che ci permettono di incontrare i cittadini per far conoscere meglio il mondo rurale con le sue tradizioni, la sua cultura e i suoi prodotti – sottolinea l’agrichef Roberta Gualtieri, presidente di Terranostra Modena. Tanto che come Coldiretti abbiamo promosso Coldidattica, un’associazione nata per realizzare iniziative ed attività che esprimano e divulghino appieno il valore e la dignità dell’agricoltura, rendendo evidente il suo fondamentale ruolo per la tutela dell’ambiente, del territorio, delle tradizioni e della cultura dell’Emilia Romagna, con particolare attenzione alla salute e alla sicurezza alimentare.”.

 

MARCHE, OSCAR GREEN: TORNANO I PREMI PER L’INNOVAZIONE GIOVANE IN AGRICOLTURA

Oscar Green, torna il premio per l’innovazione dei giovani in agricoltura. “Osare è futuro” questo il tema del premio 2019 che Coldiretti Giovani Impresa organizza per valorizzare il lavoro di tante imprese giovanili in agricoltura. Nelle Marche gli ultimi dati, fa sapere Giovani Imprese regionale, parlano di un movimento in crescita: le imprese giovanili nelle Marche, secondo una rielaborazione Coldiretti Marche su dati della Camera di Commercio nei premi nove mesi del 2018, sono 1.465. Il dato è in aumento del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Possono partecipare tutte le imprese condotte da un under 40 che hanno avuto idee capaci di coniugare tradizione e innovazione.

“Oscar Green – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche e attuale delegata nazionale di Giovani Impresa – è il più potente strumento di comunicazione e di educazione che Coldiretti ha creato per i territori 12 anni fa. È un concorso che mira non solo a premiare le aziende capaci di distinguersi per un progetto di innovazione, di prodotto di processo o di servizio, ma a far emergere le storie reali di chi ogni giorno con la propria impresa crea occupazione, economia e nuova socialità. Oscar green è un divulgatore culturale che in questi anni ci ha permesso di raccontare la grande rivoluzione che il mondo agricolo ha condotto in ogni angolo del nostro Paese”. Sei le categorie in concorso: “Impresa 4.Terra”, per la tecnologia, l’innovazione e la comunicazione; “Campagna Amica” per  la promozione del Made in Italy attraverso la vendita diretta; “Sostenibilità”, per le buone pratiche di tutela dell’ambiente; “Fare rete”, per quelle aziende che hanno saputo creare legami lavorativi con l’agricoltura; “Noi per il sociale”, dedicato a quelle aziende aperte anche a progetti sociali con servizi dedicati alle fasce più deboli; “Creatività” che vuole premiare la creatività di idea, che apporti un’innovazione di prodotto e/o di processo. È possibile iscriversi entro il 18 marzo contattando Coldiretti Marche allo 071.207991 o inviare una mail a michela.fabiano@coldiretti.it.

 

PUGLIA, XYLELLA: PROCURA AUTORIZZA INCAPPUCCIAMENTO ULIVO INFETTO DI MONOPOLI

“Ringraziamo la Procura di Bari che di fatto ha autorizzato l’operazione di incappucciamento dell’ulivo infetto di Monopoli”, è quanto rivela il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. “Assisteremo l’agricoltore nelle procedure formali – aggiunge Muraglia – perché vanno comunicate preventivamente e nel dettaglio tempistica e modalità per l’apposizione del telo antinsetto, al fine di evitare la propagazione del batterio ad opera degli insetti vettori fitomizi”.

La società cooperativa PugliaOlive aderente a Unaprol si è già messa a disposizione – dice Coldiretti Puglia – per fornire gratuitamente all’agricoltore la rete anti insetto, con la relativa messa in opera.

“Non conosciamo i tempi del sequestro probatorio e dell’attività investigativa della Procura di Bari, per questo abbiamo chiesto di incappucciare l’albero, perché oggi la sputacchina non c’è, ma le forme giovanili inizieranno a presentarsi già dall’inizio di febbraio e così, al primo apparire degli insetti, non ci sarà alcuna fonte di inoculo”, conclude il presidente Muraglia.

 

ABRUZZO, A PIANELLA E NERETO DOPPIA FESTA DEL RINGRAZIAMENTO CON ARCA DI NOE’

La sfilata dei trattori e la benedizione degli animali come in una piccola arca di Noè: grande partecipazione questa mattina alla Giornata Provinciale del Ringraziamento promossa da Coldiretti che si è svolta a Nereto e a Pianella per ricordare lo stretto legame esistente tra l’agricoltore e la comunità cristiana. Grandi e piccini, imprenditori agricoli e semplici cittadini anche provenienti dalle comunità limitrofe, si sono ritrovati per celebrare un suggestivo e antico rito che, inaugurato dalla Confederazione nazionale Coltivatori diretti nel 1951, nacque per intuizione del presidente Paolo Bonomi per ribadire l’ispirazione dell’organizzazione professionale alla dottrina sociale cristiana e per ringraziare il Signore del raccolto concesso.

A Nereto, la giornata diocesana del ringraziamento è stata promossa in collaborazione con la diocesi di Teramo-Atri e il patrocinio Comune secondo il rito tradizionale. Nella Chiesa della Madonna del Suffragio la Santa messa officiata dal vescovo di Teramo-Atri S.E. Monsignor Lorenzo Leuzzi che ha sottolineato il valore della parola “grazie” nella vita quotidiana e lo ha collegato all’antico rito del mondo agricolo ricordando il forte richiamo alla biodiversità del messaggio scelto dalla Commissione episcopale per i problemi sociali, lavoro, giustizia e pace per la giornata del ringraziamento. Erano presenti l’assessore regionale alle politiche agricole Dino Pepe, il sindaco di Nereto Daniele Laurenzi, il presidente della provincia Diego Di Bonaventura, il comandante dei carabinieri di Nereto Amico Ventresca oltre naturalmente ai dirigenti Coldiretti: il direttore regionale di Coldiretti Abruzzo Giulio Federici, la presidente provinciale di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani e i presidenti delle sezioni di Nereto Daniela Pepe (Torano), Fabrizio Biagi (Colonnella), Gianluca Zarroli (Sant’Omero) e Vincenzo Rossi (Ancarano). Al termine della celebrazione, la benedizione dei mezzi agricoli e degli animali che sono arrivati dalle campagne circostanti in una incredibile varietà: asinelli, capretti, cavalli e conigli ma anche papere, galline, anatre, cani e gatti. E per finire, a conclusione della mattina, l’inaugurazione della nuova sede Coldiretti della sezione di Nereto situata in Via Roma 119/121: un nuovo spazio strutturato in linea con il progetto di costruzione della nuova Coldiretti per fornire più servizi, consulenza adeguata e risposte immediate alle crescenti esigenze delle aziende teramane con forte vocazione agricola.

Copione simile a Pianella, dove la festa è iniziata con il raduno dei trattori in via Regina Margherita e degli animali in piazza Garibaldi accompagnati da agricoltori e semplici cittadini. Subito dopo, la celebrazione nella chiesta di Sant’Antonio della santa messa officiata da Padre Gino Giovannelli, alla presenza del sindaco Sandro Marinelli e di Giuseppe Scorrano in qualità di presidente Coldiretti della sezione di Pianella. Nel corso della cerimonia religiosa, in cui Padre Gino ha richiamato il senso della giornata del ringraziamento e dell’importanza che riveste per la comunità rurale, sono stati offerti i frutti della terra donati dai produttori di Pianella. Nei cesti del tradizionale offertorio tutti i prodotti legati al territorio: olio, vino, ortaggi e confetture, pane e pasta provenienti direttamente dalle campagne pescaresi. Al termine, la sfilata di mezzi agricoli tra le strade del paese e l’attesa benedizione degli animali e dei trattori. Nel centro del paese c’erano infatti anatre e galline, cavalli e tacchini, cani e gatti, perfino un maialino e un asinello che hanno ricevuto la benedizione del parroco tra gli applausi dei presenti.

“La Giornata del Ringraziamento – spiega Coldiretti – è una tradizione che, inaugurata dalla Confederazione nazionale Coltivatori diretti nel 1951, venne in seguito mutuata dalla conferenza episcopale italiana per essere inserita nel calendario liturgico. Nacque, per intuizione del presidente Paolo Bonomi, per ribadire l’ispirazione dell’organizzazione professionale alla dottrina sociale cristiana e per ringraziare il Signore del raccolto concesso. Un rito antico – sottolinea Coldiretti – che non perde mai il suo fascino e che, in alcuni paese con tradizione agricola, è diventata una tradizione che richiama centinaia di visitatori anche dai paesi vicini e che, come in questo caso, coinvolge interamente la comunità rurale”.  

In riferimento alla presenza degli animali nella festa del ringraziamento, Coldiretti ricorda che si tratta ormai di una consuetudine in linea con la particolare predisposizione degli italiani all’accoglienza degli animali in casa.  Una famiglia italiana su tre (32%) ospita in casa almeno uno o più animali da compagnia, che in molti casi diventano veri e propri componenti del nucleo familiare, tanto da rinunciare a uscire la sera o ad andare in vacanza per non lasciarli soli o permettergli addirittura di dormire nella camera da letto. Secondo gli ultimi dati disponibili – sottolinea Coldiretti – sono oltre 14 milioni i cani e i gatti in Italia, ai quali si aggiungono 3 milioni di conigli e tartarughe, 13 milioni di uccelli e 30 milioni di pesci.  “Il ruolo degli animali all’interno della società è cresciuto ed è stato anche riconosciuto a livello giuridico da norme e regolamenti come la legge sull’agricoltura sociale fortemente sostenuta dalla Coldiretti che valorizza gli effetti positivi della pet-therapy, entrata prepotentemente tra le nuove attività previste. Fra le pratiche di agricoltura sociale – spiega la Coldiretti – vi sono infatti i servizi di cura e assistenza terapeutica come l’ippoterapia o l’onoterapia senza dimenticare però la funzione formativa e conoscitiva soprattutto nei confronti delle nuove generazioni svolta dalle fattorie didattiche con l’apicoltura e gli allevamenti di piccoli animali da cortile ma anche di mucche, maiali, pecore o capre. Un’attività che la Coldiretti sostiene attraverso l’iniziativa educazione alla Campagna Amica che coinvolge gli alunni delle scuole”.

 

FORLI’, IL MERCATO COPERTO AGRICOLO DI CAMPAGNA AMICA E’ (RI)PARTITO COL BOTTO

Il nuovo Mercato Coperto Agricolo realizzato da Campagna Amica Coldiretti in viale Bologna 75, a due passi dal centro di Forlì, stuzzica l’interesse dei consumatori, di quelli davvero in cerca di una spesa 100% a KM0. Dopo la parziale pausa legata alle festività, il Mercato è ripartito col botto richiamando, nel primo sabato di apertura continuata, tanti cittadini interessati alle produzioni a filiera corta presentate e vendute direttamente dagli agricoltori del territorio. Oltre ad una vasta gamma di ortaggi e frutta, rigorosamente di stagione, è possibile trovare in vendita anche vino, olio, pasta, pane, prodotti da forno, formaggi freschi e stagionati, salumi, piante e fiori, oltre alla carne fresca della macelleria della Cooperativa Bio Valbidente e ai piatti della Gastronomia.

Il Mercato Agricolo di Campagna Amica è aperto tutti i giorni e osserverà i seguenti orari settimanali: dal lunedì al giovedì dalle ore 8.30 alle ore 13.00; nelle giornate di venerdì e sabato orario continuato dalle 8.30 alle 19.00.

 

VENETO, AGRICOLTURA SOCIALE: NUOVI OPERATORI AGRICOLI SI DIPLOMANO IN VENETO

“Per Coldiretti Veneto che ha promosso la prima legge regionale sull’agricoltura sociale, undici nuove fattorie sono una conquista imprenditoriale”. E’ il commento dell’associazione degli agricoltori che oggi ha assistito con i suoi funzionari presenti alla commissione d’esame alla consegna degli attestati ai futuri imprenditori impegnati nella valorizzazione del carattere, anche solidale, della campagna. Hanno un cuore grande gli allievi del corso di formazione di Impresa Verde Verona che oggi hanno illustrato i loro progetti aziendali mettendo in evidenza il supporto all’ emarginazione, integrazione e riabilitazione delle persone che potranno collaborare alla loro avventura. 

Dopo 100 ore di formazione ecco le promesse nel settore: Antonio allevatore zootecnico in prossimità della città scaligera rivolge la sua attenzione ai migranti, Sabrina nella bassa veronese ha un agrinido senza eta’ per nonni e bimbi da 0 a 6 anni, Luciano con la sua passione green ha messo in piedi una rete di imprese per coltivare gli ettari dell’ospedale di Nogara insieme ai carcerati, sul Lago di Garda Alessandra propone tirocini per insegnare il lavoro dei campi ai giovani di buona volontà, “OrtiamociSu” è il titolo del business plan di Serena di Pigozzo per ridare equilibrio alle fragilità in ambito scolastico causate del fenomeno del bullismo. Paola titolare di una cantina apre le porte ai non vedenti, Marco ortofrutticoltore guarda all’accoglienza dei disabili, Laura di Sona è proiettata su una ludoteca aziendale per migliorare l’abilità motoria, Beatrice di Cologna Veneta mette a disposizione il suo circolo per sostenere le persone in difficoltà “Ciò che ciò” è il suo motto. Maddalena di Castiglione nell’elemento terra vede nella sua corte ospitale il benessere per tutti. “Adoperarmi per il prossimo” è l’intento di Giancarlo, apicoltore e vera sentinella del disagio della comunità dove risiede. L’apiterapia è la sua ricetta naturale per ogni malessere.

‘Un piccolo grande patrimonio professionale arricchito di nuova sensibilità e alimentato di cultura – ha detto Franca Castellani vice presidente di Coldiretti Verona presente alla consegna degli attestati – ricordo i primi passi per ottenere una legge regionale per riconoscere un ruolo a queste figure innovative che esprimono una marcia in piu’ per il primario. La continua richiesta di intraprendere questo tipo di attività merita riguardo da parte del legislatore regionale che può migliorare ulteriormente le norme per incentivare le iscrizioni all’albo della Regione Veneto”.

 

MANTOVA, CELEBRATI A QUISTELLO SANT’ANTONIO ABATE E IL LAVORO IN AGRICOLTURA

È cambiato nei secoli, ha subito accelerazioni incredibili con l’avvento della meccanizzazione durante la rivoluzione industriale e si appresta alla sfida della robotica e di una popolazione in aumento. Il lavoro in agricoltura è in continua evoluzione e Coldiretti Mantova e la Parrocchia di Quistello (con don Roberto Buzzola e Roberto Siliprandi tra gli organizzatori) hanno voluto parlarne questa mattina nell’occasione del tradizionale convegno dedicato a Sant’Antonio Abate, al quale ha preso parte anche il vescovo di Mantova, mons. Gianmarco Busca.

“La preponderante manualità ha progressivamente lasciato spazio alla gestione dell’attività più generale dell’azienda, che impone anche competenze organizzative – ha ricordato il direttore di Coldiretti Mantova, Erminia Comencini -. Allo stesso tempo, sono sorte nuove figure e nuove professionalità dopo la legge di Orientamento agricolo”.

L’accesso al cibo, la logistica e la sua distribuzione saranno gli obiettivi del futuro, da raggiungere attraverso maggiori produzioni, filiere integrate, efficienza crescente, ha affermato il prof. Luigi Mariani, docente di Storia dell’Agricoltura dell’Università di Milano.

Ma è stato l’intervento del vescovo di Mantova, mons. Gianmarco Busca, ad allargare l’orizzonte al ruolo e al fine del lavoro, partendo dalla Bibbia per arrivare alle “eresie del nostro tempo, stress e relax” e alle contraddizioni di una società che vede convivere disoccupati e super-occupati. E così, se il lavoro “è ciò che apparenta l’uomo con Dio” e lavorare “significa celebrare l’alleanza con Dio”, il ruolo degli agricoltori è quello di essere “sacerdoti della terra, non per sfruttarla, ma per restituire a Dio i doni che ci ha dato, trasformati dalla creatività dell’uomo”.

È necessario, però, l’equilibrio. Il lavoro sublima l’uomo, ma non deve essere – ha ricordato mons. Busca – “fine a se stesso e portare all’isolamento, a una competizione stolta e invidiosa”.L’agricoltura come attività impegnativa, a tratti dura, ma sempre centrale per la vita dell’uomo, per Paolo Carra “ha guadagnato il proprio ruolo all’interno dell’economia e della società, dopo che per lungo tempo è stata considerata marginale”.

Carra, ricordando agli studenti presenti al convegno che oggi i giovani stanno riscoprendo l’agricoltura, ha fatto proprie le parole del vescovo: “Dobbiamo ricordarci che nel lavoro dobbiamo fare qualcosa anche per gli altri, per la comunità, per non perdere il senso di appartenenza”.

 

BRESCIA, PESTE SUINA, SOSTEGNO A REGIONE PER RICHIESTA INTERVENTO NAZIONALE

Coldiretti Brescia apprende con piacere e sostiene favorevolmente l’intervento dell’Assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi – volto a sollecitare l’istituzione di un tavolo nazionale tra Governo e Regioni in materia di contrasto alla diffusione della pesta suina. La provincia di Brescia e la Regione Lombardia sono tra le più importanti d’Europa in materia suinicola, non possiamo rischiare di distruggere il valore che abbiamo creato in tanti anni e che ci viene riconosciuto nel mondo per colpa di una malattia che, con adeguata prevenzione, può essere facilmente contenuta.  

Se la peste suina, oggi presente in Sardegna, e in settembre scorso anche in territorio belga, dovesse arrivare in Lombardia, sarebbe un vero e proprio disastro e metterebbe in ginocchio un intero comparto produttivo di rilevanza nazionale. La peste suina è una malattia virale dei suini e dei cinghiali per la quale non esistono vaccini, né cure. Nel 2007, partendo dal Caucaso, si è diffusa rapidamente nei paesi della Federazione Russa e dal 2014 è presente in molti Paesi dell’Unione Europea.

“In questi casi – conclude Coldiretti Brescia – è determinante un lavoro di sinergia e dialogo nei vari livelli dalla Regione al Governo; confermiamo la piena disponibilità all’Assessore Rolfi per portare istanze e proposte sui tavoli nazionali in modo da trovare soluzioni preventive evitando dover intervenire dopo.

 

BERGAMO, INVASIONE DI NUTRIE E CINGHIALI: SIAMO IN PIENA EMERGENZA

Bisogna ripensare al rapporto tra caccia, agricoltura e tutela dell’ambiente, partendo da un nuovo sistema di confronto e di interventi più incisivi, che consenta una volta per tutte, di affrontare in modo concreto e definitivo il grave problema dei danni causati dalla fauna selvatica. Ad affermarlo è Coldiretti Bergamo sulla base delle continue e sempre più pressanti segnalazioni che quotidianamente riceve dalla propria base associativa. 

“Purtroppo nella nostra provincia stiamo assistendo ad un escalation di questo fenomeno, che vede coinvolti soprattutto cinghiali e nutrie – afferma Alberto Brivio, presidente di Coldiretti   Bergamo –; la presenza di questi animali sul territorio è sempre più radicata ed estesa ed è praticamente fuori controllo. In gioco non ci sono solo la tutela dell’ambiente e la salvaguardia delle attività agricole, ma anche la sicurezza stradale e la salute delle persone”.

Coldiretti Bergamo sottolinea la necessità di intervenire al più presto per porre fine al quotidiano bollettino di guerra che sta stravolgendo le campagne e creando apprensione tra i cittadini.

Le nutrie devastano le colture, riducono a colabrodo i canali e le difese spondali e, spingendosi fin sulle strade e nelle periferie urbane, rappresentano un pericolo anche per la circolazione stradale. Inoltre portano con sé il rischio di diffusione di parassiti potenzialmente dannosi per la salute degli uomini. La loro presenza non è più limitata alla pianura, diversi esemplari infatti sono stati avvistati anche in Valle Seriana. Lo scenario è grave anche per quanto riguarda i cinghiali. Le mandrie di questi ungulati si sono moltiplicate ed estese a macchia d’olio su gran parte del territorio provinciale, con effetti devastanti: distruggono i raccolti nei campi, sterminano gli animali allevati, colpiscono gli agricoltori anche nel loro diritto di lavorare e di avere prospettive di impresa. Sempre più spesso sono anche causa di incidenti, che in diversi casi si sono rivelati mortali. Si calcola che siano circa 400 gli incidenti stradali provocati dai cinghiali in Lombardia dal 2013 a oggi.

“Per quanto riguarda le nutrie, il Piano di contenimento ed eradicazione 2018/2020 recentemente approvato dalla Giunta regionale è sicuramente un passo in avanti e dimostra la volontà di affrontare la situazione – dice Brivio -, ma il problema è tutt’altro che risolto. Invece relativamente alle azioni di contenimento del numero dei cinghiali, va preso atto che la legge attualmente in vigore è ormai superata e non è rispondente alle reali necessità. Su questo aspetto siamo in linea con le associazioni venatorie, riteniamo sia importante collaborare con loro e con gli enti preposti per arrivare a definire un nuovo quadro normativo”.  

Secondo Coldiretti Bergamo una legislazione obsoleta unita all’interpretazione rigida o “strumentalmente” ambientalista di alcune norme frena la riuscita di qualsiasi intervento e il problema continua non solo a protrarsi nel tempo ma a ingigantirsi.

Qualcosa si sta già muovendo a livello lombardo. Coldiretti Bergamo esprime apprezzamento per l’operato dell’assessore regionale all’agricoltura, all’alimentazione e ai sistemi verdi Fabio Rolfi, che si sta assumendo la responsabilità di gestire a livello regionale la questione della proliferazione incontrollata dei nocivi, impegnandosi a portare anche a livello nazionale la necessità di modificare l’attuale legislazione affinché si possano attuare forme di contrasto, che oggi assumono la caratteristica di urgenza, per l’efficace controllo di questi animali prima che sia troppo tardi.

“Non stiamo parlando di un problema di poco conto – conclude Brivio – visto che le nutrie i cinghiali e altre specie selvatiche sono responsabili ogni anno di centinaia di migliaia di euro di danni. Si stima che negli ultimi tredici anni i danni causati dalla fauna selvatica in Lombardia abbiano raggiunto almeno i 17 milioni di euro e che nella sola provincia di Bergamo, nell’ultimo anno, abbiano superato i 200 mila euro”.

 

PIEMONTE, DL SEMPLIFICAZIONE: ETICHETTATURA D’ORIGINE TUTELA MADE IN PIEMONTE

Arriva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy. Un risultato, ottenuto grazie al lavoro di Coldiretti e sostenuto dall’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, del Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e dei relatori al decreto legge semplificazioni Daisy Pirovano e Mauro Coltorti, che va a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione. La norma consente di adeguare ed estendere a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti ponendo fine ad un lungo e faticoso contenzioso aperto con l’Unione europea oltre 15 anni fa.

“Una nostra grande vittoria che permette di conoscere finalmente la provenienza della frutta Made in Piemonte impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della nostra carne utilizzata per salami e prosciutti fin ad ora nascosta ai consumatori, ma anche difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, latte, riso e pomodoro – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Una misura importante anche di fronte al ripetersi di scandali alimentari nell’Unione Europea dove si sono verificati nel 2018 quasi dieci allarmi sul cibo al giorno che mettono in pericolo la salute dei cittadini e alimentano psicosi nei consumi per le difficoltà di confinare rapidamente l’emergenza. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti in una situazione in cui ad oggi grazie al pressing esercitato dalla Coldiretti sono stati fatti molti passi in avanti nella trasparenza dell’informazione ai consumatori ma purtroppo ancora 1/4 della spesa degli italiani resta anonima. Per questo – concludono Moncalvo e Rivarossa – continuiamo a portare avanti la petizione “Eat Original” con la quale si chiede, attraverso la raccolta di un milione di firme in almeno 7 Paesi dell’Unione, di estendere a livello europeo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, per essere sempre certi, dovunque ci troviamo, di quello che acquistiamo e portiamo sulle nostre tavole”.

 

EMILIA ROMAGNA, DL SEMPLIFICAZIONE: BENE PER 20 MILA AZIENDE ORTOFRUTTA

Più garanzie per i circa 20 mila produttori di ortofrutta emiliano romagnola destinata alla trasformazione in succhi e ortaggi in scatola e anche per le aziende che fanno zucchero e per gli imprenditori che in Emilia Romagna allevano animali le cui carni sono destinati alla trasformazione in salumi e insaccati che non siano a denominazione d’origine. Così Coldiretti Emilia Romagna commenta il decreto legge “Semplificazione” che contiene la norma con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per made in Italy. Si tratta di un provvedimento che, siamo certi – aggiunge Coldiretti Emilia Romagna – troverà nell’iter parlamentare un sostegno bipartisan per una norma a costo zero a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione

La norma – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – estende a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti. In questo modo diventeranno “trasparenti” anche tutti quei prodotti per i quali oggi non è prevista l’etichettatura obbligatoria dell’origine della materia agricola, come i succhi di frutta, le marmellate, i piselli e i fagioli in scatola, le verdure in busta, ma anche alimenti come i salumi che non sono ricompresi nelle Dop e Ig, il pane e lo zucchero italiano prodotto da 7.000 aziende agricole tra Emilia e Veneto e lavorato dalla cooperativa tricolore Coprob-ItaliaZuccheri, che ha due stabilimenti di trasformazione a Minerbio (Bologna) e Pontelongo (Padova).

L’obiettivo del decreto, oltre a dare al consumatore la possibilità di conoscere l’origine di ciò che porta in tavola – afferma Coldiretti Emilia Romagna – è anche quello di difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, riso e pomodoro.

L’obbligo di indicare l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che, con la raccolta di milioni di firme, ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. Si tratta di una misura importante anche di fronte al ripetersi di scandali alimentari nell’Unione Europea dove si sono verificati nel 2018 quasi dieci allarmi sul cibo al giorno che mettono in pericolo la salute dei cittadini e alimentano psicosi nei consumi per le difficoltà di confinare rapidamente l’emergenza. Le maggiori preoccupazioni – precisa Coldiretti – sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio con un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro. L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti. Secondo una ricerca di Beuc (l’organizzazione europea dei consumatori) il 70% dei cittadini europei (82% in Italia) vuole conoscere da dove viene il cibo sulle loro tavole, che diventa 90% nei casi di derivati del latte e della carne.

 

PIACENZA, POMODORO, FONDAMENTALE UNA PROGRAMMAZIONE VIRTUOSA

Per il pomodoro è fondamentale pianificare in modo virtuoso la prossima stagione e poi individuare interventi innovativi per dare distintività al prodotto. “In questi anni – afferma il presidente provinciale di Coldiretti Piacenza Marco Crotti – per il pomodoro piacentino si sono fatti tanti sforzi e la qualità è cresciuta, senza che però sia progredito il suo valore sul mercato. E’ indubbiamente necessaria una strategia che valorizzi questa produzione che è un’eccellenza per Piacenza”.

Crotti interviene a margine della riunione organizzata martedì 15 gennaio da Coldiretti Piacenza a cui hanno preso parte i dirigenti dell’associazione. “Sulle scorte dell’annata appena trascorsa – afferma il presidente – occorre che si apra una riflessione attenta ed intelligente tra gli attori della filiera affinché i produttori possano pianificare in maniera serena e consapevole la prossima stagione”.

Secondo Crotti qualsiasi prezzo concordato non può essere soddisfacente se poi nel corso della stagione esso può arrivare a subire variazioni – premi o riduzioni – che superano il 25%. “Ridurre sensibilmente questa variabilità – afferma il presidente – garantirebbe alle aziende che il prezzo fissato possa poi corrispondere al pagamento vero e proprio. Un altro punto importante emerso durante il confronto con la dirigenza – prosegue Crotti –  è che il prezzo venga fissato in riferimento alla reale media del grado zuccherino del nostro prodotto, che negli ultimi cinque anni ha registrato il valore di 4,78”.

Il vero nodo della contrattazione riguarda comunque la programmazione. “E’ fondamentale – spiega il presidente -, perché una corretta programmazione garantisce valore non solo alla parte agricola, ma a tutta la filiera. È inutile parlare di prezzo se non c’è programmazione. E credo che una programmazione coerente e virtuosa nel Piacentino debba fissare le rese per ettaro a 800 quintali”.

Sul tema interviene anche il direttore Giovanni Luigi Cremonesi: “Da diversi anni Coldiretti Emilia Romagna sta esercitando pressioni sull’amministrazione regionale per il riconoscimento della legge sui distretti agroalimentari di qualità. Siamo infatti convinti che un distretto del pomodoro del Nord Italia, attraverso la valorizzazione del prodotto finale, restituirebbe la meritata attenzione all’intera filiera”.

In una nota anche Coldiretti Emilia Romagna sottolinea l’importanza di arrivare ad un accordo in tempi adeguati, entro gennaio – sostiene Coldiretti – per consentire agli agricoltori di programmare la messa in campo delle piantine ed è fondamentale fissare un prezzo che ripaghi i costi di produzione.

Nel frattempo, sul fronte della distintività arriva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy. “E’ una nostra grande vittoria“,  afferma il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini. Un risultato che siamo certi – sostiene Prandini – troverà nell’iter parlamentare un sostegno bipartisan per una norma a costo zero a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione.

 

MARCHE, SUL DL SEMPLIFICAZIONI IL MADE IN ITALY SU TUTTO IL CIBO

Il Made in Italy su tutti gli alimenti, una grande vittoria per i consumatori. C’è molta attesa per la conversione in legge del Dl Semplificazioni che, tra i vari emendamenti, dà spazio anche alla storica battaglia di Coldiretti sull’obbligatorietà di indicare in etichetta il paese di origine del cibo. Dl all’esame delle Commissioni riunite del Senato e in attesa che concluda, si auspica felicemente, il suo iter parlamentare conservando una norma fondamentale, a costo zero, a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione. Ad oggi solo 1 alimento su 4 che troviamo sugli scaffali specifica la sua provenienza.

È così per il grano duro contenuto nella pasta, per il latte e i suoi derivati, per il riso, il miele, il pesce, i derivati del pomodoro e i sughi pronti. Avere le stesse condizioni su tutti gli alimenti significa valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy. Tra i relatori del decreto, dalle Marche, anche il senatore jesino Mauro Coltorti. “Una battaglia – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – che stiamo portando avanti anche a livello europeo con la petizione Eat original! Unmask your food, con la quale si chiede all’Unione Europea di legiferare in questo senso. Coldiretti Marche, solo nella nostra regione, ha già raccolto oltre 10mila firme dai mercati di Campagna Amica, dalle sue sedi e negli uffici di zona”.

L’obiettivo è dare la possibilità di conoscere finalmente la provenienza della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti fin ad ora nascosta ai consumatori, ma anche difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, latte, riso e pomodoro.

 

RIMINI, A COLLOQUIO COL PREFETTO: AGRICOLTURA TRA POTENZIALITA’ E CRITICITA’

Dalle opportunità occupazionali e ‘di futuro’ che l’agricoltura locale può offrire ai giovani, alla battaglia di respiro europeo per la trasparenza e tracciabilità in etichetta delle produzioni agroalimentari sino alle criticità più strettamente legate al territorio come l’annoso problema dei danni provocati ‘in campo’ dalla fauna selvatica o, ancora, la cronica carenza d’acqua che nei mesi estivi mette in pericolo i raccolti rischiando di vanificare mesi di duro lavoro e gli investimenti degli agricoltori riminesi.

Insieme al carico burocratico ‘in eccesso’ che “spesso toglie all’imprenditore tanto, troppo tempo utile al lavoro in campagna”, sono questi i temi al centro dell’utile confronto svoltosi venerdì 18 gennaio in Prefettura a Rimini tra la delegazione della Coldiretti locale – rappresentata dal Presidente provinciale, Guido Cardelli Masini Palazzi, dal Vicepresidente Fabrizio Benedetti e dal vice direttore provinciale Giorgio Ricci – e il Prefetto Alessandra Camporota.

“Le nuove generazioni – ha esordito il Presidente Coldiretti – si stanno riavvicinando all’agricoltura perché vedono in essa la ‘materia prima’ con la quale ‘plasmare’ lo sviluppo e la crescita del Paese oltre che, ovviamente, uno sbocco lavorativo di sicuro interesse. Questo ‘ritorno alla terra’ – ha proseguito – è stato certamente incentivato anche dall’intensa attività svolta dalla Fondazione Campagna Amica, la Rete creata da Coldiretti per promuovere ed esprimere pienamente il valore e la dignità dell’agricoltura italiana, risorsa indispensabile per la tutela dell’ambiente, del territorio, della sicurezza alimentare, ma anche per salvaguardare le tradizioni locali nonché l’accesso al cibo giusto – quello a KM0 – a un giusto prezzo”.

Il Prefetto ha poi potuto conoscere nel dettaglio gli obiettivi di una delle tante attività promosse da Coldiretti a sostegno del Made in Italy agroalimentare, ossia la petizione europea “Stop al cibo falso” volta a chiedere alla Commissione UE l’estensione a tutti gli alimenti, anche quelli trasformati, dell’obbligo dell’etichettatura d’origine. “I nuovi regolamenti in discussione in Commissione – ha precisato Cardelli Masini Palazzi – fanno un passo indietro dal punto di vista delle tutele per i consumatori, da qui l’esigenza di interpellare proprio i cittadini per fare sentire, tutti insieme, la voce di chi, il cibo, lo produce, l’acquista e lo mangia, di chi ha il diritto di pretendere massima trasparenza a difesa della sicurezza alimentare, quella trasparenza che non piace a chi lucra sulla salute, penso alle agromafie e che trova i primi oppositori nelle grandi multinazionali del cibo che hanno interesse ad occultare l’origine delle materie prime”.

Durante il proficuo incontro Coldiretti, come detto, ha illustrato al Prefetto anche diverse priorità, a cominciare dalle enormi difficoltà nella gestione della fauna selvatica, dai cinghiali ai lupi, che provocano ingenti danni alle colture e allevamenti, peraltro mettendo anche in pericolo la sicurezza della circolazione stradale e quindi degli utenti della strada. Da ultimo si è posto l’accento sulle difficoltà dovute alla carenza di acqua per l’irrigazione nei periodi estivi, problema enorme per l’agricoltura, comparto che però spesso finisce in secondo piano nonostante la ‘dipendenza’ dall’acqua sia per esso vitale.

“Siamo grati al Prefetto Camporota per il grande interesse che ha dimostrato per il settore e per i problemi che riguardano il mondo agricolo – ha concluso il presidente Cardelli Masini Palazzi – noi siamo pronti a fare la nostra parte e a collaborare al fine di porre rimedio alle criticità esistenti in sinergia con la Prefettura e, allo stesso tempo, a valorizzare ulteriormente le potenzialità dell’agricoltura locale”.

 

ASCOLI-FERMO, ATTACCO DI LUPI DENTRO L’OVILE: STRAGE DI OLTRE 100 PECORE 

Una vera e propria strage di pecore con i lupi che sono riusciti a penetrare in un ovile. È successo nella notte in località Case Rosse di Ascoli Piceno, nell’allevamento di Antonio Ricciotti. Ad accorgersi di quanto avvenuto nella notte è stato lo stesso Ricciotti che questa mattina, attorno alle 6.15, si è recato all’ovile per mungere i suoi animali. I lupi, si ipotizza, tre o quattro esemplari, sono riusciti a penetrare all’interno del ricovero dove erano al riparo 400 pecore. Sei sono state trovate sbranate mentre la maggior parte di loro è rimasta uccisa nella ressa che si è creata all’interno dell’ambiente per scappare. Alcune sono riuscite a fuggire all’esterno e sono tutt’ora in corso le ricerche per recuperarle.

Un attacco che, purtroppo per l’allevatore, è avvenuto in una zona che si trova al di fuori delle aree montane previste dal recente bando della Regione Marche che prevede una serie di azioni per l’attenuazione del conflitto allevatore/lupo come, ad esempio, finanziamenti per l’acquisto di recinzioni, dissuasori e cani da pastore. “Sul fronte degli attacchi da lupi – spiegano da Coldiretti Ascoli Fermo il presidente Armando Marconi e il direttore Alessandro Visotti – abbiamo giudicato positivamente quanto emanato dalla Regione. Tuttavia, alla luce di quanto avvenuto e delle continue segnalazioni, va considerata l’istituzione di una zona cuscinetto oltre le aree montane già previste

 

VICENZA, UN ANNO DI SUCCESSI PER LA CITTÀ CON IL MERCATO COPERTO DI C.A.

Spenta la prima candelina. Il mercato coperto di Coldiretti Vicenza ha spento oggi la prima candelina da quando, con perplessità e scetticismi ha preso il via, a fine 2017. “Siamo stati coraggiosi, ma non si poteva fare altrimenti. I produttori vicentini hanno voluto mettersi in gioco ed i consumatori non aspettavano altro che un mercato coperto nel centro storico di Vicenza. Trovato il luogo, l’ex Camera di commercio di Vicenza, in meno di tre settimane abbiamo rifatto il look ai locali, con il nostro binomio di colori: giallo e verde, quindi siamo partiti. Non sono mancate le perplessità, trattandosi del primo mercato coperto, così come gli scetticismi, sorgendo in una zona della città da tempo scarsamente considerata. Ma i risultati di questo anno ci riempiono di orgoglio e confermano che bisogna credere nei propri valori e nei progetti di una grande organizzazione quale Coldiretti”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù sono intervenuti questa mattina alle celebrazioni per il primo anniversario del mercato coperto di contra’ Cordenons n. 4 a Vicenza, tra il liceo Pigafetta e Piazza San Lorenzo.

L’evento, presentato da Giusy Zenere, con l’intrattenimento dei tamburi del gruppo musicale Combo Chinotto, è stato presenziato da numerosi vicentini, mentre al taglio della torta c’erano anche l’assessore alle Attività produttive del Comune di Vicenza, Silvio Giovine, al fianco del presidente di Campagna Amica Vicenza, Dino Panozzo, che ha sostenuto con orgoglio e ribadito le parole del presidente provinciale Coldiretti, Martino Cerantola e del direttore Roberto Palù.

“In questa giornata è doveroso fare anzitutto dei ringraziamenti. Ai produttori – sottolinea il presidente Cerantola – che hanno creduto nella sfida di Coldiretti ed hanno messo a disposizione tempo e prodotti. Ai vicentini, consumatori attenti e sempre più consapevoli, che ogni fine settimana accorrono al mercato coperto, con picchi di presenze tra 800 e 1200 persone, per portare in tavola prodotti del territorio e freschi, sinonimo della vicentinità. Infine, un grazie di cuore ai dipendenti, alla squadra Coldiretti sempre presente e pronta a sostenere l’organizzazione di cui fanno parte come componenti di una grande famiglia. In questo compleanno, però, corre anche l’obbligo di ricordare ciò che è accaduto nelle nostre montagne, con l’abbattimento di milioni di alberi. Proprio ieri, al ridotto del Teatro comunale, abbiamo dato il via, con ViOff, ad una grande azione educativa, un video che verrà distribuito nelle scuole della provincia e servirà a sensibilizzare bambini e famiglie. Come ha ricordato Cristina Panozzo, testimonial del video, ogni bambino potrà dare il proprio nome ad uno degli alberi che verranno ripiantati in Altopiano, proprio per non dimenticare”.

Concetti cui si è unito il direttore Palù: “un grazie di cuore ai 120 dipendenti di Coldiretti Vicenza, una squadra coesa, che ha fatto davvero del proprio meglio per arrivare ai risultati raccolti oggi. Un impegno che i vicentini hanno compreso ed apprezzato e che ricompensano con la propria preferenza ogni fine settimana. I consumatori, infatti, hanno condiviso i valori del progetto Coldiretti, di aprire un mercato in ogni centro cittadino. Ed a Vicenza il mercato coperto è sotto i riflettori anche a livello nazionale, per le attività proposte e per la modalità in cui si propone ai visitatori. Vogliamo continuare a soddisfare l’esigenza della gente, che ci chiede di produrre sempre un cibo buono e sano”.

La città ha apprezzato il lavoro fatto di Coldiretti e lo ritiene imprescindibile per lo sviluppo del centro storico: “Coldiretti ha saputo far rivivere una zona assopita della nostra bella Vicenza. E con il progetto #adottaunalbero, di cui è capofila, ha dimostrato una grande capacità di coordinamento e di saper dare con grande attenzione e dedizione”. Un progetto che va sostenuto, perciò è importante che i vicentini continuino ad essere generosi, dando il proprio contributo attraverso il C/C #adottaunalbero IBAN: IT 60 R 03069 11886 100000000169.

 

LUCCA: PETIZIONE EUROPEA “STOP CIBO ANONIMO”, L’ACUTO DI BOCELLI

Anche Andrea Bocelli noto tenore italiano (nella foto allegata di cui si autorizza la pubblicazione il Maestro Bocelli con Luca Angelotti Coldiretti Giovani Impresa di Lucca) è sceso in campo a sostegno della Iniziativa Europea promossa anche da Coldiretti. Il grande artista non ha voluto far mancare il suo straordinario acuto a testimonianza del legame col territorio di origine dove tra l’altro produce dell’ottimo vino.

“EatORIGINal – Unmask your food” è una Iniziativa Europea dei Cittadini promossa a Bruxelles da Coldiretti insieme ad altre nove organizzazioni per estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Iniziativa che in questi giorni si sta allargando con la raccolta firme in tutto il Paese.

“EatORIGINal – Unmask your food” è un’iniziativa autorizzata dalla stessa Commissione con la Decisione (UE) 2018/1304 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 244 del 28 settembre 2018 che gode del sostegno di numerose organizzazioni e sindacati di rappresentanza al fianco della Coldiretti: dalla Fnsea (il maggior sindacato agricolo francese) alla Ocu (la più grande associazione di consumatori spagnola), da Solidarnosc (storico sindacato polacco) alla Upa (l’Unione dei piccoli agricoltori in Spagna), da Slow Food a Gaia (associazione degli agricoltori greci), da Campagna amica a Fondazione Univerde, fino a Green protein (ONG svedese).

“Passi in avanti ne sono stati fatti ma ancora molto è necessario fare per evitare che ogni giorno rischino di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute – ha detto Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – come dimostrano gli scandali alimentari globali dell’ultimo decennio. L’etichettatura di origine obbligatoria degli alimenti, battaglia storica di Coldiretti, è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2001 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia”.

“Da allora molti passi in avanti sono stati compiuti – commenta Antonio De Concilio direttore regionale – ma resta l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero”.

Per spingere l’Unione Europea a completare il percorso nasce un fronte europeo per la trasparenza in etichetta con la raccolta di un milione di firme in almeno 7 Paesi dell’Unione. L’obiettivo è dare la possibilità a livello europeo di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti dopo che l’Italia, affiancata anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania, Romania e Spagna, ha già adottato decreti nazionali per disciplinarlo in alcuni prodotti come latte e derivati, grano nella pasta e riso.

“Con questa iniziativa chiediamo di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare – continua De Concilio – per questo invitiamo tutti i cittadini a scendere in campo al nostro fianco come ha fatto il maestro Bocelli. Le occasioni di sottoscrizione non mancano da tutti i mercati di Campagna Amica, alle sedi Coldiretti su tutto il territorio e in alternativa anche online sul sito: http://sceglilorigine.coldiretti.it. Vogliamo ringraziare le migliaia di cittadini toscani che hanno già voluto firmare per sostenere una battaglia di civiltà a cui la Toscana non potrà far mancare il proprio apporto”.

 

COMO-LECCO, DL SEMPLIFICAZIONE: RICADUTE IMPORTANTI PER IL MADE IN LARIO

Salumi, frutta, ma anche carne trasformata e pane prodotti nelle province lariane potranno avere l’indicazione di origine nazionale in etichetta. E’ un effetto importantissimo per le nostre province quello che deriverà dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori.

Un’azione contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy che rappresenta per Coldiretti “una grande vittoria”, come afferma il presidente interprovinciale Fortunato Trezzi. Il provvedimento ha visto il sostegno e l’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, del Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, oltrechè dei relatori al decreto legge semplificazioni Daisy Pirovano e Mauro Coltorti.

“Un risultato che siamo certi troverà nell’iter parlamentare un sostegno bipartisan per una norma a costo zero a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione” aggiunge Trezzi.

La norma – sottolinea Coldiretti Como Lecco – consentirà di adeguare ed estendere a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti ponendo fine ad un lungo e faticoso contenzioso aperto con l’Unione europea oltre 15 anni fa. In particolare si individuano disposizioni nazionali autorizzate nell’ambito di una consultazione con la Commissione sulla base del Regolamento quadro sull’etichettatura n. 1169 del 2011, in ragione della protezione della salute pubblica e dei consumatori, della prevenzione delle frodi e della protezione dei diritti di proprietà industriale e di repressione della concorrenza sleale. Sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme che vanno da 2mila a 16mila euro, salvo che il fatto non costituisca reato di frode penalmente rilevante.

Come afferma il presidente Trezzi, “l’obiettivo è dare la possibilità di conoscere finalmente la provenienza della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti fin ad ora nascosta ai consumatori, ma anche difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, latte, riso e pomodoro”.

Una misura importante anche di fronte al ripetersi di scandali alimentari nell’Unione Europea dove si sono verificati nel 2018 quasi dieci allarmi sul cibo al giorno che mettono in pericolo la salute dei cittadini e alimentano psicosi nei consumi per le difficoltà di confinare rapidamente l’emergenza. Le maggiori preoccupazioni – precisa Coldiretti – sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio con un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro. L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti. Secondo una ricerca di Beuc (l’organizzazione europea dei consumatori) il 70% dei cittadini europei (82% in Italia) vuole conoscere da dove viene il cibo sulle loro tavole, che diventa 90% nei casi di derivati del latte e della carne.

L’obbligo di indicare l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che, con la raccolta di milioni di firme, ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. Per ultimo con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

A livello comunitario, il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.

“In un momento difficile per l’economia – conclude il presidente Trezzi – dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti in una situazione in cui ad oggi grazie al pressing esercitato dalla Coldiretti sono stati fatti molti passi in avanti nella trasparenza dell’informazione ai consumatori ma purtroppo ancora 1/4 della spesa degli italiani resta anonima. Con questa norma si dà nuova linfa al made in Lario e a un comparto, quello agroalimentare, che vede sempre più giovani avvicinarsi con nuovi stimoli e tanta voglia di fare impresa, valorizzando quanto di bello e di buono la terra sa offrire”.

 

LECCE, FRANCESCO MANZARI RACCOGLIE IL TESTIMONE DA GIUSEPPE BRILLANTE

Nuovo direttore della Coldiretti di Lecce. E’ Francesco Manzari che raccoglie il testimone da Giuseppe Brillante alla direzione della Federazione provinciale Coldiretti per oltre 3 anni. Di Conversano in provincia di Bari, classe 1959, Francesco Manzari ha una esperienza professionale interamente targata Coldiretti e un lungo percorso di direzioni iniziato nel 1998 e sviluppatosi tra la Calabria, la Puglia e la Basilicata, con una tappa anche a Mantova.

“Ho colto la sfida di dirigere la Coldiretti Lecce, in un periodo in cui il territorio vive il dramma economico e sociale causato dalla Xylella. Le lacerazioni che ha lasciato dietro di sé il passaggio della batteriosi potranno essere sanate solo se si agirà tempestivamente, grazie al decreto Centinaio che, come annunciato alla manifestazione di Coldiretti a Roma, sarà presentato in Conferenza Stato – Regioni il 25 gennaio che detterà finalmente regole certe per arginare la malattia e per far ripartire l’olivicoltura salentina, stanziando risorse regionali, nazionali e comunitarie, considerata l’entità del danno che supera di gran lunga 1,2 miliardi di euro, fondi a beneficio delle aziende agricole, delle cooperative e dei frantoi ormai al collasso e dei vivai che hanno il diritto di lavorare senza la cappa di prescrizioni rigide che ne limitano e ostacolano le attività”, ha dichiarato il direttore Manzari al suo insediamento.

“Ma la provincia di Lecce non può e non deve essere solo Xylella. Pur restando la priorità e il tema cardine attorno a cui continuerà a ruotare l’attività di Coldiretti Lecce, il territorio può vantare eccellenze in tutti i settori olivicolo, vitivinicolo, orticolo, di serre e vivai che promuoveremo e tuteleremo, per ribadire in ogni contesto la dignità ed il grande valore che l’agricoltura salentina rappresenta in ogni ambito”.

 

AREZZO, UN CONFRONTO NELL’INTERESSE DEL TERRITORIO “PER AREZZO FIERE”

“Prendiamo atto quanto riportato a mezzo stampa e che concerne gli sviluppi nella vicenda di Arezzo Fiere rispetto alla decisione, messa nero su bianco e sottoscritta da alcune categorie economiche, riguardo al futuro di Arezzo Fiere che ha evidenziato il nome di Ferrer Vannetti, Presidente di Confartigianato Arezzo come possibile futuro Presidente del Polo Fieristico e Congressuale.

Non vogliamo sindacare sul nome che è emerso in questi giorni, Ferrer Vannetti è persona di grande merito e con spiccate capacità ma intendiamo piuttosto riportare il tema al territorio e quindi alla necessità del coinvolgimento di tutti i comparti che possano dare il loro fattivo contributo a cominciare da quello agricolo, per lo sviluppo economico e le ricadute ad esso collegate in provincia.

Diciamo a chiare lettere che non stiamo mettendo in discussione il nome del candidato emerso a mezzo stampa, ma vorremmo che tutti i soci della struttura possano essere coinvolti in un confronto nelle sedi opportune. Quella di Arezzo Fiere è una questione molto delicata ma che interessa in maniera trasversale tutto il territorio della provincia di Arezzo ed è importante che tutti i soci possano essere messi nelle condizioni di esprimere il proprio parere in merito e che possano farlo nelle sedi appropriate.

Pertanto auspichiamo un confronto maggiormente idoneo e più opportuno nelle sedi istituzionali di competenza e quindi nell’assemblea dei soci convocata per mercoledì 30 gennaio”.

 

MANTOVA, BOVIMAC 2019: COLDIRETTI E I.Z. PARLANO DI COSTO DEL LATTE

Una variabile chiamata redditività. Nelle stalle da latte può variare non soltanto sulla base della destinazione della materia prima, ma anche delle soluzioni adottate per la gestione complessiva dell’azienda. Ne ha parlato ieri pomeriggio al Bovimac di Gonzaga Coldiretti Mantova, in una tavola rotonda organizzata in collaborazione con l’Informatore Zootecnico. Sul palco quattro allevatori che hanno scelto di valorizzare il proprio latte in modo differente: Simone Minelli è inserito nel comprensorio del Parmigiano Reggiano, Giovanni Bellei conferisce per il circuito del Grana Padano, Greta Azzoni alleva in modo biologico, Fabio Piva sta sul libero mercato.

Quali sono i fattori chiave per calcolare il costo di produzione? “Dal nostro osservatorio vediamo che sono molteplici gli elementi che contribuiscono ai costi di produzione e, di conseguenza, influiscono sul reddito”, ha riconosciuto Alberto Lombardi, responsabile area economica di Coldiretti Mantova.

La manodopera è una variabile tutt’altro che secondaria. Lo hanno testimoniato Giovanni Bellei, delegato di Giovani Impresa, con un’azienda da 280 capi, dei quali 120 in mungitura, che conta esclusivamente su manodopera familiare e Simone Minelli, 300 capi a Motteggiana, quattro dipendenti e uno stagionale.

La razione alimentare è, di fatto, un altro elemento che incide in modo significativo. “Se gli animali fossero allevati solo al pascolo i costi sarebbero abbattuti del 90% – osserva Greta Azzoni, azienda familiare a Goito nella zona dei prati stabili con 240 bovine, delle quali 100 in lattazione -. Le voci che incidono di più, nel nostro caso, sono le spese per detergenti e cura della stalla e delle bovine, il costo del veterinario e l’energia elettrica”.

Anche i costi del gasolio hanno un’incidenza non trascurabile. Al punto che alcune colture potrebbero ridursi significativamente in quanto onerose. “Negli anni di siccità, quando si è costretto a irrigare almeno due volte in più – dichiara Bellei – il mais diventa molto oneroso e incide in misura maggiore sui costi di produzione”.

Nuove tecniche colturali, però, possono migliorare l’assimilazione del prodotto da parte degli animali, con l’effetto di aumentare il benessere e la produttività, elementi in grado insomma di contenere di qualche centesimo i costi per ottenere un litro di latte.

“Quando si fanno i conti sulle spese – afferma Fabio Piva – molto spesso si dimenticano voci che invece incidono, come ad esempio la rimonta”. Per l’allevatore di Casalromano, però, “quando si fissa il prezzo del latte bisognerebbe prestare maggiore attenzione alla destinazione della materia prima e riconoscere variabili legate appunto al mercato di quella che diventa la valorizzazione finale del prodotto”.

Accanto all’analisi dei costi di produzione, però, diventa altrettanto strategico definire un quadro di alleanze per l’export e creare nuovi canali commerciali. Lo ha ribadito il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra, nelle conclusioni alla tavola rotonda.

“Oggi la remunerazione del latte è positiva e le soddisfazioni del mercato stanno portando molti giovani nelle aziende – ha detto Carra -. Per questo diventa più che mai necessario condividere strategie per le aziende. Mantova si colloca fra l’altro in una terra di grandi produzioni Dop, vocate all’export: la strada è questa, dobbiamo affrontare le sfide in maniera diverse, perché altrimenti sarà il mercato ad espellere il produttore meno efficiente”.

 

VERONA, “LAUREATI” DA COLDIRETTI 11 NUOVI OPERATORI AGRICOLI SOCIALI

Hanno un cuore grande i neo operatori agricoli sociali di Coldiretti Verona. Emarginazione, integrazione e riabilitazione sono le parole chiave di tutte le esperienze presentate oggi all’ultima lezione del corso promosso dall’ente formativo Impresa Verde della sede scaligera. Un percorso di 100 ore che ha coinvolto oltre dieci nuove promesse dell’agricoltura solidale.

Davanti ad una commissione speciale, a cui ha partecipato Franca Castellani, vice presidente di Coldiretti Verona, gli agricoltori hanno illustrato i loro progetti per la società civile. Antonio allevatore zootecnico in prossimità della città rivolge la sua attenzione ai migranti, Sabrina nella bassa veronese ha un agrinido senza età per nonni e bimbi da 0 a 6 anni, Luciano con la sua passione green ha messo in piedi una rete di imprese per coltivare gli ettari dell’ospedale di Nogara insieme ai carcerati, sul Lago di Garda Alessandra propone tirocini per insegnare il lavoro dei campi ai giovani di buona volontà, “OrtiamociSu” è il titolo del business plan di Serena di Pigozzo per ridare equilibrio alle fragilità in ambito scolastico causate del fenomeno del bullismo. Paola titolare di una cantina apre le porte ai non vedenti, Marco ortofrutticoltore guarda all’accoglienza dei disabili, Laura di Sona è proiettata su una ludoteca aziendale per migliorare l’abilità motoria, Beatrice di Cologna Veneta mette a disposizione il suo circolo per sostenere le persone in difficoltà “Ciò che ciò” è il suo motto. Maddalena di Castiglione nell’elemento terra vede nella sua corte ospitale il benessere per tutti.

“Adoperarmi per prossimo» è l’intento di Giancarlo, apicoltore e vera sentinella del disagio della comunità dove risiede. L’apiterapia è la sua ricetta naturale per ogni malessere. ‘Un piccolo grande patrimonio professionale arricchito di nuova sensibilità e alimentato di cultura – ha detto Franca Castellani vice presidente di Coldiretti Verona presente alla consegna degli attestati – ricordo i primi passi per ottenere una legge regionale per riconoscere un ruolo a queste figure imprenditoriali innovative che esprimono una marcia in piu’ in campagna. La continua richiesta di intraprendere questo tipo di scelta merita riguardo da parte del legislatore regionale che può migliorare ulteriormente le norme per incentivare le iscrizioni all’albo della Regione Veneto”.

 

BRESCIA, UOVA TIMBRATE APPENA DEPOSTE IN ALLEVAMENTO: BRESCIA PRIMA IN ITALIA

Un progetto virtuoso che nasce a Bedizzole, in provincia di Brescia, e che si espande in alcune regioni del nord e del centro Italia, con l’intento di valorizzare e certificare la filiera delle uova che vengono timbrate, direttamente dall’allevatore in allevamento, e proseguono fino allo scaffale della grande distribuzione.

Dopo la crisi del settore avicolo e l’importazione di uova dall’estero infette da Fipronil – e quindi a rischio per i consumatori –  Coldiretti ha fatto numerose proposte sia alle istituzioni regionali che nazionali oltre che all’interno dei gruppi parlamentari per rendere obbligatoria la timbratura all’origine e l’indicazione chiara e facilmente identificabile del paese di provenienza “Plaudiamo con gratitudine – sottolinea il   Presidente Prandini –  all’impegno e al sostegno da parte dell’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi proprio in occasione delle risoluzioni della Commissione parlamentare Agricoltura volte a garantire la timbratura d’origine obbligatoria delle uova”.

Gli allevamenti che adottano questo metodo di lavoro sono regolamentati da soccida di filiera, producono uova con metodo convenzionale, a terra, all’aperto e biologico, timbrano le uova appena deposte in allevamento, e le inviano direttamente a Bedizzole, il centro di imballaggio, dove vengono confezionate e distribuite. I produttori, 20, si distribuiscono tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio.

“Abbiamo iniziato più di dieci anni fa – interviene Vittorio Roberti produttore avicolo di Bedizzole e promotore dell’iniziativa – per noi era fondamentale dare valore aggiunto al lavoro che stavamo facendo.  Partire dal consumatore finale, dandogli trasparenza e garanzia sulla filiera, e nello stesso tempo incentivare e valorizzare l’operato delle numerose aziende agricole a carattere famigliare, che collaborano con noi e che oggi si sentono parte di una squadra”.

Il gruppo costituito da mangimificio, allevamenti di proprietà, centro di imballaggio e rappresentato da Marvit, Società Agricola Castello in filiera Fattoria Roberti produce annualmente 220.000.000 di uova fresche. Coinvolge, circa, 50 addetti e collabora con 20 famiglie di produttori agricoli, registrando un numero elevato di giovani interessati.

“Il valore aggiunto della trasparenza e la libertà di scelta che deve essere garantita al consumatore attraverso una libera e chiara informazione sui prodotti – sottolinea il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini– sono due principi fondamentali sui quali Coldiretti da tempo si batte per garantire il futuro dell’agroalimentare italiano”. Il progetto, promosso dal gruppo Marvit- Soc. Agr. Castello è stato presentato in occasione della 15° edizione della Fiera Marca a Bologna che si è svolta il 16 e il 17 gennaio a Bologna.

 

 

Appuntamenti

 

PUGLIA: AGRUMI, INVIATO DOSSIER ALLA REGIONE, DA UE INVASIONE VIRUS ALIENI

Venerdì 25 gennaio

Il dossier sulla crisi agrumicola già presentato a novembre alla Provincia di Taranto, con una lunga lettera è stato esposto dal presidente della Coldiretti regionale, Savino Muraglia, ai presidenti del Consiglio regionale Loizzo e della Giunta Emiliano “perché sono troppe le insidie tra importazioni selvagge, crollo dei prezzi, rischi ambientali che le imprese agricole joniche stanno subendo quotidianamente, un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno e favorire le esportazioni”.

Venerdì 25 gennaio 2019, a partire dalle ore 18,00, si terrà in Via Mignogna al Mercato di Campagna Amica un evento di promozione degli agrumi tarantini, per valorizzare le arance e le clementine IGP, anche con spremute in diretta.

“Mentre sono ridotti ai minimi storici i prezzi degli agrumi tarantini che hanno difficoltà a trovare mercato, negli ultimi anni sono cresciuti gli approvvigionamenti diretti dell’Italia da Africa e Sud America – ha denunciato il presidente Muraglia – e in soli 2 mesi il Marocco ha esportato in Italia 170mila tonnellate di clementine per non parlare delle triangolazioni che avvengono attraverso la Spagna, per far diventare il prodotto comunitario. Al danno si aggiunge la beffa. Stanno importando clementine con foglia, senza che siano accompagnate da regolare passaporto verde. Ciò espone il nostro territorio agli attacchi da parte di virus alieni, come la ‘tristeza’ degli agrumi, che arrivano da noi a causa delle ‘barriere colabrodo’ dell’UE che non controlla il materiale vegetale in entrata”.

Coldiretti ha chiesto una stretta sui controlli degli agrumi importati dall’estero che invadono il mercato interno e avvio di controlli a tappeto anche nei mercati generali per assicurarsi che sulle etichette sai indicata chiaramente l’origine del prodotto, oltre ad accordi con la Grande Distribuzione Organizzata per la commercializzazione di 100.000 quintali di agrumi e stanziamento delle risorse per il risarcimento dei danni subiti dai produttori e dai vivaisti in caso di obbligo di espianti.

Coldiretti Puglia ha chiesto, tra l’altro, un ordine del giorno del Consiglio regionale che impegni il Governo regionale ad adottare tutte le iniziative utili a sostenere il comparto agrumicolo.

“Abbiamo bisogno che venga scritto e adottato un Piano agrumicolo regionale – insiste il presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo – che preveda il sostegno per nuovi impianti e una rigenerazione del patrimonio agrumicolo in provincia di Taranto”. Gli agricoltori dell’area jonica possono esportare agrumi con foglia sui mercati comunitari – precisa Coldiretti Puglia – solo se accompagnati da passaporto delle piante, poiché il virus si trasmette attraverso la parte vegetale e non attraverso i frutti. “Le regole non valgono evidentemente – aggiunge Cavallo – per gli altri Paesi comunitari ed extracomunitari. Non dobbiamo trascurare i gravi danni a carico di agricoltori, cooperative e vivaisti che sono inermi di fronte agli attacchi della virosi, una volta che si trasmette perché vengono importate piante infette o prodotti con le foglie infette. Una volta colpite dalla malattia, le piante sono destinate a morire nell’arco di qualche anno. Uno degli aspetti più deleteri è che la virosi non si manifesta subito, ma ha un lungo periodo di incubazione. Quando insorgono i sintomi è troppo tardi e con buona probabilità l’agrumeto risulta ormai compromesso”.

Le imprese agricole che si dedicano alla produzione di agrumi in provincia di Taranto sono 1.041, il 9% del totale dell’imprenditoria agroalimentare jonica, con una produzione di clementine, arance e mandarini di 1,9 milioni di quintali, un patrimonio da valorizzare attraverso un piano straordinario agrumicolo ed un sostegno al reddito.

 

LOMBARDIA: A MILANO “SPESA SOSPESA” AL MERCATO: LA CONSEGNA ALL’ARCIVESCOVO

Mercoledì 30 gennaio

In occasione della prima visita dell’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini al mercato agricolo coperto di Porta Romana, sarà consegnato il ricavato dell’iniziativa della “spesa sospesa”, che si sta svolgendo presso il nuovo farmers’ market di Campagna Amica nel capoluogo lombardo. L’appuntamento – spiega la Coldiretti Lombardia – è fissato per mercoledì 30 gennaio, alle ore 11, in via Friuli 10/A. L’Arcivescovo – continua la Coldiretti Lombardia – incontrerà i produttori e i consumatori presenti. Riceverà poi un cesto di prodotti agroalimentari del mercato, a simboleggiare la “spesa sospesa” raccolta grazie alle donazioni dei cittadini.

La spesa sospesa – precisa la Coldiretti regionale – mutua l’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo. Partita in occasione delle festività di dicembre, i consumatori potranno partecipare all’iniziativa di solidarietà fino a sabato 26 gennaio: su ogni banco del mercato di Porta Romana, infatti, ci sarà una cassettina dove poter lasciare offerte libere a favore dei più bisognosi. Il ricavato – conclude la Coldiretti Lombardia – sarà convertito in prodotti alimentari di qualità destinati a una realtà del terzo settore, che sul territorio di Milano si occupa delle persone in difficoltà costrette a chiedere aiuto per mangiare.

 

LECCE: AGRI-RICETTE FIRMATE CAMPAGNA, ECCO LA GIURIA DI “PENNE AL DENTE”

Mercoledì 23 gennaio

Riflettori su “Penne al dente”, la gara enogastronomica dedicata ai giornalisti che si terrà Mercoledì 23 gennaio, alle 10.30, al Bellavista Club di Gallipoli. Il concorso è organizzato da Campagna Amica Lecce in collaborazione con la Camera di Commercio di Lecce ed il Festival del giornalismo locale “Figilo”.

Sono dieci le ricette a “km zero” selezionate e saranno valutate da una giuria qualificata presieduta dallo chef Andrea Serravezza e  composta da  Floriana Fanizza (agrichef Campagna Amica), Rita Esposito (agrichef Masseria Stali), Alessandra Civilla (Ristorante Alex), Nicola Vantaggiato (Consorzio Agrario Provinciale), Francesco De Giorgio (direttore Camera di Commercio Lecce), Gianni Cantele (presidente Coldiretti Lecce), Francesco Manzari (direttore Coldiretti Lecce), Antonio Campeggio (pasticcere), Salvatore Lega (ristorante Aliment, Parigi). “Un concorso che racchiude i saperi e i sapori dell’enogastronomia salentina – dice Francesco Manzari, direttore di Coldiretti Lecce – e i cui protagonisti rappresentano uno spaccato autentico e importante della società: la stampa, volano della comunicazione del territorio, le imprese agricole, che producono gli alimenti per i piatti, gli chef e gli agrichef, che traducono il prodotto agricolo in prelibatezze. Tutto ciò si coniuga con una sola parola: cibo. Ed il cibo è da sempre al centro dell’attenzione di Coldiretti: il cibo tracciato, made in Italy, sicuro. Credo che dietro questo tipo di iniziative può nascere il riscatto di una terra che molto spesso è stata flagello di calamità e di interpretazioni errate. Coldiretti sarà sempre pronta ad accendere i riflettori su tutte le iniziative che valorizzano il settore agroalimentare, da Penne al dente, ai Mercati di Campagna Amica, agli incontri nelle scuole”. 

Ecco dunque le ricette e i giornalisti in gara, aiutati ai fornelli dai relativi tutor-chef. Specialità realizzate con i prodotti dei coltivatori diretti, dalla pastenaca di Tiggiano, ai pomodori invernale, al miele, ai formaggi. Il piatto proposto da Nunzio Pacella (sous chef Giuseppe Albahari) è la “Spicanarda alla pescatrice cotta in passata di pomodoro giallo sfumato in olio extravergine d’oliva con sponsale”. Il loro tutor chef è Fabio Papadia (Tenuta Quintino); “Zuppa del contadino con croccante di Capocollo di Martina e spiedino di pane di Altamura e caciocavallo” è il piatto di Adele Galetta, aiutata da Lucia Buttazzo, tutor chef: Cosimo Simmini (Hotel President); “Ncannulata Ionica” è la ricetta di Antonella Margarito che avrà come sous chef Valeria Blanco, tutor chef Mino Gatto (Villa Excelsa); Davide Stasi, coadiuvato da Ambra De Nitto concorre con “Maccheroncini su vellutata di cavolfiore con cipolla di Acquaviva al balsamico e crumble di frisa di orzo e bacon aromatizzato”. Il loro tutor chef è Danis Pastore (Ristorante Martinucci); Barbara Politi e il suo aiutante Maurizio Colucci si cimentano nella gara con “Una chitarra di spaghetti al nero di olive celline su letto di zucchine con capocollo di Martina Franca croccante. Saranno aiutati ai fornelli da Patrizia Taccone (Il Rifugio del Re); Andrea Antonaci e Anna Manuela Vincenti concorrono con “Maccheroncino all’onda d’oro in una passeggiata nel Salento” e saranno guidati dallo chef Massimo Vaglio (Trattoria I Corsari); Alessandro Stajano accompagnato da Priscilla Mauro presenta una “Tajeddhra salentina a llu furnu”. Tutor-chef: Lucio Nocita (cuoco free-lance); Gianpiero Pisanello, con la sous chef Federica Stella Blasi presentano “Tortino di acciughe su fonduta di patate”, supportati da Danilo De Matteis (cuoco free-lance); Valeria Coi (sous chef Francesco Manigrasso) presenta “Orata con carciofo e chips di patata di Galatina”. Con loro lo chef Fabio Zollino. Infine Fabiana Pacella accompagnata da Antonio Greco concorrono con il “Piatto precario”. A sostenerli in cucina ci sarà la chef Sara Latagliata.  La gara sarà condotta dallo chef Fabiano Viva e dal giornalista Pierpaolo Lala.