COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 17 ottobre 2018

17 Ottobre 2018
News La Forza del Territorio del 17 ottobre 2018

Primo piano

PUGLIA

GRANO: CON GIUSTA REMUNERAZIONE PRONTI A PRODURRE DI PIU’

Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Puglia dove è vietato l’uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi.

 

“Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell’attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale”, è quanto dichiarato dal Presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, nel corso dell’incontro con i cerealicoltori dell’Organizzazione.

“Aggiornare i parametri qualitativi per questa materia prima strategica e garantire il rispetto alla lettera dei contratti di filiera – ha continuato Muraglia – non può che renderci sempre più forti nelle fasi di contrattazione con gli industriali. La filiera è spesso matrigna, ma non possiamo indebolirci ancora, considerate importazioni, triangolazioni, oltre alle problematiche causate dal meteo che alimentano il rischio concreto di ulteriori dinamiche di mercato speculative per ridurre in maniera ingiustificata il prezzo pagato agli agricoltori”.

Il risultato della politica orientata alla qualità certificata a partire dalle sementi è rappresentato dal successo della coltivazione di grani antichi, come il Senatore Cappelli, che nella campagna 2017-2018 ha quintuplicato le superfici coltivate, passando dai 1000 ettari del 2017 ai 5000 attuali, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità. “Le superfici seminate – ha aggiunto il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – potrebbero ulteriormente raddoppiare già a partire dalla prossima stagione. Mentre cresce il grano antico Made in Italy, ancora oggi un pacco di pasta su sette prodotto in Italia è fatto con grano canadese e, nonostante l’aumento dei prezzi della pasta, le quotazioni del grano sono ancora insoddisfacenti per gli agricoltori che per il maltempo hanno subito una riduzione della produzione di grano di circa il 20% rispetto allo scorso anno, anche se la qualità è salva grazie a un buon contenuto proteico”.

In calo anche il raccolto in Europa dove la siccità ed il caldo hanno “bruciato” la produzione di grano tenero per pane e biscotti del 10% rispetto allo scorso anno mentre per il grano duro destinato alla pasta la riduzione è contenuta al 4%. A livello internazionale – precisa Coldiretti – la produzione, peraltro, è in sofferenza dalla Russia all’Ucraina, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia alla Turchia.

“Grazie all’ottimo lavoro del Crea – ha spiegato Mauro Tonello, Presidente SIS – abbiamo potuto contare su importanti partite del seme originale di Grano Cappelli che, ricordiamo, è stato il grano più seminato in Italia fino agli anni Sessanta, in pratica è stato il grano della rivoluzione alimentare. Noi contiamo, in linea con la sua tradizione e il suo valore, di ridare al Cappelli lo spazio che merita. Per fare questo possiamo già contare sulla collaborazione dei produttori e di tutta la filiera. Come società sementiera degli agricoltori – sottolinea il presidente di Sis – il nostro obiettivo è assicurare il reddito alle aziende agricole, evitando che il valore aggiunto vada solo a beneficio di altri”.

La collaborazione di tutta la filiera nel valorizzare il grano Cappelli è testimoniato – conclude Coldiretti Puglia – anche dall’impegno congiunto di produttori e trasformatori a finanziare una ricerca della Fondazione del Policlinico Gemelli per realizzare uno studio che certifichi le proprietà organolettiche e nutrizionali di questo grano e dare così maggiori garanzie al consumatore.

 

 

Dal territorio

 

EMILIA-ROMAGNA, CIMICI INVADONO CITTA’ E CAMPAGNE: DANNI FINO 40% SU FRUTTA

 

Nelle campagne dell’Emilia Romagna è arrivata nel 2016 e in tre anni ha già provocato importanti danni ai frutteti. È la cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys) che attacca la frutta, in particolare le pere. Infatti i suoi primi attacchi sono avvenuti nelle province che producono maggiormente questo tipo di frutta, Modena e Ferrara, ma ben presto si è estesa al bolognese e alla province frutticole della Romagna, dove ha attaccato anche pesche, mele e kiwi. L’allarme è di Coldiretti Emilia Romagna, secondo la quale i danni provocati da questo insetto sulla frutta in generale si aggira attorno al 10 per cento, con punte fino al 30-40 per cento in alcune aziende e determinati territori. Con l’arrivo dell’autunno – informa Coldiretti regionale – gli sciami si sono diretti anche verso i centri abitati alla ricerca di temperature meno fredde, prendendo d’assalto le case e costringendo i cittadini a barricare porte e finestre.

La cimice asiatica – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – è particolarmente prolifica in quanto depone le uova almeno due volte all’anno con 3-400 esemplari ogni volta. La diffusione degli insetti, che non hanno in Italia antagonisti naturali, – spiega Coldiretti – è stata favorita da temperature ben al di sopra delle medie, in un 2018 che si classifica fino ad ora come l’anno più bollente dal 1800 con il mese di settembre che ha fatto registrare temperature superiori addirittura di ben 1,82 gradi e precipitazioni inferiori del 61% la media storica di riferimento (1971-2000), sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno.

La lotta in campagna – informa Coldiretti regionale – per ora può avvenire solo attraverso protezioni fisiche come le reti anti insetti a difesa delle colture perché non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina per motivi sanitari. Se le cimici provocano vere stragi delle coltivazioni, per l’uomo, oltre al fastidio provocato dagli sciami che si posano su porte, mura delle case e parabrezza delle auto, l’unico pericolo è quello di restare vittima del cattivo odore che gli insetti emanano se schiacciati.

Il nome scientifico di questa cimice è Halyomorpha halys ed è un insetto originario dall`Asia orientale, in particolare da Taiwan, Cina, Giappone. Gli studiosi la definiscono una varietà estremamente polifaga che si nutre di un`ampia varietà di specie coltivate e spontanee. La cimice asiatica è solo l’ultimo dei parassiti alieni che con i cambiamenti climatici hanno invaso l’Italia, provocando all’agricoltura e alle grandi coltivazioni di soia e di mais nel nord Italia danni stimabili in oltre un miliardo.

Siamo di fronte – conclude Coldiretti – ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano con una tendenza al surriscaldamento che si è accentuata negli ultima anni ma anche con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ed anche l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti che colpiscono l’agricoltura.

 

LOMBARDIA, INVASIONE DI CIMICI: DANNI DEL 20 PER CENTO SU SOIA, MAIS E FRUTTA

In Lombardia il caldo anomalo ha provocato una vera invasione di sciami di cimici che si stanno moltiplicando con danni in media del 20 per cento su soia, mais e frutta. È quanto emerge da una prima stima della Coldiretti regionale sugli effetti della cimice marmorata asiatica, che è particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari per volta.

“E’ un disastro – dichiara Marco Curtarelli, agricoltore di Castelnuovo Bocca d’Adda, in provincia di Lodi – Sui terreni più colpiti arriviamo anche al 50% del raccolto di soia: i baccelli sono marciti, le foglie sono diventate scure e le piante non hanno potuto completare il loro ciclo di maturazione”. “Qui in zona hanno colpito ovunque – sottolinea Alessandro Rota, coltivatore di Cassano d’Adda (MI) – A inizio stagione sembravano poche, poi con questo clima ci siamo trovati di fronte a una vera invasione. Parliamo di danni sul 20-30% del raccolto di soia, con punte del 50% in alcune zone”.

La diffusione in Italia di questi insetti, che nel nostro Paese non hanno antagonisti naturali – spiega la Coldiretti – è stata favorita da temperature ben al di sopra delle medie, in un 2018 che si classifica fino ad ora come l’anno più bollente dal 1800, con il mese di settembre che ha fatto registrare temperature superiori addirittura di ben 1,82 gradi e precipitazioni inferiori del 61% alla media storica di riferimento (1971-2000), sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno.

La cimice ha colpito anche la provincia di Varese, interessando cereali, frutta e verdura. Il posizionamento di alcune trappole, in particolare nella zona dove si coltivano le pesche, a Monate, ha solo ritardato l’effetto degli attacchi, ma non li ha limitati. Non va meglio a Pavia, dove le prime stime sulla soia indicano una diminuzione della produzione di circa il 15% rispetto al raccolto normale. Percentuali simili si registrano in provincia di Brescia su soia e leguminose, colture nel mirino delle cimici anche nella zona di Fontanella (BG), dove alcuni produttori segnalano che i baccelli sono stati svuotati con un danno fino al 20 per cento.

Invasi anche i vivai della Bassa Bergamasca e diversi frutteti con gravi conseguenze per mele e pere. In provincia di Lecco danni diffusi si sono registrati sulle colture orticole e frutticole, mentre in alcuni areali del Comasco i danni su soia, mais, legumi e ortofrutta hanno superato il 70%; è andata meglio a chi ha potuto proteggere i frutteti con le reti. Infatti, la lotta in campagna per ora può avvenire solo attraverso protezioni fisiche a difesa delle colture perché per motivi sanitari non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina.

Nel Mantovano – spiega la Coldiretti Lombardia – è stato danneggiato il 10 per cento della soia; per quanto riguarda la frutta, sui peschi il danno arriva anche al 30-40%, mentre sui peri scende al 20% e sui meli al 10. “Alcune piante – riferisce Pier Paolo Morselli, agricoltore della Bassa Mantovana – possono subire la deformazione del frutto, fino alla caduta. Per la soia, invece, in alcuni appezzamenti della zona di Pegognaga gli agricoltori non hanno nemmeno raccolto il prodotto”.

La cimice marmorata, il cui nome scientifico è Halyomorpha halys – precisa la Coldiretti –  è originaria dell`Asia orientale, in particolare di Paesi come Taiwan, Cina e Giappone. E’ solo l’ultimo dei parassiti alieni che con i cambiamenti climatici hanno invaso l’Italia, provocando all’agricoltura e alle grandi coltivazioni di soia e di mais nel nord Italia danni stimabili in oltre un miliardo.

 

VENETO, CIMICE ASIATICA: DANNI ALLA FRUTTICOLTURA VENETA PER 90 MILIONI

 

Il dossier di Coldiretti Veneto sui danni provocati dalla cimice asiatica non è ancora chiuso. Le temperature calde che caratterizzano questo inizio di autunno non permettono ai tecnici agronomici di considerare sotto controllo la presenza di questo insetto alieno tra le coltivazioni. Il primo monitoraggio è stato avviato nel mese di luglio – spiegano i funzionari di Coldiretti Veneto –  da quel momento è stata un’escalation negativa: a farne le spese, in particolare, è la frutticoltura veneta.

Se originariamente le province più colpite erano Padova e Rovigo, non sono state risparmiate Treviso, Venezia e neppure Verona dove più si concentra la produzione di frutta regionale. Le rilevazioni sul territorio segnano perdite nella media del 40% per la soia, del 30% per l’orticoltura. Le punte massime riguardano il pero con percentuali fino all’80%; melo, pesche e nettarine contano perdite di raccolto attestate intorno al 40% e al 35% per il kiwi.  Un conto salato per il comparto frutticolo che, secondo le stime di Coldiretti, è del valore di 90 milioni di euro alla produzione.

La lotta in campagna per ora può avvenire solo attraverso protezioni fisiche come le reti anti insetti a difesa delle colture perché non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina per motivi sanitari. Se le cimici provocano vere stragi delle coltivazioni, per l’uomo, oltre al fastidio provocato dagli sciami che si posano su porte, mura delle case e parabrezza delle auto, l’unico pericolo è quello di restare vittima del cattivo odore che gli insetti emanano se schiacciati.

Il nome scientifico è Halyomorpha halys, o cimice marmorata originario dall`Asia orientale, in particolare da Taiwan, Cina, Giappone è una varietà estremamente polifaga che si nutre di un`ampia gamma di specie coltivate e spontanee. E’ solo l’ultimo dei parassiti alieni che con i cambiamenti climatici hanno invaso l’Italia, provocando all’agricoltura e alle grandi coltivazioni nel nord Italia danni stimabili in oltre un miliardo.

In attesa che la ricerca ottenga risultati sperimentabili su vasta scala – precisa Coldiretti Veneto – i produttori possono fare riferimento ai contributi dei bandi Psr gli investimenti finalizzati alla difesa attiva, come l’acquisto e la collocazione di strumenti ad hoc. Sono investimenti utili per migliorare le prestazioni e la competitività dell’impresa agricola, che possono godere di contributi dal 40 al 60% della spesa sostenuta, a seconda dei soggetti e delle zone interessate.

Siamo di fronte – conclude la Coldiretti – ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano con una tendenza al surriscaldamento che si è accentuata negli ultimi anni ma anche con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ed anche l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine.

 

PIEMONTE, CIMICI: INVASIONE RIDIMENSIONATA MA CON AUTUNNO CALDO NON MOLLANO

 

Boom di cimici con il caldo anomalo di questo periodo. Porte e finestre chiuse per evitare che entrino nelle case questi fastidiosi insetti. Particolarmente colpito il nord Italia soprattutto per quanto riguarda soia, mais, pere, mele, pesche e kiwi con danni fino al 40% dei raccolti nei terreni.

Dal Piemonte arrivano note positive rispetto allo scorso anno: il problema dell’invasione della cimice marmorata asiatica è stato ridimensionato. Questo non toglie che alcune aree restano colpite, in particolare l’alto Piemonte dove la produzione di soia, tutt’ora in campo, potrebbe subire danni del 30%, l’alessandrino, soprattutto le zone di Casale Monferrato, Valcerrina e Alto Monferrato dove a risentirne sono i raccolti frutticoli compromessi per il 30-30% in parte compromessi (30/40%) e l’astigiano dove, rispetto allo scorso, si registra un progressivo aumento.  Nel cuneese e torinese, a macchia di leopardo, le cimici si concentrano soprattutto sull’ortofrutta.

“La diffusione degli insetti è stata favorita da temperature ben al di sopra delle medie – spiegano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –  siamo di fronte, infatti, ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano con una tendenza al surriscaldamento che si è accentuata negli ultima anni. Questo comporta il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali ed anche l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti che colpiscono l’agricoltura. In Piemonte stiamo riuscendo a contenere il fenomeno grazie a trattamenti mirati ed alla costante azione di monitoraggio dei nostri tecnici che, visti i risultati, non si fermerà. La sinergia sui territori ha reso possibile lo studio di strategie appropriate, adottando i metodi più sostenibili, con una particolare attenzione all’ambiente al fine di salvaguardare la qualità delle produzioni Made in Piemonte”.  

 

ROVIGO, DANNI INGENTI NELLE CAMPAGNE POLESANE A CAUSA DELLA CIMICE ASIATICA

 

Il vicepresidente provinciale Simone Moretti: “Colpite tutte le colture, occorre potenziare la ricerca scientifica ed universitaria per individuare azioni efficaci di contrasto ma è necessario anche il sostegno della Regione per far fronte ai costi delle reti protettive”

Continua la lotta alla cimice asiatica in Polesine. Non solo invade case, terrazzi, automobili, questo insetto “alieno” continua indisturbato a cibarsi di frutta, verdura e cereali nelle campagne, lasciando agli agricoltori la devastante conta dei danni. Coldiretti Rovigo torna a sollevare il problema dopo il convegno dei mesi scorsi in collaborazione con il Servizio Fitosanitario regionale e dopo l’incontro con l’Assessore regionale Pan tra i frutteti. “L’insetto – spiega il vicepresidente provinciale di Coldiretti, Simone Moretti, frutticoltore di Badia Polesine – è particolarmente prolifico e privo di antagonisti in natura. I danni sono consistenti, perché non si ciba solo di frutta matura ma anche di piccoli frutti portando la percentuale di danni in alcuni casi al 100%, con una media del 30%”. Dalle mele ai peperoni, dalle melanzane ai fiori di patata e perfino alle piante ornamentali, la cimice asiatica si ciba davvero di tutto, anche di cereali come la soia, particolarmente colpita dal fenomeno infestante. “Mancano efficaci azioni che permettano di fermare l’emergenza – ha affermato Moretti – occorre potenziare la ricerca scientifica, affinché si trovino soluzioni più adatte ed al contempo sostenibili sia in termini economici che ambientali”. Finora l’unica arma di difesa contro il temibile insetto è stata la rete di protezione che, oltre ad essere costosa, non garantisce l’immunità ai frutteti e non è applicabile a tutte le colture interessate, come quelle cerealicole. “Dove si può intervenire con le reti, chiediamo alla Regione di prevedere interventi a sostegno della dotazione di reti di protezione – continua Moretti – che siano però diversi dal Psr, spesso di difficile utilizzo, garantendo l’accessibilità alle imprese”. Tutte le campagne del territorio veneto sono interessate da questa presenza anche se le province più colpite sono Rovigo, Padova e Verona. “Il rischio è davvero altissimo per la frutta polesana e per tutto il patrimonio ortofrutticolo e cerealicolo – conclude Simone Moretti – se non studiamo una soluzione tempestiva potremmo perdere parte la maggior parte della produzione, se non tutta”. 

 

BERGAMO, INVASIONE DI CIMICI NELLE CAMPAGNE: DANNI DEL 20 PER CENTO SULLA SOIA

 

Anche nelle campagne bergamasche, a causa del caldo anomalo per la stagione, si registra la presenza di numerosi sciami di cimici che a macchia di leopardo stanno causando danni alle colture, in particolare alla soia e alla frutta. In alcune zone l’invasione interessa anche i vivai.

I tecnici della Coldiretti bergamasca stanno monitorando attentamente la situazione, in quanto la cimice marmorata asiatica si può rivelare particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari per volta.

 “Per la coltura della soia è stato un disastro – dichiara Elena Lazzarini imprenditrice agricola di Fontanella -; nei campi più colpiti hanno mangiato i semi bucando i baccelli che al momento del raccolto sono risultati vuoti. Il danno stimato è di circa il 15 -20%.

La diffusione in Italia di questi insetti, che nel nostro Paese non hanno antagonisti naturali – spiega Coldiretti – è stata favorita da temperature ben al di sopra delle medie, in un 2018 che si classifica fino ad ora come l’anno più bollente dal 1800, con il mese di settembre che ha fatto registrare temperature superiori addirittura di ben 1,82 gradi e precipitazioni inferiori del 61% alla media storica di riferimento (1971-2000), sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno.

“Nella mia attività di manutenzione dei giardini – afferma Sandro Maffi florovivaista di Barbata – ho avuto modo di vedere numerosi danni causati dalle cimici alle piante da frutto, in particolare mele, pere e pesche. In alcuni vivai invece sono stati colpite piante dalla composizione particolarmente zuccherina come ad esempio gli aceri e i gelsomini”.

Le cimici hanno colpito anche i kiwi. “Abbiamo avuto un principio di attacco nel frutteto dove coltiviamo i kiwi – dice Marco Salera di Martinengo – fortunatamente siamo riusciti a tenerlo sotto controllo con dei trattamenti specifici a base di aglio, quindi completamente naturali. Se questi insetti continuano a moltiplicarsi però diventano un problema serio”.

La cimice marmorata, il cui nome scientifico è Halyomorpha halys – precisa la Coldiretti – è originaria dell`Asia orientale, in particolare di Paesi come Taiwan, Cina e Giappone. E’ solo l’ultimo dei parassiti alieni che con i cambiamenti climatici hanno invaso l’Italia, provocando all’agricoltura e alle grandi coltivazioni di soia e di mais nel nord Italia danni stimabili in oltre un miliardo.

 

VERONA, INVASIONE CIMICE ASIATICA: L’AGRICOLTURA PAGA UN CONTO SALATO

 

Con l’abbassarsi delle temperature, le cimici dopo aver provocato ingenti danni alle coltivazioni si stanno spostando verso i centri abitati per cercare un riparo per superare la stagione invernale: infatti si vedono sciami che si posano su porte, mura delle case proprio in questi giorni di inizio migrazione. Nelle campagne si contano i danni provocati da questi insetti insaziabili che hanno colpito soia, mais, pere, mele, pesche e kiwi con danni notevoli.

È l’allarme lanciato dalla Coldiretti per l’arrivo in Italia della “cimice marmorata asiatica” che è particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta gli studiosi la definiscono una varietà estremamente polifaga che si nutre di un’ampia varietà di specie coltivate e spontanee. Coldiretti Veneto e Verona stanno svolgendo un monitoraggio nelle campagne iniziato già a partire dal mese di luglio e da quel momento è stata un’escalation negativa: a farne le spese, in particolare, è la frutticoltura veneta. Numerosi anche gli incontri tecnici organizzati dalla Federazione scaligera rivolti ai produttori con esperti del settore nelle varie zone che continueranno in autunno e inverno per tenere alta l’attenzione sul problema.

Le rilevazioni sul territorio scaligero segnano perdite nella media del 40% per la soia, del 30% per l’orticoltura. Le punte massime riguardano il pero con percentuali fino all’80%; melo, pesche e nettarine contano perdite di raccolto attestate intorno al 40% e al 35% per il kiwi.  Un conto salato per il comparto frutticolo che, secondo le stime di Coldiretti, è del valore di 90 milioni di euro alla produzione.

Il nome scientifico è Halyomorpha halys, o cimice marmorata originario dall`Asia orientale, in particolare da Taiwan, Cina, Giappone è una varietà estremamente polifaga che si nutre di un`ampia gamma di specie coltivate e spontanee. E’ solo l’ultimo dei parassiti alieni che con i cambiamenti climatici hanno invaso l’Italia, provocando all’agricoltura e alle grandi coltivazioni nel nord Italia danni stimabili in oltre un miliardo.

“In attesa che la ricerca ottenga risultati sperimentabili su vasta scala – precisa Giuseppe Ruffini, direttore di Coldiretti Verona – abbiamo chiedendo alla Regione Veneto un intervento nell’immediato per difendere i frutteti specializzati con reti-antiinsetto e, a breve termine, vista la gravità della situazione, delle possibili soluzioni al mondo della ricerca in particolare sui parassitoidi in grado di contenere questo insetto alieno. Una lotta efficace si fa attraverso una combinazione di vari fattori oltre alle reti antiinsetto dove è possibile, la conoscenza delle fasi di sviluppo dell’insetto e del momento più opportuno per intervenire con i presidi sanitari”.

La diffusione degli insetti, che non hanno in Italia antagonisti naturali, è stata favorita da temperature ben al di sopra delle medie, in un 2018 che si classifica fino ad ora come l’anno più bollente dal 1800 con il mese di settembre che ha fatto registrare temperature superiori addirittura di ben 1,82 gradi e precipitazioni inferiori del 61% la media storica di riferimento (1971-2000), sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno.

 

PADOVA, INVASIONE CIMICI: NON COLPEVOLIZZARE LA SOIA

 

“Ridurre o eliminare le coltivazioni di sola non serve a contrastare la diffusione delle cimici. Questi insetti sono polifagi e amano molte specie vegetali, dai frutti agli ortaggi fino ai noccioli. La cimice asiatica, poi, preferisce altre colture alla soia. Non è limitando una coltivazione che si supera l’emergenza”. Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, risponde così alle richieste avanzate a livello istituzionale a Selvazzano e rilanciate fra la popolazione, secondo le quali la causa della diffusione delle cimici sarebbe la coltivazione di soia.

Coldiretti Padova ricorda che la soia è una delle tante piante ospiti delle cimici perché gli insetti trovano riparo sotto le sue foglie. A Padova è coltivata da decenni su una superficie di circa 30 mila ettari un po’ in tutta la provincia. In queste settimane di raccolta le cimici si alzano in volo e, complici le temperature ancora miti, raggiungono le abitazioni in massa, alla ricerca di un riparo prima dell’arrivo dell’inverno.

“Se non ci fosse la soia avrebbero comunque trovato un habitat ideale in molte altre coltivazioni – aggiunge Bressan – perché sono insetti facilmente adattabili, specie la varietà asiatica che alla soia preferisce frutteti, mais, noccioleti e altre colture. Le cimici poi non colonizzano l’intera superficie coltivata a soia ma solamente la parte perimetrale, spingendosi all’interno solo per alcuni metri. Invitiamo pertanto a non “colpevolizzare” questa coltivazione che invece consente la rotazione delle colture come previsto dalle buone prassi agronomiche.

Ricordo che la soia è caratterizzata da un elevato contenuto proteico e di sostanze naturali benefiche, tra cui ad esempio i fitosteroli, che permettono al corpo di assorbire una quantità inferiore di colesterolo. Inoltre viene impiegata in moltissime ricette ed è una fonte importantissima di alimentazione per il bestiame. Ribadisco invece la nostra contrarietà all’uso di insetticidi su larga scala, perché non vogliamo creare conseguenze all’ambiente.

L’agricoltura è la più danneggiata dalla proliferazione incontrollata delle cimici che stanno distruggendo ettari ed ettari di frutteti e di ortaggi. Per l’uomo invece non rappresentano un pericolo ma un disagio per la puzza e per la loro invadenza. Con l’Università e la Regione abbiamo avviato la sperimentazione per individuare alcuni antagonisti naturali della cimice, specie di quella asiatica.

Dobbiamo “aiutare” l’ambiente a trovare i propri rimedi evitando soluzioni troppo invasive, che potrebbero di contro favorire la diffusione di altri problemi sanitari. Stiamo spingendo per arrivare a contenere l’invasione delle cimici il prima possibile, perché gli agricoltori stanno perdendo raccolto e spendendo cifre importanti per la difesa da questi insetti. Interessa a tutti, pertanto, e a noi agricoltori prima di altri, risolvere l’emergenza, senza però invocare scorciatoie di scarsa o nulla efficacia come la riduzione della soia. I problemi non si risolvono con facili proclami ad effetto ma con azioni concrete e responsabili”.

 

MARCHE, L’EMBARGO RUSSO PRESENTA IL CONTO: – 2 MILIONI DI ESPORTAZIONI IN 4 ANNI

 

Le tensioni internazionali tra Brexit ed embargo russo sono costate care alle esportazioni agroalimentari marchigiane. A fare questa analisi è Coldiretti Marche in vista della visita del vicepremier Matteo Salvini in Russia. Rispetto al 2013, anno prima dell’embargo, le esportazioni di prodotti dell’agricoltura, della pesca, della silvicoltura ma anche di tutto il manifatturiero alimentare (latticini, insaccati, bevande, eccetera) sono scese di quasi il 56% passando da oltre 3,3 milioni di euro a poco meno di 1,5 milioni l’anno.

E anche per il 2018 si non prevede nulla di buono. Nei primi sei mesi dell’anno in corso il valore dei prodotti regionali arrivati sulle tavole di russi ammonta a circa 692mila euro: circa il 58% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ma il trend appare fin da ora ben lontano dai valori pre crisi. Perdite a cui si somma anche un danno all’immagine del Made in Italy con l’invasione nei mercati russi di tutti quei prodotti stranieri spacciati per italiani e marchigiani. “Danni diretti e indiretti derivanti dell’embargo continuano a colpire l’agroalimentare marchigiano – commenta la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – Ci auguriamo una ripresa di dialogo con un risvolto positivo per le nostre aziende che, fino al 2013, hanno avuto proficui rapporti commerciali con il mercato russo. Non possiamo continuare ad accettare né un arresto reiterato degli scambi economici né la sostituzione dei nostri prodotti autentici con quelli similari che richiamano impropriamente la nostra identità”.

Critica anche la situazione a ovest. Con la Gran Bretagna non ci sono embarghi ma è chiaro che la Brexit e le tensioni tra il governo May e l’Unione Europea giocano a sfavore del nostro agroalimentare. L’export verso il paese di Sua Maestà ha subito un nuovo contraccolpo, stando ai dati Istat, rielaborati da Coldiretti Marche, del primo semestre 2018 a confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente: – 28,5%, poco più 5,5 milioni di euro rispetto ai 7,8 del 2017.

 

LOMBARDIA, DAZIO 0 A VIETNAM AFFOSSA RISO ITALIANO: -10% SUPERFICI COLTIVATE

 

Con il via libera all’accordo l’Unione Europea autorizza l’importazione a dazio zero dal Vietnam di 20mila tonnellate di riso semigreggio, 30mila tonnellate di lavorato e 30mila tonnellate di riso aromatico in una situazione di grave difficoltà per la produzione nazionale. E’ quanto denuncia la Coldiretti in riferimento al testo dell’accordo UE-Vietnam adottato dalla Commissione europea nel sottolineare l’ultimo risultato negativo della nuova stagione di accordi commerciali inaugurata dall’Unione Europea con il Canada (CETA).

“Il settore agricolo non deve diventare merce di scambio in accordi internazionali che non tengono conto del pesante impatto economico, occupazionale e ambientale sui territori – commenta Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – Con queste decisioni i cittadini si allontanano dall’Unione Europea, come evidenzia il sondaggio Eurobarometro”. “Inoltre – precisa il Presidente Prandini – ancor più grave il fatto che l’accordo non prevede l’approvazione dei Parlamenti Nazionali e sarà inviato direttamente a Consiglio e Parlamento Ue per la ratifica”.

Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di una decisione sbagliata e contraddittoria in virtù della difficile situazione del comparto per le importazioni di riso da Cambogia e Birmania e alla luce dell’apertura da parte dell’Unione Europea di un’inchiesta in merito al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero.

Le importazioni da Paesi asiatici che non rispettano le stesso norme sanitarie, ambientali e sul lavoro delle produzioni europee sono – sostiene la Coldiretti – la causa principale della crisi del settore risicolo Made in Italy. La campagna risicola è in corso – precisa la Coldiretti – ma le prime stime danno un calo produttivo, frutto anche del crollo dei prezzi causato dalle importazioni che ha messo in ginocchio le aziende italiane. In Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – in base a un primo monitoraggio sul territorio si stima un calo fino al 10% nelle superfici coltivate che si dovrebbero così assestare sotto quota 100 mila ettari. A livello provinciale oltre l’80% delle risaie è concentrato nel Pavese, seguono i territori di Milano, Lodi e Mantova. L’Italia – ricorda la Coldiretti – è il principale produttore europeo di riso con oltre 4.000 aziende su poco meno di 230mila ettari, per un fatturato al consumo di circa un miliardo di euro all’anno.

L’accordo con il Vietnam – spiega la Coldiretti – prevede peraltro la protezione di appena 38 denominazioni di origine italiane sulle 296 tutelate dall’Unione Europea con la possibilità di utilizzare il termine Parmesan per prodotti di imitazione del parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche i termini Asiago, Fontina e Gorgonzola potranno continuare ad essere utilizzati da qualsiasi persona, e dai suoi successori, che abbiano commercializzato in buona fede prodotti della stessa categoria con tali nomi prima del 1 gennaio 2017. Di fatto l’accordo su questi temi ricalca quello con il Canada (CETA) che – denuncia la Coldiretti – ha fatto da apripista legittimando per la prima volta nella storia della Ue la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali.

 

MANTOVA, COLDIRETTI HA DIMOSTRATO LIBERO ACCESSO A TUTTE LE IMPRESE AGRICOLE

“Sul mercato degli agricoltori di Campagna Amica il Tar di Brescia non si è pronunciato in merito alla richiesta, depositata dal Consorzio agrituristico mantovano, di sospensiva sull’assegnazione dell’area da parte del Comune di Mantova effettuata mediante procedura selettiva. Ciò ha determinato il Tribunale amministrativo a disporre il rinvio della causa alla data del 19 dicembre 2018. La rinuncia del Consorzio mantovano alla sospensione dell’aggiudicazione, chiesta inizialmente con il ricorso al Tar di Brescia, ha dimostrato ancora una volta come l’accesso delle imprese agricole al mercato degli agricoltori di Campagna Amica è libero e consentito a tutti”.

Così Giuseppe Groppelli, presidente di Agrimercato e Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, commentano l’esito dell’udienza di oggi al Tar di Brescia sull’assegnazione della concessione da parte del Comune di Mantova dell’area del Lungorio a Campagna Amica per l’esercizio del mercato settimanale degli agricoltori. Allo stesso tempo, esprimo soddisfazione per i tempi celeri della giustizia.

 

TOSCANA, “BONUS VERDE”: AVANTI TUTTA!

 

Bene la conferma del bonus verde nella manovra di bilancio proposta dal Governo per favorire con le detrazioni fiscali la diffusione di parchi e giardini in città capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento. E’ quanto afferma la Coldiretti in relazione alle misure di economia e finanza appena approvate dal Consiglio dei Ministri. Il bonus verde è una misura, introdotta per la prima volta nel 2018, che va incontro alle richieste di Coldiretti per un settore strategico del nostro Made in Italy che va 2,5 miliardi di euro e attraverso 27 mila imprese florovivaistiche offre lavoro a oltre 100mila persone.

La misura prevede attualmente una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili.

“Si tratta di uno strumento utile a qualificare le aree urbane ma – commenta Fabrizio Filippi presidente di Coldiretti Toscana – anche a ridurre l’impatto degli inquinanti nelle città. Ha dato buoni risultati lo scorso anno e ci auguriamo che la scelta di conferma fatta dal Governo trovi l’avallo in sede di approvazione parlamentare”.

La Toscana, con il 15% della produzione lorda vendibile florovivaistica nazionale, risulta essere la prima regione d’Italia per la produzione complessiva di fiori e piante ornamentali. Il florovivaismo rappresenta oltre il 30% della plv dell’intero settore agricolo della Toscana, con una superficie di circa 7.500 ettari, ripartiti tra vivaismo (6.500 ha) e floricoltura (1.000 ha). Interessa 1.500 aziende ed oltre 5.500 addetti diretti. La Toscana, in forza di questa grande tradizione nel settore ornamentale riveste una posizione di rilievo anche a livello europeo, contribuendo per il 6% alla formazione della produzione florovivaistica complessiva dell’Unione.

“Il florovivaismo sta attraversando un periodo non facile ed occorrono interventi di sostegno – dice Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana – Sempre più la qualità e la gestione del verde dentro e fuori le città rappresenta uno dei parametri di misura più importanti per il benessere di una comunità. Siamo soddisfatti che nella manovra di bilancio 2019 sia stata confermata la detrazione fiscale per le ristrutturazioni di giardini e terrazzi privati e condominiali, come riconosciuto per gli appartamenti, in modo da dare “ossigeno” – conclude De Concilio – alle imprese florovivaistiche ed ai livelli occupazionali che esse sono in grado di sviluppare. Metteremo in campo tutta la nostra capacità di pressing perché questa proposta venga approvate nelle sedi istituzionali”.

 

CUNEO, “BONUS VERDE” APPROVATO DAL GOVERNO, OTTIMA NOTIZIA PER I VIVAI CUNEESI

 

La manovra di bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri per il 2019 conferma il “bonus verde” per favorire la diffusione di parchi e giardini in città, capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento. Il bonus verde va incontro alle richieste avanzate da Coldiretti per un comparto strategico del Made in Italy che vale 2,5 miliardi di euro e, attraverso 27.000 imprese florovivaistiche, offre oltre 100.000 posti di lavoro.

In particolare, questa misura offre sostegno al settore florovivaistico della nostra Provincia, che genera nel complesso una produzione lorda vendibile di oltre 26 milioni di euro. Parliamo di 220 aziende cuneesi, per una superficie complessiva di 260 ettari, una produzione di piante ornamentali superiore ai 2 milioni e un totale di 700 addetti coinvolti.

“Una conquista importante – rimarcano Bruno Rivarossa e Tino Arosio di Coldiretti Cuneo – con benefici che riguardano non solo le nostre aziende, ma l’intera collettività, grazie all’impatto positivo che le piante hanno sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico nei nostri maggiori centri urbani”.

Una pianta adulta, infatti, può arrivare ad assorbire dai 100 ai 250 gr di polveri sottili nell’aria e 1 ettaro di piante in un anno elimina circa 20 Kg di polveri e smog.

Il bonus verde prevede attualmente una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili.

 

FRIULI-V.GIULIA: DUE AZIENDE ALLA FINALE NAZIONALE DI OSCAR GREEN A CERNOBBIO

 

Ci sono anche due progetti regionali in corsa per il premio nazionale Oscar Green, dodicesima edizione del concorso promosso da Coldiretti Giovani Impresa e patrocinato dal ministero delle Politiche agricole che premia l’innovazione, valorizza i progetti dei giovani imprenditori e promuove l’agricoltura di qualità.

Tra i 18 finalisti, a partecipare alla volata, venerdì 19 ottobre a Villa d’Este di Cernobbio, saranno la Francesca Pecorari (categoria “Noi per il sociale”), onlus che ha fatto nascere la solidarietà da un vino (l’azienda di riferimento è Lis Neris), e la Green in Box di Latisana (categoria “Sostenibilità”), azienda che ha lanciato un’innovativa lettiera ecologica di vero prato per tutti gli amici a quattro zampe che non hanno accesso al giardino.

“Pure quest’anno con Oscar Green siamo riusciti a promuovere l’agricoltura sana del territorio”, sottolinea il presidente regionale di Coldiretti Fvg Michele Pavan, ricordando tutti i sei progetti premiati in regione (anche Fanna Marco di Moimacco, Orto in tasca di Udine, Sincero-Rete d’impresa e agriturismo Silicanum di Gorizia). La premiazione di venerdì si inserisce nella diciassettesima edizione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti in collaborazione con lo Studio Ambrosetti. Le dimostrazioni pratiche dei giovani finalisti di Oscar Green apriranno la giornata.

 

PIEMONTE, BENE CONFERMA BONUS VERDE: UN AIUTO AL COMPARTO FLOROVIVAISTICO

 

Confermato il bonus verde nella manovra di bilancio proposta dal Governo per favorire con le detrazioni fiscali la diffusione di parchi e giardini in città capaci di catturare le polveri e di ridurre il livello di inquinamento.

“La conferma del bonus verde va incontro alle richieste di Coldiretti per un settore strategico del nostro Made in Italy che va 2,5 miliardi di euro e attraverso 27 mila imprese florovivaistiche offre lavoro a oltre 100 mila persone – affermano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. La misura prevede attualmente una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili.

E’, quindi, uno strumento utile a qualificare le aree urbane, ma anche a ridurre l’impatto degli inquinanti nelle città. Inoltre, offre anche un importante sostegno – concludono Galliati e Rivarossa – al settore florovivaistico Made in Piemonte che genera una produzione lorda vendibile di oltre 130 milioni di euro di cui con più di 1100 imprese diffuse sul territorio, una superficie complessiva di 1300 ettari, una produzione di piante ornamentali di oltre 10 milioni ed un totale di circa 3500 addetti. Un beneficio per l’intera collettività, utile a ridurre il livello di smog sempre più pericoloso per la salute dei cittadini visto che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno”.

 

FOGGIA, CRIMINALITÀ: PENSARE A FAMIGLIE VITTIME. SOS SICUREZZA IN CAMPAGNA

 

“Due mesi fa a San Marco in Lamis abbiamo ricordato e commemorato i nostri due soci, i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, la cui unica colpa fu di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’ironia della sorte è che il posto era esattamente il luogo di lavoro, l’area rurale che curavano e manutenevano quotidianamente”, è il commento di Giuseppe De Filippo, Presidente di Coldiretti Foggia, alla notizia dell’arresto di uno dei presunti partecipanti alla strage di San Marco in Lamis.

“Il nostro pensiero e la nostra vicinanza continua ad andare alle famiglie dei due fratelli – continua De Filippo – alle mogli e ai figli che si sono visti strappare senza un perché i loro cari. Nel nostro piccolo, dinanzi ad una tragedia così grande, li abbiamo accompagnati, attraverso il nostro patronato Epaca che si è prodigato in modo oculato e certosino a predisporre e consegnare all’INAIL la documentazione utile al riconoscimento di una rendita per le vedove e per i figli, dimostrando che era occorso un infortunio sul lavoro”.

“Durante la cerimonia di commorazione organizzata ad agosto scorso per non dimenticare – conclude il Presidente De Filippo – abbiamo denunciato la grande esigenza di sicurezza che avvertiamo quotidianamente nelle campagne, divenute a vario titolo terra di nessuno, dove per i motivi più disparati i campi si trasformano in un far west e gli agricoltori sono vittime inermi e indifese”.

 

PAVIA, DAZIO ZERO A VIETNAM DECISIONE SBAGLIATA E CONTRADDITTORIA

 

Con il via libera all’accordo l’Unione Europea autorizza l’importazione a dazio zero dal Vietnam di 20mila tonnellate di riso semigreggio, 30mila tonnellate di lavorato e 30mila tonnellate di riso aromatico in una situazione di grave difficoltà per la produzione nazionale. E’ quanto denuncia la Coldiretti in riferimento al testo dell’accordo UE-Vietnam adottato dalla Commissione europea, nel sottolineare l’ultimo risultato negativo della nuova stagione di accordi commerciali inaugurata dall’Unione Europea con il Canada (CETA).

“Il settore agricolo non deve diventare merce di scambio in accordi internazionali che non tengono conto del pesante impatto economico, occupazionale e ambientale sui territori – commenta Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – Con queste decisioni i cittadini si allontanano dall’Unione Europea, come evidenzia il sondaggio Eurobarometro”. “Inoltre – precisa Greppi – ancor più grave il fatto che l’accordo non prevede l’approvazione dei Parlamenti Nazionali e sarà inviato direttamente a Consiglio e Parlamento Ue per la ratifica”.

“Si tratta – sottolinea ancora il Presidente di Coldiretti Pavia – di una decisione sbagliata e contraddittoria in virtù della difficile situazione del comparto per le importazioni di riso da Cambogia e Birmania, anche alla luce dell’apertura da parte dell’Unione Europea di un’inchiesta in merito al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero”. Una decisione che interessa da vicino anche Pavia, prima provincia risicola d’Europa con oltre 80mila ettari coltivati a risaia e circa 1.500 aziende agricole attive nel settore risicolo e che si trovano a dover affrontare una crisi senza precedenti.

Le importazioni da Paesi asiatici che non rispettano le stesso norme sanitarie, ambientali e sul lavoro delle produzioni europee sono – sostiene Coldiretti Pavia – la causa principale della crisi del settore risicolo Made in Italy. La campagna risicola è in corso – precisa la Coldiretti – ma le prime stime danno un calo produttivo, frutto anche del crollo dei prezzi causato dalle importazioni che ha messo in ginocchio le aziende italiane. In Lombardia – spiega la Coldiretti – in base a un primo monitoraggio sul territorio si stima un calo fino al 10% nelle superfici coltivate, che si dovrebbero così assestare sotto quota 100 mila ettari. A livello provinciale oltre l’80% delle risaie è concentrato nel Pavese, seguono i territori di Milano, Lodi e Mantova. L’Italia – ricorda la Coldiretti – è il principale produttore europeo di riso con oltre 4.000 aziende su poco meno di 230mila ettari, per un fatturato al consumo di circa un miliardo di euro all’anno.

L’accordo con il Vietnam – spiega la Coldiretti – prevede peraltro la protezione di appena 38 denominazioni di origine italiane sulle 296 tutelate dall’Unione Europea con la possibilità di utilizzare il termine Parmesan per prodotti di imitazione del parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche i termini Asiago, Fontina e Gorgonzola potranno continuare ad essere utilizzati da qualsiasi persona, e dai suoi successori, che abbiano commercializzato in buona fede prodotti della stessa categoria con tali nomi prima del 1 gennaio 2017. Di fatto l’accordo su questi temi ricalca quello con il Canada (CETA) che – denuncia la Coldiretti – ha fatto da apripista legittimando per la prima volta nella storia della Ue la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali.

 

VENETO, AGRICOLTURA SOCIALE: POTENZIALE “NATURALE” DI ALMENO CENTO FATTORIE 

 

“Le fattorie sociali sono una delle nuove frontiere delle multifunzionalità esplorate dagli imprenditori agricoli. Se in ventidue hanno ottenuto l’iscrizione all’albo regionale, un centinaio potrebbe essere il potenziale regionale”. Lo afferma Coldiretti Veneto che da tempo segue questa propensione tra gli operatori agricoli favorita da un’impostazione naturale dell’impresa diretto coltivatrice. “Nella famiglia rurale – spiega Chiara Bortolas neo vice presidente nazionale di Donne Impresa – l’accoglienza e l’integrazione non è un fatto straordinario.

Nell’ambito aziendale c’è spazio per l’anziano, per il figlio in difficoltà e il principio della cura per il prossimo è insito nella quotidianità. Un patrimonio di valori che trova espressione proprio nell’ospitalità in campagna di diversamente abili, carcerati, malati psichici ed emarginati. Il lavoro dei campi e l’impegno nelle fasi di semina, raccolta, trasformazione dei prodotti coinvolge tutti in egual misura, senza differenze. Questa dimensione piace sempre più ai genitori e agli assistenti” – sottolinea Chiara Bortolas.

Il Veneto, prima regione ad aver legiferato sull’agricoltura solidale paga lo scotto di aver anticipato e regolamentato il settore che racchiude svariate esperienze dall’agrinido all’ospizio green, dal giardino dei semplice alle reti d’appoggio per l’inserimento nel mondo del lavoro. Una missione apparentemente impossibile– confida Coldiretti – per questo serve determinazione e convinzione sul grande servizio che queste realtà offrono alla collettività in termini di qualità della vita. Appoggiamo la proposta della Regione Veneto manifestata dall’Assessore Giuseppe Pan, quella di semplificare le procedure – conclude Coldiretti – per allargare ulteriormente il bacino d’interesse e incrociare le esigenze degli altri comparti nell’ottica di migliorare e perfezionare quanto finora lodevolmente fatto”.

 

SARDEGNA, BLUE TONGUE: IN ARRIVO INDENNIZZI A DUE TERZI DEI COMUNI INTERESSATI

 

La Regione ha trasferito i fondi per gli indennizzi della blue tongue ai 2 terzi del Comuni interessati, mentre per gli altri si attende ancora il trasferimento di tutta la documentazione. Si tratta degli oltre 4,7 milioni di euro in cui è previsto 50 euro di indennizzo forfettario per ogni capo morto e 3 euro per ogni capo presente nell’azienda in cui è stato dichiarato il focolaio.

Denari stanziati per le perdite e maggiori spese, e per le pecore morte dall’ondata della lingua blu dello scorso anno causate dal sierotipo 4 diffusosi inizialmente in Ogliastra per poi raggiungere gran parte del territorio Regionale. Epidemia che aveva interessato circa 850mila capi con circa 36mila di questi, morti.

“Ci appelliamo ai Comuni – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – affinché liquidino celermente i pastori che hanno subito danni ingenti dalla blu tongue lo scorso anno non solo con la perdite dei capi morti ma anche con il mancato reddito di quelli colpiti dall’epidemia e le maggiori spese sostenute per contrastarla”.

Allo stesso tempo continua il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba “chiediamo a quelle amministrazioni che ancora non hanno espletato tutto l’iter burocratico di farlo immediatamente per consentire ai pastori di poter ricevere il l’indennizzo. Come ben sanno, essendo quotidianamente a contatto con i pastori, il settore sta attraversando annate negative dovute alle condizioni climatiche avverse e alle speculazioni che avvengono nel mercato, per questo è fondamentale non prorogare i tempi”.

 

CALABRIA, IMPEGNATI A GESTIRE IL POST ALLUVIONE CON INTERVENTI SUL TERRITORIO

 

I Consorzi di bonifica, quando sono valorizzati, non solo sono esempio di efficienza operativa, ma sono portatori di valori e buone pratiche a servizio del territorio.” Questo – dichiara Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria – che ribadisce che la rete di Bonifica, pur nella drammaticità di un evento estremo, ha tenuto. In diretta collaborazione con le Istituzioni competenti poi, i Consorzi di Bonifica, prontamente intervenuti nella fase emergenziale, hanno intensificato anche gli interventi post-nubifragio, rimuovendo i materiali, che possono ostruire gli alvei.

Questo – continua Aceto- nonostante da anni si attenda il trasferimento delle competenze e risorse sui corsi d’acqua calabresi ai consorzi di bonifica, seppur la legge lo preveda e noi – afferma – lo abbiamo chiesto insistentemente. Troppo spesso – evidenzia il presidente di Coldiretti Calabria – sfugge che i Consorzi di Bonifica sono l’unica esperienza concreta di federalismo fiscale perché, attraverso il contributo di bonifica, ricevono risorse dai consorziati, destinate ad essere reinvestite nel territorio per l’ordinaria attività di manutenzione idrogeologica; per questo, non ricadono nella spesa pubblica, ma anzi apportano risorse aggiuntive.

Quelle risorse – aggiunge – che in questi anni sono clamorosamente mancate, quasi azzerate e che comunque non risultano sufficienti per poter realizzare tutte le opere necessarie a limitare i danni conseguenti ai cambiamenti climatici e conseguenti eventi eccezionali. E’ evidente, che occorre necessariamente un incremento dell’impegno economico da parte della Regione per garantire sia la sicurezza territoriale, alimentare e ambientale in una prospettiva di sviluppo sostenibile dell’economia e dell’occupazione, Non è più procrastinabile quindi un programma di messa in sicurezza del territorio attraverso la manutenzione preventive perché ormai è dimostrato che intervenire dopo costa molto di più.

Per quanto riguarda le proposte da attivare subito – riferisce – sono già sul tavolo del presidente Oliverio e riguardano:  intervento presso il Mipaaf e Agea Coordinamento per garantire l’erogazione in tempi rapidi degli anticipi PAC e PSR relativi all’annualità 2018 e pregresse a tutti gli agricoltori danneggiati affinché possano  ricevere da subito fino al 85% dell’importo annuale già determinato; riconoscere lo stato di calamità naturale affinché sia reso ammissibile il 100% del contributo per il ripristino delle strutture, impianti e viabilità aziendale; adozione immediata di un bando dedicato sulla misura 5 del PSR  “Ripristino del potenziale produttivo agricolo”, concordando con la Commissione UE, l’eventuale procedura per lo spostamento delle risorse; adozione di un bando tematico con delle risorse del Fondo di Coesione per intervenire sulla viabilità comunale, acquedotti rurali e, soprattutto sulla immediata pulizia dei torrenti e delle rete idraulica di competenza delle Regione al fine di scongiurare drammatiche repliche e risarcimenti consistenti  a carico della Regione; sospensione mutui, contributi INPS e altri oneri per almeno 2 annualità; richiesta al Mipaaf per l’assegnazione delle risorse per la compensazione dei danni derivanti dalla perdita totale delle produzioni.

Ed ancora, nelle more dell’adozione dei provvedimenti suggeriti, predisporre una procedura transitoria che consenta l’immediata presentazione delle domande al Dipartimento Agricoltura da parte degli agricoltori danneggiati e la contestuale costituzione di una task-force dedicata allo svolgimento rapido delle istruttorie e dell’accertamento dei danni affinché le spese di ripristino siano ammissibili retroattivamente se successive alla data del 4 ottobre.

 

SALERNO, SBRANATO GREGGE DI PECORE: PREOCCUPA LA PRESENZA DEI LUPI

 

Un branco di lupi ha fatto strage di pecore in un’azienda agricola che produce carne e formaggi sui Monti di Eboli. Casi si registrano anche nell’area degli Alburni. Fenomeno preoccupante per Coldiretti Salerno che lancia l’allarme: “La fauna selvatica in provincia di Salerno ormai è del tutto fuori controllo – sottolinea il direttore Enzo Tropiano – non solo cinghiali ma anche lupi, cervi e corvi. Gli animali si riproducono in maniera incontrollata e rappresentano un problema per gli allevatori. I casi di predazione non sono nemmeno tutti denunciati. I risarcimenti non sono la soluzione, la soluzione è creare un equilibrio tollerabile per tutti. Fare agricoltura, soprattutto nelle aree interne, è già molto faticoso, la convivenza con la fauna selvatica diventa un fattore anti-economico”.

Secondo l’associazione, è necessario un intervento concreto per il controllo della fauna selvatica: “Il ritorno del lupo è importante in chiave ecologica. Consente di ristabilire una catena alimentare completa – spiega Tropiano – e contribuisce al controllo della popolazione di cinghiale. Ma inevitabilmente, se fuori controllo, rappresentano una criticità per gli allevamenti del territorio che stanno denunciando molti casi di uccisioni. L’allarme tra gli allevatori è sempre più alto perché chi è attaccato subisce il danno diretto dei capi uccisi e di quelli feriti che spesso muoiono per infezioni e complicazioni. Inoltre, ci sono le spese per lo smaltimento delle carcasse pari a decine di euro per capo”.

Coldiretti chiede che del problema – lupi se ne discuta nelle sedi competenti, con Regione e Parco nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni in primis. “Per gli allevamenti le recinzioni elettriche non possono rappresentare la soluzione – conferma Tropiano – perché in molti casi parliamo di pascoli allo stato brado tipici delle nostre aree. Bisognerebbe anzitutto avviare un censimento con fototrappole e sistemi di avvistamento. Solleciteremo gli Enti interessati e cercheremo di coinvolgere l’Università per trovare una soluzione che salvaguardi i lupi ma anche gli allevatori”.

 

TORINO, PREMIO “BOGIANEN” DELLA CDC ALL’AZIENDA DEI FRATELLI SCAGLIA DI RIVOLI

 

I fratelli Scaglia, di Rivoli – Paolo, Graziano e Mauro – sono stati premiati dalla Camera di commercio di Torino alla ventiduesima edizione del Premio “Bogianen”. Annuale riconoscimento che premia i piemontesi, di nascita o adozione, che si sono particolarmente distinti nel corso della propria vita o della propria carriera, per la passione, la dedizione al lavoro, il rilancio del territorio e del tessuto sociale.

Bruno Graglia, presidente di Torino Incontra, alla presenza delle autorità locali ha premiato, tra gli altri, i fratelli Scaglia dell’omonimo allevamento di Rivoli durante la cerimonia che si è svolta lunedì 15 ottobre al Centro Congressi della Camera di Commercio di Torino.

“Allevatori da sempre”, come recita il logo aziendale dei fratelli Scaglia, da tre generazioni conducono l’azienda agricola di allevamento di bovini di razza piemontese, suini e avicunicoli e coltivazione di cerali e seminativi. I fratelli Scaglia hanno aperto il punto vendita aziendale creando laboratori e macelli, fino ad arrivare alla ristorazione, con l’apertura della catena delle agriamburgherie “M** Bun”, una a Rivoli e due a Torino, ampliando notevolmente l’offerta di piatti con i grandi classici della tradizione piemontese. Sono riconosciuti dalla Camera di commercio di Torino, Maestri del Gusto, fin dall’anno 2004.

“Quello dei fratelli Scaglia è un grande esempio – dichiara Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, presente alla premiazione insieme al direttore Michele Mellano –  che ci rende orgogliosi e che è comune a molte altre aziende agricole del nostro territorio che hanno saputo continuare la tradizionale attività aziendale, ampliandola a nuove opportunità che rendono possibile tutti i giorni il successo del made in Italy nel mondo, grazie alla passione degli agricoltori e alla grande qualità dei prodotti agroalimentari del nostro territorio”. 

Tra gli altri è stato premiato anche il professor Vincenzo Gerbi, del Dipartimento di Scienze Agrarie, alimentari e forestali dell’Università degli Studi di Torino, per la sperimentazione e la ricerca scientifica applicata in particolare nel settore vitivinicolo e l’innovazione di processo nella tecnologia della filiera dei prodotti alimentari territoriali. Alla famiglia Scaglia e al prof. Gerbi vanno le congratulazioni di tutta la Coldiretti di Torino.

 

PARMA, RIPRESE LE PUNTATE DI “CAMPI E CAMPANILI” DOPO LA PAUSA ESTIVA

 

Dopo la pausa estiva sono riprese, su TV Parma, le puntate di “Campi e Campanili”, il programma dedicato all’agricoltura e all’agroalimentare a cura di Marco Epifani. Coldiretti Parma con il progetto Campagna Amica è partner del programma televisivo per raccontare il territorio parmense, i saperi e i sapori dell’agricoltura provinciale, i prodotti tipici e le tradizioni locali e per dare valore e visibilità ad esperienze e progetti innovativi. Nelle prossime puntate: intervista al nuovo Presidente di Terranostra Parma Luca Paolo De Martin titolare dell’Agriturismo Casa delle Erbe di Albareto; nuovo progetto/concorso per le scuole “Biodiversità contro omologazione” illustrato dalla Referente provinciale di Educazione alla Campagna Amica Paola Ferrari; presentazione dell’agriturismo Rosa Antica di Casale di Mezzani (PR) di Valentina e Aurora Maghei; alla scoperta delle piante presso Frati vivai a Fontanellato con Lorenza Frati. Seguite le puntate in onda ogni domenica su Tv Parma alle 13,30!

 

 

Appuntamenti

 

LATINA: ALLA FIERA DI SAN LUCA LE ECCELLENZE DI CAMPAGNA AMICA

Giovedì 18 e giovedì 25 ottobre

 

Coldiretti Latina parteciperà domani, giovedì 18 ottobre, all’Antica Fiera di San Luca a Sezze, manifestazione promossa dall’amministrazione locale, le cui radici risalgono alla seconda metà del 1500. Nell’occasione verrà allestito il mercato di Campagna Amica in via Porta Pascibella dove i visitatori potranno trovare, sotto i gazebo gialli, stand enogastronomici con le eccellenze locali, a km zero e di origine italiana garantita. Ampia l’offerta dei 18 produttori: vino, olio, uova, tartufo, marmellate, miele, mozzarella, formaggi, salumi, ortofrutta, pane, pizza e dolci. Per i visitatori anche la possibilità di degustare i prodotti tipici in una giornata di festa che tradizionalmente riscuote un grande successo in termini di partecipazione.

“E’ una manifestazione di grande valore storico e culturale che ha un forte legame con il territorio e in particolare con il mondo agricolo, a partire dalla caratteristica fiera degli animali – spiega Denis Carnello, presidente di Coldiretti Latina – Si tratta di un’occasione importante anche per valorizzare il duro lavoro dei produttori”.

Il mercato, a partire da giovedì 25 ottobre, sarà poi collocato in via G. Marconi, nella zona del parcheggio davanti la farmacia San Carlo, nel sito che è stato già predisposto per l’appuntamento settimanale (dalle ore 8 alle 14, tutti i giovedì). “Saremo presenti con le aziende di Campagna Amica, da sempre sinonimo di qualità e distintività, non solo per la fiera, ma tutte le settimane con l’obiettivo di consolidare il legame fiduciario tra produttori e consumatori. Il rapporto diretto è alla base del successo che riscuotono i nostri mercati” – sottolinea Pietro Greco, direttore di Coldiretti Latina.

CUNEO: SCUOLA DI CAMPAGNA: MIGLIAIA DI BIMBI ATTESI ALLA FIERA DEL MARRONE

Venerdì 19 e sabato 20 ottobre

 

Sono migliaia i bambini attesi a Cuneo per i laboratori didattici Coldiretti in programma alla Fiera nazionale del Marrone, nel padiglione allestito in piazza Virginio. Ad oggi risultano prenotati quasi 1000 studenti delle Scuole dell’infanzia e primarie di Cuneo e dei Comuni limitrofi. A loro saranno dedicati i laboratori di venerdì 19 dalle 8.30 alle 16 e di sabato 20 dalle 8.30 alle 12.

Le famiglie sono attese venerdì dalle 16 alle 19, sabato dalle 12 alle 19 e domenica dalle 9 alle 19.

Tutti i bimbi si cimenteranno con la preparazione di prodotti da forno, conosceranno il mondo delle api e del miele, si metteranno alla prova con la produzione di formaggi e impareranno a prendersi cura di un orto.

A tenere i laboratori, le Fattorie didattiche aderenti al circuito Educazione alla Campagna Amica Coldiretti: “un progetto unico nel suo genere – spiega la referente provinciale Campagna Amica, Elisa Rebuffo – che propone attività, percorsi di sensibilizzazione ed esperienze a tu per tu con chi vive ogni giorno il mestiere dell’agricoltura, per far conoscere ai cittadini e consumatori di domani l’origine dei prodotti, la sana alimentazione, e per far maturare in loro il rispetto per l’ambiente e il territorio”.

Ai piccoli partecipanti dei laboratori, Coldiretti donerà una scatola di castagne da gustare, rigorosamente marchiate Castagna Cuneo IGP. Non solo una scatola, ma un vero e proprio supporto didattico per far conoscere a grandi e piccini la Castagna Cuneo e raccontarne storia, caratteristiche e curiosità.

 

CAMPANIA: LA COLDIRETTI CAMPANA AL XVII FORUM INTERNAZIONALE DI CERNOBBIO

Venerdì 19 e sabato 20 ottobre

 

Venerdì 19 ottobre dalle ore 9,00 a Villa d’Este di Cernobbio (Lago di Como) inizia la diciassettesima edizione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti in collaborazione con  The European House Ambrosetti con l’apertura del “Salone della creatività Made in Italy” e le dimostrazioni pratiche dei giovani finalisti al premio per l’innovazione Oscar Green per scoprire dal vivo i capolavori di ingegno realizzati grazie al talento italiano, con un ritorno epocale alla campagna che non avveniva dalla rivoluzione industriale, testimoniato dall’Indagine Coldiretti illustrata dal presidente Roberto Moncalvo. Tra gli appuntamenti, la presentazione del Rapporto Coldiretti/Censis su “I trend innovativi dell’alimentazione in Italia” con i nuovi valori del cibo, le dimensioni economiche ed occupazionali, le forme emergenti di consumo e i più recenti orientamenti di acquisto. Nelle sessioni dei lavori si affronterà l’attualità, dal contrasto alle frodi a tavola alla manovra. Focus anche sui temi ambientali con il ruolo del verde urbano nella lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici anche con la prima top ten delle piante “mangiasmog” che saranno esposte per l’occasione nel giardino di Villa d’Este.

Sabato 20 Ottobre, con inizio alle ore 9,00, spazio al commercio internazionale e al nuovo atteggiamento degli italiani nei confronti dell’Unione Europea con l’indagine Coldiretti/Ixe’ con approfondimenti anche su dazi e difesa del Made in Italy. Sarà apparecchiata la “tavola della vergogna” con i prodotti alimentari ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente che arrivano sugli scaffali dei supermercati, spesso anche grazie ad agevolazioni dell’Unione Europea. Presentazione dell’iniziativa dei cittadini europei “Eat original! Unmask your food”, in favore dell’indicazione dell’origine dei prodotti alimentari che coinvolge sette Stati membri dell’Unione e sessione dei lavori dedicata a “Il cibo italiano fa squadra” con i campioni del Made in Italy.

Sarà presente la delegazione della federazione regionale di Coldiretti Campania, guidata dal presidente Gennarino Masiello insieme al direttore Salvatore Loffreda, con la presenza del presidente di Coldiretti Napoli Andrea D’Ambra, del presidente di Coldiretti Salerno Vito Busillo e della delegata regionale di Coldiretti Giovani Impresa Veronica Barbati.

In ordine alfabetico, sono previsti gli interventi, tra gli altri, di Vytenis Andriukaitis (Commissario Europeo Salute), Catia Bastioli (Novamont), Paolo Bedoni (Cattolica Assicurazioni), Tiziana Beghin (Europarlamentare M5S), Alfonso Bonafede (Ministro Giustizia), Raffaele Borriello (Direttore Ismea), Renato Brunetta (Deputato Forza Italia), Giorgio Calabrese (Nutrizionista), Gian Carlo Caselli (Osservatorio Agromafie), Gian Marco Centinaio (Ministro Agricoltura e Turismo), Lucien Cernat (Commissione Ue), Gherardo Colombo (Uecoop), Paolo De Castro (Europarlamentare PD), Vincenzo De Luca (Presidente Regione Campania), Giuseppe De Rita (Censis), Mario Federico (McDonald’s Italia), Enrico Flamini (Agenzia Spaziale Italiana), Carlo Gherardi (Presidente Crif), Giancarlo Giorgetti (Sottosegretario Presidenza Consiglio), Attilio Fontana (Presidente Regione Lombardia), Francesco Greco (Procuratore capo di Milano), Theresa Halas (Solidarnosc), Stefano Lucchini (Intesa – Sanpaolo), Giampiero Maioli (Crédit Agricole), Maurizio Martina (Segretario PD), Alfonso Pecoraro Scanio (Univerde), Arnold Puech d’Alissac (Fnsea), Ermete Realacci (Symbola), Matteo Salvini (Vicepremier e Ministro Interno), Giorgio Sant’Ambrogio (Federdistribuzione), Luigi Scordamaglia (Federalimentare), Eugenio Sidoli (Philip Morris Italia), Antonio Tajani (Presidente Parlamento Europeo), Piero Tamburini (S.E.C.I. – Gruppo Maccaferri), Giulio Tremonti (Presidente Aspen), Federico Vecchioni (Amministratore Delegato Bonifiche Ferraresi), Giovanni Toti (Presidente Regione Liguria), Giovanni Tria (Ministro Economia) e Nicola Zingaretti (Presidente Regione Lazio).\