COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News Coldiretti La Forza del Territorio del 5 febbraio 2024

5 Febbraio 2024
News Coldiretti La Forza del Territorio del 5 febbraio 2024

PUGLIA

IN PATTUMIERA CIBI COTTI (38%), PANE (7%), FRUTTA (26%)

Nel 2023 buttati 75g cibo al giorno e potrebbe aumentare dell’8% nel 2024

In Puglia finiscono in pattumiera soprattutto i cibi cotti (38%), la frutta (26%) e il pane (7%), quando ancora viene sprecato longo la catena alimentare e nelle case quasi 1/3 del cibo prodotto (30%). E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, sulla base del sondaggio condotto sul sito puglia.coldiretti.it, in occasione della undicesima giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio.

Un costo per le imprese agricole e per i consumatori che pesa sui bilanci considerato che nel 2023 ogni cittadino ha buttato 75 grammi di cibo al giorno che nel 2024 potrebbe aumentare dell’8%, secondo l’Osservatorio Waste Watcher International.

Non si tratta solo di un problema etico ma che determina anche – precisa la Coldiretti regionale – effetti sul piano economico ed ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. L’obiettivo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – sottolinea la Coldiretti – è quello di dimezzare la quantità di rifiuti alimentari pro capite a livello di distribuzione e consumo, e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di produzione e di approvvigionamento.

Fare la lista della spesa, leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a km0 e di stagione che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette con gli avanzi, dalle marmellate di frutta alle polpette fino al pane grattugiato, ma anche non avere timore di chiedere la doggy bag al ristorante e l’agribag negli agriturismi di Campagna Amica, sono alcuni dei consigli elaborati dalla Coldiretti Puglia per arginare gli sprechi alimentari.

Per evitare di buttare il cibo basterebbe seguire pochi semplici accorgimenti, come spiega il decalogo della Coldiretti predisposto per la Giornata contro lo spreco. Importante innanzitutto è programmare la propria spesa, magari facendo la tradizionale lista, ma anche prediligendo acquisti ridotti ma più frequenti. La classica maxispesa quindicinale o mensile negli ipermercati aumenta infatti – ricorda Coldiretti – il rischio di ritrovarsi nel frigo prodotti scaduti. Fare poi la spesa a chilometri zero in filiere corte con l’acquisto di prodotti locali taglia del 60% lo spreco alimentare rispetto ai sistemi alimentari tradizionali, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dello studio Ispra.

Lo spreco alimentare – sottolinea la Coldiretti – scende dal 40-60% per i sistemi alimentari di grande distribuzione alimentare ad appena il 15-25% per gli acquisti diretti dal produttore agricolo. Coloro che si approvvigionano esclusivamente tramite reti alimentari alternative sprecano meno perché – conclude la Coldiretti – i cibi in vendita sono più freschi e durano di più e perché non devono percorrere lunghe distanze con le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio. Meglio, dunque, prediligere i prodotti di stagione, scegliendo la frutta e le verdure al giusto grado di maturazione e conservandola adeguatamente, senza tenere insieme quella che si intende consumare a breve con quella che si prevede di conservare più a lungo. E lo stesso consiglio vale anche per tutti i cibi in generale.

DECALOGO ANTISPRECO DI CAMPAGNA AMICA

1) Fai la lista della spesa 

2) Procedi con acquisti ridotti e ripetuti nel tempo 

3) Preferisci le produzioni locali e compra nei mercati a km 0

4) Acquista seguendo la stagionalità dei prodotti 

5) Prendi la frutta con il giusto grado di maturazione 

6) Separa le diverse varietà di frutta e verdura

7) Non tenere insieme i cibi che consumi in tempi diversi

8) Controlla sempre l’etichetta 

9) Chiedi la doggy bag al ristorante per consumare a casa gli avanzi

10) Cucina con gli avanzi ricette antispreco

 

Dal Territorio

 

SARDEGNA, “PACCHETTO GIOVANI” FINANZIAMENTO E SCORRIMENTO GRADUATORIA

Il 30% under 40 impiegato in agricoltura, segnale dei giovani che vogliono sostenere il comparto  

“Lo scorrimento della graduatoria sul bando legato al Pacchetto Giovani, con gli ulteriori fondi destinati per finanziare i progetti presentati dai giovani agricoltori che fin ora erano rimasti bloccati per la mancanza delle necessarie risorse, rappresenta quel passo avanti che chiedevamo da tempo alla Regione. I giovani hanno dimostrato che credono nell’agricoltura, allo stesso tempo le istituzioni devono dimostrare con atti concreti che credono nei giovani per dare un futuro al settore”. Lo dicono Battista Cualbu e Luca Saba, presidente e direttore di Coldiretti Sardegna, parlando del finanziamento di 12 milioni di euro destinato al bando. 

I NUMERI. Giovani agricoltori che, come emerge dall’elaborazione di Coldiretti Sardegna sui dati Istat/Ismea, negli ultimi anni stanno dando un importante apporto al settore. Nell’isola, infatti, i giovani occupati in agricoltura tra i 15 e i 40 anni (dati 2021) erano oltre 10 mila per una crescita dell’8% rispetto al 2018. In Sardegna gli occupati under 40 in agricoltura sono il 30% del totale e confrontando l’incidenza regionale del numero di imprese giovanili sul totale delle imprese agricole, tra le prime posizioni si trova proprio la Sardegna (insieme a Valle d’Aosta, prima e Calabria terza) con una quota superiore all’11% (su dati medi del periodo 2017-2021). In Sardegna, infine, la percentuale della SAU regionale nelle aziende con capi giovani ha toccato il 25,1%, dopo la Valle d’Aosta (28,8%) e prima della Provincia di Trento (22,8%).

INSEDIAMENTO. Secondo il rilevamento Coldiretti Sardegna sui dati elaborati nello studio del rapporto dell’Autorità di gestione del Psr Sardegna, sul primo insediamento, emerge che le aziende oggetto di insediamento dei giovani beneficiarie del PSR 2014-2020 hanno riguardato seminativi per il 40,5%, colture permanenti per il 3,2% e prati e pascoli per il 50,6%. Dei giovani insediati, le aziende con allevamenti sono circa l’80% del totale molte delle quali miste. Di queste spiccano le aziende specializzate in ovini che rappresentano più del 50% delle domande e quasi il 59% della superficie complessiva oggetto di insediamento. Per il resto un ulteriore 10% di domande e il 13% di superficie se si considerano anche gli allevamenti bovini specializzati o misti (con una prevalente orientamento da ingrasso). Per quanto riguarda l’altra area economica significativa è rappresentata dalle aziende specializzate in seminativi e in particolare orti in pieno campo e colture combinate che, insieme, riguardano oltre il 12,7% delle domande (quota di superficie molto inferiore (4%)).

COLDIRETTI GIOVANI. Anche per Nicola Stefano Tuveri, delegato Coldiretti Giovani Imprese Sardegna, l’intervento è “un passo atteso da tempo che abbiamo richiesto a gran voce per dare una risposta ai tanti giovani che hanno creduto in questa terra e che in questa terra vogliono restare – sottolinea – questo dev’essere un segnale dell’impegno che le nostre amministrazioni mettono a favore dei giovani, impegno fatto di ascolto e incontro per capire sempre meglio le necessità del territorio e le politiche da attivare per coltivare le potenzialità di questa terra e dei suoi abitanti – conclude – il futuro è nelle nostre mani”.

 

TOSCANA, OLIO: A SCUOLA DI QUALITA’, 15 BUYER INTERNAZIONALI “GRADUATED”

Educare i buyer internazionali alla cultura dell’olio 100% italiano di qualità per rafforzare e veicolare la sua commercializzazione nei mercati di tutto il mondo. E’ questo l’obiettivo del primo corso per assaggiatori professionisti dedicato ad importatori, intermediari e stakeholder stranieri del comparto food promosso da Unaprol con il supporto della scuola dell’olio extravergine della Fondazione Evooschool che ha vissuto il suo epilogo con la consegna dei diplomi alla diciassettesima edizione di Taste, il salone del gusto di Firenze. Tutti “graduated” i quindici corsisti arrivati da Stati Uniti, Canada, Palestina, Ucraina, Cina, Svezia ed accolti dalla Fondazione Evooschool. A consegnare i diplomi, allo stand di Coldiretti Toscana, Unaprol e Consorzio di Tutela del Toscano IGP, sono stati il Direttore della Fondazione Evooschool ed Unaprol Nicola Di Noia insieme all’amministratore delegato di Pitti Immagine, Raffaello Napoleone, al Direttore di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti e Riccardo Scarpellini, Presidente F.J. Tytherleigh Italia Spa.

Due i momenti principali che hanno fatto parte di un percorso che ha fuso insieme cultura, didattica ed esperienza: le lezioni in aula presso la sede della scuola di Evooschool a Roma dove sono stati avviati alla conoscenza delle caratteristiche e dei benefici dell’olio Evo tricolore, dei luoghi e delle tecniche di produzione, dell’importanza della tracciabilità, della tracciabilità e dell’etichettatura e soprattutto delle peculiarità distintive che lo differenziano da tutti gli altri prodotti globali in commercio; e la visita al modernissimo frantoio ipogeo Buonamici a Fiesole sulle colline fiorentine con la degustazione di olii aziendali abbinati ai raffinatissimi piatti dello chef Matia Barciulli. 

“Abbiamo scelto di chiudere il percorso del primo corso per assaggiatori di olio internazionale a Taste perché qui si ritrovano i professionisti del settore del food&beverage. E’ un contesto di addetti ai lavori che sono i principali vettori, i principali influencer, del food. – spiega Nicola Di Noia, Direttore Unaprol e AD Evooschool – L’olio è sicuramente tra i prodotti dei nostri agricoltori più conosciuti e richiesti all’estero ma che subisce e patisce anche, in virtù della sua grande forza commerciale, la concorrenza di prodotti di scarsa qualità e valore che, attraverso fenomeni come l’italian sounding, rubano fette di mercato e danneggiano i nostri olivicoltori. Noi crediamo che questo legame si possa spezzare anche partendo dalla formazione dei buyer che sono poi coloro che operativamente e concretamente propongono nei loro mercati, con i loro clienti, i prodotti. Vogliamo formare, con la nostra scuola, non solo consumatori preparati e consapevoli che abbiamo le informazioni e le nozioni per saper distinguere un olio di qualità da uno di scarso valore, ma anche ambasciatori internazionali che possono aprirci le porte di nuovi mercati della piccola grande e media distribuzione così come nella ristorazione”.

 

PUGLIA, GIORNATA SPRECO: CON PREZZI BASSI CIBO RESTA NEI CAMPI

Sotto accusa anche la normativa UE sugli imballaggi

Ad aumentare gli sprechi di cibo sono i prezzi bassi riconosciuti nei campi agli agricoltori che sono costretti a lasciare la frutta sugli alberi e gli ortaggi nei campi perché non è conveniente raccogliere, con i prodotti agricoli vengono pagati il 10,4% in meno rispetto allo scorso anno, con cali nei campi a livello globale che vanno dal -18% per il latte alla stalla al -19% per i cereali nei campi. E’ quanto denuncia la Coldiretti Puglia, in occasione della giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio nel sottolineare che a pesare è anche la riforma degli imballaggi sostenuta dall’Unione Europea contro la quale la Coldiretti ha manifestato a Bruxelles.

Quasi 1/3 del cibo prodotto – denuncia la Coldiretti – viene perso lungo la catena alimentare (13%) e nelle case (17%) per le distorsioni della filiera che sottopagano gli agricoltori i prodotti nei campi il cui prezzo poi moltiplica pero’ sugli scaffali dei supermercati. Oggi – precisa la Coldiretti – le arance troppo piccole stanno rimanendo sugli alberi perché non è conveniente raccoglierle ma lo stesso problema ha riguardato meloni ed angurie in estate, con una enorme spreco di buon cibo.

Le anomalie lungo la filiera sono evidenti in Italia nei prodotti freschi come l’ortofrutta in cui il prezzo aumenta da tre a cinque volte dai campi agli scaffali, nonostante non debbano subire trasformazioni sostenziali dal campo alla tavola. Per combattere le distorsioni è stato approvato il decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente sostenuto dalla Coldiretti con i trattori a Bruxelles, che prevede lo stop a 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti.

a a favorire gli sprechi alimentari – continua la Coldiretti – sono anche le follie normative dell’Unione Europea con il nuovo regolamento sugli imballaggi dell’Unione Europea che rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta, i cestini di fragole, le confezioni di pomodorini e le arance in rete. Una scelta che – precisa la Coldiretti – apre ad una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori. Basti pensare al tradizionale cestino di fragole o piccoli frutti che soprattutto nelle fasi di trasporto protegge l’integrità del prodotto.

Un aiuto per i consumatori considerato che nel 2023 ogni cittadino ha buttato 75 grammi di cibo al giorno che nel 2024 potrebbe aumentare dell’8%, secondo l’Osservatorio Waste Watcher International. Leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a chilometri zero che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette degli avanzi, ma anche non avere timore di chiedere di portarli a casa quando si mangia al ristorante sono alcuni dei consigli della Coldiretti.

 

VENETO, BIT: IN ITALIA 1/3 SPESA TURISTI A TAVOLA, SOS AGRICOLTURA

Cresce l’agriturismo, il 33% è a titolarità femminile

Il cibo è la voce principale del budget della vacanza in Italia con oltre un terzo della spesa destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o souvenir enogastronomici in mercati, feste e sagre di Paese. E’ quanto emerge dall’ analisi della Coldiretti, divulgata in occasione della Bit 2024, che sottolinea un impatto economico a tavola stimato in oltre 30 miliardi di euro nel 2023, divisi tra turisti italiani e stranieri.

L’ analisi dimostra l’immenso valore storico e culturale del patrimonio enogastronomico nazionale che è diffuso su tutto il territorio e dalla cui valorizzazione – dice Coldiretti – dipendono molte delle opportunità di sviluppo economico ed occupazionale. Ma la tavola rappresenta anche una straordinaria leva di promozione del Made in Italy alimentare nel mondo dove nel 2023 raggiunge il valore record di 64 miliardi di euro, secondo le stime della Coldiretti.

In Veneto circa 60mila imprese agricole garantiscono un fatturato di quasi 8miliardi di euro, il cui valore abbinato alla “Dop Economy” va verso i 4 miliardi di valore. Una produzione blasonata che è alla base dei menù con cui 1613 attività agrituristiche garantiscono servizi di accoglienza, ospitalità, ristorazione, in crescita del 2,7% rispetto al 2021, ben il 33% a titolarità femminile.

I turisti (arrivi) che hanno scelto l’agriturismo Veneto per la loro vacanza sono poco meno di 400 mila nel 2023 (+6,5% rispetto al 2019, ultimo anno record) per un totale di 1,15 milioni di giornate (presenze), con oltre la metà dei turisti provenienti dall’estero. Sono 934 le aziende (58% del totale Veneto) che offrono la ristorazione attraverso oltre 60 mila posti a tavola. A questi numeri di tutto riguardo gli agricoltori custodi aggiungono il meglio della biodiversità regionale con tipicità ricercate dagli chef stellati e ambite dai gourmet: ben 390 sono le specialità venete registrate nell’elenco ministeriale.

La battaglia di Coldiretti per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani è importante anche per tutelare un settore come il turismo il cui successo è trainato dalla qualità dei prodotti che nascono nei campi e nelle stalle italiane, come dimostra la borsa internazionale del Turismo.
L’Italia è infatti diventata leader mondiale del turismo enogastronomico potendo contare sull’agricoltura più green d’Europa con – evidenzia la Coldiretti – la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 526 vini Dop/Igp e 5547 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. 

 

PIEMONTE, GIORNATA SPRECO: CON PREZZI BASSI CIBO RESTA NEI CAMPI

Ad aumentare gli sprechi di cibo sono i prezzi bassi riconosciuti nei campi agli agricoltori italiani che sono costretti a lasciare la frutta sugli alberi e gli ortaggi nei campi perché non è conveniente raccogliere. E’ quanto denuncia la Coldiretti in occasione della giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio nel sottolineare che a pesare è anche la riforma degli imballaggi, sostenuta dall’Unione Europea, ed inserita tra le rivendicazioni che Coldiretti ha portato a Bruxelles. 

Quasi 1/3 del cibo prodotto viene perso lungo la catena alimentare (13%) e nelle case (17%) per le distorsioni della filiera che sottopagano gli agricoltori i prodotti nei campi il cui prezzo poi moltiplica però sugli scaffali dei supermercati.

“Le anomalie lungo la filiera sono evidenti nei nostri territori nei prodotti freschi come l’ortofrutta in cui il prezzo aumenta da tre a cinque volte dai campi agli scaffali, nonostante non debbano subire trasformazioni sostanziali dal campo alla tavola – fanno notare Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -.  Per combattere le distorsioni è stato approvato il decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente sostenuto dalla Coldiretti anche durante l’ultima manifestazione a Bruxelles, che prevede lo stop a 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti”.

 

PUGLIA, CLIMA: SOS PER 13MILA SCIAMI DI API INGANNATE DAL CALDO

Per la finta primavera con le temperature ben al di sopra della norma e le ripetute giornate di sole di questo febbraio anomalo ingannano 13.000 sciami di api in 32.000 alveari in Puglia che si sono risvegliate in anticipo per le anomalie climatiche. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti Puglia sugli effetti di un inverno bollente dopo un 2023 che ha fatto registrare la caduta del 14% di precipitazioni in meno ed una temperatura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020.

Le temperature fino a 20 gradi fanno uscire dagli alveari le api che però – sottolinea la Coldiretti – rischiano di morire di freddo se sorprese fuori dalle arnie quando le temperature si abbassano al calare del sole. Peraltro – continua la Coldiretti – la sostanziale carenza di fioriture, fa consumare energie, senza che ci siano raccolti, con l’ulteriore problema della siccità e della conseguente carenza idrica. Così i produttori – precisa la Coldiretti – sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina, per sostenere le famiglie di api, che rischiano perdite consistenti.

In Puglia sono 1070 le aziende apistiche che producono – insiste Coldiretti Puglia – numerose tipologie di miele, dal ricercato alle mandorle agli agrumi, dalle clementine al rosmarino al timo, fino al fiordaliso, sulla, eucalipto, coriandolo, trifoglio e millefiori, con una crescita sensibile della presenza di donne e giovani a condurre le aziende apistiche.  

Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti Puglia — sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che quelle domestiche e quelle selvatiche sono responsabili del 70% della riproduzione di tutte le specie vegetali, sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. Infatti – prosegue Coldiretti – ben 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Il ruolo insostituibile svolto da questo insetto è confermato da Albert Einstein che sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.

Attraverso l’acquisto diretto del miele dagli apicoltori pugliesi – evidenzia Coldiretti – si sostiene il presidio del territorio e la presenza di una sentinella importante della qualità dell’ambiente e della biodiversità quale è l’ape. Infatti oltre alla produzione di miele – conclude Coldiretti – le api svolgono un ruolo fondamentale nell’impollinazione di moltissime piante selvatiche e delle principali colture erbacee ed arboree.

A preoccupare – continua la Coldiretti regionali – è anche la siccità che mette a rischio le semine di cereali, legumi, ortaggi ma anche il foraggio nei pascoli che risulta in netto calo. La mancanza di acqua provoca ripercussioni anche sui costi per le imprese aumentati anche a causa del rialzo delle quotazioni del foraggio mentre in Puglia siccità e venti di scirocco con alti tassi di umidità hanno ridotto anche la produzione di carciofi del 60% ma si segnalano anche difficoltà allo sviluppo di frutta e ortaggi con le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua, mentre negli invasi mancano già 120 milioni di metri cubi d’acqua.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per – afferma Coldiretti – un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm. Servono – conclude Coldiretti – investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno.

 

BASILICATA, PROTESTE AGRICOLTORI UE A BRUXELLES

C’era anche una rappresentanza della Coldiretti di Basilicata a Bruxelles per manifestare contro le politiche dell’Unione europea che bloccano l’agricoltura. “A rischio una filiera di 4 milioni di lavoratori e per questo non accetteremo nessun taglio alle risorse economiche della Politica agricola comune (Pac) agli agricoltori – ha spiegato il presidente di Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani -poiché oggi occorre assicurare l’autonomia alimentare dei cittadini europei e favorire il ricambio generazionale. In tale ottica non è possibile neppure che l’allargamento dell’Unione all’Ucraina venga pagato dalle aziende agricole. Condividiamo l’appello del nostro presidente Prandini affinchè venga abolito definitivamente l’assurdo obbligo di lasciare i terreni incolti che mina la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisce paradossalmente le importazioni dall’estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di rispetto dei diritti dei lavoratori”. Per Coldiretti Basilicata “è poi necessaria l’applicazione continua ed efficace del Dlgs 198 sulle pratiche sleali, voluto e fatto approvare dalla Coldiretti. Oggi – ha concluso Pessolani – se applicato garantirebbe alle aziende la remunerazione dei loro prodotti ad un valore superiore ai costi di produzione inserendo a pieno l’agricoltura in un sistema di reale mercato”.

 

PUGLIA, CLIMA: INVERNO BOLLENTE CON -14% PIOGGIA

SOS siccità con -120mln mc acqua

L’inverno bollente manda la natura in tilt dopo un 2023 che ha fatto registrare la caduta del 14% di precipitazioni in meno ed una temperatura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, nel sottolineare l’anomalia con la colonnina di mercurio che nelle ore più soleggiate del week end sale su valori primaverili, mentre in Puglia si registra il crollo di 120 milioni di metri cubi di acqua negli invasi per l’assenza di piogge che mettono a rischio le semine di cereali e legumi, pascoli compromessi e ortaggi che non riescono ad entrare in produzione.

Già in corso le verifiche dei tecnici in campo in tutta la regione per iniziare a valutare gli effetti prodotti dallo stress idrico sulle colture, quando a rischio sono le piantine di grano e legumi soprattutto nelle ‘terre bianche’ ricche di argilla e creta, mentre la carenza idrica sta determinando un calo drastico di foraggio verde nei pascoli – spiega Coldiretti Puglia – con l’aggravio dei costi per l’acquisto di mangimi per garantire l’alimentazione per gli animali nelle stalle, schizzati già a causa del rialzo delle quotazioni delle principali materie prime quali soia, mais, cereali e foraggio anche a causa dell’attuale crisi per i conflitti in Ucraina e in Israele,  con gli allevatori costretti a sopportare i costi per i semi.

Ma la siccità e i venti di scirocco con alti tassi di umidità hanno tagliato anche la produzione di carciofi del 60%, con il pregiato violetto di Brindisi che scarseggia, con evidenti difficoltà allo sviluppo degli ortaggi ma anche per le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua. Il caldo fuori stagione – sottolinea la Coldiretti – manda la natura in tilt e favorisce in tutte le piante il risveglio anticipato anche le fioriture anticipate come per le mimose in anticipo di un mese rispetto alla data dell’8 marzo, con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature con la conseguente perdita dei raccolti.

Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal freddo al caldo, con sbalzi termici significativi. L’agricoltura – conclude la Coldiretti Puglia – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo ma anche dagli eventi estremi che solo nel 2023 sono stati quasi 100 in Puglia con la perdita di produzione del 34%.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli, afferma Coldiretti nel sottolineare che i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm ma servono anche – conclude Coldiretti – investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno.

 

LAZIO, PROTESTE AGRICOLTORI: PRIMA VITTORIA SU PREZZI LATTE

“Mai più prezzi del latte al di sotto dei costi di produzione. E’ una battaglia che portiamo avanti da sempre e con importanti risultati, come la norma fortemente voluta da Coldiretti contro le pratiche sleali”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, commenta le violazioni della norma sulle pratiche sleali riscontrate dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis, i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero.

“Abbiamo iniziato con il latte ma siamo pronti ad agire su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori”, prosegue Granieri nel ricordare che si tratta dell’applicazione del decreto legislativo n.198 dell’8 novembre 2021 fortemente voluto dalla Coldiretti contro le pratiche sleali nella filiera. “Una norma che – aggiunge Granieri – prevede che i prezzi pagati ad agricoltori ed allevatori, non scendano mai sotto i costi di produzione, ma che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare”. 

La vertenza è stata aperta dalla Coldiretti a settembre con la denuncia della multinazionale francese Lactalis  (che ha acquisito  i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver  modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi.

“Chiediamo che Lactalis paghi anche la differenza agli allevatori danneggiati – prosegue Granieri – Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese. Solo Roma costituisce il mercato più importante d’Europa sul latte fresco rappresentando una vera e propria eccellenza”. Basti pensare che nel Lazio ogni anno vengono prodotti oltre 4 milioni di quintali di latte. Una filiera quella lattiero casearia che riveste un ruolo fondamentale nell’economia della nostra regione, inserita peraltro tra gli areali di produzione nel disciplinare Dop della Mozzarella di Bufala Campana. Il comparto zootecnico conta oltre un milione di capi e offre lavoro a più di 20 mila dipendenti. 

Una iniziativa coerente con la mobilitazione a Bruxelles dove la Coldiretti ha manifestato in piazza e presentato il piano “Non è l’Europa che vogliamo” ai principali rappresentanti istituzionali, dalla premier italiana Giorgia Meloni al Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, dai Governatori Michele Emiliano e Alberto Cirio a numerosi europarlamentari.

La legge nazionale, infatti ha recepito una direttiva europea, fortemente voluta proprio dalla Coldiretti, e indica tra le pratiche sleali pagamenti non connessi alle vendite, contratti non scritti e prezzi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori inferiori ai costi di produzione. Ed è quest’ultima la situazione che – precisa la Coldiretti – si è verificata con la modifica delle condizioni contrattuali che hanno comportato un taglio dei prezzi riconosciuti agli allevatori.

Dopo la denuncia sono scattate le verifiche e sotto la lente dell’Icqrf sono finiti tutti i contratti e le variazioni intervenute da parte della multinazionale. E sono scattate le contestazioni. Se il procedimento si concluderà con la condanna del più grande gruppo industriale del latte in Italia e in Europa sarà un risultato importante – sostiene la Coldiretti – per tutto il mondo agricolo.

Molte aziende agricole hanno timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale. 

 

PUGLIA, PREZZI: VOLANO PER IL CIBO MA -10,4% AI CONTADINI

Dal grano al pane aumentano di 20 volte

Volano i prezzi del cibo per la spesa delle famiglie ma ai contadini i prodotti agricoli vengono pagati il 10,4% in meno rispetto allo scorso anno, quando dal grano al pane il prezzo aumenta di oltre 20 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, sulla base alle quotazioni dell’indice Fao nel gennaio 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che evidenzia cali nei campi a livello globale che vanno dal -18% per il latte alla stalla al -19% per i cereali nei campi.

Se i compensi pagati ai contadini sono crollati a gennaio – denuncia la Coldiretti – sono cresciuti i prezzi di vendita dei beni alimentari su valori che vanno dal +5,7% per l’Area Euro al +5,9% per l’Italia. Un andamento che – sottolinea la Coldiretti – ha portato al contenimento dei consumi alimentari con gli italiani che spendono di più per mangiare di meno, mentre i produttori agricoli non riescono neanche a coprire i costi di produzione.

Le anomalie lungo la filiera sono evidenti in Italia, dal grano al pane – sottolinea la Coldiretti – il prezzo aumenta fino a venti volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito, con una forbice che non è mai stata così ampia. Un chilo di grano che viene pagato oggi agli agricoltori attorno ai 24 centesimi serve per fare un chilo di pane che viene venduto ai consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città. E le anomalie – continua la Coldiretti – sono evidenti anche nei prodotti freschi come l’ortofrutta in cui il prezzo aumenta da tre a cinque volte dai campi agli scaffali, nonostante non debbano subire trasformazioni dal campo alla tavola.

Per combattere le distorsioni è stato approvato il decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente sostenuto dalla Coldiretti con i trattori a Bruxelles, che prevede lo stop a 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti.

Una norma che – precisa Coldiretti – prevede soprattutto che i prezzi riconosciuti agli agricoltori ed agli allevatori non siano inferiori ai costi di produzione e che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare aprendo una vertenza con la denuncia della multinazionale francese Lactalis  (che ha acquisito  i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver  modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi.

Una azione che ha avuto adesso un primo positivo riscontro con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) che ha evidenziato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero.

Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese, afferma Coldiretti nel precisare che l’azione è partita con il latte, ma la mobilitazione è su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori come nell’ortofrutta dove il tema del rispetto prezzo minimo particolarmente grave. Molte aziende agricole hanno infatti timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale. 

 

PIEMONTE, VITTORIA SU PREZZI LATTE

Lactalis ha violato norma su pratiche sleali, pronti ad agire anche su altre filiere

L’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) ha riscontrato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis, i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero. La vertenza è stata aperta dalla Coldiretti a settembre con la denuncia della multinazionale francese Lactalis per aver modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi.

“Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese. Chiediamo che Lactalis paghi anche la differenza agli allevatori danneggiati – affermano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -.  Si tratta dell’applicazione del decreto legislativo n.198 dell’8 novembre 2021, fortemente voluto dalla Coldiretti, contro le pratiche sleali nella filiera. Una norma che prevede che i prezzi pagati ad agricoltori ed allevatori non scendano mai sotto i costi di produzione ma che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare. Abbiamo iniziato con il latte, ma siamo pronti ad agire su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori. Dopo la denuncia sono scattate le verifiche e sotto la lente dell’Icqrf sono finiti tutti i contratti e le variazioni intervenute da parte della multinazionale. E sono scattate le contestazioni. Se il procedimento si concluderà con la condanna del più grande gruppo industriale del latte in Italia e in Europa sarà un risultato importante – concludono – per tutto il mondo agricolo”.

Molte aziende agricole hanno timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale. 

 

SICILIA, SICCITÀ: IL FIENO VALE PIÙ DELL’ORO

È allarme salute degli animali

Tra le tante emergenze che gli agricoltori stanno vivendo quella che riguarda il comparto zootecnico può essere definita come una delle tragedie più gravi mai vissute nella nostra Regione. Lo afferma Coldiretti Sicilia che sottolinea come ai costi per mantenere gli animali che in un anno sono lievitati oltre il 100 per cento, si aggiunge la totale mancanza di pascolo. Anche il fieno scarseggia o costa addirittura come l’oro ma già da giorni procurarlo è un’impresa. Sempre più aziende stanno riducendo il numero dei capi proprio per ridimensionare le spese.

Questo significa che le ditte siciliane rischiano la chiusura – aggiunge Coldiretti Sicilia – e a ciò si somma lo stato di salute dei bovini e degli ovini perché le piogge dell’anno scorso hanno compromesso la qualità del fieno proprio durante la raccolta con danni gravissimi per la salute e la produttività degli animali.

All’istituzione di un coordinamento richiesto al Presidente della Regione Renato Schifani diventato indispensabile e alle lettere di definizione dei danni causati dalla siccità che i sindaci stanno predisponendo per lo stato di calamità, si aggiunge quindi la richiesta di azioni immediate per salvaguardare il patrimonio zootecnico dell’Isola – conclude Coldiretti Sicilia -.

 

PIEMONTE, INFLAZIONE: A PESARE SULLE FAMIGLIE I COSTI DI FRUTTA E VERDURA

L’inflazione pesa sulle famiglie con la frutta che registra al consumo un aumento del 13% che per la verdura sale al 18,3%, quotazioni che moltiplicano dal campo alla tavola per cui è necessario coprire i costi di produzione per gli agricoltori. E’ quanto emerge dall’analisi dalla Coldiretti sui dati Istat sull’andamento dell’inflazione a gennaio 2024 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

“Con l’aumento esponenziale dei costi di produzione e l’andamento climatico anomalo occorre garantire ai produttori un compenso adeguato come sottolineato anche nel corso della protesta a Bruxelles, dove siamo stati presenti con i nostri imprenditori agricoli, provenienti da tutte le province del Piemonte – affermano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Per produrre cibo sano e di qualità serve una giusta remunerazione, un giusto reddito per gli agricoltori. Sostenere gli accordi di filiera serve proprio a costruire mercati più equi, con una più giusta distribuzione del valore. E più trasparenti per i consumatori. La nuova Politica agricola comune dovrà incentivare questo modello che rafforza i rapporti tra produzione, trasformazione e commercializzazione, anche per contrastare le pratiche sleali”.

 

VERONA, NUOVA SEDE A BOVOLONE, INAUGURATI SABATO GLI UFFICI

Un arrivo in grande stile quello di Coldiretti a Bovolone. In occasione della Festa di San Biagio la Federazione si è insediata in uno dei comuni più produttivi della provincia aprendo la nuova sede territoriale nella centralissima Piazza Vittorio Emanuele. Gli uffici sono già operativi e gli associati possono già accedervi per ottenere tutti i servizi fiscali e tecnici con la consueta professionalità qualificata e puntuale.

L’inaugurazione è avvenuta sabato 3 febbraio alla presenza del Presidente della provincia Flavio Pasini, del Sindaco di Bovolone Orfeo Pozzani, del Presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini e del suo omologo per la Sezione di Bovolone, Marco Pizzoli, oltre che del Direttore della Federazione scaligera, Giuseppe Ruffini. Presenti i componenti della Giunta e numerosi dirigenti e associati.

“Gli uffici di Coldiretti – le parole del presidente Vantini – sono aperti indistintamente a tutte le aziende, a prescindere dalla loro grandezza, perchè il servizio che svolgiamo è a favore di chiunque abbia a cuore la nostra agricoltura, soprattutto in un momento particolarmente difficile come quello che stiamo vivendo”.

L’edificio storico di Piazza Vittorio Emanuele è stato scelto per la particolare accessibilità degli spazi, meglio fruibili rispetto a quelli delle sedi di Isola della Scala e di Nogara dove continuerà comunque l’attività di Patronato rivolta ai cittadini.

 

MANTOVA, ROBERTO CHIZZONI PREMIATO “ALLEVATORE DELL’ANNO”

L’azienda agricola “I Canili” di Roberto Chizzoni di Bozzolo è stata premiata con la targa “Allevatore dell’anno 2023” alla 116ª edizione di Fieragricola di Verona.

Il premio prestigioso è stato assegnato dalla rivista Informatore Zootecnico, testata storica del gruppo Edagricole di Bologna, per gli “importantissimi investimenti in tecnologia e per la disponibilità a mettere a disposizione il suo tempo di imprenditore a vantaggio del bene comune”.

Roberto Chizzoni, allevatore di Coldiretti e vicepresidente dell’Associazione regionale degli allevatori della Lombardia, conduce l’azienda insieme ai figli Davide e Chiara (con lui nella foto allegata). Ed è proprio per i figli che Chizzoni ha puntato all’ampliamento e all’automazione dell’azienda, consapevole che solamente l’innovazione può rappresentare uno stimolo al ricambio generazionale.

Quella di Chizzoni è una delle aziende a indirizzo lattiero caseario più importanti della provincia di Mantova, con 2.000 animali, dei quali 950 in lattazione. La stalla conferisce la materia prima a Granlatte, presente alla premiazione in Fieragricola con la presidente, Simona Caselli.

Soddisfazione per il riconoscimento è stata espressa anche dal presidente di Coldiretti Mantova, Fabio Mantovani: “Premio meritato per l’impegno, la visione e l’innovazione finalizzata alla sostenibilità sul piano economico, ambientale e sociale”.

 

BRESCIA, ALBERTO CAVAGNINI ALLEVATORE DELL’ANNO

Consegnato alla fiera di Verona il prestigioso riconoscimento per la categoria suinicoltura

Voglio dedicare questo premio a tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo lungo percorso, prima di tutto a mio padre e ai miei zii, che mi ha lasciato sempre libero di fare permettendomi anche, a volte di commettere errori utili però alla crescita personale e professionale. Un grazie particolare anche a tutti i miei collaboratori, giovani e motivati con cui ho condiviso scelte imprenditoriali e a cui sono molti legato. Queste le parole di Alberto Cavaginini, suinicoltore bresciano e vicepresidente di Coldiretti Brescia con allevamenti a Milzano, premiato questa mattina come allevato dell’anno 2023 a Verona in occasione della Fieragricola di Verona.

La consegna di questo riconoscimento – istituito dall’Informatore Zootecnico e dalla rivista Suinicoltura Nazionale, in collaborazione con Fieragricola – è ormai un appuntamento molto atteso nel settore nato con lo scopo di valorizzare imprenditori zootecnici che, grazie alle proprie scelte aziendali vincenti, possono costituire un esempio per gli altri produttori.

La famiglia Cavagnini gestisce da anni una scrofaia storica alla quale se ne è aggiunta recentemente nel comune di Milzano – racconta Coldiretti Brescia – siti produttivi di proprietà e in soccida dislocati tra Piemonte, Lombardia ed Emilia consentono all’azienda di allevare circa 60.000 capi destinati alle produzioni tipiche. Recentemente hanno inoltre acquistato in partnership con la famiglia Levoni di Modena, un ramo d’azienda del macello Prosus dove vengono lavorate parte delle carni del gruppo e vendute alla GDO.

E’ nella recentemente scrofaia realizzata a Milzano con 750 capi che sono state installate tecnologie d’avanguardia, il sito è completamente isolato dall’esterno ed è aerato da un sistema di ventilazione forzata in pressione positiva, con doppio filtro in ingresso. L’aria che gli animali respirano all’interno del lungo capannone risulta quindi biologicamente pura, e infatti i suini presenti hanno un livello di sanità eccezionale. Nello specifico si tratta di un sistema di controllo del microclima interno molto originale e avanzato, solo raramente applicato nella suinicoltura italiana. Un sistema che si preoccupa non solo del benessere animale ma anche della sanità dei suini.

“E’ un orgoglio per noi avere sul territorio bresciano un imprenditore intraprendente, lungimirante e coraggioso – conclude la presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti – Alberto ha mostrato nei fatti che è possibile fare innovazione anche all’interno di un comparto articolato e complesso della nostra zootecnia”.

 

FERRARA, CREDITO AGEVOLATO, NUOVO BANDO REGIONALE DE MINIMIS 2024

Scadenza 6 maggio

Coldiretti Ferrara informa che con Delibera 154 del 29/01/2024 la Regione Emilia-Romagna ha aperto il bando regionale “De minimis” 2024 con scadenza al 6 maggio prossimo e che prevede un intervento specifico a sostegno dei produttori agricoli, finalizzato a ridurre il costo del denaro per prestiti a breve e medio termine erogati. È possibile richiedere:

– prestiti a breve termine (12 mesi) di importo minimo di 6.000 euro e massimo di 150.000 per i quali la Regione interviene con un abbattimento del tasso di interesse del 2%;

– prestiti a medio termine (massimo 60 mesi con eventuale pre-ammortamento) di importo minimo di 12.000 euro e massimo di 500.000 euro per i quali la Regione interviene con un abbattimento del tasso di interesse pari al 2,5% solamente però per i primi 36 mesi su prestiti con durata sino a 60 mesi garantiti da un Consorzio Fidi.

Le domande, infatti devono essere presentate ad un Consorzio Fidi Agricolo, come il Consorzio Agrifidi Modena Reggio Emilia e Ferrara, che fornirà una garanzia sussidiaria o a prima richiesta che va dal 20% all’ 80%. Il calcolo dell’importo concedibile è ottenuto utilizzando parametri ettaro/coltura regionali, con riferimento al paino colturale della corrente annata agraria 2023/2024.

Sono previste le seguenti priorità per la formazione della graduatoria regionale per l’assegnazione dei contributi in oggetto:

1) imprese danneggiate da alluvioni e frane site in zone delimitate (come da decreto di settembre 2023 che ha riconosciuto interessati anche i comuni di Argenta, Ferrara, Poggio Renatico, Bondeno, Voghiera – eventi da 1 a 17 maggio 2023) e imprese con almeno 2 ha a frutta; 2) giovani con meno di 41 anni; 3) imprese site in zone svantaggiate.

A parità di condizioni sarà determinante la data di protocollo, per cui si invita a presentare le richieste con sollecitudine, anche in caso di rinnovo con scadenza lontana. Tutti gli Uffici Zona di Coldiretti Ferrara sono a disposizione di tutti gli agricoltori per informazioni e per la predisposizione ed invio delle domande ad Agrifidi.

 

SONDRIO, AGRICOLTURA PROTAGONISTA FRA TURISMO, OLIMPIADI E GIOVANI

«L’agricoltura, sia con i propri agriturismi, sia con le proprie imprese, sarà un assist fondamentale nell’attività di accoglienza turistica in vista delle prossime olimpiadi invernali». Nell’intervenire venerdì, in Camera di Commercio in occasione dell’incontro con il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, il presidente di Coldiretti Sondrio Sandro Bambini ha puntato subito l’attenzione sul grande evento che attende le montagne lombarde ormai tra due anni esatti, nel febbraio 2026.

Da qui un preciso excursus sulla strategicità dell’agricoltura nella valle, sui principali nodi che il settore sta attraversando ma anche sul valore strategico dei giovani imprenditori agricoli, «oggi autentici capitani d’impresa, sempre più con una laurea in tasca e idee di profonda innovazione» che trovano casa anche in Valtellina e Valchiavenna nonostante le difficoltà dell’ambiente montano e il problema del cosiddetto digital divide, ovvero la difficoltà per molte zone di accedere a quella banda larga oggi indispensabile alla cosiddetta agricoltura 4.0.

Prosegue Bambini: «L’imprenditore agricolo, sempre presente sul territorio, è e vuol essere un attore indispensabile di questa road map che ci divide dalle olimpiadi, ma con la consapevolezza che l’onda lunga non si fermerà certo a conclusione dei giochi ma, anzi, rafforzerà il volano economico e di conoscenza della valle». Un’agricoltura protagonista, quindi, ma che «necessita di risposte, in primis da parte dell’Europa: abbiamo bisogno di certezze, che il futuro della Pac deve riconoscerci. Siamo prima di ogni altra cosa produttori di cibo, portatori di caratteristiche di qualità e tradizione che, in questi anni, ci hanno distinto in Valtellina come nel resto del nostro Paese. Chiediamo tutela contro i cosiddetti “cibi” che non sono prodotti a partire dalla terra. Dobbiamo dare prospettive ai giovani, lasciando da parte quegli aggravi burocratici che troppo spesso frenano lo sviluppo delle imprese per dar corso a una vera sburocratizzazione che permetta agli agricoltori di stare più in campo a fare il loro vero mestiere e meno dietro a una scrivania a compilare fogli di carta».

Intervento che ha destato l’interesse del ministro Giorgetti, che ha ascoltato con attenzione, come voce di un settore trainante e determinante per il tessuto economico in provincia di Sondrio.

 

LUCCA, SUPERARE EMERGENZA INSABBIAMENTO

Promosso tavolo con associazioni categoria

L’emergenza insabbiamento per aprire una discussione più ampia sulla programmazione delle manutenzioni e la sicurezza dell’avamporto, sugli investimenti per la sua crescita ed il suo sviluppo e sulle prospettive di una infrastruttura centrale per l’economia e la diportistica, il turismo ed il commercio. Il tavolo promosso da Coldiretti Lucca e Impresa Pesca Coldiretti presso la sede di Viareggio della Camera di Commercio Toscana Nord ha avviato una collaborazione e condivisione che parte dal risolvere rapidamente il problema verificatosi a novembre della sabbia all’imboccatura per poi gettare le basi per una gestione più efficace ed efficiente che garantisca la totale capacità operativa del porto perché “l’insabbiamento, che danneggia i pescatori ma anche la diportistica ed il turismo, non può più essere gestito come un fenomeno straordinario”. 

Al tavolo hanno partecipato i rappresentanti di Cna Lucca, Confartigianato Lucca, Confcommercio Lucca, Confcooperative Toscana settore pesca, Confindustria Toscana Nord e naturalmente Cittadella della Pesca. Il primo obiettivo è, e resta per tutti, la messa in sicurezza in tempi rapidi del canale di entrata ed uscita del porto per garantire alle 90 imbarcazioni e alle 200 famiglie che ruotano attorno a questo settore di poter tornare a pescare. Un’attività senza la quale le imbarcazioni sono destinate ad affondare e senza la quale l’indotto, dell’artigianato, del commercio fino a quello della ristorazione, hanno delle ripercussioni. Piena e totale la solidarietà espressa dalle associazioni di categoria nei confronti dei pescatori che non riescono però ancora a vedere la luce in fondo al tunnel. Il tavolo ha confermato la centralità ed il ruolo dell’Autorità Portuale ed il suo rafforzamento insieme al più celere superamento dell’empasse legato alla gestione commissariale; la necessità di una definizione condivisa di una strategia complessiva di investimenti per la manutenzione e per lo sviluppo della darsena, incluso la previsione di un servizio di pilotaggio con rimorchiatore per le urgenze ed una maggiore sicurezza del porto. Il porto di Viareggio deve poter rappresentare un punto di riferimento e di sviluppo per tutta la Versilia. Tra le priorità toccate e discusse dal tavolo c’è stato poi il tema dei risarcimenti per le imprese danneggiate dall’impossibilità di uscire in mare per il quale non sono previste al momento misure specifiche. Il percorso proposto da Coldiretti Lucca e Impresa Pesca Coldiretti, che si è già messa a disposizione delle imprese con i propri uffici, è quello assistere i pescatori alla presentazione delle domande di richiesta di contributo di sostegno previste a livello regionale per gli eventi calamitosi di novembre, la cui scadenza è stata prorogata al 9 febbraio.

 

ALESSANDRIA, SPRECO ALIMENTARE: DAI CAMPI ALLA TAVOLA PERSO 1/3 DI CIBO

Nel bidone 2,5 kg al mese

Quasi 1/3 del cibo prodotto viene perso lungo la catena alimentare (13%) e nelle case (17%) per le distorsioni della filiera che sottopagano agli agricoltori i prodotti nei campi il cui prezzo poi moltiplica però sugli scaffali dei supermercati.

Ad aumentare gli sprechi di cibo sono i prezzi bassi riconosciuti nei campi agli agricoltori italiani che sono costretti a lasciare la frutta sugli alberi e gli ortaggi nei campi perché non è conveniente raccogliere. E’ quanto denuncia la Coldiretti in occasione della giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio nel sottolineare che a pesare è anche la riforma degli imballaggi sostenuta dall’Unione Europea contro la quale la Coldiretti ha manifestato a Bruxelles.

Le anomalie lungo la filiera sono evidenti in Italia nei prodotti freschi come l’ortofrutta in cui il prezzo aumenta da tre a cinque volte dai campi agli scaffali, nonostante non debbano subire trasformazioni sostanziali dal campo alla tavola. Per combattere le distorsioni è stato approvato il decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente sostenuto dalla Coldiretti con i trattori a Bruxelles, che prevede lo stop a 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti.

“Viene sprecato lungo la catena alimentare e nelle case quasi 1/3 del cibo prodotto (30%) che sarebbe più che sufficiente a soddisfare il fabbisogno alimentare dei 5,6 milioni di Italia in povertà assoluta e dei 735 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo. L’obiettivo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è quello di dimezzare la quantità di rifiuti alimentari pro capite a livello di distribuzione e consumo, e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di produzione e di approvvigionamento – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Non si tratta solo di un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti”. 

Un costo per le imprese agricole e per i consumatori che pesa sui bilanci considerato che rispetto ad un anno fa in Italia quasi 2,5 chili di prodotti alimentari al mese sono finiti nel bidone, in aumento dell’8% secondo l’Osservatorio Waste Watcher International: un aumento dovuto in parte alla ripresa della ristorazione dopo l’emergenza covid con il minor tempo trascorso in cucina da parte degli italiani.

“Leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a chilometri zero che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette degli avanzi, ma anche non avere timore di chiedere di portarli a casa quando si mangia al ristorante sono alcuni dei consigli della Coldiretti”, ha concluso il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

Ma a favorire gli sprechi alimentari sono anche le follie normative dell’Unione Europea con il nuovo regolamento sugli imballaggi dell’Unione Europea che rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta, i cestini di fragole, le confezioni di pomodorini e le arance in rete. Una scelta che apre ad una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbe aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori.

 

CUNEO, GIORNATA SPRECO: NEL BIDONE 2,5 CHILI DI CIBO AL MESE

Sprecato lungo la catena alimentare e nelle case quasi 1/3 del cibo prodotto

Viene sprecato lungo la catena alimentare e nelle case quasi 1/3 del cibo prodotto (30%) che sarebbe più che sufficiente a soddisfare il fabbisogno alimentare dei 5,6 milioni di italiani in povertà assoluta. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati ISTAT e FAO in occasione della 11esima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare che si celebra oggi, 5 febbraio.

L’obiettivo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – sottolinea Coldiretti Cuneo – è quello di dimezzare la quantità di rifiuti alimentari pro capite a livello di distribuzione e consumo e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di produzione e di approvvigionamento. Non si tratta solo di un problema etico: lo spreco alimentare determina anche – precisa Coldiretti Cuneo – effetti sul piano economico ed ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.

Un costo per le imprese agricole e per i consumatori che pesa sui bilanci considerato che nel nostro Paese – rileva la Coldiretti – quasi 2,5 chili di prodotti alimentari al mese finiscono nel bidone, in aumento dell’8% nel 2024 secondo l’Osservatorio Waste Watcher International.

La Coldiretti consiglia di leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a Km zero nei farmers market, riscoprire le ricette degli avanzi, ma anche non avere timore di chiedere di portarli a casa quando si mangia fuori.

“Siamo impegnati da anni in un’opera di sensibilizzazione dei consumatori per il contenimento degli sprechi attraverso Campagna Amica con la più grande rete delle fattorie e dei mercati a chilometri zero che riduce le distanze ed i tempi di trasporto e garantisce maggiore freschezza e tempi più lunghi di conservazione degli alimenti” dichiara Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo.

Un impegno che vede in prima linea anche gli agriturismi cuneesi di Terranostra Campagna Amica con piccoli gesti per contribuire a sensibilizzare i cittadini con semplici azioni quotidiane. Ad esempio, nel weekend appena concluso gli agriturismi hanno messo a disposizione degli ospiti una speciale “agribag” grazie a cui recuperare e portare a casa il cibo non consumato ed evitare così che venisse buttato e hanno presentato diversi piatti anti-spreco: una ricca proposta di gustose ricette del riciclo, dagli gnocchi di pane raffermo in brodo alle creme di formaggi, dal capunet al pan gnoc o panada piemontese.

“Molti dei piatti più tradizionali della nostra cucina, che i cuochi contadini propongono nelle strutture agrituristiche della Granda, hanno origine proprio dall’esigenza di non sprecare cibo riutilizzando con creatività quanto avanzato. È anche grazie al loro impegno quotidiano che è possibile affrontare il problema degli sprechi a tavola nel segno del risparmio e della sostenibilità” sostiene Chiara Andreis, Presidente di Terranostra Cuneo, l’Associazione per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio promossa da Coldiretti.

 

PADOVA, L’AGRICOLTURA PADOVANA RESISTE, MA QUESTA EUROPA NON CI PIACE

Intanto arriva la prima vittoria sul prezzo del latte

“L’agricoltura padovana resiste e anche in un anno tutt’altro che facile come il 2023, segnato da eventi estremi, dalla speculazione e dalla turbolenza dei mercati, il settore conferma il suo fatturato, di poco inferiore a 1,4 miliardi di euro. Però ci troviamo a fare i conti con un’Europa che non ci piace e che continua a penalizzare chi vive e lavora di agricoltura. Siamo tornati da Bruxelles con dei primi risultati e segnali di attenzione da parte delle istituzioni, ma non basta. La battaglia per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori non si ferma”. Così Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova, due giorni dopo la manifestazione davanti al Parlamento Europeo con centinaia di agricoltori arrivati da tutta Italia. “I dati appena diffusi da Veneto Agricoltura confermano la resilienza e la tenuta dell’agricoltura veneta, con un incremento del 2,4 per cento, e padovana. Nella nostra provincia paghiamo il prezzo più alto in termini di chiusure di aziende, 250 nel corso del 2023, che portano il totale di imprese agricole a quota 10.828. Ma questo ulteriore calo non ha fermato la capacità di fare reddito dell’intero settore primario padovano, l’impegno quotidiano di migliaia di imprenditori che nonostante gli ostacoli che arrivano dall’Ue continuano a lavorare e a garantire cibo di qualità. E’ a loro che guardiamo ed è per loro che continueremo nella nostra azione in Europa”.

Tornando ai dati di Veneto Agricoltura per la provincia di Padova va registrata la battuta d’arresto del mais, che perde il primato della coltivazione più diffusa scendendo dai 30.800 ettari del 2022 ai 23.700 dello scorso anno (-23,3%) con un fatturato di poco superiore ai 60 milioni di euro. Netto balzo in avanti, invece, per il frumento tenero che fa di Padova la prima in Veneto con 27.400 ettari (+32,6% rispetto al 2022) e un fatturato destinato a superare i 56 milioni di euro. Cresce anche il frumento duro coltivato in 2.800 ettari (+16%). Ma è la soia a diventare la coltivazione più diffusa nel padovano, che detiene anche il primato in Veneto, con 30.750 ettari, nonostante il calo di superficie del 9,1%, ma con una decisa spinta in alto sul fatturato, atteso oltre i 40 milioni, viste le condizioni favorevoli che aumentano la resa del 48%. In controtendenza rispetto al dato regionale a Padova cresce del 26% anche l’orzo, coltivato su 6.950 ettari. Segna un deciso balzo in avanti la barbabietola con una resa cresciuta del 47% e una estensione su 1.060 ettari nel 2023, superficie destinata ad un ulteriore incremento quest’anno, come anticipato dai dati dei produttori bieticoli. Bene anche il girasole che si porta a 1.550 ettari (+51%) e la colza che nella nostra provincia raddoppia, passando da 830 a 1.850 ettari. Nonostante il clima sfavorevole cresce del 6% il radicchio coltivato su 745 ettari, mentre le patate con 380 ettari calano del 23,8%. L’asparago segna in leggero incremento del 2,6% ed è coltivato su 700 ettari, sostanzialmente stabile la mela con 405 ettari mentre le pere scendono a 220 ettari (-17,9%) e le olive sono stabili a 245 ettari. Gettando lo sguardo agli altri comparti tiene il latte con un aumento del 2% della produzione e del prezzo che spinge il fatturato ad un +8%. Cala invece la produzione di carne bovina e suina mentre torna in territorio nettamente positivo l’avicoltura non più gravata dall’emergenza aviaria. 

“Mentre eravamo ancora in piazza a Bruxelles – aggiunge Lorin – sono arrivate le prime reazioni di sostegno da parte dei vertici istituzionali. Dalla premier italiana Giorgia Meloni al Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, dai Governatori Michele Emiliano e Alberto Cirio a numerosi europarlamentari, tutti hanno espresso vicinanza alla nostra protesta e assunto primi impegni rispetto al piano “Non è l’Europa che vogliamo” che abbiamo presentato”.

Ieri intanto è arrivata una prima vittoria, sulla questione del prezzo del latte. L’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) ha riscontrato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis, i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero. La vertenza è stata aperta dalla Coldiretti a settembre con la denuncia della multinazionale francese Lactalis (che ha acquisito  i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi.

“La legge nazionale, infatti ha recepito una direttiva europea, fortemente voluta proprio dalla Coldiretti, – aggiunge Lorin – e indica tra le pratiche sleali pagamenti non connessi alle vendite, contratti non scritti e prezzi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori inferiori ai costi di produzione. Ed è quest’ultima la situazione che si è verificata con la modifica delle condizioni contrattuali che hanno comportato un taglio dei prezzi riconosciuti agli allevatori.

Dopo la denuncia sono scattate le verifiche e sotto la lente dell’Icqrf sono finiti tutti i contratti e le variazioni intervenute da parte della multinazionale. E sono scattate le contestazioni. Se il procedimento si concluderà con la condanna del più grande gruppo industriale del latte in Italia e in Europa sarà un risultato importante per tutto il mondo agricolo.

Il nostro presidente nazionale Ettore Prandini a Bruxelles ha avuto una serie di incontri per illustrare le ragioni della manifestazione. Ha spiegato che non sarà accettato nessun taglio alle risorse economiche della Politica agricola comune (Pac) agli agricoltori poiché oggi occorre assicurare l’autonomia alimentare dei cittadini europei e favorire il ricambio generazionale. Serve cancellare definitivamente, ha ribadito Prandini, l’assurdo obbligo di lasciare i terreni incolti che mina la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisce paradossalmente le importazioni dall’estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di rispetto dei diritti dei lavoratori. Un caso eclatante è il Mercosur, l’accordo commerciale con i Paesi sudamericani che va respinto. Da qui la richiesta di introdurre il criterio di reciprocità delle regole produttive.

Il caso dei terreni incolti è solo uno dei vincoli che da Timmermans in poi hanno cercato di inserire, ha denunciato Prandini, con regole che penalizzano la capacità produttiva Ue e appesantiscono il lavoro degli agricoltori, ingiustamente visti come inquinatori, mentre sono proprio loro a garantire la tutela dell’ambiente. Si va dalla direttiva che vorrebbe dimezzare l’uso dei prodotti fitosanitari lasciando molte coltivazioni prive di difesa contro insetti e malattie, all’equiparazione degli allevamenti alle fabbriche. Occorrono anche mercati equi e trasparenti, incentivando gli accordi di filiera e vietando la vendita sotto i costi di produzione anche in Europa”.

 

VERONA, PROTESTE AGRICOLTORI: PRIMA VITTORIA SU PREZZI LATTE

I prezzi pagati non devono scendere sotto i costi, pronti ad agire su tutte le filiere

L’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) ha riscontrato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis, i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero. La vertenza è stata aperta dalla Coldiretti a settembre con la denuncia della multinazionale francese Lactalis  (che ha acquisito  i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver  modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi.

“Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese. E Coldiretti ha chiesto che Lactalis paghi anche la differenza agli allevatori danneggiati” ha annunciato il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini nel ricordare che si tratta dell’applicazione del decreto legislativo n.198 dell’8 novembre 2021 fortemente voluto dalla Coldiretti contro le pratiche sleali nella filiera. Una norma che – precisa Vantini – prevede che i prezzi pagati ad agricoltori ed allevatori non scendano mai sotto i costi di produzione ma che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare. Abbiamo iniziato con il latte, ma siamo pronti ad agire su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori”.

Una iniziativa coerente con la mobilitazione a Bruxelles dove la Coldiretti ha manifestato in piazza e presentato il piano “Non è l’Europa che vogliamo” ai principali rappresentanti istituzionali, dalla premier italiana Giorgia Meloni al Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, dai Governatori Michele Emiliano e Alberto Cirio a numerosi europarlamentari.

La legge nazionale, infatti ha recepito una direttiva europea, fortemente voluta proprio dalla Coldiretti, e indica tra le pratiche sleali pagamenti non connessi alle vendite, contratti non scritti e prezzi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori inferiori ai costi di produzione. Ed è quest’ultima la situazione che – precisa la Coldiretti – si è verificata con la modifica delle condizioni contrattuali che hanno comportato un taglio dei prezzi riconosciuti agli allevatori.

Dopo la denuncia sono scattate le verifiche e sotto la lente dell’Icqrf sono finiti tutti i contratti e le variazioni intervenute da parte della multinazionale. E sono scattate le contestazioni. Se il procedimento si concluderà con la condanna del più grande gruppo industriale del latte in Italia e in Europa sarà un risultato importante – sostiene la Coldiretti – per tutto il mondo agricolo.

Molte aziende agricole hanno timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale.

 

BRESCIA, LATTE: QUALITÀ E FORMAGGI DI ECCELLENZA I PUNTI DI FORZA

Giusto prezzo e reddito delle imprese agricole le nostre priorità

Analisi dei mercati italiani ed europei del latte e dei formaggi, andamento delle produzioni, prezzo alla stalla e costi di produzione. Questi, in sintesi, i temi trattati nella consulta latte che si è svolta questa settimana presso la sede provinciale a Brescia, moderata dalla Presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti con la partecipazione del vicepresidente Giovanni Martinelli, del direttore Massimo Albano del vicedirettore Mauro Belloli e di numerosi dirigenti bresciani, allevatori e produttori di latte.

“Difendere gli allevamenti e il loro impegno per la sostenibilità e la qualità delle produzioni, garantire il giusto prezzo delle produzioni e una redditività adeguata, è la nostra priorità – interviene Laura Facchetti presidente di Coldiretti Brescia – non possiamo accettare che il lavoro quotidiano delle nostre imprese non venga tutelato”.

La produzione di latte nei 27 paesi dell’UE – specifica Coldiretti Brescia – da gennaio a novembre 2023 registra un piccolo aumento, con un complessivo + 0,1% rispetto all’analogo periodo 2022. Ma è interessante sottolineare come da settembre in poi si assiste ad un importante calo, fino ad un – 2,4% di novembre. In testa a questo calo di produzione Irlanda, seguita da Francia, Olanda e Germania. A livello nazionale negli stessi 11 mesi si evidenzia un complessivo –1,09%, mentre la Lombardia e Brescia vanno in contro tendenza, rispettivamente con + 0,74% e + 1,44%,

“La provincia di Brescia è molto ampia a con caratteristiche molto diverse da zona a zona anche per quel che riguarda la produzione di latte – interviene Giovanni Martinelli vicepresidente di Coldiretti Brescia – la consulta latte è un momento fondamentale di incontro e di confronto costruttivo tra le diverse imprese agricole dove nascono idee per progettare il futuro del settore”.

Non è il prezzo alla stalla ma è un indicatore delle dinamiche di mercato: il latte spot non è ai livelli record del 2022, ma comunque in queste settimane registra una quotazione media attorno ai 50 centesimi/litro. Ma è importante sottolineare come il Grana Padano – il formaggio DOP più prodotto, anche nella provincia di Brescia – gode di buona salute: per il prodotto stagionato 9 mesi, nell’ultima seduta la CCIAA di Milano Lodi ha definito un prezzo di 8,85 – 9,00 euro/kg. Che permette una buona valorizzazione del latte utilizzato.

Sempre da attenzione – conclude Coldiretti – i costi di produzione ed, in primis della razione alimentare: i prezzi di foraggi e mangimi sono in diminuzione rispetto al 2022 ma ancora – e purtroppo – ben lontani dal valori ante 2021. Con il rischio che non sempre il prezzo riconosciuto all’allevatore copre i costi di produzione.

 

CUNEO, PRIMA VITTORIA SU PREZZI LATTE

Lactalis ha violato norma su pratiche sleali, pronti ad agire anche su altre filiere

L’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) ha riscontrato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis, i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero. La vertenza è stata aperta dalla Coldiretti a settembre con la denuncia della multinazionale francese Lactalis per aver modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi.

“Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese” dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada, che spiega: “Chiediamo che Lactalis paghi anche la differenza agli allevatori danneggiati. Si tratta dell’applicazione del Decreto fortemente voluto dalla Coldiretti contro le pratiche sleali nella filiera. Una norma che prevede che i prezzi pagati ad agricoltori ed allevatori non scendano mai sotto i costi di produzione ma che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare. Abbiamo iniziato con il latte, ma siamo pronti ad agire su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori”.

“Dopo la denuncia sono scattate le verifiche e sotto la lente dell’ICQRF sono finiti tutti i contratti e le variazioni intervenute da parte della multinazionale. E sono scattate le contestazioni. Se il procedimento si concluderà con la condanna del più grande gruppo industriale del latte in Italia e in Europa sarà un risultato importante per tutto il mondo agricolo” afferma il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

Molte aziende agricole hanno timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale.

 

TORINO, PRIMA VITTORIA CONTRO LE MULTINAZIONALI DEL LATTE

«La prima vittoria ottenuta contro la multinazionale Lactalis è la conferma che la mobilitazione contro i prezzi sottocosto offerti agli agricoltori dalle multinazionali (e dalla Grande distribuzione) porta risultati concreti per le nostre aziende. Ma questa prima grande azione contro un colosso del latte che pretende di abbassare il valore del latte riconosciuto ai suoi fornitori ci convince sempre di più che per difenderci dai prezzi sottocosto dobbiamo dare vita alle filiere del latte e di tutti gli altri prodotti agricoli». Il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, commenta così il risultato del contenzioso con Lactalis: un risultato ottenuto nella battaglia contro le pratiche sleali e in favore della creazione delle filiere del latte. Infatti, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) ha riscontrato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis, i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero.

La vertenza è stata aperta dalla Coldiretti a settembre con la denuncia della multinazionale francese Lactalis  (che ha acquisito  i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver  modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi.

Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese. E chiediamo che Lactalis paghi anche la differenza agli allevatori danneggiati ed il primo grande caso di applicazione del decreto legislativo n.198 dell’8 novembre 2021 fortemente voluto dalla Coldiretti contro le pratiche sleali. Una norma che prevede che i prezzi pagati ad agricoltori e allevatori non scendano mai sotto i costi di produzione ma che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare.

La legge nazionale, infatti ha recepito una direttiva europea, fortemente voluta proprio dalla Coldiretti, e indica tra le pratiche sleali pagamenti non connessi alle vendite, contratti non scritti e prezzi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori inferiori ai costi di produzione. Ed è quest’ultima la situazione che si è verificata con la modifica delle condizioni contrattuali che hanno comportato un taglio dei prezzi riconosciuti agli allevatori.

Dopo la denuncia sono scattate le verifiche e sotto la lente dell’Icqrf sono finiti tutti i contratti e le variazioni intervenute da parte della multinazionale. E sono scattate le contestazioni. Se il procedimento si concluderà con la condanna del più grande gruppo industriale del latte in Italia e in Europa sarà un risultato importante – sostiene la Coldiretti – per tutto il mondo agricolo.

Molte aziende agricole hanno timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale.

Coldiretti Torino si batte perché si estenda a tutte le filiere locali del latte il “modello Piemonte” della filiera del latte creata nel  proprio da Coldiretti con la INALPI di Moretta, dove il latte che INALPI deidrata e polverizza per le industrie dolciarie di tutto il mondo (prima tra tutte la Ferrero) o dove viene trasformato in formaggi, viene raccolto dagli allevatori delle province di Cuneo e Torino al prezzo vantaggioso di 50-51 centesimi al litro, più alto dei prezzi spuntati con altri caseifici.

 

PIACENZA, PROTESTE AGRICOLTORI: PRIMA VITTORIA SU PREZZI LATTE

I prezzi pagati non devono scendere sotto i costi, pronti ad agire su tutte le filiere

L’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) ha riscontrato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis, i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero. La vertenza è stata aperta dalla Coldiretti a settembre con la denuncia della multinazionale francese Lactalis  (che ha acquisito  i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver  modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, su cui grava già il caro costi.

“E’ solo la prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese. E chiediamo che Lactalis paghi anche la differenza agli allevatori danneggiati” ha annunciato il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini nel ricordare che si tratta dell’applicazione del decreto legislativo n.198 dell’8 novembre 2021 fortemente voluto dalla Coldiretti contro le pratiche sleali nella filiera.

“Una norma che –sottolinea il direttore di Coldiretti Piacenza Roberto Gallizioli- prevede che i prezzi pagati ad agricoltori ed allevatori non scendano mai sotto i costi di produzione ma che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare. Abbiamo iniziato con il latte, ma siamo pronti ad agire su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori”.

Una iniziativa coerente con la mobilitazione avviata ieri a Bruxelles dove la Coldiretti ha manifestato in piazza e presentato il piano “Non è l’Europa che vogliamo” ai principali rappresentanti istituzionali, dalla premier italiana Giorgia Meloni al Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, dai Governatori Michele Emiliano e Alberto Cirio a numerosi europarlamentari. Presente anche una delegazione di 50 agricoltori di Coldiretti Emilia Romagna in rappresentanza degli imprenditori agricoli della nostra regione. La delegazione piacentina era guidata proprio dal direttore Gallizioli e da Marco Bosini, delegato di Coldiretti Giovani Impresa.

La legge nazionale ha recepito una direttiva europea, fortemente voluta proprio dalla Coldiretti, e indica tra le pratiche sleali pagamenti non connessi alle vendite, contratti non scritti e prezzi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori inferiori ai costi di produzione. Ed è quest’ultima la situazione che – precisa la Coldiretti – si è verificata con la modifica delle condizioni contrattuali che hanno comportato un taglio dei prezzi riconosciuti agli allevatori.

Dopo la denuncia sono scattate le verifiche e sotto la lente dell’Icqrf sono finiti tutti i contratti e le variazioni intervenute da parte della multinazionale. E sono scattate le contestazioni. Se il procedimento si concluderà con la condanna del più grande gruppo industriale del latte in Italia e in Europa sarà un risultato importante – sostiene la Coldiretti – per tutto il mondo agricolo.

Molte aziende agricole hanno timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale. 

 

ALESSANDRIA, +18,3%VERDURA, IN UN ANNO AUMENTI RECORD, SERVE PREZZO MINIMO

Contrastare le pratiche sleali, per produrre cibo sano e di qualità serve un giusto reddito

L’inflazione pesa sulle famiglie con la frutta che registra al consumo un aumento del 13% che per la verdura sale al 18,3%, quotazioni che moltiplicano dal campo alla tavola mentre i produttori agricoli chiedono un prezzo minimo che copra almeno i costi di produzione come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.

E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Alessandria sui dati Istat sull’andamento dell’inflazione a gennaio 2024 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno che registra un aumento per l’alimentare del 5,8% rispetto allo 0,8% dell’indice generale.

“Con l’aumento esponenziale dei costi di produzione in campagna e l’andamento climatico anomalo che ha decimato i raccolti, con tagli della produzione per caldo, siccità e maltempo occorre garantire ai produttori un compenso adeguato come sottolineato anche nel corso della protesta a Bruxelles, con oltre un migliaio di agricoltori della Coldiretti a manifestare davanti alla sede del Parlamento europeo”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.

Per buona parte dell’ortofrutta italiana solo dopo mesi avviene la liquidazione ai produttori ai quali vengono peraltro addebitate sia le contestazioni sul livello qualitativo che tutte le inefficienze e gli errori di chi sta a valle della filiera. A partire dall’aumento dei costi di benzina e gasolio con l’88% delle merci che viaggia su gomma e la logistica che arriva ad incidere attorno ad 1/3 dei costi di produzione della frutta e verdura in Italia per il gap infrastrutturale del Paese.

“Per produrre cibo sano e di qualità serve un giusto reddito per gli agricoltori. Sostenere gli accordi di filiera serve proprio a costruire mercati più equi, con una più giusta distribuzione del valore. E più trasparenti per i consumatori – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. La nuova Politica agricola comune dovrà incentivare questo modello che rafforza i rapporti tra produzione, trasformazione e commercializzazione, anche per contrastare le pratiche sleali”.

 

Appuntamenti

 

VENETO, SFIDA AI FORNELLI DEGLI AMBASCIATORI DELLA “OLD COUSINE”

Test fine corso per nuovi cuochi contadini di Padova e Vicenza alla prova con spesa a kmzero

La giuria dovrà valutare la preparazione professionale di 20 candidati verificando i contenuti e capacità comunicative nella presentazione dei piatti preparati con ricette della tradizione rurale realizzate secondo le esigenze dell’ospite in agriturismo: dal menù antispreco alle scelte obbligate dettate dalle intolleranze alimentari comprese le tante combinazioni legate ai vari modelli dietetici. A disposizione dei concorrenti “la spesa a sorpresa” con acquisti diretti presso le aziende agricole iscritte al portale di Campagna Amica.

Presente per la consegna dei diplomi e delle divise l’Assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan.

“Il cuoco contadino è un profilo ricercato  dai media e dai gourmet, grazie all’Accademia nazionale, che ha radici venete, oltre mille operatori agrituristici italiani hanno perfezionato un lavoro abbinando all’attività produttiva anche doti culinarie e narrative – spiega Diego Scaramuzza che guida gli agriturismi veneti di Terranostra – un mestiere ambito soprattutto dalle nuove generazioni che intraprendono progetti di fattoria didattica e sociale, sviluppando le modalità emergenti del turismo, come quella esperienziale, creativa, integrata e slow. 

La scuola degli “agrichef” di Coldiretti si arricchisce dunque di ulteriori venti imprenditori dell’agriturismo che oltre a coltivare ed allevare dimostrano abilità in cucina valorizzando i prodotti del territorio.  In Veneto – ricorda Coldiretti – sono 1613 attività agrituristiche (oltre 600 quelle associate a Terranostra) che garantiscono servizi di accoglienza, ospitalità, ristorazione, una realtà in crescita del 2,7% rispetto al 2021, con ben il 33% a titolarità femminile.

I turisti (arrivi) che hanno scelto l’agriturismo veneto per la loro vacanza sono poco meno di 400 mila nel 2023 (+6,5% rispetto al 2019, ultimo anno record) per un totale di 1,15 milioni di giornate (presenze), con oltre la metà dei turisti provenienti dall’estero. Sono 934 le aziende (58% del totale Veneto) che offrono la ristorazione attraverso oltre 60 mila posti a tavola. A questi numeri di tutto riguardo gli agricoltori custodi aggiungono il meglio della biodiversità regionale: ben 390 sono le specialità venete registrate nell’elenco ministeriale. 

La battaglia di Coldiretti per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani continua ed è strategica per tutelare un settore come il turismo il cui successo è trainato dal Made in Italy espressione della qualità delle produzioni che nascono nelle campagne e negli allevamenti condotti dagli agricoltori.

 

PISTOIA, ARRIVANO FORMAGGI A LATTE CRUDO E LA PASTA DEL MONTALBANO

Martedì 6 febbraio si festeggiano le due nuove aziende con sfiziosi ‘stuzzicappetito’

Formaggi della Montagna a latte crudo, pasta, legumi, vino, farro e altre specialità del Montalbano arricchiranno da Martedì 6 febbraio il mercato Campagna Amica di #Pescia. Nuovi sapori, grazie alla partecipazione al mercato di altre due aziende agricole: l’Uffiziatura di San Marcello e la Lepori di Lamporecchio renderanno il paniere di prodotti acquistabili più ricco.

Azienda Agricola l’UFFIZIATURA – Il Fascino del Latte Crudo

L’UFFIZIATURA produce formaggi a latte crudo, pecorino e mucchino. Situato sulle montagne pistoiesi, l’allevamento è gestito con dedizione dalla famiglia Pagliai, tra cui le figlie Lisa e Linda.

L’azienda Giovanni Lepori – Delizie dalle Colline del Montalbano

Direttamente dalle colline del Montalbano, l’Azienda Agricola Lepori porterà al mercato di #Pescia una vasta selezione di prelibatezze culinarie. Dal vino ai legumi di prima qualità, dalla pasta al farro. Eccellenze gastronomiche che delizieranno i palati, portati al mercato direttamente da Filomena, che conduce l’azienda insieme al marito Giovanni.

Il mercato Campagna Amica pesciatino, che da anni si tiene tutti i martedì mattina sul Lungo Pescia presso Passerella Sforzini, è uno scrigno di autentiche eccellenza. Che con i nuovi arrivi arricchisce il paniere dei prodotti acquistabili: dalla carne della Valdinievole al pesce del Tirreno dall’ortofrutta locale di stagione al miele della Montagna Pesciatina. A questi si uniscono formaggi, pasta e farro.

Per festeggiare i nuovi ingressi ai clienti del mercato sarà offerto dai produttori Campagna Amica uno ‘stuzzicappetito’ a base dei prodotti del mercato.

 

VENEZIA, PROGETTO SEMI’NSEGNI

Domani, Martedi 6 Febbraio, l’avvio delle lezioni per i più piccoli

Inizierà domani, Martedi 6 Febbraio alle ore 10.00 nella Scuola d’Infanzia Comparetti a Venezia Cannaregio 1178 la prima lezione di Semi’nsegni.

Infatti, Semi’nsegni il progetto di educazione civica, ambientale ed alimentare di Coldiretti coinvolgerà nell’anno scolastico 2023/2024 in via sperimentale anche le scuole dell’infanzia del Comune di Venezia grazie alla collaborazione del Servizio di Progettazione Educativa comunale. Dopo la formazione che ha coinvolto un centinaio di insegnanti durante il mese di novembre con due incontri incentrati il primo sulla conoscenza dei prodotti tipici veneziani e il secondo sulla trasparenza in etichetta e la sicurezza alimentare, si entra ora nel vivo del progetto con le lezioni rivolte ai bambini.

Sono 13 le scuole d’infanzia con 850 bambini nel Comune di Venezia coinvolte nel progetto SEMI’NSEGNI che prevede tre incontri presso ciascuna scuola a partire da domani 6 Febbraio fino al 5 giugno data in cui è organizzato l’ultimo appuntamento. Nella prima fase i bambini ascolteranno la testimonianza di una agricoltrice, scoprendo da vicino in cosa consiste il lavoro della terra, con particolare attenzione a cosa significa stagionalità e il rispetto del ciclo vitale delle piante. Verranno aiutati da materiale didattico espressamente elaborato per questa occasione.

La seconda fase degli incontri sarà a tutti gli effetti dedicata al momento della semina, infatti ciascuna classe verrà dotata di una cassetta con terriccio e dei semini che potranno essere di lattuga o rucola o ravanelli. I bambini assisteranno al procedimento per poi vedere nascere il frutto della semina.

La terza fase prevedrà proverbi, letture, giochi, indovinelli, detti e racconti sul rapporto con la natura. Al termine del progetto i bambini potranno realizzare un elaborato (es. disegno, cartolina, filastrocca, collage, ecc.) che lasci un segno di quanto condiviso.

“L’obiettivo che ci poniamo con la realizzazione di questo progetto- afferma Fiorella Enzo presidente di Donne Impresa Coldiretti che seguirà in prima persona le lezioni in veste di tutor dell’orto- è quello di trasferire la nostra passione per la Terra cercando di coinvolgere i bambini in un’esperienza concreta, un’attività creativa che lasci un segno positivo sull’approccio con le stagioni e la natura.”

L’assessore alle politiche educative Laura Besio ritiene che questo progetto sarà un utile alleato nel lavoro educativo, teso a promuovere una cultura del rispetto del territorio da parte delle nuove generazioni, bisognosa della consapevolezza e della collaborazione di tutti.

La proposta del progetto SEMI’NSEGNI è stata sottoposta all’attenzione degli insegnanti grazie alla collaborazione del Servizio di Progettazione Educativa comunale, la cui responsabile Daniela Galvani ha affermato: “sostenere l’educazione civica, ambientale e alimentare puntando a mantenere aperta e significativa la riflessione educativa sull’importanza che rivestono  il contatto con la natura, l’utilizzo dei cinque sensi e l’educazione al rispetto e alla tutela dell’ambiente è un obiettivo importante al fine di sensibilizzare i bambini anche sulla fragilità degli ecosistemi naturali e la conseguente necessità di preservarli”.

La tematica, più che mai attuale e strategica, è in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, con le Linee Guida ministeriali per l’insegnamento dell’educazione civica (art. 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92) e l’iniziativa fa riferimento al Protocollo d’Intesa del Luglio 2019 tra il M.I.U.R. e la Conferderazione Nazionale Coldiretti “Per la promozione delle competenze connesse alla sostenibilità nell’alimentazione, per lo sviluppo dell’economia circolare, della green economy e dell’agricoltura di precisione e digitale”.

 

PADOVA, SUI COLLI EUGANEI LA PROVA FINALE DEI CUOCHI CONTADINI

Sfida ai fornelli per gli ambasciatori del turismo slow e sostenibile

Sono i nuovi ambasciatori del turismo slow e sostenibile, gli eredi di una tradizione contadina che sa esaltare i gusti e i sapori del territorio, i custodi di un sapere che si tramanda da generazioni e in continuo rinnovamento, gli alfieri della dieta mediterranea e del vero Made in Italy. Sono i cuochi contadini, veri testimonial di piatti e ricette della tradizione rurale. Una figura ricercata dai media e dai gourmet che con la formazione si è qualificata aggiungendo ulteriori perfomance ad una professione che abbina sia capacità di coltivazione e allevamento alla competenza ai fornelli, abbinando doti di narrazione e comunicative. Un mestiere ambito anche dalle nuove generazioni che intraprendono progetti di fattoria didattica, sociale, agricampeggi sviluppando le modalità emergenti del turismo, come quella esperienziale, creativa, integrata e slow.

Mercoledì 7 febbraio sono pronti al debutto i nuovi cuochi contadini che concluderanno il loro percorso formativo con una prova pratica, la preparazione di un menù da sottoporre alla valutazione di una commissione esaminatrice. E’ l’atto conclusivo del corso “I talenti del cuoco contadino a km 0”, 80 ore di lezioni teorico pratiche organizzate da Coldiretti Impresa Verde di Padova e Vicenza, che ha visto la partecipazione di venti allievi allievi, ai quali è stata offerta la possibilità di acquisire nuove competenze professionali, orientate ad una offerta agrituristica sempre più qualificata.

A partire dalle ore 12, all’agriturismo Bacco e Arianna di Vo’ (via Ca’ Sceriman 784), i cuochi contadini si sfideranno ai fornelli e saranno valutati dalla giuria in base alle capacità comunicative nella presentazione dei piatti preparati con ricette della tradizione rurale realizzate secondo le esigenze dell’ospite in agriturismo: dal menù antispreco alle scelte obbligate dettate dalle intolleranze alimentari comprese le tante combinazioni legate ai vari modelli dietetici. Presente in giuria anche l’assessore regionale Elena Donazzan che parteciperà alla consegna degli attestati e delle giacche di “cuoco contadino”.

La scuola degli “agrichef” di Coldiretti si arricchisce dunque di ulteriori venti operatori agrituristici che oltre a coltivare ed allevare dimostrano abilità in cucina valorizzando i prodotti del territorio.  In Veneto – ricorda Coldiretti – sono 1613 attività agrituristiche (oltre 600 quelle associate a Terranostra) che garantiscono servizi di accoglienza, ospitalità, ristorazione, una realtà in crescita del 2,7% rispetto al 2021, con ben il 33% a titolarità femminile. La battaglia di Coldiretti per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani è importante anche per tutelare un settore come il turismo il cui successo è trainato dalla qualità delle produzioni che nascono nei campi e nelle stalle.

LA VOSTRA PARTECIPAZIONE SARA’ PARTICOLARMENTE GRADITA, SI CHIEDE GENTILE CONFERMA

 

VICENZA, SFIDA AI FORNELLI PER AMBASCIATORI DEL TURISMO SLOW E SOSTENIBILE

Sono i nuovi ambasciatori del turismo slow e sostenibile, gli eredi di una tradizione contadina che sa esaltare i gusti ed i sapori del territorio, i custodi di un sapere che si tramanda da generazioni ed in continuo rinnovamento, gli alfieri della dieta mediterranea e del vero Made in Italy. Sono i cuochi contadini, veri testimonial di piatti e ricette della tradizione rurale. Una figura ricercata dai media e dai gourmet che con la formazione si è qualificata aggiungendo ulteriori performance ad una professione che abbina sia capacità di coltivazione e allevamento alla competenza ai fornelli, abbinando doti di narrazione e comunicative. Un mestiere ambito anche dalle nuove generazioni che intraprendono progetti di fattoria didattica, sociale, agricampeggi sviluppando le modalità emergenti del turismo, come quella esperienziale, creativa, integrata e slow.

Mercoledì 7 febbraio sono pronti al debutto i nuovi cuochi contadini che concluderanno il loro percorso formativo con una prova pratica, la preparazione di un menù da sottoporre alla valutazione di una commissione esaminatrice. È l’atto conclusivo del corso “I talenti del cuoco contadino a km 0”, 80 ore di lezioni teorico pratiche organizzate da Coldiretti Impresa Verde di Padova e Vicenza, che ha visto la partecipazione di venti allievi, ai quali è stata offerta la possibilità di acquisire nuove competenze professionali, orientate ad una offerta agrituristica sempre più qualificata.

A partire dalle 12, all’agriturismo Bacco e Arianna di Vo (via Ca’ Sceriman 784), i cuochi contadini si sfideranno ai fornelli e saranno valutati dalla giuria in base alle capacità comunicative nella presentazione dei piatti preparati con ricette della tradizione rurale realizzate secondo le esigenze dell’ospite in agriturismo: dal menù antispreco alle scelte obbligate dettate dalle intolleranze alimentari comprese le tante combinazioni legate ai vari modelli dietetici. Presente in giuria anche l’assessore regionale Elena Donazzan che parteciperà alla consegna degli attestati e delle giacche di “cuoco contadino”.

La scuola degli “agrichef” di Coldiretti si arricchisce, dunque, di ulteriori venti operatori agrituristici che, oltre a coltivare ed allevare dimostrano abilità in cucina valorizzando i prodotti del territorio.  In Veneto – ricorda Coldiretti – sono 1613 attività agrituristiche (oltre 600 quelle associate a Terranostra) che garantiscono servizi di accoglienza, ospitalità, ristorazione, una realtà in crescita del 2,7% rispetto al 2021, con ben il 33% a titolarità femminile. La battaglia di Coldiretti per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani è importante anche per tutelare un settore come il turismo il cui successo è trainato dalla qualità delle produzioni che nascono nei campi e nelle stalle.

 

RAVENNA, CARNEVALE: ‘CIBO IN MASCHERA’

Laboratorio per i più piccoli negli spazi di via Canalazzo 59 e merenda con i dolci contadini della tradizione romagnola

Sabato 10 febbraio, in occasione del Carnevale, ripartono i laboratori per i più piccoli promossi dal Mercato Contadino coperto di Campagna Amica Ravenna.

Negli spazi di via Canalazzo 59, gli agricoltori di Campagna Amica invitano bimbi e famiglie a festeggiare il Carnevale proponendo dalle ore 10 alle ore 12 un gioco-laboratorio per costruire mascherine simpatiche e originali con materiali di recupero e mosaico.

Il laboratorio, realizzato in collaborazione con SM-lab, è indicato per bimbi a partire dai 4 anni (costo euro 5 a partecipante, posti limitati: si consiglia la prenotazione al 347/8638450, anche via Whatsapp).

Non mancherà poi una gustosa agrimerenda carnevalesca con i dolci contadini tipici del Carnevale realizzati dall’azienda agricola Pattuelli di Villanova di Bagnacavallo.

Si ricorda che, come ogni sabato, il Mercato sarà aperto già dalle ore 8.30 per dare la possibilità ai consumatori di fare una spesa buona, sana e locale.