COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 26 marzo 2020

26 Marzo 2020
News La Forza del Territorio del 26 marzo 2020

Primo piano

 

CAMPANIA

OP AGRICOLE: STOP A COOP FAMILIARI

Il Presidente Masiello: “Sugli scaffali troppi prodotti stranieri, i nostri agricoltori costretti a buttare”

Lo tsunami del coronavirus fa emergere tutte le debolezze strutturali del sistema produttivo e commerciale, esponendo i produttori agricoli al rischio della beffa oltre al danno. Lo denuncia Coldiretti Campania, chiedendo alla Regione Campania di intervenire nell’imminente Conferenza Stato Regioni e nei confronti del Ministero dell’Agricoltura per innalzare il numero minimo dei soci per il riconoscimento delle OP – Organizzazioni dei Produttori, fissato in 15 componenti.

“Nel pieno dell’emergenza – sostiene Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti – c’è ancora chi gioca al ribasso sulle organizzazioni dei produttori per difendere strutture sostanzialmente familiari, che poco hanno a che fare con lo spirito cooperativistico. Nella tempesta economica di questi giorni emerge in tutta la sua debolezza l’approccio del piccolo cabotaggio.

In Campania ci sono 30 organizzazioni di produttori ortofrutticoli, su un totale nazionale di 300. Ma mentre la media nazionale dei soci è 1.000, in Campania è 160. Sono troppe le OP che evidentemente abbassano la media, stando sulla soglia minima richiesta. Un sistema di questo tipo non è più sostenibile, soprattutto oggi. Sugli scaffali dei supermercati i prodotti stranieri, dalle fragole alle arance dalle mele alle verdure, sono tantissimi. Ed è paradossale che i nostri agricoltori siano costretti a buttare via frutti invenduti perché non riescono a farli arrivare alla grande distribuzione.

Questa crisi epocale ci deve far capire – conclude Masiello – che solo l’aggregazione e la filiera possono creare valore aggiunto e dare forza all’agricoltura. Pertanto chiediamo alla Regione Campania di combattere al nostro fianco in questa direzione, innalzando il numero minimo dei soci per costituire una OP e sostenendo il consumo di prodotti agroalimentari italiani”.

La Regione – informa Coldiretti Campania – ha riunito lo scorso 28 febbraio presso l’Assessorato all’Agricoltura le Organizzazioni dei Produttori per condividere una posizione di modifica della norma vigente (Decreto n. 8867 del 13 agosto 2019). Le parti, pur se con difficoltà, hanno già trovato un primo punto d’intesa su cui occorre lavorare. Da molti anni – sostiene Coldiretti – tutti gli attori della filiera ortofrutticola sostengono la necessità di favorire l’aggregazione dell’offerta in organizzazioni di produttori ed in particolare di potenziarne il ruolo e le capacità anche attraverso una loro crescita dimensionale.

Coldiretti, attraverso i suoi rappresentanti, ha avanzato alla ministra Bellanova ed agli uffici regionali una serie di richieste di flessibilità degli strumenti già a disposizione delle OP, ed anche la richiesta di una serie di strumenti straordinari, che non necessitano per partire di risorse aggiuntive. Si chiede la possibilità di ricorrere a misure come quelle svolte nella crisi del 2011 (escherichia coli), quali la mancata raccolta in alternativa ai ritiri dal mercato.

 

Dal territorio

 

CORONAVIRUS, VOLTINI: BENE PRIME MISURE, ORA PIÙ LIQUIDITÀ CONTRO CHIUSURA

“Le misure fin qui adottate per sostenere il comparto agroalimentare sono positive e necessarie, ma per salvaguardare la tenuta del sistema e scongiurare la chiusura di molte aziende in difficoltà, bisogna fare di più in termini di accesso al credito, di valorizzazione e salvaguardia del vero Made in Italy”. È l’appello lanciato da Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia, di fronte all’emergenza Coronavirus.

“Bisogna lavorare per evitare speculazioni e ingiustificati ribassi dei prezzi dei prodotti agricoli – precisa il Presidente Voltini – attraverso un maggior controllo lungo tutta la filiera, anche in termini di trasparenza nelle importazioni, rafforzando così la valorizzazione del vero Made in Italy. Serve inoltre un’iniezione di liquidità immediata, attraverso proposte concrete che facilitino ulteriormente l’accesso al credito bancario. In questo senso è opportuno estendere fino al 100% la copertura del fondo di garanzia, così da dare nuova liquidità garantita al sistema”. 

“Solo attraverso interventi veloci e concreti – conclude il Presidente Voltini – riusciremo a dare l’ossigeno indispensabile alla sopravvivenza delle imprese, colpite non solo dalle chiusure di negozi, dal blocco alla mobilità e dalle difficoltà negli scambi commerciali verso l’estero, ma anche dalle bizze del meteo che in queste ultime ore ha riportato freddo e gelo, dopo un inverno con temperature sopra la media”.

 

PISTOIA, MONTAGNA E FREDDO: NIENTE LEGNA DA ARDERE PER I CITTADINI

Niente legna da ardere per i consumatori finali, un problema in più sulla montagna pistoiese. “Mentre trattori degli agricoltori spalano la neve, per garantire l’agibilità delle strade (vedi foto) –spiega Coldiretti Pistoia-, il grande freddo ha messo in difficoltà tanti cittadini che usano la legna per riscaldarsi”. Infatti, come prevedono le disposizioni per il contenimento del coronavirus, Decreto del presidente del consiglio (DPCM) del 22 marzo, la vendita di legna non è possibile ai soggetti senza partita Iva. Con il risultato che non poche case, riscaldate con la legna sulle montagne pistoiesi, rimangono al freddo.

“Riceviamo decine di telefonate da cittadini che ci chiedono come avere legna per riscaldarsi, e altre da aziende che hanno la legna in giacenza – spiega Coldiretti Pistoia, i cui uffici sono sempre operativi, seppur a distanza, nonostante l’emergenza-. Rispettosi delle norme, le aziende forestali non possono far fronte agli ordini dei cittadini”.

Il decreto, infatti, rende possibile la vendita di legna solo ai clienti professionali, con partita Iva. Il decreto, inoltre, vieta alle imprese anche effettuare i tagli.

“Si tratta, come inevitabile, di una incongruenza nelle disposizioni in vigore –spiega Coldiretti-, ma visto il permanere del freddo ci stiamo adoperando per trovare una soluzione ad un problema, che ha anche un impatto sulla salute visto che il freddo rende le case meno salubri”.

 

EMILIA ROMAGNA, MALTEMPO: REGIONE OK A RICHIESTE SU DEROGHE E SEMPLIFICAZIONE

“La Regione, accogliendo le nostre istanze, chiederà al Governo la deroga alla legge 102/2004 sulle calamità e la semplificazione della segnalazione on line dei danni subiti”. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna Nicola Bertinelli commentando la comunicazione da parte della Regione che ha affermato di aver già fatto partire la raccolta delle segnalazioni (da parte di imprenditori agricoli e in via semplificata anche tramite e associazioni) dell’effettiva entità delle perdite registrate in campagna. “All’indomani della prima gelata Coldiretti Emilia Romagna” – continua Bertinelli – “aveva richiesto l’applicazione in deroga del Decreto Legislativo n. 102/2004 in riferimento alle gelate perché l’assicurabilità risultava in parte vanificata dalle limitazioni progressive e sempre più restrittive agli spostamenti da parte degli agricoltori a seguito dell’epidemia di covid-19 che hanno impedito agli stessi di recarsi negli uffici, anch’essi con forti limitazioni all’accoglimento delle persone, per stipulare le polizze agevolate per l’annata agraria 2020”.

La scure del gelo e della neve si è abbattuta a partire da martedì su piante di pesche, albicocche, susine, pere, mele e kiwi in piena fioritura o con già le gemme o i frutticini pronti a crescere. Un evento che compromette irrimediabilmente le coltivazioni nei campi della regione con costi elevatissimi per la perdite delle produzioni. Il tutto mentre gli agricoltori sono impegnati in prima linea a garantire le forniture alle dispense delle famiglie italiane costrette a casa dall’emergenza coronavirus.

“Appare chiaro” ha proseguito Bertinelli “che anche le verifiche da parte dei tecnici procederanno a rilento sempre a causa dell’epidemia di covid-19. Ci troviamo di fronte a una situazione mai affrontata prima dove anche le normali e usuali pratiche burocratiche hanno incontrato molto ostacoli a causa del coronavirus”.

“Per questo” ha concluso il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna “apprendiamo con favore dell’accogliento delle nostre istanze da parte della Regione e dell’imminente comunicazione delle stesse al Ministero competente”.

Inoltre la Regione, in risposta alle osservazioni di Coldiretti Emilia Romagna, ha precisato che le attività di abbruciamento del materiale vegetale sono nuovamente consentite, poiché le pratiche agricole rientrano tra le quelle non sospese dal DPCM del 22/03/2020.

 

PUGLIA, FAUNA SELVATICA: CINGHIALI E LUPI IMPERVERSANO IN CAMPAGNA

Imperversano i cinghiali e i lupi in Puglia anche ai tempi del Coronavirus con attacchi agli animali nei pascoli e raid nelle campagne, aggravando ulteriormente il contesto di criticità che le aziende agricole e zootecniche stanno vivendo. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia sulla base delle segnalazioni di agricoltori e allevatori, alle prese con gli attacchi dei lupi agli allevamenti e con le scorribande dei cinghiali nei campi, con una recrudescenza del fenomeno legata alla limitazione di movimentazione dei mezzi sulle strade che crea paradossalmente un contesto di maggiore tranquillità per la fauna selvatica a muoversi liberamente.

“Continua la mattanza nelle stalle e sui pascoli dove i lupi attaccano, feriscono e uccidono pecore, agnelli, mucche, vitelli, capre, suini, asini, cavalli. In Puglia sono enormi i danni causati dalla fauna selvatica, con un danno pari ad oltre 13 milioni di euro. Sono essenziali misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l’allevamento è l’attività principale, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze pugliesi, come la pecora ‘Gentile’ di Altamura o la ‘Moscia’ leccese”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Si tratta – evidenzia la Coldiretti – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati.

“I numeri la dicono lunga sulla necessità di alzare il livello di allerta e programmare efficaci attività di riequilibrio della fauna selvatica che mette a repentaglio la stessa incolumità delle persone. Non c’è tempo più tempo da perdere, perché agricoltori e allevatori sono allo stremo”, conclude il presidente Muraglia.

Continua anche l’allarme cinghiali in Puglia con avvistamenti di branchi in provincia di Bari soprattutto sull’Alta Murgia e sul Gargano in provincia di Foggia – aggiunge Coldiretti Puglia – con rischi igienico – sanitari, per l’incolumità pubblica e danni in campagna, con 310 incidenti stradali causati da animali selvatici nei primi nove mesi del 2019.

“Le aree rurali e anche le città sono invase da cinghiali che mettono a repentaglio l’incolumità delle persone, fanno razzia nei campi di frutta, legumi, piantine, ortaggi, con inevitabili ripercussioni anche di natura igienico-sanitaria. L’escalation di danni, aggressioni e incidenti che causano purtroppo anche vittime è il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici che mettono a repentaglio non solo le produzioni agroalimentari e l’assetto idrogeologico del territorio, ma anche la vita di agricoltori e automobilisti, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città”, conclude Pietro Piccioni, Delegato Confederale di Coldiretti Foggia. Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat.

 

TOSCANA, CORONAVIRUS: ANTICIPARE CARBURANTE AGEVOLATO IN CAMPAGNA

Anticipazione di almeno il 70 % del carburante agevolato e proroghe delle scadenze dei bandi PSR per aiutare le imprese agricole della Toscana in un momento di grave criticità a causa dell’emergenza Coronavirus. E’ quanto chiede Coldiretti Toscana per cui ogni misura di sostegno regionale è vitale per l’agricoltura regionale ai tempi del virus. “In un momento difficile per l’economia, bisogna snellire le procedure burocratiche a carico delle imprese agricole e recuperare sul mercato il valore della trasparenza con misure a costo zero che valorizzino le produzioni agroalimentari toscane e sostengano gli imprenditori agricoli che stanno sopportando una crisi improvvisa e imprevedibile”, spiega il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi alla Regione Toscana, che chiede interventi immediati per alleggerire il peso della burocrazia e consentire alle aziende di portare a termine gli impegni assunti con il PSR, al netto delle restrizioni alla movimentazione imposte dal DPCM 18/2020. “Occorre intervenire con urgenza anche con interventi regionali per salvare importanti settori dell’economia agricola in difficoltà – dice il presidente Filippi – dal vino all’ortofrutta, dal florovivaismo alla pesca, dagli agriturismi alla vendita diretta, senza discriminare le aziende sulla base del fatturato”.

E’ essenziale garantire il corretto svolgimento delle lavorazioni agricole, tra potature, arature ed esigenze irrigue – aggiunge Coldiretti Toscana – per cui è fondamentale creare un beneficio semplificato agli agricoltori, anche attraverso l’erogazione di carburante agevolato.

“Semplificare le procedure dei libretti UMA per il carburante agevolato avrà un effetto positivo immediato sulle aziende agricole, zootecniche e per le serre dei florovivaisti, già piegati sotto il duro colpo dell’emergenza Coronavirus. Alla perdita di prodotto per l’azzeramento delle vendite sui mercati nazionali e internazionali, ai costi per lo smaltimento delle produzioni, si aggiunge la necessità di tenere sempre a temperatura le serre, soprattutto in questo momento di repentino freddo in una primavera pazza, dopo un inverno bollente”, aggiunge il direttore di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti.

Di fronte ad una situazione drammatica dovuta all’emergenza Coronavirus serve subito – insiste Coldiretti Toscana – l’estensione della proroga delle scadenze fiscali e contributive a tutte le aziende, senza discriminarle sulla base del fatturato e interventi diretti della regione Toscana per dare un respiro di sollievo agli agricoltori.

 

ALESSANDRIA, PATRONATO EPACA: ANCHE SE A DISTANZA ANCORA PIÙ VICINI

Vista la situazione di allerta per la diffusione del Covid19 e il desiderio di contribuire agli sforzi che tutti i nostri concittadini stanno facendo per contribuire ad arginare questa epidemia il Patronato Epaca incrementa le modalità di usufruire dei servizi offerti a tutti i cittadini, con l’impegno di non lasciare mai nessuno da solo, sempre più vicino alle persone, garantendo presenza sul territorio.

Il Patronato Epaca offre informazioni, consulenze e servizi in materia di risparmio previdenziale, diritto di famiglia e successione, mercato del lavoro, assistenza sanitaria, prestazioni sociali legate al reddito e facilitare l’accesso ai dati e ai servizi della Pubblica Amministrazione.

“Ci facciamo ancora più prossimi fornendo i nostri recapiti telefonici e mail così che ogni richiesta di prestazioni, comprese le nuove misure previste dal Decreto “Cura Italia”, o di consulenza possa essere svolta senza che il cittadino si sposti dalla propria abitazione – ha affermato il Responsabile del Patronato Epaca di Alessandria Gianni Mario Stoppini -. Un servizio sempre più a misura del socio agricoltore ma anche del cittadino comune, in grado di affiancare i servizi sociali per assistere al meglio le persone, su questioni come invalidità civile, indennità di accompagnamento riconoscimento di prestazioni legate all’handicap, così come servizi per disoccupazione e prestazioni legate alla maternità”.

“Ciò testimonia ancora una volta il ruolo di forza sociale a tutto campo di Coldiretti, che è sempre più a servizio non soltanto del mondo agricolo, che ovviamente è e resterà centrale, ma che si propone anche come interlocutore affidabile a tutta la comunità.-  hanno aggiunto il Presidente e il Direttore di Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo – Garantendo assistenza e tutela per il conseguimento di benefici previdenziali, sociali, assistenziali, Naspi, invalidità, congedi parentali, indennità e molto altro”.

Per informazioni, tutti i giorni, dalle ore 8.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.00, il Patronato sarà disponibile e raggiungibile sia telefonicamente che tramite mail al seguente recapito: Ufficio Provinciale di Alessandria tel. 0131 235891 email epaca.al@coldiretti.it 

 

UMBRIA, CORONAVIRUS: VIA IL SERVIZIO DI ASSISTENZA DIRETTA PER IMPRESE AGRICOLE

Un utile servizio di assistenza diretta per le imprese agricole in questo difficile momento di incertezza legato all’emergenza coronavirus: è quanto si prefigge una nuova iniziativa della Coldiretti Umbria che ha attivato l’indirizzo di posta elettronica legislativo.umbria@coldiretti.it, per gli imprenditori agricoli che intendono saperne di più su normative e novità che si susseguono, interessando il comparto.

Il coronavirus e in special modo le novità normative ad esso collegate – afferma Mario Rossi direttore Coldiretti Umbria – oltre a precisi comportamenti individuali, impongono un’attenta e costante lettura riguardo alle attività d’impresa anche da parte degli imprenditori agricoli che continuano ad operare in questa complessa situazione, nell’ottica di assicurare una delle filiere fondamentali del Paese, quella agroalimentare.

Ma sono molteplici – spiega Rossi – i dubbi e di conseguenza i chiarimenti che anche gli imprenditori debbono affrontare e ricevere, per poter operare con correttezza e tranquillità, anche alla luce del DPCM del 22 marzo che ha disposto la sospensione di alcune attività. Per questo abbiamo deciso di attivare uno specifico indirizzo di posta elettronica che permetterà di supportare sotto un aspetto normativo le imprese agricole, nelle loro attività quotidiane. Oltre a rispondere puntualmente e tempestivamente a quanti scriveranno all’indirizzo di posta elettronica, sul sito internet https://umbria.coldiretti.it, all’interno di un apposito spazio (FAQ per le aziende agricole), per tutti sarà possibile consultare i quesiti e le rispettive risposte che si succederanno, sulla base delle varie richieste pervenute. Presente inoltre, sempre sul sito, una specifica sezione, con i decreti e le varie modulistiche che si susseguono, per restare sempre aggiornati.

Prosegue sempre comunque, accanto a questo, da parte dei referenti Coldiretti, anche la rete di assistenza e informazione con i consueti canali telefonici e di posta elettronica, assicurando presidi sul territorio per le esigenze più immediate delle imprese.

Il tutto – conclude Coldiretti – per andare incontro il più possibile al lavoro degli imprenditori agricoli che continuano a impegnarsi nelle loro attività quotidiane, fondamentali per assicurare la produzione di cibo e in grado di sostenere economia, lavoro e difesa del territorio.

 

MARCHE, #IOSTOCOIPASTORI: PER PASQUA AGNELLO E CARNE A KM ZERO

Il sostegno del Made in Italy ai tempi del Coronavirus passa anche per il rispetto delle tradizioni pasquali con il ritorno in tavola dell’agnello. È quanto sostiene Coldiretti Marche in occasione della Giornata mondiale della pastorizia e con l’avvio di una campagna social dei pastori #iostocoipastori per sostenere il valore sociale, economico, storico e ambientale di un mestiere a rischio di estinzione. In vista di un auspicabile prossimo ritorno alla normalità sarebbe un sollievo per i conti di circa 4mila allevamenti marchigiani che presidiano le aree interne con oltre 133mila animali tra pecore e capre. La stragrande maggioranza delle aziende marchigiane non arriva a 100 animali: se ne alleva circa un terzo per la carne, mentre quasi 50mila capi sono destinati alla produzione di latte. Produzioni di altissima qualità che creano valore, soprattutto con i formaggi dop e le carni scelte igp. Un settore alle prese, come tanti in questo periodo, con il blocco delle attività di ristoranti e agriturismi che, soprattutto con l’avvio della bella stagione dalle festività pasquali, contribuiscono a mantenere vive queste zone. Pastori che sono anche custodi della biodiversità: è il caso, ad esempio, delle specie autoctone che nel tempo sono state salvate dall’estinzione come la Pecora Sopravvissana e la Pecora Fabrianese. Un settore, dunque, fortemente penalizzato dalla situazione attuale e minacciato anche da fenomeni speculativi. “Per sostenere l’intera filiera e combattere la speculazione sul cibo – commenta la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – abbiamo bisogno di un grande patto tra agricoltori, industrie alimentari e distribuzione commerciale al fine di tutelare il Made in Italy dall’assalto di carne importata che non solo non offre garanzie sulla qualità e la salubrità della produzione, ma toglie mercato e ossigeno alle produzioni locali che fanno il vanto della nostra terra”.

 

PIEMONTE, CORONAVIRUS: NO A SPECULAZIONI SU COMPARTO SUINICOLO PIEMONTESE

“In questo difficile momento il comparto suinicolo piemontese non deve essere mira di speculazioni – affermano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Purtroppo abbiamo notizia che alcuni macelli stanno paventando, attraverso inopportune telefonate, un abbassamento dei prezzi ai nostri allevatori quando continuiamo ad assistere a boom di spesa alimentare nei supermercati e nei negozi tra cui anche di carne e salumi”.

La filiera suinicola piemontese conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale.

Moncalvo e Rivarossa concludono così: “Si tratta di correttezza e trasparenza nei confronti dei nostri allevatori che stanno continuando a garantire, nonostante le difficoltà, la produzione e per questo non esitiamo a denunciare le speculazioni e le storture che stanno emergendo a sostegno delle imprese che, insieme alle loro famiglie, stanno vivendo una fase storica così drammatica. Tutto questo a tutela del #MangiaItaliano che, mai come ora, va messo in pratica con atti concreti, come quelli che la nostra Organizzazione sta chiedendo alla GDO. E’ assurdo, invece, che, in questo momento, alcune industrie continuino ad importare dall’estero, soprattutto, cosce di suini per la preparazione di prosciutti e, contemporaneamente, in modo del tutto strumentale annuncino un abbassamento dei prezzi riconosciuti ai nostri allevatori”.

La Coldiretti ha allertato tutta la rete organizzativa a livello nazionale per monitorare le speculazioni attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it dove raccogliere le segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario, se non verranno fornite adeguate motivazioni.

 

SICILIA,  CORONAVIRUS: STOP RATE MUTUI ISMEA, BENE AZIONI PER SISTEMA AGRICOLO

Anche Coldiretti Sicilia plaude alla  sospensione delle rate dei mutui alle aziende agricole per fare fronte alle conseguenze dell’emergenza Coronavirus. Gli ultimi provvedimenti   di Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, per sostenere il settore impegnato in prima linea a garantire le forniture alimentari alle famiglie, rappresentano un importante passo per gli agricoltori. Per quanto riguarda la sospensione delle rate  – riferisce Coldiretti Sicilia – la quota capitale potrà essere rimborsata nell’anno successivo a quello di conclusione del periodo di ammortamento, mentre la quota interessi sarà inserita nel debito residuo e ammortizzata lungo tutta la durata del mutuo.

Le altre misure – indica ancora Coldiretti Sicilia –  riguardano  l’estensione automatica delle garanzie Ismea su tutti i finanziamenti già garantiti, la liquidazione delle spese sostenute dalle imprese per gli stati di avanzamento lavoro in modalità semplificata, la sospensione dei termini per la realizzazione dei piani aziendali con scadenza fra il primo marzo e il 31 luglio e  per evitare che le misure di contenimento dell’emergenza possano limitare l’accesso alle agevolazioni dell’Istituto è stata posticipata al  31 luglio 2020 la pubblicazione del bando per l’insediamento dei giovani, mentre il termine per la presentazione delle manifestazioni d’interesse per la vendita dei Terreni in Banca delle Terre è posticipato al 31 maggio 2020.

Anche la Fondazione Enpaia, Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura, si è mossa per affrontare l’emergenza Coronavirus e –  commenta ancora  Coldiretti Sicilia – ha deliberato la sospensione del versamento dei contributi previdenziali per dirigenti, quadri, impiegati e tecnici agricoli in scadenza nel periodo compreso dal 8 marzo 2020 al 30 settembre 2020. Enpaia ha deciso per la sospensione dei versamenti, compresa la quota a carico dei lavoratori, estesa a tutte le imprese del settore, a prescindere dall’entità dei ricavi o compensi, anche al di sopra dei 2 milioni di euro.

 

BASILICATA, MALTEMPO: “PIOVE SUL BAGNATO”

Intere coltivazioni di carciofi, asparagi, bietole, finocchi e rape pronte per la raccolta e alcuni alberi da frutta in fiore sono andati distrutti nei campi dell’Alto Bardano, in particolare tra Lavello e Palazzo San Gervasio  con il gelo che si abbattuto in queste notti pregiudicando le produzioni con una stima di migliaia  di euro di danni. Serre distrutte e piantagioni allagate anche in alcune aree del Metapontino. E’ quanto fa sapere Coldiretti Basilicata in merito all’ondata di maltempo che sta investendo anche il territorio lucano con un brusco calo delle temperature, gelo e pioggia intensa.  “Purtroppo è accaduto ciò che temevamo accadesse – commenta il presidente di Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani – lo sbalzo termico primaverile ha colpito le campagne dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento che ha favorito il risveglio della natura con l’anticipo delle primizie di stagione che sono andate distrutte. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude Pessolani – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi, tra perdite della produzione agricola  e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.

 

SARDEGNA, CLIMA SENZA PIETA’: GELATE PROVOCANO DANNI ALL’AGRICOLTURA

Ci mancavano solo le temute gelate per l’agricoltura in una annata tra le peggiori mai conosciute con delle perdite ormai stimate in milioni di euro.

Dopo le troppe piogge dell’autunno, l’inverno caldo e siccitoso (classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento) che hanno anticipato il risveglio della natura, ora le gelate che arrivano nel pieno dell’emergenza corona virus che sta devastando anche il mondo agricolo: ci sono milioni di carciofi sui campi, invenduti dopo la chiusura dei mercati di Campagna Amica e rionali del centro nord Italia. 

A piangere questa mattina è soprattutto il settore vitivinicolo, in particolare le coltivazioni precoci che avevano già i germogli, che solo tre anni fa, sempre a causa delle gelate tardive, aveva subito danni incalcolabili che si stanno pagando ancora oggi.

Ma la conta dei danni riguarda anche i frutteti, le carciofaie e tutte le piante.

Ad aver subito i maggior danni, a  macchia di leopardo è tutta la Sardegna ma in particolare da Oristano in giù.

“Una gelata temuta che comporta serie perdite per l’agricoltura perché arrivata non solo a inizio primavera ma dopo un inverno, ed in particolare gennaio e febbraio, molto caldi che hanno anticipato il germogliare delle piante – afferma il presidente di Coldiretti Cagliari Giorgio Demurtas -. Nel nostro territorio, in tutto il sud Sardegna, anche se non possiamo ancora quantificare le perdite, i danni sono ingenti. Alcuni territori si sono salvati, in altri, i più esposti, i germogli delle vigne sono stati bruciati, ma anche asparagi, carciofi e i frutteti. Fra qualche giorno avremo un quadro più chiaro. Una brutta notizia che arriva in un periodo pessimo per tutti e in campo agricolo soprattutto per i carciofi molti dei quali stanno marcendo sui campi, invenduti a causa della chiusura dei suoi principali canali di distribuzione”.

Stessa situazione anche nell’oristanese. “Siamo molto preoccupati  – sottolinea il presidente di Coldiretti Oristano Giovanni Murru -, solo tre anni fa la produzione della vernaccia fu azzerata proprio dalle gelate, allora ad aprile. Speriamo che quest’anno sia più clemente perché qui la situazione è già compromessa”.

 

PIEMONTE, MALTEMPO: BASSE TEMPERATURE METTONO A DURA PROVA LA FRUTTA

Marzo e gelo. Sembrano due parole in contrasto eppure è quanto si sta verificando in questi giorni, nella notte soprattutto, in Piemonte e lungo la Penisola.

Lo sbalzo termico primaverile ha colpito le campagne dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento che ha favorito il risveglio della natura.

Le temperature nella notte sono scese sotto lo zero già intorno alla mezzanotte, con punte di meno 3 gradi verso le prime ore del giorno. Ad essere più colpite le zone non particolarmente vocate alla frutticoltura  del cuneese e del torinese, quella dell’alessandrino e del vercellese. Lo sbalzo termico sta mettendo a dura prova pesche, mele rosse, susine, kiwi, ciliegie ed albicocche.

“Per effetto della stratificazione del freddo, i danni sono soprattutto alle parti più basse delle piante e, attualmente, potrebbero essere stimati dal 20 al 30% con situazioni di danni nettamente inferiori là dove gli impianti antibrina sono entrati in funzione – spiegano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Non appena sarà possibile monitorare più da vicino la situazione, i nostri tecnici potranno essere più precisi sulla quantificazione dei danni. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – concludono Moncalvo e Rivarossa – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi”.

 

LIGURIA, CORONAVIRUS: SENZA FIORI MADE IN LIGURIA NON E’ PRIMAVERA

Senza fiori e piante Made in Liguria è a rischio uno settori più belli e amati della nostra regione dove operano oltre 4200 imprese, concentrate principalmente nelle Province di Imperia e Savona, imprese che ad ora, si trovano in gravissime difficoltà a causa del blocco della mobilità e la chiusura dei negozi fuori confine, oltreché per il divieto, locale e nazionale, di cerimonie come battesimi, matrimoni, convegni, lauree e funerali. Sono quindi necessarie misure urgenti a sostegno del settore che permettano la sopravvivenza delle imprese e la possibilità di non perdere, in futuro, vere e proprie eccellenze locali conosciute e apprezzata a livello mondiale.

E’ Coldiretti Liguria che sottolinea le difficoltà provocate, a livello nazionale, dall’emergenza Coronavirus al settore florovivaistico, settore dove la Liguria si distingue per la qualità delle sue produzioni di fiori recisi, fronde ornamentali, piante in vaso e aromatiche, con le esportazioni che ogni anno, in questo periodo, raggiungono principalmente Francia, Germania, Olanda arrivando anche Oltreoceano, per un giro d’affari, interno ed estero, che annualmente raggiunge circa 350 milioni di euro. 

“Ad oggi il risultato – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –  è stata già la perdita di fiori e piante che stanno appassendo nei vivai per il crollo, sia interno sia all’estero, degli acquisti di fiori recisi, di fronde e fiori in vaso, e di tutte le produzioni tipiche della primavera, in un periodo in cui per molte delle nostre imprese si realizza oltre il 75% del fatturato annuale. 

Sul mercato interno, nel pieno rispetto di tutte le disposizioni sulle restrizioni per contenere il contagio, i vivai sono chiusi al pubblico ma continuano a lavorare al loro interno per garantire la massima qualità di piante e fiori, e visto che i cittadini devono per forza restare a casa, gli agricoltori che gestiscono i vivai della Coldiretti si stanno organizzando per fare consegne a domicilio, con contatti per telefono o mail, per consentire alle famiglie di restare a casa senza rinunciare al giardinaggio, l’orticoltura e la cura di piante e fiori su balconi e terrazze, che sono uno dei più potenti anti-stress conosciuti.

Ciononostante – concludono Boeri e Rivarossa –  il florovivaismo ligure trova nell’export il massimo mercato di riferimento e viste le perdite che si stanno già registrando serve l’impegno di tutti per cercare di far uscire il settore da questa crisi senza precedenti, con la definizione di misure urgenti ed immediate da parte delle Istituzioni, che permettano di dare liquidità alle aziende, con finanziamenti a tasso zero e sospensione delle scadenze dei mutui, delle bollette, interventi come la cassa integrazione per i dipendenti e creazione di un fondo straordinario a ristoro della perdita di produzione.”

 

REGGIO EMILIA, MALTEMPO: DANNI SU FRUTTA E VERDURA

Il gelo di queste ultime notti si abbattuto sulle piante da frutto in fiore pregiudicando le produzioni con una stima di milioni di euro di danni. È  quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti dell’ondata di maltempo che sta investendo il Paese con un brusco calo delle temperature, gelo, neve e vento.

In molte aree del nord sono entrati in azione nei frutteti gli impianti anti brina per difendere le piante e l’apertura dei teli antigrandine per creare una sorta di “effetto serra” e alzare di qualche grado le temperature.

«Il gelo si è abbattuto principalmente – commenta Maria Cerabona, direttore della Coldiretti reggiana – su piante di pesche, albicocche, susine in piena fioritura o con già le gemme o i frutticini pronti a crescere. Al momento sembra che le viti siano state risparmiate e – continua la Cerabona – stiamo verificando gli effetti sulle verdure in campo».

Una situazione di difficoltà a macchia di leopardo nella nostra regione e lungo la Penisola.

È allarme anche per le api che ingannate dal caldo sono uscite dai loro alveari alla ricerca di pollini e nettari ed ora, dopo il drastico calo delle temperature e il forte vento, rischiano di subire pesanti ripercussioni. Gli allevamenti e le conseguenti produzioni rischiano di essere compromessi per il quarto anno consecutivo.Lo sbalzo termico primaverile che si è manifestato ha colpito le campagne dopo uno degli inverno più caldi degli ultimi secoli che ha fatto registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento. Le alte temperature delle scorse settimane hanno favorito il risveglio vegetativo anticipando le fioriture e le primizie di stagione che sono andate distrutte.

 

CAMPANIA, MALTEMPO: IL GELO DANNEGGIA I CAMPI

Il crollo delle temperature in queste ore sta causando danni agli ortaggi nei campi e agli alberi già in fiore. L’agricoltura continua a soffrire – comunica Coldiretti Campania – dovendo già fronteggiare la concorrenza di prodotti esteri in tempi drammatici. La scure del gelo e della neve – continua la Coldiretti – si è abbattuta su piante e verdure in campo, in particolare nelle aree interne della regione. Una situazione di difficoltà a macchia di leopardo, su cui sono in corso verifiche per quantificare l’entità dei danni. Ma è allarme anche per le api presenti sul territorio nazionale che sono state ingannate dal caldo e sono uscite dagli alveari ed ora rischiano di subire pesanti perdite.

Lo sbalzo termico primaverile ha colpito le campagne dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento che ha favorito il risveglio della natura con l’anticipo delle primizie di stagione che sono andate distrutte.

Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

Nel frattempo, nonostante le difficoltà, prosegue in tutta la regione la disponibilità degli agricoltori con i loro trattori per sanificare le strade contro il coronavirus.

 

PESARO-URBINO, STOP SPECULAZIONE: GIÙ IL PREZZO DEL LATTE, SU COSTI DEL MANGIME

Latte pagato meno agli allevatori nonostante l’aumento dei consumi allo scaffale. Per questo la Coldiretti ha allertato tutta la rete organizzativa a livello nazionale, con gli uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle, attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni, sulla base delle quali agire a livello giudiziario se non verranno fornite adeguate motivazioni. Un modo per monitorare e informare le Istituzioni e gli organi di controllo sugli attacchi speculativi contro le stalle. “Nella nostra provincia – dicono da Coldiretti PU – abbiamo segnalazioni di allevatori che si sono visti decurtare – da 40 a 35 centesimi – la quota al litro per il conferimento del latte bovino, mentre abbiamo notizia di riduzioni (ancora non quantificate) anche per il latte ovino, attualmente pagato circa 90 centesimi al litro”. E questo nonostante i consumi di latte e formaggio siano aumentati: Coldiretti su dati Iri ha calcolato un +59% di latte Uht e circa il 30% in più per i formaggi. Di contro, è stato segnalato l’incremento dei costi per le materie prime per l’alimentazione del bestiame come soia, orzo e mais, dovuti a difficoltà di approvvigionamento da parte dei grossisti, ma forse anche in questo caso dietro gli aumenti si nascondono fenomeni speculativi. “Chiediamo prioritariamente di conoscere tutti i quantitativi di latte estero che entrano nella nostra provincia e i nominativi delle aziende che importano tale latte e vigileremo con la massima attenzione tutte le dinamiche in atto nel settore lattiero caseario, denunciando tutti i tentativi di speculazione – attaccano Tommaso Di Sante e Paolo De Cesare, presidente e direttore di Coldiretti Pesaro Urbino – chiediamo anche l’esclusione dei responsabili da qualsiasi forma di indennizzo che il Governo metterà in campo per affrontare l’emergenza Coronavirus: in gioco c’è il futuro di un settore che nella nostra provincia conta oltre 130 realtà tra allevamenti bovini e ovicaprini. Infine, invitiamo ancora una volta i cittadini ad aderire alla campagna #mangiaitaliano per salvare la reputazione del Made in Italy e per difendere il territorio, l’economia e il lavoro”.

 

PUGLIA, MALTEMPO: VENTO GELIDO PIOGGE TORRENZIALI E GELATE DEVASTANO CAMPI

E’ stato di calamità in Puglia dove il ciclone sul Mar Ionio continua a richiamare aria molto fredda ed instabile dal nord-est Europa, con gravi danni in campagna per le forti raffiche di vento gelido, le piogge improvvise e torrenziali, il gelo persistente e le nevicate a macchia di leopardo. E’ quando segnala Coldiretti Puglia che a livello territoriale nelle 6 province ha inoltrato le istanze di calamità all’assessorato regionale all’Agricoltura, alle prefetture, alle province e alla presidenza della Regione Puglia.

“Stanno andando letteralmente in fumo mesi di lavoro in campagna, con intere coltivazioni di carciofi, asparagi, bietole, finocchi, rape, cicorie e piselli pronte per la raccolta distrutte nei campi con l’improvvisa e violenta ondata di maltempo dopo un inverno bollente. La morsa di gelo, pioggia e neve stanno compromettendo anche gli alberi da frutto che erano già fioriti per le temperature alte della primavera pazza e i vigneti di uva da tavola e da vino. La situazione è molto grave”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Per arginare i danni da gelo – spiega Coldiretti Puglia – sono state anche riscoperte pratiche antiche come l’accensione di fuochi controllati tra i filari per cercare di aumentare la temperatura tra le viti o come l’apertura dei teli antigrandine per creare una sorta di “effetto serra” e alzare di qualche grado le temperature. La scure del gelo e della neve – continua la Coldiretti – si è abbattuta su piante di pesche, albicocche, percoche, susine e mandorli in piena fioritura o con già le gemme gonfie o i frutticini pronti a crescere ma anche sulle viti e sulle verdure in campo. Ma è allarme anche per le api – aggiunge Coldiretti – che sono state ingannate dal caldo e sono uscite dagli alveari ed ora rischiano di subire pesanti perdite.

Lo sbalzo termico primaverile ha colpito le campagne dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento che ha favorito il risveglio della natura con l’anticipo delle primizie di stagione che sono andate distrutte.

Sono disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima – denuncia Coldiretti Puglia – che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante. Gli imprenditori si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a siccità perdurante. Di fronte al ripetersi di queste situazioni imprevedibili diventa sempre più strategico il ricorso all’assicurazione – conclude Coldiretti Puglia – quale strumento per la migliore gestione del rischio, mentre è stato potenziato il servizio di assistenza tecnica alle aziende per la difesa delle colture dalle avversità meteoriche e per il supporto alle scelte operative aziendali. L’agricoltura pugliese per effetto dei cambiamenti climatici – conclude Coldiretti Puglia – ha perso più di 3 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola, strutture e infrastrutture rurali.

 

VENETO, GIORNATA MONDIALE PASTORIA: PASQUA CON L’AGNELLO PER FILIERA DI 2,5MLN

“La giornata mondiale della pastorizia porta alla ribalta il patrimonio zootecnico regionale che realizza una filiera del valore di 2,5milioni di euro data da allevamenti ovi caprini sia da carne che da latte”. E’ quanto precisa Coldiretti Veneto ricordando che l’antico mestiere del pastore è ancora praticato soprattutto dalle nuove generazioni senza distinzione di sesso. Il settore è infatti animato dalla presenza di donne che hanno fatto una scelta di vita rinunciando ad una professione in banca, impiegatizia o in un laboratorio chimico nonostante un diploma tecnico o la laurea in biologia. I custodi di questo comparto salvano, inoltre,  razze in via d’estinzione come l’agnello Alpagoto di Belluno o la pecora Brogna dei Monti Lessini nel veronese, due delle 38 censite a livello nazionale vantaggio della biodiversità e che si prende cura di 6,2 milioni di capi da nord a sud della Penisola anche attraverso tradizioni millenarie come la transumanza proclamata patrimonio culturale immateriale dell’umanità l’11 dicembre 2019

Rispettare le tradizioni della Pasqua e portare in tavola carne d’agnello non è solo benaugurante per il ritorno alla normalità ma aiuta anche la sopravvivenza di 60 mila pastori duramente colpiti dalla crisi provocata dall’emergenza coronavirus. E’ quanto afferma la Coldiretti  che ha lanciato la campagna social #iostocoipastori per sostenere il valore sociale, economico, storico e ambientale di una attività al limite della sopravvivenza.

Sostenere con i propri acquisti la produzione Made in Italy significa – afferma la Coldiretti – aiutare il proprio territorio e contrastare anche l’abbandono delle aree più difficili dove i pastori svolgono un ruolo insostituibile di presidio. Un sostegno fondamentale anche per le regioni terremotate del centro Italia dove c’è una significativa presenza di allevamenti che è importante aiutare per la ripresa economica ed occupazionale a quasi cinque anni dal sisma che ha colpito quei territori.

In una situazione in cui la maggioranza dell’offerta viene dall’estero e soprattutto da Romania e Grecia che non assicurano gli stessi standard qualitativi, per portare in tavola qualità al giusto prezzo il consiglio della Coldiretti è dunque quello di preferire carne di agnello a denominazione di origine, quella garantita da marchi di provenienza territoriale, o di rivolgersi direttamente ai pastori, quando è possibile.

 

PISA-LIVORNO, ALLARME FLOROVIVAISMO: MILIONI DI PIANTINE DISTRUTTE, È COLLASSO

Un milione e mezzo di piantine in vaso sono destinate al macero. Qualche migliaio si salverà grazie all’iniziativa #Lacampagnadona – una piantina per ogni persona che donerà il sangue fino a Pasqua – ma per le altre il destino è segnato. È quanto sta succedendo all’Azienda Agricola Chiarappa Giovanni e C. SS, che ha sede a San Giuliano Terme, e a quasi 30.000 aziende florovivaiste di tutta Italia, escluse dalle attività essenziali previste nell’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio sull’emergenza Covid-19.

L’Azienda Chiarappa è estesa su circa 4 ettari di terreno, di cui 2,5 a serra, più una parte di terreno attrezzato per coltivazioni esterne. Nata negli anni ’70 dalle fatiche di Giovanni, oggi dà lavoro a 15 persone e a condurla ci sono i quattro figli di Giovanni e la nuora. Il racconto di Giacomo, uno dei figli, dà il senso di quanto sforzo ci sia dietro una semplice primula: «La nostra produzione segue una programmazione molto rigida», spiega. «Cominciamo a piantare con circa 3-4 mesi di anticipo rispetto alla stagionalità, con investimenti di grossa portata. In questo periodo la nostra attività è quasi industriale; sfruttiamo gli spazi coltivabili con più rotazioni, in modo da utilizzare al massimo ogni metro quadro. Ora ci troviamo con la merce che avremmo dovuto mettere in vendita fra febbraio e marzo, e siamo costretti a gettarla per fare spazio alle piantagioni successive, ormai in programma».

«Alcuni degli ordini – aggiunge – sono stati bloccati, con conseguenze importanti, e stiamo comunque spendendo risorse per portare avanti una produzione destinata, con tutta probabilità, al macero. Perché prima che si riavvii la situazione a livello nazionale, per noi sarà già tardi e per il nostro settore ci vorrà comunque più tempo». La realtà di Chiarappa è solida, ma a rischio: «Fatturiamo circa 1,5 milioni di euro l’anno, e tra il 70 e l’80% del nostro fatturato si concentra nei mesi che vanno da febbraio a maggio. In azienda in questo momento abbiamo merce per circa 800.000 euro, che non potrà mai più essere messa sul mercato. Noi dovremo continuare a pagare fornitori, materie prime, tasse, mutui e il lavoro degli operai. Inoltre – prosegue Chiarappa – per non bloccare ulteriormente la macchina produttiva, in aprile ci arriveranno le piantine per la produzione dell’autunno-inverno, che di fatto non ci garantisce utili ma solo la copertura degli ammortamenti». «Ad oggi ci viene prospettata una moratoria fino al 30 settembre, ma non ci sarà di nessun aiuto. Per allora non saremo in grado di pagare mutui né operai», dice senza mezzi termini Chiarappa, che vede il futuro con grande preoccupazione. «Il decreto prevede la cassa integrazione per i dipendenti, ma l’anticipo dobbiamo comunque coprirlo noi e non avremo la liquidità per farlo. Lavoriamo con marginalità che vanno dal 7 al 10%, questo dovrebbe far capire quanto siamo esposti». Al dolore di veder distrutto il loro lavoro si aggiungerà un’ulteriore beffa: «Dovremo occuparci anche dei costi di smaltimento».

Una situazione disastrosa che riguarda non solo le imprese che producono piante ornamentali, ma anche quelle che si occupano di piantine da ortaggi, come ad esempio l’azienda L’Ortofruttifero di Metato, che però non vengono considerate parte della filiera agroalimentare. Anche queste infatti, in base all’attuale ordinamento, sono considerate non essenziali. Il rischio grave quindi, oltre al fallimento delle aziende stesse, è che la produzione di ortaggi italiani subisca una pesante frenata nei prossimi mesi. «Ci aspettiamo risposte certe da parte del governo – commenta Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Pisa. «Il florovivaismo è un settore che dà lavoro a quasi 300.000 persone in tutta Italia ed è un’eccellenza del Made in Italy. C’è bisogno di misure urgenti – aggiunge – e il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha già scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per evidenziare le drammatiche conseguenze per un comparto che vale 2,5 miliardi di euro e che senza interventi specifici di sostegno rischia di essere completamente cancellato».

L’azienda Chiarappa da parte sua, ha deciso di raccogliere le tante voci del settore con una pagina Facebook dal nome «Salviamo il florovivaismo italiano». In pochi giorni hanno ricevuto migliaia di adesioni e di segnalazioni da parte di aziende in tutta Italia. Ora attendono che qualcuno ascolti la loro voce.

 

ABRUZZO, CORONAVIRUS: A PASQUA L’AGNELLO SALVA MILLE PASTORI ABRUZZESI

Rispettare le tradizioni della Pasqua e portare sulle tavole abruzzesi carne d’agnello non è solo benaugurante per il ritorno alla normalità ma aiuta anche la sopravvivenza di mille pastori (60mila in tutta Italia) duramente colpiti dalla crisi provocata dall’emergenza coronavirus. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione della Giornata mondiale della pastorizia con l’avvio di una campagna social dei pastori #iostocoipastori per sostenere a livello nazionale il valore sociale, economico, storico e ambientale di un mestiere a rischio di estinzione.

In occasione di questa festività – sottolinea Coldiretti Abruzzo – si acquista infatti gran parte di circa 1,5 chili di carne di agnello consumata a testa dagli italiani durante tutto l’anno. Gli abruzzesi non fanno eccezione, considerando che l’agnello è una tradizione gastronomica importante di questa regione come dimostrano i piatti della transumanza tramandati da secoli e le ricette più gettonate a base di carne  dall’abruzzese agnello cacio e ova agli arrosticini abruzzesi fino ad arrivare agli gnocchi al sugo di castrato.

Sostenere con i propri acquisti la produzione Made in Italy significa – afferma la Coldiretti – aiutare il proprio territorio e contrastare anche l’abbandono delle aree più difficili dove i pastori svolgono un ruolo insostituibile di presidio. Un sostegno fondamentale anche per l’Abruzzo colpito dal terremoto dove c’è una significativa presenza di allevamenti (oltre 200mila capi ovini) che è importante aiutare per la ripresa economica ed occupazionale a quasi cinque anni dal sisma che ha colpito quei territori.

In una situazione in cui la maggioranza dell’offerta viene dall’estero e soprattutto da Romania e Grecia che non assicurano gli stessi standard qualitativi, per portare in tavola qualità al giusto prezzo il consiglio della Coldiretti è dunque quello di preferire carne di agnello a denominazione di origine, quella garantita da marchi di provenienza territoriale, o di rivolgersi direttamente ai pastori, quando è possibile.

“A livello nazionale la pastorizia – continua la Coldiretti – è un mestiere ricco di tradizione molto duro che garantisce la salvaguardia di ben 38 razze a vantaggio della biodiversità e che si prende cura di 6,2 milioni di pecore da nord a sud della Penisola anche attraverso tradizioni millenarie come la transumanza proclamata patrimonio culturale immateriale dell’umanità l’11 dicembre 2019. Negli ultimi anni si è sviluppato anche il recupero della lana di pecora come isolante termo acustico in edilizia dove garantisce prestazioni eccellenti sia nella protezione dal caldo e dal freddo, regolando il livello di umidità, sia contro i rumori, con un materiale naturale, sano e riciclabile. Gli animali custoditi negli  allevamenti italiani rappresentano un tesoro unico al mondo che va tutelato e protetto anche perché a rischio non c’è solo la biodiversità delle preziose razze italiane, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali”. “quando un allevamento chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate spesso da intere generazioni a combattere lo spopolamento e il degrado”.

 

PUGLIA, CORONAVIRUS: BENE STOP RATE MUTUI ISMEA; BANDO GIOVANI SLITTA 31 LUGLIO

Bene la sospensione delle rate dei mutui alle aziende agricole per fare fronte alle conseguenze dell’emergenza Coronavirus. E’ quanto afferma la Coldiretti sugli ultimi provvedimenti adottati da Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, per sostenere il settore impegnato in prima linea a garantire le forniture alimentari alle famiglie. Per quanto riguarda la sospensione delle rate – sottolinea la Coldiretti – la quota capitale potrà essere rimborsata nell’anno successivo a quello di conclusione del periodo di ammortamento, mentre la quota interessi sarà inserita nel debito residuo e ammortizzata lungo tutta la durata del mutuo. Altre misure riguardano – evidenzia la Coldiretti – l’estensione automatica delle garanzie Ismea su tutti i finanziamenti già garantiti, la liquidazione delle spese sostenute dalle imprese per gli stati di avanzamento lavoro in modalità semplificata, la sospensione dei termini per la realizzazione dei piani aziendali con scadenza fra il primo marzo e il 31 luglio e  per evitare che le misure di contenimento dell’emergenza possano limitare l’accesso alle agevolazioni dell’Istituto è stata posticipata al  31 luglio 2020 la pubblicazione del bando per l’insediamento dei giovani, mentre il termine per la presentazione delle manifestazioni d’interesse per la vendita dei Terreni in Banca delle Terre è posticipato al 31 maggio 2020. Sono 1080 gli ettari di terreno di proprietà di ISMEA in vendita in Puglia, il terzo lotto della Banca Nazionale delle Terre Agricole (BTA), sottolinea Coldiretti Puglia, anche attraverso l’accensione di mutui trentennali, beneficio a disposizione dei giovani agricoltori.

Anche la Fondazione Enpaia, Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura, si è mossa per affrontare l’emergenza Coronavirus e – continua la Coldiretti – ha deliberato la sospensione del versamento dei contributi previdenziali per dirigenti, quadri, impiegati e tecnici agricoli in scadenza nel periodo compreso dal 8 marzo 2020 al 30 settembre 2020. Enpaia ha deciso per la sospensione dei versamenti, compresa la quota a carico dei lavoratori, estesa a tutte le imprese del settore, a prescindere dall’entità dei ricavi o compensi, anche al di sopra dei 2 milioni di euro.

Il versamento di quanto sospeso potrà essere effettuato senza sanzioni ed interessi, in unica soluzione entro il 25 ottobre 2020 o mediante rateizzazione fino a un massimo di 5 rate mensili di uguale importo a partire sempre dal prossimo 25 ottobre 2020. La domanda per fruire della rateizzazione dovrà essere presentata all’Enpaia entro il 31 Luglio 2020. Infine – conclude la Coldiretti – l’ente di previdenza ha deliberato di non intraprendere, sino al 30 settembre 2020 qualunque nuova azione, giudiziale o extragiudiziale, per il recupero dei crediti previdenziali, fatte salve le azioni che non si possono differire pena la decadenza o la prescrizione del diritto ad agire.

 

COMO-LECCO, GELO E NEVE SU GEMME IN FIORITURA: DANNI VAL MENAGGIO E ALTO LAGO

La vendetta dell’inverno sulla “primavera fuori stagione” delle scorse settimane, che aveva portato la colonnina di mercurio fino a 20 gradi, si è consumata a spese degli agricoltori nella notte appena trascorsa: termometro schizzato a -4, con neve e gelo sugli alberi da frutto ormai in fioritura avanzata. Il risultato: rischio di perdere totalmente o quasi interi raccolti, come conferma da Corrido Eric Merlo, la cui impresa agricola coltiva alberi da frutto: “Un’ondata di freddo del tutto imprevedibile – racconta – fino alle scorse settimane: avevamo potato le piante, e anche le api avevano già ripreso il loro lavoro, in netto anticipo sul calendario”: e ora, invece, la gelata rischia di compromettere il lavoro dei piccoli insetti e di pregiudicare la produzione del miele di acacia e ciliegio nelle zone colpite.

“Abbiamo già contato danni molto ingenti” stima ancora Merlo. “In questo periodo è una mazzata, la nostra impresa è vocata alla produzione di ortaggi, frutta di stagione, marmellate e miele. Solo la fienagione non dovrebbe risentire troppo della gelata, almeno speriamo che sia così. Ciò che temiamo maggiormente è la perdita di interi raccolti di frutta, oltre all’azzeramento della produzione delle varietà di miele tipiche della stagione, come appunto l’acacia”.

L’azienda di Eric Merlo è particolarmente apprezzata per le produzioni di pesche, pere, mele e piccoli frutti, come more, lamponi e le bacche di goji.                                             

Sempre in provincia di Como, ci sono segnalazioni di danni anche nei vivai, in particolare sulle coltivazioni di pieris (ericacea acidofila): sono disagi che si aggiungono a una situazione già drammatica per il settore, con le vendite quasi azzerate per la chiusura dei principali canali distributivi, causa coronavirus.

Nelle province di Como e Lecco il termometro continuerà a correre sulle montagne russe anche nei prossimi giorni: dopo una ripresa delle temperature, da qui al fine settimana, da lunedì è previsto un nuovo crollo, che porterà il termometro da una massima di 17-18 gradi prevista domenica, di nuovo a ridosso dello zero, con un’escursione termica fortissima. E potrebbero esserci nuovi guai.

 

TORINO, CORONAVIRUS: PESANTI RIPERCUSSIONI PER IL SETTORE FLOROVIVAISTICO

Senza fiori e piante in tutta Italia sono a rischio 200mila posti di lavoro in uno dei settori più belli e amati del Made in Italy che vede impegnate 27mila imprese, piombate in grave difficoltà con il divieto di cerimonie come battesimi, matrimoni, lauree e funerali ma anche per il blocco della mobilità e la chiusura dei negozi. Ci sono pesanti ripercussioni anche per il settore florovivaistico torinese.

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, informa: «Coldiretti lancia l’allarme sulle difficoltà provocate dall’emergenza Coronavirus al settore florovivaistico, dove l’Italia ha svolto fino a ora un ruolo di leader nel mondo con il record per le esportazioni florovivaistiche che, nel 2019, hanno raggiunto ben 904 milioni di euro di piante, fiori e fronde, dirette soprattutto in Francia, Germania e l’Olanda». Galliati informa sui numeri del florovivaismo torinese: «La produzione florovivaistica torinese è estremamente vivace e produce una vastissima gamma di prodotti che spaziano dal fiore reciso alla pianta fiorita stagionale come il geranio o il crisantemo, ma anche piantine da orto e piante da frutta che i produttori vendono attraverso i canali all’ingrosso e al dettaglio, inoltre a Torino è presente il mercato fiori, secondo solo a quello di Sanremo. Oggi la floricoltura torinese conta su 400 aziende florovivaistiche, con una Plv, Produzione lorda vendibile, annua stimata in 35-40 milioni di euro. Gli addetti impiegati direttamente nel settore sono più di mille, con relativo indotto e servizi collegati.».

«L’emergenza coronavirus non ha precedenti come impatto e sta compromettendo la redditività delle aziende agricole che investono con mesi di anticipo rispetto al periodo di vendita – rileva ancora Fabrizio Galliati –. Niente fiori per gli innamorati, per la mamma, per i propri cari nei cimiteri che in molti casi restano chiusi come i mercati settimanali, i fioristi e i centri giardinaggio. Nei vivai si sono azzerati gli acquisti di fiori recisi, di fronde e fiori in vaso, le produzioni tipiche della primavera e si sono fermate anche le vendite e l’export di alberature e cespugli, in un periodo in cui per molte aziende si realizza oltre il 75 per cento del fatturato annuale, grazie ai tanti appassionati dal pollice verde che con l’aprirsi della stagione riempiono di piante e fiori case, balconi e giardini, ma ricordiamo anche gli appassionati della coltivazione di ortaggi che nei loro orti privati producono importanti quantitativi di verdure che servono per il sostentamento della propria famiglia e che rappresentano centinaia di tonnellate di prodotto che per generare frutti deve essere impiantato in questo periodo».

«Nel pieno rispetto di tutte le disposizioni sulle restrizioni per contenere il contagio i vivai sono chiusi al pubblico – spiega Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino –, ma continuano a lavorare al loro interno per garantire la massima qualità di piante e fiori italiani e visto che i cittadini devono per forza restare a casa gli agricoltori che gestiscono i vivai della Coldiretti si stanno organizzando per fare consegne a domicilio, con contratti per telefono o mail». Michele Mellano chiude così: «Il settore ha bisogno di misure urgenti e il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per evidenziare le drammatiche conseguenza per un settore importante del Made in Italy che vale 2,5 miliardi di euro e che senza interventi specifici di sostegno rischia pesanti ripercussioni».

 

NOVARA – VCO E VERCELLI – BIELLA: CONTINUA L’EMERGENZA LATTE E LE SPECULAZIONI

Anche le province di Novara, del Vco, di Vercelli e di Biella, insistono sulla denuncia delle storture che stanno creando non pochi problemi agli allevatori e al settore della produzione di latte. È di poche ore fa l’analisi di Coldiretti secondo la quale ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l’Italia con cisterna o cagliate congelate low cost di dubbia qualità, in piena emergenza coronavirus, proprio mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione. E’ quanto emerge da uno studio sulla base dei dati del Ministero della salute relativi ai primi quindici giorni del mese di marzo 2020 sui flussi commerciali dall’estero in latte equivalente.

“Come abbiamo già denunciato”, spiegano Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara – Vco e Roberto Mercandino, vicepresidente di Coldiretti Vercelli – Biella, entrambi allevatori rispettivamente nel novarese e nel biellese “la situazione è assurda perché parallelamente, proprio in un momento di grande richiesta, viene minacciata ai nostri allevatori una riduzione dei prezzi. Proprio in un momento in cui, da parte delle famiglie, c’è grande richiesta di prodotti lattiero-caseari. Bisogna fermare qualsiasi tentativo di speculazione sui generi alimentari di prima necessità come il latte che, nell’ultima settimana di rilevazione sui consumi, ha registrato un balzo del 47% degli acquisti da parte delle famiglie, sulla base dei dati IRI. Per questo a livello regionale Coldiretti ha sollecitato la Regione, dalla quale ad oggi ancora tutto tace, per avere i dati relativi alle importazioni di latte e per segnalare le speculazioni sul prezzo da parte di alcuni caseifici”.

Spiegano ancora Baudo e Mercandino: “Chi approfitta della situazione di emergenza deve essere escluso dai fondi previsti per sostenere il comparto agroalimentare. Coldiretti, a livello regionale, ha inoltre chiesto alla nostra Regione che si faccia garante e parte attiva per dare continuità ai contratti in essere anche per la nuova campagna lattiero-casearia, sia in termini temporali sia economici. In gioco c’è il futuro di un comparto che in Piemonte conta numeri importanti: una produzione di 10 milioni di quintali annui, circa 2000 aziende produttrici tra le più professionali al mondo e 51 specialità di formaggi”.

“Notiamo che non è stata attivata nessuna azione per denunciare le speculazioni sul prezzo e le storture lungo la filiera a tutela delle nostre imprese che, nonostante il momento di crisi, stanno garantendo ai consumatori la produzione e i quali stanno facendo fronte anche a costi di produzione che non sono diminuiti, anzi, in certi casi sono in crescita”, insistono Baudo e Mercandino. “Nel frattempo segnaliamo che la Coldiretti ha allertato tutta la rete organizzativa a livello nazionale per monitorare le speculazioni attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it dove raccogliere le segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario, se non verranno fornite adeguate motivazioni”.

 

VARESE, FARE CHIAREZZA SULLE IMPORTAZIONI DI LATTE DALL’ESTERO

Ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l’Italia con cisterna o cagliate congelate low cost di dubbia qualità in piena emergenza coronavirus, proprio mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Ministero della salute relativi ai primi quindici giorni del mese di marzo 2020 sui flussi commerciali dall’estero in latte equivalente.

“Bisogna fermare qualsiasi tentativo di speculazione sui generi alimentari di prima necessità come il latte che – sottolinea il Presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – nell’ultima settimana di rilevazione sui consumi ha registrato un balzo del 47% degli acquisti da parte delle famiglie italiane, sulla base dei dati IRI che evidenziano anche l’aumento degli acquisti di formaggi, dalla mozzarella (+35%) al Grana Padano (+38%) che, lo ricordiamo, si produce anche con il latte munto nella nostra provincia. Sono numeri che si rintracciano in pieno anche nel comprensorio del Varesotto”.

“Chiediamo di rendere pubblici gli elenchi dei caseifici che importano latte e cagliate dall’estero e vogliono abbassare le quotazioni di quello italiano, con il superamento delle attuali farraginose procedure di accesso ai dati” ha affermato il Presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini nel giudicare come “insostenibili le richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire le produzioni e i rifornimenti nelle dispense degli italiani”.

“Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi caseifici compromettano il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera ai quali va il plauso della Coldiretti” continua Fiori nel chiedere che “chi approfitta della situazione di emergenza venga escluso dai fondi previsti per sostenere il comparto agroalimentare come gli aiuti agli indigenti”.

Ancora il presidente di Coldiretti Varese: “All’inizio dell’emergenza abbiamo subito un atteggiamento denigratorio da parte degli altri stati Ue verso i nostri prodotti: e come se ciò non bastasse, aziende senza scrupoli all’interno dei nostri stessi confini hanno tentato di rincarare le difficoltà, pretendendo un ribasso unilaterale del prezzo del latte paventando una crescente difficoltà a collocare i prodotti… cosa non vera perchè, anzi, il consumo di latte al dettaglio è aumentato del 20%. La filiera lattiero casearia lombarda è strategica: in essa operano 5.000 imprese, nella nostra regione è munto oltre il 40% del latte italiano. Grazie all’azione vigile di Coldiretti si sono scongiurati diversi tentativi di speculazione: i consumatori sono dalla nostra parte, hanno recepito il messaggio condensato nell’hastag #mangioitaliano e compreso l’importanza di consumare, ora più che mai, prodotti made in Italy. Imprese e consumatori si stanno dando una mano, ciò è positivo ed è molto importante”.

In gioco c’è il futuro di un settore che a livello nazionale produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola che garantiscono il primato tricolore in Europa nella produzione di formaggi a denominazione di origine protetta (Dop).

“Quando una stalla chiude – evidenzia Fiori – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. Peraltro, lo sforzo degli allevatori per garantire il regolare approvvigionamento in queste settimane è grandissimo. Il latte viene regolarmente munto e ritirato tutte le notti, alle 4 del mattino il prodotto arriva all’impianto di trasformazione. Anche i trasporti verso la grande distribuzione sono garantiti. E’ bene ribadire con chiarezza che i servizi per i consumatori ci sono e funzionano, considerando anche il fatto che il settore agroalimentare è e deve essere considerato di prima necessità: ma proprio per questo il settore, e il made in Italy lattiero caseario, va sostenuto e difeso”.

La Coldiretti ha allertato tutte la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario se non verranno fornite adeguate motivazioni.

 

ASTI, PATRONATO EPACA: ANCHE SE A DISTANZA, ANCORA PIÙ VICINI A OGNI CITTADINO

Vista la situazione di allerta per la diffusione del Covid19 e il desiderio di contribuire agli sforzi che tutti gli astigiani stanno facendo per contribuire ad arginare questa epidemia, il Patronato Epaca incrementa le modalità per usufruire dei servizi offerti a tutti i cittadini, con l’impegno di non lasciare mai nessuno da solo, sempre più vicino alle persone, garantendo presenza sul territorio. Il Patronato Epaca offre informazioni, consulenze e servizi in materia previdenziale.

“Ci facciamo ancora più prossimi – afferma la Responsabile del Patronato Epaca di Asti Rosanna Porcellana – fornendo i nostri recapiti telefonici e gli indirizzi email così che ogni richiesta di prestazioni, comprese le nuove misure previste dal Decreto “Cura Italia”, o di consulenza possa essere svolta senza che il cittadino si sposti dalla propria abitazione. Un servizio sempre più a misura dell’agricoltore ma anche del cittadino comune, in grado di affiancare i servizi sociali per assistere al meglio le persone, su questioni come invalidità civile, indennità di accompagnamento riconoscimento di prestazioni legate all’handicap, così come servizi per disoccupazione e prestazioni legate alla maternità”.

“Il patronato Epaca – sottolineano il Presidente e il Direttore di Coldiretti Asti, Marco Reggio e Diego Furia – rappresenta l’avanguardia del ruolo di forza sociale a tutto campo di Coldiretti, che è sempre più a servizio non soltanto del mondo agricolo, che ovviamente rimane centrale, ma che si propone anche come interlocutore affidabile a tutta la comunità. Garantendo assistenza e tutela per il conseguimento di benefici previdenziali, sociali, assistenziali, Naspi, invalidità, congedi parentali, indennità e molto altro”.

Per informazioni, tutti i giorni feriali, dalle ore 8.30 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.30, il Patronato Epaca è disponibile ai seguenti recapiti telefonici e email:

Ufficio Provinciale di Asti Tel. 0141 380404/432- email: epaca.at@coldiretti.it rosanna.porcellana@coldiretti.it – paola.porcellana@coldiretti.it

Zona di Asti Tel. 0141.380.423 – fabrizio.marchisio@coldiretti.it

Zona di Canelli Tel. 0141.823.590 – miriam.ribaldone@coldiretti.it

Zona di Castelnuovo Don Bosco Tel. 011.9876.863 – franca.benedicenti@coldiretti.it

Zona di Moncalvo Tel. 0141.916100 – silvia.boccardo@coldiretti.it

Zona di Nizza Monferrato Tel. 0141.721.117 – giuseppina.arnaldo@coldiretti.it patrizia.barbero@coldiretti.it

Zona di San Damiano Tel. 0141.971.000 – martina.capra@coldiretti.it

Zona di Vesime Tel. 0144.859.801 – beatrice.bodrito@coldiretti.it

Zona di Villanova Tel. 0141.946.639 – marika.altomonte@coldiretti.it

 

SALERNO, CRISI FLOROVIVAISMO: AL MACERO TONNELLATE DI FIORI E PIANTE

Florovivaismo in crisi. La stagione per il comparto- colpita in pieno dalle restrizioni del Covid 19 – è ormai compromessa. Tonnellate di fiori stanno già andando al macero. Le vendite sono bloccate. Le pratiche di manutenzione dei giardini sono ormai ridotte al minimo. Coldiretti Salerno raccoglie il grido d’allarme di centinaia di produttori alle prese con una crisi mai passata prima: “Con il blocco totale delle vendite per le misure di emergenza varate dal Governo – spiega il presidente di Coldiretti Vito Busillo -le aziende del settore rischiano di chiudere i battenti con inevitabili ripercussioni sul settore occupazionale. Non dimentichiamo che il settore florovivaistico campano è caratterizzato da una struttura produttiva molto evoluta, con un alto numero d’aziende r un’offerta diversificata e completa delle produzioni. Chiediamo al governo e alla Regione Campania misure forti a sostegno del reddito per quelle aziende che soffrono, già da oggi, di carenza di liquidità e che, visto il protrarsi dell’emergenza, vedrebbero peggiorare la propria situazione da qui ai prossimi giorni in modo irreversibile”.  La Campania è la prima regione in Italia per la produzione di fiori recisi in particolare rose, garofani, gerbere e crisantemi; leader al sud per la produzione di piante da fiore nel Mezzogiorno e seconda in Italia per piante da foglia. “Il prodotto in serra può avere un periodo di giacenza massima di 20/25 giorni – spiega il direttore di Coldiretti Enzo Tropiano – al termine del quale deve essere necessariamente distrutto nelle apposite discariche, con aggiunta di ulteriori costi. Il mercato è calato del 90% per la  chiusura dei mercati esteri che da giorni stanno facendo blocchi o richiedono quarantena agli autisti. Insomma, una situazione drammatica dovuta da una parte al blocco delle frontiere e dall’altra alla chiusura delle attività, quali ristoranti, bar e fiorai, e al divieto di celebrare qualsiasi evento. E’ necessario prevedere una forma di risarcimento per tutti i prodotti freschi, peraltro deperibili come i fiori e le piante, che restano invenduti e dovranno essere distrutti. Al fine poi di garantire una liquidità immediata alle aziende, è necessario che il Mipaaf e la Regione Campania si facciano parte attiva affinché venga garantita una boccata di ossigeno alle imprese, lavorando sulle garanzie e sugli interessi”.

Coldiretti Campania ha già sollecitato la Regione Campania per l’attivazione di  misure urgenti per dare liquidità alle aziende con finanziamenti a tasso zero ed una sospensione delle scadenze dei mutui, delle bollette, interventi straordinari come la cassa integrazione per i dipendenti ed interventi per sostenere le imprese che hanno perso la produzione per l’impossibilità di commercializzarla in conseguenza delle limitazioni nel commercio interno ed estero.

 

PIEMONTE, CORONAVIRUS: IL 50% DELLE IMPRESE APERTE CONTINUA A GARANTIRE CIBO

La filiera alimentare continua ad operare con 3,6 milioni di persone con un valore dai campi agli scaffali pari a 538 miliardi di euro, il 25% del Pil. Un sistema che poggia sull’agricoltura nazionale che si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto grazie ai primati produttivi.

Tra le imprese lasciate aperte in Italia circa il 50% lavora per garantire le forniture alimentari alla popolazione con oltre un milione di realtà divise tra 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita, tra ipermercati (911) supermercati (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081 e altri negozi (138000). E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti dei Dpcm dell’11 e del 22 marzo sulle base dei dati Istat.

“L’emergenza Coronavirus che ha ridotto gli scambi commerciali, per la chiusura delle frontiere e le difficoltà nei trasporti sta facendo emergere la consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza – affermano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. In Piemonte annoveriamo eccellenze produttive dal riso al vino, dall’ortofrutta ai prodotti lattiero-caseari oltre a 14 Dop, 9 Igp, 18 Docg e 42 Doc che ci consentono di contribuire  al primo posto che il nostro Paese occupa, a livello comunitario, per numero di imprese e valore aggiunto. Il valore strategico delle produzioni Made in Italy passa anche attraverso il fatto che siamo il Paese con più controlli sulla qualità del cibo, che viene inoltre prodotto nella maniera più sostenibile possibile. In un’ottica futura, quindi, è più che mai doveroso invertire la tendenza del passato a sottovalutare il potenziale agricolo nazionale”.

Per affrontare l’emergenza Coronavirus e combattere le speculazioni del momento è nata l’alleanza salva spesa Made in Italy con agricoltori, industrie alimentari virtuose e distribuzione commerciale, promossa da Coldiretti e Filiera Italia insieme ai grandi gruppi della distribuzione come Conad, Coop, Auchan, Bennet, Cadoro, Carrefour, Decò, Despar, Esselunga, Famila, Iper, Italmark, Metro, Gabrielli, Tigre, Oasi, Pam, Panorama, Penny, Prix, Selex, Superconti, Unes, Vegè.

 

PIACENZA, CORONAVIRUS: 5,7 MLN LITRI LATTE AL GIORNO DALL’ESTERO

Ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l’Italia con cisterna o cagliate congelate low cost di dubbia qualità in piena emergenza coronavirus, proprio mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione. A segnalarlo è la Coldiretti di Piacenza sulla base dei dati del Ministero della salute analizzati dall’associazione relativi ai primi quindici giorni del mese di marzo 2020 sui flussi commerciali dall’estero in latte equivalente.

Bisogna fermare qualsiasi tentativo di speculazione sui generi alimentari di prima necessità come il latte che – sottolinea la Coldiretti – nell’ultima settimana di rilevazione sui consumi ha registrato un balzo del 47% degli acquisti da parte delle famiglie, sulla base dei dati IRI che evidenziano anche l’aumento degli acquisti di formaggi, dalla mozzarella (+35%) al Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+38%).

Quello lattiero-caseario è un settore chiave anche nel Piacentino: Piacenza è la terza provincia nella Regione Emilia Romagna per quantità di latte prodotta, di cui l’87% viene destinato alla produzione di Grana Padano. “Il latte e la zootecnia in generale – afferma il Presidente della Coldiretti Piacenza Marco Crotti- sono la spina dorsale dell’economia del nostro territorio, un patrimonio che va difeso nell’interesse di tutta la società, soprattutto in questo momento di emergenza sanitaria. Tutti i nostri allevatori stanno facendo sacrifici enormi nel portare avanti le loro attività che sono strategiche per il Paese e quindi i loro sforzi devono essere tutelati e sostenuti, non compromessi”.

“Chiediamo trasparenza ovvero rendere pubblici gli elenchi dei caseifici che importano latte e cagliate dall’estero e vogliono abbassare le quotazioni di quello italiano, con il superamento delle attuali farraginose procedure di accesso ai dati ” prosegue Crotti nel giudicare come “insostenibili le richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire le produzioni e i rifornimenti nelle dispense degli italiani”.

“Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi caseifici compromettano il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera ai quali va il plauso della Coldiretti” continua Crotti nel chiedere che “chi approfitta della situazione di emergenza venga escluso dai fondi previsti per sostenere il comparto agroalimentare come gli aiuti agli indigenti”.

In gioco c’è il futuro di un settore che – rileva la Coldiretti – produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola che garantiscono il primato tricolore in Europa nella produzione di formaggi a denominazione di origine protetta (Dop).  Quando una stalla chiude – evidenzia la Coldiretti – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.

La Coldiretti ha allertato tutte la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario se non verranno fornite adeguate motivazioni.

 

TREVISO, I FURBETTI DEL LATTE VANNO COLPITI: BASTA SPECULAZIONI

Ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l’Italia, compresa la Marca trevigiana, con cisterne o cagliate congelate low cost di dubbia qualità in piena emergenza coronavirus, proprio mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione. “Quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Nazionale sulla base dei dati del Ministero della salute relativi ai primi quindici giorni del mese di marzo 2020 sui flussi commerciali dall’estero in latte equivalente è vergognoso – sottolinea Antnio Maria Ciri, direttore di Coldiretti Treviso –  Bisogna fermare qualsiasi tentativo di speculazione sui generi alimentari di prima necessità come il latte che nell’ultima settimana di rilevazione sui consumi ha registrato un balzo del 47% degli acquisti da parte delle famiglie, sulla base dei dati IRI che evidenziano anche l’aumento degli acquisti di formaggi, dalla mozzarella (+35%) al Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+38%)”.

Coldiretti Treviso vuole puntare il riflettore sugli allevatori trevigiani che continuano a lavorare e mungere per garantire il prodotto al mercato: “Non possiamo giocare con la vita delle nostre famiglie di allevatori e produttori agricoli – aggiunge Ciri sosteneno le parole del presidente nazionale Ettore Prandini – Chiediamo di rendere pubblici gli elenchi dei caseifici che importano latte e cagliate dall’estero e vogliono abbassare le quotazioni di quello italiano, con il superamento delle attuali farraginose procedure di accesso ai dati. Sono insostenibili le richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire le produzioni e i rifornimenti nelle dispense degli italiani”.

La lotta ai furbetti è solo all’inizio: “Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi caseifici compromettano il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera ai quali va il plauso della Coldiretti. Chi approfitta della situazione di emergenza venga escluso dai fondi previsti per sostenere il comparto agroalimentare come gli aiuti agli indigenti”.

La Coldiretti ha allertato tutte la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario se non verranno fornite adeguate motivazioni.

 

SICILIA, 5,7 MLN LITRI LATTE AL GIORNO DALL’ESTERO: TRASPARENZA E TUTELA FILIERA

Non è possibile che anche in questo periodo  non si conosca la provenienza del latte alla luce del fatto che  5,7 milioni di litri   attraversano le frontiere e invadono l’Italia con cisterna o cagliate congelate low cost di dubbia qualità. Lo afferma Coldiretti Sicilia riprendendo i dati  nazionali del Ministero della salute relativi ai primi quindici giorni del mese di marzo 2020 sui flussi commerciali dall’estero in latte equivalente.

Così come richiesto da Ettore Prandini,   presidente nazionale della Coldiretti, chiediamo    di rendere pubblici gli elenchi dei caseifici che importano latte e cagliate dall’estero e vogliono abbassare le quotazioni di quello italiano, con il superamento delle attuali farraginose procedure di accesso ai dati – sostiene ancora Coldiretti Sicilia.

Quella che stiamo vivendo  è un’emergenza senza precedenti dove tutti gli anelli della filiera di tutti i comparti produttivi devono essere trasparenti e remunerativi – aggiunge l’organizzazione agricola  regionale – .  Bisogna agire tutti con grande determinazione verso il superamento della situazione ma bisogna farlo con la consapevolezza che mangiare italiano in questo momento è determinante per sostenere le aziende.

E per evitare speculazioni la Coldiretti ha allertato tutte la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario se non verranno fornite adeguate motivazioni.

 

LIGURIA, DAI CAMPI ALLA TAVOLA, 50% IMPRESE APERTE LAVORA PER GARANTIRE CIBO

L’emergenza Coronavirus che ha ridotto gli scambi commerciali, per la chiusura delle frontiere e le difficoltà nei trasporti, sta facendo emergere la consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che deve avere. Anche nella nostra regione, per garantire gli approvvigionamenti, rimangono al lavoro soprattutto le aziende legate alla filiera alimentare, alla base della quale ci sono le imprese agricole ed ittiche impegnate costantemente nella produzione e distribuzione delle grandi eccellenze Made in Liguria. 

Dopo l’entrata in vigore dei Dpcm dell’11 e del 22 marzo, infatti, tra le imprese lasciate aperte a livello nazionale, circa il 50% lavora per garantire le forniture alimentari alla popolazione, con aziende agricole, industrie alimentari punti vendita, ipermercati, supermercati, discount alimentari ecc. La filiera alimentare continua ad operare, quindi, con 3,6 milioni di persone con un valore dai campi agli scaffali pari a 538 miliardi di euro, il 25% del Pil. “E’ un sistema che poggia sulla nostra agricoltura e pesca – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –  che si classificano al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto, grazie ai primati produttivi e di qualità che abbiamo, raggiunti, anche attraverso le grandi eccellenze liguri quali l’olio DOP Riviera ligure i vini DOC e IGT, il pesce della nostra costa oltre a tutte le produzioni ottenute grazie alle numerose biodiversità presenti. Il valore strategico delle produzioni Made in Italy passa anche attraverso il fatto che siamo il Paese con più controlli sulla qualità del cibo, che viene inoltre prodotto nella maniera più sostenibile possibile. In un’ottica futura, quindi, è più che mai doveroso invertire la tendenza del passato a sottovalutare il potenziale agricolo nazionale. Purtroppo negli anni si è assistito ad una perdita in Italia della terra coltivata per colpa della cementificazione e dell’abbandono: è necessario che questa rotta venga invertita, riconoscendo il ruolo fondamentale delle imprese agricole ed ittiche dei territori, che con il loro lavoro salvaguardano l’ambiente e valorizzano le produzioni locali”.

Per affrontare l’emergenza Coronavirus e costruire il futuro è nata l’alleanza salva spesa Made in Italy con agricoltori, industrie alimentari virtuose e distribuzione commerciale che si impegnano a garantire regolarità delle forniture alimentari agli italiani e a combattere qualsiasi forma di speculazione sul cibo dai campi alle tavole. L’iniziativa è promossa da Coldiretti e Filiera Italia insieme ai grandi gruppi della distribuzione commerciale Conad, Coop, Auchan, Bennet, Cadoro, Carrefour, Decò, Despar, Esselunga, Famila, Iper, Italmark, Metro, Gabrielli, Tigre, Oasi, Pam, Panorama, Penny, Prix, Selex, Superconti, Unes, Vegè.

 

ASTI, SERVONO URGENTEMENTE DATI DELLE IMPORTAZIONI DI LATTE DALL’ESTERO

Ogni giorno, 5,7 milioni di litri di latte straniero invadono l’Italia con cisterna o cagliate congelate low cost di dubbia qualità. Accade in piena emergenza nuovo Coronavirus, proprio mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti sulla base dei dati del Ministero della salute relativi ai primi quindici giorni del mese di marzo 2020 sui flussi commerciali dall’estero in latte equivalente. Bisogna fermare qualsiasi tentativo di speculazione sui generi alimentari di prima necessità come il latte che, nell’ultima settimana di rilevazione sui consumi, ha registrato un balzo del 47% degli acquisti da parte delle famiglie, sulla base dei dati IRI. “In Piemonte, come abbiamo già denunciato – sottolineano Marco Reggio vice presidente di Coldiretti Piemonte e presidente di Coldiretti Asti – la situazione è assurda proprio in un momento di grande richiesta, da parte delle famiglie, di prodotti lattiero-caseari. Per questo abbiamo sollecitato la Regione, dalla quale ad oggi ancora tutto tace, per avere i dati relativi alle importazioni di latte e per segnalare le speculazioni sul prezzo da parte di alcuni caseifici”.

“Chi approfitta della situazione di emergenza – rimarca il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – deve essere escluso dai fondi previsti per sostenere il comparto agroalimentare. Abbiamo inoltre chiesto alla nostra Regione che si faccia garante e parte attiva per dare continuità ai contratti in essere anche per la nuova campagna lattiero-casearia, sia in termini temporali sia economici”.

In gioco c’è il futuro di un comparto che in Piemonte conta numeri importanti: una produzione di 10 milioni di quintali annui, circa 2000 aziende produttrici tra le più professionali al mondo e 51 specialità di formaggi.

Coldiretti ha quindi allertato tutta la rete organizzativa a livello nazionale per monitorare le speculazioni attivando una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it dove raccogliere le segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario, se non verranno fornite adeguate motivazioni.

 

CUNEO, CORONAVIRUS: CONSEGNE A DOMICILIO DI SPESA E MENU DEL CONTADINO

Sta riscuotendo un ottimo successo in tutta la Provincia il servizio lanciato la scorsa settimana da Coldiretti Campagna Amica per la consegna a domicilio della spesa e dei pasti, tanto che, per rispondere alla domanda crescente delle famiglie, si è ulteriormente ampliata la rete delle aziende agricole e degli agriturismi coinvolti.

Consegnare a casa prodotti agroalimentari e piatti pronti – nel rispetto delle prescrizioni vigenti in tempo di Coronavirus – risponde concretamente alle nuove esigenze di acquisto dei cittadini, che restano a casa per scongiurare il rischio del contagio da Coronavirus. Coldiretti rileva che, con il ridursi delle uscite, nelle settimane di emergenza è cresciuta del 97% la richiesta di consegne a domicilio.

Portando le eccellenze del nostro territorio direttamente sulle tavole dei cuneesi, gli agricoltori e i cuochi contadini di Campagna Amica si fanno garanti e testimonial del Made in Cuneo e del tessuto produttivo locale in un momento di grave difficoltà per la nostra economia. Oggi sono 27 i produttori agricoli Campagna Amica con cui è possibile fare la spesa da casa. Le famiglie – spiega Coldiretti Cuneo – hanno a disposizione sull’intero territorio provinciale un ricchissimo paniere di prodotti: frutta e ortaggi freschissimi, pasta, farine, uova, latte, burro, formaggi, yogurt, carni e salumi, pesce d’acqua dolce, pane, biscotti, nocciole, confetture, composte, succhi e vini.

A ciò si aggiunge la possibilità offerta da 5 agriturismi Campagna Amica nel Cuneese, nell’Albese, nel Saluzzese, nel Monregalese e nel Cebano, di gustare, senza muoversi da casa, piatti cucinati con prodotti agricoli locali e tanta passione, quella dei cuochi contadini, nel pieno spirito della campagna #MangiaItaliano.

È sufficiente contattare telefonicamente le aziende agricole e gli agriturismi che hanno attivato il servizio – l’elenco completo è disponibile sul sito web https://cuneo.coldiretti.it – e accordare con loro le modalità di consegna, per vedersi recapitati a casa cibi a Km zero buoni e genuini.

 

BRESCIA, FLOROVIVASIMO IN CRISI: A RISCHIO OLTRE 17 MILA POSTI DI LAVORO

Senza fiori e piante in Lombardia sono a rischio più di 7 mila imprese, tra coltivazione e cura del paesaggio, per un totale di oltre 17 mila posti di lavoro in uno dei settori più belli e amati del Made in Italy, che ora si trova in grave difficoltà con lo stop a cerimonie come battesimi, matrimoni, lauree e funerali, ma anche con il blocco della mobilità e la chiusura dei negozi. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti Lombardia sulle difficoltà provocate dall’emergenza Coronavirus al settore florovivaistico.

Niente fiori per gli innamorati, per la mamma, per i propri cari nei cimiteri che in molti casi restano chiusi come – sottolinea la Coldiretti – i mercati settimanali, i fioristi e i centri giardinaggio. E in difficoltà – precisa la Coldiretti – sono anche le esportazioni con i blocchi al confine ed in dogana di tanti paesi, UE ed extra-UE, i ritardi e i problemi del trasporto su gomma.

Il risultato sono milioni di fiori e piante fiorite invendute in Lombardia – riferisce la Coldiretti – dove sono crollati gli acquisti di fiori recisi, di fronde e fiori in vaso, le produzioni tipiche della primavera e si sono fermate anche le vendite e l’export di alberature e cespugli, in un periodo in cui per molte aziende si realizza tra il 50% e il 70% del fatturato annuale, grazie ai tanti appassionati dal pollice verde che con l’aprirsi della stagione riempiono di piante e fiori case, balconi e giardini.

Nel pieno rispetto di tutte le disposizioni sulle restrizioni per contenere il contagio i vivai sono chiusi al pubblico ma continuano a lavorare al loro interno per garantire la massima qualità di piante e fiori italiani e visto che i cittadini devono per forza restare a casa, gli agricoltori che gestiscono i vivai della Coldiretti si stanno organizzando per fare consegne a domicilio, con contatti per telefono o mail, per consentire agli italiani di restare a casa senza rinunciare all’emozione di stare a contatto con la natura.

Il giardinaggio, l’orticoltura e la cura di piante e fiori su balconi e terrazze, sono uno dei più potenti anti-stress conosciuti, tanto che esistono attività riabilitative che si basano proprio sugli effetti del verde nel dare maggiore serenità alle persone. E non poter vivere il verde nel momento in cui si apre la stagione ed esplode la natura – precisa la Coldiretti – è una sofferenza per tanti. Il settore ha bisogno di misure urgenti e il presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini, ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per evidenziare le drammatiche conseguenze per un settore importante del Made in Italy che a livello nazionale impegna 27 mila imprese, garantisce 200mila posti di lavoro e vale 2,5 miliardi di euro e che, senza interventi specifici di sostegno, rischia di essere completamente cancellato.

 

VERCELLI-BIELLA, PATRONATO EPACA: ANCHE SE A DISTANZA SIAMO VICINI AI CITTADINI

“Vista la situazione di allerta per la diffusione del Covid19 e il desiderio di contribuire agli sforzi che tutti i nostri concittadini stanno facendo per contribuire ad arginare questa epidemia il Patronato Epaca incrementa le modalità di usufruire dei servizi offerti a tutti i cittadini, con l’impegno di non lasciare mai nessuno da solo, sempre più vicino alle persone, garantendo presenza sul territorio”, afferma la Responsabile del Patronato EPACA di Vercelli – Biella Alessandra Draghi. “Ci facciamo ancora più prossimi fornendo i nostri recapiti telefonici e mail così che ogni richiesta di prestazioni, comprese le nuove misure previste dal Decreto “Cura Italia”, o di consulenza possa essere svolta senza che il cittadino si sposti dalla propria abitazione. Un servizio sempre più a misura del socio agricoltore di Coldiretti ma al quale possono rivolgersi anche i cittadini comuni, in grado di affiancare i servizi sociali per assistere al meglio le persone, su questioni come invalidità civile, indennità di accompagnamento riconoscimento di prestazioni legate all’handicap, così come servizi per disoccupazione e prestazioni legate alla maternità”. Il Patronato Epaca offre informazioni, consulenze e servizi in materia di risparmio previdenziale, diritto di famiglia e successione, mercato del lavoro, assistenza sanitaria, prestazioni sociali legate al reddito e facilitare l’accesso ai dati e ai servizi della Pubblica Amministrazione.

“I servizi del patronato EPACA sono la testimonianza dell’attività di Coldiretti per essere vicino a tutti i cittadini”, aggiunge il direttore della Federazione Interprovinciale di Coldiretti Vercelli Biella Francesca Toscani  – “Garantendo assistenza e tutela per il conseguimento di benefici previdenziali, sociali, assistenziali, Naspi, invalidità, congedi parentali, indennità e molto altro”.

Per informazioni, tutti i giorni, dalle ore 8.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.00, il Patronato sarà disponibile e raggiungibile sia telefonicamente che tramite mail al seguente recapito: Ufficio Provinciale di Vercelli tel. 0161-261614 email epaca.vc@coldiretti.it

 

SIENA, PLAUDE ALLE MISURE DI ISMEA: “BENE LO STOP ALLE RATE MUTUI”

“Bene la sospensione delle rate dei mutui alle aziende agricole per fare fronte alle conseguenze dell’emergenza Coronavirus in Italia”. E’quanto afferma la Coldiretti sugli ultimi provvedimenti adottati da Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, per sostenere il settore impegnato in prima linea a garantire le forniture alimentari alle famiglie.

“Per quanto riguarda la sospensione delle rate – sottolinea la Coldiretti – la quota capitale potrà essere rimborsata nell’anno successivo a quello di conclusione del periodo di ammortamento, mentre la quota interessi sarà inserita nel debito residuo e ammortizzata lungo tutta la durata del mutuo”. Altre misure riguardano l’estensione automatica delle garanzie Ismea su tutti i finanziamenti già garantiti, la liquidazione delle spese sostenute dalle imprese per gli stati di avanzamento lavoro in modalità semplificata, la sospensione dei termini per la realizzazione dei piani aziendali con scadenza fra il primo marzo e il 31 luglio e  per evitare che le misure di contenimento dell’emergenza possano limitare l’accesso alle agevolazioni dell’Istituto è stata posticipata al  31 luglio 2020 la pubblicazione del bando per l’insediamento dei giovani, mentre il termine per la presentazione delle manifestazioni d’interesse per la vendita dei Terreni in Banca delle Terre è posticipato al 31 maggio 2020. “Anche la Fondazione Enpaia, Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura, si è mossa per affrontare l’emergenza Coronavirus e – continua la Coldiretti – ha deliberato la sospensione del versamento dei contributi previdenziali per dirigenti, quadri, impiegati e tecnici agricoli in scadenza nel periodo compreso dal 8 marzo 2020 al 30 settembre 2020. Enpaia ha deciso per la sospensione dei versamenti, compresa la quota a carico dei lavoratori, estesa a tutte le imprese del settore, a prescindere dall’entità dei ricavi o compensi, anche al di sopra dei 2 milioni di euro”. Il versamento di quanto sospeso potrà essere effettuato senza sanzioni ed interessi, in unica soluzione entro il 25 ottobre 2020 o mediante rateizzazione fino a un massimo di 5 rate mensili di uguale importo a partire sempre dal prossimo 25 ottobre 2020. La domanda per fruire della rateizzazione dovrà essere presentata all’Enpaia entro il 31 Luglio 2020. Infine – conclude la Coldiretti – l’ente di previdenza ha deliberato di non intraprendere, sino al 30 settembre 2020 qualunque nuova azione, giudiziale o extragiudiziale, per il recupero dei crediti previdenziali, fatte salve le azioni che non si possono differire pena la decadenza o la prescrizione del diritto ad agire.

ufficiostampa@coldirettisiena.it

 

Appuntamenti

 

TORINO: MERCATO DI CAMPAGNA AMICA A VILLARBASSE

Venerdì 27 marzo

Venerdì 27 marzo, per l’intera giornata, dalle ore 9 alle 18, in via San Martino, si svolgerà il mercato con i produttori di Campagna Amica. La richiesta di apertura è arrivata alla Coldiretti dall’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Eugenio Aghemo, motivata dal fatto che il comune è privo di centri commerciali e gli unici due negozi presenti hanno al momento sospeso l’attività. Inoltre, con il fermo dei mercati rionali di Rivoli, i tempi di attesa per accedere ai supermercati più vicini sono ovviamente lunghi. In questa situazione di emergenza il sindaco di Villarbasse ha ritenuto opportuno e doveroso rivolgersi alla Coldiretti, per garantire e assicurare la reperibilità in loco di alimenti, soprattutto freschi. Dunque venerdì 27 marzo al mercato di Campagna Amica, in via San Martino, dalle ore 9 alle 18 i consumatori di Villarbasse avranno a disposizione per la spesa settimanale produzioni agricole stagionali e a chilometro zero: frutta, verdura, pane e prodotti da forno, formaggi, uova, vino e miele.

 

TORINO: MERCATI DI CAMPAGNA AMICA NEI COMUNI DELLA CINTURA TORINESE

Martedì 31 marzo, mercoledì 1, giovedì 2, venerdì 3 e sabato 4 aprile

Nonostante le tante difficoltà organizzative, molti comuni, grazie al loro impegno, permettono la prosecuzione dei mercati di Campagna Amica:

–Il martedì: ad Avigliana (piazza del Popolo, dalle ore 15 alle ore 19); Castiglione Torinese (piazzetta del Il Centro, in via Torino 233, dalle ore 15 alle ore 19); Torino (via Mittone angolo via Passoni, dalle ore 15 alle 19);

–Il mercoledì: Ciriè (piazza San Giovanni, dalle ore 15 alle 19); Grugliasco (piazza Matteotti Alta, dalle ore 15 alle 19);

–Il giovedì Carmagnola (piazza Martiri della Libertà, dalle ore 15 alle 19); Torino (via Mittone angolo Via Passoni, dalle ore 15 alle ore 19);

–Il venerdì: Villarbasse (via San Martino, dalle ore 9 alle 19); Collegno (piazzale di Santa Maria, corso Francia, dalle 15 alle 19);

–Il sabato mattina: San Giorio di Susa (piazza Micellone, dalle ore 9 alle 13); Rosta (piazza Stazione, dalle ore 9 alle 13); il sabato pomeriggio, a Rivoli (piazza Martiri della Libertà, dalle ore 15 alle 19).

 

PISA: #LACAMPAGNADONA, UNA PIANTINA IN DONO PER CHI VA A DONARE IL SANGUE

Da venerdì  27 marzo a domenica 12 aprile

“#Lacampagnadona. Hai donato, ecco un dono per te”. Questo è il titolo e il messaggio dell’iniziativa lanciata dall’Azienda Agricola Chiarappa Giovanni e C. SS di San Giuliano Terme, insieme a Coldiretti Pisa, Avis, Fratres, Pubblica Assistenza, Croce Rossa e l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, per le centinaia di persone che in questi giorni hanno raccolto l’appello nazionale alla donazione di sangue.

Dal 27 marzo al 12 aprile ad ogni persona che si recherà al Centro Trasfusionale di Cisanello per donare il proprio sangue e al personale ospedaliero che l’assiste, verrà regalata una piantina dell’Azienda Chiarappa. Una piantina inoltre, verrà donata a tutti i volontari e le volontarie delle associazioni che si occupano di assistenza sul territorio.

Le aziende agricole florovivaistiche sono state escluse dalle attività  essenziali previste nel nuovo Decreto anti Covid-19. Una decisione che sta mettendo in ginocchio migliaia di aziende in tutta Italia, costrette a dover gettar via milioni di piantine. Ma l’Azienda Agricola Chiarappa Giovanni e C. SS di San Giuliano Terme ha deciso di non farlo, e ha scelto invece di salvarle dal macero e affidarle a persone che già conoscono bene il significato di concetti come cura e solidarietà.

Un modo per dire grazie nonostante la difficile situazione, che per le aziende floricole rischia davvero di essere un punto di non ritorno. «Andiamo a donare il sangue – esorta il presidente di Coldiretti Pisa Fabrizio Filippi – è una scelta di grande responsabilità civile. Una piantina è poca cosa di fronte all’importanza di questo gesto, ma è importante far riflettere sul lavoro di cura che c’è dietro a una semplice primula. L’azienda Chiarappa – aggiunge – come altre centinaia nella sua situazione, sta vivendo una situazione drammatica. Le piante non possono aspettare la fine del blocco delle attività produttive. Eppure ogni giorno hanno continuato a innaffiarle, curarle e crescerle: per questa ragione hanno deciso di regalarle a chi dona il sangue. Prendersi cura significa anche questo».

«I nostri fiori sono un simbolo di fragilità», aggiunge Giacomo Chiarappa, titolare dell’azienda insieme alla moglie, al padre e alle tre sorelle. «Hanno bisogno di attenzione ogni giorno dell’anno e non ci verrebbe mai in mente di abbandonarli. Ma di affidarli in buone mani sì. Ed è ciò che abbiamo voluto fare. Chi dona fa la propria parte per migliorare le cose, e sentiamo che è importante ringraziare come possiamo».

Grazie alla disponibilità dell’Aoup verrà allestito un gazebo nel piazzale di fronte al Centro Trasfusionale di Cisanello (Edificio 2 C). Chiunque andrà a donare potrà ritirare autonomamente la propria piantina, accompagnata da un piccolo ringraziamento dei soggetti promotori dell’iniziativa. A questa iniziativa si affianca anche la più ampia collaborazione con Croce Rossa, Pubblica Assistenza e Misericordia  per omaggiare tutti i volontari e le volontarie delle tre Associazioni impegnati su più fronti nell’assistenza sul territorio. Sulle ambulanze, per strada, portando la spesa o i farmaci al domicilio delle persone fragili: sono solo alcuni degli ambiti in cui operano senza sosta i volontari delle Associazioni. Anche a loro, ogni giorno, è dedicato un pensiero floreale che potranno ritirare presso le proprie sedi.

«Ringraziamo per questo bellissimo pensiero – dice Paolo Ghezzi, Presidente AVIS Comunale di Pisa, e che ha coordinato l’iniziativa per conto di tutte le Associazioni a diverso titolo coinvolte. Donare è un gesto fondamentale per garantire un adeguato supporto trasfusionale a oltre 600.000 persone nel nostro Paese. La risposta dei cittadini agli appelli Nazionali è stata eccezionale e sono stati in centinaia ad avvicinarsi al dono in questi giorni. A loro vogliamo ricordare che l’emergenza è quotidiana e che il nostro compito di donatori diventerà ancora più delicato e decisivo quando riprenderanno a pieno regime anche gli interventi chirurgici che al momento sono limitati alle urgenze indifferibili. Per questo invitiamo ad avvicinarsi alle nostre Associazioni – Avis, Fratres, Pubblica Assistenza e Croce Rossa – per diventare donatori periodici. Basta essere maggiorenni ed in buono stato di salute. In questo periodo così delicato – conclude Ghezzi – ricordiamo che per l’accesso al Centro è obbligatoria la prenotazione e che gli accessi sono contingentati per garantire le adeguate distanze e le massime condizioni di sicurezza. Il ringraziamento floreale esteso anche a tutti i volontari  e le volontarie di CRI, Pubblica Assistenza e Misericordia che operano quotidianamente nei diversi settori di assistenza è un piccolo gesto dal grande valore simbolico. Avremo bisogno più che mai di solidarietà, vicinanza, sostegno e gentilezza e il colore di un fiore potrà dare ancora maggiore sostanza al calore di un gesto. Per questo, fino a Pasqua, i Volontari consegneranno alle persone sole e alle famiglie assistite, insieme alla spesa e ai farmaci, anche una piantina fiorita riflettendo sulla comunità intera il gesto di attenzione di cui oggi, grazie a questa iniziativa, sono beneficiati». «Ringrazio Coldiretti per la bella iniziativa, che dimostra grande sensibilità, e sottolinea ancora di più l’opera fondamentale dei donatori – ha dichiarato il responsabile dell’Unità operativa di Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti dell’Aoup Alessandro Mazzoni – perché per noi poter disporre di sangue è fondamentale, specialmente in questo periodo così difficile per tutti gli operatori sanitari rappresentato dall’emergenza Covid-19. Il sangue e gli emocomponenti infatti servono sempre e i donatori non devono temere di donarlo perché nei centri di raccolta sono state messe in atto tutte le misure di prevenzione e protezione previste dai protocolli nazionali. Oggi, grazie alle piantine, i nostri donatori si sentiranno ancora più importanti per la comunità».

Le piantine verranno donate anche alle persone che stanno ricevendo l’aiuto delle associazioni. A questo propositoAntonio Cerrai, presidente del Comitato di Pisa di Croce Rossa Italiana commenta: «Una pianta di fiori è un dono che porta, nella casa delle persone più vulnerabili, la primavera e la solidarietà».

«Questa comunione di intenti e di valori tra le nostre Associazioni – dice Daniele Vannozzi Presidente della Pubblica Assistenza di Pisa – è un patrimonio così importante per la comunità pisana.  In questa iniziativa di Coldiretti, che ne riconosce lo sforzo unitario,  voglio intravedere i colori di una nuova primavera che sappia infondere fiducia e speranza per il futuro.»

«Abbiamo aderito subito a questa proposta che ci vede collaborare con una delle realtà produttive più rappresentative. In un periodo in cui spesso prevalgono paura e diffidenza, un gesto semplice, come il dono di una piantina assume un doppio significato», dice Enrico Dini, commissario della Misericordia di Pisa. «Quello del riconoscimento e del ringraziamento, ma anche della vita che riparte. Siamo in primavera, tempo di fioritura e quindi di la natura che riprende il suo corso e ci fa guardare in avanti. Siamo impegnati in questi giorni di emergenza con la spesa a domicilio, il sostegno psicologico ma non abbiamo tralasciato le nostre attività quotidiane. Abbiamo bisogno di piccoli e importanti gesti per sentirci ancora una comunità che condivide e si sostiene a vicenda».