Glifosato è sicuro- EFSA risponde alle critiche

19 Gennaio 2016
Glifosato è sicuro- EFSA risponde alle critiche

Prosegue il dialogo tra massime istituzioni scientifiche sulla sicurezza del glifosato, l’erbicida non selettivo più usato nel mondo, accusato di cancerogenicità dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).

Lo IARC aveva trovato un’associazione tra il linfoma non-Hodgkin e glifosato sulla base delle evidenze disponibili, e significativi effetti cancerogeni negli animali da laboratorio per due tipi di tumore in  Infine , la IARC ha concluso una forte evidenza di genotossicità e stress ossidativo per il glifosato , a supporto della capacità di danneggiare il DNA cellulare e promuovere il cancro.

Ma Efsa aveva negato la validità di tale studio, obiettando con un proprio dossier sulle limitazioni della ricerca IARC. Dopo i dossier scientifici, si è passati alle lettere.

Iarc scrive alla Commissione europea

 Il dr Christopher Portier della Agenzia Internazionale sulla Ricerca sul Cancro (IARC) ha inviato una lettera a Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la Salute e la sicurezza alimentare, sollevando diverse obiezioni alle conclusioni di Efsa: Infatti Efsa ha sempre asserito la sicurezza del glifosato, mentre per lo IARC (e per lo stesso Portier) è un “probabile cancerogeno”. Questo indica, per la scala di valutazione dello IARC- che vi è una evidenza sufficiente ma non definitiva per considerarlo a tutti gli effetti come cancerogeno- come ad esempio la presenza sia di prove su animali che cellulari di cancerogenicità, ma anche prove sull’uomo-sebbene parziali.

 

Portier lo scorso novembre ha dichiarato che diversi tipi di cancro e linfomi sono attribuibili al glifosato, sulla base di una rassegna di un anno da parte di 17 ricercatori indipendenti e senza affiliazioni all’industria.

 

E questo dell’indipendenza rimane uno degli snodi fondamentali: “la decisione IARC è stata raggiunta basandosi su procedure aperte e trasparenti da scienziati indipendenti che hanno completato una approfondita valutazione dei possibili conflitti di interesse, e che non erano affiliati o finanziariamente supportate in alcun modo dall’industria chimica”. Lo studio inoltre è puntualmente referenziato e sottoposto a revisione dei pari indipendente, con pubblicazione aperta a tutti dei risultati, secondo la tradizione dello IARC-OMS. Per contro, Portier lamenta che lo studio di Efsa, basato sui risultati dell’analisi condotta dalle autorità tedesche del BfR, non sarebbero credibili in quanto non prodotti in modo aperto, trasparente e quindi credibile, senza nome degli autori per molte citazioni- senza sapere quindi chi in realtà li ha scritti e che interessi abbia-criterio alla base del metodo scientifico. Per lo IARC, che riconosce “limitata evidenza” della cancerogenicità del glifosato nell’uomo- nel gergo scientifico internazionalemente accettato “limitata evidenza”- significa che l’evidenza, sebbene non perfetta, è comunque sufficiente a stabilire relazioni di causa ed effetto, soprattutto quando supportate da credili relazioni biologiche causate dalla sostanza e ben dimostrate (come nel caso del glifosato).

Altra interpretazione diversa, sulla base degli stessi dati, quella sul danno ossidativo: se per lo IARC tale aspetto è precursore importante del danno cellulare che induce al cancro, per Efsa e Bfr non sarebbe invece così rilevante. Inoltre lo studio di Efsa non considera il danno cromosomico nell’uomo: evidenza invece importante a supporto della dimostrazione di cancerogenicità. La lettera è firmata da diversi ricercatori e scienziati, tra cui Fiorella Belpoggi, da tempo assai critica- insieme a tutto l’Istituto Ramazzini di Bologna – sul dolcificante aspartame.

Risposta di Efsa

Bernhard Url , direttore esecutivo dell’EFSA , ha inviato una risposta dettagliata al Prof. Portier che affronta i punti sollevati nella sua lettera.

Le valutazioni della Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) sono considerate dalla Organizzazione Mondiale per la Sanità come fasi preliminari, a seguito delle quali una più approfondita valutazione del rischio in capo a enti come Efsa verrà resa disponibile. Di conseguenza, nella gerarchia delle fonti… Efsa verrebbe prima di IARC e proprio per le centinaia di studi valutati e per un processo durato più di un anno e che ha visto molto più di 17 scienziati.

Efsa chiarisce inoltre che la sua valutazione- come richiesto dalla normativa europea- si è focalizzata solo su principio attivo glifosato e non sulla formula del fitosanitario in quanto tale. In Europa, afferma Efsa, sono gli Stati membri a valutare la sicurezza dei formulati, e non compete ad Efsa.

Questa differente prospettiva spiegherebbe almeno in parte la divergente valutazione.

Circa la trasparenza dei dati, Efsa ribatte fermamente: tutte le 6000 pagine di documentazione scientifica utilizzate per valutare il glifosato sono disponibili pubblicamente sul sito di Efsa, che pure si è aperta ad una consultazione pubblica per ricevere input dall’esterno. Inoltre le opinioni di minoranza (un solo Stato membro su 28) che supportano la definizione iARC – sono pubblicate.

La mancanza di lesioni pre-neoplasiche- che sarebbero da attendersi- supporta una mancanza di evidenza conclusiva, mentre una incidenza appena superiore solo in dosi superiori alla Dose Massima Tollerabile (MTD- la dose oltre la quale si verificano effetti negativi di tipo tossico) potrebbe essere spiegato da effetti tossicologici che comportano riduzione del peso e cambi istopatologici alla vescica e fegato- che potrebbero essere responsabili dei tumori, più che un effetto diretto del glifosato.

In base ai test statistici effettuati da Efsa, chi è stato sottoposto a glifosato non presenta probabilità di ammalarsi di linfoma in modo significativamente maggiore rispetto a chi non è stato esposto. Una delle difficoltà maggiori per Efsa nel dare una corretta interpretazione deriva dalla esposizione multipla ai fitosanitari degli operatori professionali-agricoltori, come presente negli studi epidemiologici.

In conclusione, L’EFSA ritiene che gli argomenti espressi nella lettera aperta riflettono un fraintendimento delle prove utilizzate e che attualmente la totalità dell’evidenza non permette di porre sul banco di accusa il glifosato come sostanza che provoca il cancro.