News La Forza del Territorio del 25 ottobre 2017

25 Ottobre 2017
News La Forza del Territorio del 25 ottobre 2017
Primo piano
 
 
CREMONA
NUOVE OPPORTUNITÀ PER LE FILIERE ZOOTECNICHE
Della nuova stagione che si è aperta per l’allevamento nazionale, all’indomani dell’entrata in vigore delle nuove norme di attuazione dell’etichettatura di latte e lattiero-caseari, si è parlato a Malagnino nel corso di un incontro promosso dall’Associazione Italiana Allevatori e dalla Coldiretti provinciale
 
Gli scenari e le opportunità future per le filiere agro-zootecniche. La nuova stagione che si è aperta per l’allevamento nazionale, all’indomani dell’entrata in vigore delle nuove norme di attuazione dell’etichettatura di latte e lattiero-caseari. I progetti per la zootecnia da carne. I temi della sostenibilità ambientale, del benessere animale, della sicurezza alimentare e biodiversità: aspetti di grandissima attenzione da parte del consumatore e che esigono un impegno determinato ed efficace.
Di questo si è parlato ieri sera all’incontro “Nuove opportunità per le filiere zootecniche”, promosso dall’Associazione Italiana Allevatori e dalla Coldiretti, accolto a Malagnino, presso la sede del Cap Cremona. Aperto da Paolo Voltini, presidente di Coldiretti e del Consorzio Agrario di Cremona, l’appuntamento ha raccolto un parterre di relatori di altissimi livello. Con Coldiretti (accanto a Voltini c’era il vicepresidente nazionale Ettore Prandini) e Aia (rappresentata in primis dal presidente nazionale Roberto Nocentini e dal direttore generale Roberto Maddè), c’erano le due più grandi aziende agricole italiane (con Federico Vecchioni, Ad di Bonifiche Ferraresi, e Claudio Destro, direttore generale di Azienda agricola Maccarese e vicepresidente Aia), la più importante cooperativa lattiero-casearia del Paese (con Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo), la GDO (con l’amministratore delegato di Unes, Mario Gasbarrino) e Ismea (con Raffaele Borriello, direttore generale, a cui è stato affidato il compito di aprire i lavori, con un’analisi dedicata agli scenari del mercato del latte).
Oltre trecento allevatori cremonesi hanno seguito l’incontro, che fin dalle prime battute ha evidenziato la necessità di affrontare una nuova stagione con logiche nuove (a partire dalla necessità – come evidenziato sia da Voltini che da Prandini – di superare il “modello della difesa agricola fine a se stessa, che non basta più”, facendo comunicare soggetti finora troppo lontani, creando una sinergia forte tra agricoltura, industria, cooperazione, grande distribuzione, nella convinzione che solo in una logica di filiera, basata su un’equa distribuzione del valore economico tra produttori-trasformatori-distributori, si possa dare un futuro al vero Made in Italy) e  di politiche di medio-lungo periodo (con una seria strategia di internazionalizzazione, con una seria sburocratizzazione, con la spinta all’innovazione, con la valorizzazione del made in Italy a partire dall’origine, con la capacità di contare di più in Europa sui temi vitali per l’agroalimentare). L’Italia primeggia a livello mondiale in quasi tutte le filiere agroalimentari – ha spiegato Raffaele Borriello (Ismea) nella sua introduzione – essendo il 2° esportatore mondiale di olio d’oliva e di vini, il primo nei salumi e nella pasta, il quarto nei formaggi. In ogni caso, il prodotto italiano viene venduto ed esportato a valori decisamente sempre più alti rispetto alla concorrenza. Il valore medio dei nostri formaggi supera del 50% quello dei prodotti francesi. Non si riesce quindi a comprendere perché mai una parte di questo maggior valore non venga riconosciuto agli allevatori italiani”.
Da queste considerazioni hanno preso spunto le relazioni che si sono susseguite, toccando tanti e importanti temi. Dalle necessità di dare risposte ai bisogni degli allevatori (le cui soluzioni passano attraverso il nuovo progetto e la riorganizzazione del sistema-Allevatori), alle testimonianze di realtà che stanno investendo, puntando con soddisfazione su italianità e innovazione (l’esperienza di Bonifiche Ferraresi e Maccarese), dalle necessità di guardare e rispondere alle richieste e alle sensibilità della società, dei consumatori (che, in ultima istanza, decretano il successo dei prodotti e la sopravvivenza delle aziende), istanza che significa affrontare con competenza e con risultati certi i temi della sostenibilità e del benessere animale, della difesa della biodiversità. Si è parlato di zootecnia da latte, da carne, di suinicoltura, di avicoltura.
Voltini e Prandini hanno citato due importanti passaggi recentemente vissuti da Coldiretti e dall’agroalimentare italiano. La nascita (con la presentazione al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio) di “Filiera Italia”, una nuova realtà associativa che vede per la prima volta il mondo agricolo e l’industria agroalimentare italiana d’eccellenza insieme per difendere tutta la filiera agroalimentare nazionale. Con soci promotori quali Ferrero, Inalca/Cremonini, Consorzio Casalasco del Pomodoro (con i marchi Pomì e De Rica).
E il Villaggio Coldiretti a Milano, con la presenza di oltre 700mila cittadini, occasione per far appassionare i consumatori alla vera agricoltura e a ciò che produce, alla scelta del vero made in Italy. Una sfida che per la zootecnia significa, oggi, anche saper raccontare il valore degli allevamenti, che operano nel segno del benessere animale, della massima attenzione a qualità del prodotto e sicurezza, della sostenibilità. Da cui la necessità di avere strumenti adeguati anche per garantire e dimostrare tali aspetti. 
Tanti ed approfonditi i temi trattati, in un clima di confronto e proposta. Nella convinzione che il ‘vecchio modo’ di fare rappresentanza, quello degli attacchi sterili e della disinformazione, sia ormai finito. La nuova forma di rappresentanza è quella di filiera – hanno evidenziato Prandini e Voltini – con Coldiretti insieme a campioni industriali nazionali dei rispettivi settori, con la parte illuminata della grande distribuzione, con la necessità di realizzare accordi economici e condividere una visione, nella sfida di aumentare in quantità e qualità la produzione agricola del Paese, di valorizzarla nel mercato globale per portare nelle tasche degli agricoltori risultati economici adeguati. “Noi abbiamo già voltato pagina – ha concluso Voltini – convinti come siamo, che anche chi finora non ha capito da che parte sta andando il mondo, prima o poi ci dovrà seguire. Con “Filiera Italia” abbiamo messo le basi per una nuova stagione dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano, con risultati che in parte stiamo già realizzando”.
 
 
Dal territorio
 
CUNEO, E’ NECESSARIO BLOCCARE L’IMPORT DI PRODOTTI TRATTATI CON IL GLIFOSATO
 
Massima attenzione al glifosato: Coldiretti ricorda le misure precauzionali che sono state introdotte a livello nazionale per l’impiego di questa sostanza diserbante, in attesa delle decisioni che l’Europarlamento dovrebbe prendere nei prossimi giorni.
Il Piano di azione nazionale lo rende inutilizzabile, ad esempio, nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie. Così, in pratica, mentre nel nostro Paese il glifosato può essere adoperato solo come erbicida e molti prodotti che lo contenevano sono stati tolti dal commercio, all’estero viene utilizzato in modo molto più ampio, con il concreto rischio che possa causare un accumulo di residuo negli alimenti.
“Questa prescrizione deve essere mantenuta e salvaguardata anche in riferimento ai prodotti importati dall’estero – evidenziano Delia Revelli, presidente e Tino Arosio, direttore di Coldiretti Cuneo -. Sarebbe assolutamente inconcepibile, infatti, se non si tenesse conto di questa tutela e esponessimo la popolazione a rischi causati da prodotti stranieri trattati con modalità differenti, come ad esempio il grano proveniente dal Canada – di cui l’anno scorso sono stati importanti 1,2 miliardi di chili – dove viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di preraccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato”.
Concludono i vertici della Federazione Provinciale: “Bisogna pertanto mantenere alta la guardia e vigilare anche sotto questo profilo sull’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (Ceta) che potrebbe permettere l’ingresso di merci non controllate come lo sono quelle del mercato interno”.
 
NOVARA-VCO, BRUNA ALPINA ORIGINALE: RISPOSTE POSITIVE DALLA REGIONE
 
“L’impegno dell’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero a riconoscere la Razza Bruna Alpina Originale come a limitata diffusione e a rischio estinzione è molto positivo, perché ciò consentirà alle imprese di accedere agli aiuti previsti dal Psr e, quindi, agevolerebbe un suo mantenimento e conservazione. Tale razza, peraltro, è già sostenuta in Lombardia e Trentino, ed è positivo che il Piemonte intenda allinearsi”.
E’ positivo il commento di Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara Vco all’esito dell’incontro avuto oggi in Ossola: “Un vertice che ha visto la presenza di rappresentanti di allevatori della Bruna Originale e di associazioni come l’Arap e la stessa Coldiretti, e che riconosce un’azione di sensibilizzazione intrapresa dalla stessa Coldiretti, che aveva scritto una lettera all’assessore così come anche l’Ara, Associazione Regionale Allevatori: nelle quattro province di Verbania, Novara, Biella e Vercelli la consistenza della Bruna Alpina Originale è di circa 250 capi, allevati da una quindicina di imprese”.                                                                                                                                                                                                                                            
Si tratta del ceppo originale della Razza Bruna, nato in Svizzera, a duplice attitudine latte/carne e molto adatta all’alpeggio, per la sua spiccata rusticità: fu la regina incontrastata delle nostre Alpi fino agli Anni Quaranta del secolo scorso quando tale razza venne affiancata dalla Brown Swiss, incrocio americano della Bruna alpina, atta a produrre più latte.
Restano tuttavia ceppi della razza originale in Ossola, Alto Novarese, Biellese, Valsesia oltrechè nella contigua Svizzera (qui documenti ne accertano l’allevamento da oltre 1000 anni), in Alta Lombardia, nell’Alto Adige e poi ancora in Austria e Germania: si tratta di bovino di mole media, dal caratteristico mantello bruno uniforme con ossatura robusta, tronco basso e bacino ampio; la corporatura è robusta e di buona muscolatura. Gli arti massicci e gli unghioni consentivano una ricerca di foraggio in terreni difficili con poca erba e rare fonti d’acqua. Longeva, produce una carne di ottima qualità e si adatta ottimamente all’allevamento con vacche nutrici.
“Valorizzare e sostenere il lavoro dei nostri allevatori, custodi fin dall’antichità dei territori più disagiati, è il nostro obiettivo a beneficio dell’intera economia delle terre alte di Novarese e Vco. Le aziende presenti nelle aree svantaggiate, inoltre, svolgono anche un importante ruolo di protezione dei fenomeni di dissesto idrogeologico”, conclude il presidente Baudo.
 
PIEMONTE, CON SICCITA’ A RISCHIO RISPETTO REGOLE PER ACCEDERE A FONDI PAC E PSR
 
La siccità non sta lasciando tregua creando una serie criticità a diverse colture agricole in tutto il nord-ovest. L’assenza di precipitazioni ha fatto sì che la produzione delle coltivazioni già raccolte sia calata e sta producendo anche problemi alle imprese che stanno in questo periodo si trovano a programmare le semine dei cereali autunno-vernini e dei foraggi.
“Prati che non nascono e cereali che non si riescono a seminare: questa è la realtà che stanno vivendo numerosissime imprese piemontesi – spiegano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. Per questo abbiamo provveduto a segnalare tale situazione alla Regione: le condizioni climatiche, infatti, potrebbero compromettere il rispetto delle regole per accedere ai fondi Pac e ad alcuni bandi del Psr, ovviamente non per volontà dei nostri imprenditori. All’Assessore Giorgio Ferrero, quindi, chiediamo di farsi portavoce presso gli organi preposti, anche a livello nazionale, per fare in modo che queste cause di forza maggiore non incidano negativamente sulle imprese agricole e che non pesino ulteriormente sulla già grave problematica che si trovano a dover affrontare”.
 
VENETO, BACO DA SETA DA MANGIARE? MEGLIO ALLEVARLO
 
“Baco da seta da mangiare? No grazie, noi pensiamo che la soluzione più idonea e redditizia sia di allevarlo per produrre il bozzolo, casomai successivamente, utilizzare la crisalide interna con caratteristiche nutrizionali superiori al bruco vivo”. E’ il commento di Fernando Pellizzari presidente dell’Associazione Italiana Gelsibachicoltori (AIG) che da qualche anno sta promuovendo il ritorno alla bachicoltura a livello nazionale. Dal primo gennaio 2018 si applicherà il nuovo regolamento Ue sui “novel food” che permetterà di riconoscere gli insetti interi sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali da paesi terzi, aprendo di fatto alla loro produzione e vendita anche in Italia.
“Con queste nuove tendenze alimentari spiega Pellizzari – non vorrei fosse vano lo sforzo fino ad ora compiuto per il rilancio concreto della filiera che a tutti gli effetti è una realtà. I produttori hanno già molta difficoltà ad allevare i pregiati bruchi per farli filare, figuriamoci se poi vengono usati per far farina o preparare piatti sfiziosi”. Dal giorno della sua costituzione l’AIG ha organizzato molti corsi di formazione per avvicinare gli agricoltori a questa attività, sono stati proprio i giovani i primi a rispondere con entusiasmo tanto da raggiungere la sede trevigiana da ogni parte della Penisola. Di conseguenza anche l’Aia, che raggruppa tutti gli imprenditori zootecnici ha dedicato una sezione ad hoc per chi intraprende questo mestiere. “La figura dell’allevatore di bachi non era più contemplata – dice Pellizzari – come anche i contributi al settore nel tempo sono stati annullati, ma grazie ad un rinnovato interesse abbiamo gettato le basi per una partenza che seppur in salita sta dando i suoi frutti”.
Anche se l’industria serica è tuttora in mano alla Cina, è importante però evidenziare che nella nazione si riscontrano segnali di difficoltà di produzione e di qualità della seta a causa del clima e dell’alto livello di inquinamento a cui è soggetta. “In questo contesto il nostro Paese riveste un ruolo di particolare importanza perché è l’unico a poter ricostruire tutti i passaggi per ottenere un filo completamente “Made in Italy” come molti brand dell’alta moda europea richiedono. Questa è una scommessa su cui stiamo investendo moltissimo – sottolinea Pellizzari – dalla nostra parte abbiamo una rete di aziende serico-tessili pronte ad aprire una nuova filanda dopo circa 40 anni dalla chiusura dell’ultima. Al nostro fianco anche Coldiretti per l’assistenza politico sindacale di cui il sistema ha bisogno compreso l’incoraggiamento alla coltivazione di gelsi ormai scomparsi, le cui foglie rappresentano ancora il nutrimento principale dei “cavalieri”.
Non c’è un atteggiamento nostalgico in tutto questo percorso imprenditoriale – conclude Pellizzari – solo una grande volontà di occupare uno spazio che appartiene alla storia del Nord Est, ma trasferibile in tutto il territorio nazionale e riportare finalmente a casa quel patrimonio culturale ed economico che nessuno è in grado di copiare bene, neanche i cinesi”.
 
PISTOIA, RECRUDESCENZA FURTI NEI VIVAI: MIGLIAIA DI PIANTE ORNAMENTALI TRAFUGATE
 
Dal ‘prelievo’ di cipressi neri con due anni e mezzo di crescita in vivaio, a photinie ad alberetto in vaso e poi: attrezzature e tanti arbusti danneggiati da chi con imperizia e abusivamente ‘ricava’ talee dalle piante degli altri. “Sono tante le segnalazioni di furti nei vivai che arrivano a Coldiretti, con migliaia di piante trafugate solo negli ultimi giorni. I furti, purtroppo, sono una costante -spiega Coldiretti Pistoia-, ma nelle ultime settimane si è assistito ad una recrudescenza. Tra crisi generale e siccità è difficile per le imprese agricole ‘reggere’ anche la tensione notturna, che nasce dal pericolo di ‘incursioni’ nell’azienda che di solito è accanto all’abitazione della famiglia”.
Tutto il vasto comprensorio delle piante ornamentali pistoiesi è a rischio, e subire danni per migliaia di euro per un’impresa è ‘facile’: piante e attrezzature trafugate, teli di serra tagliati (vedi foto di repertorio), ecc. Costi che crescono col costante, ma non risolutivo, aumento degli strumenti elettronici di dissuasione: per un sistema di videosorveglianza aziendale si spendono 5/10mila euro per un vivaio non grande.
La presenza e l’impegno delle forze dell’ordine sono preziosi e costanti, ma purtroppo non basta. “Non è pensabile ipotizzare di coprire migliaia di ettari con sistemi d’allarmi aziendali. Coldiretti auspica maggiori controlli e l’uso della video sorveglianza pubblica per aumentare la sicurezza nelle campagne ed in particolare nei vasti territori a vivaio, che sono una fabbrica a cielo aperto difficile proteggere se non con modalità sistematiche. Coldiretti Pistoia chiederà un incontro con il Prefetto di Pistoia, dottor Angelo Ciuni, per verificare come, a livello informativo verso i soci, l’associazione può essere sinergica con le forze dell’ordine”.
 
UMBRIA, AL PASTA DAY SI FESTEGGIA L’ETICHETTA MADE IN ITALY
 
Quest’anno si festeggia l’arrivo dell’etichetta Made in Italy che obbliga ad indicare la provenienza del grano utilizzato. È quanto afferma Coldiretti Umbria, in occasione del World Pasta day che si festeggia in tutto il mondo il 25 ottobre, nel sottolineare gli effetti della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto dei Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta che scatterà a partire dal febbraio 2018.
Si tratta di un provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti per garantire maggiore trasparenza negli acquisti ai consumatori e fermare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione e la riduzione delle semine.
Una scelta anche a tutela della salute perché in Italia – precisa Coldiretti – è vietato l’utilizzo del glifosato sul grano in preraccolta a differenza di quanto avviene per quello straniero proveniente da Usa e Canada dove ne viene fatto un uso intensivo nella fase di preraccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato. Con l’etichetta arriva un giusto riconoscimento del lavoro di oltre trecentomila aziende agricole italiane, con il nostro Paese principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro destinato alla pasta. Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali di pasta con una media di 23,5 chili all’anno pro-capite.
Resta ancora da etichettare con l’indicazione dell’origine – conclude Coldiretti – 1/4 della spesa alimentare degli italiani dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane, fino alla carne di coniglio.
 
CALABRIA, CON IL PASTA DAY LA COLDIRETTI FESTEGGIA L’ETICHETTA
 
Oggi 25 ottobre in tutto il mondo si festeggia  il “Pasta Day” ma quest’anno i cittadini-consumatori hanno un motivo in più per festeggiare:  l’arrivo dell’etichetta Made in Italy che obbliga ad indicare la provenienza del grano utilizzato come previsto dal Decreto dei Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda pubblicato in Gazzetta Ufficiale per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta che scatterà a partire dal febbraio 2018.
Un provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti per garantire maggiore trasparenza negli acquisti ai consumatori e fermare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione e che ha causato la drastica riduzione delle semine. Già – sottolinea Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – ci sono due primi importanti segnali: noti marchi garantiscono l’origine italiana al 100% del grano impiegato per la pasta, senza dimenticare alcune linee della grande distribuzione e questo avviene anche nei pastifici calabresi sparsi un pò dovunque; poi, vi è il prepotente ritorno nelle semine dei grani nazionali antichi come il Senatore Cappelli.
In Calabria, dopo una diminuzione delle superfici investite a grano si riscontra un aumento delle semine, in particolare di grano antico, di circa il 25% e questo sta riscuotendo anche un grande interesse da parte dei giovani convinti che chi semina buon grano, ha poi buon pane. Un elemento principe che garantisce la dieta mediterranea a testimonianza di una Calabria che sempre di più produce cibo buono e di qualità.
Una scelta anche a tutela della salute perchè in Italia – precisa Molinaro – è vietato l’utilizzo del glifosato sul grano in preraccolta a differenza di quanto avviene per quello straniero proveniente da Usa e Canada dove ne viene fatto un uso intensivo nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato. Con l’etichetta insomma arriva un giusto riconoscimento del lavoro degli agricoltori che lo coltivano, ma anche la valorizzazione del territorio. Quest’anno – commenta – avremo modo di vedere i nostri paesaggi biondeggiare e l’immagine di campi di grano che ondeggiano al vento per arrivare a giugno a mietere il grano biondo con il cuore giocondo”.
 
CAMPANIA, WORLD PASTA DAY: NELLA REGIONE ESEMPI DI 100% GRANO ITALIANO”
 
“Trasparenza e consumo consapevole sono alla base di un cambiamento epocale nel rapporto con il cibo”. È l’augurio che Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti, rivolge in occasione del World Pasta Day, che si festeggia oggi in tutto il mondo, e che apre il rush finale verso l’etichettatura obbligatoria con la provenienza del grano utilizzato. L’obbligo scatterà da febbraio 2018. “Un provvedimento – sottolinea Masiello – fortemente sostenuto dalla Coldiretti per garantire maggiore trasparenza negli acquisti ai consumatori e fermare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione causando la drastica riduzione delle semine.
Una risposta anche alle domande dei cittadini come dimostra il prepotente ritorno dei grani nazionali antichi come il Senatore Cappelli e la decisa svolta verso una pasta tutta italiana. Ricordiamo il progetto pasta grano aureo dello stabilimento Voiello di Marcianise, che fa capo al Gruppo Barilla, con un contratto di filiera per l’acquisto di grano duro prodotto dai nostri agricoltori. Una scelta anche a tutela della salute perché in Italia è vietato l’utilizzo del glifosato sul grano in pre-raccolta a differenza di quanto avviene per quello straniero proveniente da Usa e Canada dove ne viene fatto un uso intensivo per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato.
Sulla quantità di proteine c’è da ricordare che quest’anno il grano aureo che si coltiva nell’entroterra campano è arrivato a punte del 18,5% di proteine con una media del 15,4%. È noto che il valore ottimale per la pasta top quality è il 14%. Pertanto bisogna smontare alcuni luoghi comuni e garantire al consumatore libertà di scelta. Coldiretti prosegue la sua battaglia per un’etichettatura che sia sempre più la carta d’identità del prodotto, che risponde ad una prospettiva di sviluppo sostenibile e responsabile”.
 
PIEMONTE, PSR E MISURE AGRO CLIMATICO AMBIENTALI: BENE EROGAZIONE ANTICIPI MA…
 
Erogati oltre 40 milioni di euro che rappresentano l’anticipo dell’85% delle misure 10-11-13 agro-climatico-ambientali, biologico ed indennità compensativa del Psr 2014-2020, riferiti alla campagna 2017. “Un provvedimento che abbiamo sollecitato e di cui beneficeranno oltre 12 mila imprese – sottolineano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. Si tratta, però, di una prima tranche di pagamenti per cui auspichiamo che Arpea in tempi brevi eroghi la restante parte del premio, per dare un reale impulso all’economia del nostro territorio ed al suo indotto. Attendiamo, inoltre, l’anticipo della Domanda Unica 2017 che dovrebbe avvenire entro fine mese. Visto il momento critico che le nostre imprese stanno affrontando, anche a causa degli stravolgimenti climatici, è molto importante che l’erogazione di tali risorse avvenga nei termini previsti poiché rappresentano una boccata d’ossigeno ed un sostegno alle attività imprenditoriali”.  
 
PIACENZA, SELVATICI: UN LUPO AVVISTATO ALLE PORTE DELLA CITTA’
 
Lupo avvistato alle porte della città.  Ad accorgersi della presenza dell’animale e a realizzare la fotografia, è stato un agricoltore mentre stava rullando il terreno coltivato a frumento a I Casoni di Gariga.  “Ho notato il lupo aggirarsi sicuro nei campi e l’ho visto anche mentre si lanciava all’inseguimento di un capriolo” racconta lui stesso. “Non mi era mai capitato – prosegue l’agricoltore piacentino – di vedere il lupo qui in pianura, ma recentemente sono state rinvenute carcasse di diversi animali, a conferma della presenza di questi predatori”.
“Il problema degli animali selvatici – afferma il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti – sta aumentando in modo esponenziale nel Piacentino dove sono continui gli attacchi al bestiame che esasperano i nostri allevatori. Meno di un mese fa più della metà delle pecore possedute da un’azienda di Bettola è stata vittima di un feroce assalto da parte di un branco di predatori.
La presenza degli animali selvatici come cinghiali e lupi – da sempre avvertita in montagna – sta caratterizzando con inevitabili danni anche le zone pianeggianti che non avevano mai fronteggiato questa situazione e mette in seria crisi le aziende agricole”. Secondo Coldiretti sulla questione è necessario intervenire affinché si scongiuri il rischio di future aggressioni anche ai danni dell’uomo.
“Purtroppo – prosegue Crotti – il fenomeno della siccità sta contribuendo allo spostamento di questi animali e al loro aumento nelle zone di pianura. Il nostro appello è rivolto quindi alle autorità regionali e statali affinché prendano coscienza del fenomeno e si proceda all’attuazione di misure di contenimento e controllo e al risarcimento dei danni subiti dalle aziende”.
 
MODENA, AGRICOLTURA SOCIALE NUOVO MODELLO DI WELFARE
 
Con l’agricoltura sociale è possibile un nuovo modello di welfare che vede l’agricoltura protagonista con progetti dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili che devono fare spesso i conti con servizi non all’altezza delle necessità. E’ quanto ha detto Lorella Ansaloni, responsabile nazionale e provinciale di Coldiretti Donne Impresa, nel corso del convegno “Agricoltura sociale: coltiva l’inclusione!” che si è tenuto oggi a Finale Emilia (Modena) promosso dal Servizio Sanitario Regionale della Regione Emilia Romagna, dal Centro di Salute Mentale di Mirandola in collaborazione con l’Istituto Tecnico Agrario Calvi di Finale Emilia.
“L’agricoltura sociale – ha sottolineato Ansaloni – è la nuova frontiera per le imprese agricole che mentre si aprono a nuove opportunità di reddito offrono servizi utili alla collettività. Le imprese femminili, in particolare, vi trovano una naturale collocazione per l’attitudine alla cura e all’inclusione innata nelle donne. Con l’agricoltura sociale siamo di fronte alla punta più avanzata della multifunzionalità che Coldiretti ha fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale. Una svolta epocale – ha sottolineato la responsabile delle imprenditrici agricole di Coldiretti – con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona.
Secondo un’indagine di Coldiretti, quasi sette italiani su dieci (68 per cento) esprimono gradimento per l’agriospizio dove poter trascorrere la vecchiaia a contatto con la campagna mentre più di tre italiani su quattro (78 per cento) vorrebbero far frequentare ai propri figli una fattoria didattica a contatto con gli animali e le piante coltivate.
“Nell’agricoltura sociale sono impegnate già oggi oltre mille imprese agricole e cooperative in tutto il Paese attorno alla quale gravitano migliaia di rifugiati, detenuti, disabili, tossicodipendenti – ha ricordato ancora Lorella Ansaloni. Le esperienze sono molto diversificate: vanno dal recupero e reinserimento lavorativo di soggetti con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) all’agricoltura terapeutica (ortoterapia, ippoterapia ecc.), con disabili fisici e psichici di diversa gravità, ma anche il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) e l’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, orti per gli anziani, ecc.). Una diversificazione – ha concluso Ansaloni – che si estrinseca con l’innesto di pratiche di agricoltura sociale nelle diverse tipologie di coltivazioni, di allevamenti e di attività di servizio: agriturismo, ristorazione, punti vendita aziendali, fattorie didattiche e che con l’approvazione della legge per l’agricoltura sociale ha trovato finalmente una cornice comune”.
Al convegno è intervenuta anche l’azienda agricola Ca’ Granda di San Felice (Modena), che fa parte della rete di Campagna Amica delle fattorie sociali, per raccontare l’esperienza aziendale di accoglienza di disabili e persone in difficoltà intrapresa negli ultimi anni. Per avere maggiori informazioni sulle opportunità dell’agricoltura sociale e sulla rete di fattorie Coldiretti è possibile consultare il sito ?www.campagnamica.it.
 
PADOVA, IL GRANA PADANO E LA “FREGATURA” DEL CETA
 
Gli effetti negativi del Ceta, l’accordo di libero scambio Ue – Canada, si fanno già sentire per i principali prodotti agroalimentari di casa nostra. E fra i primi a farne le spese c’è il Grana Padano Dop, produzione di spicco della nostra provincia, in particolare nell’Alta Padovana. A sottolinearlo è Coldiretti Padova, riprendendo le preoccupanti dichiarazioni del direttore generale del Consorzio Grana Padano Dop Stefano Berni in merito ai primi effetti del trattato entrato in vigore in via provvisoria il mese scorso e ai riflessi sulle esportazioni. “I timori di una gestione canadese che limitasse molto i vantaggi previsti dall’aumento delle quote, erano purtroppo fondati” sono le parole di Berni rilanciate dalle agenzie di stampa.
“Inoltre, il dazio del 246,5% sui formaggi Ue in Canada – aggiunge il dirigente del Consorzio di tutela – rende economicamente inaccessibile importare prodotti caseari al di fuori delle quote. Le modalità con cui il Canada ha assegnato le quote aggiuntive previste dal Ceta, non sta favorendo come avrebbe potuto e dovuto l’incremento delle esportazioni. Inoltre la distribuzione a pioggia ad operatori improvvisati, anziché agli storici importatori strutturati si sta rivelando un ostacolo organizzativo rilevante e potrebbe essere foriero di storture tali da essere incompatibili con le finalità e gli obiettivi del Ceta”. Una situazione che, osservano dal Consorzio Grana Padano “potrebbe anche tradursi parzialmente in convenienti importazioni di formaggi europei di minor pregio e valore per non interferire con i formaggi canadesi”.
Per Coldiretti Padova sono parole pesanti che confermano tutte le perplessità espresse in questi mesi da più parti su un accordo che di fatto penalizza proprio le eccellenze di casa nostra. “Che a dirlo sia il Consorzio Grana Padano è particolarmente significativo – osserva Federico Miotto, presidente di Coldiretti Padova – visto che questo prodotto che, insieme al Grana Padano, dovrebbe essere fra le poche denominazioni “tutelate” dal Ceta, appena 41 su un totale di 291. Alla prova dei fatti dunque il Ceta, anziché favorire maggiori esportazioni, si sta rivelando per quello che è: una “fregatura” per gli agricoltori che hanno scelto la strada della qualità e della tipicità, che hanno puntato sui prodotti a marchio che identificano il nostro territorio e che ora si scontrano con gli interessi commerciali del Canada. Il Grana Padano è la principale produzione del settore lattiero caseario padovano che nell’Alta dà lavoro a centinaia di allevamenti, fra i quali cresce la preoccupazione”.
Intanto Coldiretti Padova continua a raccogliere le adesioni dei sindaci padovani al “fronte del no” al Ceta: ormai sono 47 su 104 i Comuni padovani che hanno approvato l’ordine del giorno per dire no alla ratifica del trattato. “I sindaci hanno ben compreso la portata e gli effetti di questo accordo sulla nostra agricoltura – prosegue Miotto – ma anche sui consumatori che si troveranno a fare i conti con gli effetti di questa deregulation che farà aumentare la presenza di prodotti stranieri, molti dei quali non sono altro che imitazioni delle nostre tipicità. Vale la pena ricordare quali sono i nostri prodotti minacciati: sul fronte dei radicchi, ad esempio, viene “tutelato”, se così si può dire, solamente il radicchio rosso di Treviso mentre sono esclusi gli altri quattro radicchi prodotti in provincia di Padova. Non va meglio per il nostro prosciutto Veneto Berico Euganeo Dop, che ha a Montagnana uno dei principali centri di produzione e che dovrà confrontarsi con le imitazioni che richiamano nomi italiani.
Abbiamo già scovato una imitazione dell’Asiago, che al pari del Grana Padano viene scopiazzato all’estero. A rischio anche il Montasio, prodotto anche nelle nostre stalle dell’Alta Padovana. Difficoltà infine per gli asparagi veneti, di cui Padova è fra i principali produttori, che troveranno concorrenti che sfruttano l’italian sounding ingannando i consumatori. I Consorzi di tutela padovani si sono già espressi contro il Ceta e altri sindaci lo faranno nei prossimi giorni”.
 
COMO-LECCO, LE “BABY COSTE” CONQUISTANO LE TAVOLE DI LECCO
 
Con l’arrivo dei primi freddi, torna la voglia di gustare prodotti autunnali dell’orto. Coste, bietole, catalogna, sono solo alcuni degli ortaggi e delle verdure che tornano a farla da padrone sulle nostre tavole. Tra queste, sul mercato, si sta imponendo la Costina Novella, coltivata con grande successo sulla sponda est del Lago di Como, in particolare nella provincia di Lecco. Questo tipo di costa — spiega la Coldiretti lariana — è sempre più richiesta, sia dalla grande distribuzione della provincia che propone prodotti a chilometro zero, ma anche dal mercato del milanese e quello lombardo, grazie alla particolare tenerezza delle sue foglie.
“Settimanalmente produciamo circa 20mila piante di “baby” costa — racconta Valerio Galbusera, 42 anni, imprenditore agricolo di Cernusco Lombardone, che gestisce un maxi “orto” di 16 ettari —. Abbiamo terminato la semina, iniziata ad agosto, circa 10 giorni fa, in modo da raccogliere questo particolare ortaggio fino a dicembre. Questo è il periodo migliore per coltivare in Brianza queste piante perché i primi freddi, che comunque non sono intensi, donano alle piante un aspetto migliore, esaltandone inoltre le proprietà organolettiche”.
Sorella minore della classica Costa Barese — continua l’associazione degli agricoltori —, la Costina Novella, con i suoi circa 150 grammi è circa 7 volte più piccola del classico ortaggio, e viene raccolta dopo circa 30 giorni dalla sua semina. La sempre maggiore diffusione di questa particolare varietà nelle campagne nel nostro territorio — spiega Coldiretti — è dovuta alla ricerca e alla specializzazione degli agricoltori locali, volte a proporre sul mercato un prodotto alternativo alle classiche bietole da costa la cui coltivazione è praticata soprattutto in Puglia, Lazio ma anche Toscana. “Il patrimonio agro-alimentare del nostro Paese — continua il presidente di Coldiretti Como Lecco, Fortunato Trezzi — è sconfinato, e va difeso e tutelato continuamente; basti pensare che abbiamo conquistato il record europeo della biodiversità, con 55.600 specie animali pari al 30% di quelle europee, e 7.636 specie vegetali che sono state salvate dall’estinzione. D’altronde, il lavoro degli agricoltori è anche quello di promuovere e divulgare la conoscenza delle tante eccellenze del piatto Made in Italy, grazie ad un sapiente lavoro di ricerca e valorizzazione”.
 
 
Appuntamenti
 
ABRUZZO: LA PREVENZIONE UROLOGICA GINECOLOGICA INIZIA AL MERCATO DI C.A.
Oggi
 
Giornata di prevenzione e salute per le donne pescaresi. Oggi, dalle 9 alle 13.30, il mercato di Campagna Amica di via Paolucci accoglierà medici e ostetriche dell’Aiug per parlare di due problematiche molto importanti che affliggono milioni di donne: il prolasso e l’incontinenza. L’iniziativa, promossa da Associazione italiana di uroginecologia ginecologica e del pavimento pelvico insieme a Coldiretti Donne Impresa e Federazione nazionale dei Collegi delle Ostetriche (FNCO), ha l’obiettivo di sensibilizzare e informare le donne sulle problematiche spesso legate al progredire dell’età e indirizzarle verso il centro ospedaliero o ambulatorio più vicino in cui sottoporsi ad una visita gratuita.
“Una bella iniziativa su temi importanti e attualissimi – dice Manuela Vellante, responsabile regionale di Coldiretti Donne Impresa – le ostetriche dell’Aiug e le imprenditrici di Coldiretti si intratterranno con le clienti del mercato per evidenziare l’importanza della prevenzione e della cura di determinate patologie o anche di semplici fastidi ribandendo l’importanza di uno stile di vita sano di cui le imprenditrici agricole si sentono interpreti fondamentali”.
In occasione dell’iniziativa di Aiug e Coldiretti donne Impresa, nel mercato verrà attivato anche uno sportello di patronato Epaca per l’assistenza su pensioni, assegni sociali, valutazione estratti contributivi, indennità e ogni tipo di consulenza in materia previdenziale. “Il mercato di Campagna Amica è un luogo sempre più aperto alla società – dice Giulio Federici, direttore di Coldiretti Abruzzo – non solo un luogo in cui acquistare direttamente dal produttore ma in cui incontrare persone, socializzare e aumentare il proprio bagaglio di conoscenze soprattutto su temi come la salute e la sana alimentazione”.
 
VENETO: CEREALI MINORI, FOCUS GROUP ALLA COLDIRETTI REGIONALE
Giovedì 26 ottobre
 
Coldiretti Veneto con la Fondazione Cuoa organizza, per domani 26 ottobre alle ore 9.30 in Via Torino, 180 – al 9° piano, un focus group sui cereali minori al fine di valutare la coltivazione di quinoa e amaranto in Italia. Il recupero dei cereali antichi è già in atto – ammette il presidente regionale Martino Cerantola – grazie all’interesse dei giovani imprenditori e ad un mercato sensibile perché animato da consumatori con intolleranze alimentari e allergie.
Il convegno è promosso per comprendere le possibilità di una filiera alternativa, inserita in un quadro legislativo attuale e per valutare lo stato dell’arte degli studi condotti dagli enti nazionali preposti al fine di inserire nell’ordinamento colturali specie diverse e meno impattanti dal punto di vista ambientale. Interverranno il prof. Paolo Casini dell’Università di Firenze sulla sperimentazione in Italia Stefano Ravaglia di SIS sul progetto per l’introduzione del frumento Senatore Cappelli, il Prof. Giuliano Mosca dell’Università di Padova per la nutrizione azotata, il Dott. Maurizio Bressan sul ruolo e la Banca dati del Germoplasma dell’Istituto Strampelli, il dott. Maurizio Arduin per i risultati di Bionet, Pierantonio Sgambaro pastaio e anticipatore di nuove linee aziendali e ICQRF di Conegliano sul tema delle norme per la commercializzazione delle sementi e delle farine. Parteciperanno inoltre alcuni molitori e panificatori.
 
VERONA: FIERACAVALLI, DELIZIE CULINARIE DEGLI AGRICHEF E LABORATORI PER BAMBINI
Da giovedì 26 ottobre
 
Ritornano a Fieracavalli di Verona gli Agrichef di Campagna Amica. Dopo l’interesse suscitato lo scorso anno dai molteplici piatti serviti a centinaia di persone, da giovedì 26 ottobre al Padiglione 1, al via una nuova esperienza per i “contadini ai fornelli”. Nella Scuderia Coldiretti, infatti, tutti i giorni fino a domenica si potranno degustare risotti con prodotti di stagione, taglieri di salumi e formaggi e un dolce abbinati a vini del territorio o a un succo di mela veronese del COB, Consorzio ortofrutticolo di Belfiore. Venerdì sarà il giorno clou per gli Agrichef esperti ma anche per i gli allievi dell’Agrichef Academy – la scuola attiva anche a Verona – che oltre a partecipare a una giornata formativa potranno dimostrare le loro abilità durante show cooking con prodotti locali e di stagione.
L’Agrichef è la figura professionale che coltiva e alleva i prodotti che poi serve in tavola rispettando l’origine, la provenienza locale, applicando i principi della moderna cucina alle ricette della tradizione veneta. La giornata per gli Agrichef si concluderà con una cena di gala, a invito, organizzata da Coldiretti Verona in collaborazione con VeronaFiere e Fieracavalli. Non mancheranno iniziative per i bambini: giovedì e venerdì saranno attivi laboratori per le scuole primarie come l’assaggio dell’olio organizzato da Aipo, Associazione Interregionale Produttori Olivicoli e l’esperienza del riso a cura della riseria Melotti di Isola della Scala. Sabato i piccoli potranno giocare con i giochi di una volta a cura di Filò alle risare. Domenica, invece, si potrà assistere ai laboratori sull’intreccio dei cesti, per conoscere un antico mestiere ormai scomparso.
Coldiretti Verona con le Fattorie didattiche organizzano nella Scuderia della Regione Veneto al Padiglione 4, domenica dalle 9 alle 12, laboratori per bambini “Imparar facendo” per la conoscenza della natura e della vita in campagna. In particolare, i laboratori riguarderanno come fare il sale aromatico a cura della Fattoria didattica Allo Spigolo, come creare una pecora con la sua lana a cura della Fattoria didattica SG Ranch e come costruire piccoli animaletti con tappi e materiali a cura della Fattoria didattica Le Bianchette.
 
ABRUZZO: A PESCARA, “HALLOWEN DEL CONTADINO” NEL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA
Venerdì 27 ottobre
 
Ravioli ripieni, marmellata e torte rustiche, gnocchi, crostate e ciambelloni rigorosamente di zucca. Sarà il tripudio di uno dei più versatili ortaggi delle campagne abruzzesi la Festa della zucca e della frutta secca, prevista venerdì 27 ottobre alle 10.30 nel mercato di Campagna Amica in via Paolucci a Pescara. Una vera e propria celebrazione del prodotto più dolce e colorato dell’orto che verrà esposto, degustato e lavorato dagli agrichef di Campagna Amica e dalle imprenditrici agricole di Coldiretti Donne Impresa con un unico importante obiettivo: far conoscere al consumatore le bontà delle nostre campagne e mostrarne i diversi utilizzi in cucina. Il mercato di via Paolucci, con i suoi 25 produttori agricoli, si vestirà a festa per proporre un “Halloween contadino” e riscoprire un prodotto che affonda le radici nella storia e nelle tradizioni agricole.
Ci sarà così l’esposizione delle zucche di diversa varietà e dimensione, la degustazione di dolci “a tema” e l’angolo dei laboratori in cui verranno realizzate in diretta le ricette più diffuse ed apprezzate a base di zucche piacentine o “violine” solo per citarne alcune. “La zucca è una produzione diffusa in tutta la regione ed apprezzata soprattutto per le sue proprietà nutritive in quanto è fonte di fibre, minerali e vitamine – dice Coldiretti Abruzzo –  Nel corso del tempo si sono differenziate principalmente due tipologie di utilizzo, una relativa alla preparazione di tortelli, gnocchi, dolci e pane, l’altra come ingrediente di minestre e minestroni. Nel primo caso le varietà più adatte presentano polpa molto soda, asciutta e dolce; per gli altri utilizzi vanno bene anche zucche meno dolci”.
Ma è indubbio che l’affermarsi della notte delle streghe ha aperto il nuovo “mercato” delle zucche intagliate con le quali si cimentano un numero crescente di italiani per realizzare il caratteristico simbolo di Halloween.  Per intagliare un’autentica zucca di Halloween – suggerisce la Coldiretti – occorre innanzitutto scegliere una bella zucca dal peso compreso tra i cinque e i dieci chili, rotonda e senza imperfezioni perché, più liscia è la superficie, più facile è intagliarla. Con uno scalpello a forma di V poi bisogna tracciare le linee sul volto della zucca e con un coltello da cucina ben affilato e non troppo flessibile occorre scavare per intagliare i tratti del “volto” in modo da ricavare dei fori da dove fuoriesca la luce. Per inserire al suo interno una candela accesa è sufficiente scavare un buco sul fondo della zucca per ricavare una via d’entrata senza rovinare “l’opera d’arte”.
Per chi volesse conservare a lungo il ricordo della magica notte delle streghe – continua la Coldiretti – deve una volta alla settimana passare sulla parte esterna un po’ di olio vegetale con un panno morbido e lasciarla in un luogo fresco e asciutto. Successivamente ogni 4-5 giorni immergerla in acqua fresca. In caso di aria particolarmente secca, in casa, di notte è consigliabile – conclude la Coldiretti – coprire la zucca con un panno umido.
 
PADOVA: “AZIENDA PULITA” RIPARTE DA PIACENZA D’ADIGE
Giovedì 26 ottobre
 
Completata l’offerta del servizio “Azienda Pulita” per la raccolta di rifiuti agricoli: dopo l’avvio, le scorse settimane, del servizio porta a porta per far fronte alle numerose richieste, in collaborazione con la società Elite Ambiente, ora riprendono anche i centri di raccolta allestiti presso le sedi del Consorzio Agrario del Nordest nella nostra provincia. Il primo appuntamento è per giovedì 26 ottobre al Consorzio Agrario di Piacenza d’Adige, quindi il 31 a Vo’ e a seguire tutti gli altri appuntamenti nel territorio provinciale, fino a Natale.
Coldiretti Padova in questi mesi è in contatto con le istituzioni, in primis la Provincia di Padova, affinché “Azienda Pulita” torni ad essere un servizio pubblico, come lo è stato per un lungo periodo, rappresentando un punto di riferimento per altre regioni e anche per il Ministero dell’Ambiente. Quest’anno però la riorganizzazione e il commissariamento dei Consorzi di Bacino per la gestione dei servizi ambientali non ha permesso di realizzare il servizio pubblico. Per garantire comunque la continuità e per preservare l’ambiente con oltre il 90 per cento di rifiuti riciclati, Coldiretti, il Consorzio Agrario del Nordest e le altre organizzazioni agricole hanno organizzato il nuovo calendario di raccolta, invitando in questi giorni migliaia di agricoltori a conferire i rifiuti nel pieno rispetto delle norme di legge.
Quest’anno la quota di adesione annuale al servizio è stata ribassata del 15% e dovrà essere versata prima di usufruire del servizio stesso. I bollettini per il pagamento saranno a disposizione negli Uffici di Zona di Coldiretti e la nuova convenzione potrà essere firmata direttamente nei centri di raccolta.  Le aziende agricole convenzionate, in regola con il pagamento del bollettino, possono conferire i propri rifiuti fino ad un massimo di 30 kg di rifiuti pericolosi e di 30 kg di rifiuti non pericolosi, mentre per quantitativi maggiori si potrà usufruire del servizio porta a porta. Si accettano rifiuti regolarmente confezionati e differenziati. Per ogni informazione rivolgersi agli Uffici di Zona di Coldiretti Padova o contattare il numero verde di Elite Ambiente 800 051477.
Questo il calendario dei centri di raccolta nei consorzi agrari (orario: 8.30 -12.30): Giovedì 26 ottobre Piacenza D’adige; Martedì 31 ottobre VO’; Martedì 7 novembre Saonara; Giovedì 9 novembre Santa Giustina in Colle; Giovedì 16 novembre Piazzola sul Brenta; Lunedì 20 novembre        Cittadella; Martedì 21 novembre Monselice; Giovedì 23 novembre Borgoricco; Martedì 28 novembre Correzzola; Giovedì 30 novembre Mestrino; Martedì 5 dicembre Montemerlo; Giovedì 7 dicembre Piove dI Sacco; Martedì 12 dicembre Montagnana; Giovedì 14 dicembre Conselve; Martedì 19 dicembre Stanghella.
 
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