COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio dell’8 giugno 2021

8 Giugno 2021
News La Forza del Territorio dell’8 giugno 2021

Primo piano

 

 

NUORO-OGLIASTRA

BENE TAVOLO REGIONALE PER LE CAVALLETTE

Necessaria prevenzione e ristori immediati agli agricoltori

Programmare per definire un piano di prevenzione che eradichi i milioni di cavallette che da tre anni stanno divorando i campi della Valle del Tirso che da Sedilo porta fino al Goceano.

È quanto si è discusso a Cagliari, durante l’incontro, convocato dopo le insistenti richieste di Coldiretti Nuoro Ogliastra con il supporto dei sindaci del territorio interessato dall’invasione delle locuste, con gli assessori regionali all’Agricoltura e all’Ambiente. All’incontro, promosso grazie all’intercessione dei consiglieri regionali di maggioranza del Nuorese, Elena Fancello, Franco Mula, Giuseppe Talanas e Pierluigi Saiu, hanno preso parte oltre agli assessori regionali all’Agricoltura ed Ambiente, Gabriella Murgia e Gianni Lampis, il direttore Generale di Laore Marcello Onorato, il Commissario straordinario  Mimmo Solina, il presidente e direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis e Alessandro Serra, il Commissario della provincia di Nuoro Costantino Tidu e i primi cittadini di Bolotana Annalisa Motzo, Sedilo Salvatore Pes, Orani Antonio Fadda, Ottana Franco Saba e Noragugume Rita Zaru.

“Finalmente dopo tre anni si è discusso di mettere le basi per affrontare seriamente il problema delle cavallette – sottolinea il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis -, un fenomeno non più rinviabile che dal 2019 ad oggi ha causato diversi milioni di euro di danni alle aziende agricole. Nel tavolo regionale sono state portate e condivise le nostre richieste – continua Salis – che sono da un parte quella di mettere in atto un programma di prevenzione, per arare le terre incolte, e dall’altra di integrare le risorse per ristorare i danni subiti dalle aziende agricole e liquidarle immediatamente”.

Secondo Coldiretti Nuoro Ogliastra, infatti, “una nuova invasione di cavallette si previene, come ripetiamo da ormai tre anni – spiega il direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra Alessandro Serra – arando i campi. Oltre ai cambiamenti climatici, le cavallette si sviluppano nei terreni incolti, conseguenza della crisi economica che pervade il mondo agricolo. Per questo chiediamo un contributo per gli agricoltori e per i Comuni per sostenere le spese necessarie per arare i campi privati e pubblici. Dall’altra però, come ugualmente abbiamo più volte denunciato, i 10 euro a ettaro stanziati lo scorso anno per ristorare i danni subiti dalle aziende agricole (e ancora non ricevuti) sono insufficienti. È fondamentale integrarli e soprattutto liquidarli subito, perché è da tre anni che oltre alle perdite, gli allevatori sostengono delle spese vive per il sostentamento dei propri animali rimasti senza pascolo per l’estate e foraggio per autunno e inverno”.

Nell’incontro di ieri si è deciso di investire il tavolo fitosanitario dell’Assessorato all’Ambiente, di cui fanno parte anche Laore e Agris, per fornire alla Giunta regionale gli indirizzi scientifici su cui basare un piano di eradicazione. Allo stesso tempo saranno convocati in seduta congiunta le Commissioni Ambiente e Attività produttive per sentire tutti i portatori di interesse e verificare la necessità di interventi normativi per risolvere la questione della definizione delle competenze, che fino a questo momento ha ostacolato la risoluzione del problema.

 

Dal Territorio

 

MOLISE, APPROVATA LEGGE PRATICHE SLEALI: MAI PIU’ PREZZI SOTTO COSTI PRODUZIONE

Coldiretti Molise accoglie positivamente l’approvazione definitiva da parte del Senato della Legge di Delega europea contro le pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nelle filiere agricole e alimentari. Secondo Coldiretti è, infatti, molto importante rendere più equa la distribuzione del valore lungo tutta la filiera iniziando dallo stop alle aste capestro al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione in un momento proprio in cui è fondamentale difendere la sovranità alimentare del Paese con l’emergenza Covid.

“Si tratta – spiega il Delegato Confederale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli – di un intervento normativo di rilevanza epocale, fortemente voluto da Coldiretti, per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali, di una parte della Grande Distribuzione Organizzata, non venga scaricato sulle aziende agricole, già costrette a subire l’aumento di costi di produzione dovuti alle difficili condizioni di mercato. Inoltre – aggiunge Spinelli – la crisi causata dal Covid rischia di peggiorare la situazione, con ripercussioni sugli anelli più deboli della catena alimentare, gli agricoltori e i consumatori”.

“Con le pratiche sleali – precisa il Direttore di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – si aggravano le distorsioni dal campo alla tavola, visto che per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi, come frutta e verdura, solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo; una cifra che scende ulteriormente su alcuni trasformati come il pane”.

“La norma – ribadisce infine Giuseppe Spinelli –  individua l’ICQRF quale l’autorità nazionale di contrasto per l’accertamento delle violazioni delle pratiche commerciali sleali e per l’irrogazione delle relative sanzioni amministrative pecuniarie che potranno arrivare fino al 10 % del fatturato dell’impresa inadempiente”.

 

VENETO, GIORNATA OCEANI: SOS PESCE, PERSI 200 PESCHERECCI IN DIECI ANNI

Persi duecento pescherecci in dieci anni: la flotta veneta da 780 imbarcazioni nel 2010 ne conta circa 600 attualmente, è SOSpesce italiano per l’impatto devastante registrato dal settore cardine del Made in Italy a causa della pandemia. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti Impresapesca diffusa in occasione della Giornata mondiale degli Oceani con cambiamento climatico che colpito alcuni dei piu’ importanti ecosistemi marini con conseguenze su pesca e turismo e sul consumo di pesce, elemento essenziale della dieta mediterranea.

Con i cambiamenti climatici sono apparse nuove specie non comuni nel Mediterraneo come nell’Adriatico e stanno diventando rare specie fino a ieri tipici dei nostri mari – afferma Alessandro Faccioli di Coldiretti Impresa Pesca Veneto –  Pesci, come ad esempio le alacce o la lampuga, sino a qualche anno fa scarsamente presenti a certe latitudini, sono oggi diffusamente presenti nelle acque del centro-nord del Mare Adriatico e del Tirreno, mentre sono andate in sofferenza specie tradizionali come le sardine o le alici, messe in crisi dall’innalzamento delle temperature. Le correnti calde hanno favorito la proliferazione di meduse dai nomi stravaganti come “occhio di gatto” e “noce di Mare” che cacciano attivamente larve di pesci e molluschi e novellame di specie di interesse economico, oltre a granchi predatori come il granchio blu sempre più presenti anche nelle lagune. Gli esemplari di Callinectes Sapidus (nome scientifico del vorace granchio) aumentano – dicono i pescatori – tanto da insidiare anche le moeche veneziane. Una specie invasiva dove grazie al surriscaldamento globale ha trovato il suo habitat ideale. Trasportato dalle grandi navi che solcano gli oceani si riproduce in fretta – una femmina dicono i ricercatore depone milioni di uova – e non ha predatori che lo contrastano. Vive indisturbato divorando gamberi, latterini, seppie, spigole e orate. I danni sono rilevanti anche per l’attività degli operatori del settore: le chele come tenaglie strappano le reti danneggia i letti di alghe che servono da vivai per i pesci locali, divora le cozze e le lumache che costituiscono il loro cibo e ingoia i giovani più facili da catturare.

A peggiorare ulteriormente la situazione ha contribuito – spiega Coldiretti – la pandemia con il crollo di oltre il 30% degli acquisti di pesce da parte della ristorazione dall’inizio dell’emergenza sanitaria, peraltro reso più pesante dalle chiusure di aprile. Il risultato è un crack da 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti. Senza dimenticare l’aggravio di costi per garantire il rispetto delle misure di distanziamento e sicurezza a bordo delle imbarcazioni, con i pescatori che hanno continuato a uscire in mare per assicurare le forniture di pesce fresco ai consumatori.

Un calo che non è stato compensato dall’aumento degli acquisti domestici del 6,7%, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea relativi all’anno 2020. Ad essere premiati sono stati soprattutto i consumi di prodotto surgelato, cresciuti del 17,6% rispetto al +2,3% del pesce fresco, inferiore anche rispetto alle conserve (tonno ecc.) in salita del 5,8% e a quelli essiccati o affumicati, che guadagnano un +11,1%. Peraltro proprio il prodotto surgelato è quello che dà minori garanzie rispetto all’origine, considerato che in 9 casi su 10 arriva dall’estero. Alla difficoltà economiche aggravate dalla pandemia – continua Coldiretti – si aggiungono quelle legate alla drastica riduzione dell’attività di pesca imposte dalla dalle normative europee e nazionali. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per alcuni segmenti di flotta a poco meno di 140 di media all’anno, rendendo non più sostenibile l’attività di pesca per una buona fetta della flotta nazionale considerata anche l’assenza di ammortizzatori e di valide politiche di mercato capaci di compensare le interruzioni.

 Il consumo pro capite degli italiani è di circa 28 kg di pesce all’anno – conclude Coldiretti -, superiore alla media europea ma decisamente basso se confrontato con quello di altri Paesi che hanno un’estensione della costa simile, come ad esempio il Portogallo, dove se ne mangiano quasi 60 kg, praticamente il doppio.

 

TOSCANA, 1 MLN POMODORO DA EGITTO CONTAMINATO E SPACCIATO PER 100% TOSCANO

Il sequestro di concentrato di pomodoro proveniente dall’Egitto che risulterebbe secondo le indagini largamente contaminato da pesticidi per un valore di un milione di euro conferma l’allarme per l’importazione di cibi di bassa qualità con il rischio che vengano spacciati come Made in Italy. E’ quanto afferma la Coldiretti Toscana, sulla base di quanto indicato dai Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Salerno nell’ambito dell’operazione Scarlatto due con il sequestro di un quantitativo record di a 821mila chili di semilavorato di pomodoro non conforme alle prescrizioni e spacciato per 100% toscano.

“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano però la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione, attraverso un lavoro sinergico con la Regione Toscana e l’ICQRF, per la riforma dei reati in materia agroalimentare, perché l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie”, afferma Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

Un prodotto conservato in fusti da 250 chili in attesa di essere lavorato e confezionato in barattoli e tubetti – sottolinea la Coldiretti – per essere venduto sugli scaffali come doppio o triplo concentrato di pomodoro. L’operazione segue di poche settimane il sequestro di migliaia di tonnellate di concentrato di pomodoro straniero inserito nel ciclo produttivo come pomodoro 100% toscano e conferma l’allarme per l’aumento delle importazioni in Italia di derivati di pomodoro del 23% nel primo bimestre del 2021 soprattutto dalla Cina con quantitativi che sono però praticamente raddoppiati dall’Egitto (+83%) rispetto allo scorso anno. L’operazione è stata presentata all’indomani della Giornata Mondiale Onu della Salubrità Alimentare, promossa da Fao e Oms a planetario il 7 giugno con l’Italia che si classifica tra i Paesi più sicuri al mondo secondo la Coldiretti. In Italia sul totale dei 297 allarmi alimentari che si sono verificati nel 2020 sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), solo 51 (17%) – sottolinea la Coldiretti – hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 146 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (49%) e 100 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole – precisa la Coldiretti – oltre otto prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero. Un risultato ottenuto anche alla battaglia per la trasparenza della Coldiretti che ha portato tra l’altro all’entrata in  vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

 

CALABRIA, RICHIESTA INSERIMENTO AGRICOLTURA SOCIALE NEL PIANO REGIONALE

La punta più avanzata della multifunzionalità, un nuovo ed efficace  welfare “verde” che Coldiretti fortemente sostiene perché avvicina le imprese agricole ai cittadini e concilia lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale, non trova spazio nel vigente Piano Sociale Regionale 2020/2022 sebbene l’agricoltura sociale e le fattorie sociali siano richiamate nella L.R.14/2009, nella L.141 del 18.08.2015 e nel successivo regolamento approvato con Decreto attuativo n. 12550, quali strumenti di inclusione e integrazione, terapeutici e riabilitativi. Il presidente della Coldiretti Calabria Franco Aceto, ha scritto all’Assessore Regionale alle Politiche agricole e sviluppo agroalimentare nonché alle Politiche sociali Gianluca Gallo. Una combinazione favorevole di deleghe – annota Aceto – che potrebbe permettere facilmente–di dare uno sviluppo positivo alla nostra richiesta.

Questa – aggiunge Aceto – è una grande occasione per riconoscere che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona. Infatti, l’agricoltura sociale con le Fattorie Sociali, sulle quali la Regione punta molto, come strumento assistenziale terapeutico e riabilitativo, di inclusione e di integrazione per persone fragili che altrimenti sarebbero marginalizzate se istituzionalizzate assicurerebbero un positivo riscontro della validità riservate alle cure verdi per i soggetti diversamente abili”. La Regione Calabria – illustra Coldiretti – ha già riconosciuto le Fattorie Sociali come luoghi specializzati in cui attuare ‘percorsi di integrazione, di inclusione, di assistenza riabilitativa (pet-terapy, ippoterapia, ecc) ed educativa (attraverso la cura degli orti e degli animali) per persone con disabilità psico-fisiche, mentali e con svantaggio socio-culturale”; ed ancora, le “Fattorie Sociali” (iscritte all’albo Regionale), attraverso operatori specializzati, attuano già ora veri e propri setting terapeutico-riabilitativi e socio-educativi validati e riconosciuti dal Ministero della Salute, dal Ministero per le Politiche Sociali e dal Ministero di Grazia e Giustizia. Numerose sono, le testimonianze in altre regioni, soprattutto del nord Italia dove l’agricoltura ha potuto esplicitare le grandi possibilità e opportunità che si vorrebbero cogliere anche in Calabria che potrebbe fare da apripista nelle regioni del sud. E’ evidente che l’assenza dell’agricoltura sociale nel Piano Regionale determina di conseguenza l’assenza di queste realtà anche nei piani zonali che sono stati e si stanno predisponendo con il coordinamento dei comuni capofila. Affiancare il sistema dei servizi pubblici, – fa presente Coldiretti – fa si che l’agricoltura diventa protagonista di un nuovo modello di welfare con progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona soprattutto nelle aree rurali. Per queste valide ragioni – conclude Aceto – chiediamo attraverso le proposte di modifica/integrazione avanzate che il comparto agricolo, con alcune strutture idonee e con le fattorie sociali, debba trovare una giusta collocazione nel vigente Piano sociale regionale.

 

SONDRIO, BIKE, TREKKING E TRANSUMANZA: LA SCOMMESSA DELL’ESTATE È GREEN

Preservare gli ecosistemi, proteggere la montagna e la sua agricoltura: anche in chiave turistica, per cogliere appieno il trend della “vacanza post-pandemia” che mai come quest’anno sarà in chiave green.

Un’opportunità concreta in provincia di Sondrio, mentre in Italia già fioccano le prenotazioni nei parchi, nelle oasi naturalistiche e riserve.

I lunghi mesi di “zone rosse” e lockdown – rimarca Coldiretti Sondrio – hanno stimolato il ritorno all’aria aperta, la riscoperta delle ferie a contatto con la natura, negli spazi aperti ritrovando una sicurezza spontanea per rispettare le norme di sicurezza e quelle legate al pericolo degli assembramenti.

“Cresce la sensibilità ambientale – commenta Silvia Marchesini presidente di Coldiretti Sondrio – che trova negli oltre 120 agriturismi in Valtellina e Valchiavenna il posto giusto per poter praticare sport, escursioni e un rinnovato rapporto con gli animali per un benessere salutare anti stress. La tendenza è anche quella di conoscere le abitudini della gente dei campi come rivivere lo spostamento delle mandrie e delle greggi, pastori e malgari compiendo quel percorso tramandato da generazioni fino a raggiungere gli alpeggi dove si producono formaggi di antica memoria e dal gusto impareggiabile”.

L’integrità del paesaggio è l’elemento determinante anche per chi sceglie di passare il tempo libero in maniera meno attiva – commenta il presidente di Coldiretti Sondrio – e a questo proposito, il microcosmo rurale dei terrazzamenti alpini, con i loro vigneti, è impareggiabile.

Coldiretti Sondrio ricorda che sui principi della tradizione contadina si basa la biodiversità dell’agroalimentare che porta la nostra provincia alpina ai vertici per produzione tipica e di qualità.

 

PUGLIA, 1 MLN DI POMODORO DA EGITTO CONTAMINATO; DOP PER TUTELA ‘MADE IN ITALY’

Il sequestro di concentrato di pomodoro proveniente dall’Egitto che risulterebbe secondo le indagini largamente contaminato da pesticidi per un valore di un milione di euro conferma l’allarme per l’importazione di cibi di bassa qualità con il rischio che vengano spacciati come Made in Italy. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, sulla base di quanto indicato dai Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Salerno nell’ambito dell’operazione Scarlatto due con il sequestro di un quantitativo record di a 821mila chili di semilavorato di pomodoro non conforme alle prescrizioni. Un prodotto conservato in fusti da 250 chili in attesa di essere lavorato e confezionato in barattoli e tubetti – sottolinea la Coldiretti – per essere venduto sugli scaffali come doppio o triplo concentrato di pomodoro. L’operazione segue di poche settimane il sequestro di migliaia di tonnellate di concentrato di pomodoro straniero inserito nel ciclo produttivo come pomodoro 100% toscano e conferma l’allarme per l’aumento delle importazioni in Italia di derivati di pomodoro del 23% nel primo bimestre del 2021 soprattutto dalla Cina con quantitativi che sono però praticamente raddoppiati dall’Egitto (+83%) rispetto allo scorso anno.

Proprio per rendere distintivo e valorizzare il pomodoro Made in Italy si è costituito presso la Coldiretti Foggia il Comitato promotore della D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) ‘Pomodoro di Puglia’ per avanzare la domanda di registrazione Ue che tuteli la produzione e la trasformazione del pomodoro allungato pugliese e per perfezionare l’opposizione formale al MIPAAF avverso il disciplinare di produzione pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 13 marzo scorso per il riconoscimento della IGP ‘Pomodoro Pelato di Napoli’.

La Puglia detiene la quasi totalità della produzione del pomodoro all’interno di una filiera del Sud Italia, riferisce Coldiretti Foggia sulla base dello studio commissionato all’Università di Foggia, con 15.527.500 quintali di pomodoro da industria su una superficie di 17.170 ettari prodotti in Puglia, mentre in Campania 2.490.080 quintali su una superficie di 3.976 ettari.

La provincia di Foggia è leader indiscussa del mercato e rappresenta il maggiore bacino di produzione nazionale – insiste Coldiretti Foggia – con una superficie media annua di 15.000 ettari e con una produzione di pomodoro da industria che si aggira intorno ai 14.250.000 quintali (1,4 milioni di tonnellate).

“E’ a tutti nota la posizione di Coldiretti sull’importanza dell’origine del prodotto agricolo alla base dei cibi trasformati che arrivano sulle tavole dei consumatori, per cui numerose sono state le battaglie per arrivare all’etichettatura certa dell’origine dei prodotti agroalimentari. Per i prodotti DOP è previsto che tutto il processo produttivo avvenga nell’area delimitata dal disciplinare di produzione, trasformazione e confezionamento inclusi”, afferma Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia.

L’operazione dei Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Salerno è stata presentata all’indomani della Giornata Mondiale Onu della Salubrità Alimentare, promossa da Fao e Oms a planetario il 7 giugno con l’Italia che si classifica tra i Paesi più sicuri al mondo secondo la Coldiretti. In Italia sul totale dei 297 allarmi alimentari che si sono verificati nel 2020 sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), solo 51 (17%) – sottolinea la Coldiretti – hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 146 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (49%) e 100 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole – precisa la Coldiretti – oltre otto prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero. Un risultato ottenuto anche alla battaglia per la trasparenza della Coldiretti che ha portato tra l’altro all’entrata in  vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano però la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare, considerato che l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali – conclude Coldiretti Puglia –  rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie.

 

LIVORNO, ORTOFRUTTA A PESO D’ORO MA AGLI AGRICOLTORI SOLO POCHI CENTESIMI

Un chilo di pomodori, un chilo di patate, un chilo di insalata, un chilo di mele ed un chilo di pere nel carrello costano al consumatore poco più di 11 euro ma a chi le coltiva, agli agricoltori, restano poco più di 50 centesimi. Una miseria per chi garantisce ogni giorno molti dei beni di prima necessità che finiscono sulle nostre tavole. Il grosso finisce nelle tasche della grande distribuzione e dei supermercati.

E’ quanto emerge da una proiezione di Coldiretti Livorno che attraverso la legge delegazione contro le pratiche sleali nei rapporti tra imprese nelle filiere agricole e alimentari punta ora a garantire una più “equa distribuzione del guadagno lungo tutta la filiera”. “Su un euro di spesa nel carrello, il produttore incassa mediamente tra i 15 ed i 22 centesimi ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi fino ai formaggi. Troppo poco: gli agricoltori fanno il prodotto e sono senza dubbio l’anello indispensabile della filiera. – spiega Simone Ferri Graziani, Presidente Coldiretti Livorno – La grande fetta della torta viene divisa tra chi distribuisce, chi commercializza e la Gdo. Alle imprese restano le briciole. L’approvazione definitiva del senato della legge di delegazione europea contro le pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nelle filiere agricole e alimentari, legge da noi fortemente sostenuta, è un primo passo in avanti. L’ultimo miglio ora deve farlo il nostro Governo traducendo la direttiva in legge”.

La legge in questione è quella contro i ribassi ed i sotto costi che strangolano gli agricoltori. Il meccanismo per cui un prodotto si trova spesso in offerta ad un costo “promozionale” è ai più sconosciuto: “i prodotti agricoli vengono acquistati dalla Gdo e dai player della distribuzione attraverso il meccanismo del massimo ribasso. In pratica acquistano pomodori, insalata, mele e tutti gli altri prodotti da chi fa semplicemente il prezzo più basso tra una serie di produttori che avevano proposto i prezzi più convenienti. Questa pratica è considerata legale. – spiega ancora Ferri Graziani – Riteniamo che sia ingiusto ed anche immorale. Confidiamo molto negli effetti di questa legge per settori strategici come orticoltura e frutticoltura che nella sola provincia di Livorno conta almeno un migliaio di aziende”.

Negli scorsi giorni Coldiretti ha presentato i contorni della legge contro le pratiche sleali in una diretta Facebook partecipatissima: “la grande partecipazione a questo evento – commenta Ferri Graziani – sintetizza il grande interesse per questo tema da parte delle imprese. Dobbiamo arrivare a raddoppiare il margine che resta ai produttori”. La legge mette nel mirino complessivamente 16 pratiche sleali come i ritardi nei pagamenti e annullamenti dell’ultimo minuto di ordini per prodotti alimentari deperibili; modifiche unilaterali o ancora il rifiuto di contratti scritti.

Per informazioni www.livorno.coldiretti.it oppure pagina ufficiale Facebook @coldirettipisalivorno

 

LIGURIA, EDUCAZIONE ALIMENTARE: IL PROGETTO DI DONNE IMPRESA ALLE SCUOLE

Visita alle fattorie didattiche, educazione alimentare, conoscenza delle produzioni locali, delle indicazioni geografiche e dell’importanza di consumare cibi di qualità a km0: ecco i cardini fondamentali del progetto “lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”, con il quale Coldiretti Donne Impresa entrerà nelle scuole liguri, con lo scopo di accrescere nei giovani la cultura del cibo e delle tradizioni alimentari, per una sana alimentazione e un comportamento corretto nei confronti dell’ambiente.

È quanto afferma Coldiretti Liguria a seguito del webinar di presentazione del progetto, durante il quale si sono susseguiti gli interventi del Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri, della Responsabile Nazionale Coldiretti Donne Impresa Floriana Fanizza, la vice Responsabile Regionale Coldiretti Donne impresa Liguria Anna Fazio, il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Ettore Acerra, il Referente dell’USR Roberto Galuffo e il Vice presidente, Assessore all’Agricoltura Caccia e pesca Alessandro Piana.

“Coldiretti Donne impresa – afferma la Vice Responsabile Regionale Coldiretti Donne Impresa Anna Fazio – è da sempre impegna in attività legate al mondo dei più piccoli, oltre alla promozione, valorizzazione e conoscenza del territorio.  Quello che vogliamo realizzare  all’interno delle scuole, grazie al protocollo sottoscritto da Coldiretti e dal Ministero dell’Istruzione (Miur), a copertura di 11 delle 33 ore previste in materia di educazione civica, è un percorso formativo virtuoso dedicato interamente all’educazione alimentare e al nostro territorio, composto da lezioni in aula o a distanza, il tutto integrato con momenti esperienziali (visite didattiche) presso le nostre fattorie didattiche, luoghi di incontro, formazione e didattica, e sui nostri mercati di Campagna Amica Liguria, luoghi dove i bambini impareranno a conoscere il valore del cibo, nell’ottica di una vita sostenibile e del pieno rispetto dell’ambiente”.

“Quella che si vuole creare – afferma il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – è una collaborazione di importanza rilevante sia per il territorio, la sua salvaguardia e conoscenza, sia per le stesse scuole, attraverso l’input per nuovi aspetti collegabili con l’insegnamento ordinario, sia infine per i bambini e le loro famiglie, che potranno acquisire stili di vita sani che aiutano a mantenere in salute e sostengono il territorio.  Durante le ore in compagnia di un’azienda agricola ligure i bambini potranno vedere e ascoltare la testimonianza di chi ogni giorno produce le grandi eccellenze territoriali. Quella in fattoria è una pedagogia attiva dell’”imparare facendo” attraverso attività pratiche ed esperienze dirette (seminare, raccogliere, trasformare, manipolare) a contatto con la natura, oltre che tramite l’incontro con animali e la conoscenza delle coltivazioni locali. Inoltre dopo l’anno difficile che abbiamo passato a causa della pandemia, riteniamo che le fattorie didattiche possono svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere le famiglie e i genitori, offrendo servizi didattici con particolare attenzione al benessere psico-fisico dei bambini sempre in completa sicurezza grazie agli ampi spazi all’aperto che sono propri dell’azienda agricola. L’obiettivo è continuare a formare futuri consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti, per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce l’agricoltura con il cibo che raggiunge ogni giorno la nostra tavola”.

 

VENETO, L’OMAGGIO DELLA COLDIRETTI REGIONALE AL PRESIDENTE MATTARELLA

C’è la testimonianza della rinascita dei boschi veneti tra i prodotti donati al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Prima Festa dell’Educazione alla Campagna Amica organizzata a Castelporziano da Coldiretti l’11 giugno prossimo.

Tra i valori da trasmettere alle nuove generazioni c’è quello ambientale, civico e alimentare e non solo perché lo prevede l’ordinamento scolastico – spiega Chiara Bortolas presidente di Donne Impresa Coldiretti Veneto – ma per il buon senso e il rispetto verso le istituzioni, le persone, il territorio. Questo regalo simbolico realizzato con il legno recuperato di cirmolo che torna a dare benefici, i fiori raccolti nei pascoli insieme alle erbe spontanee per tisane e infusi per il benessere psicofisico, le confetture di piccoli frutti con le piante botaniche come toccasana sono l’espressione del lavoro di centinaia di agricoltori che difronte alla forza della natura devastante hanno reagito con la volontà di ripartire. “Alice Pedon dell’azienda agricola Naturalpina di Belluno realizza i sigilli delle Dolomiti  di Campagna Amica – commenta Chiara Bortolas –le sue mani rappresentano quelle di tutti i contadini delle vallate, dei boscaioli, degli allevatori nelle malghe, dei giovani agricoltori, degli ultimi casari, dei gestori dei rifugi che in quella notte buia sono stati isolati per giorni, senza corrente elettrica per mungere, con i mezzi bloccati dai crolli degli annessi rustici, con i sentieri cancellati dalla furia del maltempo, con milioni di alberi spezzati in poche ore che ostruivano strade e vie secondarie,  ma che per primi alle luci dell’alba hanno dato aiuto ai soccorritori, alla protezione civile per sostenere altri più in difficoltà. Ecco – conclude Chiara Bortolas – il tributo offerto al Capo dello Stato e a tutti gli italiani, attraverso il lavoro di ogni giorno degli imprenditori agricoli bellunesi e delle loro famiglie quale presidio strategico per la conservazione, cura e la bellezza del paesaggio di montagna.

 

SALERNO, BENE SEQUESTRO CONSERVE AGRO SARNESE NOCERINO

“Bene il sequestro delle 821 tonnellate di conserve di pomodoro contaminate provenienti dall’Egitto. Un’operazione che conferma l’allarme per l’importazione di cibi di scarsa qualità spacciati come Made in Italy e che individua i “furbetti” del pomodoro che purtroppo ancora tentano di lavorare nell: illegalità”. È quanto dichiarato dal direttore di Coldiretti Salerno Enzo Tropiano in merito al sequestro dai carabinieri del Comando per la Tutela Agroalimentare in un’azienda dell’Agro Nocerino Sarnese. “I controlli sono fondamentali – continua Tropiano – occorre vigilare poiché sono sempre più frequenti gli sbarchi dall’estero di derivati di pomodoro che arrivano per quasi la metà dalla Cina in fusti industriali come concentrato da rilavorare e confezionare.

Coldiretti si batte per le produzioni agricole di qualità e la tutela dei prodotti locali. Le aziende scorrette fanno perdere di credibilità a un intero comparto. Non dimentichiamo – conferma Coldiretti Salerno – che in testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono le conserve come il pomodoro San Marzano. Oggi, in campo agroalimentare, il richiamo all’Italia è sinonimo di qualità, ma troppo spesso anche di frode. Chiediamo di inasprire il più possibile le sanzioni per queste aziende che non rispettano le regole”.

 

MANTOVA, COMMERCIO: VOLA SPESA ALL’APERTO

La voglia di libertà fa volare la spesa nei mercati all’aperto con il commercio ambulante che registra un balzo del 61% delle vendite mentre in controtendenza il calo maggiore con una riduzione del 10% si verifica per le piccole botteghe alimentari. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio al dettaglio ad aprile, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Ad influenzare l’andamento degli acquisti sono stati l’allentamento delle restrizioni e degli spostamenti ma anche – sottolinea la Coldiretti – i vincoli posti alla ristorazione che hanno contribuito al valore positivo della spesa alimentare sia su base mensile che annuale.

A cambiare per l’emergenza Covid – continua la Coldiretti – è stata la mappa della spesa delle famiglie con una decisa svolta green che ha favorito l’acquisto di prodotti considerati più salutari e più vicini al territorio per sostenere l’occupazione e l’economia locale. Un comportamento che ha spinto il successo dei mercati di vendita diretta degli agricoltori di Campagna Amica che hanno incrementato le vendite del 26% secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, trainati da una nuova sensibilità degli italiani verso i cibi salutari ma anche dalla volontà di recuperare un contatto diretto con chi coltiva i prodotti che si portano in tavola, dopo le limitazioni imposte dalla pandemia.

Mantova in linea: vendite +25-30 per cento. Secondo le stime di Agrimercato, le progressive riaperture e una stagione che sta virando verso il bel tempo hanno fatto crescere le vendite in via Broletto a Mantova, dove sono stati collocati i banchi di Campagna Amica. “Abbiamo ricominciato in questa fase a vedere i turisti, attratti dai prodotti tipici del territorio e dalla stagionalità dell’offerta e abbiamo registrato un incremento rispetto alle settimane precedenti del 25-30%”, commenta il presidente di Campagna Amica Mantova, Giuseppe Groppelli.

I prodotti orticoli, la frutta di stagione, ma anche il riso Vialone Nano e il farro da preparare e consumare freddi come alternativa alla pasta – osserva Coldiretti Mantova – stanno registrando un alto gradimento fra i consumatori che cercano freschezza e qualità a chilometro zero.

Al via iniziative per i turisti. “Campagna Amica Mantova e Terranostra, la rete degli agriturismi di Coldiretti – prosegue il presidente Groppelli – stanno avviando una collaborazione per offrire ai turisti nuove opportunità di conoscere la cucina e i prodotti locali. Ed è con questo spirito che offriremo pacchetti agevolati insieme ad Andes Navi per la navigazione sui laghi e i fiumi, così da offrire piatti genuini grazie al coinvolgimento dei cuochi contadini di Coldiretti Mantova, direttamente a bordo delle motonavi, oltre a specifiche iniziative che definiremo per rivitalizzare il centro storico della città”.

 

VARESE, MATERIE PRIME: IL BORSINO DEI RINCARI: LE STALLE DEL SONO IN AFFANNO

“Per gli allevatori del Varesotto sono insostenibili i rincari delle materie prime utilizzate per l’alimentazione degli animali nelle stalle, a fronte di una remunerazione dei loro prodotti stabile e, in alcuni casi, addirittura in calo”. E’ l’allarme lanciato dal presidente di Coldiretti Varese, Fernando Fiori, nell’evidenziare la necessità di adottare misure appropriate per affrontare un’emergenza che diventa di giorno in giorno sempre più grave.

Ad essere in difficoltà sono soprattutto gli allevamenti bovini da latte e da carne e quelli suini. 

I costi dei principali elementi della dieta degli animali sono aumentati vertiginosamente. Le quotazioni alla Borsa Granaria di Milano evidenziano un trend in costante ascesa. Il frumento tenero nel 2019 era quotato 218,25 euro/ton mentre nei primi due mesi del 2021 è stato quotato 239,90 euro/ton. Anche per il granoturco l’aumento è notevole, la quotazione di 179,43 euro/ton del 2019 è passata ai 230,85 euro/ton nei primi due mesi del 2021. E’ schizzata alle stelle anche la quotazione dell’orzo che è passata dai 129 euro/ton del 2019 ai 184,95 euro/ nei primi mesi del 2021. Un aumento particolarmente importante si riscontra per i semi di soia con una quotazione di 340,06 euro/ton nel 2019 salita a 572,13 euro/ton nei primi mesi del 2021. Pesante rialzo anche per il girasole decorticato, con le quotazioni che nel 2019 erano di 238,24 euro/ton mentre nei primi mesi del 2021 sono passate a 329,65 euro /ton.

Concludono la carrellata le quotazioni della soia decorticata che dai 346,08 euro/ton del 2019 sono passate a 495,05 euro/ton nei primi mesi del 2021.

“La situazione è preoccupante – sottolinea il presidente Fiori – ed è sempre più concreto il rischio di non riuscire a garantire razioni adeguate agli animali poiché la differenza tra ricavi e costi si è praticamente azzerata e, nelle situazioni più sensibili a fenomeni speculativi, i costi superano i ricavi. Visto lo scenario che si è delineato ritengo fondamentale la richiesta formulata dal nostro presidente nazionale, Ettore Prandini, circa la necessità di convocare con urgenza il tavolo zootecnico presso il Ministero per individuare strumenti che consentano di fissare i prezzi su valori che non scendano a livelli inferiori ai costi di produzioni sostenuti dalle aziende”.

Coldiretti Varese sottolinea che in gioco c’è il futuro dell’allevamento italiano in una situazione in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, con accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per conquistare l’autosufficienza produttiva nei settori strategici per garantire l’alimentazione delle popolazione.

“I nostri allevamenti – conclude Fiori – sono caratterizzati da una forte attenzione al benessere animale e ed è grazie a loro che sul nostro territorio vengono prodotte delle vere e proprie eccellenze, a partire dai nostri formaggi DOP e dai salumi tipici della nostra tradizione. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da molte generazioni”. 

 

MODENA, ZUCCHERO: BENE SOSTEGNO REGIONE A SETTORE BIETICOLO

“Il contributo della Regione fino a 150€/ettaro di bonus in regime de minimis per i produttori di barbabietole da zucchero è un segnale importantissimo soprattutto in aree come il nostro territorio che ha tradizioni bieticole forti e tutte le condizioni per produrre ancora questa coltura, non ultimo un bacino nelle vicinanze dell’ultimo attore dello zucchero 100% italiano, la cooperativa COPROB, con il marchio Italia Zuccheri, unica realtà produttrice e che ha sede a Minerbio, tra Ferrara e Bologna”. È il commento del presidente di Coldiretti Emilia Romagna Nicola Bertinelli che esprime grande soddisfazione per il provvedimento di Viale Aldo Moro che stanzia 1,5 milioni di euro per aiutare gli agricoltori dell’Emilia-Romagna. “Nell’ottica di una filiera strategica per il made in Italy è importante che i produttori possano sfruttare l’opportunità della bietola, sapendo che è ancora possibile incrementare le superficie impegnate con contratti di coltivazione e che il sostegno accoppiato è di una entità decisamente cospicua per la redditività della coltura”.

Gli Uffici CAA Coldiretti sono sempre disponibili per cogliere l’opportunità. Si potranno presentare le domande fino al 30 giugno.

 

CUNEO, INFLAZIONE: RECORD PREZZI DEI PRODOTTI ALIMENTARI 

I prezzi dei prodotti alimentari hanno raggiunto, a livello mondiale, il massimo da quasi dieci anni trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dell’Indice FAO dei prezzi delle materie prime agricole a maggio 2021 che ha raggiunto il valore massimo dal settembre 2011.

A tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 36,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i prodotti lattiero caseari sono saliti del 28% rispetto all’anno scorso ma va anche segnalato il balzo del 10% nelle quotazioni della carne.

“Con la pandemia – spiega Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione della popolazione. L’emergenza Covid sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime che registrano il +80% per la soia ed il +50% per il mais mettendo in crisi soprattutto gli allevamenti piemontesi di bovini e di suini che hanno già a che fare con la crisi che sta colpendo, a causa delle continue chiusure che si sono verificate nei mesi scorsi, la ristorazione dove le nostre pregiate carni, come la razza Piemontese, trovavano lo sbocco principale. Per questo occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle affinché i prezzi riconosciuti agli allevatori non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime”.

“L’aumento delle quotazioni – aggiunge Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – conferma che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro. Per cogliere una opportunità unica abbiamo elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

CESENA, CIBO SOLIDALE ALLE FAMIGLIE BISOGNOSE DI GATTEO E GAMBETTOLA

Dalla pasta al Grana Padano, dall’olio extra vergine di oliva ai biscotti, dalla salsa di pomodoro allo zucchero e molto altro ancora. Sono oltre 200 i chili di prodotti agroalimentari Made in Italy che Coldiretti ha consegnato alle famiglie in difficoltà a causa dell’impatto della pandemia Covid residenti nei Comuni di Gatteo e Gambettola.

Le consegne, avvenute nell’ambito dell’operazione solidale che da mesi coinvolge gli agricoltori Coldiretti su tutto il territorio nazionale, sono un segno tangibile dell’attenzione che l’intera filiera agroalimentare italiana sta rivolgendo alle fasce più deboli della popolazione colpita dalle difficoltà economiche.

“Questa operazione – commenta il Direttore di Coldiretti Forlì-Cesena Giulio Federici – vuole essere un segnale di speranza per il Paese e per tutti coloro che in questi mesi hanno pagato più di altri le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza Covid. Le nostre imprese, nonostante le difficoltà, non hanno smesso di produrre cibo, garantendo così l’approvvigionamento alimentare ai cittadini”.

I primi 100 kg sono stati recapitati nei giorni scorsi a Gatteo dal consigliere Coldiretti Angelo Bocchini: “Ringraziamo il sindaco Gianluca Vincenzi e la giunta per averci coadiuvato nella distribuzione e supportato nell’individuazione delle famiglie più bisognose – afferma – ora proseguiremo con le consegne con l’obiettivo di raggiungere il più direttamente possibile le persone in stato di disagio”. Sempre nei giorni scorsi il personale Coldiretti, guidato dal consigliere Roberto Moretti, ha provveduto a consegnare altrettanti pacchi solidali al Comune di Gambettola, alla presenza della sindaca Maria Letizia Bisacchi. “Ora, grazie alla mediazione dei Servizi sociali, i pacchi raggiungeranno, in maniera silenziosa e discreta, tante famiglie che versano in stato di necessità. Spesso si tratta di persone che fino a prima della pandemia non avevano problemi economici ma che con il diffondersi del virus e l’aumento della crisi si sono trovati in gravi difficoltà.

 

CUNEO, CIBO SICURO: PIÙ DI 8 PRODOTTI SU 10 PERICOLOSI PROVENGONO DALL’ESTERO

Più di 8 prodotti su 10 pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (l’83%).

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (RASSF), diffusa in occasione della Giornata Mondiale ONU della Salubrità Alimentare, promossa da FAO e OMS il 7 giugno per ricordare che ogni anno circa 600 milioni di persone si ammalano dopo aver mangiato cibo contaminato da batteri, virus, parassiti e sostanze chimiche. In Italia sul totale dei 297 allarmi che si sono verificati nel 2020, solo 51 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 146 provenivano da altri Stati dell’Unione Europea (49%) e 100 da Paesi extracomunitari (34%). In Italia è scoppiato quasi un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 297 notifiche inviate all’Unione europea durante il 2020.

Una conferma viene dal fatto che i cibi e le bevande stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy con il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6% rispetto alla media UE dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia, secondo l’analisi della Coldiretti su dati EFSA che ha analizzato capillarmente 96.302 campioni di alimenti in vendita nell’Unione europea fornendo uno spaccato della presenza dei residui di pesticidi su frutta, verdura, cereali, latte e vino prodotti all’interno dei Paesi dell’Unione o provenienti dall’estero.

“È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei – afferma Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Serve reciprocità come evidenziato in un recente pronunciamento della Corte dei Conti in cui si evidenzia il mancato rispetto nei cibi di provenienza extra UE degli stessi standard di sicurezza comunitari sui residui di pesticidi. Per questo è anche necessario avanzare nel percorso per la trasparenza sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta che, grazie alle battaglie della Coldiretti ha raggiunto ormai i 4/5 della spesa (dalla carne al latte, dall’ortofrutta fresca alle conserve di pomodoro, dai formaggi ai salumi), anche se non è ancora possibile conoscere l’origine per prodotti come la frutta trasformata in succhi e marmellate, verdure e legumi in scatola o, zucchero”.

“L’agricoltura italiana – aggiunge Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – è prima in Europa per valore aggiunto ma è anche la più green e può contare sulla leadership indiscussa per la qualità alimentare e la Granda contribuisce a questa eccellenza con 11 produzioni a denominazione d’origine tra DOP, IGP e i prodotti “Sigillo”, tutelando la biodiversità agricola ed investendo sulla distintività, condizione necessaria per distinguersi in termini di qualità delle produzioni ed affrontare così il mercato globalizzato”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

PISTOIA, PATENTINI TRATTORI: COLDIRETTI ORGANIZZA CORSI ANCHE PER GLI HOBBISTI

Non è mai troppo tardi e qualche ora di ‘ripetizione’ fa bene anche a chi monta su un trattore da decenni. La sicurezza prima di tutto, anche per chi coltiva il proprio pezzo di terra per passione e per ottenere piccole produzioni familiari.

Gli agricoltori non professionali troppo frequentemente sono vittime di incidenti con i propri trattori –spiega Coldiretti Pistoia-. Anche nella nostra provincia, dove si sono verificati diversi infortuni, alcuni purtroppo mortali.

“Al pari di imprenditori agricoli professionali ed operai agricoli, anche per i cosiddetti hobbisti –spiega l’associazione- si tengono corsi per ottenere il patentino dei trattori. Una formazione che può rendere il piacere del lavoro nel proprio campo meno pericoloso”.

È già possibile prenotare la partecipazione ai corsi che partiranno a fine estate, organizzati dalla rete Coldiretti Pistoia (pistoia.coldiretti.it). Il percorso prevede 3 ore di teoria e 5 di pratica.

Nell’ambito dell’agricoltura professionale –spiega Coldiretti Pistoia- assistiamo ad un calo degli infortuni sul lavoro. Purtroppo proprio il trattore è coinvolto nella maggior parte dei casi di infortuni con vittime. Per questo è importante frequentare un corso, anche se si guida il trattore da decenni.

“A livello nazionale –sottolinea Coldiretti Pistoia- il miglioramento è in atto come evidenziano i dati Inail. Già prima dell’emergenza covid la tendenza era di un costante calo. Nell’arco del quinquennio 2015-2019, infatti, le denunce di infortunio sono scese in media del 3,4% ogni anno”.

 

COMO-LECCO, MATERIE PRIME, IL BORSINO DEI RINCARI: LE STALLE SONO IN AFFANNO

“Per gli allevatori di Como e Lecco sono sempre più insostenibili i rincari delle materie prime utilizzate per l’alimentazione degli animali nelle stalle, a fronte di una remunerazione dei loro prodotti stabile e, in alcuni casi, addirittura in calo”. E’ l’allarme lanciato dal presidente di Coldiretti Como Lecco, Fortunato Trezzi, nell’evidenziare la necessità di adottare misure appropriate per affrontare un’emergenza che diventa di giorno in giorno sempre più grave.

Ad essere in difficoltà sono soprattutto gli allevamenti bovini da latte e da carne e quelli suini. 

I costi dei principali elementi della dieta degli animali sono aumentati vertiginosamente. Le quotazioni alla Borsa Granaria di Milano evidenziano un trend in costante ascesa. Il frumento tenero nel 2019 era quotato 218,25 euro/ton mentre nei primi due mesi del 2021 è stato quotato 239,90 euro/ton. Anche per il granoturco l’aumento è notevole, la quotazione di 179,43 euro/ton del 2019 è passata ai 230,85 euro/ton nei primi due mesi del 2021.

E’ schizzata alle stelle anche la quotazione dell’orzo che è passata dai 129 euro/ton del 2019 ai 184,95 euro/ nei primi mesi del 2021. Un aumento particolarmente importante si riscontra per i semi di soia con una quotazione di 340,06 euro/ton nel 2019 salita a 572,13 euro/ton nei primi mesi del 2021. Pesante rialzo anche per il girasole decorticato, con le quotazioni che nel 2019 erano di 238,24 euro/ton mentre nei primi mesi del 2021 sono passate a 329,65 euro /ton.

Concludono la carrellata le quotazioni della soia decorticata che dai 346,08 euro/ton del 2019 sono passate a 495,05 euro/ton nei primi mesi del 2021.

“La situazione è preoccupante – sottolinea il presidente Trezzi – ed è sempre più concreto il rischio di non riuscire a garantire razioni adeguate agli animali poiché la differenza tra ricavi e costi si è praticamente azzerata e, nelle situazioni più sensibili a fenomeni speculativi, i costi superano i ricavi. Visto lo scenario che si è delineato ritengo fondamentale la richiesta formulata dal nostro presidente nazionale, Ettore Prandini, circa la necessità di convocare con urgenza il tavolo zootecnico presso il Ministero per individuare strumenti che consentano di fissare i prezzi su valori che non scendano a livelli inferiori ai costi di produzioni sostenuti dalle aziende”.

Coldiretti Como Lecco sottolinea che in gioco c’è il futuro dell’allevamento italiano in una situazione in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, con accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per conquistare l’autosufficienza produttiva nei settori strategici per garantire l’alimentazione delle popolazione.

“I nostri allevamenti – conclude Trezzi – sono caratterizzati da una forte attenzione al benessere animale e ed è grazie a loro che sul nostro territorio vengono prodotte delle vere e proprie eccellenze, a partire dai nostri formaggi DOP e dai salumi tipici della nostra tradizione. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da molte generazioni”. 

 

Appuntamenti

 

FERRARA: DA JOLANDA PRIME VACCINAZIONI ANTICOVID TRA MUCCHE E CAMPI DI GRANO

Mercoledì 9 giugno

La guerra al Covid si sposta fra campi di grano e mucche con il via alle prime vaccinazioni dentro un’azienda agricola, nella sede di Bonifiche Ferraresi (BF) in via Cavicchini 9, a Jolanda di Savoia in provincia di Ferrara dalle ore 9,00 di domani mercoledì 9 giugno 2021.

A supporto della rete nazionale organizzata dal Commissario Straordinario all’Emergenza, Generale Francesco Paolo Figliuolo, nella azienda agricola più grande d’Italia è stato creato in collaborazione con la Coldiretti un percorso dedicato per accoglienza, triage, 2 postazioni vaccinali e area osservazione.

La somministrazione delle dosi in campagna è una opportunità resa possibile dalla estensione del piano vaccinale alle categorie produttive che ha visto la Coldiretti protagonista a tutela della salute dei propri dipendenti e associati su tutto il territorio nazionale.

Bonifiche Ferraresi, con una storia di 150 anni, è una realtà che comprende oltre ai 5000 ettari di terreno, una riseria, una stalla all’avanguardia in Europa sia per il benessere degli animali sia per l’autosufficienza energetica, gli uffici per la gestione delle più moderne pratiche di agricoltura digitale e un campus che ospita il centro di vaccinazione.

 

MODENA: AL VIA PRIME VACCINAZIONI TRA MUCCHE E CAMPI DI GRANO

Mercoledì 9 giugno

La guerra al Covid si sposta fra campi di grano e mucche con il via alle prime vaccinazioni dentro un’azienda agricola, nella sede di Bonifiche Ferraresi (BF) in via Cavicchini 9, a Jolanda di Savoia in provincia di Ferrara dalle ore 9,00 di domani mercoledì 9 giugno 2021. 

A supporto della rete nazionale organizzata dal Commissario Straordinario all’Emergenza Generale Francesco Paolo Figliuolo, nella azienda agricola più grande d’Italia è stato creato in collaborazione con la Coldiretti un percorso dedicato per accoglienza, triage, 2 postazioni vaccinali e area osservazione.

La somministrazione delle dosi in campagna è una opportunità resa possibile dalla estensione del piano vaccinale alle categorie produttive che ha visto la Coldiretti protagonista a tutela della salute dei propri dipendenti e associati su tutto il territorio nazionale.

Bonifiche Ferraresi, con una storia di 150 anni, è una realtà che comprende oltre ai 5000 ettari di terreno, una riseria, una stalla all’avanguardia in Europa sia per il benessere degli animali sia per l’autosufficienza energetica, gli uffici per la gestione delle più moderne pratiche di agricoltura digitale e un campus che ospita il centro di vaccinazione.