COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News la Forza del Territorio dell’11 maggio 2021

11 Maggio 2021
News la Forza del Territorio dell’11 maggio 2021

Primo piano

 

MOLISE

ZOOTECNIA IN AFFANNO: PERDITE DI CENTINAIA DI EURO A CAPO

Crollo dei prezzi e aumenti dei costi di produzione mettono fuori gioco le imprese

L’emergenza Covid è costata sino ad oggi alle stalle italiane 1,7 miliardi di euro tra il blocco delle vendite, con la chiusura del canale della ristorazione, e il crollo dei prezzi, mettendo a rischio la sopravvivenza della “Fattoria Italia”. Sono centinaia, avverte Coldiretti Molise, le imprese zootecniche molisane che si trovano in gravi difficoltà per la riduzione delle vendite verso il canale Ho.re.ca, a causa delle limitazioni imposte per arginare la pandemia, e il conseguente crollo dei prezzi, scesi, per i bovini da carne, di alcune centinaia di euro a capo.

“E’ necessario, quindi – afferma il direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – che i 4 milioni di euro messi in campo dalla regione Molise, tramite la specifica misura Covid-19 del dicembre 2020, giungano al più presto alle imprese zootecniche al fine di salvaguardare una filiera che è strategica, per l’economia regionale e per la salvaguardia del territorio dal rischio idrogeologico”.

L’aumento esponenziale dei costi delle materie prime che si sta registrando nelle ultime settimane preoccupa il mondo zootecnico: denuncia Coldiretti sulla base di un trend confermato dagli ultimi dati rilevati, secondo i quali il mais è attualmente quotato 250 euro/tonnellata con un aumento del 29% rispetto all’anno scorso, la soia sale a oltre 500 euro/tonnellata, con punte percentuali in ascesa fino al 44%. Aumenti anche per l’orzo al +18%, e per tutte le materie prime utili all’alimentazione e alla cura del bestiame. “In questi momenti di criticità, serve più che mai approfondire gli aspetti strategici su cui lavorare – aggiunge il direttore di Coldiretti – a cominciare dal rafforzamento del sistema cerealicolo e produttivo italiano a supporto del comparto zootecnico, per importare meno e riequilibrare i fabbisogni delle aziende. Parallelamente, è urgente focalizzarsi sull’attualità, per affrontare l’aumento spropositato dei costi delle materie prime. Stiamo lavorando – continua Ascolese – ad una proposta di legge, sulle cd pratiche sleali nei rapporti commerciali ed agroalimentari, che adegui i prezzi al costo di produzione, perché le tante forme speculative e la concorrenza di Paesi che fino a pochi anni fa non puntavano sulla produzione agroalimentare, rischiano di stravolgere le dinamiche di mercato”.

 

Dal Territorio

 

SICILIA, BLITZ CLAN TRIGILA: CRIMINALITÀ SU TRASPORTO FA LIEVITARE I COSTI

È il commento di Coldiretti Sicilia all’operazione della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Siracusa che stamani hanno arrestato diverse persone appartenenti al clan Trigila, attivo nei territori della zona sud-orientale della provincia aretusea (Noto, Avola, Pachino e Rosolini).

Il clan, avvalendosi della forza di intimidazione si era assicurata   una posizione dominante nei comparti del trasporto su gomma di prodotti ortofrutticoli, della produzione di pedane e imballaggi e della produzione e commercio di prodotti caseari, influendo e alterando le regole della concorrenza.

Agrumi, trattori, olio, motori, ogni giorno nelle campagne siciliane viene rubato di tutto e solo maggiori controlli riducono il danno che gli agricoltori sono costretti a subire. A questo si somma un sistema che impone pizzo, guardiania e vessazioni varie. 

Il volume d’affari nazionale complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno – sottolinea ancora Coldiretti Sicilia -.

Come ha fatto di recente l’imprenditore Giuseppe Condorelli la denuncia rimane l’unico mezzo di difesa.

 

VENETO, TEMPO DI CILIEGIE: CULLA DELLA BIODIVERSITA’ CERASICOLA

A Marostica nel vicentino a Maser nel trevigiano e sulle colline veronesi si contano i giorni per la raccolta delle ciliegie. Nella culla della biodiversità cerasicola veneta si coltivano le varietà tipiche della produzione del frutto tra i più amati dai consumatori. Quest’anno – commenta Coldiretti Veneto –  gli agricoltori devono tener conto degli effetti del maltempo: grandine, gelo ed eventi atmosferici straordinari hanno condannato le gemme e compromesso le fasi vegetative delle piante. E’ stato così anche per albicocche, pesche, pere e kiwi e gran parte della frutta veneta: solo con la gelata tra marzo e aprile le perdite per il comparto calcolate da Coldiretti Veneto ammontano a 183milioni di euro. Per questo sono necessari – commenta Coldiretti Veneto – interventi urgenti di sostegno alle imprese agricole che hanno perso un intero anno di lavoro ma anche di rafforzare i controlli alle importazioni per evitare che prodotti stranieri diventino magicamente italiani e di sostenere il consumo di prodotti Made in Italy facendo attenzione alle etichette di origine obbligatorie per legge. Nel 2020 l’Italia – rileva la Coldiretti – ha importato oltre 14 milioni di chili di ciliegie di cui oltre la metà dalla Grecia e il resto dalla Spagna e dalla Turchia e per questo il consiglio è di vigilare sulle indicazioni di provenienza leggendo bene i cartelli sugli scaffali dove deve essere indicata la provenienza obbligatoriamente.

Nei prossimi mesi – sottolinea la Coldiretti – sarà possibile consumare ciliegie nostrane con la raccolta che è già iniziata in Puglia per poi risalire lungo lo stivale con le produzioni di Vignola, a seguire il Veneto, fino alle raccolte più tardive di fine luglio nelle vallate del Trentino Alto Adige. L’Italia – continua la Coldiretti – è il principale produttore dell’Unione Europea con quasi 30mila ettari coltivati situati per il 62% in Puglia, seguita da Campania, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio.

Le ciliegie – continua la Coldiretti – grazie al loro sapore dolce e intenso, ottengono grande successo sia da parte degli adulti che dei bambini ma possiedono anche proprietà benefiche per l’organismo prima fra tutte quella antinvecchiamento poiché contengono moltissimi flavonoidi (polifenoli), sostanze antiossidanti che contrastano i radicali liberi, rallentano il processo di invecchiamento cellulare. I flavonoidi presenti, specialmente gli antociani, le rendono peraltro un ottimo rimedio antidolorifico, con effetto simile a quella dell’aspirina, ma senza gli effetti collaterali di questa.

Le ciliegie sono uno dei frutti con meno calorie – aggiunge Coldiretti – e contengono vitamina A, vitamina C e vitamine del gruppo B. Sono inoltre una fonte da non sottovalutare di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo. Presentano, inoltre, oligoelementi importanti, con particolare riferimento a rame, zinco, manganese e cobalto. Le ciliegie contengono infine melatonina, un ormone che favorisce il sonno in condizioni quanto più fisiologiche possibili. Studi avviati nell’ambito dell’Università del Texas Health Sciences Center a San Antonio attestano che il consumo di questi frutti – conclude la Coldiretti – aiuta infatti a contrastare attivamente l’Insonnia.

 

CALABRIA, ANCHE DALLE BANDIERE BLU UNA SPINTA AL RITORNO DEI TURISTI

“Con le 15 bandiere blu (+1) assegnate a località turistiche della Calabria abbiamo un’altra importante chance da giocarci per il ritorno dei turisti nella nostra regione. Questo – sostiene il Presidente di Coldiretti Calabria Franco Aceto – è il momento nel quale le famiglie stanno scegliendo le località turistiche dove trascorrere le vacanze anche attraverso le iniziative delle borse del turismo”. L’aumento delle bandiere blu spinge il ritorno dei turisti stranieri che prima della pandemia avevano pernottato nella penisola calabrese prima dell’estate.  Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di un risultato importante dopo che la pandemia ha più che dimezzato lo scorso anno le presenze straniere nel periodo tra giugno e settembre. Bisogna poi aggiungere la componente di turismo domestico, cioè quella degli italiani che viaggiano in Italia. La diminuzione in questo caso, in base ai dati ISTAT, è stata di oltre il 40%. La sostenibilità ambientale e responsabilità sociale – sottolinea la Coldiretti – è il valore aggiunto della vacanza in Calabria che può contare insieme al mare su parchi e aree naturali, collina e montagna. Una parte importante è la qualità alimentare con 269 tesori alimentari tradizionali dei borghi d’Italia custoditi da generazioni dagli agricoltori e salvati per sostenere la rinascita del Paese, 13 prodotti DOP, 6 IGP, 9 vini DOC e 10 IGT, con un costante aumento di aziende biologiche e superficie destinata al biologico. A partire dal 2016, su iniziativa della Coldiretti, l’agricoltura calabrese si è qualificata sui mercati con produzioni “glyphosate zero” e, confermando alti standard qualitativi, si è resa garante della sicurezza alimentare. Il solo sistema agrituristico in Calabria – ricord Coldiretti – può contare su circa 350 strutture operanti con 12200 posti a tavola e circa 1500 posti letto e spazi all’aperto davvero invidiabili.    Adesso – continua Coldiretti – deve fare deciso capolino il turismo post pandemia una diminuzione significa meno spesa e di conseguenza meno Pil. Occorre puntare sulla voglia di viaggiare, il graduale miglioramento della copertura vaccinale, l’aspettativa del superamento del coprifuoco e le nuove forme di turismo che si stanno imponendo, contagi (riscoperta di destinazioni periferiche, attività di smart working svolte da località turistiche e così via) devono permettere al settore di risollevarsi, e in fretta.

 

VENETO, BENE OK DEL CONSORZIO AGRARIO NORDEST PROGETTO DI AGGREGAZIONE CAI

“Condividiamo insieme al Presidente Ettore Prandini la soddisfazione per l’approvazione all’unanimità della proposta che avvia al percorso di adesione del Consorzio Agrario del NorEst alla società dei Consorzi Agrari d’Italia Spa”.  Coldiretti Veneto accoglie con queste parole l’esito della seduta del Consiglio di amministrazione convocato questa mattina a Verona.  “Con la decisione di oggi – continua Coldiretti Veneto –  il Consorzio Agrario del Nord Est diventa protagonista del decisivo processo di costruzione della più importante piattaforma del Paese per la protezione, lo sviluppo e il futuro di tutte le imprese agricole, con l’obiettivo di portare nuove opportunità di investimento al territorio grazie a sinergie virtuose, economie di scala, strategie su larga scala. Obiettivi verso i quali gli imprenditori guardano con grande attesa e fiducia”.

 

LIGURIA, AL VIA IL CONCORSO FOTOGRAFICO ‘OBIETTIVO ACQUA’

Prende il via la terza edizione del concorso fotografico ‘Obiettivo Acqua’, organizzato da Coldiretti, Anbi (l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), Fondazione Univerde, dove la protagonista assoluta sarà l’acqua dolce, i paesaggi e gli ambienti ricchi di una biodiversità unica. Interviene così Coldiretti La Spezia, precisando che per l’edizione 2021 grande novità è la menzione speciale ‘Acqua e canali: il senso di una vita e di un’epoca’, istituita da Anbi Liguria in accordo con il Consorzio Canale Lunense di Sarzana, dove sarà premiato lo scatto che meglio riuscirà a rappresentare il potere evocativo che l’acqua ha tracciato nella storia dell’irrigazione e della bonifica in Liguria, connubio di ingegno, innovazione tecnologica e aspetti paesaggistici.

Solo il Canale Lunense, prosegue la Coldiretti spezzina, provvede alla valorizzazione, manutenzione e gestione di una rete di canali di bonifica, e di un impianto di irrigazione formato da un canale adduttore (il “Canale Lunense” per l’appunto) della lunghezza di 23 km e da una rete di distribuzione delle acque irrigue dallo sviluppo di oltre 140 km.

“L’acqua – affermano la Presidente di Coldiretti La Spezia Sara Baccelli e il Direttore Provinciale Francesco Goffredo – è uno degli elementi fondamentali dell’agricoltura, che può essere un insostituibile alleato, ma allo stesso tempo può mettere in difficoltà se non ben gestita. Sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’acqua, il suo uso consapevole, e celebrare il valore che la risorsa ha per l’economia, il territorio, il paesaggio e gli ecosistemi, sono gli obiettivi che iniziative come queste vogliono raggiungere. È inoltre un’occasione di promozione del nostro patrimonio territoriale che forse non è ancora ben conosciuto. È fondamentale lavorare tutti insieme sulla tutela della biodiversità presenti, sulla gestione sostenibile delle risorse naturali, sulla riduzione degli sprechi, su modelli equi e sostenibili di produzione e consumo, per accrescere il senso di responsabilità della collettività nei confronti dell’ambiente”. Le iscrizioni sono aperte fino al prossimo 26 ottobre sul sito www.obiettivoacqua.it dove è consultabile il regolamento completo del concorso. La partecipazione è gratuita e ogni partecipante si potrà candidare con un massimo di due foto a colori.

 

PUGLIA, ASSEGNATI 320 LAVORATORI EXTRACOMUNITARI; INATTESA DECRETO FLUSSI

Assegnati altri 320 lavoratori extracomunitari alla Puglia, quota residua del 2020, in attesa che sia emanato il Decreto Flussi 2021 che dovrebbe portare nelle campagne della Puglia altri 5mila lavoratori extracomunitari. A renderlo noto è Coldiretti Puglia, dopo l’ulteriore attribuzione agli Ispettorati territoriali delle oulteriori quote relative al 2020 da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

“E’ un segnale di attenzione, dopo la proroga al 31 luglio 2021 dei permessi di soggiorno, ottenuta grazie al pressing di Coldiretti, quando a pesare sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’avanzare dei contagi”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

L’emergenza Covid ha determinato serie difficoltà nel reperimento di manodopera da parte delle aziende agricole, a causa lentezza delle procedure di regolarizzazione e di rilascio dei nullaosta stagionali e per la mancata pubblicazione del DPCM flussi 2021.

Un problema grave in una situazione in cui a livello regionale viene ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con oltre 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore in Puglia, con oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri solo in provincia di Foggia, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.

“Il pericolo è la perdita delle produzioni in un momento in cui è importante assicurare l’approvvigionamento alimentare degli italiani pure per le difficoltà degli scambio commerciali. Da qui la richiesta di Coldiretti di accelerare nell’emanazione del Decreto Flussi 2021”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Il pericolo è la perdita delle produzioni in un momento in cui è importante assicurare l’approvvigionamento alimentare degli italiani pure per le difficoltà degli scambio commerciali. Alle difficoltà per l’arrivo di manodopera straniera si aggiungono – continua Coldiretti – quelle burocratiche che ostacolano l’utilizzo dei lavoratori italiani. Non è stata, infatti, prorogata nel 2021 la possibilità di lavorare nelle campagne per i percettori di ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza. Si tratta di contratti a termine non superiori a 30 giorni – spiega Coldiretti – rinnovabili per ulteriori 30 giorni, nel limite di 2000 euro per l’anno 2020, che potrebbero rappresentare un’opportunità importante per i bilanci delle famiglie anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici.

“Dopo essere stato snobbato per decenni – insite il presidente Muraglia – si registra un crescente interesse degli italiani per il lavoro nelle campagne anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici”.

Una esigenza che si è fatta stringente con il calendario delle raccolte – aggiunge Coldiretti Puglia – che si intensifica con l’avanzare dei periodi di raccolta, dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all’uva da tavola, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre.

Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro – conclude Coldiretti Puglia – con una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.

 

REGGIO CALABRIA: S.O.S. APICOLTURA IN DIFFICOLTÀ IN TUTTA LA PROVINCIA

Condizioni climatiche avverse ha messo in ginocchio il comparto apistico   in tutto il territorio della provincia di Reggio Calabria, in particolare negli areali agrumicoli vocati come la piana di Gioia Tauro Rosarno, la costa Jonica e il basso Jonio Reggino dove la produzione è stata completamente azzerata. Questo quanto riferisce, a seguito di sopralluoghi, il Direttore della Coldiretti di Reggio Calabria Pietro Sirianni

 Secondo una prima stima – prosegue – il danno alla produzione di miele millefiori primaverile, di zagara di arancio, in provincia di Reggio Calabria ammonterebbe al settanta per cento dell’intera annata produttiva. A rischio anche la produzione in corso di miele “acacia” e di “sulla”, al punto che gli apicoltori ad oggi non hanno ancora iniziato la produzione che in questo periodo dovrebbe essere al picco nettarifero e le piante di robinia pseudoacacia hanno il 20 % dei fiori rispetto ad una normale fioritura, per i danni che le piante hanno subito a seguito delle gelate tardive.

“Il periodo di freddo che ha interessato la provincia di Reggio Calabria fino agli ultimi giorni di aprile,  – spiega il Presidente Reggino Domenico Lavorata -ha ostacolato fortemente il volo delle api,  comportando oltre che la  perdita di produzione persino la mancanza di alimento per le stesse famiglie e gli apicoltori si vedono costretti a fare nomadismo non tanto per la produzione del miele quanto nel tentativo di approvvigionare le scorte minime per la sopravvivenza delle famiglie di api”.

Le avverse condizioni meteorologiche delle scorse settimane,  le gelate dell’ 8 e 9 aprile che hanno indotto le api in uno stato di fermo biologico,  – chiarisce Coldiretti – il perseguirsi di alternanze di freddo, vento forte,  cali termici fuori stagione, scirocco e  pioggia hanno causato in questa primavera ritardo delle fioriture, condizioni ostili al volo delle api, danni ai fiori con una mancanza di fonte “nettarifera” che si ripresenta oggi con produzione nulla di miele e scarsa impollinazione delle piante che inevitabilmente si ripercuoterà anche sulle produzioni che affidano la loro impollinazione agli insetti pronubi.

“L’unica speranza è affidarsi alle prossime fioriture più importanti, quella del castagno e dell’eucaliptus ma i danni del cinipide sul castagno, già evidente sulla piante in vegetazione e il decorso negli anni scorsi della psilla sull’eucaliptus, lasciano poca speranza agli apicoltori reggini che si vedono già costretti ad intervenire con integrazione di alimenti negli alveari per scongiurarne la morte per fame.

Coldiretti Reggio Calabria in questo momento di grave difficoltà per gli apicoltori chiede al Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria la verifica dei danni sulle aziende apistiche per la dichiarazione dello stato di calamità in questo delicato comparto, fondamentale per la salvaguardia della biodiversità che, come sosteneva da Albert Einstein: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

 

PADOVA, BENE OK DEL CONSORZIO AGRARIO NORDEST SU PROGETTO AGGREGAZIONE CAI

“Condividiamo insieme al Presidente Ettore Prandini la soddisfazione per l’approvazione all’unanimità della proposta che avvia al percorso di adesione del Consorzio Agrario del NordEst alla società dei Consorzi Agrari d’Italia Spa”.  Coldiretti Padova accoglie con queste parole l’esito della seduta del Consiglio di amministrazione convocato questa mattina a Verona.  “Con la decisione di oggi – continua Coldiretti Padova –  il Consorzio Agrario del Nord Est diventa protagonista del decisivo processo di costruzione della più importante piattaforma del Paese per la protezione, lo sviluppo e il futuro di tutte le imprese agricole, con l’obiettivo di portare nuove opportunità di investimento al territorio grazie a sinergie virtuose, economie di scala, strategie su larga scala. Obiettivi verso i quali gli imprenditori guardano con grande attesa e fiducia”.

 

VICENZA, TEMPO DI CILIEGIE: IL VICENTINO, CULLA DELLA BIODIVERSITÀ CERASICOLA

A Marostica si contano i giorni per la raccolta delle ciliegie. Nella culla della biodiversità si coltivano le varietà tipiche della produzione del frutto tra i più amati dai consumatori. “Quest’anno – commenta Coldiretti Vicenza – gli agricoltori devono tener conto degli effetti del maltempo: grandine, gelo ed eventi atmosferici straordinari hanno condannato le gemme e compromesso le fasi vegetative delle piante”.

È stato così anche per albicocche, pesche, pere e kiwi e gran parte della frutta veneta: solo con la gelata tra marzo e aprile le perdite per il comparto calcolate da Coldiretti Veneto ammontano a 183milioni di euro. “Per questo sono necessari – aggiunge Coldiretti Veneto – interventi urgenti di sostegno alle imprese agricole che hanno perso un intero anno di lavoro, ma anche di rafforzare i controlli alle importazioni per evitare che prodotti stranieri diventino magicamente italiani e di sostenere il consumo di prodotti Made in Italy facendo attenzione alle etichette di origine obbligatorie per legge”.

Nel 2020 l’Italia ha importato oltre 14 milioni di chili di ciliegie, di cui oltre la metà dalla Grecia ed il resto dalla Spagna e dalla Turchia e per questo il consiglio è di vigilare sulle indicazioni di provenienza leggendo bene i cartelli sugli scaffali dove deve essere indicata la provenienza obbligatoriamente.

“Nei prossimi mesi – sottolinea Coldiretti – sarà possibile consumare ciliegie nostrane con la raccolta che è già iniziata in Puglia per poi risalire lungo lo stivale con le produzioni di Vignola, a seguire il Veneto, fino alle raccolte più tardive di fine luglio nelle vallate del Trentino Alto Adige. L’Italia è il principale produttore dell’Unione Europea con quasi 30mila ettari coltivati situati per il 62% in Puglia, seguita da Campania, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio”.

Le ciliegie, grazie al loro sapore dolce ed intenso, ottengono grande successo sia da parte degli adulti che dei bambini, ma possiedono anche proprietà benefiche per l’organismo, prima fra tutte quella antinvecchiamento, poiché contengono moltissimi flavonoidi (polifenoli), sostanze antiossidanti che contrastano i radicali liberi, rallentano il processo di invecchiamento cellulare. I flavonoidi presenti, specialmente gli antociani, le rendono peraltro un ottimo rimedio antidolorifico, con effetto simile a quella dell’aspirina, ma senza gli effetti collaterali di questa.

“Le ciliegie sono uno dei frutti con meno calorie – conclude Coldiretti – e contengono vitamina A, vitamina C e vitamine del gruppo B. Sono, inoltre, una fonte da non sottovalutare di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo. Presentano oligoelementi importanti, con particolare riferimento a rame, zinco, manganese e cobalto. Le ciliegie contengono, infine, melatonina, un ormone che favorisce il sonno in condizioni quanto più fisiologiche possibili. Studi avviati nell’ambito dell’Università del Texas Health Sciences Center a San Antonio attestano che il consumo di questi frutti aiuta a contrastare attivamente l’insonnia”.

 

RAVENNA, DOPO IL GELO SONO I CINGHIALI A FARE TABULA RASA DEI NUOVI FRUTTETI

Dopo il gelo, le scorribande in serie dei cinghiali. Non c’è pace per i frutticoltori delle prime colline faentine. Quel poco che era stato risparmiato dalle gelate tardive primaverili è infatti divenuto il lauto pasto degli ungulati che in questi giorni hanno fatto razzia nei frutteti che fanno da cintura tra la periferia della città e le prime colline.

A segnalare i danni, con dovizia di immagini e fotografie fatte dagli stessi titolari dei fondi, numerosi associati Coldiretti, ormai impotenti davanti al proliferare incontrollato dei selvatici: “Nonostante gli investimenti di questi anni negli strumenti di difesa passiva, in particolare recinzioni apposite – denuncia Dante Zauli, uno degli agricoltori danneggiati dalle ‘visite’ degli ungulati – i cinghiali sono riusciti a penetrare nei fondi e a distruggere letteralmente prima le reti e poi i nuovi impianti frutticoli”.

Purtroppo anche la vicinanza con le aree protette non agevola il lavoro degli agricoltori: “I cinghiali  proliferano nelle aree soggette a tutela per poi spingersi ben oltre i ‘confini protetti’ banchettando tra i filari – afferma il Direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini – occorre quindi dare nuovo impulso all’opera di controllo attuata dagli ATC di collina, che ringraziamo per il buon lavoro svolto sinora, ma anche attuare serie, mirate, verificate e verificabili azioni di prevenzione e contenimento dei selvatici nelle aree protette perché altrimenti quello che il maltempo risparmia diventa quasi matematicamente cibo per i selvatici con danno e beffa per l’agricoltore che se ne resta a mani e portafoglio vuoto”.

 

MANTOVA, CONSORZIO AGRARIO NORDEST: CARRA SI APRE FASE NUOVA CON I SOCI

“Ora per il Consorzio Agrario del Nordest si apre una nuova fase, che andrà condivisa con tutti i soci e che terrà conto delle dimensioni, del ruolo e della patrimonializzazione della compagine consortile a livello nazionale. Siamo di fronte a un passaggio gestito in modo costruttivo e rispettoso del peso specifico delle province di Mantova, Verona, Brescia, Padova, Rovigo, Verona, Venezia e Vicenza e che porterà alla presentazione di un progetto equilibrato”.

Così Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, commenta la decisione di oggi del consiglio di amministrazione del Consorzio Agrario del Nordest, che all’unanimità ha approvato una proposta che prevede il riesame del progetto di adesione a Consorzi Agrari d’Italia Spa.

Sono state superate – ricorda Carra – le divisioni tra consiglieri in materia deliberativa, condividendo la necessità di coinvolgere i soci nella decisione con una apposita assemblea. “Un momento positivo e costruttivo”, commenta Carra.

Il Consiglio – recita un comunicato del Consorzio Agrario del Nordest – ha pertanto dato mandato al presidente Ettore Prandini ed al direttore generale Pierluigi Guarise di presentare nelle prossime settimane un progetto meglio delineato, condiviso anche con gli attuali soci di Consorzi Agrari d’Italia Spa, ovvero Bonifiche Ferraresi Spa ed i Consorzi Agrari dell’Emilia, del Tirreno, dell’Adriatico e del Centrosud, al fine di analizzare e deliberare l’operazione di conferimento in Consorzi Agrari d’Italia Spa.

 

ASTI, CINGHIALI: COLDIRETTI ALLA REGIONE: “OLTRE IL DANNO LA BEFFA”

«Quando abbiamo visto le dichiarazioni dell’assessore regionale all’Agricoltura per l’emergenza cinghiali, non ci sembrava vero. E quando la notizia si è diffusa, abbiamo raccolto centinaia di segnalazioni di sdegno dei nostri associati». Oltre il danno, le parole dell’assessore sono una vera e propria beffa, è stata una giornata surreale quella di ieri, confessa il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia, per come è stata presentata l’intenzione della Regione di istituire una filiera tracciata di commercializzazione delle carni di selvaggina sul territorio. Così «trasformiamo in risorsa – ha scritto in un suo comunicato stampa l’assessore Marco Protopapa – il grave problema dei danni da cinghiali». E ancora, l’Assessore ha annunciato di aver avviato un progetto per la «valorizzazione del benessere animale», queste le sue testuali parole, con «le carni di selvaggina di animali a vita libera, che si cibano spontaneamente di ciò che la natura offre e che non entrano mai in contatto con la situazione di stress».

«Ci sentiamo offesi dalle parole dell’assessore regionale all’Agricoltura», rileva il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio. «C’è gente che ha riseminato tre volte, è disperata, non sa come fare, e teme anche per la sua incolumità. Venerdì nel Chierese un bambino in bicicletta è finito in ospedale perché investito dai cinghiali mentre andava a scuola su una strada che percorre da anni. Anche il più intransigente degli animalisti non è preoccupato per lo stress dei cinghiali e capisce che bisogna intervenire drasticamente per fare in modo che non attacchino le persone e non mangino i frutti del lavoro degli agricoltori. La priorità è ridurre la presenza degli animali selvatici sul territorio, bisogna intervenire in modo efficace e determinato».

«In questi anni che l’emergenza cinghiali è cresciuta esponenzialmente – ci spiega Andrea Rabino, agricoltore di Villafranca d’Asti e vice presidente dell’Associazione nazionale allevatori bovini di razza Piemontese – noi agricoltori abbiamo percorso tutte le vie istituzionali cercando soluzioni e accordi per cercare di arginare la situazione, dal recente incontro in Prefettura e dai vari tavoli di lavoro la proposta della filiera era stata ritenuta da quasi tutti un obiettivo a bassa priorità. Invece la notizia dell’assessorato all’Agricoltura sembra ribaltare le carte in tavola. Vogliamo conoscere cosa c’è dietro questa svolta».

«Gli agricoltori non ci stanno a correre il rischio di mantenere i cinghiali per sostenere una filiera di cui fanno volentieri a meno – rincara Franco Serra, agricoltore di Aramengo e vice presidente dell’associazione regionale allevatori, Arap. Bisogna concretizzare l’applicazione degli strumenti individuati in questi anni, a partire dagli abbattimenti selettivi dei cinghiali, alla sterilizzazione degli animali, fino all’allargamento della platea di chi è autorizzato a cacciare gli animali nocivi, compreso l’eventuale ampliamento di utilizzo di forza pubblica. Se noi agricoltori abbiamo investito a nostre spese su recinti e sistemi per difendere le colture, in questi anni non sempre i cacciatori hanno avuto un ruolo trasparente rispetto all’obiettivo di ridurre in modo significativo il numero di cinghiali. Fatta così, la proposta di questa filiera ha in sé il rischio che la parte venatoria continui a lavorare per mantenere alte le popolazioni dei cinghiali per poter avere i carnieri sempre ben forniti. Un rischio che gli agricoltori devono e vogliono evitare». Secondo Coldiretti Asti quindi la filiera della selvaggina sarebbe l’ennesimo tentativo per non affrontare concretamente l’emergenza e, anzi, per andare a sanare una situazione con interessi anche economici. «La realtà che molti conoscono e forse nessuno ha il coraggio di dire – conclude Furia – è che una filiera della selvaggina probabilmente esisterebbe già, agirebbe nell’anonimato e quindi in modo sommerso, dando tra l’altro adito al rischio di trasmissione e propagazione di malattie».

 

ALESSANDRIA, MALTEMPO: RITARDO CILIEGIE SU BANCHI MERCATI, ADDIO 1 FRUTTO SU 4

Torna il maltempo sul territorio provinciale e si abbatte sulla frutta già messa alla prova dalle gelate di inizio aprile. A risentirne anche la raccolta delle ciliegie, frutto tra i più amati dai consumatori, che inizierà con circa dieci giorni di ritardo a causa dell’andamento climatico anomalo.

“Quest’anno gli agricoltori devono tener conto degli effetti del maltempo: grandine, gelo ed eventi atmosferici straordinari hanno condannato le gemme e compromesso le fasi vegetative delle piante – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. E’ così non solo per le ciliegie ma anche per albicocche, pesche, pere, mele, susine e gran parte della frutta: un danno che si traduce con la perdita di 1 ciliegia su 4, il 25% in meno”.

La produzione di frutta è stata duramente compromessa dalle gelate con danni stimati complessivamente a livello nazionale vicino al miliardo di euro: dalle pesche alle albicocche fino alle ciliegie ma danni si contano anche su nocciolo e vigneti.

La Coldiretti chiede interventi urgenti di sostegno alle imprese agricole che hanno perso un intero anno di lavoro ma anche di rafforzare i controlli alle importazioni per evitare che prodotti stranieri diventino magicamente italiani e di sostenere il consumo di frutta del territorio facendo attenzione alle etichette di origine obbligatorie per legge.

Nel 2020 l’Italia ha importato oltre 14 milioni di chili di ciliegie di cui oltre la metà dalla Grecia e il resto dalla Spagna e dalla Turchia: per questo, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo, “il consiglio della Coldiretti, per essere certi di acquistare prodotto italiano, è quello di verificare l’etichetta nei cartellini o sugli scaffali, dove deve essere obbligatoriamente indicata l’origine. A livello provinciale la produzione di ciliegie conta oltre 2.500 quintali su una superficie di circa 35 ettari”.

Le ciliegie, grazie al loro sapore dolce e intenso, ottengono grande successo sia da parte degli adulti che dei bambini ma possiedono anche proprietà benefiche per l’organismo prima fra tutte quella antinvecchiamento poiché contengono moltissimi flavonoidi (polifenoli), sostanze antiossidanti che contrastano i radicali liberi, rallentano il processo di invecchiamento cellulare. I flavonoidi presenti, specialmente gli antociani, le rendono peraltro un ottimo rimedio antidolorifico, con effetto simile a quella dell’aspirina, ma senza gli effetti collaterali di questa.

Le ciliegie sono uno dei frutti con meno calorie e contengono vitamina A, vitamina C e vitamine del gruppo B e sono una fonte da non sottovalutare di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo. Presentano, inoltre, oligoelementi importanti, con particolare riferimento a rame, zinco, manganese e cobalto. Le ciliegie contengono infine melatonina, un ormone che favorisce il sonno in condizioni quanto più fisiologiche possibili. Studi avviati nell’ambito dell’Università del Texas Health Sciences Center a San Antonio attestano che il consumo di questi frutti aiuta, infatti, a contrastare attivamente l’insonnia.

 

COMO-LECCO, “LIBERI TUTTI” IN CAMPAGNA MA CON COMPORTAMENTI CORRETTI

Una capra ferita a morsi e tanta paura nell’aia. Una storia per fortuna a lieto fine (l’animale è in osservazione ma in via di ripresa) ma altre volte il finale volge al peggio. Colpa, purtroppo, dell’incuria nel custodire i cani durante le passeggiate domenicali che, quando privi di guinzaglio, talvolta non resistono all’istinto di misurarsi con gli animali di fattoria, specie quelli di bassa corte che, immancabilmente, hanno la peggio.

L’ultimo episodio, avvenuto domenica a Galbiate, ha convinto Coldiretti Como Lecco a lanciare un appello “a quanti portano i loro animali domestici nei campi, per una pur comprensibile sgambata domenicale, a prendersene cura e a tenerli costantemente sotto controllo e rigorosamente al guinzaglio, soprattutto quando si è in presenza di altri animali o persone”.

L’allarme è condiviso da Coldiretti Donne Impresa, che – attraverso la responsabile provinciale Francesca Biffi –  sottolinea come “sia importante garantire, in primis, la sicurezza dei bambini che nel fine settimana arrivano in fattoria: i nostri e quelli dei nostri ospiti, che giustamente vogliono poter vivere un’esperienza in serenità e tranquillità. Le “porte” delle nostre imprese agricole e dei nostri campi sono aperte a tutti ma, come prima cosa, servono rispetto e responsabilità”.

Si tratta, innanzitutto, “di un principio di tutela dei nostri animali, in quanto tali, al netto dei costi e degli aggravi che comportano le successive cure veterinarie che, pure, risultano gravose. Il più delle volte non si arriva all’aggressione fisica, ma anche se solo minacciati da un cane che irrompe nell’area senza controllo, gli animali di fattoria subiscono uno stress che può essere molto dannoso. L’appello, quindi, è a rispettare le regole, ricordandosi che si è, comunque, in una proprietà altrui. E’ fondamentale che gli adulti che si trovano nei pressi di aree coltivate a passeggiare con la famiglia, si accertino che non siano in atto lavorazioni o altre operazioni sul terreno o sulle strade vicinali a garanzia della tutela di tutti i presenti”.

Altro grave problema è quello relativo all’abbandono di rifiuti e deiezioni canine nei campi. “Bisogna sempre considerare il campo agricolo come uno strumento di lavoro e una proprietà dell’agricoltore, quindi è buona norma accertarsi di avere il permesso di recarvisi” aggiunge il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi. Inoltre, le deiezioni canine vanno sempre raccolte: “Non si tratta, come molti sono portati a credere, di “concime organico”, bensì di un possibile focolaio di malattie infettive anche molto pericolose per i bovini. Un esempio è la Neosporosi, causata da Neospora caninum, un protozoo parassita che riconosce il cane (e i canidi in genere quindi anche le volpi) come ospite e che, attraverso le feci nei campi, può essere trasmessa ai bovini: si tratta di una grave malattia per la quale non esiste una terapia efficace, e che risulta essere la principale causa di aborti nei bovini, e talora, qualora il feto arrivi alla nascita, può causare seri problemi neurologici nei vitelli. Con notevoli conseguenze sanitarie e perdite economiche per le imprese zootecniche”.

Per evitare questa patologia e il suo diffondersi quindi, gli esperti del settore consigliano di limitare l’accesso dei cani ai pascoli, ai campi e agli allevamenti bovini, o quantomeno, di far capire ai proprietari l’importanza della raccolta delle feci anche in campagna.

“Assolutamente intollerabile è invece l’abbandono di rifiuti, cartacce, pezzi di vetro o di plastica e quant’altro: in questo caso, anche la sospetta buona fede vien meno e ci si trova a che fare con un comportamento deliberatamente incivile, che merita di essere sanzionato quanto più duramente: campagna e ambiente sono un patrimonio comune, ma anche e soprattutto il mezzo con cui un’impresa agricola lavora e vive. Non da ultimo, è importante ricordare che nei parchi (regionali e non) per le aree coltivate valgono le stesse regole di tutti gli altri luoghi; è invece opinione diffusa che nelle aree dei parchi sia consentito l’accesso ovunque e indipendentemente alla condizione del terreno”.

 

VERONA, MALTEMPO: 65% I DANNI AI CILIEGI VERONESI DA GELO

La ciliegia veronese fa i conti con il maltempo. Le gelate di aprile hanno compromesso le colture di pianura ma anche una parte di quelle collinari. Coldiretti Verona, che ha eseguito nei giorni scorsi con i propri tecnici i rilievi con Avepa, Agenzia Veneta per i pagamenti in agricoltura, prevede per tale coltura danni intorno al 65% pari a oltre 16milioni di euro. La produzione scaligera rappresenta oltre il 70% di quella totale veneta ed è coltivata su circa 1.350 ettari.

Le coltivazioni di frutta veronese – sottolinea la Coldiretti scaligera – sono state duramente compromesse dalle gelate con danni stimati in oltre 160 milioni di euro per le colture come pesche, albicocche, ciliegie, mele, pere e kiwi e altre frutticole. La Coldiretti chiede interventi urgenti di sostegno alle imprese agricole che hanno perso un intero anno di lavoro ma chiede anche di rafforzare i controlli alle importazioni per evitare che prodotti stranieri diventino magicamente italiani. È inoltre necessario sostenere il consumo di frutta italiana facendo attenzione alle etichette di origine obbligatorie per legge.

I ciliegi scaligeri oltre a subire i cambiamenti climatici sono da anni attaccati dalla Drosphila suzukii, il moscerino killer che ha già causato ingenti danni alle colture.

Dal 2020 Coldiretti Verona ha avviato un progetto di monitoraggio in 15 siti delle colline veronesi caratterizzati da diversa altimetria e dalla presenza di cultivar a maturazione precoce, media e tardiva, sui principali fitofagi (es. Drosphila suzukii) e malattie fungine per studiare lo stato di salute dei ciliegi. Tale attività è realizzata in collaborazione con l’Università di Verona dipartimento di biotecnologie agrarie, Aipo – Associazione interregionale produttori olivicoli di Verona, Consorzio Agrario del Nord est, Centro Studi Agrea e altri. Correlato al progetto viene pubblicato settimanalmente il “Notiziario ciliegio – Colline veronesi” che dall’anno scorso va ad aggiungersi al bollettino della Val d’Alpone.

Il bollettino illustra la situazione meteo della settimana con indicazioni sulle previsioni di quella successiva, la fase fenologica delle varietà delle ciliegie e le previsioni di produzione. A seguire, una serie di suggerimenti per la difesa fitosanitaria con informazioni sullo stato della Drosophila suzukii.

Le pubblicazioni si possono leggere ogni mercoledì sul sito di Aipo (www.aipoverona.it) oppure attraverso l’applicazione “Aipoverona” per i dispositivi Android e IOS scaricabile gratuitamente fino a metà luglio, oltre che sulla pagina Facebook “Coldiretti Verona”. Ogni settimana è pubblicato anche un video divulgativo di aggiornamento.

“Il ciliegio nella provincia veronese è sempre stato una pianta di completamento delle aziende agricole, anche se negli ultimi anni si va sempre più verso un ciliegeto specializzato con copertura di teli diretti per proteggere le colture dagli insetti”, commenta Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Verona che aggiunge “il nostro progetto ha l’obiettivo di supportare, anche con corsi di formazione, gli agricoltori veronesi con indicazioni e suggerimenti agronomici e fitosanitari utili alla coltivazione del ciliegio. La cerasicoltura veronese, oltre alla produzione di ciliegie di elevata qualita?, contribuisce alla conservazione del territorio collinare e rappresenta un valore aggiunto per la vocazione turistica locale”. 

L’Italia – precisa la Coldiretti – è il principale produttore dell’Unione Europea con quasi 30mila ettari coltivati situati per il 62% in Puglia, seguita da Campania, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio. Nel 2020 il nostro Paese – rileva la Coldiretti – ha importato oltre 14 milioni di chili di ciliegie di cui oltre la metà dalla Grecia e il resto dalla Spagna e dalla Turchia e per questo il consiglio della Coldiretti per essere certi di acquistare prodotto italiano occorre verificare l’etichetta nei cartellini o sugli scaffali deve essere obbligatoriamente indicata l’origine.

Le ciliegie – continua la Coldiretti – grazie al loro sapore dolce e intenso, ottengono grande successo sia da parte degli adulti che dei bambini ma possiedono anche proprietà benefiche per l’organismo prima fra tutte quella antinvecchiamento poiché contengono moltissimi flavonoidi (polifenoli), sostanze antiossidanti che contrastano i radicali liberi, rallentano il processo di invecchiamento cellulare. I flavonoidi presenti, specialmente gli antociani, le rendono peraltro un ottimo rimedio antidolorifico, con effetto simile a quella dell’aspirina, ma senza gli effetti collaterali di questa.

Le ciliegie sono uno dei frutti con meno calorie – aggiunge Coldiretti – e contengono vitamina A, vitamina C e vitamine del gruppo B. Sono inoltre una fonte da non sottovalutare di sali minerali, come ferro, calcio, magnesio, potassio e zolfo. Presentano, inoltre, oligoelementi importanti, con particolare riferimento a rame, zinco, manganese e cobalto. Le ciliegie contengono infine melatonina, un ormone che favorisce il sonno in condizioni quanto più fisiologiche possibili. Studi avviati nell’ambito dell’Università del Texas Health Sciences Center a San Antonio attestano che il consumo di questi frutti – conclude la Coldiretti – aiuta infatti a contrastare attivamente l’Insonnia.

 

VENETO, FOTOVOLTAICO A TERRA: LA PETIZIONE SUPERA LE 20MILA FIRME

La mobilitazione di Coldiretti Veneto arriva dritta al Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale, dove gli agricoltori hanno in programma di portare oltre 20mila firme relative alla petizione “No Fotovoltaico su Suolo Agricolo” promossa dal comitato civico delle mamme e organizzata sia on line che tutto il territorio regionale. I cittadini si sono schierati con gli agricoltori – commenta Coldiretti Veneto – nella battaglia di buon senso per avere uno strumento legislativo che fermi la corsa all’accaparramento dei terreni agricoli per la “coltivazione” di pannelli solari. L’ingiustificato ritardo nell’approvazione della legge è preoccupante – dice Coldiretti Veneto – mentre cresce sempre più il consenso della gente per l’iniziativa condivisa anche dalle forze politiche in maniera trasversale – spiega Coldiretti Veneto. I deputati di vari partiti, sindaci, consiglieri, assessori che hanno formalmente aderito alle dimostranze degli imprenditori agricoli – ribadisce Coldiretti Veneto –dimostrano di sostenere la richiesta di approvazione di un testo di legge che individua le zone idonee agli impianti: cave dismesse, aree marginali, tetti di capannoni industriali abbandonati. Se si mettessero i pannelli fotovoltaici sul 20% dei tetti e delle aree di pertinenza degli 11mila capannoni non utilizzati e si coprisse il 20% dei circa 10 mila ettari di aree a destinazione urbanistica non agricola – ricorda Coldiretti Veneto – si produrrebbe una quantità di energia da fonti rinnovabili superiore di 5 volte rispetto a quella che si fa oggi con gli impianti presenti su suolo agricolo. E allora – si chiede Coldiretti Veneto – perché continuare a sacrificare campi coltivati quando ci sono soluzioni alternative? Tutto ciò senza contare il potenziale energetico che potrebbe svilupparsi con l’utilizzo delle cave dismesse – continua Coldiretti Veneto – che solo nel bacino del Piave ammontano a circa 500 ettari! Sarebbe interessante stimare anche quanta energia deriverebbe dalla copertura dei tetti degli edifici pubblici. La campagna veneta sta vivendo un vero e proprio assalto da parte di società anche straniere – conclude Coldiretti Veneto – per fermare lo scempio ambientale occorre accelerare sul Progetto di Legge numero 41 ancora ferma nelle varie commissioni consiliari”

 

NOVARA–VCO E VERCELLI–BIELLA, CINGHIALI, INTERVENIRE SUBITO SUL CONTENIMENTO

“Ormai ogni giorno chiediamo che si intervenga in modo efficace e determinato per contenere il numero dei selvatici, e stavolta insistiamo che questa sia la priorità invece di parlare di filiera delle carni di selvaggina. Questo pare un modo per non trovare una soluzione radicale al problema”. Lo sottolineano Sara Baudo presidente di Coldiretti Novara – Vco e Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti – Vercelli – Biella, a commento del comunicato stampa dell’assessore regionale Marco Protopapa di lunedì 10 maggio, in cui si ipotizza una filiera di qualità delle carni di selvaggina.

“La saturazione del nostro territorio è evidente e pensare a formule che parlano di valorizzazione del benessere animale riferito alla selvaggina è perlomeno surreale  in quanto lascia intendere che, secondo la Regione, non sia vero come i selvatici distruggano le coltivazioni, ma, a parer loro, si cibano esclusivamente di ciò che la natura offre, come se i campi di mais e le produzioni orticole crescessero senza il grande, difficile, faticoso ed insostituibile lavoro dell’uomo”, sottolineano Baudo e Dellarole. Il riferimento è la frase stessa del comunicato regionale in cui si sostiene che ‘le carni di selvaggina derivano da animali a vita libera, che si cibano spontaneamente di ciò che la natura offre e che non entrano mai in contatto con situazioni di stress’.

“Il benessere animale, insieme alla sicurezza sanitaria ed alimentare sono invece l’obiettivo dei nostri allevamenti controllati e certificati. Non possiamo parlare di benessere di animali che proliferano incontrollati creando un disequilibrio nell’ecosistema e che ora rischiano di essere anche veicolo di Peste suina africana ed altre malattie”, continua Francesca Toscani, direttore di coldiretti Novara – Vco e Vercelli – Biella. “Lasciamo, poi, perdere il timore che il comunicato riporta relativo alla preoccupazione per lo stress degli animali selvatici. Lo stress che dovrebbe far riflettere e pensare l’assessore e l’intera Giunta dovrebbe essere anche quello degli agricoltori e degli allevatori che da anni cercano risposte a questa situazione che gli arreca danni economici e organizzativi importanti. Se le risposte alle nostre prese di posizione sono veramente queste, la nostra preoccupazione non può che salire. Un invito a tornare alla triste realtà è indispensabile per definire azioni adeguate rispetto ad una condizione di saturazione insostenibile”, conclude Toscani.

 

TORINO, LA PRIORITA’ NON E’ UNA FILIERA LOCALE PER LE CARNI DI CINGHIALI

«Istituire una filiera tracciata di commercializzazione delle carni di cinghiali sul territorio? Non può essere la soluzione all’attuale emergenza cinghiali. Prima di pensare al cinghiale come risorsa meglio sarebbe impegnarsi per eliminarlo perché per gli agricoltori i selvatici sono una emergenza da affrontare e risolvere. Una volta per tutte». Fabrizio Galliati, presidente della Coldiretti di Torino, commenta così la proposta di Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte che ha auspicato l’avvio di una filiera locale di qualità per la carne di cinghiali sull’intero territorio regionale”.

Il presidente degli agricoltori torinesi aggiunge: «Nel tavolo convocato nei giorni scorsi dalla Prefettura di Torino la filiera per la carne di cinghiali non è sicuramente emersa come un obiettivo prioritario. Per questo è bene che la Regione Piemonte chiarisca la sua posizione in merito.  Noi diciamo subito chiaro che, per gli agricoltori, questa filiera non rappresenta una priorità. In questi mesi – come avviene ormai da troppi anni – in cui l’emergenza cinghiali e selvatici sta dilagando, proporre questa filiera significherebbe mandare un messaggio inaccettabile per gli agricoltori: dovete continuare a consentire ai cinghiali di prosperare ai danni delle vostre colture con la prospettiva che poi altri facciano reddito con i cinghiali uccisi, commercializzati nella ristorazione. Questo davvero non si può accettare».

Fabrizio Galliati precisa: «Il tavolo tecnico, convocato dalla Prefettura di Torino su nostra richiesta, sembrava partito bene. L’intento è quello di arrivare a proporre linee guida condivise per un obiettivo preciso: arginare il numero di cinghiali.  In questo ambito la proposta della filiera era stata ritenuta da quasi tutti i soggetti come un obiettivo a bassa priorità. Invece la notizia, arrivata a mezzo comunicato stampa, dell’assessorato all’Agricoltura sembra ribaltare le carte in tavola. Abbiamo bisogno di conoscere cosa c’è dietro questa svolta».

«Gli agricoltori non ci stanno a correre il rischio di mantenere i cinghiali per sostenere una filiera di cui fanno volentieri a meno – chiude Fabrizio Galliati -. Per questo Coldiretti chiede di andare alla ricerca di altri strumenti per valorizzare diversamente il frutto degli abbattimenti selettivi dei cinghiali.  In questi anni non sempre i cacciatori hanno avuto un ruolo trasparente rispetto all’obiettivo di ridurre in modo significativo il numero di cinghiali. La proposta di questa filiera ha in sé il rischio che la parte venatoria continui a lavorare per mantenere alte le popolazioni dei cinghiali per poter avere i carnieri sempre ben forniti. Un rischio che gli agricoltori devono e vogliono evitare».

 

CUNEO, SELVATICI: NECESSARIO INTERVENIRE SUL CONTENIMENTO

“Si intervenga in modo efficace e determinato per contenere il numero dei selvatici, invece di parlare di filiera delle carni di selvaggina. Questo pare un modo per non trovare una soluzione radicale al problema”. È quanto evidenzia Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo nel commentare il comunicato stampa dell’Assessore regionale Marco Protopapa lanciato ieri, lunedì 10 maggio, in cui si ipotizza una filiera di qualità delle carni di selvaggina.

“La saturazione del nostro territorio è evidente e pensare a formule che parlano di valorizzazione del benessere animale riferito alla selvaggina, in quanto citando la frase stessa del comunicato ‘le carni di selvaggina derivano da animali a vita libera, che si cibano spontaneamente di ciò che la natura offre e che non entrano mai in contatto con situazioni di stress’, è perlomeno surreale  in quanto lascia intendere che, secondo la Regione, non sia vero come i selvatici distruggano le coltivazioni, ma, a parer loro, si cibano esclusivamente di ciò che la natura offre, come se – continua Moncalvo – i campi di mais e le produzioni orticole regionali crescessero senza il grande, difficile, faticoso ed insostituibile lavoro dell’uomo. Benessere animale insieme a sicurezza sanitaria ed alimentare sono portate dai nostri allevamenti controllati e certificati e non da animali veicolo di Peste Suina Africana ed altre malattie. Lasciamo poi perdere il timore che il comunicato riporta relativo alla preoccupazione per lo stress degli animali selvatici. Non ci sono parole per descrivere come si possa pensare allo stress di un cinghiale in confronto alla fatica, alla rabbia ed ai rischi che la società vive ed al vero stress che i nostri imprenditori sopportano nel vedersi quotidianamente distrutti i raccolti. Questo è lo stress che dovrebbe far riflettere e pensare Assessore e l’intera Giunta”.

“Leggendo il comunicato – sottolinea Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – sembra di vivere sull’Isola che non c’è. Se le risposte alle nostre prese di posizione sono veramente queste, la nostra preoccupazione non può che aumentare. Un invito a tornare alla triste realtà è indispensabile per definire azioni adeguate rispetto ad una condizione di saturazione insostenibile”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it.

 

SONDRIO, LUPO IN VALTELLINA: COLDIRETTI CHIEDE APERTURA DI UN TAVOLO OPERATIVO

Un tavolo operativo per affrontare il problema dei grandi predatori che stanno tornando a transitare o a popolare le nostre valli. Senza preconcetti ideologici ma con “la volontà comune di voler affrontare e risolvere il problema, tutelando in primis la sicurezza e l’operatività delle imprese agricole che popolano, presidiano e proteggono le montagne di Valtellina e Valchiavenna”. Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio, interviene in merito agli ultimi attacchi del lupo in Valtellina rimarcando “la disponibilità e volontà dell’organizzazione agricola a collaborare senza preconcetti. Ma anche guardando alla realtà di un’agricoltura che “vive la montagna” con i suoi animali e non solo: durante i mesi d’alpeggio, gli allevatori salgono in quota con le famiglie e i loro bambini, la sicurezza deve essere garantita in ogni momento. A tutti, operatori, animali ed escursionisti. E a chi vive in alpeggio durante l’intero corso della giornata, anche nelle ore notturne in cui si concentrano gli attacchi dei lupi”. 

Marchesini ha chiesto, nelle ultime ore, un primo incontro con il presidente della Provincia: “Non chiediamo interventi cruenti: il lupo va tutelato così come i nostri stessi animali, che – lo ricordo – ne hanno eguale diritto: ma il territorio va messo in sicurezza con il suo intero ambiente rurale. Ciò che chiediamo alla Provincia è di agire nel bene della collettività e di un settore socioeconomico, quale l’agricoltura, determinante per lo sviluppo del territorio”.             

Nell’ultimo periodo, gli avvistamenti dei lupi sul nostro territorio si sono moltiplicati, come anche nelle vicine alture della provincia di Como e nella Brianza lecchese: “Gli allevatori sono preoccupati, per questo chiediamo alle istituzioni di trovare, con urgenza, le soluzioni più appropriate. Da parte nostra siamo disponibili a ogni forma di collaborazione per garantire la sicurezza del territorio, di chi vi abita e di quanti vi lavorano: tra loro ci sono i pastori e i loro animali, che hanno diritto a essere tutelati. E’ necessaria un’attenzione che permetta agli allevatori di svolgere il proprio lavoro, attraverso cui mantengono e conservano i pascoli e i paesaggi. Senza la presenza costante degli agricoltori, vi sarebbe il tracollo economico di un territorio e, allo stesso tempo, un danno pesantissimo dal punto di vista culturale, con il rischio di perdere una memoria casearia antica di millenni”.

Non va poi sottaciuto il rischio che un proliferare incontrollato del lupo “possa ripercuotersi anche su borghi e frazioni montane. Il fenomeno, lo ripeto, deve essere affrontato con uno sguardo alla realtà e senza preconcetti ideologici. In Valtellina e Valchiavenna sono tanti giovani pastori che scelgono una vita dura e, con il loro lavoro, svolgono un’importante funzione sociale e a tutela del territorio: è un impegno che va riconosciuto con la salvaguardia del loro lavoro e del loro futuro”.

Il mondo agricolo, per sua storia e vocazione, vive in simbiosi nel territorio dove opera ed è insediato: “Ciò è possibile quando l’equilibrio viene mantenuto, ma quando è il caos a prendere il sopravvento è la natura stessa a pagarne le conseguenze, con il sovvertimento degli ecosistemi. Gli animali custoditi negli allevamenti – conclude Marchesini – vanno tutelati e protetti: a rischio non c’è solo la biodiversità, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. Quando una stalla chiude, infatti, si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a preservare il territorio”.

 

BERGAMO, ULTIMI GIORNI PER ISCRIZIONI ALL’OSCAR GREEN, IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE

Ultimi giorni per iscriversi all’Oscar Green, il premio all’innovazione per le imprese che creano sviluppo e lavoro per rilanciare l’economia dei propri territori danneggiati dall’emergenza sanitaria. La campagna sta sempre più attirando i giovani e anche in tempi di pandemia è stata capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale per molti giovani.

Al premio Oscar Green, promosso da Coldiretti Giovani Impresa, sarà possibile iscriversi fino al 15 maggio 2021 direttamente sul sito di Coldiretti Giovani impresa nella sezione Oscar Green.

Ecco le sei categorie dove i giovani possono presentare i loro progetti:

– “Sostenibilità e transizione ecologica”, premierà quelle imprese che lavorano e producono in modo ecosostenibile, che tutelano, valorizzano e recuperano, e che, rispondono ai principi di economia circolare e alla chimica verde, riducendo al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando energia e materiali attraverso processi che tutelano l’ambiente.

– “Campagna Amica” promuove e valorizza i prodotti Made in Italy attraverso la realizzazione di nuove forme di vendita e di consumo volte a favorire l’incontro tra impresa e cittadini.

– “Creatività” è la parola d’ordine di quelle esperienze imprenditoriali orientate alla introduzione di innovazioni produttive e distributive, anche in grado di creare opportunità lavorative, e alle capacità di raccontarle.

– “Impresa Digitale” mette sotto i riflettori le aziende che coniugano tradizione e innovazione attraverso l’applicazione di nuove tecnologie e l’introduzione dell’innovazione digitale quale leva strategica per garantire maggiore competitività all’agroalimentare, anche attraverso nuove modalità di comunicazione e vendita quali l’e-commerce o il web marketing.

– “Fare Rete” prende in esame i progetti promossi nell’ambito di partenariati variegati, che coniugano agricoltura e tecnologia così come artigianato tradizionale e mondo digitale, arrivando fino agli ambiti del turismo, del design e di ricerca accademica.

– “Noi per il sociale” premia le iniziative volte a rispondere a bisogni della persona e della collettività, grazie alla capacità di trasformare idee innovative in servizi e prodotti destinati a soddisfare esigenze generali e al tempo stesso creare valore economico e, soprattutto, etico e sociale. Oltre alle imprese agricole, possono partecipare enti pubblici, cooperative e consorzi capaci di creare sinergia con realtà agricole a fini sociali.

Per ulteriori informazioni visitare il sito Coldiretti Giovani Impresa oppure contattare gli uffici zona di Coldiretti Bergamo o la segreteria provinciale di Coldiretti Giovani Impresa ai seguenti recapiti: tel. 035 4524011 oppure annamaria.fortini@coldiretti.it

 

SALERNO: SOLIDARIETA’ PACCHI A FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ DI SETTE COMUNI

Continua l’operazione solidarietà di Coldiretti Salerno, Campagna Amica e Filiera Italia. Il direttore Enzo Tropiano ha consegnato, presso la G.B Agricola di Montoro, pacchi solidali ai Comuni di Sant’Angelo a Fasanella, Aquara, Laviano, Castelnuovo di Conza, Minori, Tramonti e Morigerati destinati alle famiglie in difficoltà.  Ognuna sarà destinataria di un pacco di oltre 50 chili con prodotti 100% Made in Italy come – spiega Coldiretti – pasta e riso, parmigiano reggiano e grana padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci e colombe pasquali, prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino. Grazie alla rete di Comuni e associazioni benefiche i pacchi raggiungeranno, in maniera silenziosa e discreta, tante famiglie che versano in stato di necessità. Spesso si tratta di persone che fino a prima della pandemia non avevano problemi economici ma che con il diffondersi del virus e l’aumento della crisi si sono trovati in gravi difficoltà. “Con questa iniziativa – spiega il Direttore di Coldiretti Enzo Tropiano – vogliamo supportare, per quanto ci è possibile, i più bisognosi, attraverso il valore della restituzione, nello spirito solidale che da sempre anima l’Organizzazione”.

 

PADOVA, PICCOLI “AGRONOMI” CRESCONO CON LE LEZIONI DELLE TUTOR COLDIRETTI

Piccoli agronomi crescono grazie alle tutor di Coldiretti che dalle loro fattorie didattiche portano l’agricoltura e l’amore per la natura in classe. Continua a rinnovarsi ogni giorno l’impegno di Coldiretti Donne Impresa fuori e dentro le aule scolastiche per l’educazione alla Campagna Amica. L’iniziativa studiata su misura per le esigenze del programma didattico della scuola elementare di Solesino in provincia di Padova riguarda l’ambito delle materie scientifiche. In questi giorni i ragazzi della scuola si sono trasformati in piccoli detective, in versione ‘agronomi’, e sono stati coinvolti nella semina di piantine da orto e fiori.  Le imprenditrici titolari di fattorie didattiche Irene Bozzolan dell’azienda “La chiocciola del Venda” di Vò Euganeo e Giovanna Barutto della fattoria “Pane e bellezza” di Anguillara Veneta hanno coordinato e guidato i ragazzi nelle prove pratiche, ovviamente in rigoroso distanziamento a terra. In questo ultimo scorcio di anno scolastico Coldiretti prosegue le attività di “educazione alla campagna amica” grazie al collaborazione preziosa di insegnanti e dirigenti scolastici, nonostante le difficoltà e le incertezze di questi mesi.

Nella nostra provincia, ricorda Coldiretti Padova, le fattorie che svolgono attività didattica sono circa una trentina e dall’inizio della pandemia si sono rivelate strategiche per il supporto offerto alle famiglie durante il periodo estivo, con l’organizzazione di attività all’aperto, e per le scuole con un’ampia offerta di lezioni, anche direttamente in classe, come nella tradizione delle fattorie di Campagna Amica Coldiretti. Per la prossima estate le imprenditrici stanno già programmando i centri estivi all’aperto e nel verde delle loro fattorie, i cui ampi spazi sono ideali per garantire il distanziamento e il rispetto delle misure di sicurezza. “Dopo un altro anno scolastico complicato – sottolinea Valentina Galesso, leader di Donne Impresa Coldiretti Padova – i nostri ragazzi hanno bisogno di trascorrere un’estate attiva e divertente immersi nella natura. All’aperto si riducono i rischi di contagio ma soprattutto ai ragazzi viene restituita quella possibilità motoria che con i ripetuti lockdown è stata trascurata. La nostra è un’offerta di collaborazione con le scuole e con le famiglie sviluppata in tanti anni di promozione del Progetto di Educazione alla Campagna Amica, una vera e propria attività di educazione civica che insegna il rispetto per la natura e l’ambiente, il valore dell’agricoltura sostenibile, l’attenzione ai ritmi delle stagioni e la ricerca della qualità e della sicurezza alimentare”.

 

VARESE, NO AL VINO “ANNACQUATO”: LA PROPOSTA DI BRUXELLES È IRRICEVIBILE

Anche per Coldiretti Varese è inaccettabile la proposta arrivata da Buxelles che prevede di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione di origine.

“Non scherziamo, il vino si è sempre fatto e si continuerà a produrre solo con l’uva e non con l’acqua – sottolinea il presidente della Coldiretti prealpina, Fernando Fiori –  aggiungere acqua significherebbe denaturare un prodotto da quelle che sono le sue caratteristiche fondamentali. Senza considerare il fatto che la proposta nata in seno all’Unione Europea per permettere ai produttori di diminuire il grado alcolico dei vini diluendoli con acqua, è una pratica al momento non prevista da alcun regolamento in alcun Paese produttore e quindi illegale”.

La proposta di aggiungere acqua nel vino è solo l’ultimo degli inganni autorizzati dall’Unione Europea che già consente l’aggiunta dello zucchero nei paesi del Nord Europa per aumentare la gradazione del vino mentre lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei Paesi del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un “trucco di cantina” e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall’uva.

“Più che pensare se annacquare o meno il vino, sarebbe utile mettere in campo nuovi strumenti di sostegno alla liquidità e forme di fiscalità di vantaggio per la filiera di produzione, distributiva e di somministrazione dei vini – continua Fiori – al fine di agevolare e preparare la ripartenza del settore e delle tantissime imprese del comparto vitivinicolo, soprattutto dopo questo difficile momento legato alla pandemia”.

 

IMPERIA, L’AGRICOLTURA NEL POST COVID, IL DECALOGO PER LA RIPARTENZA

L’agricoltura post covid: quale scenario spetta alle 3mila imprese attive e agli oltre 5mila occupati nel settore agricolo del territorio a pandemia finita?

Una domanda di difficile risposta e che preoccupa non poco gli imprenditori locali, ma che apre anche a nuove possibilità di azioni sinergiche per lo sviluppo economico della provincia, puntando soprattutto su ricerca, innovazione, salvaguardia del territorio, potenziamento delle infrastrutture, tutela delle produzioni, accordi di filiera, ecosostenibilità, sovranismo alimentare, oltre ad una completa promozione turistica e valorizzazione della provincia.

Questi i nodi centrali del dibattito online organizzato da Coldiretti Imperia per presentare i 10 punti per tutelare il settore che, più di altri, ha subìto pesanti perdite a causa della pandemia. All’evento, moderato dalla giornalista Milena Arnaldi, hanno partecipato i vertici provinciali dell’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, il direttore Domenico Pautasso e il presidente Gianluca Boeri, nonché gli assessori regionali provenienti dalla provincia Marco Scajola, Alessandro Piana, Gianni Berrino, i consiglieri Regionali Mabel Riolfo, Veronica Russo, Enrico Joculano, Chiara Cerri anch’essi eletti nella provincia.

“La base di ogni progetto che dovrà essere messo in campo per traghettare fuori dalla crisi la nostra provincia – affermano il Presidente di Coldiretti Imperia Gianluca Boeri e il Direttore Provinciale Domenico Pautasso – dovrà sempre viaggiare sul binomio “ecosostenibilità – distintività” delle nostre produzioni: questi due concetti infatti sono il valore aggiunto della nostra agricoltura e del nostro territorio, che in futuro potranno permettere di fare la differenza sia sui mercati sia per quanto riguarda la scelta turistica.  La nostra agricoltura è diversa, rispetta l’ambiente e porta con sé tradizioni millenarie che accrescono ancora di più la qualità delle nostre produzioni. Ma per far sì che le nostre imprese possano continuare a lavorare e produrre, è necessario investire in agricoltura, ridurre la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti alimentari, fermare pratiche sleali che vanno a discapito di produttori e consumatori, garantendo inoltre la giusta rimuneratività alle imprese e la giusta qualità e tracciabilità del cibo ai cittadini. Il nostro documento – proseguono Boeri e Pautasso – guarda non solo il presente, ma è rivolto in particolare alle generazioni future e non interessa solo il comparto bensì lo sviluppo integrato del territorio. Infatti a nostro parere oltre ad avviare azioni concrete per il settore, occorre effettuare un forte investimento sulla ricerca e sperimentazione scientifica per risolvere anche l’annoso problema dell’approvvigionamento idrico e difesa dal dissesto idrogeologico. Allo stesso modo è necessario incentivare le nuove generazioni che possono trovare nel mondo agricolo il proprio futuro e con le quali soprattutto il nostro entroterra, a rischio spopolamento, può tornare a rivivere. Infine riteniamo sia necessario incentivare accordi di filiera virtuosi e aumentare la tutela delle nostre produzioni d’eccellenza come, ad esempio l’oliva taggiasca, per la quale come Coldiretti chiediamo che le venga riconosciuto il marchio della DOP per evitare quel furto d’identità che troppo spesso accade. Ringraziamo per l’ascolto dimostrato da tutti gli assessori e consiglieri presenti, e come Coldiretti Imperia ci rendiamo assolutamente disponibili per portare avanti insieme progettualità che permettano realmente alla nostra provincia di ripartire”

 

Appuntamenti

 

CAMPANIA, VACCINI IN CANTINA: OPEN DAY PRESSO SOLOPACA E GUARDIENSE

Domenica 16 maggio

Scatta puntuale la macchina delle vaccinazioni nei luoghi di lavoro, coinvolgendo anche le cantine. In attuazione alle linee guida del Governo e della Regione Campania, l’ASL Benevento ha individuato – in base all’elenco dei siti disponibili per il settore agricolo elaborato da Coldiretti – la cooperativa Cantina di Solopaca e la cooperativa La Guardiense di Guardia Sanframondi, quali punti aziendali idonei alla somministrazione dei vaccini. Il primo giorno di attivazione, con circa mille dosi disponibili, sarà domenica prossima, 16 maggio, in contemporanea nelle due cantine. La procedura di prenotazione prevede il coinvolgimento degli agricoltori e dei loro familiari, su liste raccolte dalle cooperative vitivinicole e dagli uffici territoriali di Coldiretti Benevento, a partire dagli over 50.

“La vaccinazione effettuata direttamente presso le Aziende – precisa il direttore generale dell’Asl Benevento, Gennaro Volpe – rappresenta per i lavoratori una opportunità aggiuntiva rispetto alle modalità ordinarie dell’offerta vaccinale, che saranno sempre garantite, nel rispetto delle tempistiche dettate dal piano nazionale. Mettere in campo azioni sinergiche e condivise tra aziende che erogano servizi diversi – sottolinea Volpe- rappresentano una concreta opportunità per favorire la ripartenza delle attività produttive del nostro territorio e la ripresa, in sicurezza, della vita sociale”.

“Siamo fieri di questa straordinaria opportunità – commenta Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale e presidente regionale di Coldiretti – che l’ASL di Benevento mette a disposizione degli agricoltori. La scelta delle due più grandi cantine cooperative assume un duplice significato. Da una parte esse rappresentano il comparto produttivo bandiera del Sannio, che continua a crescere facendosi apprezzare in Italia e nel mondo. Ma dall’altra rappresentano anche il comparto che più di altri ha subìto i contraccolpi economici della crisi covid. Pertanto cogliamo questo come un segno di speranza e di rinascita per tutti.”