COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 7 novembre 2019

7 Novembre 2019
News La Forza del Territorio del 7 novembre 2019
Primo piano
 
 
LOMBARDIA
CINGHIALI: 2 ASSALTI AL GIORNO, INCIDENTI, CAMPI DEVASTATI
Agricoltori e allevatori a Montecitorio contro l’invasione degli animali selvatici
 
In Lombardia i cinghiali causano incidenti stradali e devastano campi e colture in media due volte al giorno. È quanto emerge da un’elaborazione della Coldiretti su dati regionali in occasione della più grande manifestazione mai realizzata prima in piazza Montecitorio a Roma contro l’invasione degli animali selvatici, a cui hanno partecipato anche gli agricoltori e gli allevatori della Lombardia insieme a rappresentanti delle istituzioni.
Un’emergenza nazionale – spiega la Coldiretti regionale – che non coinvolge più solo le aree rurali ma è un problema anche per i centri urbani, dove capita sempre più spesso di incontrare i cinghiali che attraversano le strade mettendo a rischio la sicurezza delle persone. In Lombardia, ad esempio – afferma la Coldiretti regionale – solo nel 2018 si sono verificati 180 schianti a causa di questi animali. Non stupisce quindi che, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, 3 italiani su 4 considerano la fauna selvatica un pericolo per la circolazione.
In prima linea contro l’invasione dei cinghiali ci sono gli agricoltori che ogni giorno subiscono danni alle coltivazioni per centinaia di migliaia di euro all’anno. “Posso anche smettere di coltivare mais – racconta Ennio Bonomi, agricoltore e allevatore di Pertica Bassa (Brescia) – Il problema è che sono troppi, si muovono in branco e di notte devastano i campi distruggendo piante e sventrando i terreni. Le abbiamo provate tutte, ma siamo costantemente in lotta. Siamo esasperati”.
“Produco mais, patate e soia – aggiunge Alberto Pagani, agricoltore di Binago nel Comasco – Questi animali rovinano tutto: i prati diventano campi di battaglia e senza un adeguato intervento sarà sempre peggio, perché il fenomeno è letteralmente esploso”.
A livello nazionale – stima la Coldiretti – negli ultimi dieci anni i cinghiali sono più che raddoppiati, raggiungendo i due milioni di esemplari. Una proliferazione senza freni che sta mettendo a rischio anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali, distruggendo nidi di uccelli e tane degli altri animali, senza contare i rischi legati alla tenuta dei terreni danneggiati. “Siamo di fronte a una specie che provoca gravi danni allo stesso equilibrio idrogeologico – testimonia Silvio Moratti, delegato all’agricoltura del comune di Edolo (Brescia) –  Scavando e rovinando i terreni in pendenza, infatti, i branchi di cinghiali possono provocare degli smottamenti pericolosi”.
“A fronte di questa grave situazione come Coldiretti abbiamo presentato un piano per ridurre i danni provocati dalla fauna selvatica – spiega Paolo Voltini, Presidente Coldiretti Lombardia – Occorre innanzitutto semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali, per realizzare interventi finalizzati al contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Dalla carne degli animali abbattuti, inoltre, potrebbe nascere una filiera Made in Italy tracciata che costituirebbe anche un’occasione di sviluppo e occupazione”.
 
 
Dal territorio
 
MESSINA, I GHIRI STANNO DISTRUGGENDO L’ECOSISTEMA E L’ECONOMIA DEI NEBRODI
 
I ghiri stanno distruggendo la coltivazione di nocciole nell’area dei Nebrodi. La loro proliferazione sta anche provocando l’abbandono della produzione e lo spopolamento di intere aree.  È l’allarme della Coldiretti di Messina che chiede il riconoscimento dello stato di calamità e interventi urgenti per salvaguardare i produttori che attendono da anni azioni concrete per sbloccare quella che può essere definita una vera e propria piaga.
Gli imprenditori agricoli sono allo stremo – sottolinea il direttore della Federazione, Giuseppe Campione – e gli interventi richiesti, tra cui la deroga alle norme sulla protezione del ghiro fino al riequilibrio dell’ecosistema, non sono più rinviabili. La corilicoltura – commenta – rappresenta spesso l’unica fonte di reddito delle aree montane dei Nebrodi e alle nocciole sono legate molte attività di trasformazione e di indotto. Gli imprenditori hanno investito ingenti risorse per migliorare la qualità, investimenti vanificati con conseguenze disastrose per il territorio.  Nei noccioleti ci sono solo gusci svuotati, uno scenario davvero straziante.  
Tra le richieste avanzate da Coldiretti c’è anche quella di avviare le procedure tecniche per poter produrre il parassitoide che controlla la popolazione della cimice per debellarla in modo naturale e questa è un’altra piaga che colpisce la produzione.
La situazione – ribadisce anche il vicedirettore Carmelo Tarantino – è oggetto della piattaforma della manifestazione del prossimo 14 novembre a Palermo. Non si può lasciare morire una delle zone più produttive della Sicilia. Stiamo lavorando con i comuni dell’area interessata e in particolar modo con Ucria, paese capofila della problematica dove l’emigrazione soprattutto giovanile sta diventando tragica e dove il 24 novembre si svolgerà l’assise della “Città della nocciola” per proseguire l’azione di denuncia della situazione.
 
MARCHE, L’INVASIONE INFINITA: IL 75% DEI DANNI IN AGRICOLTURA È DOVUTO AI CINGHIALI
 
Circa 10mila cinghiali. Quasi 24mila caprioli. Sono queste le specie più numerose della grande invasione incontrollata di animali selvatici che mette a rischio le produzioni agricole e l’incolumità dei cittadini. È la stima che Coldiretti Marche fa su dati del report faunistico venatorio regionale che registra anche la conta dei danni alle colture. Davvero salata: 2,5 milioni tra 2013 e 2017. Di questi circa 2 milioni sono causati dalle incursioni cinghiali. A livello nazionale si assiste al proliferare di branchi che, sull’Appennino, guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori e gli allevatori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, salumi e cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne. L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta anche un rischio – evidenzia Coldiretti Marche – per quell’agroalimentare di qualità che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra: ben 36 denominazione d’origine marchigiane – secondo i dati Symbola/Coldiretti – e dove insistono oltre 35mila imprese (quasi il 24% del totale), molte delle quali proprio legate all’agricoltura e alla manifattura agroalimentare. Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole ma anche nei boschi a caccia di castagne e tartufi.
 
BRESCIA, RIFORMA PAC, A BRESCIA SI RISCHIANO OLTRE 9 MILIONI DI FONDI PER IL 2021
 
L’agricoltura bresciana potrebbe perdere oltre 9 milioni di euro nel 2021 rispetto al 2020: questo il bilancio stimato da Coldiretti Brescia a fronte della possibile riduzione del budget stanziato per la Politica Agricola Europea (PAC) contenuta nella proposta di regolamento transitorio della Commissione europea. Sul taglio complessivo di 370 milioni di euro a livello nazionale, infatti, le aziende agricole bresciane si troverebbero a fare i conti con circa 4 milioni di euro in meno per quanto riguarda i pagamenti diretti previsti dalla PAC, e di altri 5 milioni di euro per i fondi previsti dal PSR (Piano di Sviluppo Rurale).
“E’ necessario garantire all’agricoltura le risorse necessarie per continuare a rappresentare un motore di sviluppo sostenibile per l’Italia e l’Europa – afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – si tratta infatti dell’unico settore realmente integrato dell’Unione, tagliare il budget significa minare le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro”. Serve dunque maggiore rigore – precisa Prandini – nelle prossime tappe del difficile negoziato tra i Capi di Stato e di Governo per salvaguardare le risorse finanziarie ma anche per realizzare una riforma della PAC che “riequilibri” la spesa facendo in modo di recuperare con forza anche il suo antico ruolo di sostegno ai redditi e all’occupazione agricola, per salvaguardare un settore strategico per la sicurezza e la sovranità alimentare, dato che il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali. Un appuntamento chiave per l’Italia, che conta oltre 12 mila aziende impegnate su 172.000 ettari di terreno coltivato.
 
VENETO, FAUNA SELVATICA: TESTIMONIANZA GIOVANE AGRICOLTORE SUI DANNI AGRICOLI
 
“Non serve più andare in campagna e misurare il grado dell’uva per sapere come sta procedendo la maturazione. Ormai basta osservare i cinghiali che si avventano sui nostri vigneti non appena l’uva è pronta. E si sono fatti anche furbi e intraprendenti: prima divorano i grappoli più bassi poi si aiutano vicendevolmente per raggiungere quelli più in alto. L’ho visto con i miei occhi: un cinghiale sale in groppa ad un altro e poi si danno il cambio”.  E’ un racconto che ha dell’incredibile quello di Matteo Rango, giovane imprenditore agricolo, alle prese con l’invasione dei cinghiali nel suo vigneto ai piedi dei Colli Euganei.  E’ anche lui a Roma alla manifestazione di Coldiretti oggi in Piazza a Montecitorio con la delegazione veneta composta da sindaci, agricoltori che insieme agli allevatori, pastori e amministratori locali insieme al direttore di Coldiretti Veneto Pietro Piccioni e al Presidente Daniele Salvagno con migliaia di colleghi arrivati da tutte le regioni d’Italia per presidiare il Parlamento sulla difficile e forzata  convivenza coi cinghiali e gli altri animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli, sterminano greggi, assediano stalle, causano incidenti stradali nelle campagne ma anche all’interno dei centri urbani dove razzolano tra i rifiuti con pericoli concreti anche per la salute dei cittadini. Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni gli esemplari in tutta la Penisola. Sempre più astuti e riproduttivi nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Con gli associati di Coldiretti  uidati da Ettore Prandini si sono schierati esponenti delle istituzioni, i rappresentanti dei sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, dell’ambientalismo e delle associazioni dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Centro Consumatori Italia, Apab e Legambiente che ha condiviso le preoccupazioni alla base dell’iniziativa. Un’emergenza nazionale che sta provocando l’abbandono delle aree interne, problemi sociali, economici e ambientali con inevitabili riflessi sul paesaggio e sulle produzioni con le incursioni dei cinghiali che sono arrivati anche all’interno delle città minacciando la sicurezza delle persone. Matteo Rango under 30 alla guida dei giovani padovani ha parlato della sua esperienza che è la stessa di molte altre imprese sul territorio. “I cinghiali distruggono decine e decine di metri di fossati, provocano frane anche di grandi dimensioni su argini e pendii, rovinano corsi d’acqua importanti, costringendo i consorzi di Bonifica a spese supplementari. Nel vicino comune di Baone, patria dei celebri “bisi” i piselli autoctoni conosciuti in tutto il Veneto e oltre, i cinghiali distruggono intere coltivazioni – ha spiegato –  Ma il problema non è solo per noi agricoltori e per l’impatto, assai rilevante, sull’ambiente, perché ogni giorno è a rischio anche la sicurezza di automobilisti, compresi i turisti che visitano colline, che girano in pianura che praticano la montagna”. A far da cornice alla folla radunata molti i cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni ma anche con scritte “La sicurezza delle nostre famiglie è più importante di un cinghiale”, “Basta danni e paura, fate qualcosa. Adesso”, “Il cinghiale campa, il campo crepa”, “Invasi dai cinghiali, ma noi non molliamo”, “Difendiamo il nostro territorio”, “l’unico cinghiale buono è con la polenta” e #bastacinghiali.
L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola con ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle buone abitudini alimentari.
 
BERGAMO, CINGHIALI, BASTA DANNI, L’ESASPERAZIONE NELLE CAMPAGNE È AL LIMITE
 
“E’ ormai da vent’anni che mi sto confrontando con il problema dei cinghiali – racconta Angelo Casali, agricoltore di Berzo San Fermo (Bg) -, è una situazione che è via via peggiorata e negli ultimi tre anni è diventata veramente insostenibile. Durante l’anno distruggono ripetutamente la cotica erbosa dei prati e prendono d’assalto anche le vigne. Vere e proprie mandrie escono all’imbrunire, rovinano i grappoli e devastano le viti giovani. I danni sono veramente ingenti. Ormai è diventato anche un problema di sicurezza, visto che più di una volta hanno raggiunto il centro abitato. Recentemente ne abbiamo contati una trentina che si aggiravano vicino alle case”. La preoccupazione traspare anche dalle parole di Melchisside Magri, viticoltore di Trescore Balneario (Bg). “Quando i cinghiali entrano nella vigna distruggono completamente le piantine più giovani della vite e dopo il loro passaggio dei grappoli d’uva non resta più nulla. Sono un vero e proprio flagello”.
Esasperati per l’aggravarsi del problema, entrambi hanno partecipato questa mattina alla manifestazione promossa da Coldiretti a Roma, in piazza Montecitorio, con la delegazione bergamasca guidata dal presidente e dal direttore di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio e Gianfranco Drigo.
L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola con ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria.
Un patrimonio conservato nel tempo dalle numerose imprese agricole presenti nei piccoli Comuni, che in provincia di Bergamo sono ben 189, con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del paesaggio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle buone abitudini alimentari.
Alla manifestazione di Roma hanno condiviso le preoccupazione degli agricoltori bergamaschi anche alcuni rappresentanti delle istituzioni. Per Luciano Trapletti, sindaco di Berzo San Fermo, “servono con la massima urgenza soluzioni efficaci e realmente attuabili e questo deve essere chiaro a chi fa le norme”. “Gli agricoltori sono le prime sentinelle del territorio e meglio di loro nessuno può capire la reale portata dei danni causati dai cinghiali, per questo i loro appelli vanno ascoltati” ha affermato Stefano Locatelli, sindaco di Chiuduno. In rappresentanza della commissione agricoltura della Regione Lombardia è intervenuto anche il consigliere Regionale Giovanni Malanchini che ha sottolineato la necessità di rivedere al più presto la Legge Nazionale 157 del 1992 per renderla più attuale e rispondente alle mutate necessità del settore agricolo per quanto riguarda il contenimento dei cinghiali.
“La diffusione dilagante dei cinghiali è un’emergenza nazionale – sottolineano Brivio e Drigo -, una piaga che non coinvolge più solo le aree rurali ma è un problema anche per i centri urbani, dove capita sempre più spesso di incontrare i cinghiali che attraversano le strade mettendo a rischio la sicurezza delle persone”. In Lombardia, ad esempio, solo nel 2018 si sono verificati 180 schianti a causa di questi animali. Non stupisce quindi che, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, 3 italiani su 4 considerano la fauna selvatica un pericolo per la circolazione.
 
PADOVA, CINGHIALI: ALLARME PER L’AGRICOLTURA, L’AMBIENTE E LA SICUREZZA
 
Sindaci e agricoltori sono scesi in piazza a Montecitorio a Roma, stamattina, con migliaia di imprenditori, allevatori e pastori giunti da tutte le regioni davanti al Parlamento, per la più grande manifestazione mai realizzata prima nella Capitale contro l’invasione dei cinghiali e degli altri animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli, sterminano greggi, assediano stalle, causano incidenti stradali nelle campagne ma anche all’interno dei centri urbani dove razzolano tra i rifiuti con pericoli concreti anche per la salute dei cittadini.
Un’emergenza nazionale che sta provocando l’abbandono delle aree interne, problemi sociali, economici e ambientali con inevitabili riflessi sul paesaggio e sulle produzioni con le incursioni dei cinghiali che sono arrivati anche nelle aree fortemente urbanizzate, come i nostri Colli Euganei, minacciando la sicurezza delle persone. Con gli associati di Coldiretti guidati da Ettore Prandini si sono schierati esponenti delle istituzioni, i rappresentanti dei sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, dell’ambientalismo e delle associazioni dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Centro Consumatori Italia, Apab e Legambiente che ha condiviso le preoccupazioni alla base dell’iniziativa.
Da Padova è partita prima dell’alba la delegazione guidata dal presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan e dal direttore Giovanni Roncalli. Insieme agli agricoltori padovani anche un gruppo di amministratori locali, a conferma del sostegno e della solidarietà dei Comuni nei confronti delle imprese agricole assediate dai cinghiali. Hanno raggiunto la capitale, con la fascia tricolore, Elisa Zaffonato assessore di Lozzo Atestino, Giorgia Schivo consigliere comunale di Cinto Euganeo, Piergiorgio Rigoni consigliere comunale di Vo, il sindaco di Urbana Michele Danielli, il sindaco di Noventa Padovana Luigi Bisato, l’assessore all’agricoltura di San Pietro in Gù Nereo Zuppa e l’assessore all’agricoltura di Boara Pisani Giovanni Dal Toso. “Li ringraziamo per la loro presenza – afferma il presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan – e ringraziamo anche i sindaci e gli amministratori che pur non potendo essere con noi a Roma ci hanno manifestato il loro sostegno e il loro pieno appoggio di fronte a quella che ormai è una vera e propria emergenza per l’ambiente, l’agricoltura e i cittadini. Alle istituzioni chiediamo di fare presto e di intervenire con efficacia. Sui nostri Colli Euganei l’assedio continua da anni e l’esasperazione cresce. Serve un’azione continua, costante e ben coordinata se vogliamo veramente affrontare l’emergenza”.
A portare la sua testimonianza a Roma è un giovane agricoltore padovano, Matteo Rango, che coltiva un vigneto ai piedi dei Colli Euganei. Il suo è un racconto che ha dell’incredibile. “Non serve più andare in campagna e misurare il grado dell’uva per sapere come sta procedendo la maturazione. Ormai basta osservare i cinghiali che si avventano sui nostri vigneti non appena l’uva è pronta. E si sono fatti anche furbi e intraprendenti: prima divorano i grappoli più bassi poi si aiutano vicendevolmente per raggiungere l’uva più alta. L’ho visto con i miei occhi: un cinghiale sale in groppa ad un altro per poter raggiungere i grappoli e poi si danno il cambio”. Siamo a Monticelli, fra Monselice e Arquà Petrarca, zona vocata ai vini Doc, negli ultimi anni presa di mira dai voraci cinghiali. Rango coltiva circa sei ettari di vigneto, tra Moscato giallo, da cui ricava il pregiato Fior d’Arancio Docg, Serprino e Prosecco. “Negli ultimi anni la situazione si è fatta drammatica e ormai i danni sono ingenti, in vigneto così come per le altre coltivazioni, nel nostro caso ortaggi. Oltre al danno diretto sui vigneti e sulla produzione di vino, il prodotto più diffuso sui Colli Euganei e spesso l’unica coltivazione sulla quale la stragrande maggioranza delle aziende possono contare, sono ingenti anche le ripercussioni sulle strutture e sull’ambiente. I cinghiali distruggono decine e decine di metri di fossati, provocano frane anche di grandi dimensioni su argini e pendii, rovinano corsi d’acqua importanti, costringendo i consorzi di Bonifica a spese supplementari. Nella vicina Baone, patria dei celebri “bisi” i piselli autoctoni conosciuti in tutto il Veneto e oltre, i cinghiali distruggono intere coltivazioni. Ma il problema non è solo per noi agricoltori e per l’impatto, assai rilevante, sull’ambiente, perché ogni giorno è a rischio anche la sicurezza di automobilisti, compresi i turisti che visitano il nostro territorio collinare. Gli incidenti stradali sono sempre più frequenti ed è un miracolo che non vi siano state vittime. Ma feriti ne contiamo parecchi, anche gravi. Giusto qualche giorno fa, una sera, scendendo in auto dai Colli, mi sono trovato in mezzo alla strada un branco da 7-8 esemplari. Quello stesso giorno un’auto aveva investito un cinghiale. Servono soluzioni immediate se vogliamo salvare la nostra agricoltura e rendere più sicuro il territorio dei Colli Euganei. Altrimenti continueremo a contare i danni, le aziende chiuderanno e i turisti andranno altrove”.
In piazza Montecitorio gli agricoltori hanno esposto cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne ma anche con scritte “La sicurezza delle nostre famiglie è più importante di un cinghiale”, “Basta danni e paura, fate qualcosa. Adesso”, “Il cinghiale campa, il campo crepa”, “Invasi dai cinghiali, ma noi non molliamo”, “Difendiamo il nostro territorio” e #bastacinghiali.
 
SARDEGNA, CINGHIALI: IN SARDEGNA UN INCIDENTE OGNI 3 GIORNI
 
C’era anche una delegazione sarda questa mattina a Roma in occasione del blitz davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città.
In Italia, secondo una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps, ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente.
Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat.
Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – evidenzia Coldiretti – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti.
In Sardegna si stimano oltre 100 incidenti all’anno, con una media di un incidente ogni 3/4 giorni. In circa il 90% dei casi causati da cinghiali.
Ma si tratta – evidenzia la Coldiretti – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati.
Gli incidenti, secondo uno studio della Regione, si verificano con una percentuale maggiore tra luglio e ottobre, con la ricerca di nuovi pascoli e la presenza dei cuccioli. Il picco si ha a novembre con l’apertura della stagione venatoria che li spinge verso la ricerca di aree più sicure.
Nel 2018 un incidente grave su 5 provocato dai selvatici è avvenuto di notte – spiega Coldiretti – ma sono le ore dell’alba e quelle del crepuscolo le più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.
Il problema – sottolinea la Coldiretti – è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove.
“Purtroppo i risarcimenti stanno passando in secondo piano – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu presenza questa mattina a Roma -, ormai sta diventando un problema di sicurezza delle persone, che merita maggiore attenzione e nuove soluzioni visti i risultati. Bene ha detto il presidente nazionale Ettore Prandini nel chiedere di agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni ed avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi”.
 
ABRUZZO, CINGHIALI: 400 INCIDENTI STRADALI ALL’ANNO E SUPERANO 100MILA ESEMPLARI
 
In Italia ci sono diecimila incidenti stradali – di cui quasi 400 in Abruzzo – all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in occasione del blitz di questa mattina davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, ambientalisti e sindaci contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici. Dall’ Abruzzo il presidente regionale di Coldiretti Silvano Di Primio, i presidenti provinciali angelo Giommo (l’Aquila), Emanuela Ripani (Teramo) e Pier Carmine Tilli (Chieti), i direttori delle federazioni regionale e provinciale e tanti agricoltori e allevatori insieme all’assessore regionale Emanuele Imprudente e a decine di sindaci dei Comuni più colpiti con i gonfaloni e le fasce tricolore.
Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato in Italia del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat. E l’Abruzzo in questo scenario non fa eccezione: secondo Coldiretti regionale sono infatti circa 400 (tra denunciati e non denunciati) gli incidenti che, annualmente, sono provocati dalla fauna selvatica nelle quattro province: circa un incidente al giorno!
Una vera e propria emergenza che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti a causa della circolazione di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – evidenzia Coldiretti – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare. Gli incidenti causati dai cinghiali fanno registrare danni altissimi fra costi per riparazioni meccaniche e di carrozzeria alle auto e spese sanitarie per le persone rimaste ferite e contuse.
Ma si tratta – evidenzia la Coldiretti – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove. “Non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione”, dice Coldiretti Abruzzo – perché la questione è destinata a peggiorare”.
Secondo Coldiretti il numero dei cinghiali è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, salendo a 2 milioni in Italia e oltre 100mila in Abruzzo con particolare riferimento alle zone interne e montane.
“Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali – dice Coldiretti – L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio sia per le persone che per l’agroalimentare italiano tra formaggi, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. In Abruzzo sono a rischio colture tradizionali come la vite, i cereali, il pregiato zafferano, i tartufi ma anche tantissime varietà di ortaggi solo per fare qualche nome e rendere l’importanza di un “tesoro messo in pericolo – dice Coldiretti Abruzzo – dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole”.
Coldiretti ricorda che c’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; c’è chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva o scavare alla ricerca dei pregiati bulbi di zafferano. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone.
“La proliferazione senza freni dei cinghiali – continua la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. 
Dal primo Dossier Coldiretti/Ixè sull’emergenza animali selvatici in Italia, presentato questa mattina a Roma da Coldiretti, emerge che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.
“Le preoccupazioni dei cittadini – ricorda Coldiretti regionale – sono fatte proprie dalle amministrazioni territoriali come dimostrano le ultime posizioni assunte dai sindaci e dagli amministratori sui territorio, a partire dalla Regione Abruzzo che ha già definito i selvatici “una vera e propria emergenza” e dalla presenza oggi di tantissimi Comuni”.
Secondo Coldiretti è necessario quindi ridurre i danni provocati dalla fauna selvatica capace al contempo di creare occupazione nelle aree più colpite dal fenomeno. “Occorre innanzitutto semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali per effettuare interventi per il contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Dalla carne degli animali abbattuti potrebbe inoltre nascere – propone Coldiretti – una filiera di prodotti, riuniti sotto un marchio collettivo, che rappresenterebbe un’occasione di crescita e lavoro, valorizzando i macelli aziendali o pubblici dei piccoli comuni, spesso chiusi”. Ciò consentirebbe tra l’altro – conclude Coldiretti – di porre fine al proliferare del commercio di carne di cinghiale in nero, macellata in strutture clandestine e priva di qualsiasi garanzia di carattere sanitario, che finisce sulle tavole di ristoranti e sagre mettendo a rischio la salute dei cittadini.
 
VAL D’AOSTA, CINGHIALI: 10MILA INCIDENTI STRADALI ALL’ANNO, 13 MORTI
 
In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente. È quanto emerge da una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in occasione del blitz davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città, a cui era presente anche la Valle d’Aosta insieme al presidente regionale della Coldiretti Alessio Nicoletta e al direttore Elio Gasco.
Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat.
Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – evidenzia Coldiretti – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti.
“Anche se in Valle D’Aosta non si raggiungono i livelli di criticità degli altri territori, occorre non abbassare la guardia altrimenti la situazione non potrà che peggiorare”, sottolineano Alessio Nicoletta ed Elio Gasco.
 
PIEMONTE CINGHIALI: A RISCHIO SICUREZZA CITTADINI E PATRIMONIO AGROALIMENTARE
 
In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in occasione del blitz contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti a cui ha preso parte Coldiretti Piemonte con il suo presidente regionale, Roberto Moncalvo ed il Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, insieme a tutti i presidenti e i direttori provinciali.
Al fianco degli agricoltori si sono schierati esponenti delle istituzioni, sindaci con i gonfaloni e i rappresentanti dei sindacati, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, dell’ambientalismo e delle associazioni dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Centro Consumatori Italia, Apab e Legambiente che ha condiviso le preoccupazioni alla base dell’iniziativa. Tra gli altri, presenti anche il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, il leader della Lega, Matteo Salvini, il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, dei M5S e Luca Ciriani, presidente del gruppo di FdI al Senato.
Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione la presenza di animali selvatici e di cinghiali. Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat. Oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. E’ quanto emerge dal primo Dossier Coldiretti/Ixe’ sull’emergenza animali selvatici in Italia.
In Piemonte negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare. Ancora quest’estate si sono verificati incidenti mortali, come quello di agosto sulla tangenziale di Alba, in provincia di Cuneo, e non più tardi di qualche anno fa un cinghiale era stato avvistato nel centro di Torino.
“Grande presenza di parlamentari, sindaci e amministratori piemontesi, sia di maggioranza sia di minoranza, a testimonianza di quanto la tematica sia sentita ed importante sul nostro territorio – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. L’impegno preso è stato quello di modificare, già nell’attuale legge di bilancio, la legge 157 sulla caccia proprio perché si sta assistendo ad un aumento continuo dei danni, delle aggressioni e degli incidenti che causano, purtroppo, vittime. Occorre, innanzitutto, semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali ad effettuare interventi per il contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Si assiste, ormai, alla incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali salito a 2 milioni in Italia. Oltretutto molti non denunciano neanche gli incidenti poiché scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni. L’eccessiva presenza dei selvatici rappresenta un rischio per il nostro agroalimentare visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali e mette in seria difficoltà l’attiva delle imprese. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che, con coraggio, continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Piemonte – concludono Moncalvo e Rivarossa -. La tutela dell’ambiente non deve farci dimenticare la sicurezza stradale, per questo serve agire con tempestività su tutti i territori e specificatamente nelle aree collinari e montane, dove l’agricoltura è più difficoltosa, in cui si sono già persi oltre il 50% delle superfici coltivabili a causa proprio dei selvatici”.
 
LIGURIA, CINGHIALI: NUMERO FUORI CONTROLLO SPAVENTA IMPRESE E SOCIETA’
 
In Liguria raddoppiate le segnalazioni di incidenti stradali mentre, a livello nazionale, fanno paura a 3 italiani su 4 al volante
Continua l’escalation dei danni alle colture agricole oltreché le segnalazioni di incidenti stradali che, nel 2018, hanno superato in Liguria ampiamente il centinaio e che per l’anno in corso non accennano a fermarsi: la causa è l’incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con il numero dei cinghiali stimato a circa 35mila capi, con una diffusione che si estende dalle campagne alle città liguri.
E’ quanto riporta Coldiretti Liguria, nel commentare la stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps, in occasione del blitz davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città. A livello nazionale il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018, arrivando al preoccupante numero di 10mila incidenti all’anno, che preoccupa 3 su 4 italiani al volate. In Liguria ormai non è una novità incontrare cinghiali a spasso per i centri cittadini, o trovarsi davanti animali selvatici nelle strade provinciali, per non parlare delle razzie che continuano a fare nei boschi di castagni e nei terreni coltivati dell’entroterra: le frequenti incursioni della fauna selvatica in generale, mettono sempre più a rischio la sopravvivenza delle imprese agricole locali ormai esasperate, ma anche la salvaguardia del territorio, l’incolumità delle persone e la sicurezza stessa degli animali, dato che un così alto numero di esemplari come ora, facilita l’insorgere di epizoozie.
La proliferazione senza freni dei cinghiali, inoltre, sta mettendo a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di alto pregio naturalistico, hanno mostrato notevoli criticità, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. Proprio le modalità di ricerca di cibo, attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati, provoca, infatti, anche su superfici naturali notevoli danni alla biodiversità.
“La popolazione degli animali selvatici – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –  nell’interesse di tutta la società, deve essere affrontata con decisione, dal momento che non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza alle persone. E non è solo un problema del nostro territorio: per questo occorre agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni ed avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi. Se non si inizierà ad agire in maniera strutturata e continuativa, la situazione è destinata a peggiorare, con l’alto rischio che a lungo andare venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Il continuo vigilare su greggi e mandrie, nonché le recinzioni e i cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo di nuovi attacchi agli animali della fattoria e alle coltivazioni. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Liguria”
 
CALABRIA, NO AI TAGLI DELL’EUROPA ALL’AGRICOLTURA ITALIANA PER 370 MILIONI
 
Preoccupa e non poco la proposta di regolamento transitorio adottato dalla Commissione europea che prevede un taglio di 370 milioni di euro all’agricoltura italiana per la Politica agricola comune (Pac) dal 2020 al 2021. Una agricoltura – afferma Coldiretti Calabria –  che è diventata la più green d’Europa con primati nella qualità e nella sicurezza alimentare, valori e potenzialità che evidentemente non vogliono essere riconosciuti. Per l’Italia vengono stanziati 3,56 miliardi in pagamenti diretti e 1,27 per lo sviluppo rurale (Psr), rispettivamente quindi 140 milioni (-3,9%) e 230 milioni in meno (-15,6%) rispetto al massimale 2020, per una riduzione totale di 370 milioni di euro, prevista nel 2021 con il passaggio dal nuovo al vecchio Quadro Finanziario Pluriannuale (QFP). E quali saranno le conseguenze per la Calabria? Nel 2021 una perdita di risorse rispettivamente per il Psr di 13.388306,00 milioni di €uro e per i pagamenti diretti di 10.2220.00,00 milioni di €, l’ottava regione in Italia per taglio di risorse (vedi tabella allegata). “Un salasso – commenta Francesco Cosentini direttore di Coldiretti Calabria – che ne sette anni di programmazione 2021-2027 potrebbe superare i 160milioni di €uro. Con l’adozione dei regolamenti transitori la Commissione europea riconosce che, per il prolungarsi dello stallo sui negoziati paralleli sulla riforma e sul bilancio Ue 2021-2027, non ci sono i tempi per avviare la nuova Pac nel 2021 come previsto. Propone quindi una serie di aggiustamenti necessari a estendere l’attuale quadro legislativo e posticipare l’applicazione delle nuove regole di un anno, affinchè la nuova Pac possa entrare in vigore il 1 gennaio 2022”. È necessario garantire all’agricoltura le risorse necessarie per continuare a rappresentare un motore di sviluppo sostenibile per l’Italia e l’Europa – continua Coldiretti –  nel sottolineare che indebolire l’agricoltura che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione significa minare le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico nel quale vanno fatte scelte decisive per il suo futuro. “Anche dall’ultimo rapporto SVIMEZ – afferma Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria – emerge in modo netto, che quando va in crisi l’agricoltura al Sud e in particolare in Calabria, le conseguenze ricadono sull’intera economia con indici negativi per il PIL e altri fattori economici. Un arretramento sul fronte delle risorse europee sulle quali poter contare avrà pesanti conseguenze nella nostra regione”. Il negoziato tra i Capi di Stato e di Governo è un appuntamento chiave è necessario pertanto sempre maggiore intransigenza – precisa Coldiretti – nelle prossime tappe per salvaguardare le risorse finanziare ma anche per realizzare una riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che  “riequilibri” la spesa facendo in modo di recuperare con forza anche il suo antico ruolo di sostegno ai redditi e all’occupazione agricola per salvaguardare un settore strategico per la sicurezza e la sovranità alimentare in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali dagli accordi di libero scambio all’embargo fino ai dazi.
 
VICENZA, 150 INCIDENTI STRADALI PER CINGHIALI. DANNI ANCHE SULL’AGROALIMENTARE
 
Spunta il cinghiale, ciclista a terra in gravi condizioni. È solo uno degli almeno 150 incidenti stradali accaduti nell’ultimo anno nel Vicentino. In Veneto sono più di 400 gli incidenti verificatisi, in Italia oltre 10mila, con ben 13 morti che si portano dietro nei primi nove mesi del 2019, contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente. È quanto emerge da una stima di Coldiretti su dati Regioni ed Osservatorio Asaps, in occasione del blitz di questa mattina davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci ed ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città.
“Una vera e propria emergenza che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – porta la gran parte dei cittadini a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade ed autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – spiega il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare e che, nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti, si accentua ancor di più”.
Ma non è tutto, perché il Vicentino si caratterizza anche per un’importante presenza dei grandi carnivori. “Un pericolo, la presenza dei grandi carnivori, dal quale non riusciamo a liberarci, nonostante le pressioni fatte da Coldiretti ai diversi livelli – aggiunge Cerantola – e che interessa l’Altopiano, ma anche un’estesa area Pedemontana. La presenza di questi animali espone i cittadini e l’indotto turistico di queste zone, nonché l’economia, all’abbandono del territorio da parte delle malghe. Ricordiamo che l’antica pratica della monticazione, non solo esalta la sostenibilità, ma porta con sé un insieme di valori, tradizioni e cultura che non possiamo permetterci di perdere”.
E se su arterie statali, provinciali e comunali non ci sono quasi mai reti di respingimento contro i selvatici, sulle autostrade, invece, si trovano le protezioni, ma non sempre sono efficaci, visto che una delle 13 vittime del 2019 è stata causata sulla A1 da un branco di cinghiali arrivato sulla carreggiata scavando un cunicolo sotto la rete divisoria fra l’asfalto e la campagna circostante.
“Si tratta solo della punta dell’iceberg – aggiunge il direttore di Coldiretti Vicenza, Cesare Magalini – perché molti non denunciano, scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni. Nel 2018 un incidente grave su cinque provocato dai selvatici è avvenuto di notte, ma sono le ore dell’alba e del crepuscolo le più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere fino a 40 chilometri alla volta”.
“Non è più e solo una questione di risarcimenti, ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone, che va affrontato con decisione. Serve agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni ed avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi” ha esortato davanti a Montecitorio il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, che aggiunge: “bisogna rendere ancor più efficaci i Piani di contenimento ed allargare le maglie di intervento, perché in caso contrario la questione è destinata a peggiorare”.
Negli ultimi dieci anni, tanto nel Vicentino quanto in Italia, i cinghiali sono aumentati esponenzialmente, arrivando a due milioni di animali che invadono i territori. “Una presenza, eccessiva – sottolinea Cerantola – che rappresenta un rischio per l’agroalimentare, visto che proprio nei piccoli Comuni si concentra il 92% delle produzioni tipiche, secondo lo studio Coldiretti/Symbola, con ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria”.
E non è tutto. “Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone pedocollinari – conclude Magalini – e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, che, con coraggio, continuano a presidiare anche i territori più isolati ed a garantire la bellezza del paesaggio ed il futuro del made in Italy agroalimentare”.
 
VERONA, FAUNA SELVATICA. 2 MILIONI I CINGHIALI IN ITALIA CON GRAVI DISAGI AI CITTADINI
 
Verona, 7 Novembre 2019 – Agricoltori veronesi, Sindaci e amministratori locali insieme a Daniele Salvagno, Franca Castellani e Giuseppe Ruffini, rispettivamente presidente, vice presidente e direttore di Coldiretti Verona, presenti oggi a Roma alla manifestazione di Coldiretti in Piazza a Montecitorio con migliaia di colleghi arrivati da tutte le regioni d’Italia per presidiare il Parlamento sulla difficile e forzata  convivenza coi cinghiali e gli altri animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli, sterminano greggi, assediano stalle, causano incidenti stradali nelle campagne ma anche all’interno dei centri urbani dove razzolano tra i rifiuti con pericoli concreti anche per la salute dei cittadini. Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni gli esemplari in tutta la Penisola. Sempre più astuti e riproduttivi nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Con gli associati di Coldiretti guidati da Ettore Prandini si sono schierati esponenti delle istituzioni, i rappresentanti dei sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, dell’ambientalismo e delle associazioni dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Centro Consumatori Italia, Apab e Legambiente che ha condiviso le preoccupazioni alla base dell’iniziativa. Un’emergenza nazionale che sta provocando l’abbandono delle aree interne, problemi sociali, economici e ambientali con inevitabili riflessi sul paesaggio e sulle produzioni con le incursioni dei cinghiali che sono arrivati anche all’interno delle città minacciando la sicurezza delle persone.  Ma il problema non è solo per gli agricoltori e per l’impatto, assai rilevante, sull’ambiente, perché ogni giorno è a rischio anche la sicurezza di automobilisti, compresi i turisti che visitano colline, che girano in pianura che praticano la montagna. A far da cornice alla folla radunata molti i cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni ma anche con scritte “La sicurezza delle nostre famiglie è più importante di un cinghiale”, “Basta danni e paura, fate qualcosa. Adesso”, “Il cinghiale campa, il campo crepa”, “Invasi dai cinghiali, ma noi non molliamo”, “Difendiamo il nostro territorio”, “l’unico cinghiale buono è con la polenta” e #bastacinghiali.
L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola con ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle buone abitudini alimentari.
 
RAVENNA, AGRICOLTORI E ALLEVATORI A MONTECITORIO PER L’EMERGENZA CINGHIALI
 
Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, sono ormai 2 milioni i cinghiali presenti sul nostro Appennino, configurando un pericolo concreto per la tenuta economia ed idrogeologica del territorio. A denunciarlo, durante il blitz di questa mattina davanti a Montecitorio a Roma, migliaia di agricoltori, allevatori ed esponenti istituzionali, molti dei quali giunti proprio dalla collina ravennate con tanto di cartelli che recitavano “Il cinghiale campa, il campo crepa”, “Invasi dai cinghiali, ma noi non molliamo”, “Difendiamo il nostro territorio”.
Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema – l’eccessiva presenza di selvatici rappresenta infatti un rischio per il nostro agroalimentare visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali – gli agricoltori della Coldiretti, affiancati anche dai rappresentanti dei sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, dell’ambientalismo e delle associazioni dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef e Legambiente, hanno mostrato le foto degli incidenti provocati sulle strade dai cinghiali oltre, ovviamente, a quelle dei danni nelle campagne.
“Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais, il castagneto o il vigneto dai cinghiali – ha affermato Nicola Grementieri, castanicoltore e Responsabile Coldiretti per l’alta collina faentina – sceglie alla fine di non seminare più, si arrende e abbandona il territorio. Il rischio è che via via venga meno la presenza degli agricoltori e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico”.
“Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti e del lavoro dei nostri allevatori – gli ha fatto eco il Direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini – dei tanti imprenditori agricoli che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del nostro patrimonio, del nostro Made in Italy agroalimentare”. Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole e, di fatto, mettendo a repentaglio la sicurezza dei residenti e degli automobilisti.
La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, notevoli danni alla biodiversità. Sempre nelle aree boschive – conclude Coldiretti – sono poi ben conosciuti i danni provocati dagli spostamenti di questa specie golosa di frutti spontanei come funghi e tartufi che rappresentano, per molti territori una vera ricchezza non solo biologica quanto economica costituendo una fonte integrativa di reddito per molti residenti.
 
BASILICATA, EMERGENZA CINGHIALI: CENTINAIA I LUCANI IN PIAZZA A ROMA
 
In Basilicata ci sono stati una settantina di incidenti stradali causati da animali spontanei nei primi dieci mesi del 2019, un dato in aumento rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in occasione del blitz davanti a Montecitorio, al quale hanno preso parte migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città. Dalla Basilicata sono giunti nella capitale oltre cento imprenditori agricoli, accompagnati dal presidente regionale di Coldiretti, Antonio Pessolani, dal direttore regionale, Aldo Mattia, da quello provinciale di Potenza, Franco Carbone, e dal presidente provinciale di Matera, Gianfranco Romano. Si è dinnanzi ad una vera e propria emergenza che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti. Una paura – evidenzia Coldiretti Basilicata – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti. “Si tratta – evidenzia Pessolani – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati. Nel 2018 un incidente grave su 5 provocato dai selvatici è avvenuto di notte – continua Pessolani – ma sono le ore dell’alba e quelle del crepuscolo le più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta”. Il problema è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne. “Anche in Basilicata l’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – sottolinea Romano – per l’agroalimentare visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali. Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.  C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; c’è chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone. Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais o di girasoli sceglie alla fine di non seminare più. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – continua Romano – con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare”. Quella degli animali selvatici è infatti una minaccia diretta alla sicurezza delle persone per la presenza di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia. “Anche nella nostra regione la proliferazione senza freni dei cinghiali – aggiunge Carbone – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali – spiega il direttore provinciale di Coldiretti – notevoli danni alla biodiversità. Si possono considerare le conseguenze negative sulla nidificazione degli uccelli che depositano le uova sul suolo o l’impatto sui piccoli mammiferi, come ad esempio i ghiri, che creano le loro tane nell’immediata superficie soprattutto contigua all’apparato radicale di piante.  Sempre nelle aree boschive – conclude Carbone- sono poi ben conosciuti i danni provocati dagli spostamenti di questa specie golosa di frutti spontanei come i tartufi che rappresentano, per molti territori una vera ricchezza non solo biologica quanto economica costituendo una fonte integrativa di reddito per molti residenti”.
 
MOLISE, EMERGENZA CINGHIALI: DAL MOLISE A ROMA 30 PER DENUNCIARE IL PROBLEMA
 
“Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono, Campagne come giungle, non si vive più”, e ancora “difendiamo il nostro territorio” o anche “diventeremo noi una specie protetta”, questi alcuni degli slogan scanditi a gran voce da agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici, ormai arrivati anche dentro le città, nel corso del blitz in piazza Montecitorio a Roma. Fra questi anche una folta delegazione molisana, composta da imprenditori agricoli e zootecnici, semplici cittadini e circa 30 Sindaci della regione, guidata dal Delegato Confederale e dal Direttore regionale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli e Aniello Ascolese.
Negli ultimi dieci anni i cinghiali in Italia sono più che raddoppiati salendo a 2 milioni. Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti, in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali.
“Leccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio evidenzia la Coldiretti per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali, secondo lo studio Coldiretti/Symbola. Un tesoro messo a rischio dallavanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole”. 
C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; cè chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. I racconti dei manifestanti descrivono una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone.
Me non è tutto perché quella degli animali selvatici è una minaccia diretta anche alla sicurezza delle persone con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case, dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali.
Come se non bastasse, poi, in Italia si contano diecimila incidenti stradali l’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019, contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente. Il dato è emerso da una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps. Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat.
Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che, secondo lindagine Coldiretti/Ixè, porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. “Una paura evidenzia la Coldiretti che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all83% dei residenti”.
 
AREZZO CINGHIALI: PER 81% ITALIANI VANNO FERMATI, ANCHE AREZZO A MONTECITORIO
 
Da Arezzo a Piazza Montecitorio per dire #bastacinghiali, la delegazione guidata dal Presidente Lidia Castellucci e dal Direttore Raffaello Betti a Roma alla manifestazione di Coldiretti insieme agli imprenditori agricoli e ad una rappresentanza dei sindaci della provincia.
Un piano straordinario per garantire la sicurezza nelle città e nelle campagne dove i cinghiali causano ogni anno danni stimati in almeno 200 milioni alle colture ma a preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie e soprattutto gli incidenti stradali in grande aumento. Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini a conclusione della manifestazione.
I dati parlano chiaro, oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. E’ quanto emerge dal primo Dossier Coldiretti/Ixe’ sull’emergenza animali selvatici in Italia, presentato in occasione del blitz in Piazza Montecitorio migliaia di agricoltori, allevatori, pastori insieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini oltre a cittadini e rappresentanti delle istituzioni e dell’ambientalismo. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (Efsa) che ha appena lanciato un appello urgente agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana.
La fauna selvatica rappresenta in generale – spiega l’indagine Coldiretti-Ixe’ – un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Nel mirino finisce soprattutto la presenza eccessiva di cinghiali, che il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione.
Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. Alla domanda su chi debba risolvere il problema, un italiano su 2 (53%) ritiene che spetti alle Regioni, mentre per un 25% è compito del Governo e un 22% tocca ai Comuni.
“I risultati dell’indagine sono la prova evidente del fatto che ormai anche la maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici come una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” denuncia il presidente della Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci nel sottolineare l’esigenza di intervenire al più presto. Noi stiamo aspettando delle risposte – si avvia a concludere il Presidente Castellucci – il problema dei cinghiali va affrontato sui tavoli della politica, urge subito una soluzione a questo problema che sta affliggendo la nostra agricoltura”.
 
BRESCIA, EMERGENZA CINGHIALI, I BRESCIANI IN MANIFESTAZIONE A ROMA
 
Non è mai stato così alto a Brescia l’allarme per l’invasione di cinghiali e di altri animali selvatici che distruggono raccolti agricoli, assediano stalle e causano incidenti stradali, recando pericoli concreti per la salute e la sicurezza di agricoltori e cittadini. Un’emergenza, soprattutto in territorio montano, dai preoccupanti risvolti sociali, economici, occupazionali e ambientali, denunciata da Coldiretti questa mattina con il blitz in piazza Montecitorio a Roma.
Alla manifestazione ha partecipato anche una delegazione bresciana guidata dal direttore provinciale Massimo Albano e dal presidente nazionale e provinciale di Coldiretti Ettore Prandini. Presenti anche i Sindaci della Vallecamonica con i gonfaloni per far sentire la voce del territorio montano, insieme agli imprenditori bresciani più colpiti, giunti principalmente dalle zone del Garda, Sebino, Franciacorta, Valsabbia e Vallecamonica.
Una proliferazione senza freni che sta mettendo a rischio anche l’equilibrio ambientale, a partire proprio dalla montagna: “i cinghiali stanno recando gravi danni sia all’agricoltura sia all’equilibrio idro-geologico del territorio montano – spiega Silvio Moratti, delegato all’agricoltura del Comune di Edolo (BS) -. Scavando e rovinando i terreni in pendenza, infatti, i branchi di cinghiali provocano uno sfaldamento che può comportare ulteriori dissesti difficili da riparare. Il cinghiale, inoltre, non fa parte della fauna alpina come nel caso dell’orso e del lupo, anzi, rappresenta una minaccia per il nostro ecosistema e per la produttività dell’intera Vallecamonica”.
Un’emergenza nazionale – spiega Coldiretti – che non coinvolge più solo le aree rurali ma è un problema anche per i centri urbani, dove capita sempre più spesso di incontrare i cinghiali che attraversano le strade mettendo a rischio la sicurezza delle persone. In Lombardia, ad esempio – afferma Coldiretti– solo nel 2018 si sono verificati 180 schianti a causa di questi animali. Non stupisce quindi che, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, sull’emergenza animali selvatici in Italia realizzata per la manifestazione di questa mattina, 3 italiani su 4 considerano la fauna selvatica un pericolo per la circolazione. Infatti il numero di incidenti gravi con morti o feriti causati dalla fauna selvatica, è aumentato dell’81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018, secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat. 
 “Nel territorio del Lago d’Iseo sono numerose le segnalazioni di avvistamento di branchi di cinghiali, anche di giorno – interviene Nadia Turelli, vice presidente di Coldiretti Brescia e olivicoltrice di Sale Marasino (BS) – un pericolo per la sicurezza nelle strade di montagna e anche per i veicoli: parliamo di animali che superano i 100 kg ciascuno. Diversi casi anche di attacchi a persone, nell’alto come nel basso Sebino. I miei terreni sono continuamente presi di mira e si registrano passaggi anche negli uliveti. Questo mi preoccupa molto, per la mia incolumità e per quella dei miei figli”.
“Non è più solo una questione di risarcimenti, ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Serve agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni e avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi – precisa il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini – bisogna rendere ancora più efficaci i piani di contenimento e allargare le maglie di intervento, altrimenti la questione è destinata a peggiorare”.
In prima linea contro l’invasione dei cinghiali ci sono gli agricoltori, che ogni anno subiscono danni alle coltivazioni per centinaia di migliaia di euro. “Potrei anche smettere di coltivare mais – racconta Ennio Bonomi, imprenditore agricolo di Pertica Bassa (BS) -. Il territorio della Valsabbia è completamente compromesso, con perdite oltre il 50%, nonostante i finanziamenti regionali per l’installazione di recinzioni elettriche, che i cinghiali comunque superano. Anche i terreni sopra i 600-700 metri sono per l’80% inutilizzabili, li dovrò destinare a pascolo o zona boschiva. Il problema è che viaggiano in branchi da 10-12, devastando centinaia di metri quadrati di campi ogni notte alla ricerca di cibo. Distruggono piante, spianano erba e scavano buche: ci diventa anche impossibile falciare. Inoltre, nelle zone montane è difficile ripianare i terreni. Il contenimento è attualmente una via poco praticabile, le abbiamo provate tutte, ma siamo esasperati, siamo costantemente in lotta”.
Anche l’allevatore valsabbino Alberto Buffoli conferma la situazione di emergenza: “Quest’anno registriamo un exploit inspiegabile, non tanto in termini di danni quanto per la quantità di capi. Sono arrivati anche in zone dove non si erano mai visti prima, recando enormi problemi a mais, prati, strutture e recinzioni. Le recinzioni elettrificate, finanziate da Regione Lombardia, non danno i risultati sperati, ci stiamo quindi muovendo verso le recinzioni metalliche, ma riscontriamo grossi problemi burocratici per ottenere i permessi. La mia azienda si trova nei pressi di una riserva naturale, i cinghiali giungono indisturbati ogni notte, per poi rientrare nelle zone protette: se ci mettiamo a fare la guardia di notte, come possiamo trovare le forze per portare avanti il lavoro dell’azienda agricola ogni giorno?”
 
UMBRIA, CINGHIALI: COLDIRETTI, SALGONO A 2 MLN, 1 OGNI 5 ABITANTI IN APPENNINO
 
Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni i cinghiali in Italia. È quanto stima la Coldiretti in occasione del blitz davanti a Montecitorio a Roma di migliaia di agricoltori, anche umbri, cittadini, esponenti istituzionali e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici. Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne.
L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola. Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.
C’è chi ha visto, anche in Umbria, i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva; chi distruggere più volte il campo di mais o di girasoli. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico.
Quella degli animali selvatici è anche una minaccia diretta alla sicurezza delle persone – evidenzia Coldiretti – con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia.
La proliferazione senza freni dei cinghiali – continua Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali – spiega Coldiretti – notevoli danni alla biodiversità.
Sempre nelle aree boschive – aggiunge Coldiretti – sono poi ben conosciuti i danni provocati dagli spostamenti di questa specie golosa di frutti spontanei come i tartufi che rappresentano per molti territori una vera ricchezza non solo biologica quanto economica, costituendo una fonte integrativa di reddito per molti residenti.
Anche l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha appena lanciato un appello urgente agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana. Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.
Preoccupazioni – ricorda Coldiretti – fatte proprie dalle amministrazioni territoriali come dimostrano le ultime posizioni assunte dai Governatori, dai sindaci e dagli amministratori sui territori, a partire dalla Conferenza delle Regioni che ha definito i selvatici “un’emergenza nazionale”. Sulla stessa linea l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni che, per bocca del suo presidente Antonio Decaro (primo cittadino di Bari), ha denunciato come i cinghiali rappresentino un problema di sicurezza per i cittadini, chiedendo ai Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole l’attivazione di un tavolo tecnico per capire come arginare il fenomeno. Posizione condivisa anche dall’Upi, l’Unione delle Province italiane, secondo la quale “la moltiplicazione di questi animali sta mettendo in serio pericolo la sicurezza degli automobilisti”.
Coldiretti ha presentato un piano per ridurre i danni provocati dalla fauna selvatica capace al contempo di creare occupazione nelle aree più colpite dal fenomeno. Occorre innanzitutto semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali per effettuare interventi per il contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Dalla carne degli animali abbattuti potrebbe inoltre nascere – propone Coldiretti – una filiera di prodotti, riuniti sotto un marchio collettivo, che rappresenterebbe un’occasione di crescita e lavoro, valorizzando i macelli aziendali o pubblici dei piccoli comuni, spesso chiusi.
Infine secondo una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente.
L’agricoltura non può continuare a subire danni – hanno sottolineato oggi il presidente e il direttore regionale Coldiretti Albano Agabiti e Mario Rossi presenti a Roma con tanti agricoltori e Sindaci e rappresentanti di oltre trenta Comuni Umbri. L’obiettivo dell’attività agricola infatti, è quello di fare impresa producendo per i cittadini e non per gli animali selvatici. Occorre gestire il fenomeno per controllarlo e mettere in sicurezza coltivazioni ed allevamenti, che, diversamente, sono destinati a scomparire e chiudere. Si tratta ormai – hanno ribadito – di una questione di civiltà e di una problematica di tutta la collettività, come dimostrano anche i numerosi incidenti stradali a discapito della sicurezza dei cittadini.
 
PUGLIA, CINGHIALI: 310 INCIDENTI STRADALI SOLO NEL 2019
 
In Puglia sono 310 gli incidenti stradali causati da animali selvatici nei primi nove mesi del 2019. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti Puglia, in occasione del blitz davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città.
Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat.
“L’escalation di danni, aggressioni e incidenti che causano purtroppo anche vittime è il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali presenti in Puglia che nel giro di dieci anni sono raddoppiati, mettendo a rischio non solo le produzioni agroalimentari e l’assetto idrogeologico del territorio, ma anche la vita di agricoltori e automobilisti, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città”, ha denunciato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, a capo della delegazione di oltre 300 allevatori e agricoltori proveniente dalla campagne di Bari e Foggia, ma anche dal Salento.
Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – evidenzia Coldiretti – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti.
“Non si tratta più solo di una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Ora non ci sono più alibi per intervenire in modo concertato tra Ministeri e Regione – ha chiesto il presidente Muraglia – ed avviare un piano di abbattimento straordinario senza intralci burocratici. Le aree rurali e anche le città, vedi quanto accade nel capoluogo di regione a Bari, sono invase da cinghiali che mettono a repentaglio l’incolumità delle persone, fanno razzia nei campi di frutta, legumi, piantine, ortaggi, con inevitabili ripercussioni anche di natura igienico-sanitaria”.
Ma si tratta – evidenzia la Coldiretti – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati. Nel 2018 un incidente grave su 5 provocato dai selvatici è avvenuto di notte – spiega Coldiretti – ma sono le ore dell’alba e quelle del crepuscolo le più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.
“Nell’area del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e del Parco Nazionale del Gargano è emersa l’inefficacia del sistema di cattura dei cinghiali con le gabbie – precisa il presidente Muraglia – che il presidente Tarantini ha intenzione di sostituire con il selecontrollo”, ha aggiunto Muraglia.
Particolarmente grave e ingestibile la situazione nelle aree rurali della Murgia barese e tarantina e in Capitanata, soprattutto nell’area del Gargano dove l’habitat risulta particolarmente favorevole.
“Si tratta di una situazione insostenibile – ha insisto il presidente Muraglia – che sta provocando l’abbandono delle aree interne da parte della popolazione, con problemi sociali, economici e ambientali. Gli imprenditori agricoli ma anche gli automobilisti, gli autotrasportatori e gli avventori occasionali, stanno segnalando con sempre maggiore frequenza i danni provocati da cinghiali e lupi che vivono e si riproducono principalmente nelle aree naturali protette ma che, inevitabilmente, sconfinano nelle aziende agricole, sulle strade limitrofe ed in prossimità dei centri abitati”.
 
MARCHE, A MONTECITORIO FAUNA SELVATICA: 150 INCIDENTI, 90% CAPRIOLI E CINGHIALI
 
Cinghiali e caprioli. Animali che rappresentano danni gravi alle coltivazioni agricole ma che sono anche un pericolo per la cittadinanza a causa dei numerosi incidenti che vengono registrati ogni anno sulle strade. Circa 150 quelli avvenuti nelle strade marchigiane nel corso del 2018, secondo il Piano faunistico venatorio regionale. La maggior parte di essi sono legati a caprioli (55% dei casi) e cinghiali (35%) mentre la parte restante riguarda daini e istrici. Numeri che però non riescono non riescono a dare il quadro completo perché difficilmente, ammette lo stesso report, chi investe un animale di piccola taglia come volpi, lepri, eccetera, denuncia il fatto. È quanto ribadito dai circa 250 contadini e dai pastori delle Marche che questa mattina, insieme a una 50ina di sindaci e alla vicepresidente della Regione Marche, Anna Casini, hanno raggiunto Roma per protestare davanti a piazza Montecitorio. Con loro migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti da tutta Italia per protestare contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città. “Non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Serve agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni ed avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi. Bisogna rendere ancora più efficaci i piani di contenimento e allargare le maglie di intervento perché in caso contrario la questione è destinata a peggiorare” è il commento della presidente Gardoni, presidente di Coldiretti Marche. Basti pensare che negli ultimi 8 anni – 2010-2018 – il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali, a livello nazionale, è aumentato del 81% sulle strade provinciali, secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat. Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – evidenzia Coldiretti – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti.
 
NOVARA-VCO, CINGHIALI: AGIRE CON TEMPESTIVITA’ A RISCHIO SICUREZZA E PATRIMONIO
 
In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps,  realizzata in occasione del “blitz” contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici che stamattina ha portato davanti a Montecitorio migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti a cui ha preso parte anche Coldiretti Novara – Vco con la sua presidente Sara Baudo, il direttore Francesca Toscani, insieme al presidente piemontese Roberto Moncalvo e al delegato confederale Bruno Rivarossa.
Al fianco degli agricoltori si sono schierati esponenti delle istituzioni, sindaci con i gonfaloni e i rappresentanti dei sindacati, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, dell’ambientalismo e delle associazioni dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Centro Consumatori Italia, Apab e Legambiente, che ha condiviso le preoccupazioni alla base dell’iniziativa. Tra gli altri, presenti anche il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, il leader della Lega, Matteo Salvini, il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, dei M5S e Luca Ciriani, presidente del gruppo di FdI al Senato.
Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione la presenza di animali selvatici e di cinghiali. Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018, secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat. Oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. E’ quanto emerge dal primo Dossier Coldiretti/Ixe’ sull’emergenza animali selvatici in Italia.
In Piemonte negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare, anche nelle nostre province.
“È stato importante unirci a questa grande presenza di parlamentari, sindaci e amministratori piemontesi, sia di maggioranza sia di minoranza, e portare la testimonianza di quanto la tematica sia sentita ed importante sul nostro territorio – commenta Sara Baudo presidente di Coldiretti Novara – Vco -. Si assiste, ormai, alla incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali salito a 2 milioni in Italia. Occorre, innanzitutto, semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali ad effettuare interventi per il contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. L’impegno preso è stato quello di modificare, già nell’attuale legge di bilancio, la legge 157 sulla caccia proprio perché si sta assistendo ad un aumento continuo dei danni, delle aggressioni e degli incidenti che causano, purtroppo, vittime. Oltretutto molti non denunciano neanche gli incidenti poiché scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni. L’eccessiva presenza dei selvatici rappresenta un rischio per il nostro agroalimentare visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali e mette in seria difficoltà l’attività delle imprese. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che, con coraggio, continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Piemonte. La tutela dell’ambiente non deve farci dimenticare la sicurezza stradale e dell’ecosistema, per questo serve agire con tempestività su tutti i territori e specificatamente nelle aree collinari e montane, dove l’agricoltura è più difficoltosa, in cui si sono già persi oltre il 50% delle superfici coltivabili a causa proprio dei selvatici. La provincia di Novara è poi particolarmente in ritardo nella realizzazione dei piani di contenimento che come Coldiretti stiamo richiedendo da mesi”.
 
VENEZIA, FAUNA SELVATICA: 2 MIL I CINGHIALI IN ITALIA. GRAVI I DANNI IN AGRICOLTURA
 
Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni i cinghiali in Italia. E’ quanto stima la Coldiretti in occasione del blitz davanti a Montecitorio a Roma di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici. Tra questi, una delegazione di Venezia guidata dal presidente di Coldiretti Andrea Colla e il direttore Giovanni Pasquali insieme all’assessore alla mobilità del Comune di Venezia Renato Boraso, e il Consigliere del Comune di Spinea Giovanni Da Lio, entrambi condividendo e dimostrando vicinanza al mondo agricolo per questo grave disagio. “Nella nostra provincia fortunatamente non subiamo le incursioni dei cinghiali ma in campagna sono gravi i danni provocati ad esempio dalle nutrie e dalle volpi” commenta il presidente Andrea Colla vicino ai colleghi che oggi sono arrivati da tutta Italia per portare sotto gli occhi di tutti questo grave problema.
Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne. 
L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia la Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola con ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.
C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; c’è chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone. Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais o di girasoli sceglie alla fine di non seminare più. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – sottolinea Coldiretti – con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare.
Quella degli animali selvatici è infatti una minaccia diretta alla sicurezza delle persone – evidenzia Coldiretti – con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia. 
La proliferazione senza freni dei cinghiali – continua la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. 
Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali – spiega la Coldiretti – notevoli danni alla biodiversità. Si possono considerare le conseguenze negative sulla nidificazione degli uccelli che depositano le uova sul suolo o l’impatto sui piccoli mammiferi, come ad esempio i ghiri, che creano le loro tane nell’immediata superficie soprattutto contigua all’apparato radicale di piante.
 
GROSSETO: CINGHIALI, PER 81% ITALIANI VANNO FERMATI, LA MAREMMA A MONTECITORIO
 
Presente una nutrita delegazione della Coldiretti Grosseto con agricoltori provenienti da tutta la Maremma e dalla Toscana in generale, in Piazza Montecitorio a Roma alla manifestazione di Coldiretti per dire #bastacinghiali.
I dati parlano chiaro, oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. E’ quanto emerge dal primo Dossier Coldiretti/Ixe’ sull’emergenza animali selvatici in Italia, presentato in occasione del blitz in Piazza Montecitorio migliaia di agricoltori insieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini oltre a cittadini e rappresentanti delle istituzioni e dell’ambientalismo. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (Efsa) che ha appena lanciato un appello urgente agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana. Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.
La fauna selvatica rappresenta in generale – spiega l’indagine Coldiretti-Ixe’ – un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Nel mirino finisce soprattutto la presenza eccessiva di cinghiali, che il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione.
Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. Alla domanda su chi debba risolvere il problema, un italiano su 2 (53%) ritiene che spetti alle Regioni, mentre per un 25% è compito del Governo e un 22% tocca ai Comuni.
Molti i rappresentanti del Governo e del Parlamento di tutti gli schieramenti presenti ai quali il presidente di Coldiretti Prandini ha illustrato un pacchetto di misure da tradurre in un emendamento alla legge di Bilancio finalizzato a semplificare le norme che consentano alle Regioni di mettere a punto piani per il contenimento dei cinghiali e della fauna selvatica. La norma che assegna la competenza alle Regioni – secondo il presidente di Coldiretti – è fondamentale per dare certezze alle imprese agricole e garantire il futuro agli agricoltori. Si deve andare oltre alla caccia per dare risposte strutturali che consentano di ripristinare l’equilibrio ambientale che è stato visibilmente compromesso anche con l’intervento di personale specializzato.
 
CREMONA, EMERGENZA CINGHIALI, BLITZ A MONTECITORIO
 
Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni i cinghiali in Italia. E’ quanto ha stimato la Coldiretti, in occasione del blitz davanti a Montecitorio a Roma di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici. Stamattina in piazza Montecitorio c’era anche una delegazione di agricoltori, sindaci, amministratori locali cremonesi. Accanto a Mauro Donda, direttore di Coldiretti Cremona, c’erano, tra gli altri, i rappresentanti dei comuni di Castelvisconti, Acquanegra Cremonese, Soncino, Olmeneta, Paderno Ponchielli, Rivarolo del Re. Con l’intento di denunciare un’emergenza locale e nazionale, che non coinvolge più solo le aree rurali, ma è diventata un problema anche per i centri urbani, dove capita sempre più spesso di incontrare i cinghiali che attraversano le strade mettendo a rischio la sicurezza delle persone. In Lombardia, ad esempio – afferma la Coldiretti regionale – solo nel 2018 si sono verificati 180 schianti a causa di questi animali. Non stupisce quindi che, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, 3 italiani su 4 considerino la fauna selvatica un pericolo per la circolazione.
Tra gli agricoltori cremonesi, numerose sono le testimonianze di danni legati alle sempre più frequenti incursioni notturne dei cinghiali. “Da alcuni anni facciamo i conti con i danni alle colture causati dai cinghiali. In particolare nella zona di Scandolara Ravara siamo presi di mira – evidenzia l’agricoltore Claudio Cabrini –. L’anno scorso gli agricoltori miei confinanti hanno avuto importanti danni alle colture di mais, quest’anno è toccato a me. A una decina di giorni dalla semina del mais, i cinghiali hanno rovinato parte di un campo di circa due ettari. La loro azione è sistematica: entrano nel campo e fanno un solco, diritto come le file del seminato, per mangiare il chicco sotto terra”. “Ho dovuto riseminare quelle file del campo e poco dopo sono ritornati – prosegue –. Anche in questo sono sistematici: sono tornati nello stesso campo almeno tre o quattro volte, puntando e divorando sempre le stesse file. Dal canto mio, il prossimo anno rinuncerò a seminare mais in quella zona, proverò a introdurre altre colture, meno appetibili per i cinghiali”
“Il problema della fauna selvatica non riguarda solo gli agricoltori. La presenza così massiccia è un pericolo per tutti i cittadini” sottolinea Alberto Sisti, agricoltore e sindaco di Castelvisconti, oltre che consigliere provinciale a Cremona. “Da anni affrontiamo il problema delle nutrie, sempre più diffuse e dannose – rimarca –. Più recentemente si è aggiunto il problema dei cinghiali. Parliamo di animali di dimensioni significative e aggressivi. Nei nostri territori, penso ad un caso avvenuto recentemente, abbiamo avuto dei cani feriti dai cinghiali. E, anche in questo caso, non possiamo non considerare il grave pericolo legato all’attraversamento delle strade, soprattutto la notte, da parte di questi animali”.
Si aggiunge la testimonianza di Giuseppe Allodi, dell’azienda agricola “Allodi Giacomo”: “Negli anni scorsi abbiamo avuto danni significativi sulle colture di mais, nei campi che seminiamo nella zona di Martignana di Po. E’ una zona particolarmente colpita dai cinghiali – conferma –, siamo in molti a ricevere le loro visite notturne. Quest’anno ho alternato le colture, ho preferito seminare il sorgo, ma comunque i cinghiali hanno preso di mira quel campo, rovinando circa mezzo ettaro. Fortunatamente non ho mai avuto incontri ravvicinati. Colpiscono durante la notte. Al mattino ti rechi nei campi e trovi che parte del tuo lavoro è stato compromesso. E i danni aumentano di anno in anno”.
La proliferazione senza freni dei cinghiali – spiega la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale. Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali, notevoli danni alla biodiversità. Si possono considerare le conseguenze negative sulla nidificazione degli uccelli che depositano le uova sul suolo o l’impatto sui piccoli mammiferi, come ad esempio i ghiri, che creano le loro tane nell’immediata superficie soprattutto contigua all’apparato radicale di piante.
“A fronte di questa grave situazione, come Coldiretti abbiamo presentato un piano per ridurre i danni provocati dalla fauna selvatica – spiega Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona e Coldiretti Lombardia –. Occorre innanzitutto semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali, per realizzare interventi finalizzati al contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Dalla carne degli animali abbattuti, inoltre, potrebbe nascere una filiera Made in Italy tracciata che costituirebbe anche un’occasione di sviluppo e occupazione”.
 
FIRENZE-PISTOIA, CINGHIALI: SALGONO A 2 MLN, 1 OGNI 5 ABITANTI IN APPENNINO
 
Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni i cinghiali in Italia. E’ quanto stima la Coldiretti in occasione del blitz davanti a Montecitorio a Roma di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici.
“Dagli attacchi ai vigneti nel Chianti e in tutta la provincia di Firenze, a Prato e a Pistoia è tutto una emergenza –commenta Simone Ciampoli direttore di Coldiretti Firenze-Prato-Pistoia, in occasione del blitz davanti a Montecitorio.”
A Pistoia, domenica 10 novembre, chiuderanno addirittura 24 chilometri di autostrada, oltre a raccordo e tangenziale, per portar via frotte di animali selvatici dalla zona dell’Ospedale San Jacopo, a Sud della città, una zona pianeggiante una zona distante da colline e montagne, chiaramente non vocata alla proliferazione di cinghiali.
“È la conferma dell’enormità del fenomeno che abbraccia tutta la Piana e l’Appennino che ha raggiunto livelli insopportabili, non solo per le aziende agricole, che vedono i loro raccolti razziati –spiega Ciampoli-. Qui oltre alle imprese agricole, chiudono anche una delle arterie più trafficate d’Italia, la Firenze-Mare”.
A conclusione della manifestazione promossa dalla Coldiretti in Piazza Montecitorio a Roma, il presidente Coldiretti Ettore Prandini ha chiesto un piano straordinario per garantire la sicurezza nelle città e nelle campagne dove i cinghiali causano ogni anno danni stimati in almeno 200 milioni alle colture, ma a preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie e soprattutto gli incidenti stradali in grande aumento.
Alla manifestazione hanno aderito centinaia di Sindaci, dei sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil e delle associazioni dell’ambientalismo e dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Centro Consumatori Italia, Aiab, Associazione per l’agricoltura biodinamica e Legambiente che hanno condiviso le preoccupazioni alla base dell’iniziativa.
Ai rappresentanti del Governo e del Parlamento di tutti gli schieramenti presenti Prandini ha illustrato un pacchetto di misure da tradurre in un emendamento alla legge di Bilancio finalizzato a semplificare le norme che consentano alle regioni di mettere a punto piani per il contenimento dei cinghiali e della fauna selvatica.  La norma che assegna la competenza alle Regioni – secondo il presidente di Coldiretti – è fondamentale per dare certezze alle imprese agricole e garantire il futuro agli agricoltori. Si deve andare oltre alla caccia per dare risposte strutturali che consentano di ripristinare l’equilibrio ambientale che è stato visibilmente compromesso anche con l’intervento di personale specializzato. Apprezziamo gli impegni assunti dai parlamentari di tutti gli schieramenti nel sottolineare pero’ che se le commissioni parlamentari, dall’Agricoltura all’ambiente e alle Finanze, non voteranno il provvedimento torneremo in piazza ma questa volta – ha concluso Prandini – non in modo così pacifico perché “siamo esasperati”.
Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne.
L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia la Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola con ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.
C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; c’è chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone. Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais o di girasoli sceglie alla fine di non seminare più. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – sottolinea Coldiretti – con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare.
Quella degli animali selvatici è infatti una minaccia diretta alla sicurezza delle persone – evidenzia Coldiretti – con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia.
La proliferazione senza freni dei cinghiali – continua la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale.
Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali – spiega la Coldiretti – notevoli danni alla biodiversità. Si possono considerare le conseguenze negative sulla nidificazione degli uccelli che depositano le uova sul suolo o l’impatto sui piccoli mammiferi, come ad esempio i ghiri, che creano le loro tane nell’immediata superficie soprattutto contigua all’apparato radicale di piante.
Sempre nelle aree boschive – conclude la Coldiretti – sono poi ben conosciuti i danni provocati dagli spostamenti di questa specie golosa di frutti spontanei come i tartufi che rappresentano, per molti territori una vera ricchezza non solo biologica quanto economica costituendo una fonte integrativa di reddito per molti residenti.
 
PARMA, CINGHIALI: SALGONO A 2 MLN, 1 OGNI 5 ABITANTI IN APPENNINO
 
Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni i cinghiali in Italia. E’ quanto stima la Coldiretti in occasione del blitz davanti a Montecitorio a Roma di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici, a cui ha partecipato anche una nutrita delegazione di Coldiretti Parma.
Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza Montecitorio un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade e dei danni nelle campagne.
L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia la Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola con ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
Un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole.
 C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; c’è chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; c’è chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone. Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais o di girasoli sceglie alla fine di non seminare più. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – sottolinea Coldiretti – con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare.
Quella degli animali selvatici è infatti una minaccia diretta alla sicurezza delle persone – evidenzia Coldiretti – con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia.
 La proliferazione senza freni dei cinghiali – continua la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale.
Proprio le modalità di ricerca di cibo attraverso una cospicua attività di scavo ben visibile sui campi coltivati provoca, infatti, anche su superfici naturali – spiega la Coldiretti – notevoli danni alla biodiversità. Si possono considerare le conseguenze negative sulla nidificazione degli uccelli che depositano le uova sul suolo o l’impatto sui piccoli mammiferi, come ad esempio i ghiri, che creano le loro tane nell’immediata superficie soprattutto contigua all’apparato radicale di piante.
Sempre nelle aree boschive – conclude la Coldiretti – sono poi ben conosciuti i danni provocati dagli spostamenti di questa specie golosa di frutti spontanei come i tartufi che rappresentano, per molti territori una vera ricchezza non solo biologica quanto economica costituendo una fonte integrativa di reddito per molti residenti.
 
FRIULI VENEZIA GIULIA, A ROMA CONTRO L’INVASIONE DEI CINGHIALI; 15MILA IN FRIULI
 
Sono15mila i cinghiali in Friuli Venezia Giulia. La stima della Coldiretti Fvg arriva nel giorno della manifestazione nazionale che vede una delegazione regionale della Federazione a Roma a testimoniare la gravità di un fenomeno che devasta i campi e costringe gli agricoltori alla risemina.  «Il nodo – conferma il presidente di Coldiretti Fvg Michele Pavan – sono normative superate che impediscono di ridurre la popolazione dei cinghiali, e dunque si tratta di agire a monte. Come denunciamo da tempo, tuttavia, la presenza incontrollata di cinghiali, ungulati, corvidi, colombi e altro è diventata insopportabile. Non è più possibile seminare, vedersi invasi dai cinghiali e dover riseminare un’altra volta».
Di qui la convinta presenza al blitz davanti a Montecitorio, assieme a migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali e ambientalisti contro l’invasione di cinghiali (più che raddoppiati in Italia negli ultimi dieci anni, si è superata quota 2 milioni) e animali selvatici. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema, gli agricoltori della Coldiretti hanno provocatoriamente portato in piazza un pentolone gigante di polenta e di spezzatino di cinghiale, oltre a cartelli con le foto degli incidenti provocati sulle strade del Paese (10mila all’anno causati dagli animali selvatici, 13 morti da gennaio a settembre 2019, erano stati 11 nel 2018) e dei danni nelle campagne.
C’è chi si è trovato un centinaio di cinghiali a pochi metri dalla porta di casa; chi raccoglieva il mais di sera col trattore seguito passo passo dal branco che mangiava le pannocchie rimaste, senza essere neppure disturbato dal rumore; chi ha visto i cinghiali arrampicarsi sulle vigne per mangiare l’uva. Una situazione che costringe le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo. Chi si è visto distruggere più volte il campo di mais o di girasoli sceglie alla fine di non seminare più. Il rischio è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa la costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – sottolinea Coldiretti – con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare. «Non è più solo una questione di risarcimenti, ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione – sottolinea il presidente nazionale Ettore Prandini –. Serve agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni, avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi, rendere ancora più efficaci i piani di contenimento e allargare le maglie di intervento perché altrimenti la questione è destinata a peggiorare».
 
PAVIA, EMERGENZA CINGHIALI, ANCHE I PAVESI IN MOBILITAZIONE A ROMA
 
Non è mai stato così alto a Pavia l’allarme per l’invasione di cinghiali e di altri animali selvatici che distruggono raccolti agricoli, assediano stalle e causano incidenti stradali, recando pericoli concreti per la salute e la sicurezza di agricoltori e cittadini. Un’emergenza diffusa su tutto il territorio pavese, dalla pianura all’alta collina, con preoccupanti risvolti sociali, economici, occupazionali e ambientali denunciati da Coldiretti questa mattina con il blitz in piazza Montecitorio a Roma.
In piazza sono scesi migliaia di agricoltori, allevatori, pastori insieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini oltre a cittadini e rappresentanti delle istituzioni e dell’ambientalismo. E alla manifestazione ha partecipato anche una delegazione pavese guidata dal Presidente di Coldiretti Pavia Stefano Greppi e dal Direttore Rodolfo Mazzucotelli. Presenti a Roma anche sindaci e amministratori locali con la fascia tricolore per far sentire la voce del territorio pavese, insieme agli imprenditori agricoli più colpiti.
Quella dei cinghiali, delle nutrie e degli altri animali selvatici, infatti, è una proliferazione senza freni che sta mettendo a rischio anche l’equilibrio ambientale, a partire dall’alta collina ma non solo. Un’emergenza nazionale – spiega Coldiretti – che non coinvolge più solo le aree rurali ma è un problema anche per i centri urbani, dove capita sempre più spesso di incontrare i cinghiali che attraversano le strade mettendo a rischio la sicurezza delle persone. In Lombardia, ad esempio – afferma Coldiretti– solo nel 2018 si sono verificati 180 schianti a causa di questi animali. Non stupisce quindi che, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, sull’emergenza animali selvatici in Italia realizzata per la manifestazione di questa mattina, 3 italiani su 4 considerano la fauna selvatica un pericolo per la circolazione. Infatti il numero di incidenti gravi con morti o feriti causati dalla fauna selvatica, è aumentato dell’81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018, secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat. 
“Non è più solo una questione di risarcimenti, ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Serve agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni e avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi – sottolinea Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – Bisogna rendere ancora più efficaci i piani di contenimento e allargare le maglie di intervento, altrimenti la questione è destinata a peggiorare”.
In prima linea contro l’invasione dei cinghiali ci sono gli agricoltori, che ogni anno subiscono danni alle coltivazioni per centinaia di migliaia di euro. Nel 2018 la Regione ha dovuto rimborsare gli agricoltori per 1,2 milioni di euro a causa dei danni da fauna selvatica, mentre sono stati 803 gli incidenti stradali causati da questi animali sempre in Lombardia. A Pavia nel 2019 i piani di controllo regionale hanno portato all’abbattimento di 121 capi, la caccia collettiva di altri 275 e la caccia collettiva di ulteriori 403 per un totale di 799. Oltre 8 italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero: è quanto emerge primo Dossier Coldiretti/Ixe’ sull’emergenza animali selvatici in Italia, presentato in occasione del blitz in Piazza Montecitorio.
“I risultati dell’indagine sono la prova evidente del fatto che ormai anche la maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici come una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” conclude il Presidente di Coldiretti Pavia Stefano Greppi, nel sottolineare l’esigenza di intervenire al più presto.
 
TOSCANA, CINGHIALI: COLDIRETTI/IXE’, PER 81% ITALIANI VANNO FERMATI
 
Dalla Toscana in Piazza Montecitorio per dire #bastacinghiali, la delegazione guidata dal Presidente Filippi a Roma alla manifestazione di Coldiretti insieme agli imprenditori agricoli, alle istituzioni e dirigenza Toscana.
I dati parlano chiaro, oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. E’ quanto emerge dal primo Dossier Coldiretti/Ixe’ sull’emergenza animali selvatici in Italia, presentato in occasione del blitz in Piazza Montecitorio migliaia di agricoltori, allevatori, pastori insieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini oltre a cittadini e rappresentanti delle istituzioni e dell’ambientalismo. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (Efsa) che ha appena lanciato un appello urgente agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana. Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.
La fauna selvatica rappresenta in generale – spiega l’indagine Coldiretti-Ixe’ – un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Nel mirino finisce soprattutto la presenza eccessiva di cinghiali, che il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione.
Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. Alla domanda su chi debba risolvere il problema, un italiano su 2 (53%) ritiene che spetti alle Regioni, mentre per un 25% è compito del Governo e un 22% tocca ai Comuni.
“I risultati dell’indagine sono la prova evidente del fatto che ormai anche la maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici come una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” denuncia il presidente della Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi nel sottolineare l’esigenza di intervenire al più presto. È finito il tempo dei discorsi ora serve azione – prosegue Filippi – e distinguiamo la caccia dal controllo. La caccia non è la soluzione del problema anzi ne è una con causa importante, la soluzione sono gli interventi di controllo da fare tutto l’anno laddove se ne presenti la necessità”. Il Presidente Filippi cita poi l’intervento del Presidente di Federparchi Sammuri a rappresentanza del manuale di quello che occorre mettere in pratica.
 
VARESE, CINGHIALI: INVADONO CAMPI E STRADE, VARESE IN PIAZZA MONTECITORIO
                                                                                                                                                                                                                                  
Un bollettino di guerra che si aggiorna ogni giorno: nell’area prealpina, le devastazioni di cinghiali e selvatici nei campi sono quotidiane e di dimensioni sempre maggiori in ampie aree del Varesotto. Un problema che si trasferisce anche sulle nostre strade, dove il rischio di incidenti provocati da questi animali è elevato, con rischi evidenti per gli automobilisti che attraversano le strade da un capo all’altro della provincia.
È quanto evidenzia Coldiretti Varese in occasione della più grande manifestazione mai realizzata prima in piazza Montecitorio a Roma contro l’invasione degli animali selvatici, a cui hanno partecipato anche gli agricoltori e gli allevatori della nostra provincia insieme ai rappresentanti delle istituzioni: molti anche i giovani, in testa il delegato varesino di Coldiretti Giovani Impresa Enrico Montonati.                                                                                                                                       
“Un’emergenza territoriale e nazionale – evidenzia il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – che non coinvolge più solo le aree rurali, ma è un problema anche per i centri urbani, dove capita sempre più spesso di incontrare i cinghiali che attraversano le strade mettendo a rischio la sicurezza delle persone. In Lombardia, ad esempio solo nel 2018 si sono verificati 180 schianti a causa di questi animali. Non stupisce quindi che, secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, 3 italiani su 4 considerano la fauna selvatica un pericolo per la circolazione. I danni alle imprese sono ingentissimi, con un bilancio che continua a peggiorare”.                                                                                                                                           
In prima linea contro l’invasione dei cinghiali ci sono gli agricoltori che ogni giorno subiscono danni alle coltivazioni per centinaia di migliaia di euro all’anno. Come Paolo Martinelli che conduce, con la sua famiglia, due aziende agricole a indirizzo zootecnico nelle aree montane della provincia di Varese, l’una in Valcuvia, l’altra in Valceresio, zona di confine con la Svizzera. 900 i capi in stalla, con dieci persone impiegate: con il latte munto nei due siti produttivi (conferito ad un consorzio di cui l’azienda è parte) viene prodotto un Gorgonzola Dop molto pregiato, di qualità Riserva.
“Coltiviamo direttamente i cereali con cui alimentiamo il bestiame, occupando unitamente ai prati a fieno circa 200 ettari in varie località montane, areali che più d’altri evidenziano il ruolo di presidio territoriale svolto dall’agricoltura. I danni provocati dai cinghiali si susseguono da circa 20 anni. Inizialmente, per il primo decennio, il fenomeno poteva dirsi sotto controllo, poi è letteralmente esploso, interessando almeno il 50% delle aree coltivate.  I danni più gravi si hanno nel corso della maturazione cerosa del mais, ma anche in questi giorni le incursioni continuano a ripetersi su prati e terreni delle zone umide: da circa 5 anni a questa parte le dimensioni del fenomeno sono preoccupanti, e le azioni di controllo sono insufficienti. Le perdite economiche sono ingenti, e aggravate dal fatto che i risarcimenti danni da fauna sono considerati “Aiuti di Stato” e quindi assoggettati dal regime del De Minimis: ciò impedisce alla mia impresa di ottenere il giusto risarcimento a seguito dei danni subiti, che posso quantificare con una media annuale tra i 25.000 e i 30.000 euro”.
Negli ultimi dieci anni i cinghiali hanno raggiunto i due milioni di esemplari in Italia, “con una proliferazione incontrollata e senza freni – conclude Fiori – che nel nostro territorio è particolarmente evidente e sta mettendo a rischio anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali, distruggendo nidi di uccelli e tane degli altri animali, senza contare i rischi legati alla tenuta dei terreni danneggiati. Come ha evidenziato il presidente regionale Paolo Voltini, fronte di questa grave situazione come Coldiretti abbiamo presentato un piano per ridurre i danni provocati dalla fauna selvatica. Occorre innanzitutto semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli enti locali, per realizzare interventi finalizzati al contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Dalla carne degli animali abbattuti, inoltre, potrebbe nascere una filiera Made in Italy tracciata che costituirebbe anche un’occasione di sviluppo e occupazione”.
 
CAMPANIA, CINGHIALI: COLDIRETTI, 10MILA INCIDENTI STRADALI ALL’ANNO, 13 MORTI
 
In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in occasione del blitz davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città. Presente a Roma anche la delegazione di Coldiretti della Campania, guidata dal vicepresidente nazionale Gennarino Masiello.
Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat. Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – evidenzia Coldiretti – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti.
E se su arterie statali, provinciali e comunali non ci sono quasi mai reti di respingimento contro i selvatici, sulle autostrade invece – sottolinea la Coldiretti – si trovano le protezioni ma non sempre sono efficaci visto che una delle 13 vittime del 2019 è stata causata sulla A1 da un branco di cinghiali arrivato sulla carreggiata scavando un cunicolo sotto la rete divisoria fra l’asfalto e la campagna circostante. Migliaia di incidenti da nord a sud della Penisola fanno registrare danni per milioni di euro fra costi per riparazioni meccaniche e di carrozzeria alle auto e spese sanitarie per le persone rimaste ferite e contuse.
Ma si tratta – evidenzia la Coldiretti – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati. Nel 2018 un incidente grave su 5 provocato dai selvatici è avvenuto di notte – spiega Coldiretti – ma sono le ore dell’alba e quelle del crepuscolo le più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.
“Non è più solo una questione di risarcimenti – afferma il presidente Gennarino Masiello – ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Serve agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni ed avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi. Bisogna rendere ancora più efficaci i piani di contenimento e allargare le maglie di intervento perché in caso contrario la questione è destinata a peggiorare”.
 
CUNEO, CINGHIALI: A RISCHIO PUBBLICA SICUREZZA E PATRIMONIO AGROALIMENTARE
 
Ogni anno nella Granda vengono dichiarati 200 incidenti stradali causati da cinghiali e il 63% dei danni all’agricoltura provocati da fauna selvatica è imputabile a cinghiali
Ogni anno in Italia 10.000 incidenti stradali sono causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019, di cui uno sulla tangenziale di Alba la scorsa estate. È quanto emerge da una stima Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps in occasione del blitz contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti, a cui ha preso parte anche una nutrita delegazione di Coldiretti Cuneo.
Al fianco degli agricoltori si sono schierati esponenti delle Istituzioni, Sindaci con i gonfaloni e i rappresentanti dei sindacati, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, dell’ambientalismo e delle Associazioni dei consumatori come Symbola, Terranostra, Federparchi, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Centro Consumatori Italia, Apab e Legambiente che ha condiviso le preoccupazioni alla base dell’iniziativa. Tra gli altri, presenti anche il Ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova, il leader della Lega, Matteo Salvini, il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, dei M5S, e Luca Ciriani, Presidente del gruppo di FdI al Senato.
Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione la presenza di animali selvatici e di cinghiali. Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato dell’81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat. Oltre 8 italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. È quanto emerge dal primo Dossier Coldiretti/Ixe’ sull’emergenza animali selvatici in Italia.
In provincia di Cuneo sono 200 gli incidenti stradali causati da cinghiali che in media vengono dichiarati ogni anno, un dato in costante crescita.
Ingenti anche i danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica nella Granda che – secondo gli ultimi dati disponibili, resi noti nel Piano provinciale per il controllo della specie cinghiale – ammontano nel 2017 ad oltre 723.000 euro, di cui 454.000 (ossia il 63%) imputabile a cinghiali. Un’incidenza che mostra un trend in crescita negli ultimi anni.
“Grande presenza di parlamentari, Sindaci e Amministratori del nostro territorio, sia di maggioranza sia di minoranza, a testimonianza di quanto la tematica sia sentita ed importante – commenta Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo –. L’impegno preso è stato quello di modificare, già nell’attuale Legge di Bilancio, la Legge 157 sulla caccia proprio perché si sta assistendo ad un aumento continuo dei danni, delle aggressioni e degli incidenti che causano, purtroppo, vittime. Occorre, innanzitutto, semplificare la normativa attuale responsabilizzando gli Enti locali ad effettuare interventi per il contenimento del numero dei cinghiali che abbiano anche un impatto positivo sull’ambiente. Si assiste, ormai, all’incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali salito a 2 milioni in Italia. Oltretutto molti non denunciano neanche gli incidenti poiché scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni”.
“L’eccessiva presenza dei selvatici – prosegue Moncalvo – rappresenta un rischio per il nostro agroalimentare e mette in seria difficoltà l’attività delle imprese. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che, con coraggio, continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Cuneo. La tutela dell’ambiente non deve farci dimenticare la sicurezza stradale, per questo serve agire con tempestività, specificatamente nelle aree collinari e montane, dove l’agricoltura è più difficoltosa, in cui si sono già persi oltre il 50% delle superfici coltivabili a causa proprio dei selvatici”.
 
CREMONA, GRANDE PARTECIPAZIONE PER “LE RADICI DELLA STORIA DELLA COLDIRETTI”
 
“Alle radici della storia della Coldiretti: l’ispirazione alla dottrina sociale”. Questo il tema del convegno proposto dalla Coldiretti ieri sera a Cremona in San Vitale, per offrire una riflessione sulla storia della prima associazione agricola italiana ed europea, che associa 1,6 milioni di imprenditori agricoli.
Occasione è stata la presentazione del libro “La gente dei campi e il sogno di Bonomi – La Coldiretti dalla fondazione alla Riforma Agraria”, edito da Laurana, con la presenza dell’autore Nunzio Primavera, giornalista esperto sui temi sindacali, economici e agroalimentari, e di don Paolo Bonetti, consigliere ecclesiastico nazionale della Coldiretti. La serata è stata introdotta da Mauro Donda, Direttore di Coldiretti Cremona, ed ha visto la partecipazione di mons. Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona.
Nel suo intervento, Nunzio Primavera ha ricordato la figura di Paolo Bonomi, giovane partigiano cattolico di famiglia contadina originario di Romentino (Novara), il fondatore della Federazione Nazionale dei Coltivatori Diretti, nata il 30 ottobre 1944 a Roma, “per realizzare il sogno di dare dignità economica, politica e sociale alle famiglie coltivatrici: otto milioni di italiani che erano senza diritti e tutele sociali, mai considerati giuridicamente ed economicamente come categoria lavoratrice”. 
Primavera ha descritto il rapporto di stima fra Paolo Bonomi e il giovane sacerdote Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI (la stima del Papa per Bonomi è grande, testimoniata dalle parole rivolte da Paolo VI nel discorso del 27 marzo 1968 a 15mila coltivatori in San Pietro: «Pochi uomini hanno operato sulla scena della vita pubblica italiana, dopo la guerra ad oggi nel nostro Paese, con pari tenacia, con pari dedizione, con pari chiaroveggenza dei problemi reali, sia nel campo sociale che nel campo economico, come in quello organizzativo, quanto l’onorevole Paolo Bonomi, il quale ha saputo imprimere alla Confederazione nazionale dei coltivatori diretti una coscienza unitaria ed operosa, che ne fa una delle espressioni migliori e caratteristiche della rinascita moderna della vita nazionale»). Ha citato il grande legame tra la Coldiretti e Papa Pio XII (“Pio XII ha un affetto che non verrà mai meno verso l’organizzazione degli agricoltori, che si ispira ai valori della tradizione e della dottrina sociale cristiana”), l’attenzione per il mondo contadino di un altro grande Papa, Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli (fratello di uno dei fondatori della Coldiretti bergamasca), “il Papa della gente dei campi”.
Il giornalista ha inoltre rimarcato tutto il valore dell’incontro e della collaborazione fra Bonomi e Alcide De Gasperi, ma anche l’amicizia, durata tutta la vita, con Aldo Moro.
Tanti i passaggi di un intervento che ha trasmesso grande forza e grande orgoglio alla folta platea di agricoltori, dirigenti e funzionari della Coldiretti raccolti in San Vitale.
E’ seguita la riflessione del Consigliere ecclesiastico nazionale, don Paolo Bonetti. “C’è uno stretto legame tra il passato di Coldiretti e il suo presente. Paolo Bonomi è stato un pioniere del sindacalismo agricolo di ispirazione cristiana. Con doti organizzative uniche. Era un uomo di forte spiritualità. Per questo era un uomo capace di dare vigore alla sua azione sociale. Ed era aiutato da un discernimento intelligente, realista, lungimirante” ha detto. “Bonomi ha ispirato l’azione della Coldiretti alla scuola sociale cristiana perché ne ha colto e condiviso la visione alta della vita e della persona. In quella visione ha fondato la propria opera volta a valorizzare l’agricoltura, che non poteva restare un settore marginale, ma doveva essere riconosciuta fondamentale per l’economia e per la società”. “Ispirato dalla dottrina sociale della Chiesa ha operato per dare volto, identità, rilevanza sociale, reddito, agli uomini e alle donne della campagna, trasformando una massa in popolo. In un soggetto con diritti e con doveri: il coltivatore diretto”.
Il Vescovo Napolioni ha definito la serata proposta da Coldiretti Cremona “una importante sosta di riflessione”, occasione per ripensare alle “radici splendide di cui giustamente andate orgogliosi”.
Ha quindi invitato la platea a fare propria la lettera enciclica di Papa Francesco, “Laudato si’, sulla cura della casa comune”, un’enciclica sull’ecologia integrale in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia e la pace interiore sono inseparabili. Il Vescovo ha analizzato e proposto una preghiera, tratta dall’enciclica, che richiama all’amore e al rispetto per tutte le creature, alla cura del creato, all’attenzione agli altri, alla volontà di sentirsi “strumenti dell’affetto di Dio per tutti gli esseri di questa terra”.
Sono seguiti gli interventi di alcuni fra i numerosi agricoltori presenti all’incontro. Carlo Maria Recchia, delegato dei giovani, ha evidenziato la forza della Coldiretti “una forza amica del paese, che si assume la responsabilità di guidare azioni che parlano di trasparenza, di attenzione alla salubrità del cibo, all’origine garantita, di difesa dell’agricoltura e dell’ambiente”. Maria Paglioli, responsabile provinciale di Donne Impresa, ha testimoniato il ruolo delle donne in agricoltura e si è detta orgogliosa di essere parte di un’organizzazione che per prima ha lottato per dare dignità e tutela al lavoro delle contadine. Mauro Berticelli, vicepresidente della Coldiretti, ha sottolineato il valore di una serata che ha offerto spunti importanti, certamente da approfondire con la lettura del libro donato a tutti i partecipanti, “una serata nel segno della cultura, della riflessione sulla storia della Coldiretti che è anche la storia d’Italia”.
“Siamo orgogliosi della nostra storia e del tratto fin qui percorso, a difesa dell’agricoltura italiana, degli interessi delle aziende agricole che pienamente si sposano con i valori del nostro territorio” ha sottolineato Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Cremona e Coldiretti Lombardia, nel dare a tutti appuntamento alla 69esima edizione della Giornata provinciale del Ringraziamento, che quest’anno la Coldiretti provinciale vivrà a Crema, domenica 17 novembre, alle ore 11 nella Cattedrale, con la santa Messa celebrata da mons. Daniele Gianotti, Vescovo di Crema.
 
 
Appuntamenti
 
 
VICENZA, “LE TUTELE DEL MADE IN ITALY E LE AGROMAFIE” CON GIAN CARLO CASELLI
Oggi
 
“Le tutele del made in Italy e le agromafie” è il tema del convegno che avrà luogo giovedì 7 novembre alle 18 a Palazzo Chiericati, a Vicenza. Promosso da Coldiretti Vicenza e Veneto, l’evento è reso possibile grazie alla Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare e Libera, con il patrocinio del Comune di Vicenza e della Regione del Veneto ed il contributo della Camera di commercio di Vicenza.
A catalizzare l’attenzione, dopo il saluto della autorità, sarà l’intervento del presidente del Comitato scientifico Fondazione “Osservatorio Agromafie”, Gian Carlo Caselli, cui seguiranno Gianluca Fregolent, direttore Agroambiente, programmazione e gestione ittica e faunistico venatoria della Regione del Veneto e Gianna Di Danieli, esperta in materia.
L’incontro, moderato da don Luigi Tellatin dell’Associazione Libera di Vicenza, sarà introdotto dalle musiche del cantautore Davide Peron, mentre le conclusioni saranno affidate al presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola.
Al termine dell’incontro verrà proposto un agri-aperitivo a cura degli Agriturismi Terranostra – Campagna Amica di Vicenza.
 
VENEZIA: L’ORTO GIARDINO DI CASA DI ANNA: UNA TERAPIA A CIELO APERTO
Venerdì 8 Novembre
 
Si terrà domani 8 Novembre alle ore 10.30 presso la fattoria sociale Casa di Anna in via Giuseppe Sardi n. 16 a Zelarino, la presentazione dei primi risultati degli effetti dell’Ortogiardino. “Da cinque mesi la sperimentazione del nostro orto è avviata con ragazzi afflitti da problematiche mentali ed ora verrà frequentato anche da scuole, bambini, anziani e abbiamo il piacere di condividere l’efficacia di questa prima esperienza e le nostre aspettative future” afferma Piero Pellegrini, titolare di Casa di Anna. A dare il proprio contributo domani sarà il dott. Gianfranco Pozzobon, direttore dei servizi Socio –Sanitari Ulss3 Serenissima che illustrerà come questo progetto rappresenti un ponte tra generazioni. Durante la mattinata si potrà avere un diretto riscontro di come avviene l’esperienza didattico terapica nell’Orto vista la presenza in campo di bambini e anziani impegnati con un laboratorio di piante aromatiche.
Il progetto inoltre gode del finanziamento del PSR 2014-2020 agricoltura, Misura 16.9.1.grazie ai fondi della Unione Europea si consentirà dunque una progettualità triennale, che vedrà coinvolti presso la Fattoria Sociale Casa di Anna i bambini degli Istituti scolastici del territorio con gli anziani degli istituti Mariutto di Mirano e IRE di Venezia, in attività socioeducative legate alle erbe aromatiche e intergenerazionali.Tra l’altro sarà effettuata anche una sperimentazione sui malati di Alzheimer con le tecniche dell’ ortoterapia.
La novità interessante e sostanziale è che tale progetto, dal forte valore innovativo, sarà accompagnato da una ricerca metodologica e scientifica sui benefici dell’attività, presieduta dalla Dott.ssa Francesca Meneghello neuropsichiatra dell’Istituto San Camillo degli Alberoni e docente allo IUSV dei Salesiani di Mestre. L’ortogiardino di Casa di Anna, può contare su una collezione di ben 142 specie diverse di erbe aromatiche e officinali, con aiuole rialzate per facilitarne la coltivazione, e rappresenta un esempio unico nel Veneto inserendosi perfettamente nelle attività della fattoria sociale ” Casa di Anna” che ospita circa 30 persone in disagio lavorativo.
“La realtà di casa di Anna è un esempio di fattoria innovativa” afferma Giovanni Pasquali direttore di Coldiretti Venezia – “ed è positivo che il valore del progetto sia stato riconosciuto dalla Regione con il finanziamento del Psr, una boccata di ossigeno per un progetto che coniuga l’agricoltura con il sociale, dando vita ad una dimensione etica d’impresa, capace di convogliare la propria attenzione più sulle persone oltre che sul prodotto.” La conferenza stampa cui parteciperanno il Dott.Gianfranco Pozzobon direttore servizi sociali AULSS3 Serenissima, I Presidenti di IRE e Mariutto, la Direttrice del Plesso scolastico statale di Mestre Gazzera e i fondatori della casa di Anna sarà seguita da un buffet a base degli ortaggi ed erbe aromatiche bio della fattoria nonché da una selezione di vini frizzanti bio del Veneto.
 
MANTOVA: MERCATO LUNGORIO, NOI APERTI A TUTTI. SERVE NUOVO BANDO
Sabato 9 novembre
 
“Sabato il mercato di Campagna Amica sul Lungorio proseguirà regolarmente, celebrando come sempre un prodotto di stagione, la castagna, secondo la filosofia della stagionalità, della tutela dell’origine e della promozione del Made in Italy. In questi mesi il mercato di Campagna Amica è stato sempre aperto a tutte le aziende e ha ospitato anche realtà presenti con la gestione precedente. Tutto ciò è sufficiente a smentire chi strumentalizza posizioni che nei fatti non esistono. Per questi motivi attendiamo che il Comune, con responsabilità e trasparenza, pubblichi un nuovo bando per l’assegnazione delle aree. Sarebbe spiacevole che a farne le spese fossero i cittadini”.
Così il presidente di Agrimercato, Giuseppe Groppelli.
Sabato sul mercato del Lungorio si potranno trovare le caldarroste preparate dall’azienda agricola di Elsa Bortolotti di Viadana, con le castagne raccolte in Toscana secondo un’usanza secolare.
 
BASILICATA: PREVENZIONE DELL’INDEBITAMENTO E RICORSO AL CREDITO ILLEGALE
Venerdì 8 novembre
 
Domani,  8 novembre, alle ore 15 e 30, presso la sede sociale della “Cantina di Venosa”, il presidente dell’Unione Europea delle Cooperative, Gherardo Colombo, ex giudice della Corte di Cassazione, storico componente del pool di Mani Pulite e magistrato protagonista di importanti inchieste della storia repubblicana, e il presidente della Fondazione Nazionale Interesse Uomo Onlus, don Marcello Cozzi, si incontreranno per sottoscrivere un importante protocollo d’intesa, a carattere nazionale,  volto a favorire il raggiungimento di obiettivi di inclusione economica, sociale e finanziaria, nella prospettiva di una sempre più efficace opera di prevenzione dei fenomeni del ricorso all’indebitamento e al credito illegale.
 
PADOVA: IL PESCE DELL’ADRIATICO AL MERCATO COPERTO DI PADOVA
Sabato 9 novembre
 
Le sarde appena pescate saranno messe sulla griglia per la degustazione di sabato mattina, 9 novembre, al Mercato Coperto di Campagna Amica Padova, nella giornata dedicata al pesce dell’Adriatico. E’ il primo appuntamento padovano del gemellaggio fra gli agricoltori di Coldiretti e i Casoni della Fogolana di Codevigo: dopo il successo delle cene a tema ospitate ai Casoni in collaborazione con la cooperativa Terre di Mezzo, una rassegna che tra settembre e ottobre ha coinvolto numerosi produttori agricoli e centinaia di persone interessate a conoscere le tipicità di casa nostra, ora il gemellaggio prosegue al Mercato Coperto di Padova, in via Vicenza 23, sempre alla scoperta delle tipicità dell’agricoltura padovana.
Anche la pesca rientra fra le attività agricole venete e sabato la rassegna apre appunto con il pescato fresco dell’Adriatico, presentato dalla Società Agricola Alissa. Il pesce appena pescato arriverà a Padova fin dal primo mattino dove verrà cotto alla griglia e offerto in degustazione ai clienti del mercato contadino aperto ogni sabato mattina e mercoledì pomeriggio in via Vicenza. Un assaggio che restituisce tutto il sapore del pesce e del mare, accompagnato dal pane fresco e dal vino Doc, insieme ad altre tipicità offerte dagli agricoltori. Il gemellaggio fra il Mercato Coperto e i Casoni della Fogolana, con il patrocinio del Comune di Padova e del Comune di Codevigo, proseguirà fino agli inizi di dicembre ogni sabato mattina, dalle 8 alle 13, con la presentazione dei principali prodotti dell’agricoltura padovana di stagione: i radicchi veneti, la zucca, le patate americane e l’innovativa alga spirulina. Ad ogni appuntamento saranno presenti i produttori che illustreranno le caratteristiche e le tecniche di coltivazione e offriranno dei gustosi assaggi grazie ai tutor o agli agrichef di Coldiretti.
Come sempre le oltre venti aziende agricole di Campagna Amica Coldiretti Padova presentano il meglio delle tipicità fresche e di stagione del territorio, con molte proposte per l’autunno a tavola, dalla frutta alla verdura fresca, dalla carne ai latticini, dal miele e vino alle confetture, dal pane alle piante. C’è anche la possibilità di farsi consegnare la spesa gratuitamente a domicilio grazie ad un pratico furgone elettrico messo a disposizione dal Mercato per raggiungere i clienti direttamente a casa. Tutte le informazioni durante l’orario di apertura.
Il Mercato Coperto Padova km 0 ospita, in uno stabile da 600 metri quadrati completamente ristrutturato, circa venti aziende agricole padovane che hanno intrapreso con convinzione la strada della vendita diretta. Il mercato è aperto ogni sabato mattina dalle 8 alle 13 e mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 19. Sulla pagina Facebook Mercato Coperto Padova Km0 saranno puntualmente riportate tutte le novità sulle iniziative del mercato coperto di Padova.
 
VICENZA: 69A GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO A BRESSANVIDO
Domenica 10 novembre
 
Sarà Rosà, quest’anno, la città vicentina che ospiterà la 69a Giornata provinciale del Ringraziamento. Si rinnova per gli agricoltori di Coldiretti l’antica tradizione della Festa del Ringraziamento, con l’appuntamento domenica 10 novembre a Rosà.
Ad accogliere agricoltori e cittadini, che arriveranno da tutta la provincia berica, sarà una sfilata di oltre 100 fra trattori e macchine agricole, mentre la celebrazione della santa messa sarà affidata a don Matteo Pasinato e dal parroco di Rosà don Angelo Corradin.
L’appuntamento riunisce la base associativa in un momento di festa, ma propone spunti e riflessioni sul presente ed il futuro del settore primario.
“La Giornata del Ringraziamento è una ricorrenza dal significato particolare per tutta la comunità cristiana e, in modo particolare, per gli agricoltori – commenta il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – è un momento in cui rendiamo grazie a Dio per i frutti della terra ed è l’espressione dell’impegno della nostra Organizzazione, non solo nel garantire l’efficienza delle imprese e la loro presenza in un mercato sempre più globale, ma anche nel voler riaffermare e custodire il proprio patrimonio di valori”.
Il messaggio della Commissione episcopale Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la custodia del creato, quest’anno è incentrato sul tema “Dalla terra e dal lavoro: pane per la vita. Il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, diventi ali¬mento di vita, di dignità e di solidarietà”
Riflettendo sui problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace, i Vescovi italiani auspicano che “il pane sia accolto in stili di vita senza spreco e senza avidità, capaci di gustarlo con gratitudine, nel segno del ringraziamento, senza le distorsioni della sua realtà”. Il pane, in¬fatti, “è fonte di vita, espressione di un dono nascosto che è ben più che solo pane, di una misericordia radicale, che tutto valorizza e trasforma”.
Quella di domenica sarà una Giornata importante, in quanto “rafforza il nostro impegno a conciliare il mercato con i valori profondi del lavoro in campagna ed a promuovere un’agricoltura attenta alla sicurezza alimentare ed ambientale al servizio del bene comune. L’esperienza del lavoro in campagna – conclude il direttore di Coldiretti Vicenza, Cesare Magalini – oggi ha retto all’impatto di un processo di omologazione dei consumi. Grazie all’impegno di Coldiretti, è stato riscoperto, con i mercati di Campagna Amica in particolare, il piacere del vivere in campagna. Agricoltori e cittadini ritrovano le ragioni di un’alleanza tra campagna e città che sembrava smarrita”.
Programma della 69a Giornata provinciale del Ringraziamento
Ore 9.30 – Raduno e partenza della sfilata delle macchine agricole
Ore 11.00 – Santa messa al duomo di Sant’Antonio Abate a Rosà
Ore 13.00 – Pranzo del Ringraziamento nella Palestra comunale Balbi a Rosà.
 
VICENZA, BIO E CARNE DI QUALITÀ AL MERCATO COPERTO DI CAMPAGNA AMICA
Sabato 9 e domenica 10 novembre
 
“Entrare in un supermercato è come trovarsi al centro di un labirinto, senza avere il men che minimo senso dell’orientamento. È questa la polaroid del cittadino consumatore medio. Non si tratta affatto di essere sprovveduti, perché la proposta commerciale è a tal punto articolata e poco chiara, che anche i più esperti, non di rado, vengono tratti in inganno”. Con queste parole il presidente di Campagna Amica Vicenza, Raffaele Cogo, descrive senza troppe sottigliezze la situazione che si prospetta al cittadino consumatore ogni qualvolta fa la spesa.
“Siamo di fronte ad una situazione assurda – aggiunge Cogo – e dinnanzi alla quale è indispensabile proporre valide soluzioni per emancipare ciascuno di noi. Coldiretti e Campagna Amica l’hanno compreso da tempo, prima con il patto con il consumatore, poi con la spinta dei punti e dei mercati di Campagna Amica, non dei semplici mercati, ma luoghi di informazione e scambio di consigli preziosi. I nostri presidi, infatti, oltre a proporre prodotti del territorio e d’eccellenza, rappresentano un’opportunità concreta di emancipazione e di promozione dei corretti stili di consumo e di vita”.
È con questo spirito che sabato 9 novembre, al mercato coperto di Campagna Amica a Vicenza, in contra’ Cordenons 4, verrà proposto l’evento “A tutto bio… le varie sfumature del biologico”, a cura dell’azienda biologica Dalla Pozza, che proporrà delle degustazioni di prodotti da forno rigorosamente bio.
Domenica 10 novembre, invece, spazio alla carne, troppo spesso demonizzata, sebbene poco conosciuta. Per approfondire il tema, l’azienda La Soranissima di Giuliano Lombardi, proporrà l’evento “Sapori di Soranissima”, con assaggi dello straordinario ragù di sorana.
Ricordiamo che il mercato coperto di Campagna Amica Vicenza sarà operativo sabato dalle 8.30 alle 13.30 e domenica dalle 9.00 alle 13, pertanto i visitatori potranno testare personalmente la qualità dei prodotti e misurarsi con le ricette che i produttori sapranno consigliare per utilizzare al meglio le eccellenze vicentine.
 
CREMONA, CONVEGNO SULLA CEREALICOLTURA DELLA DIOCESI DI ADRIA E ROVIGO
Oggi
 
Diciassettesima edizione del convegno che riunisce i parroci del Polesine, i dirigenti ed i soci di Coldiretti Rovigo. Si sono incontrati questa mattina ad Adria nella sede dell’Istituto Cipriani nell’Auditorium “C. Saccenti”, accolti da un team di studenti formato ad hoc per l’evento, per parlare di “Cerealicoltura nello scenario dei mercati mondiali, non solo prodotto ma valore culturale”. Questo il tema del convegno organizzato da Coldiretti Rovigo in collaborazione con la Diocesi di Adria e Rovigo. L’atteso appuntamento dedicato alle riflessioni sui temi dell’agricoltura e del territorio ha riunito oltre cento tra parroci, sacerdoti, imprenditori agricoli e studenti del Polesine, alla presenza del Vescovo Pierantonio Pavanello. “Dai cereali si ricava il pane, che non è solo un alimento bensì un simbolo di vita dell’uomo e delle sue relazioni fondamentali – ha sottolineato Sua Eccellenza – il messaggio della Conferenza episcopale italiana per la 69ª Giornata nazionale del Ringraziamento ne ricorda l’importanza e ci fa riflettere sulla necessità di produrlo nel rispetto della terra, ma soprattutto in condizioni giuste ed eque e valorizzando la biodiversità”. L’incontro si è aperto con un momento di preghiera curato da Don Carlo Marcello, consigliere ecclesiastico di Coldiretti Rovigo, che ha introdotto il dibattito prima di lasciare la parola ai relatori, moderati dal direttore provinciale di Coldiretti, Silvio Parizzi: “Questa edizione del convegno del clero è speciale – ha affermato – per la prima volta abbiamo aperto il dibattito a tutti i nostri soci, non solo ai dirigenti, alla presenza degli studenti, che rappresentano il futuro, sancendo un connubio tra scuola e mondo imprenditoriale sempre più necessario”. Tra le personalità intervenute il dottor Occhi Emanuele, responsabile nazionale di Coldiretti per le Grandi colture che ha trattato il tema delle criticità e prospettive del prodotto cerealicolo italiano: “La produzione cerealicola del nostro paese – ha spiegato – rappresenta solo lo 0,5% di quanto si produce a livello globale. Pochi players si dividono il mercato e, rispetto a questa situazione, per le nostre aziende cerealicole il miglioramento della resa non è la soluzione. L’unica strada per la nostra cerealicoltura sono la distintività, i percorsi di filiera e la tracciabilità, uniche vie per uscire dalla logica delle commodities, che domina il mercato internazionale”. È intervenuto poi Mauro Tonello, presidente della Società Italiana Sementi (SIS), la cui relazione è stata dedicata alla filiera, dal seme alla tavola: “In natura esistono migliaia di semi, sui quali lavoriamo anche dieci anni per individuare caratteristiche e possibilità di utilizzo – ha raccontato rispetto all’attività di SIS – è poi il consumatore, con le sue scelte d’acquisto, a determinare il successo di un prodotto. Occorre però che tutta la filiera sia coinvolta in tale successo, attraverso un’equa distribuzione del valore e tutelando le produzioni di qualità da politiche di prezzo al ribasso”. “Il nostro istituto è sensibile al tema delle filiere locali – ha sottolineato poi la prof.ssa Biscuolo Giorgia, docente di Biologia e scienza degli alimenti al Cipriani, nella sua relazione sul contributo dell’Istituto Alberghiero rispetto alla valorizzazione della cerealicoltura polesana – utilizziamo i prodotti dop e igp del territorio e grazie alla collaborazione con l’Accademia del pane di Adria da quest’anno saremo in grado di utilizzare la ciabatta polesana fatta solo con grani italiani”. Dopo un breve dibattito, la conclusione è stata affidata al presidente provinciale di Coldiretti, Carlo Salvan: “Ringrazio chi mi è seduto accanto per il contributo portato oggi – ha concluso- il nostro lavoro è fatto dalle persone, produciamo cibo, non derrate alimentari e questo ruolo deve essere riconosciuto. La nostra sfida più grande verte oggi sulla sicurezza e sul valore, per questo Coldiretti dialoga costantemente con il cittadino, che si nutre di quello che produciamo”. Una mattinata intensa, di preghiera e riflessione, culminata proprio nella condivisione del pane, servito dagli studenti dell’Istituto Alberghiero che hanno curato anche il successivo momento conviviale.
 
 
Brevi
 
BRESCIALunedì 11 novembre alle ore 11.30 presso la sala congressi della sede provinciale in Via San Zeno n. 69, Conferenza Stampa di presentazione dell’Annata Agraria 2018-2019