COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 6 agosto 2020

6 Agosto 2020
News La Forza del Territorio del 6 agosto 2020

Primo piano

 

PUGLIA

MALTEMPO: POMODORI “AFFOGATI” E COLTURE DISTRUTTE

Da Foggia a Brindisi nubifragi allagano campi, shock idrico per frutta e verdura

 

Bombe d’acqua e grandine in Puglia in una pazza estate con sbalzi termici repentini da oltre 40° fino a 21 gradi, campi allagati e impraticabili, frutteti danneggiati, pomodori e frutta estiva in stress idrico. E’ il bilancio di Coldiretti Puglia che denuncia gli effetti disastrosi della tropicalizzazione del clima che nelle ultime 24 ore si è manifestata nuovamente in Puglia.

“Meloni e carciofi appena trapiantati sono stati letteralmente spazzati via dalla consistente quantità di acqua caduta, con gravi danni ai pomodori e ai vigneti nell’area brindisina. Tra Brindisi e Lecce cadranno ancora fino a 200 millimetri di pioggia, con un brusco abbassamento delle temperature, con Monte Sant’Angelo nel foggiano che sarà la località più fredda di Puglia con 21 gradi di temperatura, mentre nell’agro di Terlizzi una violenta grandinata si è abbattuta sugli oliveti”, dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Sono evidenti le conseguenze dei cambiamenti climatici, dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, come accaduto nei primi 6 mesi del 2020 dove l’inverno bollente ha lasciato il posto ad una primavera pazza e si sono succeduti numerosi eventi estremi,  secondo le elaborazioni su dati dell’European Severe Weather Database (ESWD), come 3 tornado di cui due in provincia di Bari e 1 in provincia di Lecce, 10 grandinate violente nel barese e sul Salento, 2 trombe d’aria nel barese e nel foggiano, frequenti nubifragi improvvisi, oltre alle nevicate di febbraio, le gravi gelate del 24 e 25 marzo scorsi e la violenta grandinata del 6 luglio scorso in provincia di Taranto, a Massafra, Castellaneta, Martina Franca, Manduria e Avetrana. “E’ un vero e proprio disastro in provincia di Brindisi per i pomodori, i carciofi e i meloni gialli, oltre che per i vigneti colpiti dalla grandine e soprattutto dai violenti nubifragi. Disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante”, insiste Filippo De Miccolis Angelini, presidente di Coldiretti Brindisi. Le tempeste di piena estate confermano la tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una elevata frequenza di eventi estremi con manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. L’agricoltura – insiste la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi.

La grandine – precisa la Coldiretti – è la più temuta in questa fase stagionale per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni nei campi dove è in piena raccolta la frutta estiva e sta per iniziare la vendemmia con il rischio della perdita di un intero anno di lavoro. La pioggia – continua la Coldiretti – è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti.  I cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua si abbattono infatti – conclude la Coldiretti – su un territorio reso piu’ fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con il risultato che sono saliti a 232 i comuni in Puglia, ovvero il 78% percento del totale, a rischio idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e geomorfologica.

Pomodori ‘affogati’ a Foggia con i campi allagati dai violenti nubifragi abbattutosi nelle ultime ore, con gravi danni sulla raccolta di pomodoro che era già giunto a maturazione in un provincia che è leader in Italia nella produzione dell’oro rosso. E’ questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti che chiede che vengano verificate le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità nei territori del Foggiano colpiti dal maltempo, da San Severo ad Apricena, da Poggio Imperiale fino a Lesina. “La situazione è drammatica con intere aziende allagate e frequenti fenomeni estremi come grandine, trombe d’aria e piogge alluvionali che hanno distrutto coltivazioni e vigneti, ma che stanno anche impedendo la raccolta meccanizzata del pomodoro. Dove è possibile salvare il prodotto si procederà con quella manuale, con maggiori oneri per gli agricoltori”, denuncia il delegato confederale di Foggia, Pietro Piccioni. “Occorrono misure urgenti, che il mondo bancario venga incontro in un momento così drammatico – aggiunge Piccioni – alle esigenze delle imprese e che la Regione si adoperi affinché sia dichiarato lo stato di calamità naturale”. Un’estate da dimenticare per l’agricoltura di Capitanata che mette a rischio la stessa stabilità idrogeologica di ampie aree della Capitanata e del Gargano, afferma la Coldiretti sulla base dei dati Isac-Cnr. L’andamento climatico impazzito, poi, si abbatte – conclude la Coldiretti Puglia – su un territorio fragile caratterizzato dal 78% dei comuni pugliesi a rischio frane e alluvioni, di cui 35 ricadono proprio in provincia di Foggia.

 

Dal Territorio

 

MARCHE, ACCORDO DI FILIERA CON LOACKER: OPPORTUNITÀ PER GLI AGRICOLTORI

Un massimo di 120 ettari di noccioleti, obiettivo da raggiungere in terreni con le caratteristiche adatte a ospitarli. Al via, da subito, su circa 24 ettari suddivisi in tre appezzamenti a Jesi, Colmurano e Fiastra. Altri 46 ettari sono attesi entro il prossimo anno sempre tra le province di Ancona e Macerata. Anche le Marche entrano nel progetto Noccioleti Italiani lanciato dall’altoatesina Loacker, spa che è riuscita ad affermarsi nel mondo ma senza mai rinunciare alla gestione familiare e al legame con il territorio, con l’obiettivo di avere una nocciola di qualità e 100% italiana. Un contratto di filiera che garantisce il giusto reddito per gli agricoltori. La proposta è stata illustrata ieri pomeriggio nel corso dell’incontro organizzato da Coldiretti Marche all’Aula Verde dell’Abbadia di Fiastra. A causa dei protocolli anti covid la sala ha potuto ospitare meno persone di quante se ne sono presentate tanto che alcuni agricoltori arrivati all’Abbadia all’ultimo hanno dovuto rinunciare. Saranno richiamati dagli uffici di zona di Coldiretti per approfondimenti. “L’Italia è il primo paese europeo come produzione di nocciole ma il secondo a livello mondiale dietro la Turchia – ha spiegato la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni –. La crescente domanda soprattutto interna ha fatto sì che le aziende italiane si ponessero il problema di limitare al massimo l’importazione dall’estero. È nato così questo progetto di filiera ed è il motivo per cui come Coldiretti Marche abbiamo deciso di proporre questa opportunità agli agricoltori. Poi sarà una loro libera scelta se avviare questa coltivazione. La nocciola non è adatta a tutti i terreni e per questo abbiamo fatto un’analisi preliminare per valutare la fattibilità dell’investimento”. Tra i relatori dell’incontro, al fianco della presidente Gardoni, c’erano anche Felix Niedermayer, direttore tecnico Loacker, Gianfranco Olivieri, presidente di Copernocciole che ha portato l’esperienza del progetto nel Lazio, Stefano Leporati (Area economica Coldiretti nazionale) e Giorgio Gaddoni (responsabile Centri assistenza agricola di Coldiretti Marche). Tra nocciole italiane ed estere c’è un abisso in termini di qualità e salubrità: basti pensare che nel solo 2019 l’Ue, attraverso il Sistema di sorveglianza alimentare, ha registrato sulle nocciole straniere ben 57 notifiche per eccesso di aflatossine. Non secondario l’aspetto etico visto che spesso l’importazione avviene da Paesi che sfruttano la manodopera, anche minorile. Ad oggi nelle Marche ci sono appena 20 ettari di noccioleti (concentrati nella provincia di Pesaro Urbino) per una produzione di circa 250 quintali. Negli ultimi 5 anni sono aumentati del 17%. “Il territorio marchigiano non è particolarmente vocato e la sua conformazione non consente grandi estensioni – spiegano da Coldiretti Marche – Per questo si andrà a operare solo in piccoli appezzamenti e dopo una verifica della loro predisposizione. Per il resto il nocciolo necessità di pochi trattamenti, concimazioni minimali e può essere un’ottima alternativa per quelle aree marginali che oggi non offrono grandi performance su altre colture”.

 

FRIULI VENEZIA GIULIA, VENDEMMIA: CALO QUANTITÀ DEL 5-10%MA OTTIMA QUALITÀ

La vendemmia 2020 in Friuli Venezia Giulia inizierà nell’ultima decade di agosto, con un ritardo di circa una settimana rispetto all’anno scorso. La previsione è della Coldiretti del Friuli Venezia Giulia alla luce dei primi segnali che arrivano dalla campagna. Un appuntamento sempre atteso ma che quest’anno, rimarca il presidente Michele Pavan, «vuole simbolicamente rappresentare il rilancio di un settore pesantemente colpito della chiusura del canale ho.re.ca, quello della ricettività e della ristorazione, a causa della pandemia». Le stime, riassume Marco Malison, responsabile del comparto vitivinicolo di Coldiretti Fvg, sono di una produzione in quantità ridotta del 5-10% rispetto al 2019 (più accentuata sul Pinot grigio), ma con qualità delle uve mediamente ottima su tutto il territorio regionale. Dalla fine di agosto si dovrebbe dunque partire con la raccolta del Pinot nero, base spumante, la varietà più precoce. Seguiranno il Pinot grigio, lo Chardonnay, quindi Sauvignon, Friulano, Ribolla gialla, Malvasia, Verduzzo e Picolit. Per i rossi verosimilmente si attenderà metà settembre, a iniziare dal Merlot, quindi Cabernet franc, per finire con varietà più tardive come Refosco, Cabernet Sauvignon, Pignolo, fino allo Schioppettino. Un percorso lungo altre tre settimane per chiudere le operazioni attorno alla prima decade di ottobre, in tempo per evitare i primi abbassamenti di temperatura. Quanto al clima, «sin qui è andata bene, ma sarà ovviamente fondamentale il meteo di agosto e settembre – dice il presidente della Coldiretti Fvg –: l’auspicio è per un periodo soleggiato, e soprattutto senza grandinate».

Dal punto di vista sanitario la situazione delle uve è ottimale. Ad oggi i grappoli si presentano in perfette condizioni, anche grazie ai bollettini di difesa integrata diramati da servizio fitosanitario di Ersa. Coldiretti segnala tuttavia che c’è forte preoccupazione nei produttori per l’avanzamento di alcune patologie delle vite come la flavescenza dorata e mal dell’esca. «Su questo tema – osserva Pavan – auspichiamo che in futuro la Regione intensifichi i controlli sul rispetto delle misure di profilassi obbligatoria, se del caso applicando anche sanzioni a chi non le osserva fino a imporre l’estirpo coatto dei vigneti abbandonati, pericoloso bacino di diffusione delle malattie».

Il mercato del vino nelle ultime settimane è in decisa ripresa, ma per Coldiretti resta il problema dello smaltimento delle giacenze accumulate nel periodo del lockdown. Da questo punto di vista le misure economiche adottate su scala nazionale hanno avuto scarso effetto in regione. La vendemmia verde, vale a dire la distruzione dei grappoli non ancora giunti a maturazione, non è stata attivata in Fvg in quanto tutto il budget comunitario era già stato impegnato per investimenti e ristrutturazione vigneti. La distillazione di crisi si è rivelata di difficile attuazione a causa dei prezzi di ritiro troppo bassi, ma soprattutto per la mancanza sul territorio di distillerie capaci di ottenere le gradazioni richieste dai bandi. L’unica via per garantire l’equilibrio del mercato del vino di qualità e delle uve da cui deriva sembra essere il contenimento delle rese di produzione nella prossima vendemmia. Su questo aspetto alcuni Consorzi di tutela si sono già attivati e il governo ha approvato uno specifico regime di aiuto per chi si impegna a ridurre la produzione almeno del 15% rispetto alla media storica aziendale.

 

VENETO, SOS ORTAGGI SOTTOPAGATI: PATATE ZUCCHINE E MELANZANE PER L’AFRICA

Patate, zucchine e melanzane per gli agricoltori veneti valgono meno di un 1/3 del prezzo al consumo: meglio donarle. Coldiretti Veneto lancia l’SOS ortaggi per uno scenario drammatico dove al danno si aggiunge la beffa di compensi al di sotto dei costi di produzioni a causa di distorsioni e speculazioni nella distribuzione del valore dal campo alla tavola per gran parte della verdura con i centesimi pagati ai produttori che diventano euro per i consumatori.

Da una parte infatti ci sono gli effetti della crisi economica generata dal coronavirus – spiega la Coldiretti – dall’altra le conseguenze del clima impazzito con il moltiplicarsi di eventi estremi come gelo, grandine, nubifragi, siccità e caldo torrido che compromettono le produzioni di frutta e verdura provocando la perdita del lavoro di un intero anno in molte aziende agricole. In occasione dell’evento organizzato stasera nel comune di Camposampiero in provincia di Padova a sostegno del Cuamm l’Associazione Medici con l’Africa gli orticoltori padovani hanno donato quintali di prodotti per arricchire i piatti della cena di beneficenza organizzata al Ristorante “Al Tezzon” per il completamento dell’ospedale di Rumbek in Sud Sudan. Ospiti il direttore Don Dante Carraro rientrato dalla Tanzania e Lino Zani guida alpina e maestro di sci di Papa Giovanni Paolo II. La giornalista Nicoletta Masetto presenterà il progetto. Il menù grazie al contributo delle aziende agricole è a kmzero, dal primo al dessert a testimonianza dell’impegno di Coldiretti su tutto il territorio nazionale. Dalla spesa sospesa avviata in tutti i mercati di Campagna Amica che ha raccolto la solidarietà di contadini e cittadini pari a oltre 6mila kg di cibo fino ai pasti caldi consegnati nelle mense dei poveri durante il lock down, l’impegno di Coldiretti è continuo per un piano straordinario per il Paese di almeno un miliardo di euro per acquistare cibo 100% Made in Italy da destinare alle famiglie più povere – tra l’altro aumentate del 30% in Veneto a causa del Covid 19-. Una emergenza sociale senza precedenti che l’Italia dovrà affrontare con interventi strategici – evidenzia Coldiretti – per fare fronte ad un urgenza e, allo stesso tempo, sostenere il lavoro e l’economia del sistema agroalimentare tricolore duramente colpito dalle difficoltà delle esportazioni e della ristorazione.

 

SALERNO, VIA A CUCINA AZIENDE AGRICOLE PER TRASFORMAZIONE PRODOTTI

Marmellate, salumi, legumi, miele, vino, carni si potranno lavorare anche nella cucine delle aziende agricole e degli agriturismi. La Giunta regionale della Campania ha dato il via libera al regolamento di attuazione per la lavorazione, trasformazione e confezionamento dei prodotti agricoli per il sostegno dell’agricoltura contadina che introduce la possibilità di trasformare, lavorare e confezionare i prodotti agricoli da destinare alla vendita e alla degustazione direttamente nelle cucine delle aziende agricole e agrituristiche. “Una svolta per tante imprese agricole – sottolinea il presidente di Coldiretti Salerno Vito Busillo – questa semplificazione della filiera di trasformazione favorirà tante aziende familiari che vendono e fanno degustare prodotti agricoli che non si prestano ad una lavorazione industriale. Un’agricoltura di basso impatto ambientale che contribuirà alla difesa della campagna e al rilancio delle aree interne”. “Coldiretti – spiega il direttore Enzo Tropiano – aveva chiesto alla Regione Campania un Regolamento che salvaguardasse i piccoli sistemi produttivi tipici della realtà interne introducendo la possibilità di trasformare, lavorare e confezionare quantitativi di prodotti da destinare alla vendita e alla degustazione direttamente nelle cucine aziendali.  Siamo soddisfatti perché il testo persegue il duplice obiettivo di semplificare e salvaguardare le realtà agricole. Le nuove disposizioni consentiranno di preservare e sostenere le produzioni locali e la filiera corta, apportando benefici al sistema economico e agricolo della Campania”. Il regolamento definisce i prodotti per i quali è possibile la lavorazione e trasformazione in particolare frutti, fiori, vino ed olive, erbe officiali, castagne, frutta a guscio, funghi, tartufi e zafferano, cereali e legumi; prodotti di origine animale, confetture, miele, prodotti della panetteria.  Un regolamento che integra bene territorio e agricoltura, semplifica il lavoro degli agricoltori e che favorirà il rilancio delle aree interne a rischio spopolamento.

 

UMBRIA, EMERGENZA FAUNA SELVATICA: CONTINUA LA MOBILITAZIONE COLDIRETTI

Proseguono senza sosta i danni dei cinghiali all’agricoltura in tutta la regione e le segnalazioni degli imprenditori esasperati per una situazione insostenibile. È il nuovo allarme lanciato dalla Coldiretti Umbria, dopo che nei giorni scorsi aziende agricole di Vallo di Nera e Fabro, hanno riscontrato le ennesime devastazioni da parte della fauna selvatica sui loro campi.

I recenti danni dei cinghiali, ma anche dei caprioli, su grano, ceci e tartufaie – spiega Leopoldo Dominici dell’azienda agricola biologica e agrituristica “Valnerina” di Meggiano a Vallo di Nera – sono solo gli ultimi di una lunga serie, visto che le devastazioni sono diventate ormai quotidiane. Proprio alcuni giorni fa – continua Dominici – abbiamo dovuto anticipare la raccolta della lenticchia, per salvare la produzione dell’anno da attacchi ormai scontati e certi.

Lo scenario non cambia tra Ficulle e Fabro dove Valentino Di Girolamo conduce la sua azienda agricola. I cinghiali questa volta – spiega Di Girolamo – si sono accaniti sul mais, con un appezzamento che ha subito danni di almeno il 50%. Ma di recente, era toccato ai campi di favino con ingenti distruzioni: una situazione ormai fuori controllo che pesa in maniera sempre più grave sui bilanci aziendali e vanifica il lavoro di un’intera annata. Ci sentiamo come “derubati” a casa nostra e sempre più impotenti.

Basta venire nelle nostre aziende agricole – afferma il presidente di Coldiretti Umbria Albano Agabiti – per rendersi conto di persona dei disastri che da tempo siamo costretti a denunciare, a cominciare dal calo evidente delle rese dei terreni e i cui effetti sull’ambiente saranno ancora più chiari in tutta la loro gravità negli anni a venire.

Se vogliamo evitare la chiusura di tante aziende agricole umbre e il conseguente spopolamento di larghe fette delle nostre campagne, a cominciare dalle zone marginali – ribadisce Agabiti – occorre veramente un cambio di rotta e un’assunzione di responsabilità ai vari livelli che possa contribuire ad evitare agli imprenditori agricoli di dover continuare a produrre per gli animali nocivi piuttosto che per la collettività.

Continuerà quindi la nostra mobilitazione su tutto il territorio, per far fronte in maniera decisiva a questa problematica che affligge da troppo tempo il comparto. Per superarla – conclude Agabiti – serve un rinnovato e decisivo impegno da parte di tutti gli attori interessati, spingendo sulle possibili riforme normative e superando ogni complicazione di ordine burocratico.

 

ABRUZZO, FASE 3: COLDIRETTI, SOS ORTAGGI SOTTOPAGATI, MEGLIO REGALARLI

Meno di 1/3 dei prezzi di vendita al consumo dell’ortofrutta finisce agli agricoltori che spesso non riescono neppure a coprire i costi di produzione. E’ quanto spiega la Coldiretti in riferimento alla scelta dei coltivatori abruzzesi del Fucino di donare alle famiglie più bisognose parte dei raccolti rimasti in azienda perché sottopagati fino alla metà rispetto allo scorso anno. Cinquemila chilogrammi di carote, patate, radicchio e altre decine di cassette di verdure sono stati consegnati al vescovo Pietro Santoro della Diocesi di Avezzano per le persone in difficoltà con un gesto simbolico di solidarietà ma anche di sensibilizzazione per la situazione pesante che si vive nelle campagne. 

Da una parte infatti ci sono gli effetti della crisi economica generata dal coronavirus – spiega la Coldiretti – dall’altra le conseguenze del clima impazzito con il moltiplicarsi di eventi estremi come gelo, grandine, nubifragi, siccità e caldo torrido che compromettono le produzioni di frutta e verdura provocando la perdita del lavoro di un intero anno in molte aziende agricole.

Uno scenario drammatico dove – sottolinea Coldiretti – al danno si aggiunge la beffa di compensi al di sotto dei costi di produzioni a causa di distorsioni e speculazioni nella distribuzione del valore dal campo alla tavola per la gran parte degli ortaggi con i centesimi pagati ai produttori che diventano euro per i consumatori.

Considerata la situazione – spiega Coldiretti – gli agricoltori hanno preferito regalare parte del frutto del loro lavoro a chi ha bisogno in un momento drammatico della storia del Paese con 4 milioni i nuovi poveri che in autunno saranno costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare nelle mense o soprattutto con la distribuzione di pacchi alimentari.

Per questo – afferma la Coldiretti – tra le priorità del Paese dovrà certamente esserci un piano straordinario di almeno un miliardo di euro per acquistare cibo 100% Made in Italy da destinare alle famiglie più povere per la crisi sociale senza precedenti che l’Italia dovrà affrontare. Un intervento necessario – evidenzia Coldiretti – per fare fronte a quella che è diventata una vera e propria emergenza e, allo stesso tempo, sostenere il lavoro e l’economia del sistema agroalimentare tricolore duramente colpito dalle difficoltà delle esportazioni e della ristorazione. In un momento difficile per l’economia e l’occupazione nazionale il consiglio della Coldiretti è di acquistare prodotto italiano e sostenere la campagna #mangiaitaliano.

Una mobilitazione per accompagnare l’impegno di quasi 4 italiani su 10 (39%) che dall’inizio dell’emergenza hanno dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno attraverso donazioni o pacchi alimentari, anche utilizzando le operazioni di aiuto messe in campo dagli agricoltori con la spesa sospesa, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.

 

RAVENNA, FASE 3: SOS VENDEMMIA NEL RAVENNATE CON FRONTIERE BLOCCATE

E’ allarme nelle nostre campagne dove il tempo della vendemmia si avvicina, ma mancano stagionali perché la maggior parte della manodopera estera è bloccata nei paesi d’origine dalle misure anti coronavirus. Le aziende vitivinicole, a corto di personale, chiedono quindi una radicale semplificazione del voucher agricolo per ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà. E’ quanto afferma Coldiretti, ricordando che la provincia di Ravenna è quella in Emilia-Romagna con la superficie vitata più estesa, alla luce delle difficoltà di spostamento degli oltre centomila gli stagionali agricoli che arrivano dalla Romania in Italia ai quali si aggiungono più di diecimila cittadini bulgari.

Il necessario vincolo della quarantena ha frenato gli arrivi di questi lavoratori per la vendemmia che tradizionalmente inizia sulle nostre colline a fine agosto e prosegue tra settembre ed ottobre con la raccolta delle uve rosse autoctone.

In questo contesto – sostiene la Coldiretti – potrebbero esserci disponibili tra le vigne migliaia di posti di lavoro occasionali se solo venisse radicalmente modificato il voucher “agricolo”. Dopo essere stato snobbato per decenni si registra infatti un crescente interesse degli italiani per il lavoro nelle campagne anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici, “interesse – afferma il Presidente di Coldiretti Ravenna – che va accompagnato anche con misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro che consenta di competere con Paesi come Francia e Spagna che godono di situazioni più favorevoli”.

Con l’abrogazione della disciplina del voucher, il sistema agricolo – continua la Coldiretti – è stato doppiamente penalizzato in quanto, se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi è irrimediabilmente andato perduto. Un danno pesante per il vino dove a partire dalla data del 19 agosto 2008, prevista dalla circolare Inps per il rilascio dei primi buoni, è iniziata, sotto il pressing della Coldiretti, per la prima volta in Italia, la raccolta dell’uva attraverso voucher con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati.

Dopo una rapida crescita iniziale, nel tempo si è verificata una sostanziale stabilizzazione dei voucher venduti a livello nazionale (nell’ultimo anno prima dell’abrogazione solo per la vendemmia ne sono stati impiegati circa 1,3 milioni) ora praticamente azzerati con l’entrata in vigore della nuova normativa.

“Non possiamo permetterci di perdere le grandi opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori più dinamici dell’economia – afferma Dalmonte – bisogna ripensare ad uno strumento per il settore che semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati”.

 

TORINO, OSCAR GREEN PIÙ FORTE DELLA PANDEMIA: BOOM DI ISCRIZIONI

Dopo la selezione sulle migliaia di candidature, pervenute da tutta Italia, iniziano le finali regionali di Oscar Green 2020, il concorso promosso da Coldiretti che, attraverso la voce e le esperienze dei giovani, racconta e premia una agricoltura che cambia, capace di creatività, originalità e grande abilità progettuale. Ottocento le imprese under 40 in lizza, il 10 per cento in più rispetto all’anno precedente, nonostante le difficoltà legate alla pandemia. I giovani agricoltori torinesi che partecipano al concorso Oscar Green sono 21.

In questo tour dell’innovazione, che tra agosto e ottobre premierà la creatività tutta Made in Italy delle idee delle nuove generazioni di imprenditori agricoli, sarà possibile scoprire i veri protagonisti italiani del Green Deal e conoscere le invenzioni delle nuove start up, destinate a portare profondi cambiamenti nei più diversi ambiti, dall’ambiente all’energia, dalla salute alla moda. Modelli imprenditoriali nati dall’estro di giovani che hanno scelto di investire il proprio futuro e talento in agricoltura; realtà diverse tra loro ma accomunate dall’idea di voler realizzare un modello di agricoltura sostenibile in tutte le sue accezioni: economica, sociale e ambientale.

«Le storie dei giovani vincitori dell’Oscar Green sono rappresentative di un modello di innovazione sostenibile in agricoltura che affonda le sue radici nella terra e nelle comunità – sottolinea la delegata nazionale di Coldiretti Giovani Impresa Veronica Barbati -. Storie di giovani, veri protagonisti italiani del Green Deal, che nascono tanto dall’esigenza di rendere reale un sogno individuale d’impresa quanto dalla voglia di dare risposte alle necessità di una collettività, realizzando prodotti originali o arricchendo il territorio di servizi altrimenti impossibili da garantire».

«Il concorso, arrivato alla sua quattordicesima edizione – spiega Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino – racconta un’agricoltura che coniuga tradizione e innovazione, attraverso l’applicazione di nuove tecnologie, la promozione e valorizzazione dei prodotti Made in Italy, la realizzazione di nuove forme di vendita e di consumo volte a favorire l’incontro tra impresa e cittadini, che promuove un modello di sviluppo sostenibile, capace di creare reti sinergiche con i diversi soggetti della filiera».

 

MODENA, BENE BONUS RISTORANTI CON 100% MADE IN ITALY

Bene il bonus ai ristoranti che utilizzano prodotti 100% Made in Italy per sostenere l’intera filiera agroalimentare nazionale dal campi alla tavola duramente colpita dalla crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus. E’ quanto afferma Coldiretti Modena nel commentare positivamente la misura prevista nell’ultima bozza del DL Agosto al fine di sostenere la ripresa del settore con contributi a fondo perduto a tutte le imprese di ristorazione per l’acquisto di prodotti agroalimentari 100% Made in Italy.

Occorre però garantire alla misura un adeguato finanziamento poiché – evidenzia la Coldiretti – a causa della pandemia i consumi extradomestici per colazioni, pranzi e cene fuori casa sono stimati in calo del 40% con un effetto negativo a valanga sull’intera filiera agroalimentare che subisce una perdita stimata in 8 miliardi nel 2020 per mancati acquisti di cibi e bevande, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dai formaggi ai salumi, dalla frutta alla verdura secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea. 

In gioco – sottolinea la Coldiretti – c’è una filiera che offre lavoro a 3,6 milioni di persone e coinvolge 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita in Italia, oltre a 330mila imprese impegnate nella ristorazione, tra bar e ristoranti con la vendita di molti prodotti agroalimentari nazionali che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

Proprio per sostenere la filiera agroalimentare dal campo alla tavola Coldiretti è impegnata nella mobilitazione #MangiaItaliano. L’obiettivo è favorire il consumo di cibo 100% tricolore nei mercati, nei ristoranti, negli agriturismi con il coinvolgimento di numerosi volti noti della televisione, del cinema, dello spettacolo, della musica, del giornalismo, della ricerca e della cultura, ma anche di industrie alimentari e distribuzione commerciale rappresentate in Filiera Italia.

 

PADOVA, SOS ORTAGGI SOTTOPAGATI: PATATE ZUCCHINE E MELANZANE PER L’AFRICA

Patate, zucchine e melanzane per gli agricoltori veneti valgono meno di un 1/3 del prezzo al consumo: meglio donarle. Coldiretti Veneto lancia l’SOS ortaggi per uno scenario drammatico dove al danno si aggiunge la beffa di compensi al di sotto dei costi di produzioni a causa di distorsioni e speculazioni nella distribuzione del valore dal campo alla tavola per gran parte della verdura con i centesimi pagati ai produttori che diventano euro per i consumatori.

“Da una parte infatti ci sono gli effetti della crisi economica generata dal coronavirus – spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – dall’altra le conseguenze del clima impazzito con il moltiplicarsi di eventi estremi come gelo, grandine, nubifragi, siccità e caldo torrido che compromettono le produzioni di frutta e verdura provocando la perdita del lavoro di un intero anno in molte aziende agricole. Lo abbiamo sperimentato in più occasioni anche nella nostra provincia, con diverse coltivazioni di pregio rovinate dal maltempo oppure deprezzate dai meccanismi speculativi che lasciano pochi centesimi agli agricoltori. Ma ciò non fa venire meno la nostra volontà di dare un contributo concreto a chi si trova in difficoltà, proprio grazie ai nostri prodotti e al nostro lavoro”. In occasione dell’evento organizzato stasera nel comune di Camposampiero in provincia di Padova a sostegno del Cuamm l’Associazione Medici con l’Africa gli orticoltori padovani hanno donato diversi quintali di prodotti per arricchire i piatti della cena di beneficenza organizzata al Ristorante “Al Tezzon” per il completamento dell’ospedale di Rumbek in Sud Sudan. Ospiti il direttore Don Dante Carraro rientrato dalla Tanzania e Lino Zani guida alpina e maestro di sci di Papa Giovanni Paolo II. Il menù grazie al contributo delle aziende agricole, a partire dall’azienda Fincato di Codevigo, che ha rifornito la cucina di zucchine, melanzane, patate, meloni è a kmzero, dal primo al dessert, con la torta record di ricotta di bufala firmata dal cuoco contadino del caseificio Scacco di Piove di Sacco. Anche i vini solo locali, della Cantina di Conselve.

A Padova Coldiretti è impegnata in iniziative solidali fin dall’inizio del lockdown, ricorda il presidente Bressan: “Al Mercato Coperto di Padova abbiamo organizzato la “spesa sospesa” con il Centro Servizi Volontariato, raccogliendo diversi quintali di generi alimentari per le persone in difficoltà. Solidarietà anche dai clienti del Mercato di Campagna Amica di Montegrotto mentre a Cittadella, ogni giovedì, i prodotti rimasti invenduti al nostro mercato vengono consegnati alla Caritas per la distribuzione ai bisognosi”. Dalla spesa sospesa avviata in tutti i mercati di Campagna Amica che ha raccolto la solidarietà di contadini e cittadini pari a oltre 6mila kg di cibo fino ai pasti caldi consegnati nelle mense dei poveri durante il lock down, l’impegno di Coldiretti è continuo per un piano straordinario per il Paese di almeno un miliardo di euro per acquistare cibo 100% Made in Italy da destinare alle famiglie più povere – tra l’altro aumentate del 30% in Veneto a causa del Covid 19-. Una emergenza sociale senza precedenti che l’Italia dovrà affrontare con interventi strategici – evidenzia Coldiretti – per fare fronte ad un urgenza e, allo stesso tempo, sostenere il lavoro e l’economia del sistema agroalimentare tricolore duramente colpito dalle difficoltà delle esportazioni e della ristorazione.

 

TORINO, IL CIBO ITALIANO CELEBRA I 200 ANNI DALLA NASCITA DI PELLEGRINO ARTUSI

Il cibo italiano celebra i 200 anni dalla nascita di Pellegrino Artusi, l’autore del primo codice alimentare dell’Italia unita “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che diede un contributo fondamentale per amalgamare, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, le diverse realtà regionali a tavola secondo una tradizione che ancora oggi tiene unito il popolo italiano in un unico senso d’appartenenza. A ricordarlo è la Coldiretti in occasione del bicentenario del celebre scrittore, gastronomo e critico letterario italiano, unanimemente riconosciuto come il papà della cucina italiana, nato il 4 agosto a Forlimpopoli. Un anniversario che – spiega la Coldiretti – deve diventare l’occasione per rilanciare in Italia e nel mondo la vera ristorazione 100% Made in Italy che rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a livello nazionale a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus.

E’ anche grazie al prezioso lavoro di Artusi – sottolinea Coldiretti – se l’agroalimentare italiano in pochi anni da una economia di sussistenza ha saputo conquistare primati mondiali e diventare simbolo e traino del Made in Italy grazie all’agricoltura più green d’Europa con 305 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 524 vini Dop/Igp, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche e la più grande rete mondiale di mercati di agricoltori e fattorie con Campagna Amica. Non a caso il cibo rappresenta per quasi il 18% degli italiani la principale motivazione di scelta del luogo di villeggiatura, mentre per un altro 50% costituisce uno dei criteri su cui basare la propria preferenza e solo un 7% dichiara di non prenderlo per niente in esame, secondo un’indagine Coldiretti-Ixe’.

Molti dei piatti, descritti per la prima volta dall’Artusi sono – sottolinea la Coldiretti – frutto di un mix delle diverse esperienze regionali che sono diventati oggi il simbolo del nostro Paese: dal “sugo di carne” della domenica italiana alla balsamella, dai maccheroni alla napoletana al risotto alla milanese, dalla fiorentina ai saltimbocca alla romana fino al minestrone che sotto un unico nome lungo tutto lo stivale incorpora però ingredienti diversi. Il minestrone – ricorda la Coldiretti – venne scoperto dall’autore a Livorno ma col passar del tempo è diventato famoso in tutta Italia, anche se con caratteristiche diverse in base ai prodotti locali e alle tradizioni come lui stesso dice “padronissimi di modificarlo a vostro modo a seconda del gusto d’ogni paese e degli ortaggi che vi si trovano……lesso, fagioli, cavolo verzotto, spinaci, poca bietola, prosciutto grasso, una piccola cipolla, zucchino, poco sugo di pomodoro…”.

Lo stesso ragù di carne che oggi viene considerato il primo attore della domenica in famiglia è stato codificato dal profeta della cucina italiana “prendete un pezzo di carne nel lucertolo e steccatelo con fettine di prosciutto grasso e magro … battutino di lardone, aglio, prezzemolo, sale e pepe. Accomodata la carne… e legata collo spago per tenerla più unita, ponetela al fuoco con un battuto di lardone e cipolla finemente tritata… rosolata che sia la carne e consumato il battuto, aggiungetevi tre o quattro pezzi di pomodoro sbucciati e quando questi siano distrutti, unitevi, a poco per volta, del sugo di pomodoro passato. In mancanza di pomodori freschi servitevi di conserva”.

E la balsamella divenuta col passar del tempo besciamella, ancora oggi – precisa la Coldiretti – accompagna ogni piatto di festa e gli ingredienti, sono da sempre gli stessi: farina, burro, latte. La “Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” – conclude la Coldiretti – è stato: pubblicato per la prima volta nel 1891 oltre ad essere un delizioso ricettario, rappresenta il vero punto fermo della tradizione culinaria italiana attraverso lo studio delle varie cucine regionali per rivisitarle dando loro una sorta di base comune, di minimo comun denominatore, capace di creare una nuova tradizione.

 

Appuntamenti

 

TORINO: USSEGLIO, 24^ MOSTRA MERCATO PRODOTTI NATURALI E MESTIERI DELLE VALLI

Giovedì 13 agosto

Nel segno della continuità viene confermato a Usseglio l’appuntamento con la “Mostra mercato dei prodotti naturali e mestieri delle valli”. In questa estate caratterizzata dai vincoli imposti a tutela della salute pubblica, verrà allestita, con ogni attenzione, la 24^ edizione della tradizionale Mostra dei mestieri. Colori, sapori e profumi degli espositori che giungono da tutto il Piemonte saranno a diposizione dei visitatori.  Presenti gli artigiani dell’eccellenza del ferro, vetro, cuoio, rame, pietra, ceramica, creazioni in lana e canapa, profumi, spezie. L’arte prende forma con le dimostrazioni di ceramisti, incisori, intagliatori e artisti dello scalpello.

Quella di Usseglio è una festa anche “da gustare”, con le specialità tipiche regionali, le spezie e lo street food. In vendita erbe aromatiche, marmellate, mieli, formaggi tipici della zona, paste di meliga, torcetti e tanto altro ancora. Presenti quindici produttori di Campagna Amica con i prodotti della terra, stagionali e a chilometri zero. Sotto i gazebo gialli dei produttori in vendita diretta di Coldiretti oltre all’ortofrutta, tome, gelati artigianali con latte di capra, le paste di meliga, il miele della Valli di Lanzo, le confetture, le marmellate e decine di trasformati.  Usseglio, cittaslow, bandiera arancione, offre al visitatore un’area camper attrezzata per il plein air, la possibilità di noleggiare bike e e-bike con accompagnatori per giri escursionistici, minigolf, parco giochi bimbi, campetto polivalente e campo da pallone omologato. Ampia l’offerta di ristorazione, con alberghi, ristoranti, trattoria, pizzeria, bar.

 

CREMONA: AGOSTO AL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA

Domenica 9 agosto e domenica 23 agosto

“Siamo aperti per ferie”. Pensando agli appassionati del vero made in Italy che trascorreranno il mese d’agosto restando in città, il Mercato di Campagna Amica degli agricoltori di Coldiretti mantiene la sua presenza anche nel mese tradizionalmente rivolto alle vacanze. Confermato è l’appuntamento di domenica 9 agosto in piazza Stradivari, nella mattinata: dalle ore 9 alle 12,30 i gazebo gialli degli agricoltori di Coldiretti saranno nel salotto della città, nell’ambito dell’iniziativa “Le quattro stagioni di Cremona”, con il patrocinio del Comune. Gli agricoltori porteranno i cibi made in Lombardia e anche i fiori, che nelle scorse settimane – dopo una lunga assenza legata alle prescrizioni anti-covid – hanno finalmente fatto ritorno nelle piazze.

Nella stessa domenica, sempre nella mattinata, altre aziende agricole saranno in prima linea a Crema, con il mercato di Campagna Amica presente presso la quarta pensilina di via Verdi (dalle ore 8 alle 12). Nel mese di agosto il mercato degli agricoltori sarà a Crema in due uscite: domenica 9 e domenica 23 agosto.

Si conferma anche la presenza del Mercato di Campagna Amica tutti i martedì a Cremona presso il portico del Consorzio Agrario, in via Monteverdi. Data la stagionalità del mercato degli agricoltori, si contrarrà il numero delle aziende presenti, ma l’obiettivo di Campagna Amica è comunque garantire una presenza – da sempre attesa e apprezzata – nel cuore della città.

“Tutti i martedì d’agosto, presso il portico, daremo vita ad un mini-market di Campagna Amica. Dedicato alle famiglie che trascorreranno questi giorni d’estate lontani da mare o montagna, magari trovando chiusi alcuni negozi in città. Noi ci saremo, dalle ore 8 alle 12, con i nostri prodotti buoni, freschi e di stagione” sottolineano gli agricoltori di Coldiretti-Campagna Amica Cremona. “Saremo in numero minore, rispetto ai consueti eventi che proponiamo in piazza Stradivari e al solito mercato del martedì, ma non mancherà comunque una giusta possibilità di scelta dei prodotti. In primo piano saranno frutta e verdura di stagione, ma anche formaggi, miele, pane, pasta, riso, salumi, vino. Così da assicurare a chi ci verrà a trovare la possibilità di preparare un pranzo di ferragosto dal gusto tutto italiano”.

 

PADOVA: MERCATI DI CAMPAGNA AMICA APERTI PER FERIE

Agosto

Per tutto il mese di agosto gli agricoltori padovani impegnati nella vendita diretta saranno presenti nel mercati di Campagna Amica – Coldiretti Padova in tutta la provincia di Padova per offrire l’opportunità ai consumatori torinesi di portare in tavola prodotti legati al territorio, di stagione, a chilometri zero e made in Padova, come ormai i cittadini sono abituati a trovare da danni. Sui banchi, sotto i gazebo gialli, ortaggi e frutta di stagione, firmata direttamente dagli agricoltori. Frutta e verdura rigorosamente a chilometri zero, tra cui pesche, pere, albicocche, meloni, angurie, zucchine, patate, insalate e molto altro ancora.

A completare l’offerta di cibo da portare direttamente in tavola: formaggi vaccini, formaggi di capra, tagli di carne bovina, carne di pollo e coniglio, pasta fresca, pane e dolci della tradizione, farine, miele, piante e fiori, vini Doc, oltre a decine di trasformati. Ecco dove trovare, in agosto, i mercati di Campagna Amica, con cibo fresco e genuino che fa bene alla salute e all’ambiente, ottimi prodotti di stagione rigorosamente in filiera corta, secondo le regole che i produttori di Coldiretti Padova si sono dati per garantire il massimo della qualità e tutte le garanzie sull’origine dei prodotti. Garantite ovviamente tutte le misure di sicurezza anti contagio, dalla regolazione di ingresso e uscite, all’uso dei guanti, gel e dispositivi di protezione, oltre a tutte le precauzioni messe in atto dagli agricoltori. Gli unici giorni in cui i mercati non saranno aperti sono i festivi, quindi il 15 agosto e le domeniche.

Le aperture di agosto: venerdì mattina Bresseo di Teolo, sabato mattina Selvazzano di Tencarola, Vigonza, martedì mattina Montegrotto Terme, martedì pomeriggio Padova quartiere Forcellini, mercoledì mattina Villafranca Padovana, mercoledì pomeriggio Padova zona Mandria (via Romana Aponense) e Rubano piazza Repubblica, giovedì pomeriggio Cittadella e Noventa Padovana. Il Mercato Coperto di Padova, in via Vicenza 23, è aperto sabato 8, 22 e 29 agosto al mattino e mercoledì 26 al pomeriggio.