COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 5 dicembre 2018

5 Dicembre 2018
News La Forza del Territorio del 5 dicembre 2018

Primo piano

MARCHE

AGRICOLTORI SEMPRE PIÙ VOTATI ALLA QUALITÀ

Aumentano nelle Marche le aziende agricole che si dedicano all’agroalimentare di qualità riconosciuto con i marchi Dop e Igp. Crescono i numeri dei produttori, degli allevamenti ma anche degli ettari dedicati.

Secondo una rielaborazione di Coldiretti Marche su dati Istat nella nostra regione, a fine 2017, siamo arrivati a 731 produttori (+4,6% rispetto al 2016). Gli allevamenti sono aumentati di quasi l’1% mentre gli ettari di terreno hanno avuto un incremento di oltre il 29%. “L’investimento nella qualità e nella distintività dei prodotti – spiega la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – è la frontiera di successo a cui sempre più imprenditori agricoli si stanno avvicinando. Il prodotto identitario, il modello di produzione rispettoso dell’ambiente e il protagonismo di tutto questo all’interno di una filiera equilibrata, sono gli elementi giusti per garantire la sostenibilità economica all’azienda e la tutela di presidio, eccellenza e sicurezza alimentare per i cittadini”.

In tutto sono 14 le Dop e Igp marchigiane con la novità 2017 dell’olio extravergine di oliva Marche Ipg. Alle Dop come l’Oliva Ascolana del Piceno, l’Olio di Cartoceto, la Casciotta d’Urbino o Formaggio di Fossa di Sogliano e Salamini italiani alla cacciatora, e le Igp come l’Agnello del Centro Italia, il Vitellone bianco dell’Appennino centrale ma anche Mortadella Bologna e Lenticchia di Castelluccio, si aggiungono anche i Sigilli, presidi di biodiversità riconosciuti dalla fondazione Campagna Amica, che agricoltori custodi hanno strappato dal rischio di estinzione perpetuandone la coltura, l’allevamento o la preparazione nel caso di ricette.

Nelle Marche sono stati individuati 23 Sigilli: Carciofo di Montelupone, Carciofo Violetto Precoce di Jesi, Cavolfiore Tardivo di Fano, Cicerchia dei Monti Sibillini, Cicerchia Serra de’ Conti, Cipolla di Suasa, Gallina Ancona, Marrone del Montefeltro, Mela Rosa dei Monti Sibillini, Oliva Coroncina, Oliva Mignola, Oliva Piantone di Falerone, Oliva Piantone di Mogliano, Oliva Raggia, Oliva Sargano di Fermo, Pecora Fabrianese, Pecora Sopravissana, Pera Angelica di Serrungarina, Roveja, Taccola del Menocchia, Taccola di Massignano, Vacca Marchigiana e Vino Cotto.

 

Dal territorio

LAZIO, L’ORDINANZA DELLA CORTE DI APPELLO RENDE GIUSTIZIA AGLI ALLEVATORI

La Corte di Appello di Roma, attraverso un’ordinanza cautelare, ha sospeso la sentenza del Tribunale Civile di Roma che, lo scorso ottobre, aveva vietato l’utilizzo del marchio Cacio Romano da parte della Formaggi Boccea S.r.l. e bloccato la commercializzazione del prodotto in seguito alla richiesta del Consorzio per la tutela del formaggio Pecorino romano Dop.

“Avevamo detto subito che non saremmo arretrati di un centimetro nella battaglia per tutelare gli allevatori laziali e così è stato. Anche la Regione si è schierata subito al nostro fianco in questo scontro per la difesa della filiera ovicaprina laziale, drammaticamente penalizzata dalle politiche scellerate del Consorzio per la tutela del Pecorino romano – spiega David Granieri, presidente Coldiretti Lazio – L’ordinanza della Corte d’Appello è di grande importanza perché mira a salvaguardare sia la buona fede del consumatore sia la tipicità e la provenienza regionale di un prodotto simbolo dell’agricoltura capitolina che ora potrà subito tornare in commercio.

E’ assolutamente inaccettabile e contro ogni logica che solo il 3% del pecorino romano sia fatto con latte degli allevatori laziali, peraltro già sottopagati dalle industrie con prezzi che non coprono neanche i costi di produzione. Per tutelare la filiera zootecnica si deve porre rimedio a questa situazione e riconoscere al più presto il marchio DOP per il cacio romano. L’ordinanza della Corte di Appello va in questa direzione e riconosce i diritti e il lavoro degli allevatori laziali”.

LOMBARDIA, SUOLO: A RISCHIO FRANE E ALLUVIONI PIÙ DI 4 COMUNI SU 5 NELLA REGIONE

Sono più di 4 su 5 i comuni della Lombardia dove il potenziale rischio idrogeologico è medio alto. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti regionale su dati Ispra divulgata in occasione della Giornata Mondiale del suolo che si celebra il 5 dicembre. In Lombardia – precisa la Coldiretti regionale – su 1.524 comuni quelli più esposti a frane e alluvioni sono 1.287 (pari all’84,4%), per un totale di oltre 470 mila abitanti. Su un territorio più fragile – sottolinea la Coldiretti – si abbattono i cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e improvvise, che causano gravi danni alle campagne, ai centri abitati e all’ambiente. Solo tra ottobre e novembre – continua la Coldiretti – in Lombardia, secondo le stime regionali, il conto del maltempo è stato di circa 40 milioni di euro, di cui oltre 7 milioni all’agricoltura in base alle segnalazioni raccolte dai tecnici Coldiretti sul territorio.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma e – sottolinea la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di episodi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e violente ed il rapido passaggio dal maltempo al sole. In Italia sono 7.275 i comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, il 91% del totale, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Il risultato sono i pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni – continua la Coldiretti – ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle bizzarrie del tempo.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli – conclude la Coldiretti – Si tratta però di una sfida per tutti che può essere vinta solo se si afferma un nuovo modello di sviluppo più attento alla gestione delle risorse naturali nel fare impresa e con stili di vita più attenti all’ambiente e ai consumi, a partire dalla tavola.

PIEMONTE, LEGGE CACCIA: SUBITO MISURE INNOVATIVE PER CONTENIMENTO SELVATICI

Dopo un lungo iter burocratico, il Consiglio regionale, lo scorso mese di giugno, ha approvato la legge sulla caccia il cui testo ha sostituito la legge 70 del 1996 che era stata abrogata nel 2012, colmando un vuoto legislativo anche attraverso l’introduzione di norme e modalità di intervento valutate positivamente.

“L’approvazione del cosiddetto «provvedimento Omnibus» porta con sé conseguenze molto gravi per i nostri agricoltori e per i territori rurali: sono stati modificati ed abrogati gli aspetti più innovativi della nuova legge sulla caccia facendo fare, a tutti gli effetti, un passo indietro alla nostra Regione che, finalmente, aveva inserito nella legge elementi di innovazione”, sottolineano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale.

Nella nuova legge, infatti, erano state inserite misure straordinarie di controllo della fauna selvatica, sulla base delle richieste avanzate da Coldiretti Piemonte, con la possibilità di prevedere il coinvolgimento anche dei proprietari e conduttori dei fondi danneggiati, purché in possesso delle abilitazioni previste dalla normativa.

In Piemonte è sempre più elevato il conto dei danni causati dalla fauna selvatica, senza dimenticare che sono numerosi i casi di cinghiali avvistati nelle città e ripetuti gli incidenti stradali, alcuni mortali, che si sono verificati su tutto il territorio. Un trend in linea con quanto avviene a livello nazionale tanto che i cinghiali si sono moltiplicati in tutta Italia, raggiungendo oltre un milione di esemplari. 

“I danni reali sono inestimabili. Occorre subito che la regione si adoperi e si impegni, per attivare le misure idonee a far fronte alle situazioni di criticità ed urgenza che, quotidianamente, registriamo – chiedono Moncalvo e Rivarossa -. Non ci bastano le promesse, vogliamo vedere rapidamente fatti concreti. Per questo motivo abbiamo incontrato l’Assessore regionale Giorgio Ferrero, chiedendo un immediato intervento e ricordando che in altre regioni sono state già introdotte misure straordinarie che, invece, mancano ora sul nostro territorio. Oltretutto, è in gioco anche la sicurezza dei cittadini oltre al fatto che, specificatamente nelle aree collinari e montane dove l’agricoltura è più difficoltosa, si sono persi oltre il 50% delle superfici coltivabili a causa proprio dei selvatici”.

TOSCANA, LATTE OVINO: NUOVO VERTICE IN REGIONE, BENE CONVOCAZIONE DI REMASCHI

“È positiva la risposta dell’assessore Remaschi alle nostre sollecitazioni e prese di posizione”. Questo il commento a caldo di Coldiretti Toscana di fronte alla decisione dell’Assessore all’agricoltura Marco Remaschi di convocare per lunedì prossimo un incontro per analizzare la crisi del comparto latte ovino e mettere a punto le possibili strategie di rilancio.

“Il settore ovi-caprino della Toscana sta attraversando un periodo di profonda crisi – ha detto il Presidente regionale di Coldiretti Fabrizio Filippi – infatti, ai continui attacchi dei predatori, all’aumento dei costi produzione si è aggiunta l’ultima tegola delle disdette dei contratti di fornitura di latte che alcuni caseifici stanno comunicando ai pastori con l’intenzione di cessare il ritiro del latte con la prossima campagna”.

Il comparto ovi-caprino toscano nel corso degli anni ha ridotto il suo peso economico che comunque resta importante contando oltre 1500 aziende per un valore in termini di latte di circa 55milioni di euro ed interessa 5000 posti di lavoro. Il valore della filiera ovi-caprina nel complesso è stimato in 110milioni di euro. Molti dei 550mila quintali di latte vengono utilizzati per ottenere il rinomati pecorini Dop come il Pecorino Toscano e il Pecorino delle Balze Volterrane. Il 30% del latte ovino regionale è utilizzato per la produzione di Pecorino Toscano Dop. In Toscana, quarta regione per numero di pecore, dopo la Sardegna, la Sicilia e il Lazio, i capi arrivano ad oltre 425 mila.

“Più volte Coldiretti si è fatta carico delle legittime istanze del mondo degli allevatori ovini portando sui tavoli istituzionali un pacchetto di proposte – dice Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – per dare vita ad un piano di rilancio del settore. Abbiamo trovato anche la piena disponibilità della presidenza della Regione sulla necessità di definire un programma finalizzato alla valorizzazione della filiera ovi-caprina che, anche per i problemi legati alla predazione, è interessata da una preoccupante crisi, con numerose aziende costrette a cessare le attività, soprattutto nelle aree marginali. Bisogna riuscire a valorizzare ancora di più le denominazioni di origine e rafforzare la capacità di penetrazione sui mercati, non solo nazionali ma anche europei ed extra europei, delle produzioni sia di formaggi che di carne  provenienti dai nostri allevamenti, rendendo credibili  traiettorie di futuro per produttori che svolgono una funzione fondamentale sul piano economico e sociale, presidiando altresì territori il cui abbandono e degrado determinerebbero gravi rischi per l’assetto idro-geologico. Per questo non siamo disponibili ad accettare – conclude De Concilio – miopi strategie commerciali che mettono a rischio un mondo, fatto di tradizioni rurali e passioni, che sta dietro ogni forma di pecorino, un prodotto legato in maniera forte alla terra di origine: la Toscana. Ciò ci obbliga, in sintonia con le istituzioni, a contrastare qualsiasi tentativo di strumentalizzazione e di speculazione sulle spalle degli allevatori”.

PUGLIA, PETIZIONE ‘EAT ORIGINAL’ PER TUTELARE CIBO, ACQUA, CLIMA E BIODIVERSITA’

Cibo, acqua, clima e biodiversità al centro della Giornata Mondiale del Suolo, istituita dalla FAO il 5 dicembre e per celebrare al meglio la ricorrenza Coldiretti Giovani Impresa Puglia ha organizzato un serie di eventi in tutta la Puglia, come la raccolta firme EAT Original all’interno dell’Istituto Professionale di Stato dei servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera e ora anche Tecnico Agrario ‘Armando Perotti’ di Bari, un momento di confronto e comunicazione con i futuri operatori del settore della ristorazione.

“I cittadini italiani ed europei hanno il diritto di essere protetti e di ricevere informazioni accurate sul cibo che scelgono di acquistare e il collegamento fra cibo e suolo è quanto di più naturale possa esistere. Il cibo sano non può nascere in condizioni di sfruttamento e depauperamento del suolo. Per fare scelte consapevoli, i consumatori devono conoscere il luogo di raccolta e trasformazione degli alimenti, l’origine degli ingredienti e maggiori informazioni sui metodi di produzione e di lavorazione”, spiega il Presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, in merito alla petizione europea ‘Eat Original – Scegli l’Origine’. Attraverso la raccolta di 1 milione di firme i cittadini/consumatori all’Europa di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti per proteggere la  salute contro contraffazione e adulterazione di prodotti alimentari, soprattutto quando vengono utilizzati ingredienti di bassa qualità o addirittura tossici provenienti da altri Paesi con un’etichetta chiara che indichi l’origine degli ingredienti, aiutando a prevenire e combattere gli scandali alimentari che mettono in pericolo la salute e i danni sull’ambiente.

“E’ molto grave che all’appello manchino 162mila ettari di suolo consumato sulla totale della superficie territoriale pugliese. I cambiamenti in atto – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – riguardano contesti prevalentemente agricoli o naturali per il 67%, perché in Puglia la terra frana e si consuma anche a causa dell’abbandono delle aree rurali per fattori diversi, a cui si aggiungono fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate, per non parlare della criminalità sempre più dilagante. La salvaguardia del suolo, dell’ambiente e delle produzioni agricole e agroalimentari è fondamentale per garantire un avvenire alle future generazioni”.

Il clima impazzito continua ad avere effetti disastrosi sul territorio e si abbatte su un territorio fragile, dove 232 comuni su 258 (78%) sono a rischio idrogeologico – aggiunge Coldiretti Puglia – con diversa pericolosità idraulica e geomorfologica, secondo i dati ISPRA.  Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni, mentre a pagare il conto economico più salato sono proprio le 11.692 imprese che operano su quei territori.

In Puglia nel 2017 sono andati in fumo altri 410 ettari di suolo, pari all’8,35% della superficie territoriale – conclude Coldiretti Puglia – con un aumento di suolo consumato in 1 anno dal 2016 al 2017 dello 0,25%, passati da 161.606 ettari consumati nel 2016 a 162.016 nel 2017, secondo i dati del Rapporto sul consumo del suolo dell’ISPRA.

VERCELLI-BIELLA, CON DAZI STOP INVASIONE RISO ASIATICO MA BISOGNA FARE PRESTO

L’Unione Europea cambia rotta e il Comitato preposto vota a maggioranza l’adozione di salvaguardia per fermare l’invasione di riso asiatico dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myanmar) che, per anni, ha fatto concorrenza sleale ai produttori italiani nonostante l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di “genocidio intenzionale” peri i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya.

E’ quanto emerso nell’incontro organizzato ieri da Coldiretti a Roma dopo il voto del comitato “Sistema Preferenze Generalizzate” che ha votato a maggioranza l’imposizione di misure di salvaguardia richieste dall’Italia con 13 voti a favore tra i quali la Francia (57% della popolazione), 7 astenuti tra i quali la Germania e 8 contrari tra i quali la Gran Bretagna: con la mancanza di una maggioranza qualificata, toccherà ora al Collegio dei Commissari procedere con l’approvazione delle misure da loro stessi proposte.

“Un risultato frutto delle nostre mobilitazioni sia nelle città, come l’ultima dello scorso 18 novembre a Vercelli, sia degli incontri nelle sedi istituzionali che ha portato Bruxelles a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso che giustificano l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero. Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar arriva, infatti, sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore” commenta Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella con delega al settore risicolo.

“Nonostante le accuse di sfruttamento del lavoro, anche minorile, i due Paesi asiatici hanno goduto fino ad ora da parte dell’Unione Europea del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi). E’ ora di dire basta – evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – motivo per cui questa è una misura indispensabile al fine di difendere il nostro riso piemontese. Ricordiamo, oltretutto, che il Piemonte resta la regione italiana con i numeri maggiori a livello produttivo con 117 mila ettari, 8 milioni di quintali di produzione e quasi 1900 aziende”.

Coldiretti Piemonte, proprio per denunciare la realtà dei Paesi che fanno concorrenza sleale al riso italiano, ha realizzato, in collaborazione con il giornalista Stefano Rogliatti, “Rice to love”, un filmato unico nel suo genere che documenta la verità di quei luoghi e della situazione generata alle popolazioni dalle multinazionali e dai governi.

GROSSETO: LATTE OVINO, NUOVO VERTICE IN REGIONE: SUBITO UN PIANO DI RILANCIO

L’assessore all’agricoltura Marco Remaschi, dopo le sollecitazioni e prese di posizioni di Coldiretti, ha deciso di convocare per lunedì prossimo un incontro per analizzare la crisi del comparto latte ovino e mettere a punto le possibili strategie di rilancio.

“Il settore ovi-caprino sta attraversando un periodo di profonda crisi – afferma Paolo Giannini, direttore di Coldiretti Grosseto– infatti, ai continui attacchi dei predatori, all’aumento dei costi di produzione si sono aggiunte le disdette dei contratti di fornitura di latte che alcuni caseifici stanno comunicando ai pastori con l’intenzione di cessare il ritiro del latte con la prossima campagna. Più volte Coldiretti si è fatta carico delle legittime istanze del mondo degli allevatori ovini portando sui tavoli istituzionali un pacchetto di proposte per dare vita ad un piano di rilancio del settore. Abbiamo trovato anche la piena disponibilità della presidenza della Regione sulla necessità di definire un programma finalizzato alla valorizzazione della filiera ovi-caprina che, anche per i problemi legati alla predazione, è interessata da una preoccupante crisi, con numerose aziende costrette a cessare le attività, soprattutto nelle aree marginali. Bisogna riuscire a valorizzare ancora di più le denominazioni di origine e rafforzare la capacità di penetrazione sui mercati, non solo nazionali ma anche europei ed extra europei, delle produzioni sia di formaggi che di carne  provenienti dai nostri allevamenti, rendendo credibili  traiettorie di futuro per produttori che svolgono una funzione fondamentale sul piano economico e sociale, presidiando altresì territori il cui abbandono e degrado determinerebbero gravi rischi per l’assetto idro-geologico.

Per questo non siamo disponibili ad accettare miopi strategie commerciali che mettono a rischio un mondo, fatto di tradizioni rurali e passioni, che sta dietro ogni forma di pecorino, un prodotto legato in maniera forte alla terra di origine: la Toscana. Ciò ci obbliga, in sintonia con le istituzioni, a contrastare qualsiasi tentativo di strumentalizzazione e di speculazione sulle spalle degli allevatori”.

 

CAMPOBASSO ALL’AGRIMERCATO DI C.A. DI SCENA LA BIRRA ARTIGIANALE E LA CANAPA

Nuovo appuntamento, giovedì 6 dicembre, con l’originalità e l’eccellenza di prodotti Made in Molise all’Agrimercato di Campagna Amica, in via Insorti d’Ungheria a Campobasso. Protagonisti della giornata saranno la birra artigianale ed i prodotti a base di canapa.

Tutti rigorosamente made in Molise, i prodotti protagonisti della giornata strizzano l’occhio ai consumatori più esigenti, sempre alla ricerca di prodotti originali e sapori nuovi che le nostre aziende molisane dimostrano ogni giorno di saper offrire ad un pubblico sempre più numeroso ed attento alla qualità di ciò che porta in tavola.

I consumatori saranno così catturati da spumosi boccali di ottima birra artigianale e variegati cibi a base di canapa, dalla pasticceria secca alla pasta fresca o secca, passando per l’olio. Sarà quindi l’occasione per guidare i palati all’assaggio di prodotti che si sposano perfettamente con le varie tipologie di birra che i maestri birrai del mercato proporranno ai consumatori. Come sempre, inoltre, l’area food ha elaborato un menù a tema per quanti vorranno conoscere gli straordinari abbinamenti di due fra le maggiori particolarità che l’agrimercato di Campagna Amica di Campobasso offre ogni giovedì e sabato ai consumatori.

ROVIGO, POSITIVO CAMBIO DI ROTTA DELL’UE, STOP ALL’INVASIONE DI RISO ASIATICO

L’Unione Europea cambia rotta e mette finalmente i dazi per fermare l’invasione di riso asiatico dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myanmar), che per anni ha fatto concorrenza sleale ai produttori italiani nonostante l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di “genocidio intenzionale” per i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya. È quanto sottolinea il presidente provinciale Carlo Salvan nel commentare la decisione di applicare la clausola di salvaguardia con i dazi sulle importazioni di riso da questi Paesi, assunta dal comitato “Sistema Preferenze Generalizzate” su proposta della Commissione europea.

“È necessario – continua Salvan – che tutti i prodotti importati dall’estero seguano le stesse regole in vigore a livello europeo in termini di rispetto delle norme sul lavoro, sull’ambiente e sulla salute”. Il comitato ha votato a maggioranza l’imposizione delle misure di salvaguardia richieste dall’Italia con 13 voti a favore tra cui la Francia (57% della popolazione), 7 astenuti tra i quali la Germania e 8 contrari tra i quali la Gran Bretagna con la mancanza di una maggioranza qualificata che consente ora alla Commissione di procedere con le misure da lei stessa proposte che avranno effetto da metà gennaio 2019.

Per salutare l’attesa decisione “salva riso italiano” i risicoltori italiani si sono riuniti nella sede di Coldiretti a Roma dove è stata preparata una maxi risottata, rigorosamente made in Italy, ed allestita la prima mostra delle varietà più coltivate in Italia ma anche sui mille usi del cereale più diffuso al mondo. “Questo è il risultato della mobilitazione di Coldiretti nelle piazze italiane e nelle sedi istituzionali – sottolinea il presidente provinciale – che ha portato Bruxelles a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi delle importazioni di riso che giustificano l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero.

Nonostante le accuse di sfruttamento del lavoro anche minorile, i due Paesi asiatici hanno goduto fino ad ora da parte dell’Unione Europea – spiega Salvan – del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi)”. Il risultato è che il regime preferenziale di scambi ha consentito di far crescere vertiginosamente le importazioni di riso Indica lavorato da Cambogia e Myanmar che nel 2008/2009 ammontavano infatti a 5.297 tonnellate mentre nel 2017/2018 sono state 326.007 (e sono cresciute ancora nel 2018, superando le 372.000). Le vendite di riso lavorato italiano nell’Ue invece sono passate da 240.305 tonnellate a 192.302 nello stesso arco di tempo (-20%) e le quotazioni della produzione nazionale sono crollate del 40% negli ultimi 2 anni.

“Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar arriva infatti sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore – aggiunge Salvan – pertanto è stato giustamente deciso il rispristino dei dazi nel triennio 2019-2022”. In particolare la clausola di salvaguardia ha un periodo di reintroduzione dei dazi sul riso Indica lavorato per un periodo non superiore a tre anni, con un valore scalare dell’importo stesso da 175 euro a tonnellata nel 2019, 150 euro a tonnellata nel 2020 e 125 euro a tonnellata nel 2021, con una proroga possibile dove giustificata da particolari circostanze. “Una misura indispensabile – conclude Carlo Salvan – per difendere la coltivazione di riso a livello locale e nazionale. Il nostro Paese detiene il primato in Europa con una produzione di 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica, che dobbiamo preservare e difendere”.

PIEMONTE, CON DAZI STOP INVASIONE RISO ASIATICO: TUTELIAMO IL MADE IN PIEMONTE

L’Unione Europea cambia rotta e mette finalmente i dazi per fermare l’invasione di riso asiatico dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myanmar) che per anni ha fatto concorrenza sleale ai produttori italiani nonostante l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di “genocidio intenzionale” peri i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya. E’ quanto è emerso nell’incontro organizzato da Coldiretti a Roma per l’occasione vista la decisione di applicare la clausola di salvaguardia con i dazi sulle importazioni di riso da questi Paesi, assunta dal comitato “Sistema Preferenze Generalizzate” su proposta della Commissione europea.

Il comitato ha votato a maggioranza l’imposizione di misure di salvaguardia richieste dall’Italia con 13 voti a favore tra i quali la Francia (57% della popolazione), 7 astenuti tra i quali la Germania e 8 contrari tra i quali la Gran Bretagna con la mancanza di una maggioranza qualificata che consente ora alla Commissione di procedere con le misure da lei stessa proposte che prenderanno effetto da metà gennaio 2019.

“Un risultato frutto delle nostre mobilitazioni sia nelle città, come l’ultima dello scorso 18 novembre a Vercelli, sia degli incontri nelle sedi istituzionali che ha portato Bruxelles a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso che giustificano l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero. Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar arriva, infatti, sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore e pertanto è stato giustamente deciso il ripristino dei dazi nel triennio 2019-2022”, commenta Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo.

“Nonostante le accuse di sfruttamento del lavoro, anche minorile, i due Paesi asiatici hanno goduto fino ad ora da parte dell’Unione Europea del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi). E’ ora di dire basta – evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – motivo per cui questa è una misura indispensabile al fine di difendere il nostro riso piemontese. Ricordiamo, oltretutto, che il Piemonte resta la regione italiana con i numeri maggiori a livello produttivo con 117 mila ettari, 8 milioni di quintali di produzione e quasi 1900 aziende”.

Coldiretti Piemonte, proprio per denunciare la realtà dei Paesi che fanno concorrenza sleale al riso italiano, ha realizzato, in collaborazione con il giornalista Stefano Rogliatti, “Rice to love”, un filmato unico nel suo genere che documenta la verità di quei luoghi e della situazione generata alle popolazioni dalle multinazionali e dai governi.

VENEZIA, UNA FIRMA PER LA TRASPARENZA SUL CIBO AL MERCATO AGRICOLO DI MESTRE

Durante l’apertura del mercato agricolo coperto di Mestre in via Palamidese 3-5 laterale di via Fapanni, il Martedi, Mercoledi Venerdi e Sabato dalle ore 8.00 alle ore 13.00 si raccolgono le firme per l’iniziativa europea europea dei cittadini Eat original! Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo).

“L’ assenza di legislazione europea che obblighi ad indicare l’origine degli alimenti crea una mancanza di trasparenza che legittima l’anonimato del cibo a danno dei consumatori e vanifica l’impegno delle nostre aziende agricole che investono sulla qualità dei prodotti.” Afferma il presidente di Coldiretti Venezia Andrea Colla.

Nasce così l’iniziativa europea dei cittadini per chiedere alla Commissione di Bruxelles di agire sul fronte della trasparenza e dell’informazione al consumatore sulla provenienza di quello che mangia. “Ci proponiamo di coinvolgere quanti più cittadini possibile fino al raggiungimento di almeno un milione di firme entro il 1 Ottobre 2019: Coldiretti porta sul mercato il valore aggiunto della trasparenza chiedendo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti” sottolinea Giovanni Pasquali direttore di Coldiretti Venezia. E’ in corso una forte mobilitazione di Coldiretti che ha coinvolto sette Stati Membri dell’UE: oltre all’Italia, Francia, Spagna, Grecia, Polonia, Svezia e Belgio.

Si tratta di una petizione europea autorizzata dalla stessa Commissione Ue e coordinata da Coldiretti e Campagna Amica con il sostegno di molte organizzazioni di agricoltori e consumatori: dalla FNSEA (il maggior sindacato agricolo francese) alla Ocu (la più grande associazione di consumatori spagnola), da Solidarnosc (storico e importante sindacato polacco) alla Upa (l’Unione dei piccoli agricoltori in Spagna), da Slow Food a Fondazione Univerde a Gaia (associazione degli agricoltori greci).

Insieme chiediamo alla Commissione di Bruxelles di imporre “dichiarazioni di origine obbligatorie per tutti i prodotti alimentari al fine di prevenire le frodi, proteggere la salute pubblica e garantire il diritto all’informazione dei consumatori”. Nello specifico – sottolinea la Coldiretti – questa proposta d’iniziativa dei cittadini si prefigge di rendere obbligatoria l’indicazione del paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell’UE, senza deroghe per i marchi registrati e le indicazioni geografiche e per quanto attiene agli alimenti trasformati, l’etichettatura di origine deve essere resa obbligatoria per gli ingredienti principali se hanno un’origine diversa dal prodotto finale. La petizione chiede infine di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare. Un obiettivo condiviso dalla maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani che ritiene necessario superare l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea sull’origine del cibo per contrastare un fenomeno, quello dei falsi e dei tarocchi, che solo all’Italia costa oltre 100 miliardi di euro all’anno nel mondo.

PISTOIA, NATALE: ALBERI NATURALI NON SPELACCHIATI E STELLE PESCIATINE

L’albero al naturale è meglio del surrogato di plastica. È questione estetica ed ambientale. E poi, le stelle sono sempre più belle e quelle pesciatine inimitabili. Tempo di feste e di addobbi, nell’imminenza delle feste natalizie Coldiretti Pistoia consiglia di comprare bene, italiano, dai produttori Campagna Amica: nei mercati o direttamente nelle aziende. Stelle e abeti rientrano nella tradizione produttiva pistoiese, piante che se sono di qualità hanno un’evoluzione differente, col trascorrere delle settimane. L’abete di buona qualità, infatti, non si ‘spelacchia’ sin dal primo giorno che viene addobbato, e le stelle di Natale possono durare ben oltre le festività natalizie.

L’albero di plastica è tutt’altro che ecologico, anche se comodo, prima o poi va smaltito. L’albero vero, invece, porta freschezza e calore in casa. Quelli in commercio sono alberi che hanno reso con le loro radici i terreni più stabili, e una volta tolti dal terreno sono sostituiti con altri alberi. E importante, anche per questo, chiedere che sia un albero cresciuto in Italia, si dà reddito ai nostri produttori e la qualità è migliore (se non altro perché è minore il tempo tra il momento in cui vengono tolti dal terreno e zollati e la vendita. Alberi di Natale cresciuti a Pistoia si trovano in vendita nel mercato Campagna Amica di Quarrata (giovedì) Pistoia (sabato).

Una stella pesciatina potrebbe durare anche fino al Natale successivo, se opportunamente curata. Vale la pena richiederla al fioraio di fiducia o nei garden, o direttamente nelle aziende Campagna Amica. Non tutti sanno che i veri fiori della stella di Natale, pianta originaria del Messico, sono quelli di colore giallo all’interno, mentre le parti di colore rosso non sono altro che foglie che assumono tale colorazione in particolari periodi dell’anno. Solitamente tali brattee sono rosse, ma possono essere anche rosa o bianche e tendono, per motivi fisiologici, a cadere dopo le feste, verso la primavera. Ma questo non vuol dire che sia morta, infatti bastano alcuni accorgimenti per averla ancora in casa l’anno dopo: quando la pianta rimane ‘nuda’ – spiega la Coldiretti – è importante mantenerla all’ombra, lontana da luoghi dove possa ricevere luce artificiale (lampadine, televisioni) perché si tratta di una pianta “brevidiurna” che fiorisce in conseguenza di un adeguato periodo trascorso con un basso numero di ore di luce.

Durante il periodo primaverile – informa la Coldiretti – è opportuna una potatura e un trasloco in terrazzo per poi farla rientrare in casa verso ottobre/novembre in un ambiente poco luminoso (8 ore massimo di luce al giorno) al fine di facilitare la crescita di nuovi rami e foglie che assumeranno il caratteristico colore rosso. Questa pianta – conclude Coldiretti – predilige concimazioni a base di potassio e fosforo, soprattutto nel periodo autunno invernale.

SICILIA, LAVORO IN AGRICOLTURA: TUTTO PRONTO PER L’OSCAR GREEN 2019

Hanno proposto innovazioni vincenti in molti comparti, hanno investito nelle terre dei nonni, hanno avviato start up. Sono i giovani siciliani le cui proposte negli ultimi anni si sono piazzate ai primi posti dell’Oscar Green sia per quantità sia per qualità. Non resta che bissare il successo – commenta il delegato regionale, Coldiretti Giovani Impresa, Massimo Piacentino -. Le iscrizioni sono già aperte e ci si potrà accedere fino al 18 marzo 2019.  Due le possibilità: o dal sito giovanimpresa.coldiretti.it oppure su www.oscargreen.it.

Oggi fare l’agricoltore è tornato un vanto – aggiunge il delegato che produce olio e meloni nel trapanese -. C’è un moto di orgoglio sottolineato anche da un’analisi nazionale Coldiretti/Censis, dalla quale emerge anche che appena il 5,4% delle mamme e dei papà sarebbe contrario a vedere il figlio in campagna – conclude.

Sei le categorie: la prima, “Impresa3.Terra”, premierà i progetti di quelle giovani aziende agroalimentari che hanno creato una cultura d’impresa esemplare, riuscendo a incanalare creatività, originalità e grande abilità progettuale per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura italiana coniugando tradizione e innovazione. La categoria “Campagna Amica” valorizzerà i prodotti tipici italiani su scala locale, nazionale e mondiale rispondendo alle esigenze dei consumatori in termini di sicurezza alimentare, qualità e tutela ambientale. “Sostenibilità” ambientale è la parola d’ordine di quei progetti che promuovono un modello di sviluppo sostenibile, riducendo al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando energia e materiali attraverso processi che tutelano l’ambiente. “Fare Rete” prende in esame quei modelli di imprese, cooperative, consorzi agrari, società agricole e start up, capaci di creare reti sinergiche in grado di massimizzare i vantaggi delle aziende agroalimentari e del consumatore finale. “Noi per il sociale” promuove quei progetti volti a rispondere a bisogni della persona e della collettività, grazie alla capacità di trasformare idee innovative in servizi e prodotti destinati a soddisfare esigenze generali e al tempo stesso creare valore economico e sociale. Possono partecipare Enti Pubblici, Cooperative e Consorzi capaci di creare sinergia con realtà agricole a fini sociali. Solo per questa categoria l’età non è vincolante. Creatività, infine, centra l’attenzione sull’originalità di idea, di prodotto e di metodo.

CAMPANIA, BANDO DI PRIMO INSEDIAMENTO DEL PSR: CONTAGIATI 2.700 GIOVANI CAMPANI

Scatta la corsa all’Oscar per 55mila giovani italiani che hanno investito in agricoltura, protagonisti di un cambiamento epocale che vede le nuove generazioni sognare un futuro in campagna. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base di dati Infocamere, in occasione del via all’Oscar Green 2019, il premio all’innovazione per le imprese che creano sviluppo e lavoro. La rinnovata attrattività della campagna per i giovani – sottolinea Coldiretti – si riflette nella convinzione comune che l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo.

Non a caso oltre otto italiani su dieci (82,1%) sarebbero contenti se il proprio figlio lavorasse in agricoltura con la percentuale che sale addirittura all’86,2% se si considerano i soli genitori laureati, secondo un’analisi Coldiretti/Censis, dalla quale emerge anche che appena il 5,4% delle mamme e dei papà sarebbe contrario a vedere il figlio in campagna mentre il restante 12,5% non prende posizione. Al premio Oscar Green, promosso da Coldiretti Giovani Impresa, sarà possibile iscriversi fino al 18 marzo 2019 attraverso il sito giovanimpresa.coldiretti.it oppure accedendo direttamente al sito www.oscargreen.it in una delle sei categorie di concorso. La prima, “Impresa3.Terra”, premierà i progetti di quelle giovani aziende agroalimentari che hanno creato una cultura d’impresa esemplare, riuscendo a incanalare creatività, originalità e grande abilità progettuale per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura italiana coniugando tradizione e innovazione.

La categoria “Campagna Amica” – continua Coldiretti – valorizzerà i prodotti tipici italiani su scala locale, nazionale e mondiale rispondendo alle esigenze dei consumatori in termini di sicurezza alimentare, qualità e tutela ambientale. “Sostenibilità” ambientale è la parola d’ordine di quei progetti che promuovono un modello di sviluppo sostenibile, riducendo al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando energia e materiali attraverso processi che tutelano l’ambiente. “Fare Rete” prende in esame quei modelli di imprese, cooperative, consorzi agrari, società agricole e start up, capaci di creare reti sinergiche in grado di massimizzare i vantaggi delle aziende agroalimentari e del consumatore finale. Si tratta – rileva la Coldiretti – di progetti promossi nell’ambito di partenariati variegati, che coniugano agricoltura e tecnologica così come artigianato tradizionale e mondo digitale, arrivando fino agli ambiti del turismo, del design e di ricerca accademica. “Noi per il sociale” promuove quei progetti volti a rispondere a bisogni della persona e della collettività, grazie alla capacità di trasformare idee innovative in servizi e prodotti destinati a soddisfare esigenze generali e al tempo stesso creare valore economico e sociale. Possono partecipare Enti Pubblici, Cooperative e Consorzi capaci di creare sinergia con realtà agricole a fini sociali. Solo per questa categoria l’età non è vincolante. Creatività, infine, centra l’attenzione sull’originalità di idea, di prodotto e di metodo.

In Campania, dove la voglia di fare impresa agricola ha contagiato oltre 2.700 giovani che hanno presentato la domanda per il bando di primo insediamento del PSR, Coldiretti ha celebrato l’innovazione sostenibile nell’ultima finale regionale di Oscar Green. I vincitori sono stati gli irpini Vincenzo Parziale di Torella dei Lombardi (categoria “sostenibilità”) con il suo sapone a rifiuto zero e Nicola Urciuolo di Forino (categoria “impresa 3.terra”) con la domotica applicata all’elicicoltura, Isabella Mazzeo di Benevento (categoria “noi per il sociale”) con il progetto di integrazione dei migranti nella coltivazione del tabacco, la casertana Roberta Musella di Alvignano (categoria “fare rete”) con la fattoria didattica vegetariana, Valentina Stinga di Sorrento (categoria “Campagna Amica”) con i suoi ortaggi a domicilio via web e il salernitano Paolo Ruggiero (categoria “creatività”) con il pomodoro conservato in acqua di mare.

AREZZO, UN NATALE A TUTTA CAMPAGNA AMICA CON I MERCATI DEGLI AGRICOLTORI

Il Natale 2018 ad Arezzo è firmato dagli agricoltori di Campagna Amica, sono in arrivano le edizioni straordinarie del mercato con incontri, eventi, momenti di informativi e di promozione delle migliori eccellenze del territorio. “Abbiamo ritenuto utile creare ulteriori momenti di confronto tra le aziende produttrici che appartengono alla rete di Campagna Amica ed i cittadini consumatori e abbiamo pensato a tutta una serie di iniziative – spiega il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – sarà possibile infatti comporre i cesti a km zero con i prodotti direttamente dalle mani dei produttori per un regalo sano, buono e giusto e mi piace ricordare che sono appena entrate nuove aziende al mercato con tanti prodotti diversi, a cominciare dalle farine e poi noci, nocciole e tartufi, la carne bovina, l’olio, il miele, lo zafferano ed i formaggi e derivati di pecora. Si potranno incontrare i tutor della spesa con i loro consigli per ottimizzare gli acquisti anche nel riempiere i tipici cesti natalizi con prodotti inimitabili del territorio o confrontarsi con i nostri Agrichef che saranno presenti e forniranno consigli utili e ricette per il pranzo di Natale ed il cenone di Capodanno. Non mancherà poi, la postazione dedicata alla petizione “Stop Cibo Anonimo” una raccolta firme promossa da Coldiretti attraverso la quale chiediamo all’Europa di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti per proteggere la salute, prevenire le frodi alimentari e garantire una giusta remunerazione agli imprenditori agricoli ed i diritti dei cittadini”.

La raccolta firme è attiva su tutto il territorio provinciale, Coldiretti Arezzo sta organizzando presidi in ogni mercato tutti i giorni. Un’etichetta chiara che indichi l’origine degli ingredienti aiuta a prevenire e combattere gli scandali alimentari che mettono in pericolo la salute e tutti i cittadini dovrebbero sottoscrivere la petizione perché l’indicazione di origine degli ingredienti sull’etichetta consentirebbe di prevenire le falsificazioni e le pratiche commerciali sleali che danneggiano la nostra economia.

“Acquistare prodotti locali è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio, ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione” ha affermato il Presidente di Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci nel sottolineare che “si tratta di una responsabilità sociale che si è diffusa tra i cittadini nel tempo della crisi con la crescita dei mercati contadini che anche nella nostra provincia sono diventati non solo luogo di consumo, ma anche momenti di educazione, socializzazione, cultura e solidarietà. Ecco perché le aperture straordinarie, orientando quindi al consumo delle produzioni locali anche nel periodo delle festività, avvenimento utile per riscoprire le ricette della tradizione, acquistare le specialità da mettere sotto l’albero e preparare piatti esclusivi per uno degli appuntamenti più importanti dell’anno”.

Tra le altre iniziative promosse da Coldiretti Arezzo nel periodo natalizio nei farmer’s market ricordiamo la “Festa degli alberi di Natale” che si terrà sabato mattina 8 dicembre al mercato di Campagna Amica di Bibbiena, sarà possibile nell’occasione scoprire tutte le informazioni sull’abete naturale con il tutor delle piante che sarà presente con alberi di natale di tutto le dimensioni! Si comunica inoltre che il mercato di Piazza Giotto nel giorno di Santo Stefano, mercoledì 26 dicembre si terrà regolarmente.

REGGIO EMILIA, TERRA: IN UN ANNO SOTTRATTI ALL’AGRICOLTURA 4,5 MILIONI DI MQ

Tra il 2016 e il 2017 in Emilia Romagna sono stati consumati ogni giorno 12.500 metri quadrati di terreno naturale e agricolo, in pratica più di un ettaro al giorno. Lo rende noto Coldiretti regionale nella giornata del suolo che si celebra oggi 5 dicembre. In base al rapporto 2018 sul consumo di suolo dell’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) – afferma Coldiretti Reggio Emilia – tra il 2016 e il 2017 nella nostra regione è stato consumato terreno agricolo naturale per oltre 4 milioni e mezzo di metri quadrati, pari a 650 campi di calcio. In questo modo il terreno diventato artificiale nel 2017 ha raggiunto – informa Coldiretti – i 221.645 ettari, un dato che colloca la nostra regione al terzo posto per consumo di suolo in Italia, subito dopo la Lombardia (310.156 ettari) e il Veneto (226.530). il terreno cementificato – sottolinea Coldiretti regionale – è pari al 9,9 dell’intera superficie regionale, una percentuale superiore alla media nazionale che si attesta al 7,65%.

La cementificazione e l’abbandono del suolo – commenta Coldiretti Reggio Emilia – oltre a sottrarre terreno ad una produzione agricola di qualità, riducono la capacità dell’assorbimento dell’acqua da parte dei terreni e rendono il territorio più fragile aumentando il rischio di frane e alluvioni. Su un territorio sempre più artificiale e più fragile, i cambiamenti climatici degli ultimi anni – sottolinea Coldiretti – hanno portato a precipitazioni sempre più intense con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno impermeabilizzato dall’urbanizzazione e dalla cementificazione non riesce ad assorbire.

La conseguenza – afferma Coldiretti – è un aumento del rischio di alluvioni e un incremento della situazione franosa della nostra regione. Secondo elaborazioni Coldiretti su dati del servizio Geologico regionale, in Emilia Romagna ci sono più di 38 mila frane attive, per una superficie di quasi 70 mila ettari, e più di 32 mila frane quiescenti, che coprono 181 mila ettari. In pratica l’11,3% del territorio regionale è soggetta frane, percentuale che aumenta decisamente se si considera che la provincia di Ferrara e tutto il territorio a nord della via Emilia sono esenti da movimenti franosi. Ad essere più colpito è, naturalmente, il territorio collinare e montano, area dove – ricorda Coldiretti – è in forte calo la presenza dell’agricoltura che negli ultimi venti anni ha visto più che dimezzato il numero delle aziende agricole, rimaste oggi poco più di 20 mila nell’area appenninica. Il venir meno della cura dei terreni e dei fossi – commenta Coldiretti – ha contribuito non poco alla diffusione delle frane che in questo momento interessano 200 delle 333 amministrazioni comunali della regione.

Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono – afferma Coldiretti Emilia Romagna – bisogna difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola. Per questo Coldiretto Emilia Romagna ha sostenuto la legge regionale n. 24 del 21 dicembre 2017 (“Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”), in vigore dall’1 gennaio 2018, che ha l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero entro il 2050. Nel frattempo – ricorda Coldiretti regionale – i Comuni dovranno adeguare gli strumenti urbanistici entro tre anni e concludere il processo nei due anni successivi e il consumo di suolo dovrà essere contenuto entro il 3% del territorio urbanizzato. Con la nuova normativa – conclude Coldiretti Emilia Romagna – il consumo di suolo nelle aree agricole è consentito solo per opere pubbliche e di pubblica utilità se viene dimostrata l’impossibilità di riutilizzare aree già urbanizzate e assicurando il minor impatto e consumo di suolo possibile.

Nella provincia reggiana il percorso è iniziato due anni fa con il RUE, Regolamento Urbanistico ed Edilizio, del Comune di Reggio Emilia che definisce nel dettaglio i parametri per gli interventi ordinari nel territorio urbanizzato e nel territorio rurale

«Primo esempio in Italia di riconversione dei terreni da edificabili ad agricoli – commenta Assuero Zampini, direttore della Coldiretti reggiana. È un’azione importante di grande attenzione al mondo agricolo e di riconoscimento del suo protagonismo verso uno sviluppo sostenibile dell’economia a favore certamente delle imprese agricole ma anche e soprattutto di tutti gli abitanti del nostro territorio».

MANTOVA, DL SICUREZZA: NIENTE CERTIFICATO ANTIMAFIA PER AIUTI UE FINO A 25MILA €

Coldiretti Mantova informa che, grazie al decreto Sicurezza, anche nel 2019 le aziende agricole saranno esentate dall’obbligo di presentare il certificato antimafia per le domande di contributi europei di importo fino a 25mila euro.

“È un risultato importante nella direzione della sburocratizzazione richiesta da Coldiretti – afferma il presidente, Paolo Carra -. Senza questo intervento dal 1° gennaio 2019 sarebbe scattato l’obbligo di presentazione della documentazione antimafia per le domande di aiuto di importo superiore a 5.000 euro, con il conseguente rischio di aggravi burocratici e di forti rallentamenti nei pagamenti degli aiuti comunitari”.

Coldiretti Mantova informa che con il varo del decreto sicurezza fino al 31 dicembre 2019, il quadro degli adempimenti a carico delle imprese agricole in tema di documentazione antimafia prevede per le domande di aiuto di importo inferiore a 5.000 euro a regime l’esonero dall’obbligo di presentare la documentazione antimafia; per le domande di aiuto di importo superiore a 5. 000 euro e fino a 25.000 euro, è stata invece prorogata fino al 31 dicembre 2019 l’esenzione dall’obbligo di acquisizione della suddetta documentazione.

Per le domande di aiuto di importo superiore a 25.000 euro, è sempre previsto l’obbligo di acquisizione della documentazione antimafia. Per le concessioni di terreni demaniali, che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune, sussiste l’obbligo generalizzato di acquisire la documentazione in parola a prescindere dal valore complessivo della domanda di aiuto.

 

Appuntamenti

LOMBARDIA: A MILANO IL NATALE DELLA SOLIDARIETÀ CON ABETI DEI BOSCHI DEVASTATI

Sabato 8 dicembre

Nel giorno dell’Immacolata, tradizionalmente dedicato dalle famiglie all’acquisto e alla preparazione dell’albero di Natale, a Milano il mercato agricolo coperto di Porta Romana in via Friuli 10/A inaugura il periodo delle feste nel segno della solidarietà, con la spesa sospesa e gli abeti abbattuti dalla straordinaria ondata di maltempo che ha devastato i boschi del Nord-Est, per aiutare la ripresa dei territori feriti e regalare una seconda vita alle piante colpite.

Sabato 8 dicembre dalle ore 9.30 – precisa la Coldiretti Lombardia – saranno disponibili le piante cadute sull’Altipiano di Asiago (Vicenza), recuperate da Coldiretti, Federforeste e Pefc. Un’iniziativa per dare la possibilità di aiutare concretamente i territori devastati dal maltempo ma anche per far conoscere l’importanza di scegliere per Natale l’albero vero Made in Italy, che concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente, a differenza di quelli di plastica che nascono dal petrolio e inquinano. Sarà presente il tutor dell’albero di Natale con il vademecum per sceglierlo, posizionarlo e riciclarlo dopo le feste, mentre gli agrichef di Campagna Amica saranno al lavoro per realizzare gli addobbi al naturale.

Inoltre – continua la Coldiretti – per la prima volta sarà possibile aderire all’iniziativa della spesa sospesa: mutuando l’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo, su ogni banco del mercato di via Friuli i consumatori troveranno una cassettina dove poter lasciare offerte libere, grazie alle quali saranno donati prodotti agroalimentari a favore dei più bisognosi.

Sempre sabato 8 dicembre dalle ore 10.30 alle 12.30 i tutor Coldiretti mostreranno come realizzare composizioni floreali per abbellire la casa nel periodo delle feste, utilizzando contenitori riciclati come bottiglie di plastica, scatole e barattoli, foglie secche e fiori spontanei.

Il mercato agricolo coperto di Porta Romana – conclude la Coldiretti – rimarrà aperto nella giornata di Sant’Ambrogio, venerdì 7 dicembre, e in quella dell’Immacolata, sabato 8 dicembre, dalle ore 8 alle 14.

 

PIACENZA: FATTURAZIONE ELETTRONICHE, DA COLDIRETTI ASSISTENZA COMPLETA

Oggi, giovedì 6 e venerdì 7 dicembre

Rush finale per gli incontri formativi dedicati alle fatturazioni elettroniche. Dal 1° gennaio 2019 entra in vigore per tutte le imprese, comprese quelle agricole, l’obbligo della fatturazione elettronica. Una novità normativa che ha spinto Coldiretti Piacenza a implementare i servizi contabilità: gli uffici sono attrezzati per gestire per conto delle imprese emissione e trasmissione al sistema di interscambio delle fatture attive e ricezione delle fatture passive.

Lo spiega Emanuele Gonsalvi, responsabile dell’area fiscale. “Il nuovo servizio contabilità, alla luce delle novità normative, è completo. Offriamo infatti la registrazione dell’indirizzo telematico per la ricezione delle fatture d’acquisto che verranno automaticamente inoltrate via e-mail alle nostre imprese agricole, ma che saranno anche disponibili in formato cartaceo nelle nostre sedi. L’emissione delle fatture attive avverrà direttamente nei nostri uffici su indicazione degli associati. Non solo. Per le imprese che ne faranno richiesta siamo già in grado di fornire un’applicazione attraverso il Portale del Socio che consente di gestire il ciclo attivo direttamente in azienda. Restano poi le fasi di contabilizzazione e i successivi adempimenti fiscali, di fatto inalterati dall’introduzione della fattura elettronica. Infine, come prevede la normativa, effettueremo il servizio di conservazione elettronica dei documenti”.

I prossimi incontri dedicati alle fatture elettroniche organizzati da Coldiretti Piacenza sul territorio sono in programma: oggi, mercoledì 5 dicembre a Pianello (mattina e pomeriggio); giovedì 6 a Cortemaggiore (10-13) e venerdì 7 a Lugagnano (10-13).

L’offerta Coldiretti è molto ampia, come conferma il direttore Giovanni Luigi Cremonesi. “I nostri uffici sono pronti a fornire un’assistenza efficace e concreta e nonostante gli sforzi in più, i costi dei servizi resteranno invariati, a conferma della sensibilità che da sempre caratterizza la nostra associazione”.

ANCONA: IL NATALE CON IL CIBO GIUSTO: AL VIA IL VILLAGGIO DI C.A. PER LE FESTIVITÀ

Da venerdì 7 a domenica 9 dicembre

Quasi tre italiani su 10 sceglieranno prodotti agroalimentari per i regali di Natale. Per soddisfare la questa sempre crescente richiesta la campagna sbarca nel capoluogo dorico con il Villaggio di Campagna Amica che sarà allestito in via Castelfidardo (corso Garibaldi, angolo ex Metro). Il taglio del nastro è previsto per mezzogiorno di venerdì 7 dicembre ma i banchi degli agricoltori di Coldiretti Ancona che effettuano la vendita diretta, dal campo alla tavola, saranno già pronti per accogliere i visitatori. Tra olio extravergine di oliva, vino, frutta e ortaggi a chilometro zero anche prodotti particolari come cosmetici alla visciola e, visto il periodo, anche panettoni alla visciola.

Una ventina le aziende agricole da tutta la regione per presentare il meglio del paniere delle nostre eccellenze. Presenti anche alcune aziende che arrivano dall’area del terremoto: un modo per sostenere l’economia dell’entroterra ferito. Per tutti la possibilità di creare il proprio cesto di natale con i prodotti di qualità delle campagne marchigiane. Il mercato di Campagna Amica si arricchirà anche della presenza di una fattoria didattica con laboratori dedicati ai bambini e alle famiglie. A tenere questo primo appuntamento, dalle 10 alle 13, l’Antica Fattoria Togni di Santa Maria Nuova che insegnerà ai presenti come realizzare decorazioni natalizie con oggetti naturali di recupero.

Il mercato di Campagna Amica resterà aperto dalle 9 alle 20, da venerdì 7 a domenica 10 dicembre. Tra gli stand anche uno gestito da Coldiretti Giovani Impresa Ancona nel quale si potrà firmare la petizione Eat Original! Unmask your food con la quale Coldiretti chiede all’Ue, insieme ad altre associazioni agricole europee, di rendere obbligatoria l’indicazione di origine in etichetta su tutto il cibo in commercio.

VICENZA: IL PROGETTO VICENTINO #ADOTTAUNALBERO ARRIVA IN TERRITORIO VERONESE

Sabato 8 dicembre

Vicenza, 5 dicembre 2018. Verona-Vicenza 1 a 1. La solidarietà non ha confini. E Coldiretti Verona l’ha saputo esprimere chiaramente, tanto che il prossimo sabato 8 dicembre ha organizzato uno straordinario Villaggio solidale, per raccogliere fondi per il ripristino dei boschi vicentini, nonché per aiutare a rialzarsi le aziende bellunesi.

Nel giorno dell’Immacolata, il “Villaggio solidale di Coldiretti” porterà all’Arsenale una quarantina di aziende agricole, per dar vita ad un vero e proprio mercato contadino, con l’obiettivo di raccogliere fondi a favore del ripristino delle aree boschive e la ripresa delle attività delle fattorie dell’Altopiano di Asiago e quelle del Cansiglio, Agordino e Cadore interessate dalle recenti calamità. Saranno proprio gli imprenditori agricoli delle province di Vicenza e Belluno i protagonisti dell’evento, i primi ad animare con le loro bancarelle l’iniziativa proponendo prodotti ai consumatori scaligeri, nonché ai turisti presenti in città per le feste natalizie.

Ma insieme, con lo stesso spirito di aggregazione ci saranno anche gli operatori di Rovigo, Treviso, Verona, Padova e Venezia, che oltre alla vendita di tipicità locali, alla possibilità di scegliere le specialità per la “cesta fai da te”, di vivere esperienze sensoriali, organizzeranno uno spazio per i più piccoli con i laboratori didattici, prepareranno il cibo da passeggio ed un piatto di risotto caldo accompagnato dai canti del Coro dell’Antoniano presente alla manifestazione.

“Passando per i territori colpiti dalla calamità, tra Enego ed Asiago, viene un gran magone – commentano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – poiché abbiamo impressa nella mente l’immagine di un territorio splendido e curato, mentre gli occhi ci fanno vedere solo distruzione, ovunque li volgiamo. Ripristinare questo territorio costerà moltissimo, non solo economicamente, ma anche in termini di tempo. E speriamo, un giorno, di poter rivedere i paesaggi ai quali c’eravamo abituati e che attiravano ogni anno migliaia di turisti”.

La manifestazione di solidarietà che le province che rappresentano Coldiretti in tutto il Veneto è importante e descrive chiaramente la capacità di fare squadra. “Siamo una grande organizzazione e dobbiamo essere orgogliosi di farne parte – concludono Cerantola e Palù – speriamo che la risposta in termini di solidarietà sia importante e che presto il turismo torni a popolare le nostre montagne e con l’anno nuovo le malghe possano riprendere l’attività”.

REGGIO E.: MAESTRI DELLA TRADIZIONE PER CUSTODIRE IL TIPICO DEL CONTADINO

Giovedì 6 dicembre

Il mese di Dicembre dà il via alla ‘festa del maiale’. Nella tradizione contadina rappresenta non solo un gesto in preparazione di saporiti salumi e insaccati ma un vero e proprio rito.

La produzione di salami e ciccioli è forse l’attività agricola che meglio esprime il senso della tradizione contadini, basata sull’economia familiare, sulla dedizione al lavoro e sull’ottimizzazione delle risorse che regola la vita nel giro delle stagioni.

«Sarà ricca di questo senso della tradizione – commenta il direttore di Coldiretti Reggio Emilia Assuero Zampini – la presentazione della seconda tappa del progetto di attestazione dei prodotti agroalimentari tradizionali reggiani. Infatti il nuovo Maestro della tradizione, Punghellini Roberto, diventerà il custode del salame Fiorettino e dei ciccioli, alimento povero, saporito e disponibile solo durante il periodo di lavorazione della carne».

La presentazione del disciplinare e della seconda ricetta custodita si svolgerà domani, giovedì 6 Dicembre alle 10.30, presso l’agriturismo Il Contadino, unitamente alla degustazione dei prodotti e all’illustrazione delle procedure di realizzazione e alla storia della tradizione contadine della festa del maiale.

Sono queste tradizioni e questi sapori – è convinta Coldiretti Reggio Emilia – che richiamano turisti, blogger e gastronauti dall’Italia e dall’estero, rischia di sparire con la scomparsa della generazione custode della ‘tavola contadina’. Per questo motivo Terranostra e gli agriturismo di Campagna Amica, unitamente a Coldiretti Reggio Emilia, hanno registrato il marchio ‘Maestro della Tradizione’ e steso un disciplinare per tutelare e preservare dall’oblio ricette e tradizioni che caratterizzavano la tavola dei contadini reggiani.

PADOVA: FATTURAZIONE ELETTRONICA, NESSUNA PROROGA, SI PARTE DALL’ 1/1/2019

Giovedì 6 dicembre

Niente proroga per l’entrata in vigore della fatturazione elettronica, confermato per l’inizio dell’anno l’obbligo per tutte le imprese di emettere le fatture in forma telematica e non più cartacea. Dopo i dubbi espressi dal Garante della Privacy su alcuni aspetti del provvedimento relativi al trattamento dei dati personali, si era diffusa la voce di un possibile slittamento rispetto alla data del 1° gennaio 2019. Il Governo ha però confermato il via dall’inizio del prossimo anno, riservandosi di apportare alcuni correttivi tecnici “in corsa”. Lo ricorda Coldiretti Padova sottolineando che nella nostra provincia sono circa diecimila le imprese che dovranno adottare il nuovo sistema e che già si stanno formando per non lasciarsi trovare impreparate di fronte a questa novità.

“Per fornire agli imprenditori tutte le informazioni utili per affrontare al meglio questo passaggio, evitando perdite di tempo e altri disguidi – ricorda Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Padova – stiamo organizzando in tutti gli Uffici di Zona diversi incontri, anche su appuntamento e attraverso invito, in modo da fornire in tempi brevi tutti i dettagli operativi agli imprenditori organizzati per piccoli gruppi”.

Domani, giovedì 6 dicembre, doppio appuntamento nella sede di Coldiretti a Monselice, in via Piave, con due incontri dedicati alle aziende, uno alla mattina e l’altro al pomeriggio.

“Coldiretti Impresa Verde – aggiunge Roncalli – ha già predisposto il servizio di fatturazione elettronica grazie al quale le imprese agricole potranno emettere e ricevere fatture elettroniche in tutta sicurezza e senza inutili perdite di tempo. Messa a punto anche una breve guida sulla fatturazione elettronica, i cui dettagli saranno approfonditi negli incontri sul territorio. Le informazioni sono disponibili anche sul sito www.padova.coldiretti.it e per qualsiasi altro chiarimento i nostri Uffici di Zona sono a disposizione degli imprenditori”.

Come emettere le fatture dal 1° gennaio – Per agevolare il passaggio e mettersi in regola il Portale del Socio Coldiretti (https://socio.coldiretti.it) mette a disposizione il servizio “Fatturazione digitale”. Tale servizio offre la gestione digitalizzata delle fatture integrata con l’intero ciclo attivo della contabilità d’impresa facilitata da un programma avanzato che consente di monitorare prodotti, listini e clienti direttamente da pc, tablet o smartphone. Grazie al collegamento integrato con Impresa Verde le fatture giungeranno automaticamente agli uffici Coldiretti, evitando file e facendo guadagnare al titolare tempo per la sua attività. L’imprenditore dovrà solo preoccuparsi di conoscere il codice destinatario o l’indirizzo Pec del cliente da indicare in fattura per il corretto recapito della stessa.

Un’altra possibilità è quella di recarsi negli uffici Coldiretti di Impresa Verde che erogherà il servizio di emissione (e conseguentemente la conservazione) delle fatture attive. Anche in tal caso sarà necessario conoscere il codice destinatario o l’indirizzo Pec del proprio cliente da indicare in fattura. L’operatore di Impresa Verde effettuerà l’invio della fattura al Sistema di interscambio (il cosiddetto Sdi). La contabilizzazione sarà sempre a cura di Impresa Verde.

Come ricevere le fatture elettroniche – Per garantirti, invece, la ricezione delle fatture elettroniche, l’imprenditore potrà delegare Impresa Verde alla gestione. In tal caso le fatture emesse dai fornitori verranno recapitate direttamente sulla piattaforma gestita da Impresa Verde grazie al codice destinatario telematico che è già disponibile e che tutti i soci che aderiscono al servizio dovranno comunicare ai loro fornitori al fine della ricezione della fatturazione elettronica a partire dal 1° gennaio 2019. Impresa Verde non appena riceverà le fatture passive ne darà comunicazione ai soci secondo modalità da concordare.

Come registrarsi al Portale del Socio Coldiretti – Registrarsi al Portale del Socio Coldiretti è facile e gratuito. Basta andare su internet e digitare l’indirizzo https://socio.coldiretti.it. Cliccando su “registrati” dovrai inserire il numero di Socio Coldiretti che si trova sulla tessera (il numero di socio e non quello di tessera, ndr), la partita Iva o il codice fiscale e un indirizzo mail. Sulla posta elettronica l’interessato riceverà subito una mail che permetterà di completare la registrazione e accedere ai servizi del portale.

 

Brevi

PIACENZA – Martedì 11 dicembre, alle ore 11, al Palazzo dell’Agricoltura (sala riunioni di Coldiretti Piacenza in via Colombo, 35) si terrà una Conferenza Stampa per la presentazione del bilancio dell’annata agraria 2018.