COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 4 giugno 2020

4 Giugno 2020
News La Forza del Territorio del 4 giugno 2020

Primo piano

 

ABRUZZO

GIOVANI AGRICOLTORI BLOCCATI: NECESSARIO SBLOCCO ISTRUTTORIE

Oltre 800 giorni per la pubblicazione delle graduatorie, Coldiretti Abruzzo sollecita l’intervento dell’assessorato regionale e chiede tempi certi

 

“E’ necessario accelerare le istruttorie dei bandi di primo insediamento ed ammodernamento aziendale del programma di sviluppo rurale. Con il ritardo accumulato si rischia il tracollo del settore penalizzando principalmente i giovani che hanno deciso di investire in agricoltura”. Coldiretti Abruzzo fa appello all’assessore regionale alle politiche agricole Emanuele Imprudente mettendo il dito nella piaga delle graduatorie per i bandi del Psr 2014-2020: si tratta di misure pubblicate nel 2017, e scadute a febbraio 2018, che sono in attesa di approvazione. Sulle spine centinaia di aziende under 40 che rischiano di aspettare, considerando il probabile ulteriore slittamento della pubblicazione delle graduatorie, ancora tre mesi. Finora oltre 800 giornate di lavoro perse che rischiano di diventare mille. “Quello che sta succedendo è assurdo e pericoloso  – dice Giulio Federici Direttore Coldiretti Abruzzo – abbiamo aziende giovani e qualificate con progetti bloccati e conseguenze sullo sviluppo e la crescita economica dell’intero sistema Abruzzo. Ma questo non per colpa del Coronavirus. Se è vero che l’apparato pubblico ha continuato a lavorare durante l’emergenza sanitaria, perché si sono accumulati ulteriori i ritardi? Ci appelliamo ai funzionari, chiediamo loro uno scatto di orgoglio e un atto di grandissima responsabilità per il bene di tutti, a partire dalle aziende che in questo momento avrebbero potuto dare linfa vitale all’economia abruzzese ma sono di fatto bloccate”. Coldiretti sollecita quindi l’intervento dell’assessorato regionale e chiede tempi certi. “Proprio in considerazione della grave emergenza sanitaria ancora in atto è necessario fare presto, provvedere alle istruttorie e pubblicare le domande ammesse a finanziamento per permettere alle aziende di lavorare e contribuire a risollevare una situazione economica generale disastrosa”.

 

Dal territorio

 

PIEMONTE, ALLARME GRANDINE: COLPITI CAMPI MAIS, CEREALI, FAGIOLI, E FRUTTETI

Giugno si fa sentire, a livello meteorologico, con alcune prime grandinate importanti. In Piemonte ad essere colpiti, in particolare, sono stati i campi di mais, quelli di cereali e i fagioli, oltre ai frutteti. Non sono stati neppure risparmiati i tetti di alcune stalle e gli alberi che, per il forte vento, sono stati abbattuti. 

“Dal nord al sud della nostra regione si sono verificate forti piogge, raffiche di vento e grandinate – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – tanto che, ad esempio in certe zone del cuneese e del biellese, sembrava di assistere ad una nevicata d’inverno con i chicchi di ghiaccio che sono scesi, nonostante siamo ormai alle porte dell’estate. Il vento forte ha scoperchiato e strappato anche i teli delle serre. Gli agricoltori cercano di difendersi con le reti anti grandine e con le serre coperte ma spesso la furia delle tempeste è così violenta che squarcia le coperture e distrugge frutta e ortaggi. Ora il rischio è del rincaro dei prezzi per cui monitoreremo l’andamento per segnalare eventuali speculazioni, come anche siamo al lavoro, con i nostri tecnici, per effettuare una stima concreta dei danni.  Siamo, d‘altronde, di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici – concludono Moncalvo e Rivarossa – dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi”.

 

PUGLIA, SOS TRASPORTI OPERAI AGRICOLI IN CAMPAGNA; 5MILA MASCHERINE AD IMPRESE

E’ SOS trasporti nelle campagne per il trasporto degli operai agricoli di nazionalità italiana e straniera per assicurare continuità al regolare svolgimento dell’attività agricola, nel rispetto delle vigenti norme per il contenimento del Coronavirus, mentre attraverso l’ente bilaterale agricolo territoriale CIMALA EBAT sono state distribuite gratuitamente 5.000 mascherine filtranti lavabili alle imprese agricole di Coldiretti, destinate ai lavoratori agricoli delle province di Bari e Bat. Coldiretti Puglia torna a sollecitare l’incontro urgente agli assessori regionali ai Trasporti, Welfare e Lavoro Giannini, Ruggieri e Leo, per affrontare il delicato tema della mobilità a cui si aggiunge, in modo dirompente, il tema della prevenzione e del contrasto alla diffusione del contagio da Coronovirus nei luoghi di lavoro e sui mezzi di trasporto.

“In media l’incidenza del trasporto corrisponde all’11% del costo della manodopera, nel periodo da maggio ad ottobre. Sia nell’attività di messa a dimora delle piante, sia nelle conseguenti lavorazioni, che nelle campagne di raccolta dei prodotti agricoli ciliegie, asparagi, grano, patate, pomodori, uva da tavola, le imprese agricole hanno la necessità di condurre al lavoro un numero ingente di operai agricoli, utilizzando furgoni, pullman noleggiati. Per questo bisogna attivare ogni strumento utile, anche attraverso gli Enti bilaterali a cui vanno assegnate risorse, e abbiamo bisogno di risposte urgenti dagli assessori competenti”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “Le campagne non si possono fermare e per garantire il cibo Made in Puglia alle famiglie è necessario che la manodopera possa raggiungere il luogo di lavoro, ma la lievitazione esponenziale e insostenibile dei costi di trasporto non può ricadere sulle imprese agricole già al collasso a causa dell’emergenza Coronavirus”, insiste il presidente Muraglia.

“La nostra Puglia agricola conta il 22% delle giornate di lavoro in agricoltura sul totale nazionale con 100mila operai agricoli, un mercato del lavoro di grande valenza da tutelare e semplificare. Gli imprenditori agricoli non possono farcela da soli, hanno bisogno di sostegno per garantire sicurezza agli operai agricoli”, insiste il presidente Muraglia.

L’approvvigionamento alimentare – sottolinea la Coldiretti – è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli oggettivi all’operatività, dalla ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti con l’88% delle merci che in Italia viaggia su gomma.

 

LIGURIA, IL RITARDO APERTURA DELL’ AUSTRIA RISCHIA DI PENALIZZARE LA STAGIONE

Sono oltre 45mila (con circa 144 mila presenze complessive) i cittadini austriaci che, nel 2019, hanno scelto la Liguria per la propria vacanza, e che ora, potrebbero essere costretti a rimandare un’eventuale partenza verso il Bel Paese per le decisioni del proprio Governo. Per permettere ai territori di tornare su un percorso di crescita stabile, è ora più che mai fondamentale poter ripartire in completa sicurezza, cercando di non tagliare fuori l’Italia dagli accordi per la circolazione turistica.

E’ quanto afferma Coldiretti Liguria in riferimento al ritardo nell’apertura dei confini con l’Italia da parte dell’Austria, che invece elimina i controlli alle frontiere con la Germania, il Liechtenstein, la Svizzera, la Slovacchia, la Slovenia, la Repubblica ceca e l’Ungheria.

“Si tratta di una decisione preoccupante – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – non tanto per i soli viaggiatori austriaci che ogni anno scelgono la nostra regione, ma anche per l’influenza che potrebbe avere sulle decisioni di altri Paesi e sulle scelte future dei viaggiatori, con il nostro sistema turistico che ha già subito pesanti perdite nell’ultimo trimestre a causa del lockdown. Se l’apertura tra le regioni  ha rappresentato una prima importante possibilità per rimettere in moto il turismo e tutte le attività ad esso connesse, non bisogna infatti dimenticare che, dei quasi 5 milioni di arrivi registrati l’anno scorso in Liguria, la metà sono stati appunto stranieri, soprattutto  tedeschi, francesi, svizzeri, olandesi che devono, ancora una volta avere la possibilità di scegliere, in completa sicurezza, la nostra regione per le sue bellezze paesaggistiche, il mare e le peculiarità sia culturali sia culinarie che la contraddistinguono. In questo contesto – concludono Boeri e Rivarossa – è incoraggiante l’atteggiamento non discriminatorio della Germania, con i turisti tedeschi che, con oltre 302 mila arrivi e un milione di presenze l’anno, rappresentano, anche per la nostra regione, uno dei massimi  bacini di utenza”.

 

UMBRIA, CINGHIALI: ENNESIMO GRIDO DI ALLARME, AGRICOLTORI ESASPERATI

Nonostante gli apprezzabili sforzi della Giunta regionale per arginare il problema dei danni da fauna selvatica, provocati in particolare dai cinghiali alle imprese agricole, la situazione resta insostenibile e fuori controllo, con il malcontento e l’esasperazione che nelle campagne continuano a salire. È l’ultimo allarme sul “fronte” cinghiali, sempre più caldo, lanciato dalla Coldiretti Umbria che ha richiesto all’Assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni, la convocazione di un confronto urgente con i Presidenti dei tre ATC (Ambiti Territoriali di Caccia).

Prendiamo atto dell’impegno profuso dalla Regione su quella che ormai è divenuta una vera piaga per il comparto agricolo – sottolinea Albano Agabiti Presidente Coldiretti Umbria – ma purtroppo ancora non si riescono a cogliere tangibili risultati che possano almeno porre un primo freno soddisfacente a questa grave situazione. Ciò che invece non conosce sosta – prosegue Agabiti – è la proliferazione dei cinghiali e i danni da loro provocati alle coltivazioni, con tanti agricoltori che ormai nemmeno li segnalano più.

Abbiamo chiesto un incontro urgente all’Assessore – spiega Agabiti – soprattutto per chiarire con gli ATC le procedure per gli interventi d’urgenza, ai sensi dell’art. 3 del Regolamento regionale n. 5/2010. Serve infatti semplificare ed uniformare sull’intero territorio regionale le operazioni di contenimento anche da parte dei proprietari/conduttori dei fondi danneggiati. Occorrono insomma regole, modalità e tempistiche certe, chiare e snelle e soprattutto omogenee che devono essere fatte proprie da tutti e tre gli ATC, per rimuovere quelle incertezze che stanno pregiudicando il pur positivo intervento normativo apportato di recente in quest’ambito.

A pagare il conto di questa annosa situazione – ribadisce Agabiti – non possono continuare ad essere gli imprenditori agricoli che chiedono solo di esercitare il proprio legittimo diritto d’impresa, producendo per i cittadini e non per gli animali nocivi. A rischio infatti, oltre all’equilibrio ambientale, è la stessa presenza degli agricoltori soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico.

Se contro gli evidenti cambiamenti climatici, così come contro la pandemia da coronavirus e non da ultimo nei confronti delle oscillazioni dei prezzi dei prodotti agricoli all’origine che risentono delle grandi tensioni internazionali, sia le Istituzioni che il mondo agricolo possono ben poco, almeno nell’immediato – ribadisce il Direttore Coldiretti Umbria Mario Rossi – su questo fronte possiamo e dobbiamo fare da subito di più. Basta la volontà di applicare con coerenza gli strumenti normativi di cui l’Amministrazione si è dotata; lo dobbiamo ai nostri agricoltori – conclude Rossi – che non ne possono più delle continue scorribande dei cinghiali che vanificano il lavoro di un anno e alle prese già con tante altre emergenze che rischiano di pesare oltremodo sui loro bilanci aziendali.

 

MANTOVA, ENERGIE RINNOVABILI: COLDIRETTI SOSTIENE IL PROGETTO BIOMETANO

Coldiretti Mantova sostiene l’opportunità offerta dal biometano nell’ambito della promozione dell’economia circolare e finalizzata all’utilizzo dei prodotti e dei residui dell’agricoltura e della zootecnia per la produzione di biometano.

Un’opportunità da cogliere per il territorio virgiliano, dal momento che in provincia di Mantova sono attivi oltre 90 impianti di biogas su quasi 600 in Regione Lombardia, secondo un’elaborazione di Coldiretti Mantova su dati del Rapporto agroalimentare della Lombardia 2019.

A livello nazionale, Coldiretti ha condiviso e sostenuto la proposta basata su due provvedimenti di legge che coinvolgono le competenze dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e delle Politiche agricole.

Si tratta di favorire, in particolare, la riconversione degli impianti di biogas esistenti a biometano che verrebbe immesso in rete, estendendo le misure già introdotte dalla legge di bilancio 2020 agli impianti entrati in esercizio a partire dal 1° gennaio 2008. In questo modo si stabilizzerebbe la redditività delle infrastrutture esistenti e si stimolerebbe il loro rinnovo in modo che si possa arrivare ad una produzione complessiva di biometano pari a circa il 10% del consumo nazione di gas naturale entro il 2030.

Coldiretti ritiene che tali provvedimenti possano fornire un supporto agli investimenti privati, dando certezza per il ritorno economico degli stessi in arco temporale di 20 anni.

La proposta prevede la possibilità di estendere gli effetti del decreto sul biometano al 2028 (attualmente in scadenza al 2022), con il quale se ne favorisce l’immissione nei trasporti, al fine di consentire la necessaria programmazione dello sviluppo delle iniziative, innalzando al contempo il target previsto.

Sotto il profilo economico, inoltre, la misura, agendo su impianti esistenti, rende più efficienti le infrastrutture attualmente presenti sul territorio e favorisce un’accelerazione degli investimenti nel periodo 2021–2024.

 

CUNEO, GRANDINE: DANNI FINO AL 100% SU KIWI, MELE E PESCHE NEL FOSSANESE

Sono gravissimi i danni che i tecnici di Coldiretti Cuneo stanno stimando in queste ore nelle aziende agricole del Fossanese, colpito nel tardo pomeriggio di ieri da una fitta grandinata che ha imbiancato una lunga fascia lungo il fiume Stura dalla frazione di Ronchi a Cuneo alle frazioni San Biagio e Roata Chiusani di Centallo fino a Fossano tra San Sebastiano e Murazzo.

Sono coinvolte oltre 40 aziende frutticole – spiega Coldiretti Cuneo – in modo particolare quelle intorno a Centallo dove, nei frutteti sprovvisti di rete antigrandine, che rappresentano il 30% del totale, i danni raggiungono il 100% su kiwi, mele e pesche. Sui kiwi – evidenziano i tecnici Coldiretti – la grandinata non ha solo compromesso la produzione di quest’annata ma avrà gravi ripercussioni anche sulla prossima. Dove installate, le reti di protezione hanno retto quasi ovunque raccogliendo pesanti cumuli di grandine, anche se non mancano le segnalazioni di impianti crollati.

I tecnici Coldiretti stanno, inoltre, registrando danni sui cereali, in particolare su grano ed orzo vicini alla raccolta, mentre sono meno evidenti sul mais appena nato.

Non sono stati risparmiati neppure gli ortaggi, con danni stimati dal 30 al 50% sui fagioli già fuori terra.

Quella di ieri non è stata la prima grandine della stagione nella nostra Provincia: nella notte tra il 2 e il 3 giugno ha già colpito il Cuneese tra Beinette e Peveragno, anche se con danni meno ingenti di quelli del Fossanese; nel Braidese, infine, è il vento forte ad aver piegato a terra in alcune aree i campi di grano nel pomeriggio di ieri. I fenomeni delle ultime ore sono una prova evidente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, dei cambiamenti climatici in atto: “L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma – commenta il Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo – con una tendenza alla tropicalizzazione e una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, sbalzi termici, precipitazioni brevi ed intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo, che compromettono le coltivazioni nei campi con costi che in un decennio hanno superato in Italia i 14 miliardi di euro, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

VENETO, MALTEMPO: PAZZA PRIMAVERA CON BOMBE DI GHIACCIO, RACCOLTI DEVASTATI

La grandine non si ferma e dopo aver colpito mais, soia, orzo e vigneti nel feltrino ha segnato le coltivazioni della bassa padovana. A macchia di leopardo – dice Coldiretti Veneto – la tempesta si è abbattuta sulle colture difese nelle serre e dalle reti protettive. Mentre nella provincia di Belluno i tecnici sono in fase di monitoraggio dei danni ad Anguillara Veneta alcuni agricoltori mostrano la quantità di ghiaccio fermata dalle reti antigrandine sui fiori e ortaggi dell’azienda della giovane floricoltrice Silvia Girotto condotta insieme ai fratelli. I chicchi fitti e sottili hanno interessato zucchine e patate, oltre che i filari di vite – come segnala Condifesa Padova, il consorzio di difesa delle attività e produzioni agricole che ha raccolto le segnalazioni di una breve grandinata anche martedì scorso tra Montagnana e Urbana. 

Si tratta dell’ultima spallata del clima impazzito di una maledetta primavera che secondo la Coldiretti ha segnato tutte le produzioni dalla frutta alla verdura, dalla vite ai grandi cereali. Gli agricoltori cercano di difendersi con impianti e strutture oltre che con le polizze assicurative – sottolinea la Coldiretti – ma la furia dei nubifragi è così violenta che squarcia le coperture e distrugge tutto. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

 

MARCHE, -38% PESTICIDI NEI CAMPI: LA NOSTRA TRA LE REGIONI PIÙ GREEN D’EUROPA

L’agricoltura marchigiana ha tagliato del 38% l’utilizzo di fitosanitari negli ultimi 10 anni e con 1 ettaro su cinque dedicato al biologico si piazza ben al di sopra della media europea del 7%. Lo rende noto Coldiretti Marche da un’analisi su dati Istat alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Ambiente che si festeggia domani, 5 giugno. Istituita dalle Nazione Unite, quest’anno le celebrazioni sono dedicate alle biodiversità costantemente in pericolo. E proprio da un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e dell’etica può arrivare una risposta di salvaguardia delle specie vegetali e animali a rischio di estinzione. “Gli agricoltori marchigiani – è il commento di Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – da tempo lavorano all’interno di una scelta di sostenibilità ambientale che incontra richieste di cittadini sempre più informati e attenti. Le Marche hanno un territorio unico nella sua diversità. L’agricoltura moderna, delicata e innovativa, ne coglie l’identità, si prende cura del patrimonio naturalistico e nel consegnarci un cibo di qualità ci garantisce un’altissima qualità della vita”. Nelle nostra regione si contano 37 denominazioni di origine suddivise tra vini, salumi, formaggi e carni fresche. Un settore che vale 120 milioni l’anno. Senza contare le numerose produzioni locali che la fondazione Campagna Amica ha catalogato tra i Sigilli, presidi nazionali di biodiversità riconosciuti e custoditi da agricoltori che ne hanno portato avanti la coltura, l’allevamento o la preparazione nel caso di ricette. Nelle Marche sono stati individuati 23 Sigilli: Carciofo di Montelupone, Carciofo Violetto Precoce di Jesi, Cavolfiore Tardivo di Fano, Cicerchia dei Monti Sibillini, Cicerchia Serra de’ Conti, Cipolla di Suasa, Gallina Ancona, Marrone del Montefeltro, Mela Rosa dei Monti Sibillini, Oliva Coroncina, Oliva Mignola, Oliva Piantone di Falerone, Oliva Piantone di Mogliano, Oliva Raggia, Oliva Sargano di Fermo, Pecora Fabrianese, Pecora Sopravissana, Pera Angelica di Serrungarina, Roveja, Taccola del Menocchia, Taccola di Massignano, Vacca Marchigiana e Vino Cotto.

 

BRESCIA, AGRITURISMI: SEGNALI POSITIVI PER UN RITORNO ALLA NORMALITÀ

“In queste settimane difficili, le aziende agrituristiche di Terranostra Brescia si sono sostenute e confrontate. Il sentirsi parte di un gruppo e il poter tornare a ricevere prenotazioni, sono gli ingredienti essenziali di un auspicato ritorno alla normalità, come ha testimoniato il week-end di festa appena trascorso”. Il messaggio di Tiziana Porteri, cuoca contadina, imprenditrice agrituristica di Bedizzole (BS) e presidente di Terranostra Brescia, testimonia lo sguardo rivolto al futuro delle aziende dopo il lungo periodo di lockdown che ha messo a dura prova un settore strategico dell’accoglienza made in Italy.

La fase due degli agriturismi – precisa Coldiretti Brescia – è partita con un grande lavoro di riorganizzazione e di adeguamento dell’ospitalità contadina alle normative vigenti, tra consegne a domicilio, asporto e progressiva riapertura, ma con la consapevolezza che le location di campagna assumeranno un ruolo centrale nella ripartenza turistica verso il periodo estivo.

Nella bassa bresciana, Gaia dell’agriturismo le Risorgive a Trenzano è soddisfatta: “è stato come riaprire per la prima volta, domenica 24 maggio è andata abbastanza bene. La preoccupazione principale era legata alla presenza dei clienti, ma alla fine è andato tutto bene, grazie anche agli ampi spazi che possiamo offrire. Il ponte del 2 giugno ancora meglio: complici le belle giornate e la voglia di rivalorizzare la nostra realtà, su prenotazione abbiamo attivato la modalità pic-nic nella parte esterna, un’iniziativa particolarmente apprezzata dalle famiglie che hanno potuto visitare anche la fattoria didattica”.

Situazione analoga, ma con più cautela, sulle sponde dal lago di Garda: “abbiamo aspettato qualche giorno – racconta Debora dell’agriturismo Il Rudere  a Salò – e riaperto ufficialmente sabato 30 maggio, dopo aver messo il locale in completa sicurezza attivando tutte le procedure di sanificazione, distanziato i tavoli e acquistato i distributori gel per le mani e i termoscanner; tutto questo ci ha consentito di ricevere numerosi turisti, per ora italiani, che si sono sentiti accolti in un ambiente sicuro”.

Dalle parole di Alessio dell’agriturismo Gaia di Montirone emerge invece un po’ di preoccupazione: “Le presenze in agriturismo questo week-end sono state buone ma la situazione è veramente difficile, ci vorranno almeno tre settimane per poter ripartire con una certa continuità, per ora stiamo affiancando ancora le consegne dei pasti a domicilio, attività molto apprezzata dai nostri clienti e anche da persone nuove, che attraverso questa modalità hanno potuto conoscere la nostra realtà”.

Una ripartenza cauta ma importante per Brescia, che conta oltre 300 agriturismi, di cui 160 associati a Coldiretti– spiega Coldiretti provinciale – mentre in Lombardia le strutture sono oltre 1600, in grado di offrire più di 14 mila posti letto e oltre 40 mila coperti per il ristoro. Il contesto è premiante: “mai come oggi, l’importanza del vivere all’aria aperta è percepita dalle persone come bene fondamentale – aggiunge Tiziana Porteri – le aziende Terranostra sono collocate in luoghi incantevoli: vicino ai laghi, tra le verdeggianti colline vitate, nelle rigogliose campagne oppure al fresco in montagna. In agriturismo è possibile vivere esperienze di qualità, in un ambiente adatto a bambini e famiglie, naturalmente distanziato e accogliente”.

Anche in Franciacorta si respira positività: “abbiamo riaperto giovedì 21 maggio – racconta Roberta dell’agriturismo e fattoria didattica Il Colmetto a Rodengo Saiano – all’inizio è stato spiazzante, abbiamo dotato il personale dipendente dei necessari presidi e i clienti dello spaccio, dell’agriturismo e della fattoria didattica si sono dimostrati responsabili e collaborativi, insieme è stato un successo”.

Confermano questa tendenza, in rappresentanza della Valcamonica, le parole di Alda dell’agriturismo Belotti a Villa Dalegno, frazione di Temù. “Avevamo il timore di non ricevere prenotazioni, ma ci siamo dovuti ricredere – racconta l’imprenditrice – il primo week-end di giugno è andato bene ed è stato confortante vedere nei nostri ospiti il sorriso e la voglia di tornare a passeggiare, stare all’aria aperta, gustare buon cibo e godere dell’atmosfera conviviale che gli agriturismi di montagna sanno offrire. Speriamo in un’estate ricca di opportunità per la nostra struttura e per tutto il territorio camuno”.

Coldiretti fotografa dunque un settore che riparte, con impegno e passione, per correre al recupero delle 10 milioni le presenze turistiche perse in Lombardia negli ultimi tre mesi a causa dell’emergenza sanitaria. A pagare un conto salato per l’azzeramento della spesa turistica è stata soprattutto la filiera alimentare: le tradizioni enogastronomiche, infatti, sono il vero valore aggiunto delle vacanze in Lombardia, che vanta grazie agli oltre trecento tesori della tavola certificati.

 

VENETO, FASE 2: RITARDO FONDI UE AFFOSSA AGRICOLTURA

“Le imprese agricole venete hanno bisogno di liquidità per affrontare la Fase2 invece i tempi biblici delle procedure burocratiche e le prassi amministrative europee non coincidono. il rischio è di avere i contributi non prima del 2022. E’ il commento di Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto che si unisce alla forte preoccupazione del numero uno di Coldiretti nazionale Ettore Prandini sulla  tempistica delle risorse messe a disposizione dalla Ue con il Next Generation EU per fronteggiare l’emergenza coronavirus perché il regolamento prevede che questi nuovi fondi potranno essere utilizzati non prima del prossimo anno nella migliore delle ipotesi e questo  è assolutamente inaccettabile per il periodo drammatico che l’agricoltura italiana sta attraversando. Prandini lo ha affermato nel suo intervento in diretta streaming all’incontro su Agricoltura e sviluppo rurale nel bilancio Ue 2021-2027 ed emergenza Covid 19 promosso dalla Commissione Europea e dall’Europarlamento. “A causa del coronavirus non abbiamo un settore produttivo in ambito agricolo che non sia in sofferenza – ha ricordato Prandini – e purtroppo dobbiamo sottolineare che l’Europa sotto questo punto di vista non è stata tempestiva e ad oggi non ha provveduto con stanziamenti sufficienti rispetto ai danni che le nostre aziende stanno subendo. Occorre dunque creare le condizioni per le quali queste risorse vengano messe subito a disposizione senza attendere la futura Politica agricola comune (Pac). Ma la preoccupazione degli agricoltori riguarda anche il tema dei finanziamenti previsti dal Quadro finanziario pluriennale per le Politica agricola comune. “Risorse che non ci possiamo permettere di perdere – ha ammonito il presidente della Coldiretti – ma neppure di togliere dalla Pac e utilizzare per altri obiettivi, come ad esempio, il New green deal, che deve essere sostenuto da fondi propri”. Prandini ha citato anche il lavoro fatto sulla nuova strategia europea Farm to Fork che va valutata positivamente per quanto riguarda il tema dell’obbligo dell’etichettatura d’origine per Stato membro da sostenere con la riforma del codice doganale dove l’etichettatura va legata alla provenienza del prodotto agricolo e non al luogo in cui questo venga trasformato. Molto male nella strategia, invece, l’etichettatura a semaforo che rischia di andare a penalizzare il sistema produttivo italiano, mentre fortunatamente è stato sventato, seppur parzialmente, il tentativo di demonizzare il settore della carne che è uno dei comparti chiave dell’economia agricola italiana, oltre ad essere il più sostenibile a livello europeo. “Ma dobbiamo lavorare anche perché le nuove politiche europee siano guidate dal principio di reciprocità – ha continuato Prandini –. Non possiamo più accettare che vengano attuate regole restrittive sulle imprese agricole a livello europeo e poi sistematicamente si faciliti l’importazione di prodotti provenienti da altri paesi che queste regole non le rispettano”. Un principio da rispettare anche negli accordi di libero scambio.“A livello europeo – ha concluso Prandini -occorre identificare parametri comuni per sostenere le agricolture di quei paesi che si sono distinti in tema di sostenibilità e di creazione di valore aggiunto, mentre non è accettabile imboccare la strada della cosiddetta convergenza esterna equiparando gli aiuti ai singoli Stati senza tenere conto delle differenze”.

 

CAMPANIA, ALLARME CINGHIALI: COLDIRETTI CASERTA SCRIVE AL PREFETTO

Tra le conseguenze negative del lockdown c’è un incremento della pressione dei cinghiali sul territorio casertano, che devastano le coltivazioni e mettono in pericolo l’incolumità pubblica. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti Caserta attraverso un documento consegnato questa mattina al Prefetto Raffaele Ruberto, a firma del presidente Manuel Lombardi e del direttore Giuseppe Miselli.

In vaste aree del territorio provinciale – denunciano i vertici di Coldiretti Caserta – si vive ormai una vera emergenza. Interpretando il forte malcontento di centinaia di imprenditori agricoli associati, si chiede alle Istituzioni di affrontare in modo deciso il problema. L’allarme è scattato ormai in tutta la provincia di Caserta. I branchi di ungulati stanno invadendo campi coltivati, centri abitati e strade, con animali che raggiungono anche i 150 chili di peso. Le imprese agricole sono ostaggio delle incursioni dei cinghiali, pertanto si rende necessario un intervento forte per fermare l’ormai incontenibile presenza.

Nelle aree più isolate vi è addirittura il rischio della scomparsa dell’attività agricola per il continuo passaggio di vere e proprie mandrie, che hanno causato anche smottamenti dei terreni, con conseguenti danni all’ambiente ed al territorio. Il fatto che le segnalazioni siano molteplici e quotidiane fa stimare un drastico aumento del valore dei danni causati dalla fauna selvatica, il cui risarcimento non corrisponde mai all’effettiva perdita di produzione.

In proposito si deve denunciare la assoluta incongruità dei rimborsi che gli agricoltori ottengono, dopo mesi e mesi di attesa dal momento in cui hanno subito i danni alle colture. Tuttavia – sottolinea Coldiretti Caserta – l’obiettivo non è avere più fondi per i rimborsi, ma semplicemente consentire agli imprenditori agricoli di arrivare a fine ciclo con le colture. Enti ed istituzioni non hanno sviluppato, sino ad ora, in modo efficace, azioni concrete di contenimento del fenomeno, che non incide solo sugli interessi del mondo agricolo, ma anche sulla sicurezza delle persone e della circolazione stradale. La situazione è particolarmente difficile nei territori di confine tra le parti boscate ed i terreni coltivati, specie per le imprese che si trovano in prossimità di parchi ed aree protette.

È necessario che sul problema si apra un confronto serio e costruttivo, un momento di concertazione reale tra e parti, al fine di individuare serie misure di contenimento, chiarendo le competenze dei diversi organi e sollecitando la Regione a produrre iniziative volte ad affrontare il problema con provvedimenti straordinari.

 

FROSINONE, FASE 2: FRONTIERE APERTE PER 9,4 MLN DI TURISTI STRANIERI A GIUGNO

Sono oltre 9,4 milioni i viaggiatori stranieri che lo scorso anno hanno scelto il mese di giugno per fare un vacanza in Italia sui quali però  ora grava una pesante incognita per i vincoli posti da diversi Paesi e per le preoccupazioni e la crisi causate dall’emergenza covid. E’ quanto emerge da un’ analisi della Coldiretti sulla base dei dati Bankitalia in occasione dell’apertura delle frontiere nazionali senza bisogno di quarantena ai cittadini europei a partire dal 3 giugno , mentre occorrerà attendere il 15 giugno per quelli che giungono da fuori dei confini comunitari.

Gli stranieri rappresentano il 59% dei pernottamenti complessivi nelle campagne è per questo che bisogna focalizzarsi sugli agriturismi , agevolandone la ripresa .

Proprio ieri infatti si è tenuta a tal proposito una nuova videoconferenza organizzata da Coldiretti e Terranostra al fine di affrontare le problematiche relative alla ripresa degli agriturismi nel Lazio .

Incontro  fortemente voluto dal Direttore di Coldiretti di Frosinone e Latina Carlo Picchi che ha invitato la Direttrice di Coldiretti Lazio Sara Paraluppi . Incontro che arriva subito dopo il ponte del 2 giugno che ha visto – come ha subito denunciato la Paraluppi – un calo dell’80% di presenze negli agriturismi laziali secondo la stima effettuata da Coldiretti Lazio rispetto allo scorso anno sulla base delle prenotazioni indicate da Terranostra .

‘’ L’Italia è leader mondiale nel turismo rurale con 24mila strutture agrituristiche in grado di offrire 253mila posti letto e quasi 442 mila posti a tavola per un totale di 14 milioni di presenze lo scorso anno- ha dichiarato la Direttrice di Coldiretti Lazio continuando – ‘’ se guardiamo al Lazio conta circa 1280 strutture e oltre 15 mila posti letto  , ma senza una  svolta decisa l’agriturismo rischia di perdere un miliardo di euro nel corso del 2020 ‘’

Ha concluso ‘’ Solo durante gli ultimi tre mesi ammontano a 81 milioni le presenze turistiche, italiane e straniere, perse per effetto del lockdown è per questo che bisogna agire prontamente e in modo concreto per risollevare il settore ‘’

Settore rappresentato ieri in videoconferenza dalla Presidente di Terranostra Lazio Cristina Scappaticci , proprietaria dell’agriturismo ‘’ Valle Reale ‘’ di Arpino  e Stefano Franchini dell’agriturismo ‘’ Oasi Serena ‘’in Borgo Baisnizza a Latina.  ‘’ Si riparte lentamente – hanno detto – ma siamo pronti a fare la nostra parte‘’. ‘’È una partenza a due velocità per gli agriturismi – ha rilevato la Scappaticci  – lenta per le aziende agricole che fanno solamente pernottamento, leggermente più sprint invece il via dopo il confinamento per le imprese che nel paniere dell’ospitalità rurale hanno la ristorazione con prodotti tipici locali.’’  Ha concluso : ‘’ Ad accomunare entrambi gli scenari, comunque, saranno i maggiori costi che la gestione della multifunzione richiede in questa Fase 2 dell’emergenza coronavirus e l’incognita sulla risposta degli ospiti’’.

“L’agriturismo può svolgere davvero un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy nella Fase 2 – ha evidenziato il direttore Carlo Picchi a conclusione dell’incontro – perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità per la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne – aggiungendo che – in quasi 2 comuni italiani su tre sono presenti strutture agrituristiche , con una netta prevalenza dei piccoli comuni dove nasce il 92% delle tipicità agroalimentari Made in Italy’’.  

Ricordiamo che L’ Italia è leader mondiale incontrastato nel turismo enogastronomico grazie al primato dell’agricoltura più green d’Europa con 299 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche e il primato della sicurezza alimentare mondiale.

 

PADOVA, CORONAVIRUS: RACCOLTI 2.000 KG DI CIBO PER I POVERI CON “SPESA SOSPESA”

Il coronavirus non ferma la solidarietà anzi spinge molti padovani ad aiutare chi si trova in difficoltà con gesti concreti e quotidiani. Sono ben 2.000 i chili di generi alimentari a “km 0” raccolti finora nei mercati di Campagna Amica e distribuiti ai padovani che si trovano in stato di necessità. Lo afferma Coldiretti Padova a due mesi dall’avvio nei mercati di Campagna Amica l’operazione “Spesa Sospesa del Contadino” per raccogliere frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, olio, vino per aiutare a superare l’emergenza economica e sociale provocata dalla diffusione del coronavirus e dalle necessarie misure di contenimento. Un risultato  ottenuto grazie alla generosità degli agricoltori e dei frequentatori e sostenitori delle fattorie accreditate alle rete di Campagna Amica.

A Padova la “spesa sospesa” è partita a fine marzo dal Mercato Coperto di Campagna Amica a Padova, in via Vicenza 23, e prosegue ogni mercoledì pomeriggio e sabato mattina durante l’orario di apertura del mercato. La formula è semplice: i clienti fanno la spesa per sé e scelgono di acquistare alcuni prodotti da destinare ai pacchi della “spesa sospesa”. Al termine di ogni turno di apertura i pacchi di alimenti donati a chi si trova in stato di necessità vengono consegnati ai volontari del Centro Servizi Volontariato di Padova. L’iniziativa infatti aderisce da subito al progetto “Per Padova noi ci siamo” del Centro Servizio Volontariato, Comune e Diocesi: una cordata di solidarietà impegnata nel sostegno delle fasce più svantaggiate della popolazione. I prodotti alimentari freschi vengono destinati al Banco Alimentare mentre le associazioni della rete del progetto “Per Padova noi ci siamo” raccolgono i prodotti non deperibili. La “spesa sospesa” si tiene anche al mercato di Campagna Amica di Montegrotto Terme, ogni martedì mattina, con la consegna ad ogni appuntamento di oltre 80 kg di prodotti al Comune che provvede a distribuirli a chi si trova nel bisogno. Inoltre Coldiretti ha donato alla Caritas di Padova quasi 600 kg di pasta “Le stagioni d’Italia” mentre a Cittadella, ogni giovedì mattina, al termine del mercato di Campagna Amica, gli agricoltori regalano alla Caritas locale il prodotto fresco e invenduto, per lo più ortofrutta per alcune decine di chili. “In questo periodo difficile per tutti i nostri agricoltori vogliono fare qualcosa di concreto e dare un segnale di attenzione e vicinanza alla società, alle famiglie che si trovano in difficoltà e faticano persino a provvedere alla necessità come la spesa alimentare. – spiega il Presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan – L’ impegno per la raccolta e la distribuzione ha coinvolto la macchina della solidarietà cittadina e di questo ringraziamo la rete costruita dal Csv di Padova con le istituzioni e le associazioni per unire le forze e ottenere un buon risultato.

Le richieste arrivano da persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche, con richieste di aiuto da parte di padri e madri che non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi per la prima volta in questo tipo di difficoltà. Ci sono infatti coloro che hanno perso il lavoro e non possono utilizzare lo smart working, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie.

In tutto questo c’è un aspetto positivo: un’indagine nazionale di Coldiretti – Ixè rivela che quasi 4 italiani su 10 (39%) hanno dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno attraverso donazioni o pacchi alimentari, anche utilizzando le operazioni di aiuto messe in campo dagli agricoltori con la spesa sospesa, come sperimentiamo a Padova.

Un altro servizio che mettiamo a disposizione gratuitamente per i nostri clienti – conclude Bressan – è la consegna a domicilio della spesa a km zero, che si può ordinare compilando il modulo disponibile sul nostro sito padova.coldiretti.it”.

Tornando alla solidarietà, Coldiretti ricorda che è possibile inoltre contribuire anche una donazione tramite bonifico e Campagna Amica provvederà con questi introiti ad acquistare presso i suoi agricoltori dei prodotti di qualità che saranno consegnati gratuitamente alle famiglie più bisognose. Al momento dell’offerta, sarà fondamentale indicare nella causale, oltre a Spesa Sospesa Campagna Amica, anche il nome, cognome e indirizzo comprensivo del comune di residenza e della provincia dove far arrivare la spesa IBAN: IT43V0200805364000030087695.

 

VARESE, ALLARME PRODUTTORI DI SUINI SU COSTI PRODUZIONE E QUOTAZIONI DIMEZZATE

Con le quotazioni dei maiali quasi dimezzate dall’inizio della pandemia e scese a poco più di un euro al chilo, anche i produttori del comprensorio prealpino non dormono sonni tranquilli: l’allevamento suinicolo, pur di nicchia, è infatti alla base di una radicata tradizione che vede il territorio molto apprezzato per la produzione di salami (tra cui il “prealpino varesino”), prosciutti e cotechini secondo consolidate metodologie.

Ad evidenziare l’inquietudine del comparto è la Coldiretti prealpina attraverso il presidente Fernando Fiori: “Siamo alle prese con una situazione divenuta insostenibile: le spese sono lievitate e i ricavi calano, gli allevatori non vedono ripagati neppure i costi di produzione. Gli aumenti sono considerevoli riguardo ai costi per l’alimentazione degli animali, dal mais alla soia, che hanno registrato rincari fino al 26% mettendo in difficoltà le stalle”.

A preoccupare è, altresì, l’invasione di prodotto dall’estero: in Italia arrivano ogni mese circa 4,7 milioni di cosce straniere utilizzate per ottenere prosciutti da spacciare come made in Italy.

Non è infatti ancora obbligatorio ancora – denuncia la Coldiretti – indicare la provenienza della carne dei salumi in etichetta come richiesto dal 93% degli italiani che ritengono importante conoscere l’origine degli alimenti per dire finalmente basta agli inganni: “Due prosciutti su tre venduti in Italia – conclude Fiori – sono ottenuti da maiali stranieri senza alcuna evidenziazione in etichetta. Servono interventi mirati e urgenti perché siamo al punto di non ritorno con una situazione che rischia di compromettere per sempre la potenzialità produttiva nazionale con una destrutturazione degli allevamenti difficilmente recuperabile che mette a rischio l’essenza stessa di molti tesori agroalimentari del made in Italy, comprese le produzioni del nostro territorio”.

 

PIEMONTE, FASE 2: CON FRONTIERE APERTE ARRIVO STAGIONALI PER RACCOLTA

Le frontiere italiane sono state aperte senza obbligo di quarantena anche a circa 150mila lavoratori stagionali comunitari provenienti da Romania, Polonia e Bulgaria e altri Paesi europei necessari per salvare i raccolti nelle campagne. E’ quanto stima la Coldiretti in riferimento alla riapertura delle frontiere dal 3 giugno senza obbligo di quarantena ai cittadini europei e dell’area Schengen, mentre per gli extracomunitari occorrerà attendere il 15 di giugno.

“Dopo che, su sollecitazione di Coldiretti, sono già stati prorogati fino al 31/12 i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza ed è stato ottenuto nel decreto Cura Italia che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito, l’arrivo degli stagionali ora è una boccata d’ossigeno per le nostre imprese, soprattutto per quelle frutticole e vitivinicole, anche se molti lavoratori, che solitamente venivano nelle nostre campagne, provengono da Paesi extra Ue come Albania e Macedonia – affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. In questo contesto è ora necessaria, però,  anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione”.

 

VENETO, +30% DI NUOVI POVERI: IN VENETO DONATI 6 MILA KG DI SPESA SOSPESA

Aumentano del 30% i nuovi poveri che hanno bisogno di aiuto e addirittura di cibo per mangiare. Lo rende noto Coldiretti Veneto che, durante l’emergenza sanitaria ha messo in campo iniziative di solidarietà rivolte ai bisognosi tra le quali la “spesa sospesa” che ha permesso la raccolta 6 mila chilogrammi di prodotti da destinare agli enti di beneficenza. Il lock down – spiega Coldiretti Veneto rileva un incremento degli indigenti dovuto al crollo della ricchezza prodotta dal Paese, con un calo del PIL del 5,4% in termini tendenziali nel primo trimestre del 2020 rilevato dall’Istat. Fra i nuovi poveri  – sottolinea la Coldiretti – c’è chi ha perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che si sono fermate. Persone e famiglie che mai prima d’ora – precisa la Coldiretti – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche con richieste di aiuto anche da padri e madri che non sanno piu’ come sfamare i figli con la chiusura delle mense scolastiche che per molti rappresentavano una occasione per un pasto caldo garantito.

Tra gli indigenti ci sono anche bambini di età inferiore ai 15 anni che hanno bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare. Le situazioni di difficoltà si registrano in Veneto ma sono diffuse lungo tutta la Penisola. Le maggiori criticità – conclude la Coldiretti – sono nel Mezzogiorno anche se la situazione interessa il Lazio e la Lombardia dove più duramente ha colpito la pandemia. Una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra contro la quale – continua la Coldiretti – si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in difficoltà. Quasi 4 italiani su 10 (39%) dall’inizio dell’emergenza hanno dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno attraverso donazioni o pacchi alimentari, anche utilizzando le operazioni di aiuto messe in campo dagli agricoltori con la spesa sospesa, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.

 

ROVIGO, CIMICE: C’È TEMPO FINO AL 18 LUGLIO PER FARE DOMANDA DI RISTORO DANNI

È  uscita il 3 giugno in Gazzetta ufficiale il tanto atteso decreto del Ministero per le politiche agricole per definire come possono procedere le aziende agricole per richiedere aiuti per far fronte ai danni da cimice asiatica avuti nell’anno 2019. I termini di presentazione delle domande scadranno il 18 luglio 2020. Come da prassi, Avepa metterà a disposizione l’applicativo per la presentazione delle domande.

Ci sono a disposizione, a livello nazionale, 40 milioni di euro per i danni riferiti all’anno 2019; ne avranno diritto coloro che dimostreranno di aver avuto un danno superiore al 30% della produzione lorda vendibile. Il calcolo deve essere raffrontato con la media della produzione lorda vendibile del triennio 2016-2018 o, in alternativa, con quella media del quinquennio 2014-2018. Per le aziende che superano la soglia di danno del 30%, il danno indennizzabile è riferito solo alle coltivazioni (frutticole) che sono state oggetto di declaratoria regionale. Entro il 30 settembre, le Regioni, sulla scorta delle domande pervenute, invieranno l’ammontare complessivo del danno indennizzabile, ai fini del riparto dello stanziamento di 40 milioni di euro disponibile.

Si sottolinea che possono fare domanda tutte le aziende agricole dei 50 comuni della provincia di Rovigo.

“L’insetto nel frattempo non si è fermato – spiega Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Rovigo – e quotidianamente riceviamo foto di prodotti agricoli che hanno ricevuto la visita delle cimici”.

Coldiretti sottolinea che è questo il periodo in cui la cimice marmorata asiatica depone le uova e ogni volta può deporne tra le 300 e le 400. Dagli studi fatti negli ultimi anni si sa che maggio e giugno sono i mesi cruciali per impostare una lotta agli studi più vulnerabili della prima generazione (Neanidi), che determineranno quale livello di popolazione si troverà nel frutteto nei mesi successivi. Coldiretti Rovigo e Verona sono impegnati in un progetto per il monitoraggio dell’insetto nei comuni a specializzazione frutticola del veronese e della nostra provincia. Si tratta di circa 8.600 ettari coltivati a frutteto su 20 mila ettari in Veneto.

“La cifra non coprirà la totalità dei danni subiti dai nostri agricoltori. Il 2020 è già iniziato male per molte colture a causa della gelata di marzo, ma a queste perdite si aggiungeranno quelle causate dalle punture di cimice – conclude Salvan -. È urgente procedere con i lanci della vespa samurai quale antagonista naturale, non vogliamo e non possiamo replicare la stagione del 2019”.

 

MODENA, INCENDIO BELLEI: CONSEGNATO IL FIENO “SALVA MUCCHE”

Un carico di 150 rotoballe di fieno è stato consegnato questa mattina dagli agricoltori di Coldiretti Modena all’azienda Marco Bellei di Solara colpita, il 16 maggio scorso, da un grave incendio che ha mandato in fumo il fieno necessario all’alimentazione degli animali oltre ad aver danneggiato in modo irreparabile il fienile che dovrà essere ricostruito.

La consegna – informa Coldiretti Modena – è avvenuta, alla presenza del Presidente di Coldiretti Modena, Luca Borsari, al termine della “trattorata” che ha visto la partecipazione degli agricoltori di diverse parti della provincia.

“Siamo consapevoli – ha sottolineato il Presidente di Coldiretti Modena – che 150 rotoballe non risolvono il problema ma crediamo che anche un piccolo gesto possa contribuire alla ripresa dell’azienda e al morale di chi in quell’azienda vive e lavora. Coldiretti ha seguito fin dall’inizio l’evolversi della situazione assicurando a Bellei il sostegno dell’associazione per fronteggiare l’emergenza dei primi giorni. La vicinanza dei nostri soci – ha precisato Borsari – si è fatta sentire da subito: gli agricoltori vicini sono intervenuti subito con i carrobotte per tentare di domare il fuoco, poi è partita la gara di solidarietà con l’offerta di fieno a partire dalla Bassa fino agli allevatori della montagna che faranno arrivare il loro contributo nei prossimi giorni.”

Oltre alla vicinanza degli agricoltori  – ricorda Coldiretti Modena – non è mancata la generosità dei compaesani che si sono attivati con una raccolta fondi per sostenere l’azienda.

L’azienda di Bellei – rende noto Coldiretti – produce latte da Parmigiano Reggiano con un allevamento di 230 capi da latte e dà lavoro, oltre che al titolare e alla moglie, anche ai due figli trentenni che hanno deciso di rimanere in azienda.

 

PISTOIA, FASE3: DOPO IL BLOCCO, SI RIACCENDONO I MOTORI 3 PROGETTI INNOVATIVI

Dai sensori che tracciano tutta la filiera dell’olio, a quelli che migliorano il benessere delle piante ornamentali durante il trasporto, al miglioramento della gestione delle risorse idriche e realizzazione o ripristino di abbeveratoi, sentieri, muretti a secco, recinzioni.

L’agricoltura pistoiese guarda avanti con tre progetti targati Coldiretti che, con la Fase3, riaccendono i motori dopo lo stop forzato alle attività dovuto al coronavirus. “Riprendono con le precauzioni necessarie –spiega Coldiretti Pistoia- visite in azienda, incontri, progettazioni e realizzazioni delle opere previste”.

Progetti che coinvolgono università, centri di ricerca, istituzioni e tante realtà produttive agricole del territorio provinciale: dal vivaismo olivicolo della Valdinievole a quello ornamentale di Pistoia, alle attività della montagna pistoiese.

I tre progetti si chiamano EVO 2.0, Progetto integrato di filiera (PIF) che mette a punto innovazioni che portano qualità e valore aggiunto nella filiera dell’olio; A.L.T.A. Montagna Pistoiese, Progetto integrato Territoriale (PIT) che attua interventi per migliorare l’ecosostenibilità e mantenere la biodiversità in montagna; INTRAVIVA, Gruppo Operativo (GO) che sta sperimentando soluzioni innovative per migliorare la qualità e l’efficienza dei trasporti del vivaismo ornamentale. Pif, Pit e GO sono tre strumenti diversi che hanno in comune la ‘messa in rete’ delle competenze e che sono cofinanziati dal Piano di sviluppo rurale della Toscana.

I 3 progetti valgono in totale circa 4 milioni di euro di investimenti, e vi partecipano in oltre 100 soggetti, tra aziende agricole, enti di ricerca ed università e istituzioni.

“Con il blocco dettato dall’emergenza coronavirus le varie attività hanno dovuto sospendere. Si tratta complessivamente di moltissime azioni che, anche grazie alle proroghe concesse dalla regione, saranno implementate nei prossimi mesi –spiega Coldiretti Pistoia, che funge da capofila o coordinatore dei diversi progetti-. In questi giorni ricercatori universitari, tecnici Coldiretti e imprenditori agricoli, visto la graduale riapertura stanno lavorando anche in videoconferenza alla rimodulazione temporale delle attività”.

I progetti pistoiesi sono parte di quella grande spinta verso l’innovazione dell’agricoltura italiana, accelerata ulteriormente dall’emergenza coronavirus, che ha imposto un cambiamento radicale del modello economico globalizzato. Dal modo di rapportarsi con i consumatori alla sostenibilità ambientale, economica e sociale e nel nuovo scenario post emergenza l’innovazione sarà uno strumento imprescindibile per garantire la prosperità della società.

Coldiretti ha presentato nei giorni scorsi il Manifesto dell’agricoltura 4.0 che, evidenziando il ruolo centrale del settore primario, auspica un impegno che coinvolga imprese e istituzioni per la nascita del primo piano nazionale dell’agrifood 4.0 con obiettivi chiari e definiti riassunti in 6 punti precisi:

1) accelerare la transizione digitale premiando l’adozione di tecnologie di agricoltura e zootecnia di precisione con progetti in grado di preservare le caratteristiche uniche del nostro territorio;

2) fornire agli agricoltori supporto alle decisioni agronomiche in tempo reale;

3) creare consapevolezza e cultura nel consumatore sulla provenienza dei prodotti e delle loro caratteristiche, garantendo sicurezza, salubrità e qualità attraverso l’adozione di tecnologie digitali per la tracciabilità dei prodotti;

4) incentivare modelli economici innovativi che prevedano una più equa distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento;

5) sostenere lo sviluppo di canali di vendita digitali per le filiere corte nazionali;

6) sviluppare brevetti basati su tecnologie che abbiano uno standard tecnologico “made in Italy” a servizio della filiera agroalimentare italiana per migliorarne efficienza ed efficacia.

 

ALESSANDRIA, ANCORA TROPPI INCIDENTI DALLA FAUNA SELVATICA: INTERVENIRE SUBITO

Giugno si è aperto con l’ennesimo incidente causato sul territorio piemontese dalla fauna selvatica: è accaduto ad Alba lunedì scorso quando un giovane agricoltore è stato caricato da un cinghiale nel suo noccioleto cavandosela con cinque giorni di prognosi.

Una proliferazione senza freni che sta mettendo anche a rischio la sicurezza delle persone ma anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali e di aree ad elevato pregio naturalistico.

“Ancora una dimostrazione che evidentemente i piani di contenimento messi in atto non sono sufficienti – dichiarano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo –. Dal 16 maggio si è riaperta la caccia di selezione assolutamente necessaria dopo che, con il lockdown, i territori sono stati meno presidiati e la fauna selvatica si è presa ulteriori spazi. Sono, però, necessarie misure straordinarie, oltre al fatto che gli Atc e i Ca, che non l’hanno ancora fatto, presentino le relative proposte di piano di prelievo selettivo al fine di contenere su tutto il territorio piemontese i danni. Ribadiamo quanto sia urgente invertire la tendenza degli ultimi 6 anni in cui, in Piemonte, si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno. Oltre alla sicurezza dei cittadini, in gioco ci sono i raccolti delle nostre campagne che, ancor più in questa fase, rappresentano una fonte di approvvigionamento alimentare importante e sono il frutto di un lavoro che non si è mai fermato, nonostante le difficoltà del periodo. Perdere tutto ciò adesso sarebbe un doppio danno, in un momento in cui le imprese agricole necessitano e auspicano una effettiva ripresa dei mercati”.

Semine, foraggi, frutta, ortaggi, vigneti e una vera e propria minaccia per gli animali della fattoria: nelle campagne ci sono più selvatici che lavoratori agricoli, una situazione drammatica e Coldiretti Alessandria torna a lanciare l’allarme sulla necessità di difendere le forniture alimentari del Paese ma anche la sicurezza e la salute dei cittadini.

 

TREVISO, L’ACCADEMIA DEI GEORGOFILI PROMUOVE LE COLLINE DEL PROSECCO

L’Accademia dei Georgofili promuove le Colline del Prosecco, del resto promosse già a livello internazionale dall’Unesco con la dichiarazione di patrimonio dell’umanità. Donatello Sandroni ha firmato l’articolo intitolato “Prosecco, viticoltura e salute: accuse infondate.  I dati sanitari della provincia trevigiana mostrano un quadro eccellente, soprattutto nei 15 comuni del Prosecco Docg, i più battagliati sul fronte ‘pesticidi’”.

“Una notizia più che positiva che sa da buon senso – risponde Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso – Per noi la guardia deve rimanere alta, ma abbiamo estrema consapevolezza che i nostri imprenditori negli ultimi vent’anni hanno scelto la sostenibilità e un approccio ambientale alla coltivazione e alla produzione. Non farlo sarebbe stato stupido perché noi viviamo nell’area dove coltiviamo la vite, ma anche perché la sostenibilità è un motivo sostanziale per farsi scegliere ed amare dai consumatori”.     

Georgofili info spiega come la nostra “È una delle aree geografiche con le più alte aspettative di vita al mondo e mostra statistiche sanitarie al top per una molteplicità di patologie. Eppure la provincia di Treviso, patria del Prosecco, è una delle più battagliate del Belpaese a causa degli agrofarmaci utilizzati in viticoltura. Se da un lato il successo delle bollicine trevigiane ha portato crescita economica e reputazionale, dall’altro ha infatti inasprito le tensioni fra cittadinanza e viticoltori, accusati questi ultimi di avvelenare il territorio. Sono così fioriti comitati no-pesticidi, come pure si sono moltiplicate conferenze di associazioni che nell’allarmismo trovano da tempo la propria unica ragione di esistere. Non stupisce quindi che sia cresciuta fra i cittadini la sensazione di vivere in una “camera a gas”, infelice espressione spesso abusata da chi veda negli atomizzatori una metafora delle famigerate docce naziste. Talvolta però il percepito dista molto dal reale, almeno stando ai dati sanitari pubblicati sul sito della ULSS2 Marca Trevigiana (https://www.aulss2.veneto.it/fitosanitari-e-salute). Una comunicazione alquanto solida che pare purtroppo aver fatto scarsa breccia a livello popolare, poiché quando governa la paura a poco serve la ragione”. A dispetto del rischio percepito, infatti, le locali aspettative di vita sono raddoppiate in un solo secolo, con i maschi trevigiani che sfiorano ormai gli 82 anni e le femmine che hanno superato gli 86. Fosse uno Stato, la provincia di Treviso si collocherebbe fra i più longevi al mondo.  Un altro tema trattato, oltre alla disamina sulle malattie, è quello dell’eccessiva vicinanza tra alcune abitazioni e certi vigneti: “…tema caldo su cui adoperarsi a livello politico e gestionale. Magari cercando anche di capire, però, quante di tali vicinanze siano dovute a nuovi vigneti posti al confine delle case e quante a nuove case costruite a ridosso delle vigne. Un dettaglio, questo, tutt’altro che trascurabile, visto che il Trevigiano è fra le prime province italiane per consumo dei suoli e cementificazione del territorio. Aspetti, questi, oscurati proprio dalle polemiche alimentate ad arte sui vigneti”.

 

COMO-LECCO, PRODUTTORI SUINI: SU I COSTI PRODUZIONE E QUOTAZIONI DIMEZZATE

Con le quotazioni dei maiali quasi dimezzate dall’inizio della pandemia e scese a poco più di un euro al chilo, anche i produttori del comprensorio lariano non dormono sonni tranquilli: nelle due province di Como e Lecco si allevano circa 6 mila maiali, alla base di una radicata tradizione che vede le due province apprezzate per la produzione di salami, prosciutti e cotechini secondo consolidate ricette.

L’allarme è lanciato dalla Coldiretti lariana attraverso il presidente Fortunato Trezzi: “Siamo alle prese con una situazione divenuta insostenibile: le spese sono lievitate e i ricavi calano, gli allevatori non vedono ripagati neppure i costi di produzione. Gli aumenti sono considerevoli riguardo ai costi per l’alimentazione degli animali, dal mais alla soia, che hanno registrato rincari fino al 26% mettendo in difficoltà le stalle”.

A preoccupare è, altresì, l’invasione di prodotto dall’estero: in Italia arrivano ogni mese circa 4,7 milioni di cosce straniere utilizzate per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy.

Non è infatti ancora obbligatorio ancora – denuncia la Coldiretti – indicare la provenienza della carne dei salumi in etichetta come richiesto dal 93% degli italiani che ritengono importante conoscere l’origine degli alimenti per dire finalmente basta agli inganni: “Due prosciutti su tre venduti in Italia – conclude Trezzi – sono infatti ottenuti da maiali stranieri senza alcuna evidenziazione in etichetta. Servono interventi mirati e urgenti perché siamo al punto di non ritorno con una situazione che rischia di compromettere per sempre la potenzialità produttiva nazionale con una destrutturazione degli allevamenti difficilmente recuperabile che mette a rischio l’essenza stessa di molti tesori agroalimentari del Made in Italy, comprese le produzioni delle nostre province”.

La prevalenza degli allevamenti di suini nelle province lariane si concentra nel Lecchese – 4 mila capi -, mentre a Como ce ne sono più di 2 mila.

 

Appuntamenti

 

PIACENZA: TORNA IL TROFEO GOLF TERRANOSTRA CAMPAGNA AMICA

Sabato 6 giugno

Torna il trofeo di Golf Terranostra Campagna Amica Piacenza. Un evento entrato ormai a far parte della tradizione che giunge alla 12esima edizione e che quest’anno è stato organizzato nel pieno rispetto delle norme per contrastare i contagi da Covid-19. L’appuntamento è per questo sabato al Golf Club di Castell’Arquato (località Borlacca,1). I vincitori riceveranno in premio prodotti a km zero della rete di Campagna Amica; le premiazioni sono previste alle 17.

“Sarà l’occasione per tornare a vivere insieme agli sportivi il fascino del nostro territorio e per celebrare anche il valore e la qualità delle sue produzioni” commenta il cuoco contadino di Campagna Amica Paolo Oddi dell’agriturismo “Il Viandante” che parteciperà all’evento.

Un appuntamento fisso quindi per tutti gli appassionati di questo sport attenti però anche all’alimentazione e al rispetto dell’ambiente. Infatti, il golf è uno sport dove si sta costantemente a contatto della natura, dove il paesaggio è l’altro grande protagonista che fa da cornice alle diverse competizioni. Uno sport che sposa in pieno gli ideali di Campagna Amica che da sempre insiste sull’importanza di consumare prodotti sani, garantiti, di qualità e del territorio.

 

PORDENONE: FESTA PER UN ANNO DEL NUOVO MERCATO COPERTO DI CAMPAGNA AMICA

Sabato 6 giugno

Un anno dall’inaugurazione del  nuovo mercato coperto di Campagna Amica Pordenone. Sabato 6 giugno, dalle 8.00 alle 13.00, in tutta sicurezza come giusto in questo momento di emergenza, si festeggerà con  un regalo per tutti i clienti.

Cosa è stato un anno di mercato coperto Campagna Amica?  Diciotto mila cittadini lo hanno visitato, cinquanta gli appuntamenti  di show coking, quindici gli eventi con associazioni della città, cinque tra convegni, incontri, presentazioni di libri, venti laboratori per bambini, cinquecento le ore spese per vendere e anche per informare e comunicare salute, bellezza, qualità.

In tempo di Covid: duecentocinquanta  spese a domicilio, quasi dieci quintali di cibo a chilometro zero per le famiglie bisognose.

Coldiretti con i suoi produttori agricoli in questi ultimi dodici mesi sono stati in prima linea per sostenere un’iniziativa che fa parte della grande rete dei mercati agricoli italiani di Campagna Amica.

“Sempre più gli italiani e consumatori amano i mercati degli agricoltori -spiega il presidente della Coldiretti Matteo Zolin-. Il lavoro portato avanti da Coldiretti con Fondazione Campagna Amica in questi anni –afferma il presidente- è entrato nel cuore delle città e dei cittadini. Il buon cibo italiano è frutto del lavoro e della sapienza di tanti contadini che si prendono cura quotidianamente del benessere della nostra società. I mercati di Campagna Amica –continua Zolin-  sono anche il luogo ideale di incontro tra gli interessi degli agricoltori e quelli dei cittadini; qui il consumatore trova prodotti a km zero insieme a cultura dell’alimentazione, turismo, ecologia, salute e benessere”.

Quando si parla di prima linea c’è la coordinatrice provinciale di Campagna Amica Sonia Bortolussi che racconta come il mercato anche nel periodo di emergenza sia sempre stato aperto: “è stata un’esperienza di vita che ci ha messo alla prova. Le code fuori dal mercato, le consegne a domicilio e le spese pronte da ritirare direttamente al mercato. Tante cose da gestire, ma soprattutto –spiega Bortolussi- il cibo, i prodotti di base come quelli agricoli, sono tornati al centro degli interessi del consumatore. Certo è che questo non è il solo ricordo di un anno di mercato. Sono stati tanti –spiega la coordinatrice- gli eventi organizzati anche in collaborazione con altre associazioni una per tutte la spesa sospesa in collaborazione con l’emporio Caritas e la grande generosità dei pordenonesi. Tante altre cose abbiamo in programma. Quando ci saranno le condizioni –conclude Bortolussi- saremo pronti e vediamo l’ora”.

 

TORINO: IN PIAZZA PALAZZO DI CITTÀ RITORNA IL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA

Domenica 7 giugno

Domenica 7 giugno ritorna a Torino il mercato domenicale di Campagna Amica, in piazza Palazzo di Città, dalle ore 9 alle 14. Nell’antica piazza delle Erbe della città della Mole i consumatori torinesi potranno così tornare ad acquistare – direttamente dagli agricoltori del circuito di Campagna Amica – prodotti stagionali e a chilometro zero: ortofrutta di stagione, salumi, formaggi, vino, miele, tagli di carne Fassone, polli e conigli, pane, pasta, riso e decine di trasformati.

Queste alcune delle caratteristiche peculiari della filiera corta costruita dagli agricoltori del circuito Campagna Amica: prodotti stagionali e legati al territorio; la trasparenza delle etichette; possibilità per i consumatori di dialogare con i produttori agricoli; la campagna che arriva direttamente in città.

A Torino, come ogni prima domenica del mese, in piazza Palazzo di Città, i consumatori torinesi hanno a disposizione una vetrina con 40 produttori agricoli in vendita diretta, con decine e decine di prodotti agricoli da acquistare e portare direttamente sulla tavola.

 

NOVARA – VCO: RIPARTONO I MERCATI DI CAMPAGNA AMICA

Sabato 6 e mercoledì 10 giugno

Con la partenza della nuova fase riaprono anche i mercati di Campagna Amica nella provincia di Novara, attesi con trepidazione dai tanti affezionati clienti che già amavano fare una spesa di prodotti locali, genuini e a km zero, ma anche dai tanti che in questi mesi hanno provato la bontà e la qualità delle produzioni degli agricoltori delle nostre province grazie alla spesa a domicilio.

“Una volta che si ha la possibilità di assaggiare i prodotti che arrivano direttamente dai nostri campi, consegnati dalle mani di chi li ha coltivati e preparati, è difficile tornare indietro. Diverse aziende in questi mesi hanno proseguito la vendita diretta nei loro punti vendita e grazie alle consegne a domicilio, un servizio che è stato molto apprezzato e che alcune aziende continueranno a mantenere”, spiega Fabrizio Rizzotti, Presidente dell’Associazione Agrimercato Novara e Vco. “Parallelamente però ripartiamo con i nostri mercati, che in queste settimane abbiamo cercato di riorganizzare in modo da poter riaprire in sicurezza, con le distanze e le misure richieste per la salute di tutti. Tanti clienti affezionati ci hanno già scritto e sono entusiasti della riapertura. Frutta, verdura, riso, formaggi, salumi, miele, confetture, carne, vino, pane…sono tantissimi i prodotti che si trovano nei nostri mercati, dove si può fare una spesa sana, di qualità ed aiutare le aziende della nostra zona che, pur senza mai fermarsi, hanno comunque subìto qualche contraccolpo dal lockdown”.

“Siamo già ripartiti questo mercoledì con il primo mercato a Bellinzago e subito con una buona notizia: data la grande richiesta si raddoppieranno le date e da questo mese di giugno il mercato di Piazza Martiri si svolgerà non solo il primo ma anche il terzo mercoledì del mese. Sabato 6 giugno poi riapriamo il mercato di Trecate in Piazza Cavour che si svolgerà sempre il primo e il terzo sabato del mese, mentre domenica sarà la volta di Novara, nel mercato ormai ‘storico’ in Largo Leonardi, dove torneremo come sempre la prima e la terza domenica del mese”, spiega Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara – Vco.Nei mercati proseguirà anche l’iniziativa della Spesa Sospesa, per cui sarà possibile fare una donazione tramite bonifico e Campagna Amica provvederà ad acquistare presso i suoi agricoltori prodotti di qualità che saranno consegnati gratuitamente alle famiglie più bisognose.

 

PADOVA: RIPRENDE A LIMENA IL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA

Domenica 7 giugno

Riapre il mercato di Campagna Amica a Limena, con i prodotti a “km zero” degli agricoltori di Coldiretti.  Dopo lo stop imposto dall’emergenza coronavirus riprende domenica 7 giugno l’appuntamento mensile con le tipicità del territorio (dalle 8 alle 13, lungo via del Santo nei pressi del Municipio), su iniziativa del Comune di Limena – Assessorato all’agricoltura, di Coldiretti Campagna Amica Padova e della Pro Loco. Ovviamente il mercato a km zero apre in tutta sicurezza, nel pieno rispetto delle disposizioni anti contagio e delle misure di prevenzione, con banchi distanziati, spazi delimitati, uso di guanti e mascherine, ingresso ed uscita separati e adeguata informazione alla clientela. Oltre una decina le aziende agricole di Campagna Amica Padova presenti al mercato con i prodotti freschi e di stagione: frutta e verdura appena raccolta, in particolare fragole, ciliegie, albicocche, insalate, ma anche formaggi e latticini, miele e insaccati. Per la ripresa del mercato c’è una novità, le proposte floreali di Sle Fiori, l’azienda di Anguillara Veneta che presenta una vasta gamma di composizioni con colori e profumi per ogni occasione. “Ringraziamo l’Amministrazione Comunale, l’assessorato all’agricoltura e la Pro Loco per l’importante collaborazione, l’attenzione e la sensibilità nel voler riprendere l’appuntamento della prima domenica del mese con i prodotti a km zero dei nostri agricoltori, – afferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – In questi mesi l’agricoltura non si è mai fermata e torniamo volentieri a Limena, nel rispetto delle linee guida per i mercati all’aperto. E’ anche questo un segno di ripresa e di speranza”.