COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 31 agosto 2020

31 Agosto 2020
News La Forza del Territorio del 31 agosto 2020

Primo piano

 

NORD SARDEGNA

INCENDI: 15 ANNI PER RICOSTITUIRE I BOSCHI DEVASTATI

Il 60% dei roghi è doloso, Coldiretti chiede lo stato di calamità

La mano incendiaria anche quest’anno sta devastando la Sardegna mettendo in pericolo vite, lavoro, ambiente.

A pagare a caro prezzo la piaga degli incendi sono le aziende agricole, esposte in prima linea a questa calamità. Anche gli ultimi incendi del fine settimana che hanno interessato il Nord Sardegna, ed in particolare quello di Loiri Porto San Paolo, hanno causato ingenti danni alle aziende agricole con la perdita di pascoli, scorte foraggere, recinzioni e danni ai boschi.

“Il mio umore in questi giorni è nero come le colline e i pascoli divorati dal fuoco – afferma il presidente Coldiretti della sezione di Trinità D’Agultu Sebastiano Suelzu che ha visto nei giorni scorsi bruciare i terreni della sua azienda -. Ho visto, e non è purtroppo la prima volta, tanto lavoro e tanti sacrifici andati letteralmente in fumo. Dovrò fare nuovi investimenti per recinzioni e acquisto di foraggio per sopperire alla mancanza di pascolo. Spero che chi ha provocato tutto questo venga assicurato alla giustizia”. 

La macchina della solidarietà del mondo agricolo è sempre pronta per cercare di alleviare le perdite dei colleghi. “Ma è chiaro che non basta perché il fuoco provoca tante perdite – afferma il presidente di Coldiretti Nord Sardegna Battista Cualbu che nei giorni scorsi ha firmato come presidente regionale dell’Organizzazione agricola la lettera inviata al presidente della Regione Solinas e agli assessori all’Ambiente e Agricoltura per chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale per evento eccezionale catastrofico. Anche quest’anno i numerosi incendi (il 60% dei quali – secondo una stima Coldiretti – sono di origine dolosa) hanno colpito duramente in tutto il territorio regionale numerose aziende agricole distruggendo ettari di sugherete, olivi, pascoli, scorte di foraggio, strutture (capannoni, case coloniche, recinzioni, impianti di irrigazione) e causato la morte di numerosi capi di bestiame (ovini, bovini ed equini).

“Alla Regione – ricorda Battista Cualbu – abbiamo chiesto l’attivazione degli aiuti previsti dal Psr con la sottomisura 8.3: (‘Sostegno alla prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici’) e dalla misura 5.2.1 (‘Sostegno investimenti in azioni di ripristino’, ‘per garantire in tempi brevissimi il ripristino dei danni e la ripresa ordinaria dell’attività agricola’)”.

Gli incendi ogni anno trasformano in cenere anche centinaia di ettari di bosco, mettendo a rischio uno dei polmoni forestali più importanti d’Italia, quello sardo che rappresenta l’11% dell’intero patrimonio nazionale. Oltre il 50% della superficie sarda è occupata infatti dal bosco (la media nazionale è di poco sotto il 35%).

Per ricostituire i boschi ridotti in cenere ci vorranno fino a 15 anni, è la stima di Coldiretti.

“Un costo drammatico – conclude il direttore di Coldiretti Nord Sardegna Ermanno Mazzetti -. Come abbiamo chiesto a livello nazionale occorre investire in prevenzione, sorveglianza e soprattutto in educazione ambientale sul valore inestimabile di un patrimonio determinante per la biodiversità e per la stabilità idrogeologica del territorio. Ed un ruolo di primo piano può e deve essere svolto dalle aziende agricole, vere sentinelle e conoscitrici del territori”.

 

Dal Territorio

 

VENETO, STAGIONALI: SERVE “QUARANTENA ATTIVA”  PER ROMENI E BULGARI

Mentre sono in corso le rilevazioni dei danni e le relative denunce agli uffici competenti per centinaia di aziende agricole coinvolte da trombe d’aria, grandine e piogge intense, emerge più che mai la richiesta di manodopera nei campi. Coldiretti Veneto solleva la questione con una lettera indirizzata al Governatore della Regione del Veneto Luca Zaia nella quale chiede la possibilità di applicare la “quarantena attiva” per gli stagionali rumeni e bulgari negativi al Covid da impiegare nelle campagne martoriate dal maltempo.

“Ci sono vigneti e frutteti da rialzare – spiega Daniele Salvagno presidente regionale – tetti di stalle e annessi rustici da sistemare, serre e ricoveri da ripristinare, strutture antigrandine da riparare. Per installare nuovamente le reti protettive – dice –  servono lavoratori oltre al sostegno dei familiari”. Ora più che mai – insiste Salvagno – gli stagionali in arrivo da Romania e Bulgaria devono essere messi nella condizione di essere operativi nell’immediato. Grazie alla disponibilità del servizio sanitario veneto – continua Salvagno – si può verificare velocemente la negatività al Covid19 con test rapidi ed esami sierologici attendibili, consentendo il superamento dell’isolamento fiduciario.  In questo modo si rispetterebbero i principi di sicurezza sanitaria e si consentirebbe alle imprese agricole di procedere alla raccolta dei prodotti e al ripristino delle strutture distrutte”.

Analoghi interventi sono stati adottati dalle amministrazioni delle vicine province di Trento e Bolzano. Pur sapendo che la Regione del Veneto ha nei giorni scorsi interpellato, a proposito, il Ministero della salute,  Coldiretti Veneto auspica che, in attesa della risposta ministeriale, si possa attuare anche in Veneto quanto proposto, considerata l’ eccezionalità della situazione.

 

MARCHE, BOMBA DI GHIACCIO SUI CAMPI: CHIEDEREMO SUBITO LO STATO DI CALAMITÀ

Danni ingenti in alcune zone dell’anconetano, dove la grandine di ieri si è abbattuta pesantemente, azzerando in alcuni casi le produzioni di oliveti e vigneti, ma anche di mais, sorgo e girasole. Nel primo pomeriggio di ieri chicchi grandi come noci hanno letteralmente bombardato, accompagnate da un vero e proprio tornado, le campagne di Santa Maria Nuova, Polverigi, Agugliano, le frazioni più interne di Ancona come Montesicuro, Gallignano e Paterno, arrivando fino a Offagna. Le fortissime raffiche di vento hanno divelto tetti, abbattuto serre, rotto vetrate e parabrezza di automobili. Persino un impianto fotovoltaico è stato sradicato dal tetto dove era installato. Coldiretti Ancona sta effettuando una ricognizione dei danni ma fin da ora il bilancio è dei peggiori. “Chiediamo alla Regione di fare in fretta per delimitare l’area dei danni e chiedere al Governo di riconoscere lo stato di calamità” commenta a caldo Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche. “Ormai, tra l’altro, è arrivato il momento di pensare alle assicurazioni per i danni meteo come parte integrante dell’agricoltura, poiché gli eventi atmosferici sono ormai all’ordine del giorno; dobbiamo cambiare mentalità. Danni che oltre a rappresentare una perdita del 100% nell’immediato, per quanto riguarda olivi e vigneti avranno ripercussioni anche nei prossimi anni”. Si contano danneggiamenti, in misura minore, anche in provincia di Fermo, dove il forte vento e la pioggia battente ha portato danni su strutture e causato la caduta di alberi.

 

PUGLIA, CALDO: E’ BOOM ESOTICI PUGLIESI, DA AVOCADO A MANGO A BACCHE DI ARONIA

Con i cambiamenti climatici arrivano le prime coltivazioni di avocado, mango e bacche di Goji Made in Puglia insieme a tante altre produzioni esotiche di largo consumo come le bacche di aronia e di Goji, le banane e il lime. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Puglia sulla produzione di frutta tropicale, un fenomeno esploso per gli effetti del surriscaldamento determinati dalle mutazioni del clima e destinato a modificare in maniera profonda i comportamenti di consumo nei prossimi anni, ma anche le scelte produttive delle stesse aziende agricole.

“Lo dimostra il fatto che si è passati da pochi ettari piantati con frutti tropicali ad oltre 150 ettari con un incremento esponenziale negli ultimi anni. Il fenomeno della frutta esotica in Puglia, spinto anche dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole italiane nel settore ortofrutticolo che troppo spesso viene però ostacolata da un ritardo organizzativo, infrastrutturale e diplomatico che ha impedito alle imprese di agganciare la ripresa della domanda all’estero, con un crollo nell’ortofrutta fresca esportata nel 2019 dell’11% in quantità e del 7% in valore, rispetto all’anno precedente”, dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. 

Originario della zona che dalle montagne centrali ed occidentali del Messico arriva fino alle coste del Pacifico dell’America Centrale – spiega Coldiretti Puglia –  l’avocado è un frutto tropicale che ha trovato nel clima del sud Italia un perfetto habitat a cui adattarsi,

A Castellaneta sono state piantumate altre 32mila piante di avocado, mentre in Salento si parla di 8mila piante di mango e altrettante piante di lime, mentre fanno capolino timidamente le coltivazioni di banane 100% made in Puglia. Le rosse bacche della Pianta di Goji spesso definite frutti della salute per le loro funzioni antiossidanti e antiinfiammatorie grazie a sostanze nutritive – dice Coldiretti Puglia – che danno alle Bacche di Goji tali caratteristiche sono rilevate in grande quantità, molto di più che in altri vegetali per una dieta sana e naturale tanto che la Bacca prodotta dalla Pianta di Goji è centrale nell’alimentazione di molte zone dell’Asia orientale. Le bacche di aronia arrivano dall’America, ma ormai sono diffusissime nell’Est Europa – aggiunge Coldiretti Puglia – hanno numerose proprietà benefiche, dovute soprattutto al loro elevato apporto di antiossidanti.

Il segmento di mercato della frutta esotica sta crescendo vertiginosamente considerato che oltre sei consumatori su 10 (61%) acquisterebbero banane, manghi, avocado tricolore se li avessero a disposizione invece di quelli stranieri, secondo un sondaggio Coldiretti-Ixè. Il 71% dei cittadini sarebbe inoltre disposto a pagare di più per avere la garanzia dell’origine nazionale dei tropicali. Una scelta motivata dal maggiore grado freschezza ma anche dal fatto che l’Italia – precisa la Coldiretti – è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8%), quota inferiore di 1,6 volte alla media dell’Unione Europea (1,3%) e ben 7 volte a quella dei Paesi extracomunitari (5,5%).

 

PIEMONTE, UN’OTTIMA ANNATA PER LE NOCCIOLE: ALTA QUALITÀ PER LA TONDA GENTILE

Un’annata positiva sia dal punto di vista della produzione sia della qualità. È quello che si prospetta per la produzione di nocciole in Piemonte: “La qualità della varietà tonda gentile trilobata risulta eccellente, e i quantitativi prodotti sono decisamente superiori all’ultima annata – confermano Roberto Moncalvo, Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale -. L’andamento climatico è stato favorevole per la corilicoltura. La produzione di nocciole piemontesi, che comprende anche la Igp Nocciola Piemonte, si conferma un prodotto di qualità elevata, coltivato secondo i migliori standard e che garantisce un importante livello di occupazione stagionale, nel pieno rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori, una differenza importante da quanto avviene in altri Paesi extraeuropei, in particolare in Tuchia”.

A livello regionale sono 2000 le aziende coinvolte nella produzione di nocciole, con 23mila ettari di superficie coltivata di cui 15mila in piena produzione, per una produzione totale media di 200mila quintali. “Stanno partendo le prime vendite alle industrie dolciarie e i conferimenti alle cooperative: una buona annata necessita di una buona risposta economica dal mercato, tanto più che è sempre maggiore il valore organolettico del prodotto in Piemonte e l’impegno etico produttivo delle imprese del territorio. Cosa che non si può certo dire per il prodotto proveniente dai Paesi extraeuropei, in particolare dalla Turchia. Ma siccome non siamo abituati a fare delle illazioni, sarà per Coldiretti importante presentare in autunno il video-documentario girato dal regista Stefano Rogliatti nelle aree produttive della Turchia che evidenzia la vera realtà di quel territorio”, dichiarano Moncalvo e Rivarossa.

 

ABRUZZO, INCENDI: IMPORTANTE EDUCAZIONE AMBIENTALE E PREVENZIONE

Per ricostituire la vegetazione ridotta in cenere dal fuoco ci vorranno anni, fino a 15, con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo. E’ quanto stima la Coldiretti sugli effetti degli incendi divampati in questo caldissimo e ventilato fine settimana caratterizzato da incendi e focolai in tutta la Penisola e anche in Abruzzo, dove sono andate a fuoco la costa di punta Penna e la riserva marina di Punta Aderci nonchè una parte del quartiere di San Silvestro a Pescara. “Se certamente il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo, con la caduta del 30% di precipitazioni in meno nei primi sette mesi dell’anno, a preoccupare – precisa Coldiretti – è l’azione dei piromani con il 60% degli incendi che, a livello nazionale, si stima sia causato volontariamente. In Abruzzo nelle aree bruciate dall’incendio sarà impedita la scoperta del territorio da parte di appassionati e verrà a mancare un importante polmone verde. Un costo drammatico che l’Italia è costretta ad affrontare ogni anno su tutto il territorio nazionale perché – conclude la Coldiretti –  manca l’opera di prevenzione, sorveglianza e soprattutto di educazione ambientale sul valore inestimabile di un patrimonio determinate per la biodiversità e per la stabilità idrogeologica del territorio”.

 

PADOVA, MIGRANTI: PROROGARE PERMESSI SOGGIORNO, SOS VENDEMMIA E RACCOLTA

E’ indispensabile prorogare al 31 dicembre 2020 tutti i permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia per salvare la vendemmia, la raccolta di mele, pere e altri prodotti di stagione. E’ quanto chiede Coldiretti Padova in riferimento alla scadenza fissata per oggi, 31 agosto, dei permessi di soggiorno per i collaboratori extracomunitari delle aziende agricole. Dal primo settembre infatti – sottolinea Coldiretti Padova – in uno dei momenti più delicati dell’intera annata agraria, con le attività di raccolta in pieno svolgimento, molte imprese rischiano di trovarsi a ranghi ridotti sia per le difficoltà di arrivo in Italia degli stagionali comunitari bloccati alle frontiere dall’emergenza coronavirus sia per la mancata pubblicazione del Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che autorizza le quote di ingresso degli altri lavoratori stranieri non Ue. Per la stragrande maggioranza delle imprese agricole – precisa la Coldiretti – il momento della raccolta è il più delicato e rappresenta il frutto di investimenti economicamente rilevanti dell’intera annata agraria che per nessun motivo possono andare perduti.

Un impegno che va accompagnato dalla necessità di estendere a tutte le Regioni i tamponi all’arrivo in Italia anche ai lavoratori nei campi provenienti dall’estero come è già stato fatto in Trentino Alto Adige che ha dato il via libera ai test sui collaboratori agricoli giunti da altre parti del mondo che potranno così partecipare da subito alle attività di raccolta della frutta e dell’uva messe a rischio dalla mancanza di manodopera qualificata per il blocco delle frontiere per il rischio Covid. In questo modo i lavoratori stranieri che superano il test potranno svolgere le attività di raccolta, con la Coldiretti che ha avviato una campagna di comunicazione rivolta alle imprese e agli stessi lavoratori per garantire il rispetto delle regole e tutelare la salute pubblica.

“Nella nostra provincia – spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – servono almeno un migliaio di lavoratori stagionali per la vendemmia e la raccolta di frutta e ortaggi, ma la normativa blocca la manodopera dalla Romania per la quarantena obbligatoria. Per i tamponi sugli altri lavoratori stranieri abbiamo raggiunto un accordo con l’Uls 6 Euganea che permette alle nostre di poter eseguire rapidamente i test. Ma per far fronte alla necessità di lavoratori stagionali in questo periodo occorre soprattutto dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter lavorare nei campi attraverso una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. Un provvedimento che interesserebbe diverse centinaia di padovani in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà”.

 

BERGAMO, MALTEMPO: AGRICOLTURA BERGAMASCA COLPITA DA NUOVA ONDATA

Una nuova ondata di maltempo si è abbattuta sull’agricoltura bergamasca. Nelle ultime ore forti grandinate e piogge intense hanno investito in modo particolare la Val Cavallina e l’Alto Sebino ma hanno interessato anche la Valle Imagna, la Valle Seriana e la Valle Brembana.

È quanto emerge da un primo monitoraggio dei tecnici di Coldiretti Bergamo che sono al lavoro per verificare i danni e per l’assistenza alle aziende agricole colpite.

Nella zona dell’Alto Sebino gli ulivi sono stati martoriati dalla grandine e dalle raffiche di vento e il raccolto che si preannunciava buono è stato compromesso. La violenza del temporale ha fatto cadere a terra le olive non ancora mature, rotto rami e sradicato anche alcuni ulivi causando danni ingenti che in alcuni casi arrivano anche al 90%. Questo è l’ennesimo colpo per gli olivicoltori bergamaschi dopo il raccolto disastroso dello scorso anno.

A Berzo San Fermo – spiega Coldiretti Bergamo – una violenta grandinata  ha colpito una porzione del territorio causando, a pochi giorni dalla vendemmia, danni nei vigneti per circa il 60-70%. L’azienda agricola di Vescovi Matteo si è trovata al centro di una tempesta di grandine che ha completamente distrutto la coltivazione di more e lamponi, bucato i tetti e demolito le serre. I prati pronti per il terzo taglio di fieno sono stati rasati a zero e il foraggio è andato completamente perso.

Si contano i danni anche in Valle Brembana. Le precipitazioni copiose e il vento forte hanno fatto nuovamente crollare i terrazzamenti della carciofaia dell’azienda Agricola Della Fara mentre è ancora isolata l’azienda agricola di Tiraboschi Angelo, in zona di Piè Bracca a Oltre il Colle.  Dovrebbero iniziare oggi i lavori per il ripristino della strada interrotta da una frana che si è verificata sabato scorso e che è peggiorata con il maltempo di ieri. 

Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude Coldiretti Bergamo – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

 

VENETO, MALTEMPO: CENTINAIA SEGNALAZIONI AD AVEPA: UN BILANCIO SENZA FINE

Centinaia di agricoltori sono impegnati nella presentazione delle denunce per danni subiti alle strutture. La fascia interessata va da Verona fino a Belluno, passando per le province di Padova, Vicenza e Treviso.  Coldiretti Veneto evidenzia il sistema di presentazione digitale delle istanze attivato dagli uffici di Avepa per le dichiarazioni delle perdite subite agli impianti dei frutteti e vigneti, reti antigrandine, annessi rustici, serre e ricoveri animali e attrezzi. “I numeri aumentano di ora in ora – spiegano i tecnici di Coldiretti – e sono ingenti. Stalle scoperchiate e allevamenti avicoli da ristrutturare. Un sistema di protezione delle colture vale da 25 mila di euro a ettaro (modello base) fino a 40 mila il modello più evoluto” – precisano gli esperti.  Alla conta si aggiungono anche le centinaia di richieste di calamità per i raccolti perduti di kiwi, uva, tabacco, ortaggi colpiti in special modo nel veronese dopo il primo nubifragio. Valori la cui entità è svariati milioni – sostengono i tecnici di Coldiretti – piante sradicate, frutta dispersa, uva rovinata, tetti smantellati, metri quadri di reti con tiranti e pali strappati, impianti di vigneti e frutteti spezzati, il bilancio purtroppo è senza fine e coinvolge il distretto dell’ortofrutta veronese compresa l’area della bassa, oltre che quello vitivinicolo con la Valpolicella e la zona del Soave. “Il fatturato agricolo solo scaligero – sottolineano i tecnici di Coldiretti –  è di circa 2miliardi di euro (35% del totale regionale). Incalcolabile l’opera di ripristino per frane e smottamenti in montagna e sulle colline che richiede anni e una continua manutenzione. In questo senso la presenza degli agricoltori è di presidio del territorio – ricorda Coldiretti Veneto –  purtroppo di fronte ad eventi atmosferici cosi intensi nulla è possibile,  neanche l’investimento di massima copertura è riuscito a fermare la furia del maltempo”.

 

LIGURIA, AGRICOLTURA: NECESSARI VOUCHER E SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA

Con l’intensificarsi della stagione delle raccolte, e in particolare con la vendemmia 2020 ormai alle porte, sono necessari, anche per le imprese liguri, strumenti agili come i voucher agricoli, che agevolino l’inserimento di manodopera in azienda, per evitare ulteriori perdite in un settore che ha già sofferto gli effetti negativi dell’emergenza Coronavirus.

“Alle nostre imprese serve una riduzione della burocrazia e una radicale semplificazione del voucher agricolo – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa  – strumento che può rispondere, da un lato al criterio di tempestiva disponibilità all’impiego che si rende necessaria in particolari momenti dell’anno, come appunto la vendemmia, e dall’altro può generare opportunità per giovani studenti, pensionati e disoccupati, in un momento particolarmente difficile per l’intera società.  Molti lavoratori in ammortizzatore sociale potrebbero in questo modo trovare un’occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività legate alla terra. Inoltre per le imprese che si avvalgono di manodopera straniera, come Coldiretti, abbiamo richiesto l’attivazione di protocolli di quarantena attiva, per concedere lo svolgimento dell’attività agricola nei primi quattordici giorni dall’arrivo dei lavoratori stranieri, ovviamente nel rispetto rigoroso delle disposizioni sanitarie necessarie, sia nelle soluzioni di accoglienza sia durante le mansioni lavorative, e la proroga al 31 dicembre 2020 di tutti i permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia. Il momento della raccolta per le nostre imprese, è uno dei più delicati e rappresenta il frutto di investimenti economicamente rilevanti che per nessun motivo possono andare perduti”.

 

ALESSANDRIA, VENDEMMIA: GRAPPOLI SANI ED INTEGRI MA RESTA INCOGNITA MERCATO

E’ iniziata da qualche giorno la vendemmia 2020 nei filari della provincia alessandrina, una raccolta delle uve segnata dagli effetti della pandemia mondiale, influenzata dalle misure di sicurezza anti-contagio e dalle difficoltà di spostamento degli stagionali agricoli stranieri, a causa del vincolo della quarantena per i Paesi più a rischio.

Taglio dei grappoli partiti dalle basi spumante, Chardonnay e Pinot Nero, si proseguirà con le uve Moscato, Erbaluce, Gavi, Timorasso, Arneis e successivamente Dolcetto, Nebbiolo, Grignolino e Barbera.

Dal punto di vista “tecnico” le uve sono in una condizione che potremmo definire a macchia di leopardo: ossia, in alcune zone si riscontra grande qualità mentre in altre si devono fare i conti con la presenza di peronospora e del temuto black rot (marciume nero), malattia favorita dalle condizioni climatiche caldo-umide.

“I grappoli, comunque, nella stragrande maggioranza dei casi, si presentano abbondanti, sani ed integri: quest’anno come già accaduto in passato la differenza la farà chi ha fatto un buon lavoro in vigneto – affermano i tecnici vitivinicoli di Coldiretti Alessandria -. Rispetto al 2019 possiamo ipotizzare, a livello provinciale, un +10% di produzione, resta invece un’incognita l’andamento del mercato e, in particolare, come sarà la richiesta di prodotto da pronto consumo”.

Una raccolta delle uve, dunque, che deve fare i conti con la crisi in cui versa il settore vitivinicolo a causa dei mesi di lockdown che ha procurato perdite sino all’80/90%.

“E’ una vendemmia che possiamo azzardare a definire di qualità: dove non è arrivata la grandine le viti sono in buona salute ma molto dipenderà ancora dal clima delle prossime settimane. Le operazioni di raccolta sono scattate soprattutto per quanto riguarda le varietà precoci e le uve destinate alla spumantizzazione che raggiungeranno il clou dalla seconda metà di settembre”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco. E, ancora più in tempo di vendemmia, diventa prioritario snellire la burocrazia per garantire nuovi posti di lavoro: “Una semplificazione dell’attuale normativa sui voucher potrebbe consentire di recuperare con trasparenza posti di lavoro occasionali nelle attività stagionali in campagna. – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – Un dato è indicativo: meno del 2% del totale dei voucher in passato è stato impiegato in agricoltura dove sono nati e rappresentano un valido contributo all’emersione del lavoro sommerso”.

Fondamentale ridurre i costi per le imprese “per assicurare al settore uno strumento che semplifichi, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva e disponibilità all’impiego e dall’altra sia capace di garantire forme di integrazione del reddito alle categorie più deboli in un momento in cui ne hanno particolarmente bisogno” hanno concluso Bianco e Rampazzo.

Per quanto riguarda i prezzi delle uve Coldiretti Alessandria rinnova anche quest’anno l’invito ai produttori di concordare con l’acquirente, già all’atto del conferimento delle uve, il prezzo delle singole partite in base al loro effettivo valore, anziché accettare contratti che prevedano un saldo da definirsi in base alla media rilevata statisticamente e indicata soltanto a fine campagna, che potrebbe non rispecchiare la reale qualità di specifiche partite.

 

ASCOLI FERMO, SANNA NUOVO DIRETTORE DELLA FEDERAZIONE INTERPROVINCIALE

È la dottoressa Milena Sanna, 48 anni originaria di Sassari, il nuovo direttore della Federazione interprovinciale di Ascoli e Fermo. Il passaggio di consegne con l’uscente Alessandro Visotti (destinato a Ferrara) è stato effettuato oggi nella sede ascolana di via Asiago alla presenza del presidente Armando Marconi.  “Un benvenuto al nuovo direttore – ha detto – e un saluto fraterno al direttore Visotti al quale auguriamo un buon lavoro, consapevoli che farà bene anche nel suo nuovo territorio”. Al primo incarico come direttore, la Sanna lavora in Coldiretti da ben 27 anni. Esperienza iniziata alla Pac provinciale a Sassari dal 1993 al 1999, ha successivamente ricoperto il ruolo di responsabile di zona nelle zone di Thiesi (SS), Sassari e, dal 2015 a oggi, ad Alghero. Fino al 2017 ha ricoperto inoltre l’incarico di responsabile di Donne Impresa e degli agriturismi di Terranostra per la provincia di Sassari. “So che ad Ascoli c’è un’ottima squadra e ringrazio tutti dell’accoglienza che mi è stata riservata– le sue prime parole durante l’incontro con il personale e i segretari di zona della Federazione – Tutto ciò mi ha fatto molto piacere e sono convinta che insieme faremo un bel lavoro al servizio delle aziende agricole e per promuovere sempre di più i nostri progetti di filiera italiana e di chilometro zero attraverso i mercati di Campagna Amica. Mi inserisco in un contesto nuovo e voglio lavorare all’insegna della continuità con il lavoro svolto dal collega Visotti che mi ha preceduto, aggiungendo la mia esperienza ventennale nella nostra grande organizzazione Coldiretti. L’incarico odierno mi motiva ancora di più e accresce in me il senso di responsabilità consapevole dell’importanza della Federazione ascolana e dei tanti settori produttivi rappresentati dai nostri soci. Sarò sempre nel territorio, ad ascoltare la voce della nostra base sociale”.

 

COMO-LECCO, MALTEMPO; DOPO I NUBIFRAGI SI CONTANO I DANNI

Coltivazioni distrutte, danni a frutta e verdura, mandrie e greggi pronte a rientrare a valle bloccate in alpeggio. È quanto emerge dal monitoraggio che i tecnici di Coldiretti Como Lecco stanno realizzando nelle diverse zone del territorio, sferzate dalla nuova ondata di maltempo nel weekend appena trascorso. L’Alto Lago, il Lecchese e la Valsassina, ma anche la fascia di pianura lungo l’asse tra Como e Lecco: è amplissimo l’areale che, negli ultimi due anni, è stato teatro di episodi frequenti e violenti di maltempo, in uno scenario che vede, di fatto, una tropicalizzazione del clima come mai prima d’ora.

Nelle province di Como e Lecco, il maltempo dei giorni scorsi ha provocato problemi anche alla percorribilità delle grandi arterie viarie, nonché alle strade poderali. Nell’alto lago di Como, la pioggia ha reso impraticabili le vie che dagli alpeggi riportano gli animali a valle. Alcuni pastori sono di fatto rimasti bloccati in alpe con le greggi e sono stati costretti a rimandare il ritorno nelle loro aziende agricole previsto per questo fine settimana, come nel caso di Ivan Albini che si è trovato, di fatto, bloccato con i suoi animali (vacche e capre, tra cui la rara razza “Di Livo”) all’Alpe Nesdale, dovendo rimandare la demonticazione di qualche giorno.

“Nel suo complesso, è uno scenario che ci preoccupa non poco” commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi.  “Ci troviamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici estremi, che si manifestano con frane, smottamenti, grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.

I cambiamenti climatici hanno causato danni per 14 miliardi all’agricoltura italiana nell’ultimo decennio per l’alternarsi di eventi estremi, dai prolungati periodi di siccità alle violente ondate di maltempo che hanno devastato coltivazioni, strutture e infrastrutture.

“Nel prossimo periodo, come testimonia il rapporto Onu su Cambiamenti climatici e territorio, il riscaldamento globale causato dall’uomo farà aumentare la siccità e le piogge estreme in tutto il mondo, pregiudicando la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari, mentre l’area del Mediterraneo diventa ad alto rischio di desertificazione e incendi. Un fenomeno che riguarda direttamente l’Italia dove un quinto del territorio nazionale è in pericolo di abbandono proprio per gli effetti dei mutamenti climatici”.

Nell’ultimo quarto di secolo è scomparso oltre un quarto della terra coltivata con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta a poco più di 12 milioni di ettari. E negli ultimi 15 anni è sparita anche una pianta da frutto su tre, fra mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti con il ‘frutteto italiano’, con un crollo netto di oltre il 33%.  Un problema che affligge anche il territorio: si stima infatti che tra il 2012 e 2019 in Lombardia il consumo di suolo si sia “mangiato” 43 milioni di chili di seminativi, 20 milioni di chili di foraggere, mentre per oliveti, frutteti e vigneti si sono persi meno di un milione di chili per ognuna di queste tipologie produttive. In particolare, il comprensorio lariano vede circa il 12% del suo territorio coperto da cemento, con una leggera prevalenza in provincia di Como (12,2%) rispetto al Lecchese (11,97). Numeri peggiori, in regione, solo per Monza-Brianza (40,56% di suolo consumato), Milano, (31,5%), Varese (20,93%) e Lodi (12,11%), mentre fanno meglio Bergamo (11,80%), Mantova (10,52), Cremona (10,41%), Brescia (10,34%),  Pavia (9,46%) e Sondrio, con un virtuoso 2,64%.

Tra il 2018 e il 2019 si sono persi ulteriori 23 ettari nel Comasco e 9 nel Lecchese. “L’agricoltura è un’attività economica che vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”.

“La vulnerabilità del settore agricolo rispetto al clima, insieme alle potenzialità positive in termini di mitigazione (produzione di fonti energetiche rinnovabili e sequestro del carbonio nel suolo e nelle piante), conferisce al comparto una ruolo centrale nell’ambito delle strategie climatiche.  Da sempre, infatti, l’efficienza del modello di produzione agricola, pur dipendendo in misura consistente dalle capacità di gestione e di pianificazione dell’imprenditore agricolo, risulta fortemente legata agli elementi caratterizzanti il luogo di produzione, quali la fertilità del suolo ed il clima. Ecco perché è importante agire con linee guida precise, intensificando le azioni di protezione del territorio dal dissesto idrogeologico e favorendo il presidio montano da parte delle imprese agricole, particolarmente dei giovani imprenditori, incentivandone l’insediamento.

Per la peculiarità stessa del nostro territorio, è importante riconoscere il ruolo del settore agro-forestale e la strategicità del governo boschivo. Ma è importante assicurare il sostegno alla promozione di modelli di consumo caratterizzati dalla riduzione dei trasporti della materia prima (“chilometro zero”), alla diffusione della filiera corta (concetto legato alla diffusione del consumo dei prodotti stagionali e territoriali) e della vendita diretta e, non da ultimo, preservare, nell’assetto territoriale, le zone suscettibili di utilizzazione agricola”.

 

VERONA, DANNI DA MALTEMPO NELLE CAMPAGNE: TANTE LE SEGNALAZIONI AD AVEPA

Numerosi gli agricoltori veronesi impegnati nella presentazione delle denunce per danni subiti alle strutture. Coldiretti Verona evidenzia il sistema di presentazione digitale delle istanze attivato dagli uffici di Avepa, Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura, per le dichiarazioni delle perdite subite agli impianti dei frutteti e vigneti, reti antigrandine, annessi rustici, serre e ricoveri animali e attrezzi. I numeri aumentano di ora in ora – spiegano i tecnici di Coldiretti – e sono ingenti. Stalle scoperchiate e allevamenti avicoli da ristrutturare. “Un sistema di protezione delle colture vale da 25 mila di euro a ettaro (modello base) fino a 40 mila il modello più evoluto – precisano gli esperti –  Alla conta si aggiungono le di richieste di calamità per i raccolti perduti di kiwi, uva e ortaggi colpiti nelle campagne veronesi dopo il primo nubifragio. Valori la cui entità è di centinaia di milioni – sostengono i tecnici di Coldiretti – piante sradicate, frutta dispersa, uva rovinata, tetti smantellati, metri quadri di reti con tiranti e pali strappati, impianti di vigneti e frutteti spezzati: il bilancio purtroppo è senza fine e coinvolge il distretto dell’ortofrutta veronese compresa l’area della bassa, oltre che quello vitivinicolo con la Valpolicella e la zona del Soave. Il fatturato agricolo scaligero – sottolineano i tecnici di Coldiretti – è di circa 2 miliardi di euro (il 35% del totale regionale).

Incalcolabile l’opera di ripristino per frane e smottamenti in montagna e sulle colline che richiede anni e una continua manutenzione. In questo senso la presenza degli agricoltori è di presidio del territorio: purtroppo difronte ad eventi atmosferici cosi intensi nulla si può fare, neanche l’investimento di massima copertura è riuscito a fermare la furia del maltempo”.

 

TORINO, IN GAZZETTA MISURE A FAVORE IMPRENDITORIA FEMMINILE IN AGRICOLTURA

Sulla Gazzetta Ufficiale, numero 212 del 26 agosto 2020, è stato pubblicato il Decreto 9 luglio 2020 relativo alle Misure in favore dell’imprenditoria femminile in agricoltura. Si tratta del provvedimento che attua quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2020. In Piemonte le imprese agricole condotte da donne sono oltre 11.500, su un totale di oltre 50mila.

Aziende Interessate Al fine di favorire lo sviluppo dell’imprenditoria femminile in agricoltura sono state predisposte delle agevolazioni previste dall’articolo 1, comma 504, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (Legge di Bilancio 2020). La misura è rivolta alle micro, piccole e medie imprese, in qualsiasi forma costituite, che presentino progetti per lo sviluppo o il consolidamento di aziende agricole, attraverso investimenti nel settore agricolo e in quello della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli.

Natura Degli Aiuti La natura dell’aiuto consiste nella concessione di mutui agevolati, a tasso pari a zero, della durata minima di 5 anni e massima di 15 anni, comprensiva del periodo di preammortamento, e di importo non superiore a 300.000 euro e comunque non superiore al 95 per cento delle spese ammissibili. La dotazione finanziaria iniziale è pari a 15 milioni di euro per l’anno 2020.

Requisiti Alla data di presentazione della domanda, le imprese dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • essere regolarmente costituite e iscritte nel registro delle imprese;
  • esercitare esclusivamente l’attività agricola ai sensi dell’art. 2135 del codice civile;
  • essere amministrate e condotte da una donna, in possesso della qualifica di imprenditore agricolo o di coltivatore diretto come risultante dall’iscrizione nella gestione previdenziale agricola ovvero, nel caso di società, essere composte, per oltre la metà numerica dei soci e delle quote di partecipazione, ed amministrate, da donne, in possesso della qualifica di imprenditore agricolo o di coltivatore diretto come risultante dall’iscrizione nella gestione previdenziale agricola;
  • avere sede operativa nel territorio nazionale;
  • essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essere in liquidazione volontaria e non essere sottoposte a procedure concorsuali;
  • non rientrare tra le imprese che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea;
  • non rientrare tra le imprese in difficoltà, così come definite dall’art. 2, punto (14), del regolamento.

Spese Ammissibili Per la realizzazione del progetto sono ammissibili alle agevolazioni le seguenti spese:

  1. a) studio di fattibilità, comprensivo dell’analisi di mercato; b) opere agronomiche e di miglioramento fondiario; c)  opere edilizie per la costruzione o il miglioramento di beni immobili; d)  oneri per il rilascio della concessione edilizia; e)   allacciamenti, impianti, macchinari e attrezzature; f)  servizi di progettazione; g) beni pluriennali; h) acquisto di terreni; i)  formazione specialistica dei soci e dei dipendenti del soggetto beneficiario, funzionali e commisurati alla realizzazione del progetto.

Presentazione Domande Le domande di ammissione devono essere presentate a Ismea. Gli uffici di Coldiretti sono a disposizione delle imprenditrici agricole associate. 

 

VARESE, MALTEMPO: DOPO I NUBIFRAGI SI CONTANO I DANNI

Coltivazioni distrutte, danni a frutta e verdura, mandrie e greggi pronte a rientrare a valle bloccate in alpeggio. E’ pesante il bilancio dei danni all’agricoltura nelle province del settentrione lombardo sferzate dalla nuova ondata di maltempo nel weekend appena trascorso .

In provincia di Varese, il maltempo dei giorni scorsi ha provocato problemi anche alla percorribilità delle grandi arterie viarie, nonché alle strade poderali, mentre le colture di mais e cereali sono state sferzate dalle bufere di vento e pioggia che hanno colpito la provincia prealpina: e c’è preoccupazione per uno scenario di lungo periodo che evidenzia come i cambiamenti climatici siano un fatto, con il susseguirsi di eventi estremi che si manifestano con frane, smottamenti, grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

“Nel suo complesso, è uno scenario che ci preoccupa non poco” commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori. “I cambiamenti climatici hanno causato danni per 14 miliardi all’agricoltura italiana nell’ultimo decennio per l’alternarsi di eventi estremi, dai prolungati periodi di siccità alle violente ondate di maltempo che hanno devastato coltivazioni, strutture e infrastrutture. E il nostro territorio, sempre più spesso, si trova a pagare in prima persona gli effetti di pesanti e repentine inversioni termiche che si traducono in nubifragi di violenta portata”.

Non solo: nel prossimo periodo, come testimonia il rapporto Onu su Cambiamenti climatici e territorio, il riscaldamento globale causato dall’uomo farà aumentare la siccità e le piogge estreme in tutto il mondo, pregiudicando la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari, mentre l’area del Mediterraneo diventa ad alto rischio di desertificazione e incendi. Un fenomeno che riguarda direttamente l’Italia dove un quinto del territorio nazionale è in pericolo di abbandono proprio per gli effetti dei mutamenti climatici.

Nell’ultimo quarto di secolo è scomparso oltre un quarto della terra coltivata con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta a poco più di 12 milioni di ettari. E negli ultimi 15 anni è sparita anche una pianta da frutto su tre, fra mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti con il ‘frutteto italiano’, con un crollo netto di oltre il 33%.  Un problema che affligge anche il territorio: si stima infatti che tra il 2012 e 2019 in Lombardia il consumo di suolo si sia “mangiato” 43 milioni di chili di seminativi, 20 milioni di chili di foraggere, mentre per oliveti, frutteti e vigneti si sono persi quasi un milione di chili per ognuna di queste tipologie produttive. In particolare, il comprensorio della provincia prealpina vede circa il 20,9% del suo territorio coperto da cemento. Numeri peggiori, in regione, solo per Monza-Brianza (40,56% di suolo consumato) e Milano (31,5%).

“L’agricoltura è un’attività economica che vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”.

“La vulnerabilità del settore agricolo rispetto al clima, insieme alle potenzialità positive in termini di mitigazione (produzione di fonti energetiche rinnovabili e sequestro del carbonio nel suolo e nelle piante), conferisce al comparto una ruolo centrale nell’ambito delle strategie climatiche.  Da sempre, infatti, l’efficienza del modello di produzione agricola, pur dipendendo in misura consistente dalle capacità di gestione e di pianificazione dell’imprenditore agricolo, risulta fortemente legata agli elementi caratterizzanti il luogo di produzione, quali la fertilità del suolo ed il clima. Ecco perché è importante agire con linee guida precise, intensificando le azioni di protezione del territorio dal dissesto idrogeologico e favorendo il presidio del territorio, specie in altura, da parte delle imprese agricole, favorendo l’insediamento dei giovani. Per la peculiarità stessa del comprensorio provinciale del Varesotto, è inoltre fondamentale riconoscere il ruolo del settore agro-forestale e la strategicità del governo boschivo. Ma è importante assicurare il sostegno alla promozione di modelli di consumo caratterizzati dalla riduzione dei trasporti della materia prima (“chilometro zero”), alla diffusione della filiera corta (concetto legato alla diffusione del consumo dei prodotti stagionali e territoriali) e della vendita diretta e, non da ultimo, preservare, nell’assetto territoriale, le zone suscettibili di utilizzazione agricola”.

 

CREMONA, PAOLA BONO NUOVO DIRETTORE COLDIRETTI

Passaggio di consegne alla direzione di Coldiretti Cremona: da martedì 1 settembre alla guida della Federazione cremonese ci sarà Paola Bono, bresciana, 43 anni, laureata in Economia e Commercio,  che finora ha operato presso la Coldiretti bresciana occupandosi di amministrazione e personale. Paola Bono riceve il testimone da Mauro Donda, Direttore a Cremona per tre anni e mezzo, ora in procinto di assumere un nuovo importante impegno in seno all’Associazione Italiana Allevatori.

“Affronto questo mio primo incarico in qualità di Direttore con entusiasmo, responsabilità e senso del dovere a servizio di una bella provincia in cui il settore primario ha un ruolo fondamentale – sottolinea Paola Bono –. Sono certa che potrò contare su una squadra di dirigenti coesa e collaborativa, su di una struttura ben avviata e sugli associati che non faranno mancare istanze e stimoli. Ho avuto modo di capire che Cremona è provincia vivace, sapremo insieme e con intelligenza proseguire nel percorso di tutela degli interessi delle imprese associate, del dialogo fermo e coerente con le Istituzioni, della trasparenza nei confronti dei cittadini consumatori”.

Il Consiglio Direttivo della Federazione, riunito presso il Cremona Palace Hotel, ha deliberato la nomina del nuovo Direttore, alla presenza del Capo Area Organizzazione della Confederazione Gianni Benedetti e del Direttore di Coldiretti Lombardia Marina Montedoro.

Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona e Coldiretti Lombardia, ha rivolto da parte di tutto il consiglio e del personale un benvenuto al Direttore Bono, “alla quale affidiamo la guida di una Federazione efficiente, sempre al fronte, forte e attiva all’interno di una provincia che, per molti aspetti, non è facile”. Voltini ha avuto parole di gratitudine e stima per il Direttore Mauro Donda, che ha ringraziato “per la collaborazione competente e brillante” e per “un confronto sempre franco, leale, corretto”. “La mia permanenza alla Federazione di Cremona è coincisa con tanti momenti delicati, importanti, difficili. Abbiamo governato insieme una straordinaria fase di transizione in cui Coldiretti Cremona ha saputo mostrare intraprendenza, vitalità e un grande protagonismo associativo ed imprenditoriale – ha sottolineato Mauro Donda, nel suo saluto ai Soci cremonesi –.  Sono molto contento di aver fatto parte di questa Federazione, di aver dato il mio contributo ad un processo di rinnovamento avviato già da diversi anni, creando i presupposti per una nuova stagione di impegni, di lavoro e di crescita”.

Nella giornata d’insediamento, anche il Capo Area dell’Organizzazione Gianni Benedetti e il Direttore regionale Marina Montedoro hanno evidenziato il ruolo che la Federazione di Cremona ha saputo conquistare negli anni. Hanno rimarcato il valore del passaggio che si è compiuto, augurando buon lavoro sia a Paola Bono che a Mauro Donda, al servizio delle imprese agricole e dell’agricoltura italiana.

All’unanimità, il Consiglio della Federazione ha quindi votato la nomina del nuovo Direttore. A nome di tutti i presenti sono intervenuti i Vicepresidenti di Coldiretti Cremona Serena Antonioli e Mauro Berticelli, il Delegato di Giovani Impresa Carlo Maria Recchia e la Responsabile provinciale di Donne Impresa Maria Paglioli, esprimendo amicizia, stima e gratitudine a Mauro Donda e rivolgendo parole di benvenuto al Direttore Paola Bono.

 

Appuntamenti

CAMPANIA, PASTA 100% SANNIO: ACCORDO DI FILIERA COLDIRETTI-RUMMO

Martedì 1 settembre

Nasce il primo storico accordo di filiera tutto sannita tra il pastifico Rummo di Benevento e la Coldiretti, per realizzare una pasta 100% da grano italiano. I dettagli dell’intesa saranno presentati alla stampa domani 1°settembre 2020, alle ore 11.00 presso la sala Vetrone della Coldiretti Benevento. Saranno presenti Cosimo Rummo, presidente e amministratore delegato dell’omonimo Pastificio nell’area Asi Benevento a Ponte Valentino, e Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente della federazione sannita. La conferenza stampa coincide con la partenza del primo carico di grano duro dalla cooperativa Cecas in contrada Olivola, che funge da piattaforma per gli agricoltori.

 

BENEVENTO: APRE NUOVO MERCATO CONTADINO A SAN GENNARO

Mercoledì 2 settembre

Apre un nuovo mercato Campagna Amica a Benevento, promosso da Coldiretti Benevento e Agrimercato del Sannio. Il taglio del nastro ci sarà mercoledì 2 settembre presso la parrocchia di San Gennaro in piazzale Giosuè Carducci. Il Mercato di Campagna Amica “Parrocchia di San Gennaro”, così denominato, è organizzato nel cortile della chiesa, con l’obiettivo di animare, sensibilizzare e informare i cittadini. Attraverso la vendita diretta – evidenzia Coldiretti Benevento – si offre concreto sostegno alla valorizzazione delle eccellenze agricole e agroalimentari del Sannio.

Il mercato sarà fisso ogni mercoledì dalle ore 8 alle 13 e rispetterà le prescrizioni anti-Covid. ln occasione degli eventi le aziende partecipanti propongono la vendita diretta di prodotti agroalimentari sfusi e preconfezionati (sottovuoto) e prodotti ortofrutticoli. Un paniere vario di prodotti, come frutta, ortaggi, legumi, conserve, vino, olio, salumi, formaggi, mieli, prodotti da forno e altre specialità agroalimentari. Prodotti genuini e garantiti nella loro tracciabilità.

Questa iniziativa andrà a coinvolgere, in fase inaugurale, le undici aziende agricole sannite: azienda Votino Antonio di Bonea (ortofrutta), Antonello Sateriale di Calvi (ortive), Masseria Roberti di Castelfranco in Miscano (legumi, farine, conserve, uova, vino, olio evo), Raffaelino Zarrillo di Apice (salumi tipici), Martino De Masi di Sant’Agata de’ Goti (ortofrutta), società agricola Minicozzi di Paduli (farine, pane, prodotti da forno), tenuta Vegezio di Pietrelcina (ortaggi, conserve, confetture), Ciampo Franca di Apice (formaggi e latticini), Michelina Viscio di Castelpagano (formaggi e derivati, latticini, uova), Francesco Savoia di Roccabascerana (formaggi e derivati, latticini, uova), Pasquale Monte di Montesarchio (ortive).

In provincia di Benevento, dunque, arrivano a cinque i mercati di Campagna Amica. A Benevento al cortile della chiesa del Sacro Cuore (martedì e venerdì), alla parrocchia di San Gennaro (mercoledì), in piazza Risorgimento (giovedì). A San Giorgio del Sannio in piazza Risorgimento (sabato).