COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 3 aprile 2020

6 Aprile 2020
News La Forza del Territorio del 3 aprile 2020

Primo piano

 

LIGURIA

CORONAVIRUS: STATO DI CALAMITA’ PER I SETTORI AGRICOLO E ITTICO

Coldiretti Liguria alla Regione: “Necessario dichiarare lo stato di calamità per agriturismo, pesca e florovivaismo e avviare misure straordinarie a sostegno di tutti gli altri comparti agricoli”

 

Dal florovivaismo dall’agriturismo fino alla pesca: con il perdurare della situazione di blocco dei mercati interno ed estero, occorre riconoscere lo stato di calamità per questi tre importanti settori dell’economia ligure, duramente colpiti dall’emergenza sanitaria in corso, e cercare di avviare, nel più breve tempo possibile, misure adeguate per tutti i comparti agricoli in modo da dare liquidità alle imprese in difficoltà.  Oltre al cosiddetto “Piano Marshall” presentato da Coldiretti per tutti i comparti, sempre la nostra Organizzazione sta inoltre lavorando per far riconoscere a questi tre settori ulteriori misure in quanto grandi danneggiati.

È quanto afferma Coldiretti Liguria a seguito dell’invio anche alla Regione di una nota contenente la richiesta tempestiva di intervento a ristoro del comparto agricolo e della pesca. Il buon funzionamento delle filiere produttive riveste, allo stato attuale, una valenza significativa sia dal punto di vista economico sia sociale. I blocchi dei mercati, le disdette degli ordini, la chiusura di bar ristoranti, mense scolastiche ecc… hanno di fatto compromesso notevolmente le vendite di prodotti Made in Liguria, mentre non va meglio per le attività che rientrano tra quelle che integrano la produzione, meglio note come “attività connesse”, l’agriturismo e l’ittiturismo in primis, ma non solo.

Se con il recente Decreto Legge 17 marzo 2020, l’epidemia in atto è stata  riconosciuta come evento eccezionale e di grave turbamento per l’economia, occorre evidenziare la necessità di interventi altrettanto straordinari per non mandare in crisi l’economia locale.

“Serve ora più che mai – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –   un diverso approccio e “strategia di intervento” in quanto i comparti agricolo ed ittico locale, stanno subendo, forse più di altri ,gli effetti negativi delle inevitabili, ma giuste, misure restrittive e di contenimento, che hanno comportato un sostanziale blocco della relativa operatività e del mercato di riferimento. Sotto questo punto di vista l’attenzione è necessario venga rivolta specialmente verso il settore agrituristico e quello della pesca e acquacoltura; due tasselli di primaria importanza nell’ambito del tessuto economico e dell’offerta turistica della nostra Regione. Allo stesso modo per le perdite subite dal settore florovivaistico è indispensabile far uscire le imprese da questa crisi senza precedenti e pertanto, per questi tre settori, al di là delle altre misure già richieste, Coldiretti a livello nazionale sta lavorando alacremente per far si che abbiano interventi specifici in quanto grandi danneggiati. Riteniamo sia essenziale, nell’immediato, definire specifiche e straordinarie modalità di intervento che possano permettere di attivare sovvenzioni dirette, forme e strumenti di accesso al credito dedicati e misure di tutela che possano permettere di creare le condizioni per una continuità nel tempo della rispettiva attività. Per questo abbiamo chiesto anche alla Regione che venga riconosciuto e dichiarato lo stato di calamità per tutti e tre i settori, così da poter permettere l’attivazione, anche, del fondo di solidarietà nazionale. Parallelamente rileviamo come risulti essenziale mantenere elevato il grado di attenzione sull’andamento e le dinamiche economiche e commerciali di settori quali quello ortofrutticolo, olivicolo, vitivinicolo e zootecnico da carne e da latte, affinché possano essere adottate le adeguate misure in termini di sostenibilità e continuità operativa”.

 

Dal territorio

 

LOMBARDIA, FONDO SOLIDARIETÀ ALIMENTARE VOLTINI: PRONTI FORNIRE CIBO AI COMUNI 

Gli agricoltori lombardi sono pronti a stringere un’alleanza con i sindaci per garantire il cibo da destinare alle famiglie in difficoltà. Cosi Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia, raccoglie l’appello dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione, Sistemi Verdi Fabio Rolfi che ha chiesto ai Comuni di acquistare prodotti agroalimentari del territorio con il fondo di solidarietà alimentare stanziato dal Governo.

In Lombardia sono 235 mila le persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare – spiega la Coldiretti regionale sulla base degli aiuti agli indigenti in Italia su dati della Relazione annuale Fead del giugno 2019 – Un numero che fa della nostra regione la quinta a livello nazionale per individui che necessitano di sostegni per cibarsi. Una situazione che l’emergenza coronavirus contribuisce ad aggravare, con le misure restrittive per contenere il contagio e la perdita di opportunità di lavoro, anche occasionale.

“Anche noi agricoltori stiamo soffrendo per l’epidemia di Covid19 in corso – continua Paolo Voltini – ma nonostante questo con grande senso di responsabilità stiamo continuando a produrre cibo sano e di qualità per tutti i cittadini, perché il lavoro nelle campagne non si ferma. A maggior ragione, siamo disponibili da subito a creare una rete d’azione regionale e fornire in maniera tempestiva tutti quei prodotti agroalimentari, come ad esempio uova, latte, formaggi, ortofrutta, riso, farina, carne, salumi che possono dare un aiuto concreto e immediato alle famiglie in difficoltà alimentari”.

“Ora più che mai è importante fare sinergia sul territorio e aiutarsi l’un l’altro – conclude Paolo Voltini – Ringrazio quindi l’assessore regionale Rolfi per questa proposta che vuole garantire il cibo a chi ha bisogno e che al tempo stesso aiuta a sostenere il lavoro delle aziende agricole lombarde”.

 

TOSCANA, E’ ALLARME PICCIONI SELVATICI IN CAMPAGNA; SOS CAMPI DI GIRASOLE

Con l’emergenza Coronavirus si moltiplica la minaccia in campagna della fauna selvatica, per cui Coldiretti Toscana ha inviato una lettera al Prefetto di Firenze, in qualità di coordinatore dei Prefetti della Toscana, affinché attivi interventi tempestivi contro i raid dei piccioni selvatici che stanno letteralmente devastando le oleaginose, in particolare i girasoli.

“Oltre alla presenza endemica di ungulati, la pressante minaccia rappresentata dal piccione selvatico, soprattutto in considerazione del fatto che siamo ormai a ridosso delle semine primaverili di oleaginose, in particolare di girasole, e senza una tempestiva ed efficace azione di controllo si rischia di mettere in forte crisi la coltura”, ha denunciato il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi al Prefetto Laura Lega. “In questo momento di emergenza nazionale a causa del Covid-19 che sta causando numerosi e incalcolabili danni economici a carico delle aziende agricole, riceviamo continue e pressanti segnalazioni dai nostri associati relativamente alla presenza sempre più incontrollata della fauna selvatica che indisturbata, anche e soprattutto a seguito della  sospensione dell’attività di controllo e delle limitazioni agli spostamenti, arreca ingenti danni alle colture agricole, oltre a problematiche di pubblica incolumità nei pressi dei centri abitati”, ha insistito il presidente Filippi.

In Toscana sono quasi 20.000 gli ettari coltivati a girasole – aggiunge Coldiretti Toscana – in aumento rispetto agli anni passati e con una produzione di oltre 460.000 quintali nel 2019. Le province più a rischio sono quelle di Arezzo (4.800 ha coltivati), Pisa (3850) e Siena (2400), ma anche Firenze, Livorno e Grosseto con migliaia di ettari dedicati a questa coltivazione.

“Pur comprendendo le difficoltà della Polizia Provinciale, chiamata in questo periodo anche a ben altri e delicati compiti, l’azione di controllo è un intervento vitale e una prassi consolidata negli anni passati che aveva dato ottimi risultati”, ha concluso il presidente Filippi.

Per questo Coldiretti Toscana ha chiesto l’autorevole intervento del Prefetto Lega perché possano essere garantiti, sotto il coordinamento della Polizia Provinciale, azioni di controllo affidate agli agenti volontari ai sensi dell’art. 51 della l.r.3/94, coadiuvati dal personale autorizzato ai sensi dell’art. 37 della l.r.3/94.

 

BASILICATA, CORONAVIRUS: PIANO MARSHALL ANCHE PER L’AGRICOLTURA LUCANA

“C’è bisogno di  un piano Marshall per risollevare  l’agricoltura dopo questa emergenza coronavirus, che se da un lato sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità”. E’ quanto fa sapere  il presidente regionale di Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani,   rilanciando la proposta del presidente nazionale Ettore Prandini,  secondo cui il comparto “ ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità, a cominciare da risorse per 11 miliardi di euro già disponibili da immettere nel circuito di liquidità aziendale da subito”. “Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, vanno  sostenute. Sono fondamentali sul piano economico e sociale della Basilicata –  sostiene Pessolani- e per questo  la straordinarietà della situazione necessita di interventi al di fuori delle ‘regole ordinarie’. Se delle risorse ci sono e sono dedicate all’agricoltura oggi vanno usate con formule straordinarie. Ci si riferisce alle risorse dello Sviluppo Rurale  che sarebbe folle pensare di utilizzare secondo le modalità ‘regolamentari’. Alternativamente potrebbero essere utilizzate, in modo anticipato, le risorse dello Sviluppo Rurale per le annualità 2021-22 “. Per Pessolani “ le risorse dello sviluppo rurale possono essere utilizzate perché  una parte  sono già a rischio disimpegno e un’altra larga parte lo sarà in futuro;  nel contempo è difficile immaginare che ci sia un ricorso nel prossimo futuro a consistenti interventi strutturali”. In particolare per il presidente di Coldiretti Basilicata è necessario  “costituire un fondo straordinario per il sostegno al settore agricolo che preveda un aiuto a superficie per le imprese presenti nel registro INPS, attraverso il pagamento a superficie aggiuntivo ed eccezionale  ed interventi per il ristoro dei danni da eventi naturali avversi (cimice, gelate, trombe d’aria etc.) delle annate 2019/20. Ad esempio – continua Pessolani – il ristoro anche dei danni coperti da strumenti assicurativi, un rimborso differenziato che comunque premi chi si è assicurato oltre la concorrenza delle compagnie assicurative, l’individuazione delle aree, stima della perdita ad ettaro per singola coltura e compensazione senza accertamento del danno, con il supporto delle stime ISMEA”. Ma non solo. Per Pessolani bisogna prevedere “interventi per i giovani già insediati negli ultimi tre anni, abbattere del 50% l’eventuale quota di co-finanziamento su investimenti, ma anche interventi supplementari per il benessere animale.  Si tratterebbe – conclude il presidente della confederazione agricola lucana – di una misura finalizzata a migliorare le condizioni degli animali, che agevoli il ricorso a pratiche e tecnologie atte a promuovere migliori condizioni nel comparto zootecnico”.

 

PADOVA, CORONAVIRUS: PIANO MARSHALL PER L’AGRICOLTURA ITALIANA

A Padova l’agroalimentare dal campo alla tavola genera un volume d’affari di circa 8 miliardi di euro ma il settore primario, con le sue diecimila aziende agricole, sta affrontando un’emergenza mai vista prima, cercando di garantire, tra mille difficoltà, un bene primario come quello del cibo. “La nostra agricoltura – spiega il presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan –  ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità. L’emergenza Covid 19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità. Un evento di dimensioni epiche come quello che sta vivendo il mondo intero non può essere affrontato con interventi normali. E’ quanto scrive oggi il nostro Presidente nazionale Ettore Prandini nell’intervento pubblicato sul Sole 24 Ore del 3 aprile, con richiamo in prima pagina. Un appello che sottoscriviamo in pieno e che stiamo già diffondendo a tutti i livelli istituzionali, dai nostri rappresentanti in Parlamento agli amministratori locali”.

Nel testo si legge che “Una conferma arriva dagli Stati Uniti che hanno varato un consistente pacchetto di misure da 2000 miliardi di dollari per dare ossigeno all’economia e all’agricoltura, in particolare, sono stati destinati sostegni per 48 miliardi di dollari tra aiuti diretti (24 miliardi), programmi alimentari (15,5 miliardi) e per la nutrizione (8,8 miliardi). L’Unione europea non può restare indietro. E per questo riteniamo indispensabile attivare un fondo crisi al di fuori del bilancio agricolo. Se è vero che agricoltura, industria di trasformazione e distribuzione stanno tenendo duro, non si può negare che molte filiere siano in profonda crisi. Come Coldiretti abbiamo lanciato l’allarme sui rischi che si corrono dal settore vitivinicolo al florovivaismo, dall’olivicola fino alla pesca. Penso a tutte quelle attività e quei servizi forniti al settore dell’Horeca che oggi con la chiusura in tutto il mondo di bar e ristoranti rischiano la debacle. Ma è Sos anche per molte attività che rientrano tra quelle che integrano la produzione, meglio note come “attività connesse”. L’agriturismo in primis, ma non solo. Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, Devono essere sostenute. Sono fondamentali sul piano economico e sociale. Si tratta di una filiera allargata che dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi e d’altra parte proprio l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Le nostre filiere si stanno dimostrando all’altezza confermando quella che è la caratteristica dell’agroalimentare Made in Italy e cioè qualità, distintività, sicurezza e sostenibilità. Non si dovrà più dunque sottovalutare il potenziale agricolo nazionale e soprattutto si dovrà invertire la tendenza. Ci sono le condizioni per rispondere alle domanda dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti. Investire è dunque un imperativo categorico in un’ottica di sviluppo sostenibile che spinga l’innovazione e valorizzi le potenzialità del settore anche nella promozione di energie rinnovabili. Ma in attesa che anche Bruxelles apra il cantiere per definire misure forti occorre agire e con tempestività a livello nazionale. Rastrellare risorse è possibile. Ci sono, per esempio circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti.  Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Nei mesi scorsi come Coldiretti abbiamo denunciato i ritardi di molte regioni che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020. Per questo chiediamo un atto di coraggio. L’eccesso di burocrazia è una delle cause della difficoltà di utilizzare i contributi europei. Se veramente vogliamo cambiare registro questa è l’occasione giusta per sostenere l’agricoltura, ma anche tutti i cittadini e il sistema Paese nel suo complesso che mai come in questo momento sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente. E allora quello che chiediamo è di andare oltre le regole, superare i mille vincoli burocratici e spendere subito. L’articolato progetto elaborato dalla Coldiretti che parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura ha individuato una gamma di misure dove è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari. Si parte da un pagamento diretto aggiuntivo ed eccezionale fino a 1000 euro ad ettaro per le imprese con un tetto di 50.000 euro detratto il costo del lavoro e che comporterebbe un costo di 5,5 miliardi. Un’altra misura di carattere assicurativo per il ristori dei danni causati dagli eventi climatici avversi che hanno penalizzato le aziende nelle annate 2019- 2020. Il costo stimato dell’operazione è di circa un miliardo. Priorità poi ai giovani già insediati negli ultimi tre anni che rischiano di perdere gli aiuti. Per gli under 41 si propone l’abbassamento della quota di cofinanziamento sugli investimenti del 20/30%.  E poi, ancora interventi supplementari per il benessere animale per promuovere le migliori condizioni con un impegno finanziario indicativo di 500 milioni e voucher per gli agriturismi rimasti vuoti”.

 

NOVARA–VCO E VERCELLI– BIELLA: PRESENTATO “PIANO MARSHALL” PER L’AGRICOLTURA

“Un evento di dimensioni epiche come quello che stiamo vivendo con questa emergenza e che sta vivendo il mondo intero non può essere affrontato con interventi normali. L’agricoltura italiana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità poiché l’emergenza Covid 19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità. Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, devono essere sostenute sul piano economico e sociale. L’Unione europea non può restare indietro, quindi, è necessario  attivare un fondo crisi al di fuori del bilancio agricolo”. – spiegano Sara Baudo presidente di Coldiretti Novara – Vco  e Paolo Dellarole Presidente di Coldiretti Vercelli – Biella, in occasione della presentazione e a tutte le forze politiche del “piano Marshall” messo a punto da Coldiretti per l’agricoltura italiana. Continuano i  due presidenti: “L’agricoltura delle nostre province non si è fermata, e sta assicurando forniture fondamentali alla grande distribuzione, ai mercati, ai negozi di alimentari. Molti dei nostri agricoltori si sono ingegnati, hanno attivato il servizio di consegna a domicilio, e stanno facendo il possibile per continuare a lavorare. Ma anche da noi alcuni comparti sono particolarmente colpiti, come abbiamo spesso segnalato in questi giorni: dal vitivinicolo al florovivaismo, dalle speculazioni che si registrano nel comparto carne e latte fino agli agriturismi, solo per citare i problemi più evidenti”.

Coldiretti segnala che a livello nazionale ci sono circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti.  Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Nei mesi scorsi Coldiretti ha denunciato i ritardi di molte regioni che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020.

“Ci uniamo alla richiesta di Coldiretti nazionale perché si compia un atto di coraggio” – proseguono Baudo e Dellarole – “Questa è l’occasione giusta per sostenere il settore agricolo, ma anche tutti i cittadini e il sistema Paese nel suo complesso che, mai come in questo momento, sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente”.

Il progetto elaborato dalla Coldiretti parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura, e ha individuato una gamma di misure dove è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari.

Si parte da un pagamento diretto aggiuntivo ed eccezionale fino a 1000 euro ad ettaro per le imprese con un tetto di 50.000 euro, detratto il costo del lavoro, e che comporterebbe un costo di 5,5 miliardi. Un’altra misura è di carattere assicurativo, per il ristoro dei danni causati dagli eventi climatici che hanno penalizzato le aziende in queste annate recenti 2019-2020. Il costo stimato dell’operazione è di circa un miliardo. Priorità poi ai giovani già insediati negli ultimi tre anni, che rischiano di perdere gli aiuti. Per gli under 41 si propone l’abbassamento della quota di cofinanziamento sugli investimenti del 20/30%.  E poi, tra tra le altre misure proposte, ancora interventi supplementari per il benessere animale per promuovere le migliori condizioni, con un impegno finanziario indicativo di 500 milioni e voucher per gli agriturismi rimasti vuoti.

 

MODENA, MALTEMPO: DAL PARMIGIANO ALLE FRAGOLE E’ STRAGE NEI CAMPI

Con il perdurare delle temperature siberiane abbattutesi sulla provincia in questo anomalo inizio di primavera, aumenta la conta dei danni in agricoltura. E’ quanto afferma Coldiretti Modena nel riferire del resoconto sugli effetti delle gelate in campagna dopo le prime segnalazioni degli agricoltori.

Nella bassa modenese, dove anche questa notte la temperatura è scesa fino a 2-3 gradi sottozero, a pagare le conseguenza sono state oltre a pere, susine e albicocche, anche le fragole e le verdure a pieno campo.

“Se con la gelata della settimana scorsa abbiamo perso quasi l’80% della produzione di pesche, susine e albicocche – racconta Massimiliano Modena, membro della Giunta di Coldiretti Modena e titolare di un’azienda agricola a San Felice – in questi ultimi tre giorni gli effetti sono evidenti anche su altre colture, come le fragole a pieno campo, dove le gelate hanno seccato parecchi piccoli frutti, e varie verdure già in pieno sviluppo vegetativo dopo il clima mite dei mesi scorsi. Per le pere è ancora presto fare una stima delle perdite ma ritengo che sia prevedibile un danno su tutte le varietà di almeno il 60%. Ad aggravare il danno delle basse temperature – sottolinea Modena – è il susseguirsi di più eventi a ripetizione che hanno colpito le fioriture già indebolite dalle gelate precedenti. Se poi aggiungiamo il paradosso che la siccità ci costringe ad irrigare i nuovi impianti già all’inizio di aprile, davvero si prospetta una stagione magra per l’agricoltura”.

Sul fronte del Parmigiano Reggiano non va meglio – continua Coldiretti Modena – la basse temperature e gli sbalzi termici anche di 22/23 gradi tra il giorno e la notte procurano stress alle mucche con conseguente calo di produzione, diminuzione della fertilità, aborti spontanei fino ad arrivare a conseguenze estreme come la moria dei vitelli. Lo sbalzo termico primaverile ha colpito le campagne dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento che ha favorito il risveglio della natura con l’anticipo delle primizie di stagione che sono andate distrutte. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

 

LOMBARDIA, AFFANNO ALLEVATORI SUINI: PIÙ COSTI PRODUZIONE E TENSIONI SU PREZZI

L’emergenza coronavirus sta mettendo in difficoltà anche la filiera suinicola lombarda con gli allevatori che devono fronteggiare l’aumento dei costi di produzione e il calo dei prezzi a loro riconosciuti. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia sulla base delle segnalazioni raccolte sul territorio, mentre cresce del 17% il consumo degli affettati delle famiglie italiane, che acquistano sempre di più anche i prodotti confezionati in vaschetta in base ai dati Iri.

Nonostante l’aumento degli acquisti – spiega la Coldiretti – le quotazioni alla stalla sono state spinte al ribasso del 10% nell’ultimo mese, mentre le spese per l’alimentazione degli animali, dal mais alla soia, hanno registrato rincari fino al 26% mettendo in difficoltà gli allevatori che rischiano di non vedersi neppure ripagati i costi di produzione.

“I costi di produzione e il crollo dei prezzi sono difficoltà reali – dice Luca Dordoni, allevatore suinicolo di Bertonico, nel Lodigiano – Con l’emergenza coronavirus, non potendo contare su tutta la forza lavoro, sono entrati in difficoltà i macelli e i prosciuttifici. Poi, il mercato si è bloccato per la chiusura del canale ristorazione. Oggi questa situazione si ripercuote su tutta la filiera fino agli allevatori, passando per i trasformatori e i macellatori. Una soluzione potrebbe essere quella di autorizzare l’ammasso non del prodotto stagionato o di quello per le vaschette, ma il prodotto fresco, mettendolo sottovuoto”.

Una situazione aggravata dalle importazioni che a livello nazionale hanno raggiunto il ritmo medio di 4,7 milioni di pezzi al mese, mentre in Italia il via libera all’obbligo dell’etichettatura d’origine su tutti i salumi è atteso dal 93% degli italiani che ritengono importante conoscere l’origine degli alimenti per dire finalmente basta all’inganno di prosciutti e salami fatti con carne straniera ma spacciati per Made in Italy.

Gli allevatori – spiega la Coldiretti regionale – stanno continuando a lavorare per garantire i rifornimenti di cibo nonostante le difficoltà. In un momento complicato come quello attuale serve la responsabilità da parte di tutta la filiera per evitare speculazioni e assicurare la tenuta dell’intero comparto, sostenendo la valorizzazione e il consumo dei prodotti italiani.

“I consumatori comprino salumi Dop, a partire dai prosciutti di Parma e San Daniele, e i trasformatori acquistino solo carne italiana – afferma Thomas Ronconi, allevatore di Marmirolo (Mantova) e presidente dell’Associazione Nazionale Allevatori Suini – Servirebbe poi un’azione di più ampio respiro, con l’attivazione di politiche di stoccaggio della carne e delle cosce fresche, sostenendo al tempo stesso piani per l’export delle grandi DOP” .

Con 4,3 milioni di maiali allevati, la Lombardia è leader nella suinicoltura italiana – conclude la Coldiretti Lombardia su dati regionali – La prima provincia per numero di capi allevati è Brescia (quasi 1,4 milioni) seguita da Mantova (oltre 1 milione) e Cremona (oltre 800 mila). A seguire Lodi (360 mila capi), Bergamo (circa 300 mila capi), Pavia (più di 240 mila capi), Milano (72 mila capi), Lecco (4 mila capi), Monza e Brianza (più di 3 mila capi), Como (più di 2 mila), Sondrio (1700), Varese (mille).

 

PISA–LIVORNO, L’AGRICOLTURA NON TEME CRISI? NON È QUESTA LA REALTÀ CHE VIVIAMO

L’agricoltura in Val di Cornia sta soffrendo moltissimo, i proclami di segnali postivi o addirittura in crescita sono del tutto fuori luogo e scollegati dalla realtà. Coldiretti Livorno smentisce le dichiarazioni del Cooperativa Terre dell’Etruria, recentemente pubblicate sulla stampa, secondo cui le produzioni locali non starebbero pagando il prezzo dell’emergenza sanitaria, ma ne starebbero addirittura traendo vantaggio. «Il quadro è ben diverso – afferma Simone Ferri Graziani, presidente di Coldiretti Livorno – e in queste settimane abbiamo raccolto molti dati di segno opposto. A cominciare dagli ortaggi: c’è un grave errore di valutazione perché alcuni produttori che lavorano con la grande distribuzione stanno semplicemente riscuotendo il giusto prezzo dei prodotti, niente di più. Non si può quindi definire una crescita. Altri settori sono completamente fermi invece, basti pensare a prodotti come le fragole o i lamponi, tradizionalmente destinati alla ristorazione e alle pasticcerie. Il consumo delle famiglie non può certo sostituire i numeri che hanno retto queste aziende fino ad ora. O ancora, soffre anche una produzione come quella del latte ovicaprino – aggiunge Ferri Graziani -, un prodotto ad alta deperibilità, che non può permettersi ritardi nel ritiro o lunghi stop nella produzione. Dal florovivaismo, agli agriturismo alle attività connesse, abbiamo svolto un’indagine fra i nostri produttori che non danno spazio a interpretazioni diverse» .

Florovivaismo – In un primo momento escluso dalle attività essenziali stabilite dai Dpcm sull’emergenza Covid-19, ora il settore può lavorare, ma molti danni sono già stati fatti. Ne parla Giovanni Costantini, titolare del noto Garden Poggiofiorito di Rosignano: «Dopo una chiusura dell’azienda per 15 giorni abbiamo deciso di riaprire. Siamo 11 persone al lavoro, tra cui i miei due figli e 8 dipendenti. Non ho voluto mettere a rischio la salute di nessuno e la riapertura infatti è stata possibile perché abbiamo investito nelle barriere di protezione, guanti, mascherine e gel disinfettante». Molte piantine sono state buttate via perché ormai invendibili, «e ora mi accontenterei di raggiungere il 30% al massimo di quanto avremmo venduto a cose normali per la Pasqua», aggiunge. «Il crollo delle vendite è stato pesante perché oltre al commercio al dettaglio noi lavoriamo con 60 alberghi, 59 dei quali sono chiusi, con teatri, manifestazioni, eventi, cerimonie, adesso completamente ferme». Poggiofiorito si è organizzata per le consegne a domicilio: «Abbiamo avuto dai 15 ai 30 ordini al giorno. Ma senza guadagno: giusto la copertura di alcune spese fisse. Già sappiamo per certo però che dovremo rimandare i pagamenti per l’Iva e i contributi».

Ortofrutta – Matteo Serravalle ha un’azienda a conduzione familiare ed è rappresentativa della tipologie di aziende presenti sul territorio. «Per noi il problema principale sarà la manodopera per la raccolta estiva», spiega. «Già oggi siamo al limite delle forze, ma l’attuale numero non basta per raccogliere ciò che stiamo trapiantando. Il personale stagionale che veniva dall’estero è bloccato e non sappiamo come faremo. Come noi molte aziende locali quasi raddoppiano o triplicano il fabbisogno di manodopera in estate, quando ci saranno meloni, angurie, pomodori e gli altri ortaggi di stagione. Le aziende familiari come la nostra inoltre devono far fronte a preoccupazioni anche personali, con i genitori in età che certo non vogliamo far lavorare, o con la cura dei figli che si aggiunge all’impegno sui campi». Per quanto riguarda le vendite: «Chi lavora con la grande distribuzione regge ancora, ma chi fornisce i mercati rionali e le botteghe è in grossa difficoltà».

Vivinicolo – Nella zona di produzione del Bolgheri il momento è drammatico: «Il mercato è fermo, specie quello della ristorazione e del turismo», spiega Michele Satta, che a Castagneto Carducci è un punto di riferimento per il vino di Bolgheri. «Le vigne e le cantine sono in attività quindi produciamo, con costi anche molto alti, ma non incassiamo. E se questo è il presente, il futuro è ancora più incerto», continua. «I nostri consumatori hanno capacità economiche medio-alte, ma è chiaro che non ricominceranno ad avere lo stesso stile di vita precedente alla crisi, nel giro di poco tempo. La situazione ad oggi è che un quinto del fatturato annuo è fermo. In più non abbiamo modo di ridurre le spese, a partire dagli operai, che verranno sempre pagati per primi, alle spese ordinarie di produzione. Spesso ci viene detto che i nostri prodotti non sono deperibili, quindi non siamo costretti a buttare via il vino ma possiamo conservarlo e in alcuni casi, anche migliorarlo con l’invecchiamento. È vero, ma questo richiede spazio e costruire nuovi spazi al momento è impossibile. Inoltre nessuno ci può assicurare che a emergenza finita ci sarà festa grande. A quel punto il prodotto invenduto graverà sulle nostre spalle, al pari di altri settori». Ciò che invoca a gran voce Satta «è una sana attenzione alla cultura rurale, fuori dalle facili prese di posizione, e un serio ripensamento sul modello di sviluppo».

Agriturismo – «Chiudiamo il registro di marzo con il segno meno». A dirlo è Simone Ferri Graziani, titolare dell’agriturismo Villa Graziani, per la prima volta nella storia colpito da un bilancio negativo nelle prenotazioni. «Stiamo cancellando e rimborsando prenotazioni, con un saldo negativo degli incassi». La situazione vale per tutti gli agriturismo della zona: «La stagione 2020 è ormai compromessa, anche agosto, il mese più importante, non darà i risultati dello scorso anno. La stagione estiva ci permetteva di sostenere le spese invernali, le rate dei mutui e le imposte. Ma ora, finite le risorse messe da parte nel 2019 ci troviamo senza una base da cui ripartire. Abbiamo già cominciato a pagare le imposte e le tasse della nostra attività – dal canone Rai ai passi carrabili fino alla Tari, per la quale sin da ora un’esenzione per il periodo di non attività». Si lavora programmando il futuro: «Dobbiamo essere ottimisti, e dovremo farci trovare pronti – dice ancora Ferri Graziani, che è anche membro di giunta nazionale di Terranostra -, per questo abbiamo proposto un grande piano di investimenti infrastrutturali, da realizzare ora che le attività sono in stallo. Dalla copertura per il wi-fi, all’accessibilità, all’aumento del numero di bagni per posti letto: ora sappiamo che il mercato sarà ancora più esigente e aggressivo, non possiamo restare indietro. Per questo chiediamo al Governo, oltre che aiuti rapidi in termini di liquidità, anche uno straordinario “piano Marshall” per l’accesso al credito, con mutui trentennali a tasso zero, garantiti dallo Stato o della BEI. Solo così potremo affrontare il 2021».

 

PUGLIA, CORONAVIRUS: -90% VENDITE VINO; URGENTE PIANO SALVA VIGNETI

Anche per il vino serve una trincea nella lotta all’emergenza Coronavirus per cui Coldiretti Puglia ha inviato un ‘Piano Salva Vigneti’ alla Regione Puglia che si articola negli interventi per sostenere agricoltori e cantine, creando al contempo le condizioni per la ripartenza quando il momento di criticità sarà superato. Coldiretti Puglia ha stimato un danno di oltre il 35% a carico del settore vitivinicolo, con punte fino al 90% per le cantine storicamente impegnate nei canali di vendita Ho.Re.Ca, con la richiesta alla Regione Puglia di dichiarare lo stato di calamità anche per il settore vitivinicolo.

“A pesare sul mercato interno è stata anche la chiusura forzata di ristoranti e bar e considerato lo stato di crisi per cui abbiamo chiesto che specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali si applichino a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo che ha subito effetti particolarmente negativi per l’emergenza epidemiologica COVID -19, una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese del settore con interventi emergenziali a livello regionale, nazionale e comunitario senza appesantimenti burocratici”, dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “E’ necessario sostenere un settore che è il fiore all’occhiello della Puglia, con il vino di qualità che è stato volano di promozione e sviluppo del turismo, dell’agriturismo, anche nei ristoranti e negli alberghi e che oggi paga a caro prezzo il blocco delle strutture ricettive e della ristorazione”, insiste il presidente Muraglia.

“Lo scenario del settore vitivinicolo va analizzato – spiega Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce e responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Puglia – a seconda dei canali di vendita su cui le diverse strutture di produzione e commercializzazione indirizzano le proprie produzioni. Si registra il 90% delle disdette degli ordini di vino destinato al canale Ho.Re.Ca per la chiusura di ristoranti, bar, pizzerie, la riduzione del 15% degli ordini dalla Grande Distribuzione Organizzata, mentre per quanto attiene la commercializzazione sui mercati internazionali si sono accumulati ritardi negli ordini sottoscritti prima della pandemia e il rinvio di circa il 30% degli ordini in corso di conferma durante la pandemia, con lo slittamento del pagamento delle fatture per ordini di vino già consegnato”.

Lo scenario è aggravato – aggiunge Coldiretti Puglia – dal problema della manodopera, con i disagi dal punto di vista logistico e degli spostamenti e l’aggravio dei costi per fornire quotidianamente DPI e igienizzante e una sostanziale riduzione della produzione giornaliera, causata dalla rivisitazione dei carichi di lavoro, considerate le rotazioni dei dipendenti in ferie e cassa integrazione.

“Abbiamo chiesto di attivare la distillazione dei vini non ad indicazione IGP e DOP, da attuarsi esclusivamente nel periodo antecedete alla prossima campagna vendemmiale, per svuotare le cantine e scongiurare possibili frodi durante le fermentazioni, il premio allo stoccaggio per i vini IGP e DOP o DOCG, tutte le semplificazioni che risultano tuttora inattuate e gli indennizzi alla imprese, anche per quelle di trasformazione, attraverso fondi regionali, nazionali e comunitari per dare liquidità immediata, con regole commerciali che riportino trasparenza e corretta nei rapporti”, insiste il presidente Cantele.

Inoltre, Coldiretti Puglia ha chiesto di attivare prestiti di conduzione  garantiti dallo Stato con una possibilità di benefici in conto capitale e/o conto interesse, da erogare direttamente alla cantina in rapporto agli ettari di superficie vitata risultante dal fascicolo aziendale alla data dell’inizio della pandemia, le proroghe scadenza autorizzazioni impianti vitivinicoli, l’attività finanziata e coordinata di promozione e valorizzazione in Italia e all’estero dei vini di Puglia, l’accelerazione dei collaudi e della liquidazione del PSR e dell’OCM e l’abbattimento totale o almeno parziale dei contributi per i lavoratori agricoli.Per far recuperare nell’immediato liquidità alle aziende vitivinicole sono stati richiesti tra l’altro – conclude Coldiretti Puglia – forme di accesso al credito agevolato e finanziamenti ponte di almeno 5 anni con estensione a titolo gratuito delle garanzie statali.

 

BRESCIA, STORIE DI UOVA BRESCIANE IN TEMPO DI COVID-19 

Con l’esigenza di passare il tempo fra le mura domestiche si è tornati a preparare dolci, pane e pasta fatta in casa, dove le uova italiane sono spesso un ingrediente fondamentale, seguendo una tradizione che appassiona oggi quasi una famiglia su tre (32%) secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.

Una tendenza in crescita, per il consumo domestico di uova, rilevata anche sul territorio bresciano, che conta su un florido tessuto di 3 milioni di galline ovaiole allevate in centinaia di aziende.

“L’utilizzo delle uova a livello industriale ha subito una battuta d’arresto, mentre i consumi delle famiglie sono quasi raddoppiati: oggi tutti hanno in frigorifero almeno una confezione di uova, alimento sano e completo da declinare in tante ricette casalinghe – spiega Cristina Bonetti, imprenditrice di Calvisano (BS) – le nostre uova bianche, generalmente destinate allo “sgusciato”, ora si trovano anche sugli scaffali dei supermercati. I volumi di produzione per noi allevatori sono quindi costanti e garantiti, i trasporti risultano operativi e i prezzi permangono in linea, mentre è cambiata la destinazione delle uova”.

Gli acquisti aumenteranno ulteriormente con l’avvicinarsi della Pasqua – aggiunge Coldiretti – durante la quale saranno ben oltre 400 milioni le uova “ruspanti” consumate secondo tradizione sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le tavole o utilizzate in ricette tradizionali e in prodotti artigianali e industriali.

“Le misure restrittive attuate dal Governo – commenta Vittorio Roberti, dirigente di Coldiretti, membro della Commissione Unica Nazionale delle uova e imprenditore avicolo di Bedizzole (BS), – hanno comportato un aumento dell’80% della domanda di uova fresche da filiera tracciata e di qualità, un dinamismo che scuote il settore uova, le cui operazioni di lavorazione e confezionamento sono comunque rallentate dalle nuove procedure in ottica di gestione del personale, sanificazione e biosicurezza”.

Si lavora comunque a ritmi serrati, sempre nel rispetto delle regole dettate dall’emergenza: “il momento è impegnativo – conferma Concetta addetta al confezionamento uova dell’azienda Marvit – Fattoria Roberti di Bedizzole – e si corre per riuscire a rispettare tutte le consegne. Da parte nostra cerchiamo di dare il massimo sia fisicamente sia a livello di disponibilità”. Lo stesso vale per chi opera lungo la filiera delle uova, come i trasportatori, più che mai strategici nel garantire ai consumatori italiani la possibilità di fare la spesa.

Anche il mondo della logistica si è infatti adeguato alle norme per il contenimento del coronavirus, con il rigoroso utilizzo di mascherina e guanti, la creazione di zone filtro per il disbrigo delle pratiche amministrative e lo svolgimento in esterno delle operazioni di carico/scarico dei prodotti, per evitare il contatto diretto con allevatori e dipendenti. “I ritmi in questo periodo sono molto più frenetici per l’aumentata richiesta di prodotto – spiega Alfredo un autotrasportatore -, mentre gli scarichi della grande distribuzione risultano rallentati dalle misure anti-contagio. Si lavora tanto, ma con passione e cercando di dare il meglio ogni giorno”.

Continua Vittorio Roberti: “risulta problematico anche l’approvvigionamento di imballaggi e mangimi, ma continuiamo a rispondere al meglio al cambiamento in atto. Colgo l’occasione per ringraziare i dipendenti impegnati nel garantire questa attività essenziale, mostrando grande senso di responsabilità verso i cittadini e la nazione – aggiunge Roberti – noi agricoltori siamo abituati a compiere sforzi quando necessario, speriamo di riuscire a mantenere questi ritmi augurandoci che l’emergenza sanitaria rientri presto”.

Il momento delicato per l’intera filiera viene confermato anche da Mauro Odolini, responsabile acquisti del gruppo Italmark: “dal punto di vista della grande distribuzione, i consumi e la richiesta di uova sono praticamente triplicati nell’ultimo mese, avvertiamo che i fornitori sono sotto pressione e faticano a sopperire alla domanda, anche per via delle esigenze normative. Abbiamo dovuto allargare l’assortimento nei punti vendita con uova di galline da allevamento tradizionale, anche se la nostra filosofia segue normalmente altre direzioni. Questo perché in questo momento vogliamo soddisfare le richieste del mercato e a supportare i produttori locali che servivano pasticcerie o ristorazione e sono attualmente fermi. Durante la quarantena gli italiani sono tornati ad apprezzare il “fai da te” e la categoria è presa d’assalto insieme a lieviti e farine. Cerchiamo comunque di garantire la presenza dei prodotti sugli scaffali, con la speranza di tornare presto alla normalità”.Le uova si trasformano dunque in bene “riscoperto”, come alimento completo ed economico per le famiglie – conclude Coldiretti – auspicando che i consumatori continuino ad acquistare uova italiane, espressione della qualità di una filiera tracciata e sicura.

 

ASCOLI FERMO, FRUTTA E VERDURA PER I POVERI: SPESA SOSPESA AI FRATI CAPPUCCINI

La bandiera della solidarietà sventola anche sopra Fermo dove questa mattina gli agricoltori della Coldiretti hanno consegnato 80 chili di generi alimentari alla Provincia Picena dei Frati Cappuccini e alla parrocchia di San Giovanni Bosco. Si tratta dell’iniziativa Spesa sospesa a domicilio. Al mercato coperto di piazza Dante gli operatori di Campagna Amica che fanno la vendita diretta dei prodotti del territorio raccolgono le donazioni volontarie dei clienti che si trasformano in cassette di frutta e verdura da donare a chi ne ha bisogno in questo momento di emergenza. Alla consegna hanno preso parte Severino Grascelli, neo segretario dell’ufficio Coldiretti di Fermo, insieme al consigliere ecclesiastico dell’associazione, don Luciano Montelpare. Con loro anche il presidente di Federpensionati Ascoli Fermo, Vincenzo Sbaffoni, e i dirigenti dell’associazione Antonio Biancucci, Baldovino Sgrilli e Stefano Alesiani. Un’iniziativa che andrà avanti perché la solidarietà, come la campagna, non si ferma. A livello nazionale è stato messo in campo anche il conto corrente della Fondazione Campagna Amica: iban IT43V0200805364000030087695. Nella causale dovrà essere scritto: “Spesa Sospesa”, nome, cognome e indirizzo completo con il comune di residenza del donatore.

 

LIGURIA, PESCATO A MIGLIO 0: DAL MARE A CASA CON IMPRESE E ITTITURISMI LIGURI

Grazie al lavoro dei pescatori che svolgono attività di vendita diretta o di ittiturismo, al via, direttamente dalle banchine liguri  la consegna a domicilio di pesce e mitili appena pescati: questa attività “d’emergenza” favorirà concretamente il settore nel far fronte ai cali delle vendite generati dal Covid-19, mentre, riducendo gli spostamenti delle persone, aiuterà nel contrasto al diffondersi del contagio.

È quanto afferma Coldiretti Liguria nel commentare la nota della Regione che di recente ha normato l’attività, dando una boccata d’ossigeno alle imprese sia della piccola pesca sia dello strascico, e fornendo inoltre, un possibile canale di vendita alle lampare che a breve, si spera, inizieranno ad armare. Da metà marzo i pescatori liguri, una volta giunti a terra, non avevano garanzia di vendita del loro pescato a miglio zero, essendo chiusi i classici canali, che attendono pesce locale, come ristoranti, alberghi, mense scolastiche, oltre alla chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici all’ingrosso, per il crollo della domanda di pesce fresco causato principalmente dal cambio delle abitudini dei cittadini. La nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni per evitare di doversi recare spesso al supermercato, ha portato infatti i consumatori ad orientarsi verso conservati e surgelati, che peraltro in 9 casi su 10 contengono prodotto straniero, problema che potrà ora essere risolto con la consegna a domicilio del pescato locale.

La vendita a domicilio potrà avvenire nel pieno rispetto del Regolamento comunitario n. 852/2004, nonché del Manuale di buona prassi igienica per la produzione primaria, naturalmente  attenendosi al Dpcm dell’11 marzo 2020. La consegna può essere effettuata anche in comuni differenti da quello di residenza. Devono essere inoltre garantite le seguenti condizioni: l’utilizzo di sacchetti o borse termici per alimenti o, in alternativa, contenitori termici coibentati a uso alimentare, in cui sistemare il prodotto; l’aggiunta, nel contenitore, di ghiaccio o, in alternativa, di cariche del ghiaccio per il trasporto refrigerato; viaggi e spostamenti di durata non superiore alle 2 ore; il possesso del Documento di Trasporto.

“E’ una buona opportunità per i nostri pescatori, mitilicoltori e per gli ittiturismi che fanno ristorazione – afferma la Responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria Daniela Borriello – i quali non si vedranno costretti a limitare ulteriormente le uscite, continuando a poter portare sulle tavole dei liguri il pesce della nostra costa. Il settore ittico si trovava già  gravato e penalizzato da regolamenti europei molto stringenti , ma la scure che si è abbattuta sulla pesca a causa del Covid-19, ha comportato un notevole calo delle vendite con tutto quello che ne consegue. È per questo che nonostante l’attivazione del canale di vendita a domicilio è fondamentale prevedere fin da subito aiuti straordinari ed immediati specifici al settore per dare liquidità alle aziende. Inoltre le norme previste per le attività agrituristiche in merito a mancate presenze e disdette vanno estese anche alle imprese di pesca che svolgono attività di ittiturismo e pescaturismo”.

“Il calo delle richieste da parte di ristoranti e mense scolastiche, la chiusura di pescherie ed i cambi delle abitudini alimentari delle famiglie, – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria, Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa  –  hanno fortemente penalizzato la nostra pesca e tutte le attività ad essa connesse, con il paradosso inoltre di favorire ulteriormente le importazioni dall’estero e la perdita di nuove quote di mercato da parte di quello ligure. È un fatto impensabile dal momento che il nostro pesce è certamente più fresco e di qualità nettamente migliore. Il pesce, stagionale e ovviamente freschissimo, è un alimento base della nostra alimentazione che dovrebbe essere inserito nella dieta con almeno due, tre porzioni a settimana, dal momento che è ricco di proteine, acidi grassi, come gli Omega 3(il contenuto varia a seconda della tipologia di pesce), sali minerali e vitamine tutte sostanze che ci aiutano a mantenerci in salute e tonici. E se le doti del pesce sono ben note, è importante sottolineare che anche i muscoli, e in generale i “frutti di mare”, hanno proprietà importanti per la nostra salute essendo anche questi fonte preziosa di proteine, ferro, vitamina C e B, che aiutano contro l’affaticamento, e sali minerali. Ma per mantenere inalterate tutte le sue proprietà, il pesce deve essere freschissimo, e per questo consigliamo, anche in questa fase emergenziale, di rivolgersi sempre alle imprese ittiche del territorio per avere a disposizione pesce locale di stagione che non ha dovuto fare migliaia di km per raggiungere le nostre tavole”.

 

BERGAMO, FIORI E PIANTINE ARRIVANO A CASA GRAZIE AL NUOVO SERVIZIO DEI VIVAI

I vivai bergamaschi aderenti a Coldiretti si sono organizzati con un nuovo servizio per effettuare le consegne a domicilio di fiori e piantine  da orto. Lo rende noto Coldiretti Bergamo precisando che le aziende non possono vendere direttamente al pubblico, ma possono evadere ordini fatti per telefono o per mail.

Il florovivaismo è uno dei comparti che più sta soffrendo per il blocco dovuto all’emergenza coronavirus – spiega Coldiretti Bergamo -; con le consegne a domicilio di fiori e piantine da orto c’è la speranza di riuscire a contenere almeno in parte i danni, che sono ingentissimi, ed evitare così di dover distruggere produzioni già pronte per essere commercializzate.

“Questo nuovo servizio approntato dai nostri vivai – spiega il direttore di Coldiretti Bergamo Gianfranco Drigo – pur non risolvendo la criticità che il settore sta attraversando, rappresenta una boccata  d’ossigeno per il comparto che attualmente è completamente fermo. Ovviamente la vendita a domicilio non è sufficiente a coprire le perdite subite, ma se non altro è un modo per non perdere la speranza e continuare comunque a lavorare. Lanciamo anche un appello alla grande distribuzione affinché promuova la vendita di fiori e piante Made in Italy””.

Le consegne a domicilio  vengono effettuate nel pieno rispetto di tutte misure necessarie per contenere il contagio e con la massima garanzia per la salute. I vivai continuano a lavorare per garantire la qualità di piante e fiori, in modo da consentire agli italiani di restare a casa senza rinunciare all’emozione di stare a contatto con la natura.

L’elenco dei vivai che in provincia di Bergamo effettuano la consegna a domicilio di fiori e piantine da orto è disponibile sul sito www.bergamo.coldiretti.it oppure sulle pagine Instagram e Facebook di Coldiretti Bergamo.

 

UMBRIA, CORONAVIRUS: CON BOCCIATURA VOUCHER RISCHIO SCAFFALI VUOTI

La bocciatura dell’emendamento sulla semplificazione dei voucher necessari per garantire il lavoro di raccolta nelle campagne mette in pericolo la fornitura alimentare del Paese e rischia di lasciare presto vuoti gli scaffali dei supermercati. È quanto sottolinea il presidente Coldiretti Umbria Albano Agabiti, in riferimento alla decisione della Commissione Bilancio del Senato di dichiarare improcedibile l’emendamento per la reintroduzione dei voucher nell’ambito dei lavori per la conversione del dl Cura Italia.

Stiamo vivendo una situazione eccezionale con l’intera filiera alimentare impegnata in prima linea a garantire quel cibo necessario alle famiglie italiane e che – afferma Agabiti – rischia di mancare se non verranno assunti provvedimenti straordinari per assicurare la presenza di manodopera nelle campagne. Soprattutto dopo che – aggiunge Agabiti – il blocco delle frontiere ha fatto venire meno la presenza di gran parte dei 370mila lavoratori stranieri dai quali dipende ¼ della produzione di Made in Italy alimentare. 

In una situazione di emergenza nazionale – prosegue Agabiti – serve una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università, attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare un’occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne.

Chi si oppone ai voucher per il lavoro in agricoltura – precisa Agabiti – si assume la responsabilità di situazioni di tensione sociale generata da una parte dalla mancanza di lavoro e di fonti di reddito per sé e per la propria famiglia e dall’altra dal rischio di carenza di prodotti alimentari in negozi e supermercati. In questo momento – riferisce il presidente regionale Coldiretti – l’Italia non ha bisogno di posizioni ideologiche, ma di scelte pragmatiche per il bene del Paese, come quelle che riguardano l’agricoltura e la produzione alimentare. La nostra richiesta al Governo – conclude Agabiti – è quella di riammettere l’emendamento nell’ambito della discussione Parlamentare in un clima di collaborazione delle forze politiche nell’interesse generale.

 

TREVISO, TASK FORCE DI COLDIRETTI ATTIVA A VITTORIO VENETO

Task force di Coldiretti per la sanificazione delle strade di Vittorio Veneto. Sono stati ben 13 i trattori che ieri hanno partecipato ad una prima operazione per le strade vittoriesi. A guidare i soci Coldiretti Gianni Dam e Marco Bevilacqua, rispettivamente presidente e capo zona della Coldiretti di Vittorio Veneto. “Diamo ai nostri sindaci la disponibilità dei nostri mezzi per aiutare nelle eventuali operazioni di sanificazione dei centri urbani” ribadisce Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso che ha aderito alla mobilitazione nazionale proposta dal presidente nazionale Ettore Prandini che vede i trattori degli agricoltori mettersi a disposizione per sanificare strade e piazze con la distribuzione di acqua disinfettante grazie all’uso di irroratori, nebulizzatori e atomizzatori. Coldiretti per combattere l’emergenza sanitaria del Coronavirus ha lanciato un appello a tutti gli associati affinchè si rendano disponibili nei confronti delle autorità competenti per contribuire alla più ampia opera di bonifica mai realizzata prima. “I nostri associati hanno subito risposto presente dimostrando il loro grande cuore” sottolinea Polegato.

 

AREZZO, MALTEMPO: PER GELATE A RISCHIO I VIGNETI, IN VALDARNO TEMPERATURE A -5

Un risveglio sotto zero in provincia di Arezzo anche oggi, già alle prime luci del mattino gli agricoltori erano in campagna per valutare i danni provocati da questa ulteriore sciabolata di freddo. 

Agronomi e tecnici di Coldiretti Arezzo sono a lavoro dalle prime ore di questa difficile giornata, come già era successo ieri, a fianco delle aziende agricole, per monitorare la situazione, l’improvviso abbassamento delle temperature, crollate in alcune aree di molti gradi sotto lo zero, ha provocato gelate estese nei campi coltivati con pesanti danni a frutteti, vigneti e ortaggi.

“La situazione è davvero drammatica – spiega Francesca Lombardi, dell’omonima azienda nella zona di Bucine, dove produce olio e vino Chianti – sono moltissimi i danni provocati da quest’ultima gelata, per noi è una ‘botta’ terribile in un momento non certo facile. L’unica speranza è che nelle vigne ancora più indietro si riesca a raccogliere qualcosa, sempre che non arrivino altre gelate”. Ed è tutta la provincia ad essere rimasta sotto la morza del gelo, con i vigneti colpiti soprattutto nel Valdarno dove le temperature sono crollate ma anche il Valdichiana, a distanza di pochissimi giorni, si ritorno a fare i conti con il maltempo senza regole.

“Stiamo monitorando tutto il territorio per una verifica della situazione – spiega Raffaello Betti, direttore di Coldiretti Arezzo – sono moltissime le aziende che hanno subìto danni con grave rischio per i raccolti futuri. Danni occorsi a macchia di leopardo un po’ in tutta la provincia. Difficile stabilirli in termini economici al momento. Stiamo seguendo le aziende passo passo, in tempo reale, per verificare la situazione e portare loro tutto il sostegno possibile. Plaudiamo – conclude il Direttore Betti – all’impegno della Vicepresidente del Consiglio regionale Lucia De Robertis che si è subito attivata con il Ministero delle Politiche Agricole in merito, spingendo sull’accelerare le modifiche sulle rese assicurabili attraverso l’assicurazione sulle produzioni agricole ”.

 

CUNEO, CORONAVIRUS: COLDIRETTI PRESENTA PIANO MARSHALL PER L’AGRICOLTURA

Coldiretti ha presentato al Governo e a tutte le forze politiche un vero e proprio Piano Marshall contenente misure di emergenza per l’agricoltura e l’agroalimentare italiano.

“La nostra agricoltura ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità poiché l’emergenza Covid-19, che pure sta confermando il valore strategico del comparto agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità” dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo, che spiega: “Un evento di dimensioni epiche come quello che sta vivendo il mondo intero non può essere affrontato con interventi normali. Come segnaliamo da settimane, diversi comparti dell’agricoltura Made in Cuneo sono in sofferenza: dal vitivinicolo al lattiero-caseario, dal comparto carne fino all’agriturismo. Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, devono essere sostenute sul piano economico e sociale”.

L’Unione europea non può restare indietro e deve attivare un fondo crisi al di fuori del bilancio agricolo. Ma in attesa che Bruxelles apra il cantiere per definire misure forti, occorre agire con tempestività a livello nazionale.

Per esempio – evidenzia Coldiretti – ci sono circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della PAC che si affianca agli aiuti diretti. Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Nei mesi scorsi Coldiretti ha denunciato i ritardi di molte Regioni che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020.

“Chiediamo un atto di coraggio – prosegue Moncalvo – perché se veramente vogliamo cambiare registro questa è l’occasione giusta per sostenere l’agricoltura, oltre a tutti i cittadini e al sistema Paese nel suo complesso che, mai come in questo momento, sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente”.

L’articolato progetto elaborato da Coldiretti parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid-19 per l’agricoltura con una gamma di misure dove è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari.

Si parte da un pagamento diretto aggiuntivo ed eccezionale fino a 1.000 euro ad ettaro per le imprese, con un tetto di 50.000 euro detratto il costo del lavoro, e che comporterebbe un costo di 5,5 miliardi.

Un’altra misura di carattere assicurativo per il ristoro dei danni causati dagli eventi climatici avversi che hanno penalizzato le aziende nelle annate 2019-2020; il costo stimato dell’operazione è di circa 1 miliardo.

Priorità, poi, ai giovani già insediati negli ultimi tre anni che rischiano di perdere gli aiuti: per gli under 41 si propone l’abbassamento della quota di cofinanziamento sugli investimenti del 20/30%. E, ancora, interventi supplementari per il benessere animale per promuovere le migliori condizioni con un impegno finanziario indicativo di 500 milioni e voucher per gli agriturismi rimasti vuoti.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

VICENZA, CON PASQUA BLINDATA, GLI AGRITURISMI DI CAMPAGNA AMICA A DISPOSIZIONE

Le festività pasquali si faranno tra le mura domestiche e  si dovrà rinunciare al pic-nic di Pasquetta. Arrivano in soccorso, però, i cuochi contadini di Terranostra/Campagna Amica, pronti a consegnare il menù a kmzero direttamente a casa.

Basta un click ed il piatto della tradizione locale arriva in tavola. Sia per la domenica delle Palme che per Pasqua è possibile, infatti, consultare il sito http://mercatovicenza.it/la-cucina-contadina-a-casa-tua/ o https://veneto.coldiretti.it/news/campagna-amica-a-casa-tua/ alla pagina facebook Campagna Amica Vicenza  e concordare l’ordine direttamente con l’operatore agrituristico. L’obiettivo della Coldiretti è garantire a tutti una tavola “apparecchiata” con prodotti freschi e di qualità nell’ambito della campagna #MangiaItaliano a difesa del Made in Italy, del territorio, dell’economia e del lavoro.

“Gli agriturismi, naturalmente, garantiscono oltre a tutte le migliori condizioni igienico sanitarie previste dalle norme – aggiunge il direttore di Coldiretti Vicenza, Cesare Magalini – anche il servizio di consegna dei piatti contadini del giorno, elaborati con prodotti di stagione del proprio orto o forniti dai colleghi contadini del circuito provinciale di Campagna Amica di Vicenza, come le erbe spontanee raccolte nel bosco o in campagna, l’asparago del territorio, le carni o gli spiedi di allevamenti vicentini e tanto altro, in base alle disponibilità aziendali del periodo, sempre contrassegnate da una proposta di qualità e genuinità”.

Il comparto ha da subito registrato l’azzeramento di prenotazioni di cerimonie, cene e pranzi conviviali, soggiorni e vacanze, con gravi perdite. “Un danno indubbiamente destinato ad aumentare – spiega il presidente di Terranostra Vicenza, Riccardo Lotto – con l’approssimarsi delle festività pasquali caratterizzate ancora dal blocco degli spostamenti a causa della pandemia in corso. Un conto salato, che colpisce un sistema già in grande difficoltà dopo settimane di chiusura. Sull’orlo del crack sono alberghi e ristoranti, ma anche i nostri agriturismi, presenti in modo capillare sul territorio vicentino e per i quali la Pasqua segna tradizionalmente l’inizio della stagione turistica, con il risveglio della natura in primavera, che offre il miglior spettacolo delle campagne e, naturalmente le eccellenze enogastronomiche più attese”.

 

ALESSANDRIA, CORONAVIRUS: PRESENTATO PIANO MARSHALL PER L’AGRICOLTURA

“L’agricoltura italiana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità poiché l’emergenza Covid 19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità – spiegano il Presidente e il Direttore di Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. Un evento di dimensioni epiche come quello che sta vivendo il mondo intero non può essere affrontato con interventi normali. L’Unione europea non può restare indietro, quindi, è necessario attivare un fondo crisi al di fuori del bilancio agricolo. Come abbiamo segnalato in questo periodo, diversi comparti dell’agricoltura Made in Piemonte sono in sofferenza: dal vitivinicolo al florovivaismo, dal lattiero-caseario alle speculazioni che si registrano nel comparto carne fino all’agriturismo. Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, devono essere sostenute sul piano economico e sociale”.

A livello nazionale ci sono, per esempio, circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti.  Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Nei mesi scorsi Coldiretti ha denunciato i ritardi di molte regioni che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020.

“Per questo chiediamo un atto di coraggio – proseguono Bianco e Rampazzo -. Se veramente vogliamo cambiare registro questa è l’occasione giusta per sostenere l’agricoltura, ma anche tutti i cittadini e il sistema Paese nel suo complesso che, mai come in questo momento, sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente. L’articolato progetto elaborato dalla Coldiretti che parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura ha individuato una gamma di misure dove è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari. Si parte da un pagamento diretto aggiuntivo ed eccezionale fino a 1000 euro ad ettaro per le imprese con un tetto di 50.000 euro detratto il costo del lavoro e che comporterebbe un costo di 5,5 miliardi. Un’altra misura di carattere assicurativo per il ristori dei danni causati dagli eventi climatici avversi che hanno penalizzato le aziende nelle annate 2019- 2020. Il costo stimato dell’operazione è di circa un miliardo. Priorità poi ai giovani già insediati negli ultimi tre anni che rischiano di perdere gli aiuti. Per gli under 41 si propone l’abbassamento della quota di cofinanziamento sugli investimenti del 20/30%.

E poi, ancora, interventi supplementari per il benessere animale per promuovere le migliori condizioni con un impegno finanziario indicativo di 500 milioni e voucher per gli agriturismi rimasti vuoti”.

 

RAVENNA, EVITARE I “BANCHETTI” DELLA FAUNA DOPO CIMICE, GELATE E CORONAVIRUS

Mentre gelo e coronavirus stringono in una morsa l’agricoltura ravennate, già falcidiata dalla cimice asiatica, la fauna selvatica, sfruttando anche l’allentata pressione dell’uomo, tenta di depredare il poco che si è salvato.

Risulta dunque fondamentale, mai come in questo momento – afferma il Presidente di Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte – la positiva attività svolta dai coadiutori nella gestione della fauna dannosa alle coltivazioni, in primis corvi e nutrie. Il loro contributo – prosegue – è importantissimo proprio per difendere ciò che resta in campo dopo le ripetute gelate di questo periodo”.

Ecco perché, secondo Coldiretti, dato che i coadiutori rappresentano uno strumento d’azione strategico per tutti i piani di contenimento avviati, è necessario prevedere sufficienti risorse umane e finanziarie a sostegno della loro attività, anche pensando di potenziarne il raggio d’azione.

“Per questo – è l’appello del Direttore Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini – è opportuno che le istituzioni comprendano il valore strategico dell’azione di contrasto alla diffusione incontrollata di corvidi e nutrie messa in atto dai coadiutori, indispensabile ai fini del raggiungimento del riequilibrio della densità animale nel territorio”.

 

EMILIA ROMAGNA, 2 MLN DI CINGHIALI SENZA PIU’ FRENI

Con l’emergenza coronavirus salgono a oltre due milioni i cinghiali che circolano senza freni per campagne e città senza più freni danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza delle famiglie anche nelle poche occasioni in cui è permesso uscire di casa. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento alla moltiplicazione degli avvistamenti di cinghiali e animali selvatici che sempre più spesso si spingono nei centri abitati, con segnalazioni nei paesi e nelle grandi città oltre che nelle coltivate, dalla Lombardia alla Calabria, dalle Marche alla Puglia, dalla Liguria al Lazio, dalla Lombardia all’Abruzzo fino alla Sicilia.

A differenza di quanto accade per le scimmie in Thailandia, i caproni selvatici nel Galles e i cervi in Giappone, in Italia a rischio – sottolinea la Coldiretti – non ci sono solo i raccolti resi più preziosi in questo momento dalla necessità di assicurare adeguate forniture alimentari con l’emergenza Coronavirus, ma anche la sicurezza dei cittadini che in alcuni territori sono assediati dagli animali selvatici sull’uscio di casa. Una situazione aggravata dal fatto che – evidenzia la Coldiretti – con l’emergenza coronavirus spesso sono stati sospesi i servizi di contenimento e i selezionatori, chiusi gli ambiti territoriali di caccia e la polizia provinciale impegnata nei controlli stradali per la quarantena.

In Piemonte con lo stop al contenimento e con meno gente a presidiare i territori, i cinghiali stanno invadendo le campagne: nelle provincie di Asti, Novara e Alessandria si registrano avvistamenti alle porte delle città e danni a vigneti, a campi seminati, ortaggi e vigneti. In Emilia Romagna sull’Appennino i cinghiali sono fuori controllo con una popolazione di parecchie migliaia di esemplari con gravi danni per i campi coltivati che vengono letteralmente distrutti da periodiche incursioni – spiega la Coldiretti – una situazione aggravata dal fatto che con l’emergenza sanitaria la caccia di selezione e i piani di controllo sono fermi. In Lombardia con strade e città vuote i cinghiali si muovono ancora più indisturbati: in provincia di Como, sono stati avvistati sulle principali strade di collegamento interno e con la Svizzera, nel Varesotto si spingono fin nei giardini delle abitazioni, dopo aver devastato prati e campi coltivati, anche in provincia di Lodi, soprattutto nella Bassa a ridosso del fiume Po, e nel Milanese nella fascia ovest del capoluogo. In Veneto ci sono bande di cinghiali a spasso per i centri abitati dei Colli Euganei o nelle campagne tra vigneti doc e nel Bellunese hanno devastato vaste porzioni di terreno, mettendo a serio rischio non solo i pascoli, ma anche la fioritura dei narcisi di Pian Coltura e monte Garda. In Liguria si moltiplicano gli avvistamenti soprattutto nel Levante, ma anche nel resto della regione dove viene minacciata anche la tenuta dei tradizionali muretti a secco e nel capoluogo regionale sono stati segnalati da Castelletto fino al Porto Antico, Ospedale San Martino, e lungo tutto l’alveo dei torrenti Polcevera e Bisagno. In Toscana tra Firenze Pistoia e Prato i cinghiali si sono spinti fino ai confini dei centri abitati.

Nelle Marche si moltiplicano le razzie con incursioni a Jesi, in zona Ripa Bianca, dove una quarantina di cinghiali ha distrutto i germogli di cece di un’azienda agricola, ma anche a Fabriano e a Serra San Quirico. Nell’Ascolano, a Montemonaco – spiega la Coldiretti – a farne le spese sono state le colture di patate, ceci e lenticchia mentre l’intera area interna della provincia di Macerata lamenta danni su cereali e foraggio. I timori maggiori sono legati alle prossime semine di girasole ma, soprattutto, alle coltivazioni per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. In Abruzzo nell’area della Majella gli ungulati utilizzano vanno a pranzo nei campi coltivati, mentre un branco di cinghiali è stato avvisato in un vigneto di una frazione di Roseto, in provincia di Teramo, a pochi chilometri dalle abitazioni.  In Campania si registra un incremento soprattutto nelle aree interne con danni a vigneti, uliveti e nei campi, dove scavano alla ricerca di radici e tuberi. In Molise I cinghiali girano incontrastati ovunque fra campi e strade, spesso entrano nei centri abitati e provocano incidenti stradali e per molti agricoltori è diventato impossibile coltivare – evidenzia la Coldiretti – e nemmeno le recinzioni, che molti imprenditori hanno costruito a proprie spese per proteggere i campi, si stanno dimostrando efficaci perché i branchi spesso le travolgono. Non passa giorno che alla Coldiretti non arrivino richieste di aiuto e segnalazioni sulla drammaticità della situazione. Nel Lazio a Roma il Comune ha dato mandato agli uffici di attivare il protocollo anti-cinghiali che in alcune zone periferiche della città si aggirano talvolta tra le case, mentre in Umbria – sottolinea la Coldiretti – non si fermano le segnalazioni sulla loro presenza a ridosso delle città e i danni all’agricoltura con gli ultimi casi nelle campagne di Narni e Acquasparta in provincia di Terni, dove sono stati devastati campi di cereali. In Calabria colpiti ortaggi e frutteti cereali, vigneti e impianti di kiwi fino ai centri abitati con addirittura tranquille passeggiate sul lungomare, fra abitazioni e negozi. In Puglia i cinghiali imperversano con attacchi agli animali nei pascoli e raid nelle campagne con una recrudescenza del fenomeno proprio nel periodo di emergenza coronavirus con branchi in provincia di Bari soprattutto sull’Alta Murgia e sul Gargano in provincia di Foggia. In Sardegna avvistato un branco che girava tranquillamente la notte a Sassari, mentre in Sicilia la situazione sulle Madonie, nel Palermitano, è tragica con i cinghiali che usano il fieno delle aziende per dormire dopo aver devastato i campi seminati con stesso problema sui Nebrodi nel Messinese mettendo a rischio anche l’incolumità degli agricoltori che ogni giorno rischiano di essere attaccati. In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici e oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.  Il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. La proliferazione senza freni dei cinghiali – conclude la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico.

 

VALLE D’AOSTA, CON BOCCIATURA VOUCHER STAGIONALI RISCHIO SCAFFALI VUOTI

La bocciatura dell’emendamento sulla semplificazione dei voucher agricoli necessari per garantire il lavoro di raccolta nelle campagne mette in pericolo la fornitura alimentare del Paese e rischia di lasciare presto vuoti gli scaffali dei supermercati. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti in riferimento alla decisione della Commissione Bilancio del Senato di dichiarare improcedibile l’emendamento per la reintroduzione dei voucher nell’ambito dei lavori per la conversione del dl Cura Italia.

L’intera filiera alimentare è impegnata in prima linea a garantire quel cibo necessario alle famiglie italiane che rischia di mancare se non verranno assunti provvedimenti straordinari per assicurare la presenza di manodopera nelle campagne e per garantire il proseguimento delle attività delle aziende zootecniche ed i lavori nei campi, soprattutto dopo che il blocco delle frontiere ha fatto venire meno la presenza in Italia di gran parte dei 370mila lavoratori stranieri dai quali dipende ¼ della produzione di Made in Italy alimentare. 

“In una situazione di emergenza nazionale – ha affermato il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – serve una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne”.

Per quanto riguarda la Valle d’Aosta al rischio scaffali vuoti potrebbero aggiungersi le problematiche delle aziende zootecniche relative al proseguimento del lavoro di attività di cura degli animali e di quelle agricole legato al lavoro dei campi.

Alessio Nicoletta ed Elio Gasco, Presidente e Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta, non sono stati a guardare: “Ci siamo subito attivati per segnalare la problematica declinata con la peculiarità valdostana al Senatore Albert Lanièce e al Presidente della Regione Renzo Testolin, che ci hanno garantito un loro intervento in questa direzione”.

 

LAZIO, AGRICOLTORI DONANO 45 QUINTALI DI ORTOFRUTTA ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ

Oltre quarantacinque quintali di ortofrutta sono stati donati a 200 famiglie di Civitavecchia, Tolfa, Allumiere e Santa Marinella dagli agricoltori associati alla Coldiretti di Roma e provincia. Un’iniziativa solidale, quella lanciata proprio dalla Coldiretti Roma, con la collaborazione della Croce Rossa di Civitavecchia, presieduta da Roberto Petteruti, insieme alla Protezione Civile. Sono stati i camion guidati dai volontari della CRI a trasportare i prodotti dal Car di Guidonia, dove erano stati depositati dagli agricoltori, direttamente a casa delle persone che ne avevano più bisogno.

“Orgogliosi del buon cuore dei nostri agricoltori – dice il presidente di Coldiretti Roma, Niccolò Sacchetti -. Nonostante le difficoltà che loro stessi stanno affrontando in questo momento così difficile, si sono resi protagonisti di questa iniziativa solidale a sostegno delle famiglie meno fortunate”.

“Abbiamo trasportato oltre 500 cassette di prodotti ortofrutticoli con i mezzi messi a disposizione dal Cac, il Consorzio Autotrasportatori di Civitavecchia – spiega il presidente della Croce Rossa, Roberto Petteruti – li abbiamo stoccati e consegnati alle famiglie in difficoltà che si rivolgono a noi, ovviamente individuate in accordo con i servizi sociali del Comune. Ci tengo a ringraziare la Coldiretti, con la quale abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, e le aziende agricole che hanno partecipato a questa iniziativa di beneficenza, le quali ci ha consentito di donare anche prodotti freschi alle famiglie, oltre a quelli a lunga conservazione che abitualmente forniamo”.

 

VERONA, CON PASQUA BLINDATA OLTRE 8 MILIONI DI EURO DI PERDITE AGRITURISMI

Una disfatta l’emergenza sanitaria da Coronavirus per il settore agrituristico. Il comparto ha, infatti, da subito registrato l’azzeramento di prenotazioni di cerimonie, cene e pranzi conviviali, soggiorni e vacanze, con perdite calcolabili in un solo trimestre, dall’inizio della chiusura delle attività agrituristiche fino alla fine di maggio, in 30 milioni a livello regionale e in oltre 8 milioni per la provincia veronese. “La chiusura è stata un sacrificio necessario ma doloroso. Il danno è destinato ad aumentare se si pensa all’approssimarsi delle festività pasquali caratterizzate ancora dal blocco degli spostamenti a causa della pandemia. Per gli agriturismi presenti sul territorio veronese, la Pasqua segna tradizionalmente l’inizio della stagione turistica con il risveglio della natura in primavera che offre il miglior spettacolo delle campagne. Temo che impiegheremo lungo tempo per riprenderci economicamente da questa crisi”, evidenzia Stefano Chiavegato, presidente di Terranostra Verona, l’Associazione per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio promossa dalla Coldiretti.

Se la Pasqua quest’anno si passerà tra le mura domestiche e il pic nic all’aperto del lunedì dell’Angelo è rinviato, ci pensano i cuochi contadini di Terranostra a consegnare il menù a kmzero direttamente a casa. Anche nella provincia veronese è attivo il servizio di consegna a domicilio di piatti preparati con prodotti locali e di stagione. Basta consultare il sito: www.coldirettiverona.it oppure visitare la pagina Facebook: Agriturismo Verona per conoscere le attività che effettuano consegne a domicilio  e concordare l’ordine direttamente con l’operatore agrituristico. L’obiettivo della Coldiretti è garantire a tutti una tavola “apparecchiata” con prodotti tipici e di qualità nell’ambito della campagna #MangiaItaliano a difesa del Made in Italy, del territorio, dell’economia e del lavoro.

 

UMBRIA, CORONAVIRUS: APPELLO AI SINDACI: PRIVILEGIARE PRODOTTI DEL TERRITORIO

Una collaborazione che possa agevolare la fornitura a prezzi concorrenziali di prodotti agroalimentari del territorio umbro da includere nell’elenco dei buoni spesa, aiutando sia le famiglie bisognose che gli agricoltori in difficoltà. È quanto proposto da Coldiretti Umbria, con un’apposita lettera inviata a firma del presidente regionale Albano Agabiti, a tutti i Sindaci della regione e all’Anci.

Un appello ai Sindaci – spiega Agabiti – al fine di stimolarli a favorire l’acquisto di prodotti segnatamente umbri provenienti da imprenditori agricoli locali, pronti a loro volta a impegnarsi per la fornitura. L’obiettivo prioritario – aggiunge Agabiti – è quello di contribuire a combattere le nuove povertà e affrontare la crescente emergenza alimentare, rendendo disponibile la qualità dell’agricoltura made in Umbria, a prezzi sostenibili, attivando così una solidarietà a “doppio binario”.

Il nostro intento infatti – si legge nella comunicazione inviata ai Sindaci – è anche quello di aiutare gli agricoltori locali, che, a causa di ritardi, disdette e blocchi del commercio con l’estero, da sommare ai problemi sul mercato interno, con la chiusura di bar, ristoranti e agriturismi, ad oggi vedono a rischio la propria attività, con importanti quantità di prodotto invendute.

Occorre attivarsi in ogni modo – riferisce Agabiti – per evitare che i prodotti dell’agricoltura umbra si deteriorino e che le imprese agricole chiudano mentre c’è bisogno di cibo nelle case di tante famiglie in difficoltà. Per questo serve “inserire” nei buoni spesa i prodotti delle nostre campagne. Siamo pronti a fare la nostra parte fino in fondo – continua Agabiti – andando incontro a ogni esigenza da quella economica a quella organizzativa, mettendo in moto quell’operosità solidale che contraddistingue tutti, agricoltori e amministratori, nei momenti di difficoltà.

L’emergenza coronavirus infatti – ribadisce Agabiti – sta avendo un impatto devastante sia sull’economia che sui bilanci delle famiglie, specie di quelle più in difficoltà. Le misure restrittive per contenere il contagio e la perdita di opportunità di lavoro anche occasionale – ricorda Agabiti – hanno aggravato la situazione anche degli oltre 20.000 indigenti che in Umbria sono costretti a chiedere aiuto per il cibo con la distribuzione di pacchi alimentari o nelle mense, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Relazione annuale Fead del giugno 2019. 

Si tratta di un’azione di grande responsabilità – sottolinea il presidente regionale Coldiretti – in grado di contribuire ad aiutare i cittadini più fragili, ma anche il mondo agricolo, che conferma ancora una volta anche la sua attitudine verso iniziative di solidarietà. Imprenditori agricoli che – conclude Agabiti – proseguono nel proprio lavoro quotidiano per garantire la continuità delle forniture alimentari alla popolazione nonostante le evidenti difficoltà ed allo stesso tempo per collocare i loro prodotti recuperando almeno i costi di produzione.

 

PIEMONTE, CORONAVIRUS: PRESENTATO PIANO MARSHALL PER L’AGRICOLTURA

Presentato al Governo e a tutte le forze politiche il “piano Marshall” messo a punto da Coldiretti per l’agricoltura italiana.

“L’agricoltura italiana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità poiché l’emergenza Covid 19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Un evento di dimensioni epiche come quello che sta vivendo il mondo intero non può essere affrontato con interventi normali. L’Unione europea non può restare indietro, quindi, è necessario  attivare un fondo crisi al di fuori del bilancio agricolo. Come abbiamo segnalato in questo periodo, diversi comparti dell’agricoltura Made in Piemonte sono in sofferenza: dal vitivinicolo al florovivaismo, dal lattiero-caseario alle speculazioni che si registrano nel comparto carne fino all’agriturismo. Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, devono essere sostenute sul piano economico e sociale”.

A livello nazionale ci sono, per esempio, circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti.  Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Nei mesi scorsi Coldiretti ha denunciato i ritardi di molte regioni che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020.

“Per questo chiediamo un atto di coraggio – proseguono Moncalvo e Rivarossa -. Se veramente vogliamo cambiare registro questa è l’occasione giusta per sostenere l’agricoltura, ma anche tutti i cittadini e il sistema Paese nel suo complesso che, mai come in questo momento, sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente. L’articolato progetto elaborato dalla Coldiretti che parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura ha individuato una gamma di misure dove è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari. Si parte da un pagamento diretto aggiuntivo ed eccezionale fino a 1000 euro ad ettaro per le imprese con un tetto di 50.000 euro detratto il costo del lavoro e che comporterebbe un costo di 5,5 miliardi. Un’altra misura di carattere assicurativo per il ristori dei danni causati dagli eventi climatici avversi che hanno penalizzato le aziende nelle annate 2019- 2020. Il costo stimato dell’operazione è di circa un miliardo. Priorità poi ai giovani già insediati negli ultimi tre anni che rischiano di perdere gli aiuti. Per gli under 41 si propone l’abbassamento della quota di cofinanziamento sugli investimenti del 20/30%.  E poi, ancora interventi supplementari per il benessere animale per promuovere le migliori condizioni con un impegno finanziario indicativo di 500 milioni e voucher per gli agriturismi rimasti vuoti”.

 

AREZZO, #SCEGLIVINOARETINO: CAMPAGNA A DOMICILIO DELLE AZIENDE VITIVINICOLE 

Parte #sceglivinoaretino, la campagna promossa da Coldiretti Arezzo che invita i cittadini a consumare il vino locale.

“Abbiamo pensato di coinvolgere nelle campagne a domicilio che stiamo mettendo in piedi anche i produttori di vino – spiega il Presidente di Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci – ecco che è nato #Scevivinoaretino, un collante che aggrega alcune delle nostre aziende che consegneranno il vino direttamente nelle case degli aretini. Noi non ci fermiamo, continuiamo a pensare e progettare nuovi aiuti ai nostri imprenditori agricoli in funzione del difficile momento che tutti stiamo vivendo”.

Come fare per poter degustare il meglio del vino del nostro territorio? E’ molto semplice, sarà sufficiente decidere la tipologia di vino preferito, scegliere il produttore dall’elenco che trovate online, memorizzare il suo numero telefonico e contattarlo tramite WhatastApp e accordarvi sulla modalità e giorno di consegna.

“Bisogna ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio del vino locale che rappresenta una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale – afferma il Presidente – servirà tra l’altro una forte campagna di comunicazione per sostenere i consumi alimentari con il vino che rappresenta da sempre all’estero un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non”.

In provincia di Arezzo si conta una superficie di 6.000 ettari vitati di cui 1700 a BIO, con una quantità media di uve prodotte nere e rosse di 350-450.00, una produzione intorno ai 300.000 hl con 5 DOC e 4 DOCG e circa 2500 aziende di di oltre 1200 nostre socie.

“E’ un comparto in grande fermento co le attività legate all’enoturismo con visite alle cantine che negli ultimi anni hanno visto incrementi di presenze sia straniere che italiane – sottolinea Castellucci –  a dimostrare l’interesse dei vini aretini come volano del territorio. Ecco perché #Sceglivinoaretino, agli ordini online, si aggiungono le consegne a domicilio nel territorio, perché la nostra filosofia dal produttore al consumatore, diventi oggi un valore aggiunto, un servizio per la collettività che porta il vero Made in Italy, il lavoro quotidiano delle nostre imprese, nelle tavole degli aretini”.

 

PIEMONTE, CORONAVIRUS: PERDITE STIMATE DA 60 AL 70% PER VITIVINICOLO PIEMONTESE

Chiusura di bar, ristoranti e alberghi che si somma ai ritardi e alle disdette di ordini oltre confine: sono settimane dure per il comparto vitivinicolo piemontese, che dall’ inizio dell’ emergenza Coronavirus ha visto bloccarsi il commercio di vino a causa delle limitazioni imposte per il contenimento del contagio, con il numero in continua crescita di bottiglie rimaste ferme in cantina.

“Come vari comparti della nostra agricoltura, non mancano i primi segnali di  speculazioni sul vitivinicolo – afferma Marco Reggio presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo – con prezzi e consumi in aumento, soprattutto nella GDO, in questo momento delicato in cui a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i paesi stranieri. Dalle prime stime che abbiamo effettuato le perdite vanno dal 60 al 70% per il comparto Made in Piemonte. Siamo tra le maggiori regioni vitivinicole, le cui produzioni sono apprezzate oltre i confini nazionali proprio per l’elevata qualità. Il vino piemontese, che vanta 42 Doc e 17 Docg, è cresciuto proprio scommettendo sulla sua identità e questo ha permesso di conquistare sempre più anche i palati stranieri”.

“Per prevenire il collasso del settore, oltre al piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia” – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere il vino piemontese di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”.

 

MANTOVA, GELATE NOTTURNE: COLPITE PERE E FRAGOLE

È un primo bilancio negativo quello delle gelate che hanno colpito il territorio negli ultimi giorni. Ne dà notizia Coldiretti Mantova, che ha riscontrato un danno in alcune zone della provincia. “Alcune varietà di pere erano in piena fioritura e hanno registrato un danno del 30%, che si ripercuoterà su una minore disponibilità di prodotto – commenta Andrea Costa, delegato di Coldiretti Mantova per le zone di Sermide e Felonica -. Nella mia azienda ho registrato la notte scorsa una temperatura di -4 gradi centigradi e di -3 sotto tunnel, dove la produzione di fragole sarà compromessa, con danni per almeno tre frutti su dieci”. Analogo discorso per chi ha trapiantato i meloni nei tunnel in pieno campo. “Negli ultimi giorni alcune aziende hanno perso il 25-30% della produzione, che dovrà essere ricollocata – afferma Costa -. Il costo di un nuovo impianto può incidere anche fino a 4mila euro per ettaro, una spesa ingente alla quale potrebbe aggiungersi la difficoltà di reperire manodopera a causa del Coronavirus come elemento di incertezza per la stagione”.

La siccità. L’assenza di pioggia comincia a creare qualche problema nelle campagne mantovane. A fare le spese di questo meteo pazzo, vittima dei cambiamenti climatici, per ora, sono i medicai di nuova semina, che necessitano di acqua per svilupparsi. “I pochi millimetri di pioggia caduti nei giorni scorsi non sono stati sufficienti e i 20 ettari di medicai di nuovo impianto che ho in azienda sono sotto stress, tanto che il 20% dei semi potrebbe non essere nato”, spiega Simone Minelli, allevatore di Motteggiana.

Lorenzo Donà, 33 anni, allevatore di Palidano di Gonzaga, ha seminato 5 ettari e teme che l’assenza di pioggia possa compromettere la crescita.

Riseminare un medicaio costa mediamente circa 220 euro per ettaro solo per la semente, oltre a manodopera, carburante, macchine e tempo impiegato. Il Consorzio di bonifica Terre dei Gonzaga, ricorda la presidente Ada Giorgi, “nel Destra Secchia ha già reso disponibile l’acqua da oltre 10 giorni per l’agricoltura di precisione, zucche e colture in serra; nel Sinistra Secchia stiamo invasando la rete, che servirà 35mila ettari di territorio e in questi giorni si stanno alzando i livelli dei canali e dei fossi. La situazione non è preoccupante”.

Chi deve seminare ancora il mais ha sospeso le operazioni, dice Fabio Mantovani, allevatore di Goito e vicepresidente di Coldiretti Mantova. “I prati stabili non temono le gelate – sostiene – e immagino che dalla prossima settimana, quando saranno aperti i canali a Salionze, qualcuno comincerà ad irrigare”.

 

TORINO, CON LA BOCCIATURA VOUCHER ARRIVA IL RISCHIO SCAFFALI VUOTI

«La bocciatura dell’emendamento sulla semplificazione dei voucher per garantire il lavoro di raccolta nelle campagne mette in pericolo la fornitura alimentare del Paese e rischia di lasciare vuoti gli scaffali dei supermercati». E’ il commento di Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, in riferimento alla decisione della Commissione Bilancio del Senato che ha dichiarato improcedibile l’emendamento per la reintroduzione dei voucher nell’ambito dei lavori per la conversione del decreto legge Cura Italia.

Fabrizio Galliati prosegue così: «Stiamo vivendo un momento eccezionale con l’intera filiera alimentare impegnata in prima linea a garantire il cibo necessario alle famiglie italiane e che  rischia di mancare se non verranno assunti provvedimenti straordinari per assicurare la presenza di manodopera nelle campagne. Soprattutto dopo che il blocco delle frontiere ha fatto venire meno la presenza di gran parte dei 370mila lavoratori stranieri dai quali dipende un quarto della produzione di made in Italy alimentare.

Per Coldiretti nell’attuale situazione di emergenza nazionale c’è bisogno di una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani, lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche e aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne.

«Chi si oppone ai voucher per il lavoro agricoltura – prosegue Fabrizio Galliati – si assume la responsabilità di situazioni di tensione sociale generata da una parte dalla mancanza di lavoro e di fonti di reddito per sé e per la propria famiglia e dall’altra dal rischio di carenza di prodotti alimentari in negozi e supermercati. In questo momento l’Italia non ha bisogno di posizioni ideologiche, ma di scelte pragmatiche per il bene del Paese, come quelle che riguardano l’agricoltura e la produzione alimentare. Coldiretti chiede quindi al Governo, guidato da Giuseppe Conte, di riammettere l’emendamento nell’ambito della discussione Parlamentare in un clima di collaborazione delle forze politiche nell’interesse generale».

 

ASTI, SETTORE VITIVINICOLO: PERDITE DEL 60-70% CON IL CORONAVIRUS

Il comparto vitivinicolo sta pagando un prezzo molto caro all’emergenza nuovo Coronavirus. Alle chiusure di bar, ristoranti e alberghi, si sommano i ritardi e le disdette degli ordini oltre confine. Sono settimane durissime anche per i vignaioli dell’Astigiano, fin dall’inizio dell’emergenza il commercio di vino si è bloccato a causa delle limitazioni imposte per il contenimento del contagio e le bottiglie rimangono ferme in cantina.

“Come anche per altri comparti della nostra agricoltura, non mancano inoltre i primi segnali di speculazioni sul mercato – afferma Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo – con prezzi in aumento, soprattutto nella GDO, in questo momento delicato in cui a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i paesi stranieri. Dalle prime stime che abbiamo effettuato le perdite vanno dal 60 al 70% per i vini della nostra regione. Nella nostra provincia, particolarmente vocata per l’alta qualità vantando 15 Doc e 7 Docg, gli effetti sono ancora maggiori”.

“Per prevenire il collasso del settore – sottolinea Diego Furia, direttore di Coldiretti Asti -, oltre al piano salva vigneti, servono fin da subito specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia”. Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere i nostri vini di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale. In generale occorre tutelare un settore che nel 2019 ha raggiunto il suo record nell’export, con un fatturato di 6,4 miliardi di euro, pari al 58% del volume d’affari totale”.

 

CALABRIA, CORONAVIRUS: REGIONE APRA IL CANTIERE E SUPERI VINCOLI BUROCRATICI 

“L’agricoltura calabrese, ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità. L’emergenza Covid 19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità. Un evento di dimensioni epiche non può essere affrontato con interventi normali.” E’ quanto sostiene il Presidente di Coldiretti Calabria Franco Aceto. Abbiamo bisogno  -continua – di un’agricoltura in salute ed efficiente  superando i mille vincoli burocratici e spendere subito è l’imperativo. Scelte ed indirizzi precisi per il presente e il futuro perché molte filiere sono già in profonda crisi . Come Coldiretti abbiamo da tempo lanciato l’allarme sui rischi che si corrono dal settore ortofrutticolo, zootecnico, vitivinicolo al florovivaismo, dall’olivicoltura fino alla pesca. Penso  – aggiunge – a tutte quelle attività e quei servizi forniti al settore Horeca che oggi, con la chiusura in tutto il mondo di bar e ristoranti, rischiano la débâcle. Ma è SoS anche per molte attività che rientrano tra quelle che integrano la produzione, meglio note come “attività connesse”. L’agriturismo in primis, ma non solo. Le nostre filiere si stanno dimostrando all’altezza e confermano quella che è la caratteristica del nostro agroalimentare e cioè qualità, distintività, sicurezza e sostenibilità, punti di forza irrinunciabili. Oggi più che mai, l’orizzonte deve essere ampio perché ci sono le condizioni per rispondere alla domanda dei consumatori mantenendo vitale l’agricoltura, che è in grado di offrire produzione di qualità, realizzando rapporti di filiera virtuosi mediante accordi che valorizzino i primati del Made in Calabria e garantiscano la sostenibilità della produzione, anche con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti. In tale direzione, apprezziamo la convocazione, da parte dell’Assessore Gianluca Gallo di un incontro con la Grande Distribuzione Organizzata calabrese. La Regione – sottolinea il leader di Coldiretti – apra il cantiere per definire misure forti a sostegno delle imprese occorre agire e con tempestività. Rastrellare risorse è possibile. Ci sono, per esempio le risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti.  Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Non possiamo permetterci – dichiara Aceto –  di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale che nella situazione in cui versiamo subiscono un forzato rallentamento. Per questo chiediamo un atto di coraggio. L’eccesso di burocrazia è una delle cause della difficoltà di utilizzare i contributi europei ed in un frangente come questo dobbiamo pensare a interventi al di fuori dalle “regole ordinarie”. Se veramente vogliamo cambiare registro questa è l’occasione giusta per sostenere l’agricoltura, ma anche tutti i cittadini. Ribadiamo che la differenza la faremo spendendo subito le risorse disponibili.  Occorre che la Regione sostenga in Conferenza Stato-Regioni un articolato progetto elaborato a livello nazionale dalla Coldiretti che parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura. Un vero e proprio “Piano Marshall” che individua una gamma di misure con cui è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari. Si parte da un pagamento diretto aggiuntivo ed eccezionale fino a 1000 euro ad ettaro per le imprese con un tetto di 50.000 euro, da cui scorporare il costo del lavoro fino a un contributo massimo di 250.000 euro. Priorità poi ai giovani già insediati negli ultimi tre anni che rischiano di perdere gli aiuti. E poi, ancora interventi supplementari per il benessere animale per promuovere le migliori condizioni e la reintroduzione dei voucher”. Non per ultimo  – aggiunge Aceto – mettere in campo un forte piano di rinegoziazione dell’intera esposizione debitoria con un considerevole periodo di preammortamento rappresenta l’intervento di carattere orizzontale che più necessita alle imprese di ogni settore.

 

COMO-LECCO, SVILUPPO AGRICOLTURA MONTANA: OLTRE 250 MILA EURO DA REGIONE

“È positivo lo stanziamento di quasi 250 mila euro da parte della Regione Lombardia a sostegno dell’agricoltura montana nelle province di Como e Lecco”. Lo rimarca il presidente della Coldiretti interprovinciale Fortunato Trezzi, a commento dell’annuncio di ripartizione dei contributi relativi a progetti legati all’agricoltura in area montana. Essi fanno parte di uno stanziamento regionale di due milioni: l’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi ha rimarcato che “il rilancio economico della Lombardia sarà garantito anche dalla qualità, dalla distintività e dalla sicurezza dei nostri prodotti agroalimentari” e, come rileva il presidente Trezzi, “il comparto agricolo montano ha, in questo, un ruolo determinante, proprio per la peculiarità di produzioni fortemente radicate nell’attività zootecnica e agrosilvopastorale. Bene anche il richiamo a nuove strategie turistico-promozionali, sia in vista delle olimpiadi invernali del 2026, sia per un immediato rilancio del territorio dopo le settimane di emergenza che stiamo vivendo”.

All’economia agricola montana, rimarca Trezzi servono infrastrutture e logistica, serve una traiettoria di prospettiva per i giovani imprenditori che scelgono di restare in montagna a “fare agricoltura” e “fare allevamento” garantendo sviluppo e presidio del territorio”.

Sulle montagne delle due province operano circa 1100 imprese (oltre 730 le realtà del Comasco, soprattutto nell’Alto Lago occidentale, 370 nel Lecchese). Le produzioni sono diverse, ovviamente è presente quella lattiero-casearia radicata ovunque: in Valsassina (Lecco) è ancora presente la tradizione degli stracchini, con diversi “cru” che prendono il nome dei diversi alpeggi. In provincia di Como, invece, è presenta la tradizione della Semuda, un formaggio di antichissima tradizione. Marcata anche la presenza dell’allevamento ovicaprino, tra cui si rintracciano razze in via di estinzione come la Verzaschese (diffusa nelle province di Como, Varese e nel limitrofo Canton Ticino svizzero) e la Capra di Livo (quest’ultima peculiare in provincia di Como). Presente anche la Pecora Brianzola nella zona del Triangolo  Lariano e nel Lecchese.

I nuovi stanziamenti della Regione destinano in tutto, per la provincia di Como, in tutto, 146.911,44 euro, ripartiti tra Lario Intelvese (33.513,32 euro), Triangolo Lariano (44.139,78 euro), Valli del Lario e del Ceresio (69.328,34 euro), mentre in provincia di Lecco i fondi ammontano a 106.431,57 euro (46.130,01 nel Lario orientale – Valle San Martino e 60.301,56 in Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera).

 

CUNEO, VINO: CORONAVIRUS AFFOSSA CANTINE DELLA GRANDA, PERDITE FINO AL 70%

Sono settimane dure per il vino della Granda, alle prese con ristoranti, bar, alberghi chiusi e con ritardi e disdette di ordini oltre confine: dall’inizio dell’emergenza Coronavirus il settore vitivinicolo ha assisto al blocco del commercio a causa delle limitazioni imposte per il contenimento del contagio, con un numero crescente di bottiglie rimaste ferme in cantina.

“Come in altri comparti della nostra agricoltura, non mancano i primi segnali di speculazioni sul vitivinicolo – dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – con prezzi e consumi in aumento, soprattutto nella GDO, in questo momento delicato in cui a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i Paesi stranieri”.

Dalle prime stime effettuate da Coldiretti, le perdite per il vino delle nostre colline vanno dal 60 al 70%. E cresce la preoccupazione tra i vitivinicoltori, in particolare dell’Albese, delle Langhe e del Roero, che trovano oltre confine il miglior mercato, esportando il 75% delle bottiglie prodotte per un valore di 450 milioni di euro su un totale stimato di 600 milioni ogni anno. “Per prevenire il collasso del settore, oltre al piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal Decreto Cura Italia. Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici” spiega Moncalvo, che aggiunge: “Oltre a queste manovre per spingere il vino delle nostre colline è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

VERCELLI-BIELLA,  CIMICE ASIATICA: OK VESPA SAMURAI DA CONFERENZA STATO–REGIONI 

Coldiretti Vercelli – Biella comunica che è arrivato il via libera dalla Conferenza Stato – Regioni per la sperimentazione della “lotta biologica” alla cimice asiatica con la sua antagonista naturale, la vespa samurai.

 “Questo tipo di cimice ha provocato molti danni anche nelle nostre province, e si è unito alla schiera di insetti alieni che ogni anno danneggiano i raccolti. La cimice asiatica nella nostra zona colpisce quasi tutti i tipi di coltivazioni: frutta, soia, mais e ortaggi solo per fare alcuni esempi. I danni in Piemonte ammontano a 180 milioni di euro per un totale di 13500 imprese coinvolte”, spiega Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli – Biella, che ricorda: “Ora anche il Piemonte è compreso tra le regioni in cui sono previste le misure di emergenza a sostegno delle imprese agricole che hanno subito danni alle colture a causa di questo insetto. Coldiretti Vercelli – Biella partecipa già da tempo al monitoraggio e insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino è stato istituito un osservatorio per allargare e approfondire le metodologie di lotta. Sono state installate centinaia di trappole, di cui una quindicina nella provincia di Vercelli e Biella, in particolare intorno alla zona del lago di Viverone, dove sono particolarmente presenti questi insetti. Grazie alle catture si è monitorato il ciclo di vita delle cimici e si è studiato quando procedere ai trattamenti in maniera più efficace e tempestiva, diminuendo in modo significativo trattamenti e danni. Nelle sole provincie di Vercelli e Biella nel 2018 si è registrato solo il 5/10% di raccolto frutticolo danneggiato. Coldiretti Vercelli-Biella ha coinvolto anche le autorità locali, contribuendo a informare la popolazione e collaborando con i sindaci per ottimizzare le attività di contrasto. Il via libera alla vespa samurai, un insetto antagonista della cimice delle dimensioni di poco più di un millimetro, apre nuove prospettive, anche se ci vorrà tempo prima di avere risultati significativi”.

 

VERONA, CORONAVIRUS: DOLCI DI PASQUA FATTI IN CASA PER  1 FAMIGLIA SU 2 

Nella mappa dei dolci tipici regionali spicca la “fugassa” specialità veneta che nel periodo pasquale sta ritrovando il suo giusto spazio. Tra le mura domestiche il 53% delle famiglie italiane da nord a sud riscoprono antiche ricette sperimentando con gli ingredienti semplici dei veri e propri capolavori della pasticceria. Per la tradizione contadina regionale – spiega Coldiretti – la torta di Pasqua, si chiama fugassa e vanta origini storiche. La tradizione racconta che la focaccia veneta fu ideata da un fornaio trevigiano che in occasione delle festività aggiunse all’impasto del pane altri ingredienti, come uova, burro e zucchero, tutto in quantità moderata dati i costi, ottenendo così un pane soffice e dolce, da regalare ai suoi clienti.

La necessità di passare il tempo fra le mura domestiche ha spinto al ritorno della cucina casalinga fai da te – commenta Diego Scaramuzza presidente regionale e nazionale di Terranostra – una attività tornata ad essere gratificante per uomini e donne come antidoto alle tensioni e allo stress provocate dalla pandemia.

 I  cuochi contadini – conferma Scaramuzza –  hanno creato una serie di tutorial e corsi on line dove vengono spiegati trucchi e segreti del menù a kmzero. E per chi non vuole perdere il senso del “mangiare fuori” una squadra di operatori agrituristici è operativa per raggiungere ogni fine settimana chiunque voglia provare un pasto speciale fatto di prodotti locali. Consultando il sito  https://veneto.coldiretti.it/news/campagna-amica-a-casa-tua/ si può trovare l’azienda più vicina e ordinare anche la spesa direttamente a domicilio.

Nelle ultime cinque settimane gli italiani – riferisce la Coldiretti – hanno riempito i carrelli quasi raddoppiando gli acquisti di farina (+100%) e lievito di birra (+73%), ma l’aumento è stato e del 43% per lo zucchero e del 40% per le uova che sono quest’anno le vere star della settimana della cucina delle feste a fronte di un crollo del 30-40% per quelle confezionate al cioccolato. Una tendenza che si accentua con l’avvicinarsi della Settimana Santa durante la quale – secondo la Coldiretti – saranno ben oltre 400 milioni le uova “ruspanti” consumate secondo tradizione sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate o utilizzate in ricette tradizionali o in prodotti industriali e artigianali. Nelle case le uova sono una componente fondamentale nella maggioranza dei dolci tipici regionali, usate come ingrediente ma anche – precisa la Coldiretti – come decorazione.

 

TORINO, MISURE CONTRO CIMICE ASIATICA DA CONFERENZA STATO-REGIONI

«In pochi giorni sono arrivate due notizie positive per la lotta contro la cimice asiatica, parassita che lo scorso anno ha causato 740 milioni di danni agli imprenditori agricoli italiani – informa Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino -. Prima notizia: la Conferenza Stato Regioni ha approvato due decreti governativi sull’impiego della vespa samurai e sugli indennizzi agli agricoltori. Seconda notizia: le misure hanno avuto il via libera anche dalla Commissione europea».

«Il primo parere positivo della Conferenza Stato-Regioni – aggiunge Fabrizio Galliati – riguarda il decreto del ministero dell’Ambiente su “Criteri per la reintroduzione ed il ripopolamento delle specie autoctone e per l’immissione di specie e popolazioni non autoctone”. Il decreto consentirà alle Regioni di attivare la procedura per riprodurre e immettere nei campi la vespa samurai, antagonista naturale della cimice asiatica». «Il secondo documento condiviso – prosegue Fabrizio Galliati – è relativo al decreto sulle “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e il contrasto della cimice asiatica” e consentirà l’avvio delle procedure di indennizzo dei danni agli agricoltori una volta pubblicata la delimitazione e la dichiarazione di stato di calamità nazionale».

«C’è un’altra buona notizia – aggiunge Fabrizio Galliati –. La Commissione europea il 1° aprile ha accolto i due decreti del ministero dell’Ambiente e delle Politiche agricole condivisi dalla Conferenza Stato Regioni. Gli interventi previsti sono destinati al Piemonte e ad altre cinque Regioni la cui produzione ortofrutticola nel 2019 è stata colpita dalla cimice asiatica».

«Lo scorso anno la cimice asiatica in Piemonte – spiega Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino – ha fatto danni per 180 milioni di euro, colpendo 13.500 imprese agricole. In Piemonte la Coldiretti sin dal 2013 ha avviato il monitoraggio e la stima dei danni causati dalla cimice. Dal 2017, con la Fondazione CRC di Cuneo, è stata incrementata l’attività di ricerca. Lo scorso anno, insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino, è stato istituito un Osservatorio che lavora sulle metodologie di lotta alla cimice asiatica. L’insetto, infatti, ha trovato in Piemonte un ambiente favorevole alla sua diffusione. La cimice marmorata asiatica arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta le cui punture rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto. Il via libera alla vespa samurai, un insetto antagonista delle dimensioni di poco più di un millimetro, apre nuove prospettive anche se ci vorrà tempo prima di avere risultati significativi».

 

LIGURIA, SERVE UN “PIANO MARSHALL” A SOSTEGNO L’AGRICOLTURA E DELLA PESCA

Anche per le imprese liguri indispensabile attivare subito “Fondo straordinario Covid-19” per dare supporto a questi importanti settori dell’economia regionale

L’agricoltura e la pesca hanno bisogno di una robusta iniezione di liquidità per fare fronte all’emergenza Covid-19 e permettere a tutte le imprese dei territori di poter continuare a svolgere quei ruoli fondamentali di fornitura di prodotti di qualità, tutela del territorio valorizzazione delle eccellenze locali e, chiaramente, per poter continuare a fornire cibo al Paese. Un evento di dimensioni epiche come quello che sta vivendo il mondo intero non può essere affrontato con interventi normali. Anche le nostre imprese liguri devono essere sostenute, rappresentando cardini dell’economia regionale e possedendo quel valore strategico fondamentale che può aiutare la nostra società ad uscire dalla crisi.

È come commenta Coldiretti Liguria l’intervento del Presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il documento contenente le misure d’emergenza elaborate da Coldiretti, inviato con lettera, a firma del Presidente e Segretario Generale, al Presidente del Consiglio, ai Ministeri competenti, alle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, nonché a tutti i Presidenti di Regione e Assessori all’agricoltura regionali.  Una conferma di quanto specificato arriva dagli Stati Uniti che hanno varato un consistente pacchetto di misure da 2000 miliardi di dollari per dare ossigeno all’economia e all’agricoltura. L’Unione europea non può restare indietro. E per questo è indispensabile attivare un fondo crisi al di fuori del bilancio agricolo ed ittico. L’articolato progetto elaborato dalla Coldiretti che parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura ha individuato una gamma di misure dove è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari.

“Se è vero che agricoltura, industria di trasformazione e distribuzione stanno tenendo duro – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – non si può negare che molti comparti siano in profonda crisi, come, ad esempio, sta avvenendo, nella nostra regione, per tutti i settori agricoli, nessuno escluso, in special modo per quello florovivaistico, vitivinicolo, olivicolo, che già arrivava da una crisi precedente, fino all’agriturismo, come anche per l’altro grande settore della pesca.  Il danno è palpabile per quei comparti che hanno come interlocutore principale  il settore dell’Horeca che oggi, con la chiusura in tutto il mondo di bar e ristoranti rischiano la debacle. Ma è Sos anche per molte attività che rientrano tra quelle che integrano la produzione, meglio note come “attività connesse”. L’agriturismo e l’ittiturismo in primis, ma non solo.

Dalla crisi però è emerso un altro fatto che deve far riflettere, cioè che la nostra agricoltura e pesca stanno continuando a mostrare il valore strategico che possiedono rispondendo a tutte quelle necessità di garanzia di qualità e sicurezza chieste sempre più spesso dai consumatori.

Investire su questi settori è dunque un imperativo categorico – concludono Boeri e Rivarossa – in un’ottica di sviluppo sostenibile che spinga l’innovazione e valorizzi le potenzialità di questi nostri grandi settori, base dell’intera filiera che ruota attorno agroalimentare Made in Italy, da sempre apprezzato a livello mondiale. Ma in attesa che anche Bruxelles apra il cantiere per definire misure forti, occorre agire e con tempestività a livello nazionale.

Trovare risorse è possibile. Ci sono, per esempio fondi non spesi, per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno, del PSR 2014-2020, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti.  Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020. Questa  è l’occasione giusta per sostenere l’agricoltura, ma anche tutti i cittadini e il sistema Paese nel suo complesso che mai come in questo momento sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente. E allora quello che chiediamo è di andare oltre le regole, superare i mille vincoli burocratici e spendere subito”.

 

TRENTO, BOCCIATURA VOUCHER, FERMA CONDANNA AGRICOLTURA DEL TRENTINO

Anche Coldiretti Trentino Alto Adige interviene sulla bocciatura dell’emendamento sulla semplificazione dei voucher necessari per garantire il lavoro di raccolta nelle campagne, stigmatizzando un’operazione che mette in pericolo la fornitura alimentare e rischia di danneggiare pesantemente il settore agricolo.

“La decisione della Commissione Bilancio del Senato di dichiarare improcedibile l’emendamento per la reintroduzione dei voucher nell’ambito dei lavori per la conversione del decreto Cura Italia -afferma il presidente di Coldiretti Gianluca Barbacovi- colpisce uno strumento che in questo momento consideriamo strategico per il nostro settore e per l’intera filiera alimentare.

Basti pensare che il blocco delle frontiere, determinato dalle misure restrittive legate alla diffusione del Coronavirus, ha fatto venire meno la presenza di tutta la manodopera straniera che nel nostro territorio rappresenta ¾ dei soggetti impegnati, su un totale di oltre 38.000 unità.

Senza questo strumento, che rappresenta una necessaria semplificazione del voucher “agricolo” e che consentirebbe di occupare cassaintegrati, studenti e pensionati italiani nelle campagne, si rischia di gravare direttamente sulle famiglie trentine poiché senza manodopera diventerebbe impossibile garantire la produzione di cibo necessario. Dopo la bocciatura dell’emendamento ci siamo immediatamente attivati rispetto alle istituzioni provinciali, che con noi avevano già condiviso la reintroduzione dei voucher, e con i nostri parlamentari a Roma, ai quali chiediamo di adoperarsi subito per riammettere l’emendamento nell’ambito della discussione Parlamentare in un clima di collaborazione delle forze politiche e nell’interesse generale.

Come sottolineato dal presidente nazionale Ettore Prandini, chi in questo momento si oppone ai voucher per il lavoro agricoltura si assume la responsabilità di situazioni di tensione sociale generata da una parte dalla mancanza di lavoro e di fonti di reddito per sé e per la propria famiglia e dall’altra dal rischio di carenza di prodotti alimentari in negozi e supermercati”.

 

PUGLIA, CORONAVIRUS: CON BOCCIATURA VOUCHER RISCHIO SCAFFALI VUOTI

La bocciatura dell’emendamento sulla semplificazione dei voucher necessari per garantire il lavoro di raccolta nelle campagne mette in pericolo la fornitura alimentare in Puglia e rischia di lasciare presto vuoti gli scaffali dei supermercati. E’ quanto denunciato da Coldiretti Puglia che in una lettera al Presidente della Regione Puglia e ai parlamentari pugliesi ha chiesto un pressing serrato affinché il mondo agricolo possa beneficiare del voucher ‘agricolo’, in riferimento alla decisione della Commissione Bilancio del Senato di dichiarare improcedibile l’emendamento per la reintroduzione dei voucher in sede di conversione del DL Cura Italia.

“Dopo il blocco delle frontiere che ha fatto venire meno la presenza di gran parte dei lavoratori stranieri dai quali dipende ¼ della produzione di Made in Italy alimentare, con oltre 973mila giornate di lavoro fornite da lavoratori stagionali stranieri solo in provincia di Foggia nel 2018, il 27,61% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, numeri e necessità avvertite anche nelle altre province della Puglia”, ha spiegato il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, nella lettera al Presidente Emiliano e ad Onorevoli e Senatori pugliesi.

In una situazione di emergenza nazionale serve una radicale semplificazione del voucher “agricolo” – aggiunge Coldiretti Puglia – che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne.

“Chi si oppone ai voucher per il lavoro agricoltura si assume la responsabilità di situazioni di tensione sociale generata da una parte dalla mancanza di lavoro e di fonti di reddito per sé e per la propria famiglia e dall’altra dal rischio di carenza di prodotti alimentari in negozi e supermercati. In questo momento la Puglia e l’Italia non hanno bisogno di posizioni ideologiche, ma di scelte pragmatiche per il bene del Paese, come quelle che riguardano l’agricoltura e la produzione alimentare.

“Il mondo agricolo pugliese nutre forte disappunto e grande preoccupazione per tale decisione – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni – vedendosi privati di una opportunità per mandare avanti le proprie aziende in un momento di grande crisi e incertezza”.

L’intera filiera alimentare in Puglia è impegnata in prima linea – conclude Coldiretti Puglia – a garantire il cibo necessario alle famiglie, che  rischia di mancare se non verranno assunti provvedimenti straordinari per assicurare la presenza di manodopera nelle campagne.

 

BRESCIA, FONDO DI SOLIDARIETA’ ALIMENTARE ALBANO: PRONTI A FORNIRE CIBO LOCALE

Bene l’iniziativa dell’assessore Rolfi, siamo pronti a stringere un’alleanza con i sindaci bresciani per garantire il cibo da destinare  alle famiglie in difficoltà. Così il Direttore di Coldiretti Brescia Massimo Albano commenta positivamente e sottoscrive la proposta di Regione Lombardia  che ha chiesto ai Comuni di acquistare prodotti agroalimentari del territorio  utilizzando  il fondo di solidarietà concesso dal Governo.

Gli agricoltori bresciani, nonostante l’emergenza sanitaria – precisa coldiretti Brescia – continuano con grande serietà e spirito di solidarietà a produrre cibo sano e di qualità per tutti i cittadini, è già operativa una rete d’azione generale che possa fornire in modo tempestivo tutti quei prodotti agroalimentari a lunga conservazione come pasta, riso, formaggio, uova e conserve per dare un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà.

“Ora più che mai è importante  fare sinergia sul territorio con azioni concrete – conclude il Direttore Albano – che assicurano  garanzia di cibo a chi ne ha bisogno e al tempo stesso sostengono l’economia locale e il lavoro delle imprese agricole”.

Per ulteriori informazioni e per prenotare la fornitura del pacco famiglia dei prodotti locali, invitiamo i comuni interessati a contattare Coldiretti (sara.vecchiati@coldiretti.it)

 

MARCHE, INCENTIVI, MISURE COMPENSATIVE E SELVATICI: APERTURA REGIONE MARCHE

Misure economiche per compensare le ripercussioni che l’emergenza da Coronavirus sta provocando sulle aziende agricole ma anche provvedimenti per riprendere l’azione di contenimento della fauna selvatica. C’è ottimismo in Coldiretti Marche dopo la riunione odierna con la Regione Marche che ha promesso un pacchetto di azioni mirate a sostenere il comparto agroalimentare regionale. Al tavolo ci sono state aperture importanti verso contributi destinati agli allevatori che conferiscono latte bovino e ovino ma anche aiuti per la zootecnia in crisi, con la Pasqua alle porte e tanta carne che non finirà sulle tavole dei commensali di ristoranti e agriturismi chiusi. Intesa anche su contributi per le aziende agricole che si stanno impegnando dall’inizio dell’emergenza per consegnare a domicilio il cibo di qualità del territorio. Possibilità, quest’ultima, confermata anche per gli agriturismi. La Regione Marche ha inoltre concordato sul fatto che vino e fiori sono beni di prima necessità: per entrambi i settori c’è apertura sulla possibilità tenere aperti i punti vendita aziendali. La Regione si è, infine, impegnata a riattivare i controlli selettivi per il contenimento della fauna selvatica. Una problematica che, in questi giorni, era stata sollevata proprio da Coldiretti Marche dopo numerose incursioni sui campi coltivati che hanno interessato tutta la regione.

 

NOVARA–VCO, CORONAVIRUS: CON LO STOP DEGLI ABBATTIMENTI È SOS CINGHIALI

Con l’emergenza coronavirus, le strade deserte e lo stop alla caccia di selezione si moltiplicano gli avvistamenti di cinghiali che sempre più spesso si spingono nei centri abitati e aumentano i danni alle colture. Lo denuncia Coldiretti evidenziando che salgono a oltre due milioni i cinghiali che circolano senza freni per campagne e città danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza delle famiglie anche nelle poche occasioni in cui è permesso uscire di casa. In Italia a rischio non ci sono solo i raccolti, resi più preziosi in questo momento dalla necessità di assicurare adeguate forniture alimentari con l’emergenza Coronavirus, ma anche la sicurezza dei cittadini che in alcuni territori sono assediati dagli animali selvatici sull’uscio di casa.

In Piemonte con lo stop alla caccia di selezione  e con meno persone a presidiare i territori, i cinghiali stanno invadendo le campagne da nord a sud della regione. Nel novarese e nel Vco sono stati rilevati danni in vigneti, in campi seminati, e gli animali si sono spinti vicino alle cascine, con semine da rifare e terreni letteralmente “arati”.

“La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali e di aree ad elevato pregio naturalistico.  Questo, oltretutto, sarebbe stato il periodo giusto, con la vegetazione ancora ridotta, per lavorare al controllo della loro proliferazione. Ricordiamo poi che quest’anno nella provincia di Novara non erano ancora stati messi in atto i piani di contenimento, dei quali da un anno sollecitiamo la realizzazione”, spiega Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara – Vco.”Come Coldiretti Novara – Vco abbiamo inviato pochi giorni fa un sollecito alle prefetture per richiedere la riapertura dei piani di contenimento, così come abbiamo chiesto ai settori caccia delle province di continuare l’attività di controllo. Gli incidenti stradali sono diminuiti solo perché, al momento, con le disposizioni che dobbiamo seguire, circola meno gente, ma non appena si tornerà ai soliti ritmi il rischio sarà alto. Saranno necessarie, quindi, misure straordinarie da mettere in campo urgentemente. Non dimentichiamo che in Piemonte negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare”.

 

FRIULI VENEZIA GIULIA, LA “SPESA SOSPESA” NEI MERCATI COPERTI DI CAMPAGNA AMICA

È scattata anche in Friuli Venezia Giulia la “spesa sospesa” della Coldiretti, l’iniziativa di solidarietà che in molte parti d’Italia sta diventando una forma concreta di sostegno alle tante famiglie in difficoltà in questi drammatici momenti di emergenza sanitaria ed economica. Concretamente, si tratta della possibilità di acquistare nei Mercati coperti della Coldiretti prodotti per i più bisognosi, che verranno poi consegnati grazie agli accordi avviati con associazioni benefiche del territorio. Protagonisti, anche questa volta, i mercati di Campagna Amica (sia per gli acquisti al mercato sia per le vendite destinate alle consegne a domicilio), dove sarà possibile appunto donare cibo a chilometro zero a favore di chi oggi fatica perfino a fare la spesa.

Vanessa Orlando, responsabile di Campagna Amica regionale, informa che l’iniziativa è avviata nei Mercati coperti di Udine, in collaborazione con il Banco Alimentare Fvg, e di Pordenone, in collaborazione con l’Emporio Caritas, mentre a Gorizia, in collaborazione con la Caritas, partirà la prossima settimana. «I prodotti acquistati dai consumatori in formula “spesa sospesa” – fa sapere Orlando – vengono raccolti giornalmente negli orari di apertura del mercato e consegnati alle associazioni che provvedono puntualmente ad assegnarli alle famiglie del territorio che vivono situazioni economiche complicate».

 

ALESSANDRIA, PASQUA BLINDATA: IN AIUTO PRODOTTI E MENU DI CAMPAGNA AMICA 

Con la Pasqua blindata protagonista la cucina casalinga e le ricette della tradizione: dagli antipasti ai dolci ma, grazie alle iniziative degli agricoltori di Campagna Amica, non mancheranno prodotti di qualità e menu a domicilio.

“L’obiettivo della Coldiretti è garantire a tutti una tavola di Pasqua “apparecchiata” a casa direttamente dai contadini con prodotti freschi, a filiera corta, nell’ambito della campagna #MangiaItaliano a difesa del Made in Italy, del territorio, dell’economia e del lavoro – hanno affermato il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. E, per far vivere comunque agli italiani il contatto con il verde tipico delle gite di Pasqua, è stato ottenuto il chiarimento dal Governo sul via libera alla vendita di piante e fiori in supermercati, mercati, punti vendita e vivai, fatte salve le specifiche norme regionali”.

Nel pieno rispetto di tutte le disposizioni di sicurezza i vivai continuano a lavorare per garantire la massima qualità ma si stanno organizzando anche per fare consegne a domicilio, con contatti per telefono o mail. “Il nostro invito è quello di mettere fiori e piante nei propri giardini, orti e balconi come segno benaugurante della Pasqua che segna il momento del risveglio con la mobilitazione #balconifioriti”, hanno continuato il Presidente Bianco e il Direttore Rampazzo.

La necessità di passare il tempo fra le mura domestiche ha spinto al ritorno della cucina casalinga fai da te con la riscoperta di ricette e i dolci della tradizione, un’attività tornata ad essere gratificante nelle famiglie, come antidoto alle tensioni e allo stress provocate dalla pandemia: per trovare nuove idee e suggerimenti i cuochi contadini di Terranostra hanno creato una serie di tutorial e corsi on line sul sito www.campagnamica.it dove vengono spiegati trucchi e segreti della tradizione contadina.

Nelle ultime cinque settimane sono raddoppiati gli acquisti di farina (+100%) e lievito di birra (+73%), ma l’aumento è stato del 43% anche per lo zucchero e del 40% per le uova che sono quest’anno le vere star della settimana della cucina delle feste, a fronte di un crollo del 30-40% per quelle confezionate al cioccolato. 

Una tendenza che si accentua con l’avvicinarsi della Settimana Santa durante la quale saranno ben oltre 400 milioni le uova “ruspanti” consumate secondo tradizione sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate o utilizzate in ricette tradizionali o in prodotti industriali e artigianali, una componente fondamentale nella maggioranza dei dolci tipici regionali, usate come ingrediente ma anche come decorazione.

Molte le iniziative anche per aiutare chi si trova in difficoltà. “Ad Alessandria i produttori di Campagna Amica ogni giorno portano prodotti freschi di stagione alla mensa francescana dei Padri Cappuccini di via Gramsci. – hanno aggiunto Bianco e Rampazzo – tutti possiamo contribuire a questo progetto con la Spesa Sospesa realizzata in collaborazione con il Mercato Coperto di Campagna Amica di via Guasco. Con un’offerta libera facendo gli acquisti si può lasciare qualcosa per i bisognosi. Abbiamo scelto il ristoro dei Padri Cappuccini perché rappresentano sul territorio un importante punto di riferimento. Grazie, quindi, a tutti coloro che si uniranno a noi in questa iniziativa di solidarietà”.

 

VARESE, SVILUPPO DELL’AGRICOLTURA MONTANA: QUASI 90 MILA EURO DALLA REGIONE    

“È positivo lo stanziamento di quasi 90 mila euro da parte della Regione Lombardia a sostegno dell’agricoltura montana in provincia di Varese”. Lo rimarca il presidente della Coldiretti provinciale Fernando Fiori, a commento dell’annuncio di ripartizione dei contributi relativi a progetti legati all’agricoltura in area montana. Essi fanno parte di uno stanziamento regionale di due milioni: l’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi ha rimarcato che “il rilancio economico della Lombardia sarà garantito anche dalla qualità, dalla distintività e dalla sicurezza dei nostri prodotti agroalimentari” e, come rileva il presidente Fiori, “il comparto agricolo montano ha, in questo, un ruolo determinante, proprio per la peculiarità di produzioni fortemente radicate nell’attività zootecnica e agrosilvopastorale. Bene anche il richiamo a nuove strategie turistico-promozionali, sia in vista delle olimpiadi invernali del 2026, sia per un immediato rilancio del territorio dopo le settimane di emergenza che stiamo vivendo”.

All’economia agricola montana, rimarca Fiori, servono infrastrutture e logistica, serve una traiettoria di prospettiva per i giovani imprenditori che scelgono di restare in montagna a “fare agricoltura” e “fare allevamento” garantendo sviluppo e presidio del territorio”.

In provincia di Varese operano circa 300 imprese in ambito montano. Le produzioni sono diverse, ovviamente è presente quella lattiero-casearia radicata ovunque: marcata anche la presenza dell’allevamento ovicaprino, tra cui si rintracciano razze in via di estinzione come la Verzaschese.

I nuovi stanziamenti della Regione destinano in tutto, per la provincia di Varese, in tutto, 89.168,08 euro, ripartiti tra Piambello (46.477,23 euro) e Valli del Verbano (42.690,85 euro).

 

ASTI, COLDIRETTI HA PRESENTATO AL GOVERNO IL “PIANO MARSHALL” PER AGRICOLTURA

Presentato al Governo e a tutte le forze politiche il “piano Marshall”, messo a punto da Coldiretti per l’agricoltura italiana. “L’agricoltura italiana – spiega il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità poiché l’emergenza Covid 19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità. Un evento di dimensioni epiche come quello che sta vivendo il mondo intero non può essere affrontato con interventi normali. L’Unione europea non può restare indietro, quindi, è necessario attivare un fondo crisi al di fuori del bilancio agricolo. Come abbiamo segnalato in questo periodo, diversi comparti dell’agricoltura anche nell’Astigiano sono in sofferenza: dal vitivinicolo al florovivaismo, dal lattiero-caseario alle speculazioni che si registrano nel comparto carne fino all’agriturismo. Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, devono essere sostenute sul piano economico e sociale”.

A livello nazionale ci sono, per esempio, circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti. Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Nei mesi scorsi Coldiretti ha denunciato i ritardi di molte regioni che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020.

“Per questo chiediamo un atto di coraggio: se veramente vogliamo cambiare registro – precisa il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – questa è l’occasione giusta per sostenere l’agricoltura, sia per i cittadini e che per il sistema Paese nel suo complesso che, mai come in questo momento, sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente. L’articolato progetto elaborato da Coldiretti parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura, individuando una gamma di misure dove è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari. Si va da un pagamento diretto aggiuntivo ed eccezionale fino a 1000 euro ad ettaro per le imprese con un tetto di 50.000 euro detratto il costo del lavoro e che comporterebbe un costo di 5,5 miliardi. Un’altra misura di carattere assicurativo per il ristoro dei danni causati dagli eventi climatici avversi che hanno penalizzato le aziende nelle annate 2019- 2020. Il costo stimato dell’operazione è di circa un miliardo. Priorità poi ai giovani già insediati negli ultimi tre anni che rischiano di perdere gli aiuti. Per gli under 41 si propone l’abbassamento della quota di cofinanziamento sugli investimenti del 20/30%. E poi, ancora interventi supplementari per il benessere animale per promuovere le migliori condizioni con un impegno finanziario indicativo di 500 milioni e voucher per gli agriturismi rimasti vuoti”.

 

FERRARA, CORONAVIRUS: CONTRO LA FAME “LA SPESA SOSPESA DEL CONTADINO”

Per aiutare a combattere le nuove povertà e affrontare la crescente emergenza alimentare, direttamente dagli agricoltori di Campagna Amica arriva l’iniziativa “Spesa sospesa del contadino a domicilio”. Lo annuncia la Coldiretti nel sottolineare che i cittadini che ricevono la spesa a casa attraverso le fattorie di Campagna Amica in tutto il territorio, possono decidere di donare un pacco alimentare alle famiglie più bisognose sul modello dell’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo. In questo caso si tratta però di frutta, verdura, farina, formaggi, salumi o altri generi alimentare Made in Italy, di qualità e a km zero che gli agricoltori di Campagna Amica andranno a consegnare alle famiglie bisognose in accordo con i Comuni. Iniziative di aiuto anche con modalità diversificate sono diffuse lungo tutta la Penisola.

Inoltre è possibile fare una donazione tramite bonifico e Campagna Amica provvederà con quei soldi ad acquistare presso i suoi agricoltori dei prodotti di qualità che saranno consegnati gratuitamente alle famiglie più bisognose. Al momento della donazione, sarà fondamentale indicare nella causale, oltre a Spesa Sospesa Campagna Amica, anche il nome, cognome e indirizzo comprensivo del comune di residenza e della provincia dove far arrivare la spesa. IBAN: IT43V0200805364000030087695

Si tratta di una azione di grande responsabilità dell’agricoltura italiana in una situazione in cui le misure restrittive per contenere il contagio e la perdita di opportunità di lavoro, anche occasionale, hanno aggravato la situazione e aumentato il numero dei quasi 2,7 milioni di persone che in Italia  sono costrette a chiedere aiuto per il cibo con la distribuzione di pacchi alimentari o nelle mense, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Relazione annuale Fead del giugno 2019.  Ad essere in difficoltà – conclude la Coldiretti – sono tra le categorie più deboli quasi 113mila senza fissa dimora, oltre 225mila anziani sopra i 65 anni, e 455mila bambini di età inferiore ai 15 anni che ricevono aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead.

Siamo anche al lavoro per indirizzare gli aiuti in generi alimentari delle nostre aziende per i più bisognosi assistiti da Caritas e Comuni, ai quali diversi nostri associati faranno pervenire riso, pasta, frutta e ortaggi.Un servizio che si aggiunge a quello della consegna a domicilio dei prodotti agricoli, che ha visto un incremento di oltre il 90% nell’ultimo mese, con migliaia di famiglie in Emilia-Romagna che possono continuare a fare una spesa di qualità in questo momento in cui i mercati contadini sono sospesi, alimentandosi correttamente con prodotti freschi del territorio e contribuendo all’occupazione ed all’economia locale.

I riferimenti delle aziende che effettuano la consegna a domicilio sono sul sito www.ferrara.coldiretti.it e sulla pagina Face Book di Campagna Amica Ferrara.

 

TORINO, IL CORONAVIRUS HA BLOCCATO ANCHE I LAVORI FORESTALI

Si è celebrata la Giornata internazionale delle foreste, segnata dall’emergenza sanitaria in atto. «Dai decreti governativi legati al coronavirus è arrivato anche lo stop ai lavori forestali – spiega Sergio Barone, vice presidente di Coldiretti Torino -. A livello nazionale Federforeste ha chiesto di inserire le attività forestali tra quelle agricole, rendendo così possibile poter continuare a lavorare». Sergio Barone, aggiunge: «La filiera legno del Piemonte vive un momento tutt’altro che favorevole. Il mercato è totalmente bloccato perché l’industria di trasformazione si è fermata. Il Piemonte fornisce all’intero Paese legname da opera di buona qualità, soprattutto essenze forti, dal noce al castagno alla quercia. E’ fortemente rallentata anche la filiera legno legata al pioppo, impiegato nella costruzione delle cassette per ortaggi e frutta, utilizzate specialmente nel Sud Italia». «Quello che vorrei rimarcare – chiude Sergio Barone – è che non si capisce perché sia stato imposto lo stop alle attività forestali che, in prevalenza, si svolgono in boschi e foreste, dove c’è poca gente in giro e le possibilità di veicolare il coronavirus mi sembrano davvero molto, molto basse».

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, aggiunge: «A marzo i cantieri forestali sono stati chiusi. Non possiamo dimenticare l’importanza che la filiera legno riveste per il Piemonte. L’attuale periodo di sospensione all’attività, infatti, rischia di generare, in termini produttivi ed economici, una ricaduta negativa non solo rispetto all’immediato, ma anche in riferimento alla prossima stagione termica. Riteniamo sia importante creare le condizioni affinché, superata la fase emergenziale, le imprese forestali possano usufruire di un allungamento della stagione di taglio. La produzione, a livello locale, di legna da ardere e cippato rientrano tra le attività essenziali e rappresentano una risorsa che merita la giusta attenzione, anche al fine di evitare un incremento della quota di materiale di importazione». In Piemonte vivono un miliardo di alberi e sono presenti 52 specie arboree e 40 specie arbustive. Il Piemonte, a livello nazionale, conta la più ampia superficie forestale arborea con un milione di ettari.

Fabrizio Galliati chiude: «I boschi, gestiti in modo sostenibile, assolvono funzioni importanti per la società, come la prevenzione degli incendi, delle frane e delle alluvioni. Grazie al lavoro e alla presenza costante delle nostre aziende agro-forestali, è possibile preservare i territori dall’abbandono, svolgendo un insostituibile presidio rispetto all’assetto idro-geologico e mantenere un patrimonio naturale che ha una valenza turistica e ambientale».

 

CUNEO, CINGHIALI SENZA FRENI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Con l’emergenza Coronavirus salgono ad oltre 2 milioni i cinghiali che, lungo tutta la Penisola, circolano senza freni per campagne e città, danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza delle famiglie anche nelle poche occasioni in cui è permesso uscire di casa. È l’allarme lanciato da Coldiretti in riferimento alla moltiplicazione degli avvistamenti di cinghiali e animali selvatici che, con strade e città vuote, si muovono ancora più indisturbati.

Nella Granda lo stop alla caccia di selezione, nelle settimane di emergenza sanitaria, rischia di aprire un’annata particolarmente difficile per i danni alle coltivazioni che, per ora, si registrano prevalentemente nelle zone montane. “La proliferazione senza freni dei cinghiali – dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – sta mettendo a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali e di aree ad elevato pregio naturalistico, oltre a mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Gli incidenti stradali causati dai selvatici sono in diminuzione solo perché, al momento, con le restrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus, circolano meno persone, ma non appena si tornerà ai soliti ritmi saranno necessarie misure straordinarie da mettere in campo urgentemente”.

Non dimentichiamo che in Provincia di Cuneo ogni anno vengono dichiarati in media 200 incidenti stradali causati da cinghiali, ma con la tendenza ad aumentare.

Ingenti anche i danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica nella Granda che – secondo gli ultimi dati disponibili, resi noti nel Piano provinciale per il controllo della specie cinghiale – ammontano nel 2017 ad oltre 723.000 euro, di cui 454.000 (ossia il 63%) imputabile a cinghiali. Un’incidenza che mostra un trend in crescita negli ultimi anni.  Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

ALESSANDRIA, SETTORE VITIVINICOLO, PERDITE DAL 60 AL 70%, STOP SPECULAZIONE

Settimane dure per il comparto vitivinicolo alessandrino. Bloccato il commercio di vino a causa delle limitazioni imposte per il contenimento del contagio, con il numero in continua crescita di bottiglie rimaste ferme in cantina a cui va aggiunta la chiusura di bar, ristoranti e alberghi.

“Come vari comparti della nostra agricoltura, non mancano i primi segnali di speculazioni sul vitivinicolo – afferma Mauro Bianco Presidente di Coldiretti Alessandria – con prezzi e consumi in aumento, soprattutto nella GDO, in questo momento delicato in cui a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i paesi stranieri. Dalle prime stime che abbiamo effettuato le perdite vanno dal 60 al 70% per il comparto Made in Piemonte. La provincia di Alessandria rappresenta una parte vitivinicola importante all’interno del Piemonte, le cui produzioni sono apprezzate oltre i confini nazionali proprio per l’elevata qualità che ha permesso di conquistare sempre più anche i palati stranieri”.

“Per prevenire il collasso del settore, oltre al piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia” – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere il vino piemontese di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario e internazionale”.

 

FIRENZE, SOLIDARIETÀ: CIBO DAI PRODUTTORI DI CAMPAGNA AMICA ALLE MENSE CARITAS

Continuano le iniziative di solidarietà dei produttori della rete Coldiretti Campagna Amica. A Firenze, tramite la Caritas, dalle aziende agricole del territorio arrivano alle persone più bisognose cibo ed ingredienti di prima qualità: dal farro, all’olio extravergine bio, alla pasta toscana.

“In questa fase di emergenza assoluta è indispensabile dare il nostro contributo, per aiutare a combattere la crescente emergenza alimentare che tocca non poche famiglie -dichiara Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Firenze-Prato-. I nostri produttori hanno risposto con tanta generosità all’iniziativa di Coldiretti che ha carattere nazionale. Un impegno che continuerà, in collaborazione con la Caritas Diocesana”. La Caritas fiorentina utilizza i prodotti nelle mense o per confezionare i pacchi famiglia che distribuisce.

Olio extravergine bio, confezioni di farro e porri sono già stati consegnati (vedi foto) e presto, grazie alle generosità di altri produttori arriveranno carne, farina, e tante verdure di stagione, legumi, formaggio. Le prime aziende a donare sono state: azienda Mauro Baglioni di Firenze, azienda Bellavista di Sesto Fiorentino, società agricola Vaianino, agriturismo di Gambassi Terme, Coop Agricola Firenzuola del Mugello, azienda Andrea Capasso di Empoli, l’azienda agricola Stefano Pizzolato di Certaldo. Quest’ultima ha realizzato un’etichetta ad hoc “Io aiuto, tu aiuti, noi aiutiamo” per il suo vino. Il ricavato dalle vendite sarà utilizzato per l’acquisto prodotti da consegnare alle famiglie bisognose.

“Per aiutare a combattere la nuova crisi alimentare anche nel nostro territorio –spiega Ciampoli-, all’aiuto diretto, abbiamo aggiunto l’iniziativa ‘Spesa sospesa del contadino a domicilio’ che mutua l’usanza campana del ‘caffè sospeso’, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo e che non ha i mezzi per saldare il conto. In questo caso i cittadini che ricevono la spesa a casa attraverso i produttori Campagna Amica possono decidere di donare un pacco alimentare a chi ha più bisogno”. Su www.campagnamica.it l’elenco delle aziende che effettuano il servizio di consegna a domicilio o che hanno il punto vendita in azienda.

 

VERCELLI–BIELLA, CORONAVIRUS: SOS CINGHIALI CON LO STOP DEGLI ABBATTIMENTI

Durante il lockdown per l’emergenza Coronavirus si stanno moltiplicano gli avvistamenti di cinghiali che sempre più spesso si spingono nei centri abitati e stanno aumentando i danni alle colture anche nelle province di Vercelli e di Biella. Lo denuncia Coldiretti evidenziando che salgono a oltre due milioni i cinghiali che circolano senza freni per campagne e città danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza delle famiglie anche nelle poche occasioni in cui è permesso uscire di casa.

In Piemonte con lo stop alla caccia di selezione  e con meno persone a presidiare i territori, i cinghiali stanno invadendo le campagne da nord a sud della regione. “Anche nelle nostre province sono stati rilevati danni e gli animali si sono spinti vicino alle cascine. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale.  Purtroppo questo sarebbe anche sarebbe stato il periodo giusto, con la vegetazione ancora ridotta, per lavorare al controllo della loro proliferazione”, spiega Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli – Biella. ”Come Coldiretti Vercelli – Biella abbiamo inviato pochi giorni fa un sollecito alle prefetture per richiedere la riapertura dei piani di contenimento, così come abbiamo chiesto ai settori caccia delle province di continuare l’attività di controllo. Ricordiamo anche che gli incidenti stradali sono diminuiti solo perché, al momento, con le disposizioni che dobbiamo seguire, circola meno gente, ma non appena si tornerà ai soliti ritmi il rischio sarà alto. Saranno necessarie, quindi, misure straordinarie da mettere in campo urgentemente. Non dimentichiamo che in Piemonte negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare”.

 

Appuntamenti

           

PISTOIA: SPESA SOSPESA ANCHE AL MERCATO CAMPAGNA AMICA DI PISTOIA

Sabato 4 aprile

Spesa sospesa, anche al mercato Campagna Amica di Pistoia di sabato 4 aprile, in via dell’Annona dalle 8.30 alle 12.30.

Con tutte le precauzioni dettate dalle disposizioni in vigore a causa dall’emergenza coronavirus, i pistoiesi possono acquistare carne, ortofrutta, agrumi, formaggi a filiera corta e dare una mano alle famiglie in difficoltà.

Per aiutare a combattere le nuove povertà e affrontare la crescente emergenza alimentare provocata dalla pandemia di Covid-19, gli agricoltori della rete Coldiretti Campagna Amica hanno attivato l’iniziativa ‘spesa sospesa’. Per aiutare chi ha più bisogno, chi andrà a fare la spesa potrà comprare prodotti che saranno consegnati tramite le associazioni di volontariato, oppure lasciare un’offerta che servirà all’acquisto di generi alimentari del territorio.

L’iniziativa ‘spesa sospesa’ ha carattere nazionale. La rete Campagna Amica dona direttamente prodotti e offre la possibilità di donare a tutti i cittadini. Domani 4 aprile, a fine mercato, sarà la Caritas di Pistoia che provvederà a ritirare il frutto della generosità dei pistoiesi.

Sia nei mercati, sia a domicilio in occasione della consegna della spesa: vista la difficoltà a muoversi, infatti, anche a Pistoia diversi agricoltori si sono organizzati per portare i loro prodotti a casa dei consumatori.

 

PALERMO: CORONAVIRUS, LA SPESA SOSPESA CAMPAGNA AMICA

Sabato 4 aprile

Domani, sabato 4 aprile, alle 11.30, Coldiretti Palermo donerà alla missione Speranza e Carità di Biagio Conte la “spesa sospesa”  dei produttori Campagna Amica. Si tratta di un’iniziativa nazionale che vede anche la Sicilia in prima fila  nell’offerta   di cibo di qualità. Farina, ortofrutta, formaggi, miele  sono alcuni dei prodotti che saranno portati nella sede di Via Tiro a Segno dalla presidente Valentina Dara Guccione.

“E’ importante che in questo momento la solidarietà abbracci tutti anche con prodotti come quelli dei nostri agricoltori  – sottolinea Valentina Dara Guccione – perché mangiare bene, in modo sano, in modo genuino, è un diritto. Questo il messaggio che vogliamo condividere e che  ci rende orgogliosi di contribuire ad alleviare alcuni problemi di chi in questo momento è solo”.

Per Riccardo Rossi, portavoce della Missione, “ogni gesto è prezioso e tutti insieme possiamo cambiare il mondo.  Per sconfiggere questa crisi economica dovuta al coronavirus, dobbiamo cooperare tutti: associazioni, imprese, mercati di vendita diretta, istituzioni, chiesa, persone di buona volontà. Questo tempo di Quaresima può e deve diventare momento di conversione per aiutarci l’uno con l’altro”.

 

PESARO URBINO: I BUONI PASTO DEL COMUNE ANCHE AI MERCATI DI CAMPAGNA AMICA

Sabato 4 aprile

A partire da domani, sabato 4 aprile, i mercati pesaresi di Campagna Amica (sabato in via Lombardia, giovedì in piazzale San Decenzio e venerdì allo Stadio Benelli) accetteranno i buoni pasto che il Comune ha iniziato a distribuire alle famiglie in precarie situazioni economiche a causa dell’emergenza Coronavirus. E per stare ulteriormente vicini ai bisogni della collettività gli agricoltori hanno deciso di applicare un plus di merce del 10% rispetto al valore effettivo del buono. Non è la sola iniziativa che vede gli agricoltori di Coldiretti Pesaro Urbino protagonisti in questo momento di difficoltà per tutti. Nei giorni scorsi è stata lanciata la “Spesa Sospesa a domicilio”, iniziativa che prende spunto dalla tradizione partenopea del caffè sospeso e che dà la possibilità a chi fa spesa di lasciare qualche euro in più da destinare ai meno abbienti. Secondo l’indagine Bes 2019 l’11,7% dei marchigiani era a rischio povertà anche prima del Coronavirus. Lo stesso report indica che quasi un marchigiano su quattro non ha persone su cui poter contare, mentre l’Istat ci ricorda che il 13,5% dei corregionali vive in condizioni di povertà e che questa percentuale è aumentata negli ultimi anni. Numeri che rischiano di aggravarsi a causa dell’emergenza Coronavirus con il conseguente blocco delle attività economiche per fronteggiare e limitare il contagio. Dunque, ecco la spesa sospesa. Oltre che presso i mercati di Pesaro e di Fano (mercoledì in via Avveduti e sabato in via Garibaldi (7.30 alle 13) sarà possibile donare direttamente da casa quando si riceve la spesa ordinata in una delle 17 aziende agricole che hanno attivato il servizio in provincia. A livello nazionale è stato attivato anche il conto della Fondazione Campagna Amica. Si può donare con bonifico all’iban  IT43V0200805364000030087695. Nella causale dovrà essere scritto: “Spesa Sospesa”, nome, cognome e indirizzo completo con il comune di residenza del donatore. Un segno di vicinanza alla cittadinanza che domani, sia ai mercati di Pesaro e di Fano, sarà omaggiata con un ramoscello di ulivo in vista della benedizione della Domenica delle Palme.