COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 25 febbraio 2021

25 Febbraio 2021
News La Forza del Territorio del 25 febbraio 2021

Primo piano

 

EMILIA ROMAGNA

POMODORO DA INDUSTRIA: PREZZO SOTTO LE ASPETTATIVE

Serve il Distretto del Cibo per coordinare azioni comuni e valorizzare l’intera filiera

Si è conclusa la trattativa fra produttori e industriali per il prezzo del pomodoro relativo alla campagna 2021; lo comunica Coldiretti Emilia Romagna, dopo che le parti si sono accordate per un prezzo di 92 €uro a tonnellata.

La chiusura della trattativa entro fine febbraio – commenta Coldiretti Emilia Romagna –  arriva oltre la data fissata dalle parti all’interno dell’Organizzazione Interprofessionale del Nord Italia con un prezzo in aumento rispetto all’anno precedente. Prezzo – che a parere di Coldiretti – avrebbe dovuto essere più remunerativo per i produttori, in considerazione dell’aumento dei consumi sia interni sia esteri e pone ancora una volta il tema della giusta redistribuzione del reddito all’ interno della filiera.

Positivo – continua Coldiretti – il miglioramento della “scaletta produttiva”, che ha portato per la “base cento” ad un abbassamento del grado brix da 4,90 a 4,85 e che di fatto porta ad un reale aumento di poco più di 1 €/t. sul prezzo concordato, arrivando così ad un accordo totale di 93 €/t.

Il contratto di fornitura per il pomodoro biologico, prevede un prezzo di 136 €./t.

Considerate le difficoltà nella raccolta del prodotto che si sono verificate nel 2020, Coldiretti ha sostenuto che fosse indispensabile programmare anche il periodo di trapianto delle piantine e la successiva raccolta del prodotto, in modo omogeneo su tutto l’arco della campagna di trasformazione, prevedendo un meccanismo di incentivazione economica per i raccolti tardivi.  Nell’accordo raggiunto è stato ulteriormente concordato un premio sul “pomodoro tardivo “che prevede un incremento di 0,75 €./t. al giorno sulle consegne dal 12/09 al 19/09 e 1 €. al gg dal 20/09 fino a raggiungere il valore complessivo massimo di 15 €/t.

“Per il futuro – dichiara il presidente regionale Nicola Bertinelli – non basterà più accordarsi solamente sulle quantità da produrre e da consegnare ma sarà fondamentale che tutta la filiera sia allineata in un progetto di valorizzazione del pomodoro coltivato in Italia. Oggi – prosegue Bertinelli – è indispensabile avere un approccio nuovo, sfruttando appieno quelle che sono le opportunità dei Distretti del Cibo, mettendo insieme imprese, cittadini, associazioni, istituzioni e università per ottenere una migliore collaborazione sulle azioni comuni, finalizzate a organizzare, sostenere, promuovere e valorizzare l’intera filiera che produce e trasforma un prodotto di altissima qualità in un territorio ben definito.

Un nuovo progetto che ponga le basi per il futuro di questo comparto, con la Coldiretti sempre pronta a dare il suo contributo per progetti veri, di valore, nell’interesse della filiera e del reddito degli agricoltori”.

 

Dal Territorio

 

ABRUZZO, VENDITA DIRETTA: AL VIA LA SEMPLIFICAZIONE

Si comunica che, a seguito delle proposte di Coldiretti, con DGR n. 78 del 22/02/2021 la Regione Abruzzo ha modificato la modulistica relativa alla comunicazione di vendita diretta da parte degli agricoltori con una notevole semplificazione della procedura tra cui l’eliminazione della richiesta di dati catastali e dei certificati di agibilità. Si tratta di un traguardo importante nell’ottica della sburocratizzazione ampiamente sollecitato dalle imprese agricole in seguito alla DGR 490/2020 con cui si approvava la modulistica unica standardizzata in materia sanitaria per la vendita diretta. “Una modifica fortemente voluta e da noi sollecitata – dice Coldiretti Abruzzo – ringraziamo pertanto la Regione per l’attenzione dimostrata che, in questo particolare momento di difficoltà, viene incontro alle esigenze di semplificazione delle imprese agricole rappresentando un tassello importante e di riferimento primo in Italia nel suo genere”.

La nuova delibera è visionabile al link https://www.regione.abruzzo.it/content/dgr-n-78-del-22022021

 

PUGLIA, COLDIRETTI E FORGREEN FIRMANO ACCORDO PER ENERGIA AGRICOLA A KM0

La firma dell’accordo consente di far crescere la prima comunità agro energetica 100% rinnovabile con il contributo essenziale della Puglia, una delle regioni più green d’Italia, dove sarà prodotta, raccolta e ridistribuita energia agricola a Km0. Ad affermarlo è il presidente della Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, in occasione della firma dell’intesa tra ForGreen SpA Società Benefit e Coldiretti Puglia.

In Puglia le imprese agricole socie della Coldiretti, con più di 700 impianti a fonte rinnovabile, per lo più fotovoltaici istallati sulle coperture dei fabbricati agricoli, producono energia rinnovabile soddisfacendo il bisogno annuo di oltre 15 mila famiglie, scongiurando l’immissione in atmosfera di circa 8 milioni di kg di CO2 equivalente ogni anno.

“Allo stato attuale sono coinvolti 189 produttori di energia agricola per un totale di 283 impianti superiori ai 20 KW. L’agricoltura pugliese è una risorsa strategica per avviare una nuova stagione di sviluppo economico e occupazionale. La nostra agricoltura è la più green d’Europa ed è all’avanguardia di un nuovo modello economico circolare in cui si produce valorizzando anche gli scarti con una evoluzione energetica che possa rappresentare una parte significativa degli sforzi per modernizzare e trasformare l’economia pugliese ed italiana. L’iniziativa, non è solo occasione per risparmiare sulla bolletta elettrica e condividere un’energia a km0, ma uno stimolo a tutto il Paese che questa nostra grande forza di Comunità diventi di tutti”, commenta il presidente Muraglia.

Coldiretti Puglia ritiene indispensabile il contributo del settore al percorso di transizione energetica della regione, orientato alla sostenibilità ambientale con la produzione di energia green, la tutela del suolo, dell’acqua e dell’aria e del corretto consumo energetico di matrice agricola, quale leva di competitività e nel contempo di presidio e salvaguardia dei territori, in particolare nelle aree più a rischio del Paese.

Per questo Coldiretti Puglia ritiene indispensabile promuovere e di?ondere la distintività delle produzioni e dei processi di trasformazione del cibo, la costituzione di filiere agroalimentari, anche attraverso un sostegno finanziario pubblico, a cui corrispondano tavoli tecnico-scientifici ad hoc per allineare il mondo della produzione alle nuove richieste di mercato, con l’innovazione di prodotto e di processo.

“Al via già la fornitura di energia agricola a Km0 presso 91 sedi della Coldiretti in Puglia con un percorso di valorizzazione della filiera energetica, dalla produzione al consumo – insiste Pietro Piccioni, direttore regionale – passando per la gestione amministrativa e tecnica degli impianti. L’economia circolare è un pilastro strategico nel percorso di decarbonizzazione delle nostre attività e per garantire un futuro di minori emissioni occorre condividere le nostre competenze nel settore dell’energia con tutti i principali attori dei sistemi economico e sociale, come il mondo agricolo”.

“ForGreen e Coldiretti Puglia hanno danno vita alla versione 2.0 del progetto” dichiara Vincenzo Scotti, Amministratore Delegato di ForGreen SpA Società Benefit. “Energia agricola a km 0 rappresenta un grande punto di svolta nel ruolo che l’energia può assumere all’interno di un modello che punta alla sostenibilità. Il suo innesto in questo territorio, dove è già presente e fortemente sentito lo sviluppo delle Comunità Energetiche, giocherà un ruolo strategico e avrà tutte le caratteristiche per affermarsi. Ringrazio Coldiretti Puglia per aver riconosciuto nel nostro modello uno strumento di collaborazione per fornire ai produttori di energia rinnovabile propri associati, l’insieme dei servizi che li aiuti a valorizzare al massimo la propria produzione diventando nodi strategici della comunità Energia agricola a km 0”.

“Energia Agricola a km0 nasce come contributo del settore agricolo alla lotta ai cambiamenti climatici – spiega Luca D’Apote, responsabile Servizio Energia dell’Area Economica di Coldiretti Nazionale – anticipando gli indirizzi del Piano nazionale integrato per l’energia ed il clima. Ha come finalità la crescita di una nuova cultura energetica che sensibilizzi le imprese agricole e i cittadini nella valorizzazione e utilizzo di energia verde prodotta localmente dalle imprese agricole. Persegue lo sviluppo di comunità energetiche traguardando l’attuazione delle direttive sul “mercato interno dell’energia elettrica” e “Red2” per coniugare i modelli di Comunità di cittadini e piccole imprese con le Comunità Rinnovabili”.

Si tratta infatti di un patto sociale in grado di offrire le migliori garanzie ai cittadini che hanno il diritto di essere protetti e di ricevere informazioni accurate sui prodotti che scelgono di acquistare, conoscendo, oltre al luogo di raccolta e trasformazione degli alimenti, l’origine degli ingredienti ed i metodi di produzione e lavorazione, anche le azioni di sostenibilità ambientali adottate dall’impresa agricola che produce i beni e della Comunità in cui opera.

 

LOMBARDIA, AGRICOLTURA; VOLTINI: “RIPARTIRE METTENDO AL CENTRO LE FILIERE”

“Ripartire dalle filiere, mettendo al centro la tracciabilità e la trasparenza per valorizzare le nostre produzioni, anche per consolidare i mercati esteri dove siamo già presenti e creare nuove opportunità per le nostre imprese che esportano”. Così il presidente di Coldiretti Lombardia Paolo Voltini, in occasione della presentazione dei dati sul comparto agricolo regionale. 

“All’estero c’è fame di Italia – spiega Paolo Voltini – dobbiamo essere capaci di valorizzare le nostre produzioni rendendole ancora più attrattive fuori dai confini nazionali, lavorando sulla promozione in un’ottica di sistema”.

“D’altra parte – continua Voltini – vanno potenziati i consumi interni dopo un anno segnato dalle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria. Ad esempio, la possibilità di apertura serale a cena vale l’80% del fatturato di ristoranti, pizzerie ed agriturismi. Sarebbe pertanto fondamentale consentire, esclusivamente ai locali che dimostrano di rispettare i rigidi requisiti previsti, l’apertura serale fino all’orario di inizio coprifuoco, anche alla luce delle importanti misure di sicurezza adottate”.

“Inoltre – prosegue il presidente di Coldiretti Lombardia – va diminuita la nostra dipendenza dall’estero riducendo l’importazione di materie prime e semilavorati, che vengono poi trasformati ed esportati come prodotto finito, spacciato come Made in Italy. Dobbiamo diventare sempre più autosufficienti in tutti i passaggi della filiera”.

“Tra le prossime sfide – conclude Voltini – c’è anche quella della nuova Politica Agricola Comune: vanno evitati ulteriori tagli e vanno riconosciuti gli sforzi in termini di sostenibilità e benessere animale che le nostre aziende hanno già fatto”.

 

TRENTO, NUOVE RESTRIZIONI A PASQUA SONO UN DANNO PER GLI AGRITURISMI

“Nuove misure restrittive nel periodo di Pasqua potrebbero mettere in ginocchio i nostri agriturismi già duramente colpiti dall’emergenza. Parlando di sicurezza è bene ricordare che i grandi spazi garantiti dal territorio del Trentino Alto Adige rappresentano un’opportunità per gli ospiti. L’agriturismo è un’attività che coniuga un’esperienza di immersione nella natura ad un basso pericolo di assembramento, garantendo il distanziamento e la sicurezza”.

Così il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi in riferimento all’annuncio del Ministro della Salute Roberto Speranza sull’entrata in vigore del nuovo DPCM dal 6 marzo al 6 aprile.

Da una analisi Coldiretti/Ixe’emerge che l’attesa per le nuove misure restrittive ferma i programmi di viaggio di un italiano su tre (32%) per vacanze, gite fuori porta o visite a parenti e amici durante la ricorrenza prima dell’emergenza Covid.

“Una decisione pesante per la mobilità –continua Barbacovi- che riguarda anche il primo lungo weekend primaverile di festa che rappresenta anche l’occasione per le consuete gite fuori porta di Pasqua e Pasquetta. Un appuntamento importante che segna tradizionalmente l’inizio della stagione per molti dei nostri agriturismi. A rischio c’è un sistema di servizi, ospitalità e agri ristorazione. Malghe e agriturismi sono situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto. Si tratta dei luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”.

Coldiretti sottolinea come la pandemia abbia portato alla riscoperta anche del turismo di prossimità, vicino casa, all’interno della propria regione di residenza. Tale fenomeno è favorito anche dalla diffusione capillare dei piccoli comuni che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali.

Una opportunità per rivitalizzare le aree interne valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali ma anche per promuovere nuovi flussi demografici nelle campagne offrendo bellezza del paesaggio, tradizioni e cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente lontani dall’ansia da pandemia nelle città.

 

LIGURIA, COVID: APERTURA RISTORANTI ATTESA DA 41% ITALIANI

Oltre 4 italiani su 10 (41%) considerano la riapertura dei ristoranti una priorità seconda solo alla ripartenza della scuola. È necessario fare tutto il possibile per ripartire, sempre in totale sicurezza e non danneggiare ulteriormente, con aperture e chiusure a singhiozzo, agriturismi, ittiturismi, ristoranti, bar pizzerie e trattorie liguri.

E’ come commenta Coldiretti Liguria l’annuncio del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli che ha sottolineato che “attraverso il Cts, comitato tecnico scientifico del ministero della Salute, stiamo lavorando a protocollo per consentire alla ristorazione la ripartenza”.

“Un anno di aperture e chiusure continue – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – ha di fatto messo in ginocchio l’intera filiera dei consumo fuori casa che vale 1/3 della spesa alimentare degli italiani per un importo annuale di 85 miliardi a livello nazionale nei 360mila tra bar, mense, agriturismi, ittiturismi e ristoranti. Alla luce dell’avanzare della campagna di vaccinazione sarebbe importante, anche nella nostra regione, consentire l’apertura continuativa delle strutture, sempre rispettando tutte le misure di sicurezza. Siamo i primi a ritenere la salute dei cittadini la cosa più importante, ma continuare ad accanirsi su strutture che fanno tutto il possibile per garantire il distanziamento sociale, peraltro facilmente dimostrabile, e seguono le norme alla lettera, porta solo a perdite economiche considerevoli.  In gioco c’è la sopravvivenza del settore della ristorazione e di tutte le filiere ad essa collegate, dal momento che gli effetti si sono fatti sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità, che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Nei locali della ristorazione, compresi i nostri agriturismi ed ittiturismi sono state adottate importanti misure di sicurezza, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso. Bisogna ripartire e farlo nella maniera più sicura, ma allo stesso tempo, più veloce possibile per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy”.

 

VENETO, FOTOVOLTAICO, KM0 E DEFLUSSO ECOLOGICO: INCONTRO CON PRESIDENTE ANCI

Coldiretti ha condiviso con il presidente dell’Anci Veneto, Mario Conte, alcuni pilastri legislativi che interessano l’agricoltura. A margine dell’incontro tra i dirigenti e l’Assessore Federico Caner, dove è stata illustrata la centralità del settore e la strategicità del cibo di provenienza locale, sano e al prezzo giusto, il Vicepresidente Carlo Salvan e il direttore della federazione Tino Arosio hanno illustrato al numero uno dei comuni veneti alcune proposte normative presentate all’amministrazione regionale. Prima tra tutte la proposta di legge già presentata al Presidente Luca Zaia che regola il fotovoltaico a terra per impedire lo sviluppo di progetti di parchi fotovoltaici che stanno compromettendo territorio, paesaggio, produzione agricola e occupazione, escludendone la realizzazione su tutte le aree agricole, limitandola a piccoli impianti in terreni residuali o zone già compromesse.  L’incontro convocato su piattaforma web è stato occasione anche per presentare altre iniziative come la revisione della legge regionale del Km Zero sollecitata dallo stesso Governatore per guidare la predisposizione degli appalti pubblici che valorizzino la presenza delle tipicità nelle mense scolastiche.

“Ringraziamo Mario Conte per l’attenzione e la disponibilità dimostrateci su questioni strategiche per lo sviluppo del settore e del territorio intero – dichiara Carlo Salvan sottolineando che il Presidente di Anci Veneto si è riservato di approfondire i temi illustrati”.

 

BRESCIA, GAS SERRA: l’ISPRA SCAGIONA STALLE E ALLEVAMENTI

La riduzione del 9.8% di gas serra a livello nazionale durante l’anno di chiusura della pandemia, evidenzia chiaramente come stalle e allevamenti non siano i veri responsabili dell’inquinamento del nostro pianeta. Il dato ISPRA – racconta Coldiretti Brescia – viene rilevato da un confronto tra il 2019 e il 2020 periodo in cui le attività industriali e il traffico sono stati bloccati dalle misure restrittive legate all’emergenza sanitaria da Covid, mentre gli allevamenti italiani hanno continuato a lavorare regolarmente a pieno regime.

Coldiretti Brescia sottolinea che i dati ISPRA sull’andamento dell’inquinamento nell’anno del Covid, confermano la causa principale nell’attività di industrie e trasporti. Le stalle al contrario sono alla base della nuova economia green con la produzione di letame e liquami indispensabili per fertilizzare i terreni in modo naturale e garantire all’Italia la leadership europea nel biologico e la produzione di energie rinnovabili come il biogas. La carne e il latte italiani nascono da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, con forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica.

In provincia di Brescia infatti gli impianti di biogas sono 86 in attività e ben 42 in fase di costruzione. La Lombardia, con 451 impianti operativi copre il 30% della produzione di energia totale italiana da biogas, mentre Brescia produce il 20 % della produzione Lombarda. L’impegno dell’agricoltura a diventare sempre più green non è dimostrato solo dai primati produttivi sul fronte della qualità, delle coltivazioni biologiche e della valorizzazione del km zero, ma anche dal fatto che l’Italia è il quarto produttore mondiale di biogas con oltre duemila impianti di cui ben il 77% con residui di origine agricola, per un totale di oltre 1.440MW elettrici installati. 

Solo il 7% delle emissioni di gas serra in Italia – spiega Coldiretti Brescia – arrivano dall’agricoltura sulla base dei dati ISPRA dai quali si evidenzia che industria con il 44,7% e i trasporti con il 24,5% sono di gran lunga i maggiori responsabili.

 

PUGLIA, INCENDIATA ABITAZIONE RURALE: SERVE L’ESERCITO CONTRO CRIMINALITÀ

Vile atto di vergognosa e inaudita gravita stanotte ad Andria ai danni di una famiglia di agricoltori, con una banda criminale che, non essendo andato a buon fine il furto dei mezzi agricoli, ha dato fuoco all’abitazione, costringendoli a dormire all’addiaccio, con danni enormi al patrimonio in uno scenario psicologico drammatico. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia che invoca nuovamente l’intervento dell’Esercito Coldiretti Puglia, dopo l’ennesimo episodio che si è consumato nella notte nelle campagne di Andria, dove il fuoco appiccato nell’abitazione rurale per mano di criminali è stato sedato dai Vigili del Fuoco, con l’intervento congiunto di Carabinieri e Polizia dello Stato.

“Si tratta di atti intollerabili, dopo le rapine a mano armata e la morte di una donna aggredita in campagna, che la dicono lunga sulla necessità di alzare la guardia contro i continui fenomeni criminosi, acuitisi a causa dell’emergenza Covid che, con le limitazioni agli spostamenti, lascia le aree rurali ancora più isolate in un clima da far west. Stiamo cercando di fornire un modulo abitativo alla famiglia che stanotte ha dormito in auto”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Bari e BAT, Savino Muraglia.

“Le aziende hanno bisogno di sicurezza, perché la criminalità le costringe a vivere quotidianamente attanagliate in un clima di incertezza e paura. E’ necessaria l’attivazione di una cabina di regia tra i Ministeri delle Politiche Agricole, della Difesa e dell’Interno che coordini le attività delle forze dell’ordine, a cui va il nostro plauso, che va sostenuto dall’intervento dell’Esercito in alcune aree a forte rischio. L’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura di Coldiretti sta monitorando i fenomeni di criminalità nelle campagne attraverso le segnalazioni degli imprenditori agricoli e le denunce”, torna a chiedere il presidente Muraglia. “Nelle aree rurali i criminali stanno condizionando – insiste il presidente Muraglia – la vita quotidiana degli agricoltori, costretti a trasformarsi in vigilanti diurni e notturni. E’ a rischio la loro stessa incolumità. Il clima che si respira è di paura per imprenditori agricoli, stremati da furti quotidiani, che hanno perso la speranza e per timore e sfiducia non denunciano più gli episodi criminosi che sono costretti a vivere”.

“Serve una stretta anche al utile protocollo d’intesa siglato con la Prefettura della BAT ‘mille occhi sulle città e sulle campagne’ che vede un piano di collaborazione – conclude il presidente Muraglia – tra Istituti di Vigilanza privata, Guardie Campestri con le Forze di Polizia e la Polizia locale per fornire segnalazioni e informazioni a Questura, Carabinieri, ai CC Forestali e alle Procure”.

I reati contro il patrimonio, quali furto di mezzi agricoli (15%), abigeato (11%), furto di prodotti agricoli (13%), racket (9%), usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione, secondo i dati dell’Osservatorio, rappresentano la “porta di ingresso principale” della criminalità organizzata e spicciola nella vita dell’imprenditore e nella regolare conduzione aziendale, conclude Coldiretti Puglia.

 

VENEZIA, AGRITURISMO “ANTICHE MURA”: RACCONTO TRA STORIA E AGRICOLTURA

A pochi passi dal centro storico di Jesolo si trova l’agriturismo Antiche Mura in uno scenario alquanto originale: la proprietà è circondata dai resti delle Antiche Mura di una cattedrale romana, l’antica Cattedrale di Santa Maria che secondo gli storici, doveva essere la seconda più grande della zona, dopo la Basilica di San Marco a Venezia, di cui però restano solo la base quadrata dei campanili, il pavimento con un notevole mosaico a motivi floreali, l’angolo di una parete e pochi resti di cripta.

“Scelsi questo posto perché ci respiravo la storia, mi affascinava molto” – afferma il titolare dell’agriturismo Giorgio Dainese, Associato di Terranostra Campagna Amica Venezia – “nessuno voleva imbattersi nelle difficoltà di una zona vincolata dai beni culturali, ma io decisi che questo valore storico culturale avrebbe impreziosito il mio progetto.” Giorgio pur non provenendo dal mondo agricolo amava trascorrere le pause dalla stagione alberghiera a Jesolo, lavorando nell’ambito di aziende agricole in particolare per un vivaio a Padova. Nel 1994 decideva di mettere insieme l’esperienza maturata nel campo turistico con la passione per l’agricoltura e l’allevamento. Apre così L’agriturismo Antiche Mura dedicandosi in particolare all’allevamento di un animale poco comune, lo struzzo.

Ora ne ha circa 200 di struzzi. “Li seguo dalla nascita, dalla fase di incubazione delle uova alla produzione della carne” specifica Giorgio Dainese che ha dato vita ad una delle rare realtà di allevamento di struzzi presenti in Italia. “E’ un animale facile, che si alimenta di vegetali, non si ammala e dal quale si possono ricavare molteplici prodotti, dalla carne rossa, poco calorica e pregiata, alle uova utili per consumo alimentare o per realizzare della raffinata oggettistica, senza contare che si possono ottenere anche pellami di qualità” racconta Dainese. I clienti sono affezionati e vengono anche da fuori regione per assaporare i piatti realizzati con la carne di struzzo. “Ora, come tutte le realtà legate alla ristorazione e al turismo, stiamo cercando di far fronte a questo periodo senza dubbio difficile” sottolinea Dainese- “ma con la certezza che appena si potrà riprendere il lavoro a pieno ritmo, i clienti arriveranno, per godersi una giornata all’aria aperta, per vedere gli struzzi scorazzare liberi nell’ampia area a loro riservata, per assaggiare dei piatti unici e immergersi allo stesso tempo in un sito archeologico di grande importanza artistico culturale nel nostro territorio”. “Il ruolo delle aziende agrituristiche è molto importante perché rappresentano una vetrina della nostra agricoltura” conclude Tiziana Favaretto presidente di Terranostra Venezia “Ci sono realtà che abbiamo il piacere di raccontare dando testimonianza di chi ama la terra e ci ha investito, di chi sa coniugare ospitalità, ambiente, buona cucina, tradizioni locali con uno stretto legame tra natura e uno stile di vita sano”.

 

CUNEO, INQUINAMENTO: COLPA DI FABBRICHE E AUTO, BASTA FAKE NEWS SULLE STALLE

Il palese crollo dell’inquinamento riscontrato l’anno scorso durante il primo lockdown, per il blocco della circolazione delle auto e la limitata operatività delle fabbriche, mentre stalle e aziende agricole continuavano a lavorare per garantire i rifornimenti alimentari alle famiglie italiane, aveva già smentito una delle più diffuse fake news sull’impatto ambientale dell’allevamento. Oggi sono i dati scientifici a riconfermarlo. È quanto afferma Coldiretti in riferimento ai dati Ispra che evidenziano la consistente riduzione del 9,8% delle emissioni di gas serra a livello nazionale nell’anno della pandemia rispetto al 2019.

I veri responsabili dell’inquinamento sono le attività industriali e il traffico. Le restrizioni anti contagio hanno semi paralizzato fabbriche e spostamenti di camion e auto determinando un crollo dei livelli di biossido di azoto, un marcatore dell’inquinamento, come mostrato chiaramente dalle immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito da Commissione europea e Agenzia Spaziale Europea (ESA). Solo il 7% delle emissioni di gas serra arrivano dall’agricoltura sulla base dei dati Ispra dai quali si evidenzia che l’industria con il 44,7% e i trasporti con il 24,5% sono di gran lunga i maggiori responsabili.

“Gli ultimi dati Ispra sull’andamento dell’inquinamento nell’anno del Covid – evidenzia il Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo – confermano il ruolo principale di industrie e trasporti. La zootecnia è un settore che, al contrario, alimenta economie circolari con la produzione di letame e liquami indispensabili per fertilizzare i terreni e alla base dell’agricoltura biologica con l’Italia che detiene la leadership europea in termini di numero di aziende. La nostra carne ed il nostro latte nascono da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica”.

“Scegliere carne Made in Cuneo è importante non solo per una questione di qualità e sicurezza – sottolinea Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – ma anche perché significa sostenere un indotto e soprattutto persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado ambientale spesso da intere generazioni, anche in aree difficili”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

ALESSANDRIA, GAS SERRA: DATI ISPRA SCAGIONANO ZOOTECNIA

Il crollo delle emissioni dei gas serra nel 2020 conferma che i veri responsabili dell’inquinamento sono le attività industriali e il traffico che, infatti, sono stati bloccati dalle misure restrittive legate all’emergenza sanitaria da Covid mentre gli allevamenti italiani hanno continuato a lavorare a pieno regime.

E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria in riferimento ai dati Ispra che evidenziano la consistente riduzione del 9,8% delle emissioni di gas serra a livello nazionale nell’anno della pandemia rispetto al 2019.

Mentre stalle e aziende agricole hanno continuato a lavorare per garantire i rifornimenti alimentari alle famiglie, le restrizioni anti contagio hanno semi paralizzato fabbriche e spostamenti di camion e auto determinando un crollo dei livelli di biossido di azoto, un marcatore dell’inquinamento, come mostrato chiaramente dalle immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa).

Solo il 7% delle emissioni di gas serra in arrivano dall’agricoltura sulla base dei dati Ispra dai quali si evidenzia che industria con il 44,7% e i trasporti con il 24,5% sono di gran lunga i maggiori responsabili.

“Alessandria è una provincia a prevalenza cerealicola, conosciuta per i suoi vigneti, gli ettari coltivati a nocciole e poi frutta e verdura. Per quanto riguarda gli allevamenti i numeri diventano un po’ più piccoli anche se strategicamente importanti ma, in tempo di coronavirus, è fondamentale allargare i confini e sottolineare quanto siano infondate le notizie che spesso riguardano proprio le stalle, un settore che non hanno mai smesso di lavorare a pieno regime per garantire forniture di latte e carne – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. I dati Ispra sull’andamento dell’inquinamento nell’anno del Covid non fanno altro che confermare il ruolo principale di industrie e trasporti”. La zootecnia è un settore che, al contrario, alimenta economie circolari con la produzione di letame e liquami indispensabili per fertilizzare i terreni e alla base dell’agricoltura biologica con l’Italia che detiene la leadership europea in termini di numero di aziende.

“La nostra carne ed il nostro latte nascono da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. L’emergenza coronavirus ha fatto emergere tutta la centralità delle filiere nazionali di latte e carne, ma anche le speculazioni visto che continuano ad arrivare latte e carne dall’estero mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori. Per questo scegliere carne made in Alessandria significa anche sostenere un indotto e soprattutto persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado ambientale, anche in aree difficili.”

 

ASCOLI FERMO, FATTORIA DIDATTICA: OPPORTUNITÀ’ PER LE AZIENDE

Con 214 realtà le Marche sono al quinto posto nazionale per numero di fattorie didattiche presenti sul territorio. Un fenomeno importante nell’agricoltura moderna che vede aziende occupate oltre che nell’attività principale di produzione di prodotti agricoli o allevamenti zootecnici, anche in servizi secondari e iniziative collaterali anche maggiormente apprezzati ora che, in tempo di Covid, la domanda di ampi spazi e sicurezza è cresciuta. Al netto della pandemia, la Fattoria Didattica rappresenta un’ottima opportunità per le aziende agricole. Proprio per questo Coldiretti Ascoli Fermo propone di frequente corsi di formazione dedicati a queste realtà. L’ultimo, otto incontri per un totale di 32 ore, ha preso il via da pochi giorni ed è stato organizzato nell’ambito del Psr in collaborazione con Impresa Verde Marche. “Il corso – spiegano da Coldiretti AP-FM – è rivolto alle aziende agricole che desiderano potenziare la loro offerta verso consumatori e cittadini mettendo loro a disposizione gli spazi incontaminati delle fattorie e la loro esperienza in tema di coltivazione, allevamento, cibo, alimentazione, biodiversità, stagionalità, ambiente, territorio. Insomma, il contadino può diventare un eccellente educatore e dedicarsi a far vivere la campagna a chi ne ha piacere con esperienze e percorsi alternativi. Un’opportunità nuova da offrire a chi vorrà trascorrere qualche ora all’aria aperta alla scoperta del mondo rurale che, specialmente in questo periodo pandemico, può rappresentare per molti una valida occasione di evasione con la possibilità di degustare i prodotti agricoli di qualità direttamente sul luogo di origine”. Al corso stanno partecipando sei titolari di agriturismo. Ad evidenziare in concreto il dato che vede una fattoria didattica su tre si abbinarsi ad aziende già impegnate nella ristorazione o nell’accoglienza, secondo un’analisi di Coldiretti Ascoli Fermo su dati Ismea. Corso apprezzato anche da chi si occupa già di vendita diretta. Tra i partecipanti ci sono anche otto agricoltori già presenti al Mercato di Campagna Amica Città di Ascoli Piceno. Per loro l’occasione di affinare l’approccio con il pubblico promuovendo al meglio il consumo dei cibi locali e stagionali. Significativa la partecipazione alla didattica di Francesco Fortuni, Presidente dell’Associazione Agrimercati Ascoli Fermo che gestisce nelle due province l’attività dei Mercati di Campagna Amica e di Ascenzio Santini, Presidente dell’Associazione Terranostra Ascoli Fermo che invece rappresenta gli agriturismi che sono uno dei settori che maggiormente stanno risentendo degli effetti devastanti dei lockdown con il turismo ai minimi storici. Ma “la campagna non si ferma” e ogni agricoltore è consapevole della responsabilità del suo ruolo nel garantire sempre e nonostante tutto non un cibo qualsiasi ma un cibo sincero di qualità e al termine del corso, previsto a metà marzo, potrà anche dimostrare, aprendo le porte della sua azienda, il lavoro che si cela dietro la produzione di tante bontà. Il corso sulle Fattorie Didattiche rientra nel programma di formazione professionale che Coldiretti, a livello regionale e provinciale, porta avanti per i propri soci per sostenere le imprese, renderle più forti e competitive per affrontare i mercat

 

ALESSANDRIA, CIBO DA RIDER PER 4 SU 10: NECESSARIA ATTENZIONE ALLA QUALITÀ

Il boom registrato nell’ultimo anno con la consegna dei pasti a domicilio grazie ai rider in azione sul territorio alessandrino interessa quasi quattro consumatori su dieci (37%) che hanno ordinato dal telefono o dal proprio personal computer pizza, piatti etnici o veri e propri cibi gourmet durante l’anno.

E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Censis sul food delivery in riferimento all’obbligo di assunzione come “lavoratori coordinati e continuativi” per gli addetti alle consegne di Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo.

“Cambiano le abitudini e anche in provincia di Alessandria si impenna il settore della food delivery diventato un importante business – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Il boom del cibo a domicilio ha portato a un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari”.

Non a caso quattro consumatori su dieci (38,1%) che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders.

“Ma oltre alle condizioni dei lavoratori, sono diversi gli aspetti del food delivery che andrebbero cambiati a giudizio di chi fa ricorso a questo tipo di piattaforme – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Il 28% di chi riceve il cibo a casa richiama l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo, ma c’è anche un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali”.

In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qualità ma con l’esplosione della pandemia Covid si è aggiunta anche la ricerca di maggiore sicurezza rimanendo tra le mura domestiche. A facilitare il ricorso al food delivery c’è il fatto che i tempi di consegna sono in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti ma è anche possibile stabilire una fascia oraria precisa, mentre per quanto riguarda il pagamento è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti.

“Il successo del food delivery porta con sé la necessità di assicurare a tutti coloro che utilizzano le piattaforme una sempre maggiore qualità e sicurezza di quel che si vedono recapitare a casa – concludono Bianco e Rampazzo -. La sfida è anche quella di qualificare ulteriormente il servizio puntando sulla trasparenza dell’origine e sull’uso di prodotti tipici locali, incontrando la domanda di quella maggioranza di consumatori che indica l’italianità, la tracciabilità e il km zero come i tre requisiti principali che regolano le scelte di acquisto”.

 

RAVENNA, COVID: CON PASQUA BLINDATA TURISMO AZZERATO

La possibilità di rimanere aperti durante il weekend vale in questo momento l’80% del fatturato settimanale degli agriturismi duramente provati dalle chiusure forzate che travolgono a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy, con vino e cibi invenduti per un valore stimato in 11,5 miliardi nell’ultimo anno.

E’ quanto afferma Coldiretti Ravenna nel commentare positivamente lo slittamento delle nuove eventuali misure di chiusura non più dalla domenica, ma dal lunedì successivo annunciato dal Ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, nell’incontro con le Regioni. Una novità importante – sottolinea Coldiretti – in attesa del prossimo Dpcm che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo 6 marzo e da cui dipende anche il destino del ponte di Pasqua, appuntamento che segna tradizionalmente l’inizio della stagione per molti dei nostri agriturismi già duramente colpiti dall’emergenza Covid con perdite di fatturato superiori anche al 70%.

Gli agriturismi, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – sottolinea Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. “Le nostre aziende – spiega Stefano Gardi, Presidente provinciale di Terranostra, l’associazione degli agriturismi di qualità Coldiretti, sono situate in aperta campagna nella massima sicurezza, rispettano tutte le prescrizioni sanitarie e come ulteriore impegno a garanzia di tutti abbiamo anche creato un vademecum interno per rafforzare le misure anti contagio. L’agriturismo – sottolinea Gardi – è casa nostra e la sicurezza è quella che vogliamo per le nostre famiglie, chi viene da noi si deve sentire sicuro come a casa propria”.

 

COMO-LECCO, SOLIDARIETA’: I PACCHI ALIMENTARI SONO ARRIVATI ANCHE IN ALTO LAGO

Una prova di solidarietà che sta toccando i 4 angoli delle due province di Como e Lecco: è la consegna dei 2100 chilogrammi di cibo, in pacchi alimentari destinati alle “nuove povertà” colpite dalla crisi, nell’ambito di un programma di che, con il nuovo anno, ha visto l’organizzazione agricola interprovinciale moltiplicare le iniziative solidali sul territorio.

“Purtroppo la crisi ha colpito a tappeto e creato nuove fasce di fragilità nella popolazione” commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi. “Siamo grati ai Comuni e a tutti coloro che hanno collaborato, pur nella dovuta discrezione, per individuare le persone cui destinare il nostro aiuto: un sostegno che vuol essere un piccolo ma tangibile segno di solidarietà”.

La delegazione di Coldiretti è stata ben accolta da tutte le Amministrazioni Comunali: negli ultimi giorni, la consegna di pacchi alimentari ha toccato l’Alto Lago, alla presenza dei rappresentanti di Coldiretti Como Lecco (ieri in Centro Valle Intelvi c’erano il presidente di Terranostra Emanuele Bonfiglio e la giovane imprenditrice Vanessa Peduzzi; a Garzeno, invece, la delegata di Coldiretti Giovani Impresa Chiara Canclini con Ivan Albini, allevatore della rara Capra di Livo; tappa recente anche a Porlezza, sul lago di Lugano): nei giorni precedenti, altri pacchi hanno raggiunto diversi centri delle due province, da Alzate Brianza Cantù e Cernusco Lombardone, da Mariano Comense a Oggiono e Malgrate.

I pacchi solidali contengono prodotti made in Italy di qualità: succhi di frutta, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio extra vergine d’oliva. Un segno di vicinanza che gli agricoltori hanno voluto portare a chi è rimasto indietro a causa dell’emergenza dovuta alla pandemia: sono, in particolare, i nuovi poveri “invisibili” che hanno visto un repentino peggioramento della propria condizione economica: coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid.

“Anche nelle due province di Como e Lecco il termometro delle criticità presenta percentuali sempre più incisive – conclude Trezzi – e per questo la nostra confederazione agricola da mesi sta cercando di offrire un aiuto ai più bisognosi.  La collaborazione fattiva tra istituzioni e associazioni come quella dimostrata oggi sono la dimostrazione che solo unendo le forze si possono raggiungere risultati concreti ed importanti. La nostra solidarietà è rivolta a tutti quelli che in questo momento sono in difficoltà con l’augurio che presto possano superare questo terribile momento”.

 

ASTI, GLI ABBATTIMENTI DEI CINGHIALI SPETTANO ANCHE AGLI AGRICOLTORI

L’ormai annoso problema del contenimento dei cinghiali che sta portando all’esasperazione gli agricoltori per i danni alle colture e gran parte della popolazione per le loro pericolose incursioni sulle strade e nei centri abitati, potrebbe segnare una svolta. Una storica sentenza della Corte Costituzionale ha sancito che anche gli agricoltori, provvisti di tesserino di caccia, potranno prendere parte alle operazioni di riduzione del numero degli animali selvatici, anche con gli altri cacciatori abilitati, le guardie venatorie e le guardie ambientali volontarie.

Un epocale cambio di direzione rispetto all’orientamento seguito negli ultimi quindici anni che aveva portato a bocciare i provvedimenti assunti dalle varie Regioni che avevano aperto alla possibilità di ampliare l’elenco tassativo dei soggetti incaricati agli interventi di contenimento previsto dalla legge quadro.

“Speriamo – sottolinea il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – possa essere l’inizio di nuova tendenza e che possa ricompattare finalmente tutti, istituzioni, cacciatori, agricoltori e semplici cittadini, verso una maggiore sensibilità su una problematica che ha raggiunto un interesse sociale molto rilevante”. Nell’ottobre scorso anche il presidente della Provincia di Asti aveva sollecitato maggiore collaborazione da parte dei cacciatori con una lettera aperta dal titolo “Cinghiali e caprioli: basta parole, agiamo!” con cui denunciava pubblicamente: “Non è più accettabile che alcune squadre di cacciatori garantiscano un numero di abbattimenti molto basso in aree dove i cittadini e gli Amministratori comunali evidenziano danni ingenti e pericoli per l’incolumità pubblica; squadre che talvolta sembrano voler difendere il monopolio di intervento, considerando la propria area come piccoli feudi di loro esclusivo diritto, ostacolando e lamentandosi per gli abbattimenti che potrebbero garantire altri”.

Nel novembre dell’anno precedente Coldiretti aveva anche organizzato una grande manifestazione portando di fronte a Montecitorio migliaia di agricoltori e sollecitando la politica nell’intraprendere provvedimenti più incisivi. Con l’emergenza Covid la situazione è ulteriormente peggiorata, c’è un maggiore proliferare degli ungulati e in Italia se ne conterebbero almeno 2 milioni di esemplari. Anche la sicurezza delle persone è sempre più a rischio con una media di 1.200 incidenti stradali all’anno nel solo Piemonte purtroppo a volte con morti e feriti. Nelle campagne, in più, ci sono maggiori devastazioni dei raccolti e il rischio sempre maggiore della diffusione di malattie come la peste suina.

“Come abbiamo già evidenziato in molteplici occasioni – denuncia il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio -, la proliferazione senza freni dei cinghiali sta compromettendo l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico”.

Oltre 6 italiani su 10 (62%), secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, hanno paura dei cinghiali e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata da questi animali. Una situazione arrivata al limite tanto che più di 8 italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Alla luce anche di questi dati, Coldiretti chiede di mantenere alta l’attenzione su una situazione che, senza specifiche azioni immediate, tenderà ad assumere una connotazione di sempre maggiore criticità. “Auspichiamo – conclude Reggio – che questa storica sentenza possa dare concreto giovamento ai territori dove, fino ad ora, i piani di contenimento messi in atto non sono stati sufficienti creando difficoltà agli imprenditori agricoli nello svolgimento della loro attività produttiva, ma anche ai cittadini la cui sicurezza non è assolutamente preservata”.

 

SONDRIO, PASQUA ‘A RISCHIO STOP’ FRENA LE PRENOTAZIONI: ATTESA PER NUOVO DPCM

Non c’è pace per il turismo in Valtellina e Valchiavenna: dopo l’azzeramento sostanziale della stagione sciistica, è di nuovo attesa per le nuove misure restrittive ferma i programmi di viaggio di un italiano su tre (32%) per le vacanze o gite fuori porta in previsione delle feste pasquali.

E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ in riferimento all’annuncio del ministro della Salute Roberto Speranza sull’entrata in vigore del nuovo DPCM dal 6 marzo al 6 aprile. Una decisione pesante per la mobilità che riguarda anche il primo lungo weekend primaverile di festa che rappresenta anche l’occasione – sottolinea la Coldiretti – per le consuete gite fuori porta di Pasqua e Pasquetta.

“Un appuntamento importante che segna in Valtellina e Valchiavenna un momento particolare della stagione turistica. Il territorio ha già pagato un prezzo altissimo e non può permettersi di arrivare a ridosso delle festività pasquali nell’incertezza” dice Silvia Marchesini, presidente della Coldiretti provinciale. A rischio – sottolinea Coldiretti Sondrio – c’è un sistema di servizi, ospitalità e agri ristorazione che può contare in Italia su 493319 posti a tavola e 285027 posti letto e che prima della pandemia poteva contare su un fatturato di 1,5 miliardi di euro grazie a poco più di 14 milioni di presenze, delle quali ben 8,2 milioni provenienti dall’estero.

“In Valtellina e Valchiavenna gli agriturismi sono spesso situati in zone isolate e in strutture familiari, con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto: si tratta – sottolinea il presidente di Terranostra Sondrio Angelo Cerasa – di luoghi sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di prevenzione per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Oltre a rispettare tutte le prescrizioni sanitarie e come ulteriore impegno a garanzia di tutti abbiamo anche creato un vademecum interno per rafforzare le misure anti contagio: l’agriturismo è casa nostra e la sicurezza è quella che vogliamo per le nostre famiglie. Chi viene da noi si deve sentire sicuro come a casa propria”.

 

MODENA, AGRITURISMO: UN WEBINAR PER PREPARARSI AL POST COVID

Preparare la riapertura degli agriturismi nel post Covid è l’obiettivo di “Ospitalità contadina. Dalla tradizione all’accoglienza” il percorso formativo on line, della durata di 16 ore, riservato agli agriturismi emiliano-romagnoli associati a Terranostra, l’associazione degli agriturismi di Coldiretti.

“Durante il corso verranno perseguiti alcuni obiettivi formativi che Terranostra ritiene di centrale importanza – spiega la modenese Roberta Gualtieri, Presidente regionale dell’associazione e titolare dell’Agriturismo Il Biancospino di Stuffione. Mi riferisco, in particolare, alla creazione di un’offerta autentica da offrire all’ospite, alla comunicazione della cultura contadina, al branding territoriale, ma anche alla gestione di situazioni critiche, con un focus sugli errori da non commettere e all’utilizzo dei sistemi digitali».

“Prima del Covid la filiera allargata dell’agroalimentare rappresentava il 25% del Pil nazionale e dava lavoro a quattro milioni di persone; se a questa aggiungiamo quella del turismo, che rappresentava il 15%, parliamo del 40%. Gli agriturismi si collocano al centro di questo scenario dal quale sarà necessario ripartire. Per questo sono fondamentali corsi come quello che parte oggi” – ha detto il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Nicola Bertinelli, intervenendo al primo incontro del webinar. “L’esperienza del Covid” ha concluso Bertinelli “ha fatto letteralmente esplodere il consumo di prodotti 100% italiani e di cibo legato al benessere e ha fatto sì che i consumatori sviluppassero anche una grande attenzione alla sostenibilità. Inoltre, le nostre tipicità agroalimentari sono il perno attorno al quale ruota il mondo del turismo, poiché la stragrande maggioranza dei turisti stranieri, prima della pandemia, progettavano le loro vacanze su itinerari enogastronomici. Quando ripartiremo dovremo essere pronti a gestire al meglio le risorse che sono nelle nostre mani”.

Oltre a Roberta Gualtieri – rende noto Coldiretti Modena – sono coinvolti nel percorso formativo i rappresentanti degli agriturismi modenesi: Casa Minelli di Pavullo, Garuti di Sorbara, Le Gazze di Camposanto e Opera 02 di Castelvetro.

 

FORLÌ-CESENA, COVID: PASQUA BLINDATA BLOCCA TURISMO

La possibilità di rimanere aperti durante il weekend vale in questo momento l’80% del fatturato settimanale degli agriturismi duramente provati dalle chiusure forzate che travolgono a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy, con vino e cibi invenduti per un valore stimato in 11,5 miliardi nell’ultimo anno. E’ quanto afferma Coldiretti Forlì-Cesena nel commentare positivamente lo slittamento delle nuove eventuali misure di chiusura non più dalla domenica, ma dal lunedì successivo annunciato dal Ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, nell’incontro con le Regioni. Una novità importante – sottolinea Coldiretti – in attesa del nuovo Dpcm che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo 6 marzo e da cui dipende anche il destino del ponte di Pasqua, appuntamento che segna tradizionalmente l’inizio della stagione per molti dei nostri agriturismi già duramente colpiti dall’emergenza Covid con perdite di fatturato superiori anche al 70%.

Gli agriturismi, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – sottolinea Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. “Le nostre aziende – spiega Fabio Della Chiesa, Presidente di Terranostra Forlì-Cesena e Rimini, l’associazione degli agriturismi di qualità Coldiretti, sono situate in aperta campagna nella massima sicurezza, rispettano tutte le prescrizioni sanitarie e come ulteriore impegno a garanzia di tutti abbiamo anche creato un vademecum interno per rafforzare le misure anti contagio. L’agriturismo – sottolinea Della Chiesa – è casa nostra e la sicurezza è quella che vogliamo per le nostre famiglie, chi viene da noi si deve sentire sicuro come a casa propria”.

 

PIACENZA, POMODORO: ACCORDO A 92 €/T PER LA CAMPAGNA 2021

Si è conclusa la trattativa fra produttori e industriali per il prezzo del pomodoro relativo alla campagna 2021. Lo comunica Coldiretti Piacenza, dopo che le parti si sono accordate per un prezzo di 92 euro a tonnellata. L’accordo raggiunto, secondo Coldiretti Piacenza, delinea uno scenario di luci e ombre.

«La chiusura della trattativa entro fine febbraio – commenta Ugo Agnelli, presidente di Coldiretti Piacenza – arriva oltre la data fissata dalle parti all’interno dell’Organizzazione Interprofessionale del Nord Italia, con un prezzo in aumento rispetto all’anno precedente». Prezzo che, a parere di Coldiretti, avrebbe dovuto essere più remunerativo per i produttori: «Il prezzo non è all’altezza delle nostre aspettative – afferma Agnelli – in considerazione dell’aumento dei consumi sia interni sia esteri. Viene quindi posto, ancora una volta, il tema della giusta redistribuzione del reddito all’interno della filiera: possiamo senza dubbio affermare che gli agricoltori si meritavano di più».

Positivo, invece – rileva Coldiretti Piacenza – il miglioramento della “scaletta produttiva”, che ha portato per la “base cento” ad un abbassamento del grado brix da 4,90 a 4,85 e che di fatto porta ad un reale aumento di poco più di 1 €/t sul prezzo concordato, arrivando così ad un accordo totale di 93 €/t.

Il contratto di fornitura per il pomodoro biologico, invece, prevede un prezzo di 136 €/t.

«Considerate le difficoltà nella raccolta del prodotto che si sono verificate nel 2020 – evidenzia Agnelli – la nostra organizzazione ha sostenuto che fosse indispensabile programmare anche il periodo di trapianto delle piantine e la successiva raccolta del prodotto in modo omogeneo su tutto l’arco della campagna di trasformazione, prevedendo un meccanismo di incentivazione economica per i raccolti tardivi».  Nell’accordo raggiunto è stato ulteriormente concordato un premio sul “pomodoro tardivo” che prevede un incremento di 0,75 €/t al giorno sulle consegne dal 12 al 19 settembre e 1 € al giorno dal 20 settembre fino a raggiungere il valore complessivo massimo di 15 €/t.

«Per il futuro – dichiara il presidente Agnelli – non basterà più accordarsi solamente sulle quantità da produrre e da consegnare, ma sarà fondamentale che tutta la filiera sia allineata in un progetto di valorizzazione del pomodoro coltivato in Italia. Oggi – prosegue Agnelli – è indispensabile avere un approccio nuovo, sfruttando appieno le opportunità dei Distretti del Cibo, mettendo insieme imprese, cittadini, associazioni, istituzioni e università per ottenere una migliore collaborazione sulle azioni comuni, finalizzate a organizzare, sostenere, promuovere e valorizzare l’intera filiera che produce e trasforma un prodotto di altissima qualità in un territorio ben definito. Coldiretti sarà sempre pronta a dare il suo contributo per progetti veri, di valore, nell’interesse della filiera e del reddito degli agricoltori».

 

REGGIO EMILIA, GAS SERRA: I DATI ISPRA SCAGIONANO LE STALLE

Le emissioni di gas serra in Italia nel 2020, secondo i dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) si sono ridotte del 9,8% rispetto al 2019.

«La consistente riduzione di quasi il 10% dei nell’anno del lockdown – dichiara Maria Cerabona, direttore Coldiretti Reggio Emilia – conferma che i veri responsabili dell’inquinamento sono le attività industriali e il traffico che infatti, lo scorso anno, sono stati bloccati dalle misure restrittive legate alla pandemia da Covid. Gli allevamenti zootecnici hanno sempre continuato a lavorare a pieno regime come negli anni precedenti». Le stalle e le aziende agricole hanno continuato a lavorare regolarmente, senza interruzioni, per garantire i rifornimenti alimentari alle famiglie e il satellite Sentinel 5, del programma europeo Copernicus gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa), ha registrato, e mostrato con le sue immagini, un crollo dei livelli di biossido di azoto, un marcatore dell’inquinamento.

Gli ultimi dati Ispra sull’andamento dell’inquinamento nell’anno del Covid confermano – sottolinea la Coldiretti – il ruolo principale di industrie e trasporti: solo il 7% delle emissioni di gas serra in Italia arrivano dall’agricoltura mentre il 44,7% dall’industria e il 24,5% dai trasporti.

«A Reggio Emilia possiamo contare circa 1500 aziende agricole impegnate nell’allevamento – continua la Cerabona – sia per le produzioni suine sia per il latte da Parmigiano Reggiano e non solo. Le stalle sono alla base della nuova economia green, non solo per le Dop come il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma e le altre eccellenze alimentari, ma anche per la produzione di letame e liquame indispensabili per fertilizzare i terreni in modo naturale impiegati nel biologico e nella produzione di energie rinnovabili come il biogas, settori di cui l’Italia conserva primati europei. Le nostre produzioni Dop nascono da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo – rimarca Maria Cerabona – con forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta con Campagna Amica».

 

NOVARA–VCO E VERCELLI–BIELLA: NO NUTRISCORE E ETICHETTE A SEMAFORO

“Sono positive le affermazioni del neoministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli riguardo la volontà di impegnarsi contro sistemi di etichettatura che penalizzano la dieta mediterranea e i nostri prodotti come il nutriscore e l’etichetta a semaforo”, lo affermano i presidenti di Coldiretti Novara – Vco e Vercelli Biella, Sara Baudo e Paolo Dellarole, in seguito alle dichiarazioni del Ministro in occasione del Consiglio Nazionale Coldiretti.

“Si tratta di sistemi di etichettatura fuorvianti, discriminatori ed incompleti, che finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole degli italiani e a livello internazionale ritenuti salutari, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. L’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella giornata e non focalizzandosi sul singolo prodotto. Nutriscore e etichette a semaforo penalizzano i nostri formaggi tipici, i salumi, solo per fare qualche esempio di prodotti delle nostre province. Inoltre, la recente approvazione da parte della Commissione del piano per la salute prevede la presentazione entro il 2023 di una proposta per introdurre avvertimenti salutistici nelle etichette delle bevande alcoliche, senza escludere esplicitamente il vino, ma anche la revisione della politica di promozione dei prodotti agricoli dell’UE con l’obiettivo di ridurre i consumi di vino e prodotti quali carni rosse e salumi che rappresentano le punte di diamante delle nostre esportazioni. Il vino di qualità prodotto nelle nostre province e consumato e degustato con moderazione non può essere certo criminalizzato”.

“Il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”, spiegano i due presidenti. “Il rischio è, ad esempio, di finire per promuovere cibi industriali, magari con sostanze di sintesi come edulcoranti al posto dello zucchero, andando a colpire filiere di qualità già duramente segnate dall’emergenza Covid che ha messo in grave difficoltà la ristorazione, dove le eccellenze del nostro territorio, tra cui la carne, i salumi ed i vini, trovavano lo sbocco principale.  Occorre, dunque, fermare l’approccio superficiale al tema dell’alimentazione che sta prendendo piede in Europa sotto la spinta delle multinazionali che cercano di influenzare i consumatori anziché informarli”.

 

VARESE GAS SERRA, I DATI ISPRA SCAGIONANO LE STALLE

Gli ultimi dati dell’ISPRA evidenziano la consistente riduzione del 9,8% delle emissioni di gas serra a livello nazionale nell’anno della pandemia rispetto al 2019. Si tratta di un vero e proprio crollo – sottolinea Coldiretti Varese – che evidenzia chiaramente come i veri responsabili dell’inquinamento siano le attività industriali e il traffico, che infatti sono stati bloccati dalle misure restrittive legate all’emergenza sanitaria da Covid, mentre gli allevamenti italiani hanno continuato a lavorare a pieno regime.

Mentre stalle e aziende agricole della provincia prealpina hanno continuato a lavorare per garantire i rifornimenti alimentari alle famiglie del Varesotto, le restrizioni anti contagio hanno semi paralizzato fabbriche e spostamenti di camion e auto determinando un crollo dei livelli di biossido di azoto, un marcatore dell’inquinamento, come mostrato chiaramente dalle immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa).

Coldiretti Varese sottolinea che i dati dell’ISPRA sull’andamento dell’inquinamento nell’anno del Covid confermano il ruolo principale di industrie e trasporti. Le stalle al contrario sono alla base della nuova economia green con la produzione di letame e liquami indispensabili per fertilizzare i terreni in modo naturale e garantire all’Italia la leadership europea nel biologico e la produzione di energie rinnovabili come il biogas. La carne e il latte italiani nascono da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, con forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica. Solo il 7% delle emissioni di gas serra in Italia – spiega la Coldiretti provinciale – arrivano dall’agricoltura sulla base dei dati ISPRA dai quali si evidenzia che industria con il 44,7% e i trasporti con il 24,5% sono di gran lunga i maggiori responsabili.

L’impegno dell’agricoltura a diventare sempre più green non è dimostrato solo dai primati produttivi sul fronte della qualità, delle coltivazioni biologiche e della valorizzazione del km zero, ma anche dal fatto che l’Italia è il quarto produttore mondiale di biogas con oltre duemila impianti di cui ben il 77% con residui di origine agricola, per un totale di oltre 1.440MW elettrici installati.  In provincia di Varese gli impianti di biogas sono 6 per un totale di produzione nominale di 4883 Kw. La Lombardia copre il 30% della produzione di energia totale italiana da biogas (Fonte: Elaborazioni Coldiretti Varese su dati GSE).

 

Appuntamenti

 

PADOVA, COVID E NUOVE POVERTA’: TORNA LA SPESA SOSPESA CONTADINA

Sabato 27 febbraio

Prodotti agricoli a “km zero” in dono alle Cucine Popolari di Padova grazie alla generosità dei clienti del Mercato Coperto di Campagna Amica Padova. Sabato 27 febbraio, per tutta la mattinata, torna l’iniziativa della “spesa sospesa” nel mercato agricolo in via Vicenza 23. Ai clienti verrà proposto di acquistare alimenti da lasciare per la “spesa sospesa” a favore delle Cucine Economiche Popolari di Padova. Gli agricoltori padovani faranno la loro parte mettendo a disposizione prodotti di qualità e del territorio, freschi e di stagione. Saranno ospiti anche i volontari della Fondazione Nervo Pasini, che gestisce per l’appunto le Cucine Popolari di Padova, per presentare il nuovo ricettario firmato da grandi chef veneti a sostegno dell’attività caritatevole.

“L’agricoltura padovana, nonostante le ben note difficoltà che anche questo settore sta attraversando – afferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – è vicina a chi è in prima linea e per questo sostiene attivamente le Cucine Economiche Popolari di Padova. Da quasi 140 anni le Cucine Popolari sono una testimonianza di carità della chiesa di Padova, una concreta risposta di aiuto a chi si trova in una situazione di necessità. Nell’ultimo anno la crisi innescata dalla pandemia non ha fatto che aumentare il numero di poveri e di famiglie in difficoltà, rendendo ancora più preziosa e indispensabile l’opera delle Cucine Popolari che grazie all’impegno di tanti volontari non si sono mai fermate, nemmeno nelle settimane più dure del lockdown, continuando a fornire pasti caldi a chi presentava alle porte della mensa.

All’inizio dell’inverno scorso – ricorda Bressan- avevamo consegnato un primo maxi carico di circa ventimila chili di pasta di grano duro di Filiera Italia, donati da Fondazione Campagna Amica in collaborazione con la tenuta “Bonifiche Ferraresi”. In seguito sono stati portati direttamente alle Cucine Popolari anche altri pacchi alimentari e la volontà di Coldiretti è di proseguire nel sostegno concreto organizzando una rete di supporto e consegna di prodotti in base alle necessità, grazie alla partecipazione attiva dei nostri agricoltori che mettono a disposizione i prodotti più richiesti”.

 

BASILICATA: POTENZA APRE IL MERCATO COPERTO DI COLDIRETTI

Sabato 27 febbraio

Anche Potenza ha un mercato coperto di Campagna Amica di Coldiretti, tutto nuovo.  Verrà inaugurato sabato alle ore 10 in piazza della Costituzione Italiana. Rimarrà aperto ogni martedì, venerdì e sabato. “E’ un modo per offrire la grande bellezza delle campagne lucane ai cittadini e consumatori del capoluogo di regione – hanno commentato il presidente   regionale della Coldiretti, Antonio Pessolani e il direttore provinciale, Franco Carbone – ma anche per rendere sempre più coerente e tangibile il ruolo della Coldiretti anche in provincia di Potenza e strategico il progetto Campagna Amica.  Con questa nuova iniziativa – concludono Pessolani e Carbone – è nostra intenzione continuare in azioni di grande visibilità e sostegno allo sviluppo del territorio e delle imprese lucane”. Al suo interno saranno presenti in vendita diretta produttori provenienti dal tutta la regione. Le venti postazioni di vendita assicureranno al consumatore una gamma completa di prodotti, dalla pasta, al miele, olio, vino, farine, sott’oli, carne e salumi, pane e prodotti da forno, formaggi freschi e stagionati. Sarà presente anche un banco pescheria e naturalmente non potrà mancare l’ortofrutta del nostro territorio. Non mancheranno gli agrichef, che proporranno ricette del territorio, e aree dedicate alla solidarietà e all’artigianato. Oltre a vertici istituzionali, comunali e regionali, sarà presente alla giornata inaugurale il direttore nazionale della fondazione Campagna Amica, Carmelo Troccoli.