COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News la Forza del Territorio del 22 maggio 2018

22 Maggio 2018
News la Forza del Territorio del 22 maggio 2018

Primo piano

PROVINCE VARIE

CLIMA IMPAZZITO ANCHE A MAGGIO

A macchia di leopardo nella Penisola continuano a verificarsi ristagni idrici importanti che obbligano alla risemina di cereali, mentre grossi danni si registrano per gli ortaggi, il pomodoro, il tabacco e le piante da frutto con importanti perdite di produzione. Monitoraggi dei danni da parte dei tecnici della Coldiretti sono in corso nel Foggiano, nell’Aretino e nel Piacentino

FOGGIA, NUBIFRAGIO, TROMBA D’ARIA E GRANDINE METTONO KO ORTAGGI E FRUTTA

Bollettino di guerra in campagna, in particolare a Foggia, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Amendola, a causa di nubifragi improvvisi, violente grandinate associate a trombe d’aria, secondo le prime segnalazioni degli agricoltori raccolte dalla Coldiretti di Foggia.

“Disastrosi gli effetti sugli ortaggi, sulle piantine di pomodoro appena trapiantate, sull’asparago a fine raccolta, sul grano che proprio in questo momento ha le cariossidi in piena maturazione e sulle ciliegie, con gli agricoltori che in pochi attimi si vedono azzerare le produzioni e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante”, denuncia il Presidente di Coldiretti Foggia, Giuseppe De Filippo. Coldiretti Foggia chiede che vengano effettuati senza indugio “i rilievi in campo da parte dei tecnici dell’Assessorato all’Agricoltura – aggiunge De Filippo – in modo da accertare il danno. Intanto, attendiamo che la Giunta regionale dichiari lo stato di calamità per gli effetti sulle colture causati dal maltempo dei mesi scorsi”.

La Puglia convive da sempre con un vero e proprio paradosso idrico. Da un lato è dilaniata da annosi fenomeni siccitosi – denuncia Coldiretti – dall’altro è colpita da alluvioni, grandinate e piogge torrenziali.

“Siamo molto preoccupati per gli effetti di questa straordinaria ondata di maltempo – aggiunge Marino Pilati, Direttore di Coldiretti Foggia – con evidenti ripercussioni in campagna che vanno ad aggiungersi ai danni causati dal clima impazzito del marzo scorso. E’ stato potenziato il servizio di assistenza tecnica alle aziende per la difesa delle colture dalle avversità meteoriche e per il supporto alle scelte operative aziendali”.

D’altro canto il clima impazzito, ormai una costante in Puglia, determina – aggiunge Coldiretti Puglia – la maturazione precoce dei prodotti agricoli come mandorli e peschi in fiore a febbraio, mimose già pronte a dicembre e a gennaio, maturazione contemporanea degli ortaggi in autunno e brusca variazioni climatiche con ingenti danni in campagna.

 

AREZZO, AGRICOLTURA IN GINOCCHIO: CROLLATE PRODUZIONI DI ORTAGGI E TABACCO

“E’ un situazione veramente drammatica quella che si è venuta a creare a causa della pioggia battente che ha colpito la pioggia nelle ultime settimane – spiega Natalino Bartoli titolare dell’Azienda Agricola “L’Ortolano della Valdichiana” con sede a Castiglion Fiorentino – la pioggia ci ha rovinato tutti i primi trapianti dei nostri ortaggi e quindi di conseguenza ci è slittato il lavoro di un mese, per venti giorni non abbiamo potuto fare niente perché i campi erano sempre bagnati.

Oltre ai temporali abbiamo avuto anche delle grandinate che hanno ulteriormente compromesso il nostro lavoro facendoci perdere un mese e mezzo di vendite, la bietola ad esempio era quasi pronta – prosegue Bartoli – e la pioggia e la grandine insieme l’hanno completamente spaccata facendola risultare del tutto rovinata e quindi invendibile; non commerciabili sono stati anche i baccelli che a causa dell’acqua sono diventati totalmente rugginosi e anche in questo caso una buona fetta di raccolto è andata persa. Purtroppo non c’è più un ordine delle stagioni, negli anni passati a maggio erano finite le preoccupazioni qui in Valdichiana, oggi invece abbiamo trascorso un mese come se fosse ancora tardo inverno”.

Il risultato è che il clima impazzito nel 2018 ha già provocato ingenti danni all’agricoltura nella provincia di Arezzo che vanno a comporre la cifra di oltre 400 milioni di euro a livello nazionale. Passando dalla Valdichiana alla Valtiberina, si trova un’altra realtà tragica raccontata dall’imprenditore Franco Principi, dell’omonima azienda che ha la sua sede tra Anghiari e Sansepolcro. “E’ il momento di trapiantare e abbiamo grosse difficoltà perché il terreno è continuamente bagnato – afferma Principi –  siamo indietro del 40%, inoltre le temperature notturne risultano troppo basse per il tabacco, perché non riesce a crescere, bloccando in questo modo lo sviluppo delle piante, diciamo che quando la piante soffre da piccola ha difficoltà poi nel suo percorso di crescita che può essere compromesso.

Se continuano queste giornate avremo il 50% – 60% della produzione in meno e in alcuni casi una possibile perdita totale dell’intero raccolto, tra un mese potremmo dare informazioni più pertinenti – precisa Principi e sottolinea – anche quelle poche piantine di chi è riuscito a trapiantare, possono essere colpite dagli sbalzi termici e quindi è facile che la pianta di ammali e avere una perdita della produzione consistente.  Ci auspichiamo che arrivino temperature miti da tarda primavera per il bene dei nostri raccolti e del nostro lavoro”.

Il crollo della produzione è destinato ad avere effetti sui consumi. In queste condizioni per ottimizzare la spesa e non cadere negli inganni il consiglio della Coldiretti è quello di verificare l’origine nazionale, acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare direttamente dagli agricoltori e non cercare per forza il frutto perfetto perché piccoli problemi estetici non alternano le qualità organolettiche e nutrizionali.

“Con il calo della produzione occorre però intensificare i controlli sull’etichettatura di origine per evitare che importazioni dall’estero vengano spacciate come Made in Italy – spiega il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli – la ricerca di sicurezza e genuinità nel piatto porta l’88% degli italiani a bocciare la frutta straniera e a ritenere importante scegliere nel carrello frutta e verdura Made in Italy secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, visto che l’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,6%)”.

Tornando di nuovo in Valdichiana ma cambiando produzione, il risultato non cambia per niente. “Abbiamo importanti problematiche che riguardano le semine di mais e di girasole – dice Andra Valentini, giovane imprenditore titolare della Società Agricola Valentini di Marciano della Chiana – ogni giorno piove e quindi non possiamo accedere ai campi, per il girasole è proprio tardi e questo può causare problematiche, si prova ad acquistare semi precoci che raggiungono prima la maturazione, per il mais il  rischio è quello invece  di fare meno quantità ettaro e trebbiarlo con ritardo, sicuramente a novembre, quando ricominciano le piogge e quindi questo per noi risulta un problema da non poco conto, siamo un mese indietro esatto e la produzione ne risentirà. A soffrire per via del clima anomalo – spiega Andrea – anche foraggi e fieno, non è stato fatto niente ed il fieno indurisce e non è più di qualità e questo andrà ad incidere anche nel prezzo creando ulteriori disagi per noi agricoltori”.

 

PIACENZA, MALTEMPO: ANCORA DISAGI: CAMPI ALLAGATI E POMODORO SOTT’ACQUA

Continua l’ondata di maltempo nel Piacentino. Dopo le forti grandinate di aprile in val Tidone e la “bomba d’acqua” della scorsa settimana nella zona di Bettola, ieri sul territorio si è abbattuta una violentissima precipitazione provocando molti allagamenti nei campi, con forti timori da parte degli agricoltori in merito alle possibili conseguenze per le produzioni finite sott’acqua.

Tra le zone più colpite – spiega Coldiretti Piacenza – ci sono quelle alle porte della città, con le piantine di pomodoro completamente inondate. A rischio ci sono sia le colture già in campo, sia quelle che devono ancora essere trapiantate. Inoltre se nei prossimi giorni, come indicano le previsioni, si assisterà ad un rapido innalzamento delle temperature, le piante potrebbero vivere una situazione di forte stress per i continui sbalzi climatici.

Lo confermano gli stessi imprenditori del settore. Luigi Bisi delinea un quadro molto preoccupante per i suoi campi a Rottofreno e Gragnano a causa della grandine che ha colpito il grano (nel momento della formazione della cariosside), tra cui il Senatore Cappelli che è particolarmente sensibile. Inoltre le piogge torrenziali hanno sommerso le piantine di pomodoro.

I timori riguardano anche le ciliegie: “Quelle già mature sono compromesse, la pioggia è incessante dalle 17 di ieri e le nostre preoccupazioni riguardano anche quelle in maturazione” afferma Fausto Maffini, produttore di Villanova. “A ciò – prosegue Maffini – si aggiungono i gravi danni provocati nell’ultimo periodo dagli storni e dai corvi, che causano uno scempio sulla frutta primaverile”. Al riguardo, secondo Coldiretti Emilia Romagna, anche quest’anno la conta dei danni di questi uccelli rischia di avviarsi sulla strada dello scorso anno quando superò i 150 mila euro.

La primavera instabile – sottolinea la Coldiretti – sta creando grossi problemi anche agli alveari da Nord a Sud del Paese: gli sbalzi termici con l’improvviso ritorno della pioggia e del freddo stessano le api che restano negli alveari e purtroppo dimezzano la produzione di miele.

 

 

Dal territorio

LOMBARDIA, AMBIENTE: IN REGIONE IL 30% DELLA BIODIVERSITÀ ITALIANA

Con oltre ventimila varietà di flora e fauna la Lombardia rappresenta da sola il 30% delle circa 63 mila specie esistenti in Italia, molte delle quali sono a rischio per l’invasione di parassiti “alieni” provenienti da altri continenti. È quanto afferma la Coldiretti regionale in occasione della Giornata mondiale della biodiversità. In particolare – spiega la Coldiretti – in Lombardia continua l’avanzata della Popillia japonica, il coleottero di origine giapponese in grado di attaccare 295 specie vegetali. Secondo gli ultimi dati regionali, infatti, a fine 2017 tra zone infestate e aree cuscinetto erano già oltre 250 i Comuni coinvolti nella lotta all’insetto killer, tra le province di Varese, Milano, Como, Monza Brianza e Pavia.

La Popillia japonica – spiega Coldiretti – è stata segnalata per la prima volta in Lombardia nel luglio 2014 lungo il Naviglio Vecchio a Turbigo (MI) e da allora il numero delle aree interessate è andato crescendo anno dopo anno: se nel 2015 – continua la Coldiretti regionale – erano 5 i comuni focolaio, alla fine dello scorso anno il loro numero era salito a 113, mentre nello stesso periodo i comuni cuscinetto sono passati da 8 a 145. La Popillia è considerata un vero e proprio flagello per almeno un centinaio di specie di forte interesse economico come il mais, la vite, il pomodoro, i meli e i fiori.

Tra gli ultimi insetti arrivati in Lombardia dall’estero a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali – spiega la Coldiretti regionale – c’è anche la “cimice marmorata asiatica” (Halyomorpha halys) che sta distruggendo i raccolti nei frutteti, negli orti e interessa anche le grandi coltivazioni di soia e mais. Tra le colture più colpite quella delle pere nel Mantovano. Proveniente dall’oriente c’è inoltre il tarlo asiatico (Anoplophora chinensis), che mangia i tronchi degli alberi. Nemiche della biodiversità vegetale lombarda anche la vespa del castagno e la diabrotica, che proviene dall’America e attacca il mais, una coltura danneggiata anche dalla presenza ormai radicata della nutria, un animale di origine sudamericana.

Tra i principali nemici della fauna autoctona lombarda ricordiamo lo scoiattolo grigio che sta sfrattando il più piccolo e pacifico cugino italiano, il gambero della Louisiana che ha colonizzato canali e aree umide, la testuggine dalle orecchie rosse. Dall’Est Europa il pesce siluro e dall’Oriente la vespa velutina, che si ciba delle più comuni api.

 

PUGLIA, GIORNATA BIODIVERSITA’: A RISCHIO 632 SPECIE AUTOCTONE VEGETALI

La Puglia può contare su 623 specie autoctone vegetali a rischio di estinzione, 276 prodotti riconosciuti tradizionali dal MIPAF, 11 prodotti DOP (5 oli extravergini, patata novella di Galatina, Pane di Altamura, canestrato pugliese, mozzarella di bufala e oliva Bella di Cerignola, caciocavallo silano, oltre alla DOP ‘mozzarella di Gioia del Colle’ in via di definizione comunitaria), 8 IGP per la lenticchia di Altamura, la burrata di Andria, la Cipolla Bianca di Margherita, l’Uva di Puglia, il Carciofo Brindisino, l’Arancia del Gargano, il Limone Femminello del Gargano e le Clementine del Golfo di Taranto (oltre all’olio IGP Puglia in fase di completamento da parte dell’UE)  e 29 vini DOC, oltre a 632 varietà vegetali a rischio estinzione. E’ tra le prime 3 regioni produttrici di cibo biologico con 4.803 produttori e la prima per numero di trasformatori con 1.796 operatori.

Sono i dati diffusi da Coldiretti Puglia in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità che si celebra in tutto il Pianeta il 22 maggio 2018 per far riflettere sul rischio di estinzione che si estende dalle piante coltivate agli animali allevati. Sono numerosi gli appuntamenti nel Campus universitario di Bari, organizzati nell’ambito del progetto BiodiverSO dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, curato dal Prof. Pietro Santamaria del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, le scolaresche e i cittadini stanno visitando i laboratori, dove vengono condotte le attività di ricerca sulla biodiversità delle risorse genetiche vegetali pugliesi, e la banca dei semi, dove sono conservate oltre 60.000 accessioni, mentre nel pomeriggio nell’Aula magna di Agraria saranno presentati i risultati dei progetti integrati per la biodiversità, l’Atlante dei fruttiferi antichi, l’ebook del Nuovo Almanacco BiodiverSO e il libro Ortaggi dimenticati, che sarà distribuito gratuitamente.

“La Puglia può contare – dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – su 245mila ettari di aree naturali protette, di cui il 75,8% rappresentato da parchi nazionali – del Gargano e dell’Alta Murgia – e l’8,3% da aree naturali e riserve naturali marine. Le provincie che presentano la più alta percentuale di territorio soggetta a protezione sono quella di Foggia (51,5%) e Bari (27,7%). In questi luoghi protetti la varietà vegetale comprende 2.500 specie. Va rispettato il modello di agricoltura costruito attorno al territorio e alla certezza di sicurezza alimentare e ambientale da garantire ai cittadini-consumatori, perché il territorio è lo strumento per offrire bellezze, bontà e genuinità, quindi, anche occasione di autentico miglioramento della qualità della vita, non sacrificabile sull’altare di uno sviluppo apparente e non sostenibile”.

“Quasi 2 anni fa – continua Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – è stata approvata la legge per la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. La nuova legge prevede l’Istituzione di un Sistema nazionale della biodiversità agraria e alimentare, l’avvio di un Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo, l’Istituzione di un Fondo di tutela per sostenere le azioni degli agricoltori e degli allevatori. Inoltre, all’interno del piano triennale di attività del CREA sono previsti interventi per la ricerca sulla biodiversità agraria e alimentare, sulle tecniche necessarie per favorirla, tutelarla e svilupparla”.

La grande attenzione dei consumatori alla tutela della salute e dell’ambiente attraverso scelte agroalimentari consapevoli è testimoniata quotidianamente dall’affluenza nei 90 Mercati di Campagna Amica regionali che contano 4.500 giornate di apertura, 850 produttori coinvolti, 22mila giornate lavorative (tra lavoro autonomo e dipendente), 2.500 tonnellate di prodotto commercializzato.

Per questo per i consumatori il KM0 garantisce l’impatto 0, in linea con la nuova legge regionale approvata con il contributo attivo di Coldiretti Puglia dal Consiglio regionale nell’aprile scorso. A livello globale è stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 chilometri per camion, nave o aeroplano prima di arrivare sulla vostra tavola e spesso ci vuole più energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull’atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall’emissione di gas ed effetto serra.

Consumando prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia – secondo Coldiretti –  può arrivare ad abbattere fino a 1000 chili di anidride carbonica l’anno. E’ stato ad esempio calcolato che un chilo di prugne dal Cile devono volare 12mila chilometri con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 chili di anidride carbonica, mentre l’uva dal Peru’ percorre quasi 11mila chilometri con un consumo di 6,5 chili di petrolio e l’emissione di 20,2 chili di anidride carbonica.

 

ALESSANDRIA, IL NOCCIOLO AI TEMPI DELLA CIMICE: MONITORAGGIO E CONTROLLO

Non ci sono dubbi: la nocciola è ormai una protagonista importante dell’economia agricola del territorio alessandrino, con ottime prospettive di sviluppo. Una terra, quella monferrina, ricca di iniziativa che vede premiato questo suo coraggio imprenditoriale grazie ad un continuo aumento delle superfici interessate alla corilicoltura. Lu, un territorio vitale che ha espresso nel gemellaggio con Cuccaro la volontà di abbandonare i campanilismi nel nome di una crescita reciproca.

Un successo consolidato da parte degli espositori e un numero di partecipanti in continua crescita: si può riassumere così l’ottimo bilancio dell’undicesima edizione della Sagra della Nocciola di Lu che rappresenta ormai un appuntamento fisso, la terza settimana di maggio, nel calendario degli eventi a livello regionale per addetti ai lavori e appassionati del settore.

Una vetrina per il Monferrato dove, ogni anno, vengono analizzate e presentate le novità tecniche di rilievo che riguardano il settore corilicolo: dai trattamenti alla meccanizzazione, dall’innovazione in campo ai progetti per un prodotto trasformato in sintonia con le richieste del mercato.

Un’innovazione che si traduce in “buon prodotto”, “sperimentazione” e “tutela del territorio”: la giusta ricetta per offrire garanzie di prezzo e di collocazione del prodotto.

“Il nocciolo ai tempi della cimice”: è stato questo il tema del convegno che ha richiamato un numeroso pubblico nella Sala Cinematografo. Ad aprire i lavori il sindaco di Lu, Michele Filippo Fontefrancesco, che ha sottolineato come la valorizzazione del territorio rappresenti la carta vincente per essere competitivi e affrontare le sfide future.

Un esempio concreto l’accordo di filiera con il Gruppo Novi-Elah-Dufour e la crescita dei soci aderenti alla Cooperativa Monferrato Frutta che rappresenta l’anello di congiunzione per “migliorare le condizioni economiche dei soci per promuovere il perfezionamento della produzione agricola, e corilicola in particolare, organizzando in forma cooperativistica il rifornimento delle scorte, il miglioramento delle colture e delle vendite collettive dei prodotti agricoli, nonché attuando le iniziative necessarie per dare nuova centralità all’impresa e garantire giusto reddito al settore” come ha sottolineato ringraziando il presidente della cooperativa Monferrato Frutta, Dino Bertolè presente in sala, per la nuova progettualità che coinvolge anche il territorio astigiano.

Una ricetta di sicuro successo che negli anni ha sempre visto in prima linea la Cooperativa Corilu, ottenendo, non solo sul territorio provinciale e regionale, ampi consensi.

A seguire gli interventi tecnici di Lara Bosco dell’Università degli Studi di Torino su “Halymorpha halys: biologia, monitoraggio e strategie di controllo”, di Alberto Pansecchi agronomo e responsabile corilicolo provinciale Coldiretti su “Il controllo della cimice in provincia di Alessandria”, di Maria Corte di Agrion su “Nocciolo – Linee tecniche per una corilicoltura sostenibile 2018”, considerazioni finali affidate a Giuseppe Concaro di CadirLab-SATA mentre le conclusioni sono state affidate a al presidente provinciale Coldiretti Mauro Bianco il quale si è soffermato sull’impegno di Coldiretti nel sostenere la corilicoltura e la vitalità imprenditoriale della terra monferrina “ricca di iniziativa che vede premiato questo suo coraggio grazie ad un continuo aumento delle superfici interessate “a nocciola”. Un territorio che manda segnali di estrema vitalità, di voglia di crescere, di saper guardare al futuro con fiducia e con la convinzione di riuscire a realizzare sempre nuovi progetti. Negli ultimi tempi in provincia di Alessandria si è assistito ad un continuo aumento delle superfici interessate a nocciola. La qualità della Tonda Gentile è assoluta, le sue caratteristiche ne fanno un prodotto di pregio apprezzato e ricercato, il nostro impegno deve essere quello di offrire l’eccellenza assoluta, dobbiamo continuare a lavorare e fare squadra in questa direzione per portare la terra monferrina ad essere conosciuta sempre di più, esattamente ciò che sta accadendo grazie all’accordo che abbiamo con Novi”.

Coldiretti sa quanto possano essere importanti per il futuro gli accordi di filiera, per l’economia agricola e per l’ambiente, ecco perchè ha scelto di tutelare e “combattere” la concorrenza, in questo caso corilicola, non firmata Made in Italy.

 

TOSCANA, “CULLA” DELLA BIODIVERSITA’ PERCHE’ INVESTIAMO NELLA DISTINTIVITA’

Oggi, come ogni 22 maggio negli ultimi 25 anni, i riflettori internazionali sono puntati sul patrimonio mondiale della diversità biologia celebrando la giornata voluta dalle Nazioni Unite. “Il benessere e la prosperità delle persone, oggi e in futuro, dipendono dalla presenza di una ricca varietà di vita sulla terra”. Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha virtualmente tagliato il nastro dell’International Day for Biological Diversity, la Giornata della Biodiversità 2018. Un’occasione preziosa per fare un bilancio sullo stato del Green. Il nostro Paese, maglia nera per diverse questioni, su questo versante gode di buona salute.

L’Italia è diventata la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati. L’Italia è l’unico Paese al mondo con 5047 prodotti alimentari tradizionali censiti, 293 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg ma è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche.

“Nella Toscana – sottolinea Tulio Marcelli presidente regionale di Coldiretti – la biodiversità rappresenta il vero valore aggiunto dell’agricoltura, una ricchezza straordinaria, resa possibile dal forte impegno delle imprese agricole, vere depositarie dell’inesauribile forziere di specialità messo a disposizione in una regione che vanta 15 Igp, 16 Dop, 11 Docg, 41 Doc, 6 Igt e 460 PAT alle quali si aggiungono 5000 aziende agricole ed oltre 125 mila ettari destinati a biologico od in conversione”. “Un bene prezioso che non ha solo un fine naturalistico, ma è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole “Made in” – continua Marcelli – “investire sulla distintività è una condizione necessaria per distinguersi in termini di qualità delle produzioni valorizzando la biodiversità”.

“La nostra Organizzazione – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – è fortemente impegnata attraverso iniziative di informazione, formazione ed educazione ambientale per difendere e divulgare il valore della biodiversità. In questo senso continuiamo a ribadire in tutte le sedi il nostro no agli Ogm. Per far apprezzare il valore di questo patrimonio – continua De Concilio – abbiamo dato vita alla più grande rete di aziende agricole con vendita diretta attraverso il progetto Campagna Amica che offre il meglio del “made in” agroalimentare anche in toscana, sia attraverso la vendita diretta, ma anche con la ristrutturazione e la edificazione di filiere che rendono possibile ai consumatori, non solo toscani ed italiani ma di tutto il mondo, di poter fruire delle eccellenze dei nostri territori a prezzi giusti”.

 

LOMBARDIA, FALSI A TAVOLA A 100 MILIARDI: ORIGINE IN ETICHETTA SU OGNI PRODOTTO

“È necessario arrivare all’obbligo di origine in etichetta per i prodotti agricoli in tutti gli alimenti, come chiede l’82% degli italiani per contrastare il fenomeno del falso Made in Italy agroalimentare che nel mondo ha raggiunto il valore di oltre 100 miliardi di euro”. Così Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia, commenta positivamente la mozione presentata dalla Lega al Consiglio regionale affinché a livello nazionale si individuino gli strumenti legislativi per tutelare la provenienza e la tracciabilità dei prodotti italiani, anche a fronte del nuovo regolamento esecutivo UE in materia di etichettatura che favorisce gli inganni e impedisce scelte di acquisto consapevoli per il consumatore.

In Italia – spiega la Coldiretti regionale – ad oggi 3/4 della spesa riporta l’origine in etichetta, un obbligo che ancora non riguarda salumi, frutta e verdura trasformata, carne di coniglio, carne trasformata e pane, a cui si aggiungono le lacune che permangono in alcuni comparti come quello lattiero caseario dove non vi è l’obbligo di origine per i prodotti venduti al banco né per il latte in polvere utilizzato dalle imprese che producono dolci e gelati. “Ogni consumatore – continua Ettore Prandini – ha il diritto di conoscere, in modo chiaro e definitivo, da dove arriva il cibo che si porta in tavola soprattutto alla luce dell’atteggiamento contraddittorio che l’Unione Europea sta portando avanti”.

A far esplodere il falso Made in Italy agroalimentare – spiega la Coldiretti Lombardia – è stata la “fame” di Italia all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost, ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche come l’embargo russo. A preoccupare – continua la Coldiretti regionale – è anche la nuova stagione degli accordi commerciali bilaterali inaugurata con CETA, che per la prima volta nella storia dell’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi. Una strada che è stata poi il riferimento degli accordi conclusi con Giappone, Singapore e Messico e che rischia di proseguire nei negoziati in corso con i Paesi del Sud America (Mercosur) e con la Nuova Zelanda.

“E’ inaccettabile – conclude il Presidente Prandini – che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale. La qualità e la tipicità del vero Made in Italy agroalimentare è riconosciuta a livello mondiale e con uno stop alla contraffazione alimentare le esportazioni di prodotti tricolori potrebbero più che triplicare”.

 

ORISTANO, DISTRETTO EDUCAZIONE ALIMENTARE E ALLA SALUTE: LE BASI DEL PROGETTO

Al via il Distretto provinciale di educazione alimentare e alla salute. Il progetto, che raggruppa une serie di partner, nasce con l’obiettivo di costituire uno strumento di elaborazione, diffusione ed azione per   tematiche attinenti l’educazione alimentare in relazione alla salute. Inoltre si proporrà come contenitore per elaborare progetti e lavori finalizzati ad individuare il cibo e le attività in agricoltura e zootecnia quali strumenti di inclusione e integrazione sociale ed anche a proporre iniziative di orientamento e illustrazione dei prodotti e mestieri dell’agro zootecnia.

Coldiretti Oristano, l’Associazione Agrimercato Oristano Campagna Amica, l’Associazione Più Sardegna e l’Istituto Comprensivo n. 4 di Oristano hanno posto le basi per realizzare un programma ampio ed esaustivo, atto a coinvolgere vari interlocutori, con le scuole settore privilegiato.  Aperti alla adesione di altri attori, insieme ai produttori, una serie di tecnici (coadiuvati all’occorrenza da nutrizionista o altri esperti di alimentazione del pubblico o privato), cureranno le varie iniziative.

Nel frattempo partono i primi appuntamenti “sperimentali “. Avviato FORMaggio 2018, il ciclo di incontri e laboratori sulla caseificazione nelle scuole, il 23 maggio, a partire dalle ore 16.00, al Centro Provinciale istruzione Adulti (CPIA) di Oristano prima tappa del progetto Impara S’Arte, informazione e inclusione sociale. Con l’ausilio dei produttori di svariati settori agricoli (a titolo di esempio; apicoltori, agrumicoltori) si terrà in aula, una illustrazione su come si costruisce e avvia una azienda, i lavori, le qualifiche professionali, le criticità e la redditività e, curate da Coldiretti, brevi e funzionali informazioni su come avviare e gestire una impresa. In seguito visita all’azienda con la illustrazione pratica e la descrizione delle attività lavorative. Tre le tipologie di utenti coinvolti: ragazzi e ragazze tra i 16 -22 anni, adulti da 23 anni in poi, donne da 23 anni in poi. Il 31 maggio presso la Scuola Alagon di Via Diaz, a partire dalle ore 17.00   prima edizione delle Sinfonie del Cibo, giornata di educazione alimentare e della cultura del cibo ad alunni, genitori e insegnanti, proposta in modo alternativo e divertente

L’ armonia della natura si esprime con la musica che ne manifesta la forza e il vigore, la dolcezza, il ritmo, la complessità. Allo stesso tempo il cibo può essere accostato a uno o più strumenti musicali che ne descrivono le peculiarità. Ogni prodotto contiene in se una musicalità da tradurre con strumenti e toni musicali. Le sinfonie del cibo intendono proporre l’abbinamento cibo – musica – lettura come strumento culturale, ludico e didattico per far conoscere e raccontare le qualità e complessità dei prodotti. In primis con la musica.

E poi “raccontando il prodotto”: le sue qualità e benefici, con una lettura dotta-divertente (qualche curiosità particolare) e con una rappresentazione scenica. Il cibo va così “in scena”, rappresentato dai ragazzi della scuola dell’infanzia e unito da una citazione letteraria, supportato dai consigli e spiegazioni della biologa nutrizionista, abbinato ad una musica propria proposta dagli alunni della scuola che coinvolge e colpisce l’immaginario di scolari e adulti e ne fissa l’accostamento.

Per il Presidente Coldiretti Oristano e il Vice Direttore, Giovanni Murru ed Emanuele Spanò, il Distretto provinciale di educazione alimentare e alla salute rappresenterà uno strumento di riferimento per la intera comunità, le istituzioni e le scuole per consolidare e proseguire nel percorso di un sano e corretto rapporto con il cibo in relazione alla salute e salubrità dei prodotti.

Alimentazione, salute, diffusione e conoscenza delle attività e prodotti del mondo delle campagne – affermano i dirigenti Coldiretti – costituiscono elementi di formazione e crescita individuale e sociale ed una opportunità per i cittadini e i giovani di relazionarsi direttamente con produttori, esperti e tecnici.

 

CALABRIA, ALLUVIONE AGOSTO 2015 A CORIGLIANO E ROSSANO: IN ARRIVO I PAGAMENTI

Sono stati due giorni drammatici l’11 e 12 Agosto 2015 per i Comuni di Corigliano Calabro e Rossano, l’alluvione verificatasi in piena estate, produsse tantissimi danni alle produzioni agricole con ettari ed ettari di terreno allagati ed invasi da detriti che devastarono agrumeti ed uliveti. Un’onda d’urto che spazzò via impianti di irrigazione e danneggiò la viabilità rurale e le stalle.    Coldiretti insieme al Consorzio di Bonifica di Trebisacce, sin dalle prime ore partecipò ai soccorsi continuando nei giorni a seguire la rilevazione dei danni e ad assistere gli agricoltori nella loro segnalazione agli uffici periferici del Dipartimento Regionale all’Agricoltura.

Sia pure con tempi lunghissimi, quasi tre anni – riferisce Coldiretti –  la Regione in queste ore ha chiuso il procedimento amministrativo mettendo in pagamento risarcimenti a 154 agricoltori con un contributo di circa il 50% sui danni accertati e per un totale di circa 2 milioni di euro. Certamente un ristoro dovuto e necessario per gli agricoltori che hanno subito oltre quattro milioni di euro di danni e con la maggior parte che ha dovuto ricorrere alle banche per ripristinare la messa in produzione dei terreni e delle infrastrutture aziendali. “Gli eventi estremi – sottolinea Molinaro presidente Coldiretti Calabria – sono ormai una costante e una battaglia dagli importanti risvolti economici che non consente cali di attenzione, pena la marginalizzazione di territori. Anche per questo va incentivata attraverso i Consorzi di Bonifica quella necessaria opera di regimazione delle acque con interventi specifici e lineari contro il dissesto idrogeologico”.

 

TOSCANA, API: SENZA DI LORO A RISCHIO IL 75% DELLE PRODUZIONI AGRICOLE

Sono 23mila i quintali di miele che ogni anno si producono in Toscana, questi rappresentano il 10% della totale produzione su scala nazionale e in termini economici si traducono in un valore di 16 milioni di euro. Anche gli apicoltori attivi in Toscana sono molti, si parla di un totale di circa 4700 tra hobbisti e imprenditori agricoli che operano su un volume di circa 98.000 arnie distribuite sul territorio regionale. 

In media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao.

Esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.

Quest’anno occorre fare particolare attenzione negli acquisti poiché secondo la Coldiretti gli sbalzi termici con l’improvviso ritorno della pioggia e del freddo hanno stressato le api che sono restate negli alveari e hanno dimezzato la produzione di miele di inizio stagione. Gli effetti di questa strana primavera aggravano il già pesante deficit registrato nel 2017 quando la produzione di miele Made in Italy è risultata pari a circa 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili, Paesi ai vertici per l’insicurezza alimentare.

Inoltre, in Italia, cresce nel carrello della spesa dei consumatori l’acquisto di miele del 5,1% sul valore degli acquisti nel 2017, spinto dalla svolta salutistica nei comportamenti alimentari degli italiani. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Ismea divulgata in occasione della Giornata Mondiale delle Api, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU), per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto tanto che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.

 

SALERNO: I PRODOTTI DELLA PIANA DEL SELE A MOSCA PER EVENTO ‘ART FOOTBALL 2018’

I prodotti agroalimentari della Piana del Sele saranno presentati e degustati nel corso della cena di gala organizzata a Mosca in occasione della quinta edizione dell'”Art-Football 2018”, l’evento dedicato alle nazionali artisti di tutto il mondo. Alla cena parteciperanno le più alte cariche diplomatiche italiane, gli enti di cooperazione commerciale e autorità russe. Durante la serata verranno presentati alcuni contenuti video esclusivi sulle produzioni agroalimentari campane e un rinfresco con i prodotti tipici della Piana del Sele. Coldiretti Salerno è così partner del progetto FromItaly Event e metterà in vetrina il meglio della produzione agroalimentare salernitana.

“Non è una presenza casuale quella di Mosca – spiega il presidente di Coldiretti, Vito Busillo – la Russia è un’area di grande interesse per i prodotti salernitani di quarta gamma, ma l’attuale embargo blocca, di fatto, un mercato molto promettente, se si pensa che la rucola è quotata a 19 euro al chilogrammo. L’auspicio è che ovviamente si superi questa situazione di stallo che frena solo i rapporti commerciali mettendo in difficoltà i nostri produttori”. La Piana del Sele è il principale centro di produzione di insalatine da taglio per la quarta gamma, in particolare rucola, lattuga, spinacio, cicoria, bietola, valeriana, con quasi il 70% del totale nazionale. “La Russia è forse il mercato dalle più grandi prospettive – conclude Busillo – la ripresa del dialogo è importante per alimentare nuovi scambi commerciali”.  

 

NUORO-OGLIASTRA, MARCO TRONCI PRESIDENTE DELLA SEZIONE DI GERGEI

Si avvia alla conclusione il rinnovo dei dirigenti nelle sezioni di Coldiretti Nuoro Ogliastra. Sono infatti circa i due terzi le sezioni, degli oltre 100 Comuni compresi all’interno della Federazione che hanno convocato le assemblee per l’elezione dei presidenti e dirigenti. Ultimo in ordine di tempo è stato Gergei, sezione che conta circa 60 associati, che ha eletto alla carica di presidente Marco Tronci, allevatore di bovini da carne di 52 anni.

 

Appuntamenti

UMBRIA: A PERUGIA TERRANOSTRA PRESENTA IL PROGETTO “AGRIDAYS”

Giovedì 24 maggio

Promuovere in maniera integrata le strutture ricettive rurali regionali per rendere l’offerta turistica maggiormente appetibile, puntando sulle eccellenze paesaggistiche ed enogastronomiche e su esperienze dirette da far vivere in azienda. Questo l’obiettivo principale dell’innovativo progetto “AgriDays” promosso da Terranostra Umbria, l’associazione per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio della Coldiretti, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale regionale 2014/2020, Misura 16.

Giovedì 24 maggio a Perugia presso la sede Coldiretti alle ore 16,30, la presentazione delle linee guida e della struttura del progetto con la partecipazione, tra gli altri, di Elena Pennacchi, Presidente Terranostra Umbria e Diego Furia, Direttore regionale Coldiretti.

Un’iniziativa – spiega Coldiretti – che intende promuovere la logica della progettualità di rete ma anche il turismo “esperienziale”, una nuova tendenza che sta raccogliendo sempre maggiori consensi nel mondo. Oltre trenta le aziende agrituristiche umbre coinvolte, che potranno essere valorizzate anche in periodi “lontani” da quelli del turismo di massa, attraverso appositi e diversificati eventi in grado di destagionalizzare le varie offerte.

L’agriturismo in Umbria, che conta secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, 1.252 strutture, con 388 dedite alla ristorazione e 244 alla degustazione, costituisce un elemento qualificante dell’agricoltura regionale, configurandosi come un ottimo veicolo per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari del territorio.

Tra le province, guida Perugia con 1.055 agriturismi, con Terni a quota 197. Un agriturismo su sei circa, si trova in montagna, mentre il 47 per cento è gestito da donne. I posti letto sono 21.751, mentre quelli a tavola sono 12.838. Accanto ad alloggio e ristorazione, ma anche alla semplice degustazione, non mancano le attività sportive e naturalistiche suggerite dalle aziende agrituristiche. Nella nostra regione sono in totale 1.093 quelle che propongono ai clienti corsi vari (cucina, orto, ecc.) per adulti e bambini, equitazione, mountain bike, attività sportive, escursionismo.

La capacità di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo – afferma Elena Pennacchi Presidente Terranostra Umbria – è la qualità più apprezzata dagli ospiti degli agriturismi che hanno qualificato notevolmente la propria tradizionale offerta di alloggio e ristorazione con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, ma anche con attività culturali che prevedono la visita di percorsi archeologici o naturalistici. In Umbria – conclude Pennacchi – l’agriturismo, oltre a rappresentare un’attività che permette all’impresa agricola multifunzionale di acquisire un importante valore aggiunto, è in grado di offrire ai turisti un luogo ideale per le vacanze, rispondendo alle sempre più esigenti richieste di quanti in campagna cercano qualcosa di più di un semplice periodo di riposo, vivendo esperienze autentiche dalle quali poter imparare.