COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 19 ottobre 2020

20 Ottobre 2020
News La Forza del Territorio del 19 ottobre 2020

Primo piano

 

CALABRIA

OLIO: AL VIA LA MOLITURA MA PRODUZIONE RIDOTTA DEL 40%

Ad incidere negativamente sulle imprese olivicole le anomalie climatiche e il crollo dei prezzi pagati ai produttori

In Calabria la prima raccolta delle olive e la molitura sono partite, ma – riferisce Salvatore Oliva Presidente dell’Associazione Olivicola Asso.pr.oli, promossa da Coldiretti – secondo le prime previsioni, la produzione di olio extravergine d’oliva complessivamente nella nostra regione registra un calo di oltre il 40% causato principalmente dalle anomalie climatiche. Con le prime moliture, però, i risultati, per quanto riguarda la qualità dell’olio, sono soddisfacenti e si può assaporare un olio fruttato, fragrante e di ottima qualità”. I tecnici dell’Associazione olivicola Asso.pr.oli stimano la produzione della campagna 2020-21, tra 25-30mila tonnellate, mentre nell’annata precedente si era attestata sulle 45mila. L’allegagione – spiega Oliva – una fase del ciclo vitale dell’olivo, che si registra nella prima metà di giugno, in cui avviene l’inizio della trasformazione dei fiori in frutti è stata mediamente discreta anche se la fase estiva, con il caldo, ha fatto sì che le drupe non si siano ingrossate tanto, sebbene poi si è recuperato in termini di pezzatura con le prime piogge. Nell’ultimo arco temporale – continua – la pioggia e il vento forte, in particolare nella sibaritide e nel crotonese, hanno causato una cascola delle olive che ha inciso ulteriormente sulla quantità. Se andiamo a veder per zone – aggiunge Oliva – si registra un -40/45% in meno sulla fascia jonica con punte del 50%nel lametino. Nelle zone interne del cosentino, si ha un 30% in meno mentre nella zona di produzione del tirreno reggino, i volumi di produzione sono buoni e in linea con le migliori annate. Rassicurazioni giungono dai tecnici di Asso.pro.li sulla Xyella. Ad oggi la Calabria è indenne, ma – precisano – occorre non sottovalutare nulla e monitorare attentamente e costantemente la situazione mettendo in atto le buone pratiche agronomiche e la prevenzione. L’olivicoltura in Calabria – evidenzia Coldiretti – si sviluppa sul 24% della superficie agricola utilizzata, con oltre 84mila aziende ad indirizzo olivicolo, una superficie investita in olivo di oltre 189mila ettari, circa 25milioni di piante e oltre 100 varietà di olive, un tesoro di biodiversità, con quasi il 50% biologico e un forte impiego di manodopera, nella intera filiera. “Il nostro impegno è di potenziare e migliorare la filiera che coinvolge in Calabria 692 frantoi il 15% del totale italiano, con tre D.O.P. e una I.G.P., – afferma Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria. Ad incidere negativamente sulle imprese olivicole è stato anche il crollo dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi. Un trend causato – spiega – dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti scorte di olio “vecchio” spagnolo, spesso pronto a essere spacciato come italiano a causa della mancanza di trasparenza sul prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicare l’origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182/2009. Ma i pericoli, rimarca il presidente di Coldiretti -arrivano anche a livello internazionale dalla diffusione di sistemi di etichettatura fuorviante, discriminatori ed incompleti, che – sottolinea– finiscono per mettere il bollino rosso ed escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole. Si rischia – conclude – di promuovere cibi spazzatura e di bocciare un elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva, considerato il simbolo della dieta mediterranea e per questo è necessario aumentare gli investimenti pubblici e privati sulla promozione del nostro olio che grazie ai produttori è sempre di più apprezzato e sta guadagnando in termini di reputazione.

 

Dal Territorio

 

PUGLIA, CON ESPIANTI VIA PIANO ‘SALVA ULIVI’; CORSA CINTURA SICUREZZA A MONOPOLI

Con l’espianto di 60 ulivi a Monopoli sia in zona cuscinetto che indenne, è partita la corsa a creare una cintura di sicurezza che non faccia diffondere la Xylella in provincia di Bari, dove si produce il 15% dell’olio extravergine di oliva nazionale. A darne notizia è Coldiretti Puglia che denuncia la velocità del contagio che in 7 anni inesorabilmente si è spostato a nord ad una velocità di più 2 chilometri al mese.

“Si tratta di tutelare un patrimonio olivicolo inestimabile anche attraverso un Piano Olivicolo Nazionale e potenziare una filiera olearia che in Puglia vale quasi 800 milioni di euro”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Da quando è stata confermata la presenza della Xylella fastidiosa in Salento – aggiunge Coldiretti Puglia, in base alla elaborazione di dati Sian – la produzione di olio ha subito un trend negativo che rischia di diventare irreversibile, con il minimo storico di 3.979 tonnellate prodotte nell’ultima campagna 2019/2020 a Lecce, con una diminuzione dell’80%, mentre a Brindisi la produzione di olio è diminuita del 16% e del 4% in provincia di Taranto.

Peraltro i problemi causati dalla Xylella si aggiungono quest’anno a quelli climatici che hanno causato un calo stimato del quantitativo di olio del 22% a livello nazionale che sale addirittura al 48% proprio in Puglia dove si produce circa la metà dell’extravergine Made in Italy. Complessivamente si prevede – sottolinea la Coldiretti – una produzione nazionale di circa 287 milioni di chili rispetto ai 366 milioni di chili della campagna precedente. Un risultato che mette a rischio il futuro del settore in un anno segnato dall’emergenza Covid che – conclude la Coldiretti – ha ridotto le opportunità di mercato in Italia e all’estero e aumentato i costi delle imprese per garantire la sicurezza dei lavoratori.

Con l’82% degli italiani che con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio, il consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove – conclude la Coldiretti – è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.

 

PIEMONTE, L’EUROPA CI INVADE CARNE BOVINA CHE ERA DESTINATA AL NORD AFRICA

Blocco delle esportazioni europee di bovini e di carni, soprattutto da Polonia, Spagna, Irlanda e Francia, verso il nord Africa e la Turchia per cui il sistema produttivo europeo è andato in sovrapproduzione e si sono cercati sbocchi all’interno dell’Ue ed, in particolare, in Italia. E’ quanto emerge da un’indagine Ismea che fotografa la situazione difficile che vive oggi il comparto della carne bovina.

La conseguenza è che circa 120 mila tonnellate di carne bovina, ovvero oltre 300 mila capi, è arrivata in Italia ed in Piemonte e viene venduta sugli scaffali della GDO.

“Stiamo sostanzialmente mangiando carne che era destinata al mercato del nord Africa, di qualità ben inferiore a quella che è la razza Piemontese e a quella allevata in Piemonte che viene controllata e tracciata per dare al consumatore garanzia di salubrità – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale-. E’ una vergogna che, alla luce anche delle sofferenze che il comparto sta subendo, dovute alla crisi della ristorazione e del canale Ho.Re.Ca., causata dall’emergenza Covid, la GDO venda tutta questa carne straniera sugli scaffali, senza valorizzare la nostra”.In Piemonte la filiera bovina, ed in particolare la razza Piemontese, fiore all’occhiello della produzione regionale, conta 800 mila capi e circa 7 mila aziende. La Piemontese, infatti, con oltre 315 mila capi ed un fatturato che arriva a 500 milioni di Euro capi, rappresenta la principale razza da carne, oltre ad essere la prima razza autoctona a livello nazionale per numero di capi allevati, raggiungendo il 50% del patrimonio delle razze autoctone italiane da carne.

“Un appello alla GDO che avevamo già fatto durante il lockdown, anche sulla scia della campagna lanciata da Coldiretti #MangiaItaliano, ma che evidentemente preferisce ignorare solo per mere logiche legate al prezzo piuttosto che puntare alla qualità di carni di razza Piemontese e di capi allevati in Piemonte.  Alla luce di tutto questo, è fondamentale che i consumatori, per compiere una vera scelta consapevole, leggano attentamente l’etichetta dei prodotti che acquistano da portare in tavola. Non possiamo dimenticare – concludono – che la razza Piemontese ha ottenuto l’Igp per il Vitellone Piemontese dalla Coscia e che testimonia una tradizione alimentare unica, oltre a tutelare un grande patrimonio dal punto di vista della biodiversità, dell’ambiente e dell’economia”, concludono Moncalvo e Rivarossa.

 

CAMPANIA, CASTAGNE: IN CAMPANIA DOPO 10 ANNI UNA BUONA ANNATA

Dal Cilento al Garigliano, passando per il Partenio, dal sud al nord della Campania i castagneti tornano ovunque a dare i loro deliziosi frutti dopo oltre dieci anni di produzione quasi azzerata dal cinipide. Coldiretti Campania stima che l’annata castanicola 2020, ancora in corso, darà una produzione di circa 16 milioni di chilogrammi, al netto dei problemi di siccità e delle trombe d’aria che hanno danneggiato alcune aree. La produzione della Campania è il 45% di quella nazionale e complessivamente si annuncia come di buona qualità. La regione vanta tre prodotti a marchio europeo: la Castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e il Marrone di Serino/Castagna di Serino. Da ricordare che la quarta IGP è in fase di riconoscimento e riguarda la castagna di Roccamonfina, nell’alto Casertano.

“La produzione castanicola – spiega Roberto Mazzei, tecnico di Coldiretti Campania – per la prima volta dopo tanti anni si presenta omogenea e di buona qualità in tutte le aree della regione, ad eccezione di piccole aree che hanno sofferto siccità e maltempo. È il primo anno in cui in le piante si presentano bene e ci auguriamo che sia un anno zero. I castagneti hanno mantenuto la produzione nonostante siccità e clima avverso, pertanto siamo molto soddisfatti di aver ritrovato piante resistenti come in fase pre-cinipide. Anche la presenza dei difetti nei frutti sembra non eccessiva, mentre negli anni addietro era forte la presenza di marciume. Ora il problema riguarda gli effetti del coronavirus sul mercato. La chiusura di fiere e sagre colpisce pesantemente un consumo molto emozionale, legato allo stare insieme e alla convivialità all’aria aperta. La castagna è un prodotto da evento e si rischia una guerra dei prezzi, anche alla luce della grande quantità di prodotto presente sul mercato europeo. Il potenziale produttivo del 2020 si attesta a circa la metà delle quantità pre-cinipide”.

Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nelle città, la Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica. A tal proposito, sabato 24 e domenica 25 ottobre al mercato coperto Campagna Amica “San Paolo” di Napoli si terranno i “Castagna Days” con la possibilità di trovare il meglio delle produzioni castanicole da tutta la regione direttamente dagli agricoltori. Il mercato coperto si trova in via Guidetti 72 al Parco San Paolo di Fuorigrotta. L’apertura è prevista dalle 9 alle 15, con pieno rispetto delle prescrizioni anti-covid.

Il patrimonio castanicolo continua a essere presente nelle tradizioni alimentari autunnali. Le castagne si possono consumare – conclude la Coldiretti – in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne.

 

SIENA, GLI ANIMALI HANNO FAME: COLDIRETTI DONA FIENO AL CIRCO AD ISOLA D’ARBIA

Un grande gesto di solidarietà verso gli animali e i lavoratori del circo. E’quello appena compiuto da Coldiretti Siena.

Ad Isola d’Arbia è arrivato il circo di Vienna, pronto a offrire divertimento, magìa e spensieratezza. Eppure il coronavirus ha colpito fortemente anche l’arte circense e sono proprio le famiglie e gli artisti a non riuscire più ad essere spensierati.  Tanto da rivolgersi alla Caritas Diocesana per aiutare gli animali: asini, lama, dromedari devono essere mantenuti in ottima salute e forma perché sono loro i primi a portare sorrisi ai bambini e in questo momento le famiglie del circo si trovano in enorme difficoltà. Così, Coldiretti ha raccolto la richiesta di aiuto arrivata tramite la Caritas e questa mattina ha consegnato quindici quintali di fieno (tre balloni) per dar da mangiare agli animali.

 

MOLISE, CINGHIALI: PROLUNGARE PERIODO CACCIA E POTENZIARE GUARDIE VENATORIE

“A fronte di una situazione davvero insostenibile, è quanto mai urgente che la Regione prenda seri provvedimenti sulla questione selvatici: dal prolungare eccezionalmente il periodo di caccia in forma non selettiva al potenziare il numero di guardie venatorie per l’attività di controllo, nonostante le restrizioni imposte dal Covid, fino ad occuparsi concretamente di coordinare il monitoraggio sui territori rispetto all’attuazione della caccia di selezione”. E’ quanto commentano Giuseppe Spinelli, Delegato Confederale di Coldiretti Molise, e Aniello Ascolese, Direttore regionale dell’Organizzazione, rispetto al proliferare della fauna selvatica, in seguito all’aggressione di un cinghiale ai danni di un cacciatore ed alla sentenza che ha condannato la Regione a risarcire un cittadino per i danni subiti a causa di un incidente automobilistico causato dai cinghiali.  

“Prendiamo atto – proseguono Spinelli e Ascolese – che la Regione si sia fatta portavoce con la Ministra Bellanova della problematica cinghiali, ma la situazione è insostenibile ed urgente per cui serve attuare, al più presto, misure straordinarie e va accelerato l’iter del decreto legge ministeriale, che aspettiamo ormai da tempo, per modificare la legge in vigore anche alla luce del fatto che la fauna selvatica rientra nel patrimonio dello Stato”.

In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici e oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Anche in Molise negli ultimi anni si sono registrati numerosissimi incidenti causati dalla fauna selvatica registrando, purtroppo, anche delle vittime.

“A rischio ci sono sia l’incolumità dei cittadini sia i raccolti dei nostri imprenditori – proseguono Ascolese e Spinelli – Non possiamo permettere che a causa del sovrappopolamento della specie, dato assolutamente incontrovertibile, le nostre aree rurali e di montagna si spopolino dopo anni di lavoro e di presidio grazie proprio all’impegno degli agricoltori che mantengono vivi i territori”.

 

TRENTO, AUTUNNO SENZA SAGRE COLPISCE 3 ITALIANI SU 4

“Anche in Trentino Alto Adige, come in tutta la penisola, sagre, fiere e mercati di paese sono dedicati a ricorrenze storiche o religiose, ma soprattutto a prodotti tipici dell’enogastronomia locale che sono molto spesso al centro dei festeggiamenti che si concentrano proprio in autunno.

Si pensi ad esempio alle castagne e ai funghi, ma anche ai grandi eventi enogastronimici legati alla mela e all’uva. I dati di una recente analisi Coldiretti/Ixè raccontano che lo stop alle sagre e agli eventi enogastronomici rappresenta una problematica che colpisce sia i fruitori che i produttori”.

E’ quanto afferma Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige, nel commentarel’analisi di Coldiretti/Ixè diffusa in occasione del varo delle nuove misure di contenimento necessarie per l’aggravarsi delle difficoltà causate dalla risalita dei contagi da Coronavirus.

Un autunno senza sagre e feste di Paese colpisce quasi 3 italiani su 4 (73%) che ogni anno partecipano a eventi enogastronomici e folkloristici organizzati da nord a sud per raccontare le bellezze della Penisola e le sue tradizioni. Lo stop alle sagre colpisce le comunità locali e i circa 34mila gli operatori ambulanti nell’alimentare ma anche gli acquisti degli italiani che sfruttano questi eventi pure per rifornire le proprie dispense di prodotti tipici con una spesa complessiva annuale stimabile in 900 milioni.

Un momento conviviale alternativo che riguarda sia le località più turistiche, ma anche più spesso le aree interne meno battute dove si va a guardare, curiosare fra le bancarelle e magari anche acquistare qualcosa, spesso prodotti del territorio con lo street food che ha fatto segnare una vera e propria esplosione negli ultimi anni. Infatti il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. L’alternativa alle manifestazioni enogastronomiche cancellate dalla pandemia sono gli oltre mille mercati degli agricoltori che – evidenzia la Coldiretti – si sono diffusi in molte grandi e piccole città grazie alla Fondazione Campagna Amica che ha realizzato la più vasta rete di vendita diretta a livello mondiale insieme agli spacci in fattoria e agli agriturismi. L’acquisto di un alimento direttamente dal produttore– sottolinea la Coldiretti – è anche una occasione per conoscere non solo il prodotto, ma anche la storia, la cultura e le tradizione che racchiude dalle parole di chi ha contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del territorio nazionale. Acquistare prodotti a chilometri zero direttamente dai produttori – evidenzia la Coldiretti – è un segnale di attenzione al territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione locale. Il cibo è diventato il vero valore aggiunto di gite e vacanze Made in Italy con l’Italia che è leader mondiale incontrastato nel turismo enogastronomico – conclude la Coldiretti – grazie al primato dell’agricoltura più green d’Europa on 306 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 524 vini Dop/Igp, 5155 prodotti.

 

LAZIO, RICOSTRUZIONE POST SISMA: COLDIRETTI RIETI INCONTRA IL SINDACO DI AMATRICE

Il sindaco di Amatrice, Antonio Fontanella, ha incontrato i dirigenti di Coldiretti Rieti per fare il punto della situazione e rassicurare sull’iter della ricostruzione delle strutture zootecniche. Il primo cittadino ha annunciato che farà il possibile per restringere i tempi necessari all’approvazione dei PUA, i Piani di Utilizzazione Aziendale, che consentiranno agli allevatori di perfezionare i progetti per la delocalizzazione delle stalle crollate a causa del terremoto e di presentarli agli uffici della Regione Lazio. Si completerà cosi un complesso percorso burocratico e potranno prendere il via le attività di realizzazione delle stalle.

“Siamo sempre pronti a sostenere le aziende agricole – dice il presidente di Coldiretti Rieti, Alan Risolo – continuiamo a seguirle passo dopo passo, in questo complesso e doloroso processo di ricostruzione. Un percorso che prevede un lungo iter burocratico, che stiamo cercando di velocizzare in tutti i modi”. 

Già nel 2018 Coldiretti Rieti aveva elaborato, in collaborazione con l’amministrazione comunale, un protocollo per accertare che le imprese agricole avessero i requisiti necessari e il diritto alla delocalizzazione, a seguito dell’ordinanza emanata dal commissario straordinario del governo per la ricostruzione. Un provvedimento volto a stabilizzare e rendere definitive le strutture produttive agricole e zootecniche. In questi due anni si sono susseguiti numerosi incontri tra Coldiretti Rieti e gli allevatori della zona, ai quali hanno preso parte anche i progettisti e alcune ditte specializzate proprio nella costruzione di strutture per la zootecnia.

Sono numerosi gli allevatori del territorio che hanno presentato i loro progetti di ricostruzione delle strutture produttive e zootecniche per riprendere a pieno regime la loro attività. “La ripresa economica del territorio – aggiunge Risolo – passa anche attraverso la ricostruzione delle strutture, che renderebbero pienamente operativo il settore agricolo, fortemente compromesso, non solo dal terremoto, ma ora anche dall’emergenza sanitaria, che sta vessando ulteriormente le aziende”. E’ importante dare un segnale forte anche di speranza a chi non ha abbandonato quanto duramente realizzato in questi anni. “Il futuro di questa terra – conclude il presidente di Coldiretti Rieti, Alan Risolo- passa attraverso la riprogrammazione del proprio tessuto economico e produttivo. Gli allevatori hanno la possibilità, con l’approvazione dei loro progetti, di ripensare un percorso nuovo che renda le loro strutture innovative e finalmente competitive. Ringraziamo il sindaco, l’amministrazione comunale e l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione della Regione Lazio per lo spirito collaborativo con cui abbiamo lavorato in questi anni difficili”.

 

PUGLIA, CONSUMI: CASTAGNE 100% MADE IN PUGLIA; BIODIVERSITA’ A RISCHIO ESTINZIONE

Arrivano le prime castagne pugliesi, un patrimonio della biodiversità a rischio di estinzione in Puglia, con i superbi castagneti che campeggiano sul Gargano, tra Vico del Gargano, Carpino, Ischitella e Cagnano, nel basso Salento tra Supersano, Alessano e ai Paduli, sulla Murgia. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base del monitoraggio della produzione in Puglia dell’albero del pane, il castagno.

“Si tratta di un ritorno atteso di un prodotto molto gradito dai consumatori che è a rischio di estinzione in Puglia anche per la presenza del cinipide galligeno del castagno proveniente dalla Cina, che provoca nella piante la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni. Contro questa minaccia è stata avviata una capillare guerra biologica”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

E’ proprio questa la storia di Peppe Calabrese, un agricoltore eroico di Vico del Gargano, che si prende cura di un castagneto di 80 anni, strappato al cinipede del castagno (Dryocosmus kuriphilus) attraverso la lotta biologica con la diffusione dell’insetto antagonista naturale Torymus sinensis e dal 29 settembre – racconta Coldiretti Puglia – ha iniziato la raccolta della prelibata varietà di castagne San Michele.

“L’umidità del mese di settembre ha provocato un calo del raccolto, ma la qualità è straordinaria – dice Peppe Calabrese – con la castagna dalla buccia lucida che viene via molto facilmente e il frutto è molto dolce”.

Si resta ancora lontani – sottolinea la Coldiretti – dai fasti produttivi del passato per quello che Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”, simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni di giovani scolari. Basti ricordare che nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili.

Le castagne sono consumate dall’uomo fin da tempi immemorabili, ne parla per primo lo storico greco Senofonte, vissuto tra il 430 e il 355 A. C, che definisce il castagno “l’albero del pane”, poi nel 40 a.c. Marziale. Di castagne parla ancora Virgilio (il quale suggerisce d’innestare il castagno sul faggio) che le ricorda cucinate con il latte e mangiate con il formaggio. Per secoli un vero alimento, o un obbligato surrogato, grazie alle castagne, tante comunità rurali hanno potuto fronteggiare carestie, crisi economiche. Poi un lento abbandono con lo spopolamento delle aree interne della nostra penisola.

Il rischio è quello di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, considerato che le importazioni nel 2019 sono risultate pari a ben 32,8 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.

Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, la Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o quelle sagre che si potranno svolgere in questi giorni dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.

Un patrimonio che continua a essere presente nelle tradizioni alimentari autunnali degli italiani da consumare – conclude la Coldiretti – in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne.

 

VARESE, CASTAGNE: ANNATA POSITIVA PER QUANTITÀ, QUALITÀ E PEZZATURE

Buone pezzature e un “tappeto di ricci” che ricopre i castagneti nei boschi del comprensorio: nel Varesotto la stagione delle castagne è lanciata in avanti, grazie anche al clima delle scorse settimane che ha favorito la maturazione con leggero anticipo: e così, anche nella provincia prealpina, il bosco offre buona soddisfazione ai raccoglitori, archiviando al passato il ricordo degli “anni bui” del cinipide galligeno, il fitofago che aveva decimato, per anni, la produzione dei frutti resi da quello che Giovanni Pascoli definì “italico albero del pane”.

La produzione nazionale in crescita e di qualità, superiore ai 35 milioni di chilogrammi, e il Varesotto buone performance nei boschi: “Un ritorno atteso dopo che in alcune zone era stata rischiata addirittura l’estinzione per la presenza del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) proveniente dalla Cina, che da anni infesta i boschi lungo la Penisola provocando nella piante la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni. Contro questa minaccia – ricorda il presidente della Coldiretti provinciale Fernando Fiori – è stata avviata con successo una capillare guerra biologica con la diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale”.

Un progressivo ritorno al passato anche se siamo ancora lontani dai fasti produttivi di un passato ormai lontano: basti ricordare che nel 1911 la produzione di castagne made in Italy ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili.

L’abbassamento delle temperature – sottolinea la Coldiretti provinciale – sta favorendo un aumento dei consumi da parte delle famiglie italiane, anche se pesano le limitazioni poste alle tante sagre e eventi locali che si svolgono in questo periodo e che sono state frenate dall’emergenza Covid.

Attenzione, però, al rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, considerato che le importazioni nel 2019 sono risultate pari a ben 32,8 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate. Coldiretti Varese invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o quelle sagre che si potranno svolgere in questi giorni dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.

Un patrimonio che continua a essere presente nelle tradizioni alimentari autunnali dei cittadini da consumare – conclude la Coldiretti prealpina – in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne. Tipica delle nostre terre è anche la ricetta delle castagne al latte, oppure gli gnocchi di castagne da preparare con il burro di montagna, come pure è classico tra i dolci il castagnaccio.

 

SARDEGNA, I CANDIDATI SINDACO CONDIVIDONO IL PROGRAMMA POLITICO DI COLDIRETTI

Nuoro capitale culturale rurale. E’ il programma politico di Coldiretti Nuoro Ogliastra declinato in sei punti e sottoscritto ieri da tutti i candidati sindaco di Nuoro durante il confronto sulle tematiche agricole che si è tenuto all’Eliseo.

Un confronto pacato che ha consentito a tutti i candidati di esporre il proprio programma e condividere quello dell’Organizzane agricola che all’unisono hanno fatto proprio.

“L’agricoltura è un tassello fondamentale dell’economia ma è anche e soprattutto il custode della autentica identità, della cultura e dell’ambiente del centro Sardegna – ha spiegato il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis -. E lo è ancora di più adesso che ha riacquistato centralità e reputazione nella società con proposte attente alla sostenibilità e al sociale”.

“Il centro Sardegna si fregia di diversi primati in campo agricolo – ha detto in apertura il direttore Alessandro Serra -: ha il 28% del patrimonio ovino sardo oltre a dare sede a due dei tre Consorzi dei pecorini Dop: Romano e Fiore sardo e a quello dell’agnello Igp, ha il 35 delle capore sarde, 40% dei bovini da carne, il 66% della superficie del cannonau (di gran lunga primo vitigno in Sardegna) e il 44% di quella olivicola. Ma ha un primato anche in campo ambientale con circa il 35% della superficie forestale sarda in una delle regioni che si classifica tra i primi posti in Italia. E questa è anche la provincia che ha ottenuto il riconoscimento per il Pastoralismo come patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Ma quello che forse ne fotografa il nuovo fermento sono i giovani: nella provincia di Nuoro sono presenti il 40% delle aziende agricole under 40 sarde, molti dei quali promuovono progetti innovativi su cibo, turismo, ambiente, sociale e cultura”.

I sei punti presentati da Coldiretti Nuoro Ogliastra sono sulla valorizzazione del Pastoralismo patrimonio Unesco; il km0 nei mercati contadini e nelle mense scolastiche e l’educazione alimentare nelle scuole; l’agricoltura sociale che promuove un nuovo welfare capillare e a misura di tutte le fasce deboli; la cultura del cibo coinvolgendo il mondo della ristorazione e le aziende agricole: “il turista – ricorda Leonardo Salis – sceglie la destinazione per un viaggio in base a un’offerta enogastronomica di qualità o esperienze legate all’enogastronomia (59% degli italiani). Il 90% vuole mangiare piatti tipici in un ristorante locale. Un programma turistico che si rispetti non può non tener conto di questo”.

Gli altri due punti sono sui Giovani agricoltori, con Nuoro polo agricolo dell’innovazione e sull’ambiente, con il capoluogo porta di ingresso e raccordo tra costa e bosco. “La campagna è un patrimonio ambientale che va custodito e soprattutto vissuto rendendolo fruibile e attrattivo ai residenti e ai turisti”.

Alla fine dell’incontro tutti i candidati sindaco, Lisetta Bidoni, Ciriaco Offedu, Andre Soddu, Carlo Prevosto, Pietro Sanna, Francesco Guccini e Alessandro Murgia hanno sottoscritto il manifesto politico di Coldiretti Nuoro Ogliastra.

 

SAVONA, FIRMATO IL PROTOCOLLO D’INTESA: I PRODOTTI A KM ZERO SALGONO A BORDO

Firmato il protocollo d’Intesa tra Coldiretti Savona e la Marina di Alassio, che da oggi renderà operativo il servizio “Prodotti a km0 in barca” grazie alla collaborazione delle aziende aderenti al circuito di Campagna Amica Liguria: le grandi eccellenze della provincia savonese diventano così protagoniste presso il Porto, per far scoprire, a cittadini e diportisti, tutte le peculiarità culinarie locali e quel connubio perfetto tra produzioni di terra e di mare.

Secondo studi di settore circa il 60% dei turisti italiani reputa fondamentale nella scelta della meta di viaggio, la possibilità di vivere esperienze enogastronomiche appaganti, ed è proprio da questo che nasce l’opportunità di sperimentare la cucina e i prodotti Made in Liguria direttamente dal campo allo yacht o preparati con maestria da un Agrichef di Campagna Amica Liguria.

“Questa Partnership – sottolineano Fabio Macheda, Assessore alle Partecipate del Comune di Alassio e Rinaldo Agostini Presidente della Marina di Alassio – contribuirà a sviluppare nuove forme di comunicazione e promozione territoriale. Un protocollo d’intesa in grado di capitalizzare la valenza delle eccellenze agroalimentari del Made in Liguria ai fini dello sviluppo del turismo nautico in un’ottica di sistemi turistici integrati”.

“Siamo molto orgogliosi di collaborare a questo progetto e trovare sempre nuovi modi per far conoscere le nostre produzioni, d’eccellenza apprezzate ormai a livello mondiale per la qualità e genuinità che possiedono. – affermano il Presidente di Coldiretti Savona Marcello Grenna e il Direttore provinciale Antonio Ciotta – Arrivare direttamente a bordo con i prodotti agricoli del territorio  è l’avvio di quella sinergia naturale che non può non esistere in una regione come la nostra:  la piena valorizzazione dei nostri prodotti tipici passa inevitabilmente dalla collaborazione fra costa ed entroterra e tra imprenditori turistici e agricoli. Le imprese della provincia savonese custodiscono, con il loro lavoro, un patrimonio enogastronomico inestimabile, fatto di grandi eccellenze che vanno dal pomodoro Cuore di Bue al Basilico Genovese DOP, dall’olio extra vergine d’oliva al vino DOC, dal carciofo spinoso di Albenga all’asparago violetto, fino alle acciughe del nostro mare. È quindi importante cercare sempre nuovi mezzi di promozione e comunicazione delle nostre produzioni interamente a Km0, per attrarre l’attenzione di cittadini e turisti, ma anche dei giovani e degli studenti, rendendo più fruibile tutte quelle peculiarità agroalimentari che in sé racchiudono il valore ambientale e culturale del territorio. Vogliamo ringraziare per la partecipazione a questo primo evento l’Acciugotto della Coop Mare di Alassio e le aziende agricole del territorio Le Roveri e Il Filo di Paglia, per aver subito creduto assieme a noi al progetto e collaborato con lo chef Renato Grasso che ha stupito con le sue ricette tutti i presenti”.    

Il progetto Marina di Alassio Sea Experience voluto dall’Assessore Comunale alle Società Partecipate Fabio Macheda, è coordinato dal Presidente del Porto Luca Ferrari, Rinaldo Agostini e dal Direttore Marino Agnese, con la consulenza del docente di marketing Franco Laureri.

La scuola di cucina dell’Ittiturismo l’Acciugotto, sotto l’insegna di Coldiretti Impresa Pesca, sarà coordinata da Annamaria Bertazzo e dal discepolo di Escoffier Renato Grasso. Il Maestro e ambasciatore della cucina della tradizione ligure, dalla prossima primavera sarà alla Marina di Alassio un giorno a settimana per trasmettere i saperi e i sapori delle ricette tipiche della nostra Liguria.

 

CUNEO, TARTUFI: ALTA QUALITÀ MA STAGIONE IN CHIAROSCURO

La stagione dei tartufi, inaugurata ufficialmente dall’avvio della 90esima edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, si è aperta con quotazioni variabili da 200 a 300-350 euro all’etto, in base alla pezzatura. Valori che, secondo Coldiretti Cuneo, sono in linea con quelli dello scorso anno anche se ancora distanti dai prezzi del recente passato, con una media per il pregiato tartufo albese di 450 euro nel 2017, di 350 nel 2013, di 500 nel 2012 e di 450 all’etto del 2007.

Da un punto di vista climatico, ci sono le condizioni per una raccolta di alta qualità – sottolinea Coldiretti – perché l’autunno è stato caratterizzato fino ad ora da piogge importanti e il Tuber magnatum Pico si sviluppa in terreni freschi e umidi. Tuttavia, la stagione è influenzata dall’impatto dell’emergenza Covid, che ha ridotto drasticamente le presenze di turisti stranieri sul nostro territorio; per questo si punta sempre più sulla richiesta di tartufi da spedire all’estero oltre che sul consumo nazionale.

“La raccolta coinvolge migliaia di raccoglitori ufficiali che riforniscono negozi e ristoranti, ma è in agguato il rischio dell’inganno con la vendita di prodotti low cost spacciati per nostrani ma importati dall’estero, contro cui Coldiretti è impegnata a chiedere la tracciabilità delle transazioni e l’indicazione obbligatoria dell’origine” dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo.

Il tartufo – spiega Coldiretti Cuneo – è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi e al quale deve le sue caratteristiche in termini di colorazione, sapore e profumo. La forma, invece, dipende dal tipo di terreno: se soffice, il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio.

In cucina il tartufo bianco va gustato a crudo su piatti della tradizione come tajarin, risotti o fonduta, in abbinamento con i grandi vini rossi delle nostre colline. Dove trovare le materie prime genuine e di qualità per portare in tavola queste prelibatezze? Al mercato Campagna Amica che questa domenica, 18 ottobre 2020, sarà allestito in piazza Snider, antistante l’ex Tribunale.

Per tutta la giornata, sotto i caratteristici gazebo gialli, produttori agricoli da tutta la Provincia, ma anche dal Torinese e dall’Astigiano, proporranno una vasta offerta di prodotti a Km zero, garantiti dal marchio Campagna Amica: vini di Langhe e Roero, formaggi, salumi, cereali, farine, miele e prodotti dell’alveare, ortofrutta, passata di pomodoro, composte, salse piemontesi e marmellate, prodotti stagionali come le castagne, le nocciole, l’aglio di Caraglio, lo zafferano, oltre ai ceci e alle lumache.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

ALESSANDRIA, ALLARME PER EUROPA CHE CI INVADE CON CARNE BOVINA STRANIERA

“Stiamo sostanzialmente mangiando carne che era destinata al mercato del nord Africa, di qualità ben inferiore a quella che è la razza Piemontese e a quella allevata in provincia di Alessandria e in Piemonte che viene controllata e tracciata per dare al consumatore garanzia di salubrità. E’ una vergogna che, alla luce anche delle sofferenze che il comparto sta subendo, dovute alla crisi della ristorazione e del canale Ho.Re.Ca., causata dall’emergenza Covid, la GDO venda tutta questa carne straniera sugli scaffali, senza valorizzare la nostra.”

Così il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco a commento delle conseguenze del blocco delle esportazioni europee di bovini e di carni, soprattutto da Polonia, Spagna, Irlanda e Francia, verso il nord Africa e la Turchia per cui il sistema produttivo europeo è andato in sovrapproduzione e si sono cercati sbocchi all’interno dell’Ue ed, in particolare, in Italia.

Il dato emerge da un’indagine Ismea che fotografa la situazione difficile che vive oggi il comparto della carne bovina. La conseguenza è che circa 120 mila tonnellate di carne bovina, ovvero oltre 300 mila capi, è arrivata in Italia ed in Piemonte e viene venduta sugli scaffali della GDO.

In Piemonte la filiera bovina, ed in particolare la razza Piemontese, fiore all’occhiello della produzione regionale, conta 800 mila capi e circa 7 mila aziende. La Piemontese, infatti, con oltre 315 mila capi ed un fatturato che arriva a 500 milioni di Euro capi, rappresenta la principale razza da carne, oltre ad essere la prima razza autoctona a livello nazionale per numero di capi allevati, raggiungendo il 50% del patrimonio delle razze autoctone italiane da carne. A livello provinciale le stalle con bovini sono circa 1.200, il 14% della produzione regionale.

“Un appello alla GDO che avevamo già fatto durante il lockdown, anche sulla scia della campagna lanciata da Coldiretti #MangiaItaliano, ma che evidentemente preferisce ignorare solo per mere logiche legate al prezzo piuttosto che puntare alla qualità di carni di razza Piemontese e di capi allevati in Piemonte – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Non possiamo dimenticare che la razza Piemontese ha ottenuto l’Igp per il Vitellone Piemontese dalla Coscia e che testimonia una tradizione alimentare unica, oltre a tutelare un grande patrimonio dal punto di vista della biodiversità, dell’ambiente e dell’economia.”

Alla luce di tutto questo, è fondamentale che i consumatori, per compiere una vera scelta consapevole, leggano attentamente l’etichetta dei prodotti che acquistano da portare in tavola.

“La nostra carne nasce da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica. Per questo scegliere carne del territorio significa anche sostenere un indotto e soprattutto persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado ambientale spesso da intere generazioni, anche in aree difficili”, hanno concluso Bianco e Rampazzo.

 

VENETO, BUON LAVORO AL NEO ASSESSORE ALL’AGRICOLTURA CANER

La nomina dell’assessore regionale Federico Caner che unisce le deleghe del turismo e dell’agricoltura è l’espressione della volontà di realizzare una nuova regia per valorizzare unitariamente due delle più importanti eccellenze del Veneto: il cibo, il vino e il turismo che sono straordinari ambasciatori del made in veneto nel mondo.

Si tratta di un primo passo – commenta Coldiretti Veneto – verso quanto enunciato nei 10 punti del Patto Identitario sottoscritto anche dal Presidente Luca Zaia. Salutando la nuova Giunta del Veneto Coldiretti augura buon lavoro alla squadra tutta ed in particolare al nuovo assessorato affinché possa aggiungere un occhio di riguardo alle competenze anche quelle dell’agriturismo, della multifunzionalità, della sicurezza alimentare e ambientale con il compito strategico della programmazione del nuovo Programma di sviluppo rurale. Coldiretti ricorda anche la presenza del comparto della pesca e acquacoltura che trova nelle referenze di Cristano Corazzari uno spazio a cui porre dovuta importanza per una ripresa economica dopo la crisi sopportata a causa del Covid 19.

 

MOLISE, GIOVANI: PREMIATI I VINCITORI DELLA SELEZIONE REGIONALE OSCAR GREEN 2020

Premiati, nella sala convegni della Coldiretti Molise a Campobasso, i vincitori della selezione regionale del premio Oscar Green 2020. I primi classificati della fase regionale del concorso parteciperanno in seguito alla selezione nazionale che si terrà a Roma. Giunto alla 14ma edizione, l’Oscar Green è il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa che punta a valorizzare il lavoro di tanti giovani che hanno scelto per il proprio futuro il settore primario. Obiettivo dell’iniziativa è dunque promuovere l’agricoltura sana del nostro Paese che ha come testimonial le tante idee innovative di giovani agricoltori. Il titolo scelto per questa edizione è “Innovatori di Natura”, una sfida importante che quest’anno si è prefissa l’obiettivo di premiare i progetti di giovani i quali, coniugando tradizione e innovazione, collaborano alla realizzazione di un modello agricolo sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.

All’incontro, moderato dal Direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese,  hanno preso parte: il Delegato Confederale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli, l’Assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, il Presidente della Camera di Commercio del Molise, Paolo Spina, Benedetta Liberace, componente dell’Esecutivo nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, collegata in video conferenza dalla Puglia, il Delegato regionale molisano di Coldiretti Giovani Impresa, Mario Di Geronimo, e Francesco Barile, socio amministratore della “DIBA – Bio Innovative Farm”, azienda premiata con l’Oscar Green nel 2017.

Nel corso dei lavori numerosi sono stati gli spunti di riflessione proposti dai vari relatori.

Lodando l’impegno ed i risultati raggiunti dai giovani imprenditori premiati, il Direttore Ascolese ha posto l’accento sulle tante difficoltà che questi incontrano, a partire dalla mancanza di infrastrutture, a tutti i livelli, per finire alla burocrazia lumaca, solo in parte risolta con la sussidiarietà, ancora non attuata in maniera completa, a causa di ritardi della Regione, come il Caa Coldiretti è in grado di fare da subito. Impedimenti, questi, che scoraggiano i potenziali nuovi imprenditori, spingendo i nostri giovani ad abbandonare la regione con evidenti drammatiche ricadute sullo spopolamento e l’impoverimento dei nostri territori, specie delle aree interne.

Nel suo intervento il Presidente Spina ha rimarcato il sostegno che la Camera di Commercio offre ai giovani imprenditori agricoli, offrendo piena disponibilità ad ascoltare le richieste dei diretti interessati al fine di poter indirizzare al meglio l’azione dell’ente a loro supporto.

Interessante la testimonianza di Francesco Barile il quale ha illustrato come, servendosi delle nuove tecnologie, la “Bio Innovative Farm” ha messo su un sistema computerizzato che consente di affittare un orto e coltivarlo comodamente da casa; utilizzando un’App creata ad hoc che consente al contadino virtuale di osservare il proprio orto, tramite una webcam attiva h 24, ed assistere le sue piante direttamente da casa.

Sulla stessa linea i docenti dell’Unimol, Maria Forleo e Angelo Belliggiano, che intervenendo nel dibattito hanno evidenziato l’importanza della formazione teorico-pratica per i giovani che intendono impegnarsi in agricoltura invitando loro a guardare al futuro con fiducia, scoprendo le grandi potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, oggi indispensabili per essere competitivi sui rinnovati scenari dei mercati.

A portare il sentire dei giovani imprenditori agricoli è stato il Delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa, Mario Di Geronimo, che, complimentandosi con i premiati ha chiesto maggiore attenzione per i giovani imprenditori, capaci di esprimere grandi qualità e raggiungere risultati di eccellenza. Per far questo però, Di Geronimo ha evidenziato la necessità di potenziare le infrastrutture, a partire dalla rete Internet, che consenta ai giovani imprenditori di far rete tra loro.

Più volte chiamato in causa, l’Assessore Cavaliere, dopo un lungo excursus sull’attività svolta dal suo assessorato dal 2018 ad oggi, ha assicurato il suo impegno per inserire, nella prossima programmazione, azioni miranti al sostegno dei giovani imprenditori agricoli e zootecnici.  A tal proposito l’Assessore ha manifestato la volontà di incontrare a breve tutti i giovani imprenditori agricoli che hanno effettuato il primo insediamento per poter raccogliere direttamente le loro esperienze e venir incontro alle loro istanze. A sostegno poi del lavoro svolto negli ultimi anni, Cavaliere ha evidenziato come il Molise sia risultata la terza regione d’Italia per l’impiego di fondi comunitari (61% del plafond disponibile) e che sono stati velocizzati, nonostante la carenza di personale, i pagamenti per le misure del Psr a superfice. Infine l’assessore ha confermato il suo impegno per giungere ad una riduzione del numero di cinghiali sul territorio, che costituiscono una grandissimo problema per le imprese agricole.

Dal canto suo Benedetta Liberace, componente dell’Esecutivo nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, si è compiaciuta del fatto che anche in un periodo così difficile segnato dall’emergenza Covid.19 ci sono state delle aziende che si sono distinte per impegno e capacità. La Liberace ha poi posto l’accento sulla valorizzazione del Made in Italy, un brand formidabile che deve rappresentare il momento più avanzato di una nuova agricoltura per il futuro, la cui costruzione deve trovare i giovani come primi e veri attori.

Facendo sintesi dei vari interventi, il Delegato Spinelli ha lodato l’impegno e l’entusiasmo dei giovani imprenditori agricoli premiati evidenziando tuttavia i limiti e le inadeguatezze del sistema amministrativo regionale. Spinelli ha così voluto porre l’accento sull’importanza del rispetto delle regole e rivolgendosi direttamente all’Assessore Cavaliere, presente in sala, ha chiesto maggiori controlli della Regione sull’operato dei CAA (Centri assistenza agricola) che operano in regione, al fine di garantire la massima trasparenza del sistema all’interno di regole certe rispettate da tutti. 

Di seguito le schede dei vincitori

1.Vincitrice categoria “Campagna Amica”: Gioia Neri titolare dell’azienda agrituristica “Costantini” di Rocchetta al Volturno (Is).

L’Azienda agrituristica Costantini, accreditata a Campagna Amica dal 2018, è situata a Rocchetta a Volturno, piccolo centro in provincia di Isernia, nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Immersa in una natura incontaminata e in un contesto storico-culturale di notevole interesse, l’azienda nasce negli anni ’70 con un allevamento di vacche da latte, cui nel corso degli anni si aggiungeranno un caseificio, un punto vendita aziendale e l’agriturismo, oggi meta di amanti della natura e della buona cucina, fatta di alimenti genuini tutti rigorosamente a km zero, tracciati e garantiti dalla produzione alla tavola.

Dal 2017 alla guida dell’azienda e dell’agriturismo c’è Gioia che è subentrata ai genitori. Con l’aiuto dei familiari, Gioia, in un’ottica di sostenibilità ambientale, trasforma il latte delle sue vacche, tutte di razza Bruna e alimentate esclusivamente con foraggi e cereali prodotti in azienda, in una vasta gamma di formaggi. Si parte da quelli freschi e a pasta filata, passando per i cosiddetti molli ma non mancano gli aromatizzati e ovviamente stagionati, come il celeberrimo caciocavallo che, nel 2018, ha ottenuto l’attestato di “Qualità Superiore”.

Gioia ha modernizzato l’azienda mantenendo comunque tradizione e genuinità. Difatti oltre alla tradizionale “Schiacciata di Rocchetta” (formaggio a pasta molle simile ad uno stracchino) in azienda si producono formaggi aromatizzati con prodotti stagionali come il limone e la menta per chi cerca un prodotto locale ma dal gusto inaspettato.

Nell’ottica della multifunzionalità, l’agriturismo Costantini, propone anche una serie di attività ricreative come escursioni a cavallo o visite guidate per le scuole, gruppi sportivi o semplici amanti della natura. Attraverso il suo impegno quotidiano Gioia dimostra, così, l’immenso valore del km Zero, sia in termini di qualità e genuinità dei suoi prodotti che di rispetto e conservazione dell’ambiente.

2.Vincitrice categoria “Creatività”: Tommaso Proni titolare dell’azienda agricola/zootecnica “Biancometa” di Acquaviva d’Isernia (Is).

L’azienda agricola “Biancometa”, situata nel territorio del comune di Acquaviva d’Isernia, sul versante molisano del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, prende il nome della sua ubicazione ai piedi del monte Meta (2242m s.l.m). Un territorio, questo, che sente forte il peso dello spopolamento e che vede nella creazione di nuove attività imprenditoriali una speranza di rinascita e rilancio socio-conomico della zona. L’azienda nasce nel 2018 quando il giovane Tommaso Proni decide di ridar vita ad una vecchia cascina di suo nonno e mettere su un allevamento di capre. La scelta della razza cade subito sulla “Camosciata delle Alpi”, allevata in purezza, che si adatta perfettamente al territorio montano, e produce un latte di altissima qualità, adatto alla trasformazione di formaggi. Il sistema di allevamento viene effettuato con il metodo semintensivo, così da permettere alle capre di usufruire di un ricco pascolo durante la stagione estiva e di restare al riparo durante il periodo invernale.

Grazie anche alla partecipazione a bandi a misure d’investimento per lo sviluppo rurale, Tommaso realizza in breve tempo anche un piccolo caseificio aziendale, con annesso punto vendita. Qui, oltre ai classici prodotti che si ottengono con il latte caprino, come caciotte, ricotta, yogurt, Tommaso decide di dar vita ad un prodotto innovativo: un caciocavallo ottenuto dalla lavorazione del latte delle sue capre. Un’idea geniale che gli consente di mantenere viva la tradizione altomolisana del caciocavallo innovando, nel rispetto della tradizione, un prodotto conosciuto da secoli, allo scopo di ampliare il proprio mercato, proponendosi anche a quella parte di consumatori desiderosi di sperimentare sapori nuovi.

3.Vincitrice categoria “Sostenibilità”: Daniele Di Vito titolare dell’azienda agricola omonima.

L’azienda agricola biologica Di Vito nasce nel 2006 quando Daniele subentra a suo padre nella gestione dei circa 50 ettari di terreno della famiglia. Il giovane imprenditore comincia così a coltivare grano e ortaggi, principalmente meloni e pomodori all’asciutto, ed impianta un frutteto di pere Williams e kaiser e di recente un vigneto di Sangiovese, finalizzato alla produzione e successiva commercializzazione di vino dop. Convinto fautore dell’ecosostenibilità, Daniele ha indirizzato la produzione della sua azienda verso colture a basso impatto ambientale che ben si adattano al territorio, scegliendo metodi di produzione biologica a tutela sia dell’ambiente sia del consumatore finale.

Fiore all’occhiello della sua produzione è la cicerchia, un legume antico, tipico della tradizione contadina, elemento base della dieta Mediterranea, la cui coltivazione negli ultimi decenni si era progressivamente ridotta, fino quasi a scomparire. Ampiamente diffusa nel passato un po’ in tutto il Molise, dove veniva coltivata specialmente nelle zone collinari meno fertili, in virtù della sua grande capacità di adattarsi bene ai terreni poveri, questo legume consentiva di rendere produttivi anche i terreni agricoli marginali che altrimenti sarebbero stati abbandonati, garantendo nel contempo anche alle famiglie meno abbienti una fonte alimentare ricca di proteine.

La cicerchia prodotta da Daniele presenta dimensioni medio-piccole, bianca e con qualche striatura, è molto apprezzata per il suo sapore delicato, la consistenza compatta e la facilità di cottura, peculiarità che la rendono particolarmente adatta alla preparazione di piatti tipici della tradizione contadina molisana, oggi molto ricercati ed apprezzati.

 

FRIULI VENEZIA GIULIA: LOCKDOWN INCUBO DA 200 MILIONI

Un nuovo “lockdown”, tanto più se collocato a ridosso delle festività natalizie, costerebbe al settore turistico della regione fino a 200 milioni di euro. La stima è della Coldiretti Fvg. «I numeri della pandemia sono in forte rialzo – osserva il presidente regionale Michele Pavan – e l’appello ai cittadini è a seguire le misure di precauzione sanitaria con ancora maggior rigore di quello che hanno usato finora. Una ulteriore stretta metterebbe in ginocchio un sistema turistico made in Italy che si compone di 612mila imprese e rappresenta il 10% della produzione nazionale».

La campagna, rilancia Coldiretti Fvg con il suo presidente, «non si è mai fermata e continua a svolgere un ruolo economico e sociale, ed è senz’altro pronta ad adeguarsi alla situazione, anche organizzandosi con consegne a domicilio, nel massimo rispetto delle precauzioni igienico-sanitarie, e mantenendo l’offerta sempre fresca dei mercati di Campagna Amica. Ma il “lockdown” va scongiurato anche per non colpire il canale ho-re-ca: ristoranti, trattorie, enoteche cui il comparto agricolo fa ovviamente riferimento in quanto vetrina delle eccellenze del territorio e della qualità dei nostri prodotti. Sono imprese che hanno già pagato tantissimo alla pandemia e rischiano la mazzata finale».

A livello locale, Pavan non nasconde tra l’altro la preoccupazione per un settore agrituristico che, con Terranostra Fvg, conta su 150 realtà associate, «aziende che all’inizio dell’emergenza hanno sopportato disdette dal 40 al 60% dei pernottamenti, poi hanno visto sfumare le prenotazioni per le cerimonie e, ora che queste erano nuovamente possibili, si ritrova con limiti di prenotazioni che impediscono qualsiasi ipotesi di recupero del fatturato perso».

 

PIEMONTE, MALTEMPO E FAUNA SELVATICA: SERVE INTERVENTO STRAORDINARIO

“Dal comparto risicolo a quello zootecnico, da quello florovivaistico all’apistico senza contare le infrastrutture, i macchinari ed i terreni sommersi: i danni del maltempo dei giorni scorsi ammontano ad oltre 300 milioni di euro per cui abbiamo chiesto alla Regione urgenti misure straordinarie oltre alla definizione delle procedure per poter ripristinare i terreni alluvionati affinché le nostre imprese danneggiate possano almeno tentare di recuperare parte delle loro produzioni, oltre che le relative strutture”. E’ quanto affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale nell’ambito del Consiglio di Coldiretti Piemonte, presso lo Starhotels Majestic di Torino, in cui hanno partecipato il governatore della Regione, Alberto Cirio, ed il vicepresidente, Fabio Carosso, dove si è posta l’attenzione, soprattutto, su due problematiche urgenti: i danni causati dal maltempo e quelli provocati dalla fauna selvatica.

Da nord a sud del Piemonte, infatti, l’alluvione ha inondato oltre 7 mila ettari di riso prossimo alla raccolta, ha allagato numerosi vivai facendo perdere la produzione delle piante in vaso e danneggiando quelle in piena terra, ha colpito le mandrie di bovini e ovicaprini provocando l’affogamento di oltre mille capi, ha devastato intere vallate delle province di Verbania e Cuneo, in particolare il cebano ed il monregalese, e ha fatto perdere oltre 3 mila arnie.

“Auspichiamo che una parte dei primi 10 milioni stanziati dalla Regione possa andare ai nostri imprenditori agricoli gravemente colpiti dal maltempo – proseguono Moncalvo e Rivarossa – e che hanno già hanno vissuto le criticità legate al Coronavirus. E’ importante risistemare le malghe distrutte e la viabilità delle aree rurali, oltre a dare estrema priorità alla messa in sicurezza dei fiumi e dei torrenti con piani strategici e non con soli interventi d’emergenza, come anche è urgente ripristinare, entro la prossima primavera, il ponte-canale Cavour, fondamentale per l’irrigazione del territorio risicolo che si snoda tra le province di Vercelli, Novara e Pavia che altrimenti potrebbero rimanere senza acqua. Un’altra partita importante è quella legata ai danni provocati dalla fauna selvatica: ancora troppi incidenti, l’ultimo anche mortale di due giovani sull’autostrada A26, che devono far riflettere e prendere tempestivi provvedimenti. Dal prolungare eccezionalmente il periodo di caccia in forma non selettiva al potenziare il numero di guardie venatorie per l’attività di controllo, nonostante le restrizioni imposte dal Covid, fino ad occuparsi concretamente di coordinare il monitoraggio sui territori rispetto all’attuazione della caccia di selezione: non c’è tempo da perdere”.

In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici e oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. In Piemonte negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare.

 

BRESCIA, PAC: IN ARRIVO ANTICIPI A LIVELLO NAZIONALE 

“In relazione alla tranche di pagamenti PAC avviata oggi sul territorio nazionale, dobbiamo sottolineare con orgoglio che la nostra provincia fa parte di una regione virtuosa, la Lombardia, che ancora una volta e in un periodo particolarmente critico ha posto particolare attenzione al settore primario, anticipando nel periodo estivo gli aiuti a molte aziende”. Con queste parole il presidente di Coldiretti Brescia e nazionale Ettore Prandini commenta l’erogazione degli anticipi PAC prevista da Agea a partire da oggi, venerdì 16 ottobre, ricordando che, grazie all’impegno dell’assessorato regionale di Fabio Rolfi, molti imprenditori agricoli bresciani avevano già potuto beneficiare di questo sostegno nei mesi passati, per un valore complessivo di oltre 40 milioni di euro. Gli anticipi che verranno erogati nei prossimi giorni coinvolgono comunque alcune realtà bresciane – spiega Coldiretti – e si confermano uno strumento fondamentale per sostenere e valorizzare un sistema produttivo strategico per l’economia nazionale. Il territorio bresciano conta infatti oltre 12 mila imprese agricole – conclude Coldiretti – nelle quali si produce il 12% del latte italiano e si allevano oltre 1 milione 300 mila capi in ambito suinicolo, con risvolti occupazionali che coinvolgono decine di migliaia di persone tra lavoratori stagionali e fissi.

 

LAZIO, PRESENZA AL TTG DI RIMINI PER PROMUOVERE IL TURISMO DELLA SABINA

Coldiretti Lazio è presente alla 57° edizione del TTG Travel Experience di Rimini, la manifestazione che promuove il turismo mondiale in Italia. Al Salone di Riminifiera, il direttore di Coldiretti Lazio, Sara Paraluppi, ha parlato dell’importanza strategica del settore turistico, in un momento così difficile per le nostre imprese e della necessità di promuovere l’offerta, rispecchiando quelle che sono le esigenze dei turisti.

Alla TTG Coldiretti Lazio ha portato esempi concreti di valorizzazione dei borghi e di turismo esperienziale, come il progetto avviato nella Sabina e in particolare quello del Comune di Nerola. Un turismo fatto di emozioni, di contatto diretto con la natura, di esperienze autentiche e di sapori, colori e immagini di un territorio, che dopo aver vissuto la “zona rossa” a causa di un focolaio in una Rsa durante il lockdown, ora punta alla rinascita, rilanciando il turismo di prossimità, come ha sottolineato anche il sindaco di Nerola, Sabina Granieri. “Quello della Sabina – dice il direttore di Coldiretti Lazio, Sara Paraluppi- è un turismo che abbraccia percorsi storico culturali del territorio, con la possibilità di visitare i borghi caratteristici, che trasudano storia e tradizione”.

Un percorso che consente la riscoperta del territorio attraverso le sue realtà come le Gole del Farfa, che rappresentano un vero e proprio paradiso per gli amanti del trekking e della natura, così come i Monti Sabini o il sentiero planetario del Terminillo, la montagna di Roma, un pezzo di storia della Sabina e del Lazio e il primo rifugio costruito qui, quello Rinaldi. E poi, la riserva naturale del Monte Soratte, o i percorsi naturalistici e spirituali di San Francesco sui Sentieri di Greccio. 

“Tra i tesori della Sabina – aggiunge il direttore di Coldiretti Lazio, Sara Paraluppi– non possiamo dimenticare l’olio, che rappresenta una grande ricchezza per il territorio in termini economici e di qualità. Abbiamo promosso realtà che assicurano il presidio giornaliero di tutte le fasi produttive dei migliori oli extra vergine di oliva ed olive da tavola della regione, come l’OP Latium, che è l’organizzazione di produttori olivicoli del Lazio, che abbraccia più di 14 mila aziende e cooperative olivicole. Accanto a questa, opera il Consorzio Sabina Dop, che svolge anche un’attività di vigilanza”.

A Roma, inoltre, è nata la Fondazione Evoo School Italia per volontà della Confederazione Nazionale Coldiretti e del Collegio Nazionale degli agrotecnici. Una realtà che gode del supporto operativo della Fondazione Campagna Amica e di Unaprol, il Consorzio Olivicolo Italiano.

“L’obiettivo della Fondazione Evoo School che abbiamo fortemente voluto – conclude il direttore, Sara Paraluppi- è quello di formare professionisti in grado di fornire supporto alle imprese del settore olivicolo, ma anche di sostenere la conoscenza dell’olio extra vergine di oliva e dell’olivicoltura, promuovendo corsi di formazione e seminari. E poi promuovere la ricerca relativa ai benefici salutistici dell’olio Evo e delle olive da tavola. Il turismo si rilancia anche attraverso la programmazione degli interventi da mettere in atto, la formazione continua degli operatori turistici e lo studio delle esigenze e dei bisogni dei turisti”.

In questo percorso di promozione turistica della Sabina, si inserisce naturalmente anche la cucina tipica con la tradizione gastronomica che affonda le sue radici nella cultura contadina, fatta di allevatori e agricoltori. Impossibile non assaggiare il “guanciale” o i “maccheroni a fezze” e le “cordelle sabine”, ma anche i “pencarelli” e le “fregnacce”. Tutto condito con l’Oro della Sabina: il pregiato olio extra vergine di oliva Dop.

 

ASTI, SERVONO INTERVENTI URGENTI PER MALTEMPO E SELVAGGINA

“Dal comparto zootecnico a quello risicolo, da quello florovivaistico all’apistico senza contare le infrastrutture, i macchinari ed i terreni sommersi: i danni del maltempo dei giorni scorsi ammontano ad oltre 300 milioni di euro per cui abbiamo chiesto alla Regione urgenti misure straordinarie oltre alla definizione delle procedure per poter ripristinare i terreni alluvionati affinché le nostre imprese danneggiate possano almeno tentare di recuperare parte delle loro produzioni, oltre che le relative strutture”. E’ quanto affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale nell’ambito del Consiglio di Coldiretti Piemonte, a cui hanno preso parte i vertici della Regione Piemonte. Alla presenza del governatore e del vicepresidente della Regione, Alberto Cirio e Fabio Carosso, si è posta l’attenzione, soprattutto, su due problematiche urgenti: oltre ai i danni causati dal maltempo, quelli provocati dalla fauna selvatica. Presenti i vertici di Coldiretti Asti, il presidente e il vicepresidente provinciale Marco Rggio e Gianfranco Torelli, il direttore Diego Furia, e il delegato provinciale e regionale Giovani Impresa Coldiretti Danilo Merlo.

Da nord a sud del Piemonte l’alluvione ha inondato oltre 7 mila ettari di riso prossimo alla raccolta, ha allagato numerosi vivai facendo perdere la produzione delle piante in vaso e danneggiando quelle in piena terra, ha colpito le mandrie di bovini e ovicaprini provocando l’affogamento di oltre mille capi, ha devastato intere vallate e ha fatto perdere oltre 3 mila arnie.

Coldiretti auspica che una parte dei primi 10 milioni stanziati dalla Regione possa andare agli imprenditori agricoli gravemente colpiti dal maltempo e che hanno già vissuto le criticità legate al Coronavirus. “E’ importante – sottolinea Reggio – risistemare le aree distrutte e la viabilità delle aree rurali, oltre a dare estrema priorità alla messa in sicurezza dei fiumi e dei torrenti con piani strategici e non con soli interventi d’emergenza”.

Un’altra partita importante è quella legata ai danni provocati dalla fauna selvatica: ancora troppi incidenti, l’ultimo anche mortale di due giovani sull’autostrada A26, che devono far riflettere e prendere tempestivi provvedimenti. “Occorrerebbe – rileva Furia – prolungare eccezionalmente il periodo di caccia in forma non selettiva e potenziare il numero di guardie venatorie per l’attività di controllo, nonostante le restrizioni imposte dal Covid, oltre ad occuparsi concretamente di coordinare il monitoraggio sui territori rispetto all’attuazione della caccia di selezione: non c’è tempo da perdere”.

In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici e oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. In Piemonte negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare.

 

PUGLIA, FILATURA DELLA MOZZARELLA IN DIRETTA A GOZZOVIGLIANDO A MONOPOLI

‘Un mare’ di buon cibo a km0 a Monopoli al Mercato contadino di Campagna Amica, con la filatura della mozzarella in diretta sulla banchina solfatara del Porto vecchio, nell’ambito di ‘Gozzovigliando’, evento giunto alla quinta edizione.

E’ grande la fiducia che i consumatori hanno nei confronti dei prodotti tipici del territorio, del cibo vero – sottolinea Coldiretti Puglia – fatto dai contadini custodi della biodiversità, protagonisti del successo dell’agroalimentare made in Italy.  Al centro dell’attenzione del Mercato contadino di Campagna Amica l’olio extravergine di oliva, con percorsi guidati di assaggio a beneficio dei consumatori – continua Coldiretti Puglia – ma non solo, anche ortofrutta, formaggi freschi e stagionati, vino, taralli, pasta, uva va tavola.

Anche a Monopoli, dunque, sono in grande spolvero i ‘Sigilli” di Campagna Amica – sottolinea Coldiretti Puglia – la più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata prima che può essere sostenuta direttamente dai cittadini nei mercati a Km0 degli agricoltori e nelle fattorie in tutta la regione, una mappa del tesoro che per la prima volta è alla portata di tutti.

Escursioni gratuite in gozzo e l’antico “Palio dei Gozzi”, la tipica imbarcazione a remi che rappresenta l’anima della vita marinara di Monopoli, con la tradizione dei pescatori che si allea – conclude Coldiretti Puglia – con quella dei contadini, tutori del patrimonio enogastronomico del territorio.

 

PISTOIA, IL DOLORE DI COLDIRETTI PISTOIA PER LA SCOMPARSA DI DON PIERO VANNELLI

Il 6 aprile 2011 Don Piero è nominato dal Vescovo di Pistoia Consigliere ecclesiastico di Coldiretti Pistoia, che rimarca l’origine e la costante ispirazione dell’associazione alla dottrina sociale della Chiesa. Che si rinnova ad ogni annata agraria nella Giornata del Ringraziamento, con don Piero ad officiare la Santa Messa.

“A don Piero mi lega una sincera amicizia, oltre ad essere il consigliere ecclesiastico dell’associazione –dichiara Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia-. Ha partecipato con interesse agli incontri di Coldiretti, istituzionali ed informali, dando il suo contributo di saggezza e lungimiranza. Siamo addolorati e ci mancherà il suo sguardo e la sua pacatezza”. 

“Siamo costernati dalla notizia –dichiara Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia-. Per quasi 10 anni don Piero è stato l’assistente spirituale vicino a tutti i nostri soci. Il Consiglio della federazione e tutto il personale esprimono il loro profondo cordoglio per questo grave lutto, che ci priva di una figura di riferimento per Coldiretti tutta”.

 

BASILICATA, PRESENTATO A MATERA IL BOOK FOTOGRAFICO DEL VILLAGGIO CONTADINO

Il meglio delle aziende agricole, i loro prodotti salvati dall’estinzione, gli agrichef, i laboratoridegli agriturismi, gli agriasili dedicati ai bambini, ma anche i momenti istituzionali con le visite di ben tre ministri oltre che del presidente della Camera. C’è tutto questo nel book fotografico presentato dalla Coldiretti a Matera, all’interno del mercato coperto di Campagna Amica, che ripercorre i tre giorni del Villaggio contadino organizzato un anno fa nella capitale europea della cultura. Un grande evento che ha portato nel capoluogo lucano ben 250 mila visitatori giunti per l’occasione da tutta Italia. “Un evento che ha abbellito la kermesse di Matera 2019 – ha commentato il presidente provinciale di Coldiretti Matera, Gianfranco Romano – e che dimostra il nostro impegno al fianco delle imprese dell’agroalimentare di Basilicata”. Presente all’iniziativa, moderata dal direttore di Coldiretti Basilicata, Aldo Mattia, anche il neo sindaco della Città dei Sassi, Domenico Bennardi che ha evidenziato come “Coldiretti è una delle più importanti organizzazioni agricole che vanno ad unire le imprese dell’agroalimentare con le quali l’amministrazione comunale vuole intraprendere un dialogo finalizzato alla progettualità”. Alla presentazione del book fotografico è intervenuto anche l’ex sindaco, Raffaello de Ruggieri, che fortemente si è speso per l’organizzazione del Villaggio che lui stesso ha definito un “ricordo stimolante”. Gli interventi si sono conclusi con un saluto dell’ex presidente regionale di Coldiretti e attuale consigliere regionale, Piergiorgio Quarto, e del presidente della locale sezione dell’organizzazione agricola, Nunzio Di Mauro.

 

ALESSANDRIA, MALTEMPO E FAUNA SELVATICA: SERVE INTERVENTO STRAORDINARIO

Dal comparto risicolo a quello zootecnico, da quello florovivaistico all’apistico senza contare le infrastrutture, i macchinari ed i terreni sommersi: i danni del maltempo dei giorni scorsi ammontano ad oltre 300 milioni di euro per cui Coldiretti ha chiesto alla Regione urgenti misure straordinarie oltre alla definizione delle procedure per poter ripristinare i terreni alluvionati affinché le imprese danneggiate possano almeno tentare di recuperare parte delle loro produzioni, oltre che le relative strutture.

Richieste emerse nell’ambito del Consiglio di Coldiretti Piemonte, al quale hanno preso parte anche i vertici di Coldiretti Alessandria, e che ha visto la partecipazione del governatore della Regione, Alberto Cirio, ed il vicepresidente, Fabio Carosso, dove si è posta l’attenzione, soprattutto, su due problematiche urgenti: i danni causati dal maltempo e quelli provocati dalla fauna selvatica.

“Auspichiamo che una parte dei primi 10 milioni stanziati dalla Regione possa andare ai nostri imprenditori agricoli gravemente colpiti dal maltempo – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – e che hanno già hanno vissuto le criticità legate al Coronavirus. E’ importante risistemare la viabilità delle aree rurali, oltre a dare estrema priorità alla messa in sicurezza dei fiumi e dei torrenti con piani strategici e non con soli interventi d’emergenza. Un’altra partita importante è quella legata ai danni provocati dalla fauna selvatica: ancora troppi incidenti, l’ultimo anche mortale di due giovani sull’autostrada A26, che devono far riflettere e prendere tempestivi provvedimenti. Dal prolungare eccezionalmente il periodo di caccia in forma non selettiva al potenziare il numero di guardie venatorie per l’attività di controllo, nonostante le restrizioni imposte dal Covid, fino ad occuparsi concretamente di coordinare il monitoraggio sui territori rispetto all’attuazione della caccia di selezione: non c’è tempo da perdere”.

In Italia ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici e oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. In Piemonte negli ultimi 6 anni si sono registrati 7.000 incidenti causati dalla fauna selvatica con una media pari a circa 1.200 incidenti l’anno, ma con la tendenza ad aumentare.

“Serve, dunque, responsabilità da parte delle istituzioni e degli organi competenti, nella difesa degli allevamenti e delle imprese che, con coraggio, continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio contro degrado, frane e alluvioni – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Affrontare in maniera efficace e dare finalmente risposte, questo è quello che auspichiamo, rispetto ad una situazione divenuta ormai drammatica tanto nelle campagne quanto nelle città. Accelerando l’iter del decreto ministeriale si va in questa direzione, ma bisogna fare presto”.

 

VARESE, BALCONI FIORITI, I “MAGNIFICI TRE” PREMIATI A VILLE PONTI A VARESE

“Nessuno, purtroppo, potrà dire cosa ci attende nelle prossime settimane, è importante che ognuno faccia la propria parte per evitare un nuovo lockdown. Sarebbe disastroso per tutti i settori economici”. Lo dice Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese, dal palco di Ville Ponti dove si è da poco concluda la premiazione del primo concorso “Balconi Fioriti” promosso dall’organizzazione agricola con il sostegno di Credit Agricole. Il presidente dell’organizzazione agricola ha ricordato i mesi difficili di inizio primavera, con le imprese floricole messe in ginocchio dal blocco totale delle attività e costrette a distruggere i propri fiori nel periodo più importante e delicato della stagione: ma anche il settore dell’agriturismo è stato colpito in maniera durissima, con mesi di blocco totale e la sospensione, per settimane, di ogni attività. Non a caso, floricoltura e agriturismi si ritrovano insieme nello spirito di questo concorso, dove ai vincitori di “Balconi Fioriti” è stato assegnato, appunto, un buono spesa da consumare negli agriturismi del Varesotto.

I “magnifici tre”, ovvero i balconi più fioriti a concorso, abbracciano angoli diversi della provincia prealpina, a testimonianza del successo del concorso (lanciato proprio nel difficile periodo del lockdown e che ha visto oltre 50 balconi iscritti): primo premio a Daniela Brusa e Valeria Squellati, che insieme hanno dato vita al “Balcone di Borgoratti” in frazione Lentate di Sesto Calende. Un riconoscimento “per la ricchezza delle fioriture, la passione e l’impegno mostrate, la capacità di fare squadra e di programmare, al di là della fioritura del proprio balcone, un allestimento floreale coordinato dell’intero stabile”; Stefano Pari di Varese vince il secondo premio con il suo con il suo “Balcone della Via Crispi”, “per la ricchezza e l’alternanza di colore delle fioriture, per la bellezza e salute delle piante, per l’immagine piena e fiorita che emerge dal suo allestimento”. Infine, il giovane Francesco Virgili, di Saronno, vince il terzo premio “per l’armonia floreale del balcone a concorso, inserito nel contesto di uno storico palazzo, dove risulta particolarmente apprezzata la scelta degli equilibri cromatici e della disposizione delle fioriture”.

Alla giornata, dopo i saluti del presidente Fiori – che ha tracciato un quadro sullo scenario 2020 della floricoltura prealpina – è intervenuto Grignani, nell’evidenziare lo status dell’arte del settore (“in estate e fino a inizio mese gli agriturismi hanno vissuto un periodo di ripresa, ma ora torna palpabile la preoccupazione per l’evolversi della situazione”) sono intervenuti il vicesindaco di Varese Daniele Zanzi e i rappresentanti di Credit Agricole Attilio Ruggerone e Marco Rippa.

I balconi a concorso sono stati valutati da una giuria di florovivaisti (coordinati da Carlo Cremona) e da un team esperti in competizioni internazionali del settore, presideduto da Anna Furlani Pedoja, membro dell’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio, dell’European Foundation for Landscape Architecture e in passato giudice italiano del concorso europeo Entente Florale.

“Fiorire significa rinascere, riaprire, dare un segno di accoglienza e benvenuto nei nostri territori. Importante è stato il coinvolgimento delle amministrazioni comunali e dell Pro Loco del territorio, che ci hanno sostenuto nel diffondere il concorso. Il coinvolgimento della popolazione resta importantissimo: si parte dalle fioriture dei propri spazi di casa per giungere a trasformare e rendere più bella una via, un quartiere, un intero comune. Fiorire il proprio balcone significa dare un segno di bellezza e style-life, ma anche di attenzione verso il mondo dei fiori a tutto tondo e a un comparto, quello florovivaistico, che in provincia è forte di quasi mille imprese e offre lavoro a un indotto di diverse migliaia di persone”.

 

PUGLIA, XYLELLA: AL VIA ESPIANTI ULIVI INFETTI A MONOPOLI

Dopo i primi 2 espianti degli ulivi infetti a Monopoli, lunedì 19 ottobre ARIF procederà con l’abbattimento delle altre piante malate, ricadenti in zona cuscinetto e 1 in area indenne, una misura sofferta ma necessaria, da attuare con la massima velocità per salvare la Piana degli Ulivi Monumentali. A darne notizia è Coldiretti Puglia che lancia un patto sociale con tutte le altre categorie produttive dell’area, perché la Xylella non è solo un problema agricolo.

“Oltre al patrimonio olivicolo compromesso, è incalcolabile il danno d’immagine che la Xylella produce con gravi ripercussioni anche sul turismo. Continuare a pensare che la Xylella sia un problema solo dell’agricoltura è la dimostrazione di una miopia di quanti ancora non prendono coscienza del danno arrecato dalla malattia a tutta l’economia, dall’agricoltura al turismo, fino agli investimenti per l’indotto commerciale e artigianale legato all’agroalimentare e alla ricettività”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

L’epidemia si è estesa con altre 136 piante infette situate anche nella Piana degli Ulivi Monumentali – insiste Coldiretti Puglia – dove è scomparso per sempre 1/3 degli storici esemplari, privando l’Italia di un patrimonio di inestimabile valore sul piano storico, ambientale, economico ma anche occupazionale. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti Puglia in occasione della scoperta dei nuovi focolai anche nelle campagne di Monopoli (Bari) proprio in occasione dell’inizio della raccolta delle olive sugli alberi sopravvissuti alla Xylella che sta devastando la Puglia.

“Per i trattamenti fitosanitari obbligatori le aziende vanno sostenute affinché venga tutelata l’agricoltura biologica e tutte le produzioni messe a rischio direttamente e indirettamente con la diffusione della malattia.  In Puglia il 29% della superficie olivicola è coltivata con metodi di produzione biologica su un totale regionale di 171mila ettari e il 20% della produzione nazionale, mentre le pratiche bio interessano il 6% della superfice coltivata ad ortaggi”, conclude il presidente Muraglia.

La zona colpita è l’area cuscinetto a Nord dove la normativa prevede la rimozione anche delle piante circostanti nel raggio di 50 metri, situata nel cuore della Piana degli Ulivi, dove è altissima la concentrazione di ulivi millenari con ben 250mila esemplari di pregio straordinario. Si stima che alcuni potrebbero addirittura avere un’età fino a 3.000 anni, con circonferenze che superano i 10 metri. Una ricchezza dal punto di vista storico e turistico sino ad oggi mantenuta in vita soprattutto grazie all’impegno di generazioni di agricoltori, anche a prezzo di sacrifici considerevoli. La gestione di un ulivo monumentale è, infatti – rileva la Coldiretti -, molto più complicata, con rese produttive notevolmente più basse rispetto a una normale pianta, ma anche la necessità di procedere a una raccolta esclusivamente manuale e maggiori difficoltà a livello di potatura e di trattamento.    

Sarà ridemarcata l’area infetta, considerato che la presenza dell’ulivo infetto in area indenne – aggiunge Coldiretti Puglia – farà ‘salire’ la zona cuscinetto e serve un ragionamento serio circa le misure da attuare, anche rispetto al nuovo regolamento comunitario che ha ridotto da 100 a 50 metri il raggio entro cui andrebbero tagliate anche le piante non infette da Xylella fastidiosa e anche la riduzione dell’ampiezza della zona cuscinetto.

Monitoraggi a tappeto delle piante, non solo visivi, e dell’insetto vettore ‘la sputacchina’, campionamenti ed espianti in caso di ulivi infetti, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, restano – aggiunge Coldiretti Puglia – l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità – conclude Coldiretti Puglia – sono garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non vanno messe in alcun modo in discussione.

 

Appuntamenti

 

ALESSANDRIA: AL MERCATO CAMPAGNA AMICA LA PAUSA PRANZO È A KMZERO

Giovedì 22 ottobre

“In un momento di profonda difficoltà per il Paese se dovessimo raccontare l’impegno dei mercati di Campagna Amica da quando è iniziata la pandemia potremmo tradurlo in ‘mai soli’ che racchiude tanto della nostra filosofia e progettualità. Dal primo giorno dell’emergenza non ci siamo mai fermati e siamo rimasti il più possibile vicino ai cittadini – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Sia nelle piazze che nei Mercati Coperti di Campagna Amica, al primo posto c’è la sicurezza, si può fare la spesa nel pieno rispetto dei protocolli anti contagio, con ingressi contingentati e obbligo per tutti, consumatori e operatori, di mascherina e guanti”.

Per essere ancora più vicini ai consumatori al Mercato Coperto di Campagna Amica di via Guasco ad Alessandria è stata lanciata da qualche giorno la “Pausa pranzo a Km0” che sta avendo un buon riscontro tra chi predilige filiera corta e produzioni locali, realizzate al momento, direttamente da chi quei cibi li produce ossia dai nostri cuochi contadini.

Nell’apposita area dedicata alla pausa pranzo a KmZero, nel pieno rispetto dei protocolli anti Covid e garantendo sicurezza e distanziamento sociale, è possibile fare una sosta per gustare le specialità in vendita o più semplicemente acquistarli per poi consumarli a casa o in ufficio.

Piatti tradizionali, vegetariani e vegani da gustare sul posto o da portare via: dai panini alle pietanze, realizzati seguendo deliziose ricette locali, per soddisfare la voglia di dolce o di salato, ricette personalizzate a cui si può aggiungere un pizzico di fantasia.

“Si tratta della somministrazione non assistita, formula di successo che garantisce la genuinità di cibi sani, locali, di origine agricola e garantita al giusto prezzo – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Dal martedì al sabato dalle 12 alle 14, al Mercato Coperto di Campagna Amica in via Guasco ad Alessandria si possono trovare verdure, pasta, taglieri di salumi e formaggi, ma anche dolci e prodotti da forno, il tutto accompagnato da vino o birra artigianale privilegiando, ovviamente, il made in Alessandria e provincia. A fare la differenza è il rapporto diretto con l’agricoltore che può “raccontare” e garantire direttamente il prodotto, le ricette e le tradizioni che lo accompagnano”.

E il giovedì, per chi farà la spesa al Mercato Coperto di via Guasco, su tutti i prodotti verrà applicato il 10% di sconto.

 

CREMONA: “UN MARTEDÌ DOLCE” DOMANI CON CAMPAGNA AMICA A CREMONA

Martedì 20 ottobre

“Puntiamo sulla bontà, con l’intento di donare “un mercato dolce”, sereno, alla nostra comunità, in questo momento così denso di preoccupazioni sia per le aziende che per tutti i cittadini. Questa settimana abbiamo pensato ad un tema legato al torrone, uno dei simboli di Cremona, celebrato nei giorni scorsi nella nostra città. Sarà occasione per raccontare il miele di stagione, rigorosamente italiano, un alimento che è buono e fa bene, garantito dagli apicoltori del territorio. E proporremo in vendita anche alcuni dolci tipici, a base di miele, reinventati per l’occasione aggiungendo un ingrediente speciale: il torrone di Cremona” sottolineano gli agricoltori di Campagna Amica. In prima linea nel mercato di domani ci saranno pertanto l’azienda Cascina Casella dei fratelli Antonioli (apicoltori di Pieve San Giacomo) e l’agriturismo Il Campagnino di Pessina Cremonese, con la “cuoca contadina” Elisa Mignani che proporrà in vendita alcuni dolci a base di miele, arricchiti da “un tocco di torrone di Cremona”. Il tutto avverrà nel rispetto delle prescrizioni legate al contenimento dell’emergenza sanitaria. 

Se miele e dolci tipici daranno il tema al mercato di domani, non mancheranno presso il portico del Consorzio Agrario tutti gli altri prelibati sapori di stagione: frutta e verdura (con zucche, cachi, mele, cavoli, verze in primo piano), uova e confetture, salumi e farine, e ancora succhi di frutta, formaggi di capra, pane e prodotti da forno, agri-birra, vino. Coltivati nelle serre del territorio, ci saranno anche i fiori, che come ogni martedì coloreranno il mercato di Campagna Amica.

 

VERONA, VENDEMMIA: TRASMISSIONE GEO & GEO SI COLLEGA CON AZIENDA DI MONTORIO

Martedì 20 ottobre

Domani, 20 ottobre, durante la trasmissione di Rai 3 Geo & Geo la conduttrice Sveva Sagramola si collegherà in diretta con Verona per assistere alle fasi finali della vendemmia nella zona della Valpolicella e conoscere le varie attività ad essa collegate anche rivolte ai più piccoli. L’appuntamento è verso le 17 con l’Azienda Agricola e fattoria didattica F.lli Barana a Montorio. Lì Stefania Barana, imprenditrice agricola di Coldiretti Donne Impresa Verona, racconterà, tra passato e presente, le tecniche di coltivazione, la produzione dell’Amarone con la sua storia e le iniziative della fattoria didattica rivolte ai bambini e dedicate alla raccolta dell’uva e alla pigiatura.