COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 19 novembre 2020

19 Novembre 2020
News La Forza del Territorio del 19 novembre 2020

Primo piano

 

TOSCANA

PAC: PAGATI 31 MILIONI DI EURO A 10MILA AZIENDE AGRICOLE

Iniezione di liquidità per gli agricoltori che stanno vivendo un momento di difficoltà

Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare della Toscana, per cui gli anticipi della PAC pagati a 10mila aziende agricole con fascicolo presso il CAA Coldiretti Toscana sono manna in un periodo di crisi causata dall’emergenza Covid. E’ quanto afferma Coldiretti Toscana che rende noto l’erogazione di quasi 31 milioni di euro agli agricoltori da ARTEA attraverso le domande presentate dal CAA Coldiretti.

“Si tratta di un’iniezione di liquidità a beneficio dei nostri agricoltori che stanno vivendo momenti di difficoltà sia per le mancate vendite di prodotti agroalimentari ai ristoranti, chiusi 7 giorni su 7, che per il blocco dell’attività agrituristica in zona rossa”, dichiara Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

 “Occorre salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità, un obiettivo che può essere raggiunto – insiste il presidente Filippi – solo garantendo un budget adeguato a sostegno degli agricoltori per far fronte alle nuove sfide ambientali e climatiche e non dipendere dall’estero per cibo e bevande che sono diventanti un elemento strategico per la ripresa economica dell’Ue” che auspica “una PAC forte, semplice ed efficace e con risorse adeguate per garantire la competitività delle imprese e consentire di svolgere un ruolo essenziale nel presidio territoriale, nel contrasto alla crisi climatica e contro il dissesto idrogeologico”, conclude il presidente Filippi.

Nell’ambito del dibattito ancora aperto sul Quadro Finanziario Pluriennale – conclude Coldiretti – è pertanto necessario superare lo storico squilibrio nei fondi europei assegnati all’agricoltura italiana che si colloca al primo posto della classifica europea per valore aggiunto ma è la meno sostenuta tra quelle dei principali Paesi europei dove in vetta alla classifica ci sono al primo posto la Francia, seguita da Germania e Spagna.

 

Dal Territorio

 

EMILIA ROMAGNA, COVID: PRIMA REGIONE A RIPARTIRE CON LA CACCIA

“Accogliamo positivamente la decisione della Regione che, prima in Italia, ha ridato il via libera all’attività venatoria per chi svolge attività di controllo faunistico, sotto il coordinamento delle Polizie Provinciali”. Commenta così Coldiretti Emilia Romagna il provvedimento di viale Aldo Moro che permette la ripresa della caccia giustificata da comprovati motivi di lavoro all’interno del territorio regionale. Ciò consente ai cacciatori di selezione a e quelli individuati dagli ATC di ricominciare la caccia ai selvatici, in particolar modo agli ungulati, che, complice anche lo stop dovuto alle misure anti covid, stanno causando numerosissimi danni alle colture degli imprenditori agricoli, ma si rivelano anche un grave pericolo per l’incolumità dei cittadini.

“Non più tardi di due settimane fa” continua Coldiretti regionale “avevamo denunciato il problema in seguito all’incidente che era costato la vita a un 63enne che aveva sbandato dopo aver evitato un cinghiale nel piacentino”.

L’ incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con il numero dei cinghiali presenti in Italia che ha superato abbondantemente i due milioni, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città, rappresenta inoltre un pericolo per la salute – conclude Coldiretti Emilia Romagna – anche per i rischi provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati.

 

UMBRIA, COVID: IMPRESE AGRICOLE PRONTE PER CONSEGNE DI PRODOTTI A DOMICILIO

Anche se non si sono mai interrotti dall’inizio della pandemia, la consegna di prodotti a domicilio e i pasti da asporto da parte degli imprenditori agricoli, sono pronti a riprendere con vigore. Con l’aggravarsi della situazione e le restrizioni imposte, la rete Coldiretti delle aziende agricole umbre che fanno perno sul km zero si rimette in moto a tempo pieno.

Una modalità con cui, anche alla luce delle nuove disposizioni – spiega Coldiretti – gli imprenditori agricoli cercano pure di contenere le perdite, riprendendo la consegna a domicilio e la cucina da asporto di prodotti e piatti a km zero, già messe in atto con successo in Umbria nei mesi del lockdown di primavera.

Un’opportunità resa possibile grazie all’impegno degli imprenditori – sottolinea Coldiretti – che si va ad aggiungere agli altri appuntamenti di filiera corta e vendita diretta nei mercati di Campagna Amica tutti aperti e ai quali si può accedere in sicurezza: a Ponte San Giovanni e a Spoleto (martedì), a San Mariano di Corciano e Bastia Umbra (mercoledì), a Pian di Massiano e Narni (giovedì), a Terni e Foligno (venerdì) e Gubbio (sabato). Altrettanto operativo e attrezzatosi anche per le consegne a domicilio, il mercato contadino di Madonna Alta a Perugia al coperto.

Oltre a diversi agriturismi che cucinano cibi da asporto, le aziende agricole della rete Coldiretti che si sono già dotate di un servizio di consegna, in diverse zone della regione, di prodotti di qualità, sicuri e garantiti, sono oltre cinquanta. Dai formaggi ai salumi, dai legumi al miele, ma anche pasta, vino, prodotti da forno, farine, carni, uova, sughi, succhi, confetture, olio e naturalmente frutta e verdura di stagione: queste alcune delle produzioni proposte.

Continua il nostro impegno – afferma il direttore regionale Coldiretti Mario Rossi – per garantire ai cittadini prodotti di qualità anche in periodi particolari come questo. Un’opportunità in più per le famiglie ma anche per le imprese agricole, visto che le nuove restrizioni penalizzano l’intera filiera agroalimentare con impatti su diversi comparti: dal vino al lattiero-caseario, dalla zootecnia all’olio, fino all’ortofrutta e al segmento agrituristico. I consumatori possono scoprire come contattare le aziende agricole che recapitano la spesa a domicilio e attive con l’asporto, consultando il sito e la pagina social facebook Coldiretti Umbria.

Il sistema agroalimentare regionale, nell’ottica di valorizzare il proprio lavoro in questo momento di difficoltà – ribadisce Rossi – continua a mettersi a disposizione anche con iniziative utili ai cittadini, che servono pure a riscoprire valori e cibi del territorio. In quest’ambito, per sostenere l’economia del nostro Paese messa a dura prova dall’emergenza attuale, Coldiretti è impegnata con la mobilitazione #MangiaItaliano per promuovere il cibo e le bevande Made in Italy. Il forte auspicio – conclude Rossi – è quello che la nostra comunità capisca l’importanza di supportare, in una fase a dir poco complicata, un settore strategico che non si può fermare, importante per l’economia e il nostro territorio, ma che, specie con le restrizioni al settore horeca, rischia una crisi ancora più profonda.

 

PIEMONTE, PO A SECCO: MELE E KIWI VERDI, SERVONO AZIONI DI PREVENZIONE SICCITÀ

Il fiume Po è in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate ed inferiore di due metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per effetto di un andamento climatico del tutto anomalo in Italia per la mancanza di precipitazioni nel mese di novembre che tradizionalmente è il più piovoso dell’anno. E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme siccità in Italia con un abbassamento dei livelli dei fiumi a partire dal Po, che al Ponte della Becca è sceso ad un livello idrometrico di -2,39 metri, come nel mese di luglio. La mancanza di precipitazioni è accompagnata in Italia da un caldo anomalo con il 2020 che si classifica fino ad ora come il quinto più bollente mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di quasi un grado (+0,91 gradi) più elevata della media storica, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi dieci mesi dell’anno.

“Gli effetti si fanno sentire soprattutto in campagna con una preoccupante siccità che fa temere per il mancato accumulo di scorte idriche e per le nuove semine – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Nella nostra regione possiamo vedere come le piante dei kiwi siano ancora verdi, quindi poco mature, stessa cosa vale per le mele e per i prati di erba medica. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione: vanno realizzate piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica, ma allo stesso tempo serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano. Sono urgenti, quindi, interventi – concludono Moncalvo e Rivarossa – di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico. Tutto questo sempre nell’ottica del «prevenire è meglio che curare», come si suol dire”.

 

NORD SARDEGNA, BANDO RIPRODUTTORI-FATTRICI BOVINI: TEMPI LUNGHI PER PAGAMENTI

E’ stato pubblicato a ottobre con scadenza 30 dicembre il bando per la presentazione delle domande di aiuto per l’acquisto di riproduttori e fattrici di qualità pregiata iscritte nei libri genealogici o nei registri di razza, per migliorare la produzione ed incrementare la qualità delle carni bovine.

Un intervento importante che sta contribuendo al migliorando della qualità degli allevamenti bovini da carne. “Abbiamo allevamenti di altissima qualità che possono competere a tutti i livelli – sottolinea il presidente di Coldiretti Nord Sardegna Battista Cualbu –. Ormai è una cultura che si sta diffondendo su tutto il territorio regionale e sta creando una sana competizione tra gli allevatori che stanno investendo molto per migliorare i propri allevamenti”.

Il settore dei bovini da carne sardi conta oltre 250mila capi per un fatturato che supera i 30 milioni di euro. “Un settore in continua evoluzione ed in continua crescita – evidenza il direttore di Coldiretti Nord Sardegna Ermanno Mazzetti – che purtroppo deve scontrarsi con diverse problematiche come quella della blue tongue che da anni a macchia di leopardo interessa gli allevatori con il blocco della movimentazione, costringendoli spesso agli esosi esami della Pcr (circa 25 euro a capo)”.

E proprio su questo, nei giorni scorsi Coldiretti Sardegna ha comunicato che la Giunta regionale ha approvato la delibera per il rimborso delle spese per le Pcr effettuate dagli allevatori nel 2020 e che riguardano la maggioranza degli allevatori visto che fino a giugno il blocco della movimentazione interessava tutta la Sardegna eccetto la provincia di Sassari.

Altro ostacolo per gli allevatori dei bovini da carne e che sta limitando il potenziale del contributo per l’acquisto dei riproduttori e delle fattrici di qualità è rappresentato dai ritardi nella loro liquidazione.

“Ci sono domande inevase da due anni – ricorda il presidente Battista Cualbu -, questo genera incertezza e limita gli investimenti da parte degli allevatori che non hanno più la sicurezza di programmare nella propria azienda. E’ necessario intervenire per accelerare e dare certezza nei tempi di liquidazione delle domande. Necessità che si accresce in questo difficile momento in cui tutte le aziende hanno bisogno di liquidità e non di ulteriori incertezze”.

 

LIGURIA, NECESSARIO FARE TUTTO IL POSSIBILE PER EVITARE LOCKDOWN A NATALE

Il Natale senza turisti costerebbe 4,1 miliardi solo per le mancate spese degli oltre 10 milioni italiani che lo scorso anno sono andati in vacanza nel periodo delle feste. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti/Ixè in riferimento alla necessità di fare tutto il possibile per evitare il lockdown di Natale, salvaguardando le feste.

A preoccupare sono gli interrogativi sull’andamento del contagio destinati ad influenzare i comportamenti, con le misure di limitazione degli spostamenti, le chiusure di bar e ristoranti e le difficoltà nelle vendite per i negozi, a causa della riduzione dell’attività e la concorrenza del commercio on line. Pesa anche la cancellazione di eventi tradizionali di fine anno a partire da sagre, feste paesane e mercatini natalizi.

“Solo nella nostra regione – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – nel mese di dicembre 2019, gli arrivi erano stati circa 179mila tra italiani e stranieri (+2%) mentre le presenze oltre 455mila, segno di un’importante destagionalizzazione del turismo che, sempre di più, porta a far scegliere la nostra Liguria non solo per il mare, ma anche per i suoi piccoli borghi, le bellezze paesaggistiche e per le peculiarità culinarie che vi si possono trovare. È quindi fondamentale fare tutto il necessario per evitare il lockdown nelle prossime festività, che purtroppo assesterebbe un ulteriore duro colpo a tutte le strutture impegnate nell’ alloggio, tra cui gli agriturismi, nell’alimentazione, e a cascata sull’intera filiera agroalimentare di qualità, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. 

In gioco c’è un sistema turistico Made in Italy che si compone di 612mila imprese a livello italiano e rappresenta il 10,1% del sistema produttivo nazionale, superando il settore manifatturiero, con 2,7 milioni di lavoratori, il 12,6% dell’occupazione nazionale”.

 

PUGLIA, COVID: CRESCE FENOMENO MICRO E MACRO CRIMINALITÀ NELLE CAMPAGNE

L’On. Colomba Mongiello della Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” ha denunciato il mercato parallelo di prodotti agricoli, come l’olio, provenienti da migliaia di km di distanza, spesso sofisticati, spacciati per ‘Made in’

Con l’emergenza Covid sta crescendo il fenomeno della micro e macro criminalità con furti di olive, mezzi e danneggiamenti, per cui è stato richiesto l’intervento dell’Esercito. E’ quanto denunciato da Coldiretti Puglia, nel corso del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica convocato dal Prefetto di Bari, Antonio Bellomo, a cui hanno partecipato il Procuratore Cataldo Motta e l’onorevole Colomba Mongiello della Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”.

“Siamo molto preoccupati per le condizioni di lavoro e di vita nelle aree rurali pugliesi, dove i nostri agricoltori vivono loro malgrado una quotidianità da far west, fatta di furti di prodotto, alberi, mezzi agricoli, racket e abigeato”, ha affermato il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni.

“Le aziende hanno bisogno di sicurezza, perché la criminalità le costringe a vivere quotidianamente attanagliate in un clima di incertezza e paura. E’ necessaria – ha chiesto il l’ex procuratore Cataldo Motta dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura – l’attivazione di una cabina di regia tra il Ministero delle Politiche Agricole e il Ministero dell’Interno che coordini le attività delle forze dell’ordine, che va sostenuto con l’intervento dell’Esercito in alcune aree a forte rischio”.

Il fenomeno della micro e macro criminalità nelle aree rurali pugliesi – secondo la denuncia di Coldiretti – è divenuto pressante e pericoloso per la stessa incolumità degli agricoltori, tanto che in questo scenario di strisciante diffusione dell’illegalità e clima di pericolosa incertezza, le aziende corrono il forte rischio di perdere competitività. Infatti, ultimamente, si registra un’impennata di fenomeni criminali che colpiscono e indeboliscono il settore agricolo. E non si tratta più – per Coldiretti – soltanto di “ladri di polli”, quanto di veri criminali che organizzano raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie se di dimensioni medie o piccole.

“I furti di olive sono praticamente quotidiani con i danneggiamenti degli alberi – ha spiegato il presidente di Coldiretti Terlizzi, Nicola D’Orfeo – tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne per presidiare le campagne, oltre ad affidarsi al Consorzio delle Guardie Campestri, e non possiamo permetterci che continui ad essere messa a repentaglio l’incolumità dei nostri produttori”.

Nei furti di olive riescono in pochi minuti a portare via oltre 30 kg di olive ad albero, battendo gli ulivi con mazze di ferro o alluminio, per far cadere il maggior quantitativo di prodotto, ma danneggiando al contempo gravemente le piante.

“Capitolo a parte merita – ha aggiunto l’Onorevole Colomba Mongiello dell’Osservatorio Agromafie – il mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, a partire dall’olio, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio ‘made in Puglia’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy”.

I poteri criminali si “annidano” nel percorso che uva da vino, olio, frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere – insiste Coldiretti Puglia – per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione.

Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione le agromafie impongono i prezzi dei prodotti agricoli e la vendita di determinate produzioni agli esercizi commerciali che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali ottenuti da altre attività criminose. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti Puglia – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. La Puglia è una regione a forte vocazione agricola ed è per questo – conclude Coldiretti Puglia – che il business delle agromafie è divenuto particolarmente appetibile.

 

REGGIO EMILIA, CONTROLLO DEL CINGHIALE: RIPARTE LA CACCIA

«Accogliamo positivamente la decisione della Regione che, per prima in Italia, ha ridato il via libera all’attività venatoria per chi svolge attività di controllo faunistico, sotto il coordinamento delle Polizie Provinciali». Commenta così Maria Cerabona direttore Coldiretti Reggio Emilia il provvedimento che permette la ripresa della caccia giustificata da comprovati motivi di lavoro all’interno del territorio regionale. Ciò consente ai cacciatori di selezione e a quelli individuati dagli ATC di ricominciare la caccia agli ungulati, in particolar modo ai cinghiali, che causano sempre più danni alle colture degli imprenditori agricoli, complice anche lo stop dovuto alle misure anticovid, e rappresentano un grave pericolo per l’incolumità dei cittadini a causa di incidenti stradali.

L’incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con il numero dei cinghiali che ha superato, in Italia, abbondantemente i due milioni, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città, rappresenta inoltre un pericolo per la salute – precisa Coldiretti Reggio Emilia – anche per i rischi provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al Covid la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati.

Considerata la facilità di trasmissione – specifica Coldiretti – ci auguriamo venga scongiurata l’importazione di suini dalle zone infette per evitare il contagio e il conseguente danno economico che rischiano le imprese.

«Non più tardi di due settimane fa – commenta la Cerabona – avevamo denunciato il rischio per gli allevamenti suini, che contano nella nostra provincia quasi 260 mila capi allevati, legato all’importazione di animali vivi provenienti o in transito dalle zone interessate dai casi di peste suina. Sulla scia della medesima preoccupazione – conclude il direttore Cerabona – avevamo anche richiesto di vietare l’acquisto di selvaggina, lepri in particolare, da paesi stranieri in cui è diffusa la peste suina africana o altre epizoozie».

La Regione si è pronunciata favorevolmente anche in questo senso, non autorizzando l’immissione di lepri estere, in linea con il piano faunistico regionale e in modo tale da limitare i rischi di contagio verso i nostri allevamenti.

 

VENETO, SCATTA L’OPERAZIONE NATALE A KMZERO NEI MERCATI DI CAMPAGNA AMICA

La “borsa del contadino”, “tutta farina del mio sacco”, “sapori dei colli” ed ancora il “cofanetto di Giovanni” sono solo alcune proposte di pacchi natalizi realizzati dai produttori nei mercati di Campagna Amica del Veneto. I preparativi sono già scattati in questi giorni e secondo gli appuntamenti settimanali in programma in ogni provincia i consumatori potranno rivolgersi direttamente al banco preferito per lo shopping delle festività. Gli acquisti a kmzero – spiega Coldiretti–daranno ossigeno al Made in Italy che, l’anno scorso nello stesso periodo contava in una spesa di 5,1 miliardi di euro per i regali da mettere sotto l’albero”. Le proposte degli agricoltori di Coldiretti Veneto portano il loro nome, insieme al rapporto fidelizzato con il cliente che nonostante l’emergenza sanitaria ha potuto sempre contare sulla presenza in piazza degli operatori agricoli ma anche nelle consegne a domicilio di tipicità enogastronomiche. I doni agroalimentari esprimono anche per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola, con la preparazione fai da te di ricette personali per serate speciali in casa. Contenuti in sacchetti di juta, cesti intrecciati a mano, sporte naturali il meglio delle specialità regionali è accessibile per tutte le tasche e, in molti casi, permette anche di sostenere i bisognosi ai quali, gli agricoltori, hanno sempre rivolto la loro attenzione.

 

CAMPANIA, OLIO EVO: PRODOTTE 14 MILA TON, CALO DEL 12% MA ALTA QUALITA’

Il 2020 sarò ricordato come un anno atipico anche nella produzione di olio extra vergine d’oliva. In base ad una elaborazione di Ismea – Unaprol aggiornata a metà novembre, Coldiretti e Aprol Campania stimano una produzione regionale di 13.689 tonnellate, con una variazione di – 12% rispetto al 2019. La Campania produce circa il 6% dell’olio extra vergine italiano, di cui la metà proviene dalla Puglia. La stima risente di diversi fattori e potrà essere aggiornata, poiché la raccolta è ancora in corso e in alcuni casi proseguirà fino a gennaio. Infatti l’annata olivicola è stata molto particolare per ragioni climatiche, con un’abbondanza di frutti, anche grazie alla minore incidenza dei danni da mosca olearia, ma con una riduzione della resa produttiva di circa il 20%. Quindi molte più olive, ma meno olio. In compenso la qualità è assolutamente eccellente.

In base alla distribuzione degli oliveti in Campania – spiegano Coldiretti e Aprol – è possibile stimare la produzione anche per singola provincia. Il Salernitano si conferma come il territorio principe con oltre il 50% della produzione regionale per circa 8.000 tonnellate di extra vergine. Segue il Sannio beneventano che sfiora il 20% della produzione regionale per quasi 2.700 tonnellate. C’è poi il Casertano, dove si produce circa il 12% regionale per quasi 1.700 tonnellate di olio. Ad un’incollatura c’è l’Irpinia con quasi 1.600 tonnellate prodotte. Chiude il Napoletano – prevalentemente nella penisola Sorrentina – con il 3% della produzione regionale e oltre 400 tonnellate di olio. Il valore complessivo della produzione campana 2020 supera i 100 milioni di euro.

“È un’annata che si farà ricordare – sottolinea Francesco Acampora, presidente di Aprol Campania, la principale organizzazione di produttori olivicoli – ma che conferma lo stato di salute del comparto. C’è ancora tanto lavoro da fare soprattutto nell’informazione. Noi siamo al fianco degli agricoltori in tutte le fasi produttive, dalla pianta al frantoio. Ma la percezione della qualità dell’olio extra vergine prodotto sul territorio ha ancora ampi margini di crescita. Ci sono ancora molti luoghi comuni da sfatare e vere fake news da smentire, a partire dalla piccantezza dell’olio che alcuni ancora confondono con un difetto, mentre invece indicano un alto contenuto di polifenoli. Sulle qualità dei polifenoli, antiossidanti, antitumorali e barriere contro le malattie cardiovascolari, Aprol ha molti progetti in corso. E proprio in un momento di emergenza sanitaria mondiale, invitiamo i consumatori a scegliere l’olio extra vergine d’oliva della Campania come regalo di Natale. Regalare un olio di alta qualità significa donare un’emozione, un beneficio salutistico, un sostegno alla nostra agricoltura e al nostro paesaggio.” La Campania possiede oltre 74 mila ettari coltivati ad oliveto, di cui il 5% circa con metodi di produzione biologica. Le principali varietà olivicole campane sono: l’Ogliarola, la Marinese e la Ravece in provincia di Avellino; l’Ortice, l’Ortolana e la Racioppella in provincia di Benevento; l’Asprinia, la Tonda, la Caiazzana e la Sessana in provincia di Caserta; l’Olivo da olio (detta anche Cecinella o Minucciolo) in penisola Sorrentina, Napoli; la Rotondella, la Carpellese, la Nostrale, la Salella, la Biancolilla e la Pisciottana in provincia di Salerno. A queste autoctone vanno aggiunte varietà come il Leccino e il Frantoio, che pur non essendo autoctone sono presenti da lungo tempo in varie zone della regione. In Campania sono cinque le Dop: Cilento, Colline Salernitane, Irpinia – Colline dell’Ufita, Penisola Sorrentina e Terre Aurunche.

 

PIEMONTE, TURISMO DI NATALE A RISCHIO: SCEGLIERE REGALI TARGATI CAMPAGNA AMICA

Il Natale senza turisti costa 4,1 miliardi solo per le mancate spese degli oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in vacanza nel periodo delle feste. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè in riferimento alla necessità di fare tutto il possibile per evitare il lockdown di Natale, salvaguardando le feste. A preoccupare sono gli interrogativi sull’andamento del contagio destinati ad influenzare i comportamenti, con le misure di limitazione degli spostamenti, le chiusure di bar e ristoranti e le difficoltà nelle vendite per i negozi a causa della riduzione dell’attività e la concorrenza del commercio on line. Ma pensa anche la cancellazione di eventi tradizionali di fine anno a partire da sagre, feste nei paesi e mercatini natalizi. A settembre, da un’indagine dell’Enit (Agenzia Nazionale del Turismo), emergeva che Il 33% degli italiani pensava alle vacanze di Natale ed il 92% indicava l’Italia come destinazione e, tra le varie regioni, emergeva proprio il Piemonte come meta prescelta.

“Un duro colpo per il sistema economico già duramente provato da una estate che ha visto il calo delle presenze italiane e l’assenza praticamente totale degli stranieri –spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Auspichiamo che le spese dei cittadini siano rivolte verso l’alimentare e per questo stiamo già partendo con proposte molto interessanti al fine di poter regalare un Natale targato Campagna Amica: dai prodotti, ai pasti fino alle esperienze nei nostri agriturismi per scoprire la bellezza del territorio piemontese. Le nostre imprese continuano ad offrire il meglio del Made in Piemonte e non si fermano nonostante, al momento, la nostra regione sia nella cosiddetta zona rossa per cui l’invito ai consumatori è quello di prediligere i prodotti del territorio, sulla scia anche della campagna #MangiaItaliano, acquistabili presso i mercati e i punti vendita Campagna Amica oppure tramite il servizio di consegna a domicilio della spesa e dei pasti degli agriturismi”.

 

MARCHE, RICONOSCIMENTO INFORTUNIO COVID: L’INAIL ACCOGLIE SEGNALAZIONE EPACA

Contrarre il Coronavirus è a tutti gli effetti un infortunio sul lavoro. Lo ha riconosciuto l’Inail dopo che, soprattutto nei primi mesi dell’emergenza, non era raro che operatori sanitari che presentavano sintomi riconducibili al Covid fossero posti in isolamento domiciliare e senza effettuare subito il tampone a causa della situazione di difficoltà nello svolgimento di tali accertamenti. In questi casi, molto spesso, il datore di lavoro, anziché effettuare la segnalazione del possibile infortunio, si limitava a porre il lavoratore in malattia. Casi che, soprattutto ad Ancona, sono stati trattati dal Patronato Epaca (convenzionato a livello nazionale con il Nursind, il sindacato autonomo degli infermieri). Questa azione ha portato alla tutela retroattiva, sin dal primo periodo di assenza dal lavoro, consentendo al lavoratore di recuperare anche la parte economica che, in caso di malattia, non viene riconosciuta. Questo riconoscimento permette inoltre, nel malaugurato caso in cui dovessero insorgere complicanze anche future collegabili all’infezione, di poter legittimamente richiedere anche l’erogazione dell’indennizzo derivante dal danno biologico conseguente. Con la circolare n. 13 del 3 aprile 2020 la Direzione Generale INAIL ha disposto nello specifico che “Nell’attuale situazione pandemica, l’ambito della tutela riguarda innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio, aggravato fino a diventare specifico. Per tali operatori vige, quindi, la presunzione semplice di origine professionale, considerata appunto la elevatissima probabilità che gli operatori sanitari vengano a contatto con il nuovo coronavirus”. Chiaro, quindi, che in presenza di soggetti che svolgono la professione sanitaria e contraggono il virus sussiste il diritto al riconoscimento dell’infortunio sul lavoro e, qualora permangano situazioni di danno permanente, il diritto al riconoscimento del danno biologico conseguente. Non solo. Visto la richiesta degli infermieri, la responsabile dell’Epaca di Ancona, Maria Domenica Rubino, e il segretario provinciale del Nursind, Matteo Regnanese, si sono messi al lavoro per organizzare incontri informativi dedicati a previdenza e sicurezza sul lavoro. Gli incontri inizieranno entro la fine del mese e si terranno in video conferenza. L’iniziativa e l’apprezzamento degli infermieri confermano come l’Epaca, patronato legato a Coldiretti, si sia evoluto nel tempo formando veri e propri consulenti e conquistano la fiducia dei lavoratori provenienti anche da altri settori economici.

 

PUGLIA, COVID: SERVE STRETTA SU SPESA 3MLN DI EURO PER DISTILLAZIONE DI CRISI VINO

Serve una stretta sul pagamento dei quasi 3milioni di euro della distillazione di crisi regionale, una mano d’aiuto importante alle cantine che hanno pagato a caro prezzo la chiusura di ristoranti e agriturismi nei 3 mesi del precedente lockdown, quando per la seconda ondata del Covid è stato nuovamente bloccato il canale Ho.Re.Ca. E’ quanto chiede Coldiretti Puglia per dare sollievo alle cantine, con la distillazione di crisi nazionale che in Puglia ha assorbito solo il 16% delle risorse messe a disposizione dal Ministero delle Politiche Agricole.

“Serve che le risorse alle cantine vengano pagate senza indugio, perché il settore vitivinicolo della Puglia, asse portante del Made in Italy riconosciuto e apprezzato nel mondo, va sostenuto in questo scenario di crisi economica. La chiusura di ristoranti, trattorie, osterie, agriturismi e bar mettono a rischio gli sbocchi di vendita del vino pugliese che nel canale Ho.Re.Ca., nell’enoturismo e nell’export vale oltre 1 miliardo di euro l’anno, a regime”, dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. 

“In Puglia sono stati utilizzati 8 milioni di euro della distillazione di crisi nazionale – spiega Gianni Cantele, responsabile della Consulta Vitivinicola di Coldiretti Puglia – anche grazie al contributo aggiuntivo di 2,8 milioni di euro disposto dalla Regione Puglia che va tempestivamente erogato, mentre la vendemmia verde si è rivelata un insuccesso. Auspichiamo che le risorse nazionali inutilizzate possano essere ridestinate alla distillazione di crisi allargando l’intervento anche ai vini DOP e IGP, allo stoccaggio dei vini di qualità e a contributi forfettari alle cantine, per non far tornare indietro – perché inutilizzate – risorse indispensabili alla piena ripresa del settore”. Durante il precedente lungo lockdown è stato registrato il crollo del 90% degli ordini di vino destinato al canale Ho.Re.Ca – ricorda Coldiretti Puglia – per la chiusura di ristoranti, bar, pizzerie, la riduzione del 15% degli ordini dalla Grande Distribuzione Organizzata, mentre per quanto attiene la commercializzazione sui mercati internazionali si sono accumulati ritardi negli ordini sottoscritti prima della pandemia e il rinvio di circa il 30% degli ordini in conferma durante la pandemia, con il rinvio del pagamento delle fatture per ordini di vino già consegnato.

“Urgenti le campagne promozionali regionali, nazionali e internazionali perché bisogna recuperare spazi e rapporti con i mercati esteri che hanno subito una battuta d’arresto durante il lungo lockdown a causa del Covid e la segmentazione dei canali della distribuzione. Intanto, Il bonus ai ristoranti che utilizzano prodotti 100% Made in Italy è importante per sostenere l’intera filiera agroalimentare nazionale dal campi alla tavola che subisce una perdita stimata in 9,6 miliardi nel 2020 per mancati acquisti di cibi e bevande, a partire dal vino che ha risentito del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus”, conclude Cantele.

 

PAVIA, PESTE SUINA: STOP IMPORT ANIMALI DA PAESI FOCOLAIO

“Con il diffondersi di casi di peste suina, in Europa è necessario fermare immediatamente le importazioni di animali vivi provenienti o in transito dalle zone interessate dai focolai per tutelare gli allevamenti nazionali”. È quanto chiede il presidente di Coldiretti Pavia Stefano Greppi, in riferimento all’estendersi dei contagi in Europa.

C’è molta preoccupazione tra gli allevatori italiani per la peste suina africana (PSA) che si sta diffondendo in diverse parti del continente. La malattia – ricorda Coldiretti Pavia – può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, mentre non è trasmissibile agli esseri umani. Questo virus può passare facilmente da un animale all’altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo.

Un possibile veicolo di contagio possono essere peraltro i cinghiali, che non si curano di zone gialle, rosse o arancioni e il cui numero – evidenzia Coldiretti Pavia – si è moltiplicato in Italia, dove si stima la presenza di circa 2 milioni di esemplari. La proliferazione senza freni di questi animali, oltre a preoccupare per i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come appunto la peste suina, sta provocando un’escalation di danni nelle campagne, che si vanno a sommare a quelli di altre specie selvatiche come ad esempio le nutrie. I cinghiali – prosegue Coldiretti Pavia – sono inoltre responsabili di incidenti stradali che solo in Lombardia nel 2019 sono stati 128.

Il blocco di tutta l’attività di caccia nelle cosiddette zone rosse individuate dall’ultimo DPCM rischia di avere serie ripercussioni sul contenimento delle specie invasive, la difesa dell’agricoltura e la sicurezza delle persone. Oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.

 

ROVIGO, IL PESO DELLE CHIUSURE SI ABBATTE ANCHE SULLE AZIENDE AGRICOLE

La chiusura totale o parziale di migliaia di esercizi legati alla ristorazione o ai consumi fuori casa, unito al fatto che non ci sono certezze sugli appuntamenti delle festività di dicembre, pesano molto, sulle aziende agricole e ittiche. L’estendersi delle cosiddette zone rosse e arancio, la limitazione volontaria degli spostamenti degli abitanti delle zone gialle, se non per motivi importanti come il lavoro, ha portato a un calo dei consumi fuori casa, stimato da Coldiretti a livello nazionale, del 48%.

Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. 

“Chiusure e limitazioni, mancate prenotazioni per ceste o cene aziendali, stanno quindi creando problemi a tutto il settore agroalimentare – riferisce il presidente Carlo Salvan – e il bonus di filiera per menu 100% Made in Italy, in questo contesto, è un passo molto importante che va nella direzione giusta. Ma Coldiretti Rovigo lancia la sua proposta: per Natale fate un regalo ‘agricolo’. La scelta è ampia, non solo dal punto di vista merceologico, ma anche per quanto riguarda l’esperienza”.

Già dal mercato agricolo di questo sabato, in Tassina, sarà possibile iniziare a comporre le proprie ceste di Natale targate Campagna Amica o iniziare a ordinarle. Inoltre sono disponibili, tramite i singoli produttori, buoni regalo per pasti in agriturismo, esperienze in azienda agricola tramite turismo rurale o fattoria didattica come laboratori o attività ludico-ricreative per grandi e piccini. “Questo Natale si può scegliere di regalare qualcosa diverso dal solito – concluse Salvan – le nostre aziende agricole, di terra e di mare, sono a completa disposizione”.

 

VENETO, FORMAZIONE ON LINE PER LE IMPRENDITRICI DI COLDIRETTI

La comunicazione per le imprese agricole è strategica e non si può improvvisare: serve un piano e soprattutto occorre conoscere gli strumenti per farlo. Sulla base di questo incipit la giornalista veronese Ada Sinigalia ha guidato il gruppo di Donne Impresa in un webinar organizzato dal centro di formazione Impresa Verde che fa capo a Coldiretti Veneto. Le imprenditrici di Rovigo si sono collegate per prime affrontando il modulo sugli aspetti digitali, le strategie e le forme innovative per la promozione delle attività condotte al femminile: dalla vendita dei prodotti alla gestione dei social, dal sito internet aziendale alle forme pubblicitarie, dalla realizzazione di un depliant promozionale ai video con lo smartphone. Una lezione teorico pratica che ha coinvolto le signore dell’agricoltura polesana in prove d’abilità nella stanza virtuale. L’iniziativa proseguirà nelle altre province per i coordinamenti come opportunità di aggiornamento continuo. Particolarmente seguita la parte relativa allo storytelling come arte di raccontare e narrare emozioni. “In questo senso – spiega la docente Sinigalia – le agricoltrici concentrano maggiormente i loro talenti personali, frutto anche della passione per un mestiere che testimonia ogni giorno progetti imprenditoriali che sono scelte di vita”. Il ritorno nei campi avviene sia in età matura che tra le nuove generazioni – commenta Chiara Bortolas presidente regionale di Donne Impresa –  così che un’impresa agricole su quattro è rosa e la titolarità non spaventa neppure le under 35. L’impegno politico, sindacale è un richiamo spontaneo e trova spazio combinando ruoli familiari e privati con incarichi pubblici. Forti nel tessere relazioni, il gruppo femminile di Coldiretti Veneto trova la massima espressione con il Progetto di Educazione alla Campagna Amica quest’anno promosso con il supporto della tecnologia con la didattica a distanza. In stalla, nelle serre, in cantina, nei campi, al mercato e ai fornelli ovunque connesse le imprenditrici agricole non si sono risparmiate nel rispondere alle richieste della collettività – conclude Bortolas –  la task force dei produttori di Coldiretti, inoltre, continua a garantire alle famiglie venete la spesa quotidiana e i pasti a domicilio anche con servizio porta a porta”.

 

ASTI, BONUS RISTORAZIONE: CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO ENTRO IL 28 NOVEMBRE

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale scatta il bonus di filiera per menu 100% Made in Italy. Fino al 28 novembre prossimo è possibile accedere a un contributo a fondo perduto per la filiera della ristorazione, a copertura di acquisti made in Italy. Le domande possono essere presentate online, attraverso il portale www.portaleristorazione.it o presso gli sportelli degli uffici postali.

Possono aderire tutte le imprese che erano in attività alla data del 15 agosto con i seguenti codici Ateco:

– 56.10.11 – Ristorazione con somministrazione

– 56-10-12 – Attività di ristorazione connesse alle aziende agricole

– 56.21.00 – Fornitura di pasti preparati (catering per eventi, banqueting)

– 56.29.10 – Mense

– 56.29.20 – Catering continuativo su base contrattuale

– 55.10.00 (Alberghi) limitatamente alle attività autorizzate alla somministrazione di cibo

“Per la prima volta – spiega il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – si interviene in modo integrato dal campo alla tavola con un bonus che a cascata sostiene, insieme alla ristorazione, anche l’industria alimentare e l’agricoltura italiana e contribuisce a salvare il patrimonio di prodotti nazionali. Interverrà in aiuto a circa 280 mila esercizi fra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi chiusi per il crollo del 48% dei consumi fuori casa pari a una perdita di almeno 30 miliardi di fatturato nel solo 2020”.

“Purtroppo – sottolinea il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari. In provincia di Asti cresce la preoccupazione per il vino e per la carne di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione. Il bonus è un primo intervento che va in questa direzione e anche a supporto della salute dei consumatori che possono avere maggiori garanzie di acquistare e consumare prodotti davvero Made in Italy”.

Al Fondo per la filiera della ristorazione per il 2020 sono stati stanziati 600 milioni finalizzati alla erogazione di un contributo a fondo perduto per l’acquisto, effettuato dopo il 14 agosto 2020, di prodotti di filiere agricole e alimentari, inclusi quelli vitivinicoli, anche DOP e IGP, valorizzando la materia prima di territorio anche attraverso l’acquisto di prodotti in vendita diretta dalle aziende agricole.

Il beneficiario è tenuto ad acquistare almeno tre differenti tipologie di prodotti agricoli e alimentari (ad esempio, latte, vino e pasta). Fra questi il prodotto principale non può superare il 50% della spesa totale sostenuta. Il contributo va da 1.000 euro ai 10.000 euro (esclusa IVA).

Come altro requisito occorre verificare l’effettivo calo di fatturato, da marzo a giugno 2020, rispetto allo stesso periodo 2019 (almeno il 25%). Non è richiesto tale requisito per chi ha iniziato l’attività dal 1° gennaio 2019.

I prodotti prioritari

I prodotti che rientrano nel Fondo Ristorazione sono tutti quelli acquistati con documentazione fiscale, dopo il 14 agosto 2020, che provengono dalle filiere agricole e alimentari. Si intendono i prodotti agroalimentari acquistati direttamente dai produttori (ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228), oppure ottenuti da filiera nazionale integrale, dalla materia prima al prodotto finito. Sono compresi i prodotti vitivinicoli, della pesca e dell’acquacoltura, oltre che i prodotti DOP e IGP. Il principio è che questi prodotti valorizzano la materia prima del territorio, cioè quelli da vendita diretta, e prodotti ottenuti da filiera nazionale integrale dalla materia prima al prodotto finito.

Per questo il Ministero delle Politiche agricole ha definito quali prodotti prioritari quelli con il “Codice Categoria Valorizzazione del Territorio” che inizia con RS e DOPIGP.

Sono quindi considerati prioritari i seguenti acquisti di prodotti DOP, IGP e ad alto rischio di spreco: latte 100% italiano; prosciutto crudo Dop e prosciutto cotto 100% italiano; salumi vari da suino Dop e Igp da animali nati allevati e macellati in Italia; salumi non da carne suina (tacchino, bresaola, altro) da animali nati, allevati e macellati in Italia; formaggi Dop o da latte 100% italiano; olio extra vergine di oliva100% da olive italiane o dop; carne bianca da animali nati allevati e macellati in Italia; carne bovina, suina, ovicaprina, cunicola da animali nati allevati e macellati in Italia; zuppe di cerali con verdure filiera e materia prima italiana; minestrone con verdure filiera e materia prima italiana; pasta secca con grano 100% italiano; riso da risotto con riso 100% italiano; preparati per risotti (alle verdure, ai funghi, ecc.) da materia prima italiana; passata di pomodoro 100% italiana; polpa di pomodoro o pelati 100% italiana; sughi pronti da materia prima italiana; verdure fresche o conservate in scatola o in vetro filiera e materia prima italiana; verdure conservate in scatola filiera e materia prima italiana formato per mense; legumi in scatola (fagioli, lenticchie) filiera e materia prima italiana; macedonia di frutta o frutta sciroppata o frutta fresca da filiera e materia prima italiana; succo di frutta e purea di frutta filiera e materia prima italiana; crackers, pane e prodotti da forno da grano 100% italiano; vini Dop e Igp; aceti balsamici Dop e Igp.

 

ALESSANDRIA, PO A SECCO: SERVONO CON URGENZA AZIONI DI PREVENZIONE SICCITÀ

Il fiume Po è in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate ed inferiore di due metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per effetto di un andamento climatico del tutto anomalo in Italia per la mancanza di precipitazioni nel mese di novembre che tradizionalmente è il più piovoso dell’anno.

E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme siccità in Italia con un abbassamento dei livelli dei fiumi a partire dal Po, che al Ponte della Becca è sceso ad un livello idrometrico di -2,39 metri, come nel mese di luglio.

La mancanza di precipitazioni è accompagnata in Italia da un caldo anomalo con il 2020 che si classifica fino ad ora come il quinto più bollente mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di quasi un grado (+0,91 gradi) più elevata della media storica, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi dieci mesi dell’anno.

“Gli effetti si fanno sentire soprattutto in campagna con una preoccupante siccità che fa temere per il mancato accumulo di scorte idriche e per le nuove semine – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. Possiamo vedere come alcune piante da frutto, le piante di kiwi, siano ancora verdi, quindi poco mature, stessa cosa vale per le mele e per i prati di erba medica. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti”.

In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione: vanno realizzate piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica, ma allo stesso tempo serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano.

“Sono urgenti, quindi, interventi – concludono Bianco e Rampazzo – di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico. Tutto questo sempre nell’ottica del «prevenire è meglio che curare», come si suol dire”.

 

COMO-LECCO, NATALE: SCEGLIERE IL “CHILOMETRO ZERO” ANCHE ONLINE

Con l’aumento record del 29,2% del commercio elettronico nel 2020 è allarme per il rischio truffe nella spesa on line, soprattutto in arrivo delle feste di Natale e Capodanno durante le quali lo scorso anno sono stati spesi 5 miliardi di euro per imbandire le tavole. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi ai primi nove mesi dell’anno divulgata in occasione della web conferenze “#NoFakeFood. Stop agropirateria: difesa del Made in Italy e del patrimonio agroalimentare da contraffazioni e italian sounding”.

“Una ragione in più per scegliere, anche a distanza e in sicurezza, la filiera corta in vista delle prossime festività natalizie” rimarca il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi. “Campagna Amica Como-Lecco si sta attrezzando per consegnare a domicilio i cesti natalizi, oltre alla consueta distribuzione dei prodotti alimentari a chilometro zero. Acquistare dalle imprese di Coldiretti e Campagna Amica, anche online, significa essere certi di quanto si acquista, sostenendo allo stesso tempo un’agricoltura territoriale che, in queste settimane di nuova fase emergenziale, non si è mai fermata. Già diverse imprese hanno iniziato la preparazione e le prime consegne dei “cesti a km zero”, nei prossimi giorni sarà online sul nostro sito l’elenco completo e sempre aggiornato delle imprese che offrono il servizio”. Il problema dell’agropirateria cibernetica è, purtroppo, reale: acquistando beni alimentari online il rischio maggiore è infatti quello di incorrere in prodotti di bassa qualità o addirittura contraffatti, con rischi potenziali anche per la salute come dimostra il rapporto dell’Istituto per la tutela della qualità e repressione frodi (Icrqf) che nei quattro mesi della prima ondata dell’emergenza Covid ha effettuato ben 558 interventi per la rimozione di inserzioni irregolari di prodotti alimentari sui siti di riferimento più diffusi nel periodo da febbraio a maggio 2020.

Tra i prodotti più taroccati – sottolinea la Coldiretti – c’è certamente l’olio di oliva extravergine che ha il 45% dei casi di irregolarità ma sotto attacco ci sono anche i formaggi più prestigiosi come Parmigiano Reggiano e il Gorgonzola, i salumi dalla soppressata al capocollo, dalla salsiccia alla pancetta di Calabria fino al prosciutto Toscano ed anche i vini a partire dal Prosecco (5%).

Le contraffazioni riguardano anche i prodotti tutelati a livello comunitario come quelli biologici o a denominazione di origine Dop/Igp per le quali l’Italia detiene il primato a livello europeo con ben 305 riconoscimenti. Sul web tra le falsificazioni spiccano anche i cosiddetti kit per produrre formaggi e vini italiani: i cheese-kit e i wine-kit. In merito ai cheese-kit, sono state scoperte confezioni contenenti tutto il necessario per ottenere una mozzarella in 30 minuti o altri formaggi italiani in 2 mesi. Il wine-kit invece è lo strumento utilizzato per la preparazione di vino in polvere: consiste in un preparato solubile in polvere che, stante a quanto dichiarato sulla confezione, permetterebbe di riprodurre i più noti vini italiani, quali il Brunello o il Barolo. Il problema è anche normativo: se in alcuni paesi la vendita dei kit è illegale, in altri non lo è.

“Con l’emergenza Covid, più di 8 italiani su 10 (82%) cercano sugli scaffali dei supermercati e vogliono portare sulle tavole di casa i prodotti del vero Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro degli italiani” ha affermato il presidente Trezzi nel sottolineare che “la voglia di consumare e regalare i prodotti a filiera corta è una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione ed i mercati degli agricoltori di Campagna Amica per promuovere le produzioni del territori e combattere il fake food”.

Sulle tavole di tutto il mondo, con l’emergenza Covid e la frenata del commercio internazionale, i falsi Made in Italy a tavola hanno superato, secondo l’analisi della Coldiretti, l’astronomica cifra di 100 miliardi di euro sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia. Infatti – aggiunge Coldiretti – dalla lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei prodotti alimentari italiani di qualità potrebbero nascere trecentomila nuovi posti di lavoro.

l consiglio della Coldiretti anche in vista dell’ appuntamento con il Natale a tavola è quello di verificare l’identità del venditore on line privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene ad una rete strutturata di agricoltori come Campagna Amica ma anche di assicurarsi che il prodotto in vendita sia realmente tipico della zona da cui proviene, magari stando attenti che il nome del prodotto non sia “storpiato” come spesso accade quando ci si trova davanti delle imitazioni delle più note specialità Made in Italy. Sulle immagini dei prodotti vanno cercate, se possibile, le indicazioni in etichetta relative all’origine. I prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp) devono avere ben evidente il logo che li contraddistingue. In caso di prodotto venduto come biologico, occorre anche qui controllare che riporti in etichetta il logo europeo che certifica che la produzione sia stata effettuata con metodi bio. Ma bisogna pure diffidare dei prezzi troppo bassi per prodotti agroalimentari di particolare pregio.

Grazie al pressing della Coldiretti c’è in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per la carne impiegata nei salumi, entrato in vigore proprio lo scorso 15 novembre, ma anche quella per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario – conclude la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca.

I CONSIGLI ANTI FRODE PER LA SPESA ON LINE

  • Verificare l’identità del venditore on line privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene a una rete strutturata di vendita diretta
  • Fare attenzione a storpiature, anche minime, del nome del prodotto, che spesso rivelano che si tratta di imitazioni
  • Verificare nelle immagini dei prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp) che ci sia il logo che li contraddistingue
  • In caso di prodotto venduto come biologico, controllare che riporti in etichetta il logo europeo corrispondente
  • Leggere attentamente tutte le indicazioni presenti in etichette, a partire da quelle relative all’origine
  • Diffidare dei prezzi troppo bassi per prodotti agroalimentari di particolare pregio

Elaborazione Coldiretti

 

VENEZIA, BISCOTTI VENEZIANI: FESTA DELLA MADONNA DELLA SALUTE

Il 21 Novembre per i veneziani è una data importante, si festeggia la Madonna della Salute e anche se quest’anno le norme anticovid non lasciano scampo per il pellegrinaggio, forse abbiamo più di sempre bisogno di pensare a questo momento, così profondamente radicato nella cultura della città. Accanto al lato religioso, come in ogni festa, c’è il lato profano, legato alla tradizione, al consumo di pietanze e dolci veneziani. Dolci, biscotti, confetture sono presenti a Venezia fin dall’antichità sia per l’importante ruolo che Venezia aveva, regina dei mari, capace di incrociare altre culture ed importarne quanto di più buono, sia anche per la nascita e lo sviluppo delle raffinerie di zucchero. Si va dal Panetin co l’ua, agli zaleti, alla persegada il dolce tipico di novembre realizzato con le mele cotogne, alla bubana sinonimo di cosa ricca e fortunata, ai bussolai dolce che diviene quasi pane. L’elaborazione di questi dolci era anche appannaggio delle famiglie contadine che avevano a disposizione la materia prima sana e naturale con l’impiego di lievito madre che ora sta finalmente tornando in auge. Le ricette dei dolci preparati nelle aziende agricole veneziane tramandate da generazioni, sono nella loro semplicità di realizzazione, ma nella ricchezza di ciò che rappresentano, un mix tra patrimonio culturale e tradizione del territorio. Ecco che Sabato 21 Novembre al mercato agricolo coperto di Mestre in via Palamidese 3-5, saranno disponibili oltre alle verdure di stagione, il vino, la carne, i salumi, il miele, il formaggio, le confetture, la farina, il pane anche i biscotti per chi vorrà trovarli già pronti e tutto il necessario per realizzarli per chi invece volesse cimentarsi in cucina riassaporando il gusto della tradizione veneziana. Del resto mai come in questo periodo i prodotti agricoli vengono apprezzati – sottolinea Davide Montino presidente di Agrimercati Venezia, l’associazione di Coldiretti che raggruppa le aziende agricole che partecipano ai mercati agricoli – l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza”. “l’Italia- precisa Andrea Colla presidente di Coldiretti Venezia – deve riscoprire la propria tradizione agricola per puntare all’obiettivo della autosufficienza a tavola per difendersi dalle turbolenze provocate dall’emergenza coronavirus che ha scatenato corse agli accaparramenti e guerre commerciali con tensioni e nuove povertà. Ci sono le condizioni per rispondere alle domanda dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti”.

 

RAVENNA, BENE VIA LIBERA REGIONE A RIAPERTURA CACCIA DI SELEZIONE AI CINGHIALI

“Accogliamo positivamente la decisione della Regione che, prima in Italia, ha ridato il via libera all’attività venatoria per chi svolge attività di controllo faunistico, sotto il coordinamento delle Polizie Provinciali”.

Commenta così Coldiretti Ravenna il provvedimento di viale Aldo Moro che permette la ripresa della caccia giustificata da comprovati motivi di lavoro all’interno del territorio regionale. Ciò consente ai cacciatori di selezione a e quelli individuati dagli ATC di ricominciare la caccia ai selvatici, in particolar modo agli ungulati, che, complice anche lo stop dovuto alle misure anti covid, stanno causando numerosissimi danni alle colture degli imprenditori agricoli, ma si rivelano anche un grave pericolo per l’incolumità dei cittadini.

Non più tardi di due settimane, dopo l’incidente costato la vita ad un 63enne in provincia di Piacenza, Coldiretti Ravenna aveva ribadito la necessità di porre un freno alla crescita incontrollata dei cinghiali, la cui presenza, recentemente, era stata peraltro segnalata anche in pianura e in particolare nel territorio della Bassa Romagna, nei campi adiacenti la trafficatissima San Vitale.

L’incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con il numero dei cinghiali presenti in Italia che ha superato abbondantemente i due milioni, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città, rappresenta inoltre un pericolo per la salute, anche per i rischi provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati.

 

PARMA, MERCATI CAMPAGNA AMICA OPERATIVI PER UNA SPESA IN MASSIMA SICUREZZA

I Mercati di Campagna Amica presenti in città e in provincia restano operativi e regolarmente aperti in piena sicurezza, nel rispetto delle disposizioni anti covid previste dall’ordinanza del Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e dei piani adottati dai singoli Comuni.

Lo rende noto Coldiretti Parma nel ricordare ai cittadini consumatori, frequentatori dei mercati, l’obbligo di indossare le mascherine e di rispettare il distanziamento.

La campagna – evidenzia Coldiretti – non si è mai fermata e prosegue nonostante le difficoltà, nel suo impegno di produrre cibo sano e di qualità da mettere sulle nostre tavole.  Gli spazi all’aperto dei mercati Campagna Amica sono uno dei luoghi più sicuri per fare la spesa e privilegiare le produzioni del territorio.

Mercati Campagna Amica della provincia di Parma operativi in sicurezza:

  • Parma (L.go Calamandrei, Barriera Repubblica) sabato mattina
  • Collecchio (Piazza Europa) martedì mattina
  • San Polo di Torrile (Str. Provinciale per Parma) giovedì mattina
  • Sala Baganza (Piazza Gramsci) giovedì mattina
  • Monticelli Terme (Piazza Fornia) venerdì mattina
  • Fidenza (Piazza Grandi) venerdì mattina

 

PADOVA, PESTE SUINA: ALLARME FRA ALLEVATORI PER LA PROLIFERAZIONE CINGHIALI

Cresce di giorno in giorno anche fra gli allevatori padovani la preoccupazione per la peste suina africana che si sta diffondendo in diverse parti della Germania e che può colpire cinghiali e maiali. Si tratta di una patologia altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Sono veicolo di trasmissione della malattia soprattutto gli animali selvatici, su tutti i cinghiali, presenti a migliaia anche sui nostri Colli Euganei. La loro proliferazione potrebbe favorire lo sviluppo di pericolosi focolai anche nei nostri territori.

“Con una popolazione così numerosa di cinghiali che insiste su un territorio circoscritto come quello dell’area collinare e pedecollinare, ma anche ad altre zone in provincia, dalle quali sono arrivate parecchie segnalazioni – spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – aumenta il fattore di rischio di diffusione di una malattia che può portare a pensati perdite negli allevamenti suini. Un motivo in più per proseguire sull’azione di contenimento dei cinghiali in tutta la provincia e recuperare il terreno perduto nei mesi di lockdown. La proliferazione senza freni di questi animali oltre a preoccupare per i rischi la sicurezza e la salute, per la salute, provocati dalla diffusione di malattie come appunto la peste suina, è responsabile di un’escalation di danni nelle campagne che si vanno a sommare a quelli di altre specie selvatiche come ad esempio le nutrie. Abbiamo già messo in evidenza in più occasioni, inoltre, le conseguenze sull’equilibrio idrogeologico sull’ambiente dei Colli Euganei, poiché il passaggio continuo dei cinghiali provoca cedimenti e frane anche di notevole entità, come ha certificato lo studio che abbiamo condotto con l’Università di Padova.

I nostri allevamenti applicano rigidi protocolli di sicurezza e sorveglianza sanitaria ma è necessario mettere in campo tutte le azioni di prevenzione e controllo, altrimenti l’impatto potrebbe essere particolarmente devastante. Dopo questo primo passo ora dobbiamo lavorare anche sulla prevenzione a casa nostra, a partire appunto dall’emergenza cinghiali sui Colli Euganei. Prima che sia troppo tardi e che l’epidemia della peste suina dilaghi anche in Veneto è il caso di adottare tutte le misure necessarie, a partire appunto dal contenimento dei cinghiali. Abbiamo già fatto presente alle istituzioni anche questa emergenza”.

Intanto nei giorni scorsi la Commissione europea ha bloccato la movimentazione di suini dalla Germania. La Sassonia è stata inserita nella lista delle zone da cui è vietata l’importazione di suini e materiale germinale ai fini di scambi intracomunitari fino al 31 gennaio 2021. “Si tratta di tutelare l’allevamento suinicolo italiano in particolare quello veneto, composto da 750mila capi destinati anche alla produzione di prosciutti Dop – spiega Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto – fermare immediatamente le importazioni di animali vivi provenienti o in transito dalle aree interessate significa difendere un patrimonio zootecnico che vale a livello regionale 200milioni di euro e coinvolge 500 allevamenti”.

Questo virus può passare facilmente da un animale all’altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo.

La Coldiretti aveva subito lanciato l’allarme sui rischi che una diffusione in altri Paesi potrebbe comportare sotto il profilo sanitario ed economico. Anzitutto Coldiretti aveva sollecitato già le scorse settimane interventi a sostegno delle imprese suinicole italiane partendo dall’intensificazione dei controlli dei flussi di animali che entrano in Italia dalla Germania o che transitano sul territorio tedesco.

 

PUGLIA, GIUNTA: RICONFERMA PENTASSUGLIA, BENE PER CENTRALITA’ AGRICOLTURA

La riconferma di Donato Pentassuglia in qualità di Assessore all’Agricoltura della nuova Giunta della Regione Puglia per il prossimo quinquennio dà forza e valore ad un percorso di condivisione utile a ridare centralità all’agricoltura in Puglia. E’ quanto dichiara Coldiretti Puglia, in relazione ai decreti di nomina con cui il presidente Emiliano ha attribuito la delega all’Agricoltura a Donato Pentassuglia.

“E’ un riconoscimento a quanto fatto per l’agricoltura nella consigliatura precedente, dove Pentassuglia da presidente della IV Commissione Attività Produttive ha dato impulso e sostanza ad importanti provvedimenti legislativi a beneficio dell’agricoltura e dell’agroalimentare della Puglia”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

“Per ridare centralità al settore agricolo e all’agroalimentare sarà funzionale – continua Muraglia – accompagnare lo sviluppo rurale e promuovere l’identità del sistema Puglia attraverso un interlocutore istituzionale forte e univoco, anche per rafforzare la filiera agroalimentare Made in Puglia dal campo alla tavola”.

“Auspichiamo un deciso cambio di passo di tutta l’amministrazione regionale perché il bilancio di quanto fatto su Xylella, PSR, Consorzi di Bonifica, 12 leggi prodotte, alcune delle quali inapplicate o ancora inapplicabili per l’eccesso di burocrazia, impone una svolta radicale nella gestione della macchina amministrativa, con la dovuta semplificazione degli iter per restituire la competitività che le imprese agricole e agroalimentari pugliesi hanno perso in questi anni”, conclude il presidente Muraglia.

 

ALESSANDRIA, COVID: PER NATALE SCEGLIERE REGALI FIRMATI CAMPAGNA AMICA

Il Natale senza turisti costa 4,1 miliardi solo per le mancate spese degli oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in vacanza nel periodo delle feste.

E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè in riferimento alla necessità di fare tutto il possibile per evitare il lockdown di Natale, salvaguardando le feste.

A preoccupare sono gli interrogativi sull’andamento del contagio destinati ad influenzare i comportamenti, con le misure di limitazione degli spostamenti, le chiusure di bar e ristoranti e le difficoltà nelle vendite per i negozi a causa della riduzione dell’attività e la concorrenza del commercio on line.

Ma pesa anche la cancellazione di eventi tradizionali di fine anno a partire da sagre, feste nei paesi e mercatini natalizi.

A settembre, da un’indagine dell’Enit (Agenzia Nazionale del Turismo), emergeva che Il 33% degli italiani pensava alle vacanze di Natale ed il 92% indicava l’Italia come destinazione e, tra le varie regioni, emergeva proprio il Piemonte come meta prescelta.

“Un duro colpo per il sistema economico già duramente provato da un’estate che ha visto il calo delle presenze italiane e l’assenza praticamente totale degli stranieri – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. Auspichiamo che le spese dei cittadini siano rivolte verso l’alimentare e per questo stiamo già partendo con proposte molto interessanti al fine di poter regalare un Natale targato Campagna Amica: dai prodotti, ai pasti fino alle esperienze nei nostri agriturismi per scoprire la bellezza del territorio alessandrino. Le nostre imprese continuano ad offrire il meglio e non si fermano nonostante, al momento, la nostra regione sia nella cosiddetta zona rossa per cui l’invito ai consumatori è quello di prediligere i prodotti locali, sulla scia anche della campagna #MangiaItaliano, acquistabili presso i mercati e i punti vendita Campagna Amica oppure tramite il servizio di consegna a domicilio della spesa e dei pasti degli agriturismi”.

 

PIACENZA, PESTE SUINA: STOP IMPORT ANIMALI DA PAESI FOCOLAIO

Con il diffondersi di casi di peste suina in Europa è necessario fermare immediatamente le importazioni di animali vivi provenienti o in transito dalle zone interessate dai focolai per tutelare gli allevamenti nazionali. È quanto chiede il presidente di Coldiretti Piacenza Ugo Agnelli in riferimento all’estendersi dei contagi in Europa.

C’è molta preoccupazione tra gli allevatori italiani per la peste suina africana (PSA) che si sta diffondendo in diverse parti del continente. La malattia – ricorda Coldiretti Piacenza – può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, mentre non è trasmissibile agli esseri umani. Questo virus può passare facilmente da un animale all’altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo.

Un possibile veicolo di contagio possono essere peraltro i cinghiali, che non si curano di zone gialle, rosse o arancioni e il cui numero – evidenzia Coldiretti Piacenza – si è moltiplicato in Italia, dove si stima la presenza di circa 2 milioni di esemplari. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati. Un rischio che – conclude Coldiretti Piacenza – va evitato con il contenimento degli animali selvatici per salvare gli allevamenti italiani e le produzioni Made in Italy.

 

CUNEO, DAZI USA: NUOVE PROSPETTIVE ALL’ORIZZONTE

Ci sono le condizioni per superare la guerra dei dazi tra Unione europea e Stati Uniti d’America che ha già colpito le esportazioni agroalimentari Made in Italy e ha messo a rischio prodotti simbolo del nostro territorio come il vino. Lo afferma Coldiretti in riferimento all’elezione del nuovo Presidente USA, Joe Biden, dal quale ci si aspetta un clima più disteso per il commercio internazionale.

Risale ad un anno fa l’entrata in vigore negli USA di una tariffa aggiuntiva del 25% su una lunga lista di prodotti importati dall’Italia e dall’Unione europea, tra cui il Gorgonzola piemontese, decisa da Donald Trump nell’ambito della disputa nel settore aereonautico tra l’americana Boeing e l’europea Airbus.

“Ora l’elezione di Joe Biden apre nuove prospettive che l’Unione europea deve essere in grado di cogliere per avviare un dialogo costruttivo ed evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati in un momento drammatico per gli effetti della pandemia” dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo. “Il settore agroalimentare non può continuare ad essere merce di scambio nei contenziosi politici ed economici, anche in considerazione del pesante impatto che ciò comporta, soprattutto alla luce delle tensioni legate all’emergenza Covid” afferma il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu.

Gli Stati Uniti – ricorda Coldiretti – sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti agroalimentari tricolore per un valore che nel 2019 è risultato pari a 4,7 miliardi, con un ulteriore aumento del 3,8% nei primi otto mesi del 2020.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

PADOVA, GIORNATA PROVINCIALE DEL RINGRAZIAMENTO RINVIATA NEL 2021

In settant’anni di storia non era mai successo, rinviata al 2021 la Giornata Provinciale del Ringraziamento, lo storico appuntamento con cui Coldiretti Padova chiude l’annata agraria. Era già tutto pronto per l’edizione 2020, e la scelta quest’anno era caduta su Cittadella. Erano centinaia gli agricoltori attesi domenica 22 novembre nella città murata che già aveva ospitato l’evento nel 2009. In occasione degli ottocento anni delle mura di Cittadella Coldiretti intendeva rendere omaggio alla storia e alle bellezze della cittadina scegliendola per la settantesima edizione della Giornata Provinciale del Ringraziamento.

“Doveva essere una giornata di condivisione e riflessione, oltre che di festa – spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – insieme ai nostri imprenditori agricoli, molti dei quali erano attesi con i loro mezzi per la classica benedizione sul sagrato del Duomo. Avevamo già invitato le autorità e organizzato i dettagli, dalla celebrazione in chiesa, con i doni della terra portati all’offertorio, al mercato di Campagna Amica allestito in centro, compreso il convegno sul tema di quest’anno proposto dalla Conferenza Episcopale Italiana: l’acqua come fonte di vita. Le recenti disposizioni per contenere il contagio invitano però alla massima prudenza e ad uno scrupoloso rispetto delle regole. Poiché siamo chiamati ad evitare qualsiasi iniziativa che potrebbe favorire assembramenti così come non ci sembrava opportuno proporre la Giornata del Ringraziamento in tono minore, con un numero esiguo di partecipanti. D’accordo con tutti i nostri dirigenti e soci del Cittadellese abbiamo scelto di rinviare l’appuntamento sempre a Cittadella nel 2021. Stiamo già mettendo a punto i dettagli dell’evento, che ci condurrà ad una nuova fase, all’insegna della speranza e della ripresa”.

“La giornata era stata preparata con cura per ritrovarci insieme, -osserva don Giorgio Bozza, consigliere ecclesiastico di Coldiretti Padova – per vederci, salutarci e pregare, quest’anno per il dono dell’acqua, come ci è stato proposto dai nostri vescovi.

Purtroppo, per i motivi che ben conosciamo, non ci sono le condizioni minime perché questa festa possa svolgersi in sicurezza e senza che il suo significato più autentico venga distorto. Infatti, una delle condizioni fondamentali per celebrare una festa e innalzare a Dio il nostro grazie è la presenza fisica di chi vi partecipa. Diventerebbe difficile, se non impossibile, festeggiare “virtualmente” i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, l’acqua e con essa la vita che, come dice il papa nella sua ultima enciclica, Fratelli tutti, è fatta di «gesti fisici, di espressioni del volto, di silenzi, di linguaggio corporeo, e persino di profumo, tremito delle mani, rossore, sudore» (43).

Non ci rimane che ritrovarci in presenza il prima possibile, nel mentre rimaniamo uniti e in comunione, sostenendoci a vicenda con la preghiera, e ricordando in modo particolare chi sta passando un periodo difficile a causa di questa pandemia”, conclude il consigliere ecclesiastico di Coldiretti Padova.

 

PARMA, STOP IMPORT ANIMALI DA PAESI FOCOLAIO

Con il diffondersi di casi di peste suina in Europa è necessario fermare immediatamente le importazioni di animali vivi provenienti o in transito dalle zone interessate dai focolai per tutelare gli allevamenti nazionali. E’ quanto chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento all’estendersi dei contagi in Europa.

C’è molta preoccupazione tra gli allevatori italiani per la peste suina africana (PSA) che si sta diffondendo in diverse parti del continente e che – ricorda la Coldiretti – può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Questo virus può passare facilmente da un animale all’altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo.

Un possibile veicolo di contagio possono essere peraltro i cinghiali che non si curano di zone gialle, rosse o arancioni e il cui numero – evidenzia la Coldiretti – si è moltiplicato in Italia dove si stima la presenza di circa 2 milioni di esemplari. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati. Un rischio che – conclude la Coldiretti – va evitato con il contenimento degli animali selvatici per salvare gli allevamenti italiani e le produzioni Made in Italy.

 

VARESE, CARRELLO SPESA PIÙ CARO, MA MENO SOLDI AGLI AGRICOLTORI                                  

Oltre al danno, la beffa: con le file davanti ai supermercati per l’effetto Covid, in controtendenza alla deflazione generale salgono i prezzi al consumo nel carrello della spesa con un rincaro al dettaglio che va dal 9,9% per la frutta al 5,3% per la verdura. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione a ottobre che registra una spinta al rialzo del carrello della spesa con +1,2%.

“Un’accelerazione che riguarda al dettaglio sia gli alimenti lavorati che quelli non lavorati mentre i prezzi pagati agli agricoltori e agli allevatori spesso diminuiscono con le quotazioni riconosciute ai produttori che in molti settori – sottolinea il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – non coprono più neanche i costi e mettono a rischio il sistema agroalimentare nazionale. Senza contare la crisi conclamata di interi settori, come il florovivaismo, che anche nelle ultime festività si è trovato a dover fronteggiare un calo di vendite molto marcato – anche superiore al 30-35% – con una quota molto alta da invenduto, purtroppo non recuperabile”.

Le nostre imprese – continua Fiori – “lavorano giorno e notte per garantire gli approvvigionamenti di cibo e non ci fermiamo: ogni aumento di prezzo, quindi, è assolutamente ingiustificato e invitiamo a segnalarlo. Ovviamente, è ancor più importante fare attenzione alle etichette, verificando l’origine nazionale per essere sicuri della stagionalità, preferire le produzioni locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza, privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori, nei mercati e nei punti vendita specializzati anche della grande distribuzione dove è più facile individuare l’origine e la genuinità dei prodotti”.

Le ultime Faq del Governo – precisa il presidente di Coldiretti Varese – “hanno chiarito che fare la spesa rientra sempre fra le cause giustificative degli spostamenti quindi laddove, anche nelle zone rosse come la provincia di Varese, il proprio Comune non disponga di punti vendita. L’appello è, ovviamente, di limitare movimenti e contatti, specie nelle aree dove i contagi corrono maggiormente: anche per questo, gli agricoltori di Coldiretti e Campagna Amica hanno attivato un servizio di consegna a domicilio dei loro prodotti e mantengono tutti gli appuntamenti mattutini con i Mercati di Campagna Amica, svolti in luoghi aperti e con accesso contingentato”.

Le nostre imprese agricole stanno resistendo “con il loro lavoro quotidiano” alla crisi di un anno senza precedenti: anche la seconda ondata sta avendo ripercussioni pesanti, “su filiere già duramente colpite dalla chiusura anticipata della ristorazione che ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre un miliardo per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento”.

Un drastico crollo dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari identitari della filiera prealpina, dai formaggi, ai salumi, alla carne, all’ortofrutta: senza contare che a venir meno sono anche i “frontalieri della spesa” che, dal vicino Canton Ticino svizzero, solitamente si recano in Italia per approvvigionarsi dei prodotti tipici di qualità reperibili nel nostro comprensorio.

 

RIMINI, RICONOSCIMENTO INFORTUNIO COVID, L’INAIL ACCOGLIE SEGNALAZIONE EPACA

E’ successo in alcuni casi che operatori sanitari che presentavano sintomi riconducibili al Covid siano stati posti in isolamento domiciliare e non abbiano potuto effettuare subito il tampone a causa della situazione di difficoltà nello svolgimento di tali accertamenti.

In questi casi, molto spesso, il datore di lavoro, anziché effettuare la segnalazione del possibile infortunio all’INAIL, si è limitato a porre il lavoratore in malattia.

Alcuni casi del genere sono stati trattati con il Patronato EPACA, convenzionato con il NurSind (Sindacato delle Professioni Infermieristiche), ed è stata richiesta all’INAIL la tutela retroattiva sin dal primo periodo di assenza dal lavoro in quanto i sintomi erano assolutamente riconducibili all’infezione da coronavirus; l’INAIL ha accolto questa tipologia di segnalazioni consentendo al lavoratore di recuperare anche la parte economica che, in caso di malattia, non viene riconosciuta.

Inoltre, nel malaugurato caso in cui dovessero insorgere complicanze anche future collegabili all’infezione, avendo ottenuto il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro, potrà legittimamente richiedere altresì l’erogazione dell’indennizzo derivante dal danno biologico conseguente.

Con la circolare n. 13 del 3 aprile 2020 la Direzione Generale INAIL ha disposto nello specifico che “nell’attuale situazione pandemica, l’ambito della tutela riguardi innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio, aggravato fino a diventare specifico. Per tali operatori vige, quindi, la presunzione semplice di origine professionale, considerata appunto la elevatissima probabilità che i sanitari vengano a contatto con il nuovo coronavirus”.

E’ assolutamente chiaro quindi che, in presenza di soggetti che svolgono la professione sanitaria e contraggono il virus, sussiste il diritto al riconoscimento dell’infortunio sul lavoro e, qualora permangano situazioni di danno permanente, il diritto al riconoscimento del danno biologico conseguente.

Per contattare il Patronato Epaca Rimini: Gabriel Battistelli

 

MODENA, L’EMILIA ROMAGNA PRIMA REGIONE A RIPARTIRE CON LA CACCIA

“Accogliamo positivamente la decisione della Regione che, prima in Italia, ha ridato il via libera all’attività venatoria per chi svolge attività di controllo faunistico, sotto il coordinamento delle Polizie Provinciali”. Commenta così Coldiretti Emilia Romagna il provvedimento di viale Aldo Moro che permette la ripresa della caccia giustificata da comprovati motivi di lavoro all’interno del territorio regionale. Ciò consente ai cacciatori di selezione a e quelli individuati dagli ATC di ricominciare la caccia ai selvatici, in particolar modo agli ungulati, che, complice anche lo stop dovuto alle misure anti covid, stanno causando numerosissimi danni alle colture degli imprenditori agricoli, ma si rivelano anche un grave pericolo per l’incolumità dei cittadini.

“Non più tardi di due settimane fa” continua Coldiretti regionale “avevamo denunciato il problema in seguito all’incidente che era costato la vita a un 63enne che aveva sbandato dopo aver evitato un cinghiale nel piacentino”.

L’ incontrollata proliferazione degli animali selvatici, con il numero dei cinghiali presenti in Italia che ha superato abbondantemente i due milioni, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città, rappresenta inoltre un pericolo per la salute – conclude Coldiretti Emilia Romagna – anche per i rischi provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati.

 

Appuntamenti

 

BERGAMO: CORSO DI FORMAZIONE SULLA COMUNICAZIONE DELLE IMPRESE AGRICOLE

Giovedì 26 novembre, giovedì 3 e giovedì 10 novembre

Inizia il prossimo 26 novembre un corso di formazione promosso da Coldiretti Bergamo sul tema “La comunicazione delle imprese agricole in tempi moderni”. La docente, Lara Abrati, giornalista ed esperta di comunicazione enogastronomica, fornirà ai partecipanti alcuni spunti di riflessione rispetto all’importanza della comunicazione per la piccola azienda agricola e suggerirà alcuni strumenti per approcciarla nel modo migliore.

“La comunicazione è spesso il motore del cambiamento – sottolinea il direttore di Coldiretti Bergamo Gianfranco Drigo – per questo siamo impegnati ad accompagnare le nostre imprese in un percorso di conoscenza degli strumenti e delle strategia utili a sviluppare e consolidare la loro identità e le loro potenzialità sul mercato, in un momento in cui all’agricoltura è richiesto un grande sforzo di innovazione”.

L’iniziativa di Coldiretti Bergamo si articola in tre lezioni (26 novembre, 3 e 10 dicembre) che si svolgeranno in modalità webinar con l’obiettivo di far comprendere come comunicare, quali strumenti utilizzare e da quale punto partire.

“Avere queste conoscenze – sottolinea Drigo – è il primo passo verso una migliore gestione dell’ attività agricola nel suo complesso, in modo particolare per quelle realtà che si approcciano direttamente al consumatore e che stanno ricoprendo un’importanza sempre più rilevante nel nostro territorio, dove la multifunzionalità e la diversificazione sono processi in crescita, grazie anche al fatto che i consumatori sono sempre più alla ricerca di cibi sani e informazioni sui prodotti, ma anche di esperienze ed emozioni con un’impronta rurale ”.