COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 18 ottobre 2021

19 Ottobre 2021
News La Forza del Territorio del 18 ottobre 2021

Primo piano

 

TOSCANA

OLEOTURISMO: LA NUOVA FRONTIERA DELL’ACCOGLIENZA RURALE

La proposta alla Regione per imprimere nuova spinta al turismo enogastronomico

Dopo il glamping, il campeggio di lusso, che una modifica del regolamento regionale sugli agriturismi chiesta da Coldiretti ha finalmente reso possibile anche in Toscana, è il turno dell’oleoturismo. L’approvazione della proposta di modifica alla legge 30/2003 per adeguare la normativa regionale alla Finanziaria 2019 che estende all’oleoturismo le stesse disposizioni già emanate per l’enoturismo è destinata, secondo Coldiretti Toscana, ad imprimere una nuova spinta all’accoglienza rurale toscana. Poco più di 30.000 aziende agricole, tante sono quelle che possiedono uliveti e producono olio extravergine, potranno aprire a turisti ed appassionati le porte dei loro oliveti e dei loro frantoi, organizzare degustazioni e laboratori didattici e commercializzare in loco le produzioni aziendali così come già accade per il turismo del vino. “E’ una grande opportunità in una regione che può vantare ben quattro produzioni a denominazione di origine protetta DOP ed una IGP che valorizza le tante straordinarie varietà territoriali. Nella nostra regione ogni azienda, piccola o grande che sia, produce extravergine di grande qualità. – commenta Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Il turismo enogastronomico è la principale motivazione di viaggio e questo la dice lunga sull’importanza di diversificare ed adeguare l’accoglienza rurale alle nuove frontiere del turismo nell’era post-Covid”.

La proposta è ora attesa in consiglio regionale per il consueto iter e, si spera, la definitiva approvazione. Ma non è l’unica modifica importante inserita nella proposta di legge. Tra le novità più interessanti c’è la modifica della previsione relativa alla possibilità di sistemazione temporanea delle famiglie negli agriturismi, con l’aggiunta di letti supplementari nelle camere e nelle unità abitative indipendenti per l’alloggio di bambini. Oppure, la possibilità di demolire e ricostruire in altre zone di proprietà dell’azienda altrimenti non utilizzabili, anche nei comuni limitrofi. La proposta prevede inoltre che l’attività agrituristica possa essere svolta sia in edifici con destinazione d’uso a fini agricoli che in edifici classificati come civile abitazione. “Siamo di fronte ad un percorso di semplificazione ed evoluzione da noi più volte auspicato – analizza ancora Filippi – che mette nelle condizioni le imprese agricole di realizzare interventi sugli immobili senza Piano di miglioramento aziendale. E’ un bel passo in avanti in chiave sviluppo rurale. Finalmente si mettono a disposizione delle imprese strumenti urbanistici adeguati e moderni rispetto ai nuovi bisogni delle aziende agricole”.

 

Dal Territorio

 

LOMBARDIA, +23% CENTENARI IN 10 ANNI: SUMMIT SENIOR SU CIBO E SALUTE

E’ aumentato del 23% negli ultimi dieci anni il numero dei centenari in Lombardia. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia, sulla base dei dati Istat, in occasione del “Nonno Day”, l’appuntamento annuale che riunisce i Senior Coldiretti provenienti da tutta la regione e che riparte dopo lo stop imposto dal Covid con una due giorni tra Bergamo e Brescia. Quest’anno – precisa la Coldiretti Lombardia – al centro del summit il rapporto tra corretta alimentazione e salute, con un focus sulla dieta mediterranea che con i suoi piatti diversificati e legati alla tradizione spinge la longevità in Italia.

La qualità della dieta mediterranea – spiega la Coldiretti Lombardia – è certificata anche dal fatto che, nell’anno del Covid, si è classificata come la migliore dieta al mondo secondo il best diet ranking 2021 elaborato dal media statunitense U.S. News & World Report, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori. Il primato generale della dieta mediterranea – sottolinea la Coldiretti – è stato ottenuto grazie al primo posto in ben cinque specifiche categorie: prevenzione e cura del diabete, difesa del cuore, mangiare sano, componenti a base vegetale e facilità a seguirla.

Il riconoscimento come miglior regime alimentare al mondo – continua la Coldiretti – arriva a poco più di dieci anni dall’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco avvenuta il 16 novembre 2010, grazie a una virtuosa ed equilibrata lista di alimenti come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari che ha consentito all’Italia di conquistare il record di longevità in Europa.

Il primo posto nella classifica mondiale delle diete – afferma la Coldiretti – è anche una risposta ai bollini allarmistici e a semaforo sui prodotti della dieta mediterranea che dall’Europa al Sudamerica fino all’Oceania rischiano di essere ingiustamente diffamati da sistemi di etichettatura ingannevoli.

Un attacco che parte della Francia con il nutriscore e dalla Gran Bretagna con il sistema del “traffic light” che misura con i tre colori tipici del semaforo (verde, giallo e rosso) il quantitativo di nutrienti principali contenuti negli alimenti: grassi (di cui saturi), zuccheri e sale. Un modello che potrebbe essere adottato anche in India, mentre in Sudamerica rischia di fare scuola il bollino nero cileno – prosegue Coldiretti – che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, e a cui potrebbero guardare il Brasile e il Perù. L’Australia si potrebbe dotare presto di un sistema a stelle (Health star rating) che come il nutriscore si basa sulla presenza di determinate sostanze in 100 grammi di prodotto. Si tratta di un trend – conclude la Coldiretti – che mette in pericolo non solo il patrimonio agroalimentare italiano ma anche la salute dei consumatori di tutto il mondo, inducendoli di fatto a preferire prodotti di minore qualità con prodotti fatti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari.

 

PUGLIA, CONSUMI: +7,5% EXPORT FORMAGGI È RECORD STORICO

E’ record storico per gli acquisti di formaggi Made in Italy nel mondo con un balzo del 7,5% delle esportazioni trainate anche dalla riapertura dei ristoranti al livello internazionale. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, presentata a Bari al grande mercato regionale di Campagna Amica in Piazza del Ferrarese, dove è stata allestita l’esposizione dei formaggi pugliesi, dalle mozzarelle ai caciocavalli, dai formaggi erborinati, caprini e di fossa, fino ai pecorini dagli imbriachi agli affinati, con la preparazione in diretta della famosa burrata pugliese e i percorsi guidati di assaggio con l’affinatore di formaggi di Campagna Amica.

Circa i 2/3 delle esportazioni sono dirette all’interno dell’Unione Europea dove si è verificato un aumento dell’8,8% mentre gli Stati Uniti sono il principale mercato di sbocco fuori dai confini comunitari con un balzo del 12%.

A pesare sui mercati internazionali è anche il cosiddetto “italian sounding” di prodotti senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. A taroccare il cibo italiano – evidenzia la Coldiretti regionale – sono soprattutto i Paesi emergenti o i più ricchi dalla Cina all’Australia, dal Sud America agli Stati Uniti. Negli USA il 99% dei formaggi di tipo italiano sono “tarocchi” nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dalla mozzarella alla ricotta, dal Provolone al pecorino.

Fra le brutte copie dei prodotti caseari nazionali nel mondo, in cima alla classifica c’è la mozzarella, seguita dal provolone, dalla ricotta e dal pecorino realizzato però senza latte di pecora. La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi è – continua la Coldiretti – inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori.

A pesare nelle stalle tra l’altro – sottolinea la Coldiretti Puglia – sono gli effetti di fenomeni estremi come la siccità e l’afa con il forte aumento dei costi di produzione a partire da quelli energetici e per l’alimentazione degli animali nelle stalle con il mais che registra +50%, la soia +80% e le farine di soia +35% rispetto allo scorso anno. Con 3 DOP (canestrato pugliese, mozzarella di Gioia del Colle e mozzarella di bufala) e 17 formaggi riconosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino) – aggiunge Coldiretti Puglia – il settore lattiero–caseario garantisce primati a livello nazionale e Sigilli della biodiversità dal valore indiscutibile.

Occorre intervenire urgentemente per salvare la “Fattoria Puglia”, dove sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia – conclude Coldiretti Puglia – appena 1.400 stalle per la produzione di latte, decisivo  presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali a causa principalmente del prezzo del latte spesso non remunerativo, dovuto non solo alla crisi, ma anche e soprattutto alle evidenti anomalie di mercato con i prezzi alla stalla che subiscono inaccettabili ‘fluttuazioni’ e agli alti costi di gestione degli allevamenti.

 

MOLISE, LATTE: TAVOLO DI CONFRONTO PER DARE OSSIGENO AL COMPARTO

“Sicuramente positivo un tavolo di confronto sul comparto latte su cui gravano forti speculazioni di alcuni caseifici che abbassano il prezzo pagato agli allevatori che devono già far fronte agli aumenti delle materie prime, schizzate alle stelle con il mais che registra +50%, la soia +80% e le farine di soia +35% rispetto allo scorso anno”. Questo il commento del direttore di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese, a seguito della riunione del Tavolo Verde, convocata dall’ Assessore Regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, e tenutasi lo scorso 14 ottobre.

“Serve, però, concretezza per cui sono stati chiesti sostanzialmente 3 punti prioritari – spiega Ascolese – che possano portare una crescita economica durevole alle imprese ed al territorio. E’ necessario tornare, dopo anni, a parlare di prezzo concertato in Regione con la parte industriale, che tenga conto della destinazione d’uso del prodotto finale e del mercato sul quale è collocato. Creare sinergie che generino economia anche all’indotto del lattiero-caseario molisano è un altro obiettivo fondamentale, insieme all’attenzione che abbiamo chiesto all’assessore Cavaliere affinché vengano date le risorse, della misura 4.2 relativa all’agroindustria, del prossimo Psr, solo a quei caseifici che si impegnano veramente a valorizzare il latte prodotto dalle stalle del Molise, viste già le ingenti risorse che col Psr 2014-2020 ha ricevuto l’intero comparto, non sempre mettendo al centro le produzioni locali. Infine – conclude Ascolese – sono stati richiesti i dati delle importazioni di latte dall’estero relativi alle singole industrie di trasformazione, il cui ingresso aumenta il fenomeno speculativo. Bisogna passare dalle parole ai fatti per poter dare ulteriore economia e futuro a tutte le imprese zootecniche da latte del nostro Molise”.

 

SICILIA, VINITALY: ANCHE IL GRILLO AL TOP VENDITE IN ANNO COVID

Nell’anno del Covid gli italiani riscoprono i vini autoctoni che occupano tutti i primi dieci posti della bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in valore, dove c’è anche il Grillo con un con + 20 per cnto. Il dato è emerso quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Infoscan Census relativi ai primi nove mesi dell’anno, diffusa in occasione del Vinitaly Special Edition di Verona con la prima mostra dei grappoli d’Italia provenienti dalle diverse regioni esposti nell’esclusivo salone dove scoprire la grande biodiversità e qualità delle produzioni nazionali.

La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che con la pandemia – sottolinea la Coldiretti – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio, da quelle più blasonate a quelle che negli ultimi anni hanno saputo conquistarsi un fiorente mercato. Nella classifica dei primi dieci vini che nel periodo considerato in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale.

Si tratta della conferma – sottolinea la Coldiretti – della alta qualità offerta lungo tutta la Penisola grazie alla biodiversità e alla tradizione millenaria della viticoltura tricolore.

La top ten dei vini per crescita nell’anno del covid

Vino                                    Regioni                         Variazione %

Lugana                               Veneto/Lombardia            + 49%

Brunello di Montalcino        Toscana                            + 47%

Barolo                                 Piemonte                          + 43%

Sagrantino di Montefalco    Umbria                              + 42%

Valpolicella                          Veneto                              + 31%

Nebbiolo                              Piemonte                          + 31%

Valpolicella Ripasso            Veneto                              + 31%

Ribolla                               Friuli Venezia Giulia           + 30%

Passerina                            Marche                              + 20%

Grillo                                    Sicilia                                + 20%

 

ABRUZZO, VINITALY: L’ABRUZZO RIPARTE A VERONA CON I VITIGNI AUTOCTONI

L’avanzare della campagna di vaccinazione anti Covid con la riapertura di tutte le attività di ristorazione in tutto il mondo proietta il fatturato del vino Made in Italy a livelli record con un valore di oltre 12 miliardi nel 2021 superando anche i risultati del periodo pre Covid. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat presentata in occasione del primo Vinitaly Special Edition che si svolge con la vendemmia in corso dove sono stati esposti per la prima volta dal vivo i grappoli provenienti da tutte le regioni d’Italia presso il padiglione 4 stand D3 della Fiera di Verona. 

Per l’Abruzzo ci sono Montepulciano, Trebbiano, Pecorino, Cococciola e Montonico: vitigni che segnano una ripartenza dopo l’emergenza sanitaria Covid 19 in un settore che conta una produzione media annua di circa 4.500.000 quintali di uva e 3milioni di ettolitri di vino di cui almeno un milione a denominazione di origine per un totale di circa 18mila aziende vitivinicole attive e sempre a più alta specializzazione su una superficie agricola complessiva di oltre 32mila ettari. “La vitivinicoltura abruzzese è oggi una realtà importante tanto che l’Abruzzo può considerarsi tra le regioni in cui il vino, con particolare riferimento al Montepulciano, ha saputo imporsi fino a diventarne l’immagine di riferimento, con una filiera che costituisce il principale comparto agricolo regionale (21% dell’intera PLV, la più elevata incidenza tra le regioni italiane) e una produzione media di vino rappresentata dal 70% di vini rossi e da un restante 30% di bianchi – dice Coldiretti Abruzzo – Una realtà fiorente anche per i numerosi apprezzamenti che arrivano dall’estero, che si traducono con una consolidata crescita delle esportazioni e che oggi riparte dopo un periodo di forte difficoltà collegato all’emergenza sanitaria”. 

Secondo Coldiretti a trainare il fatturato del vino made in Italy è anche il balzo delle esportazioni con gli acquisti di bottiglie Made in Italy in tutto il mondo che sono cresciute del +15% sfondando per la prima volta quota 7,2 miliardi di euro ma ad aumentare sono anche gli acquisti familiari con un incremento del 9,7% nei primi nove mesi del 2021 nella Grande distribuzione, secondo l’analisi Coldiretti su dati Iri – Infoscan.

Se sul mercato interno a tirare la volata sono le bollicine che registrano una crescita rilevante del 27,1%, mentre a spingere il record all’estero – rileva Coldiretti – sono soprattutto gli Stati Uniti che fanno registrare un aumento del 19% delle esportazioni confermandosi come il primo mercato di riferimento. Aumentano addirittura del 67% le vendite in Cina ma a trainare le bottiglie italiane oltre confine nel 2021 sono anche i consumatori europei. In Francia, nel regno dello Champagne, le etichette Made in Italy fanno registrare un +17%, in Russia addirittura +39%, mentre la Germania cresce del +5% ma su valori che ne fanno il primo mercato del vino tricolore nel Vecchio Continente. Note meno positive arrivano dalla Gran Bretagna dove le vendite di bottiglie Made in Italy sono stagnanti a causa delle difficoltà legate alla Brexit, anche se si posiziona al secondo posto tra i clienti europei più appassionati, in particolare del Prosecco.

Vengono così ampiamente recuperate le perdite del terribile anno Covid offrendo un importante contributo all’economia e all’occupazione dell’intero Paese, considerato che il settore – evidenzia Coldiretti – offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone dalla vigna alla tavola.

L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano e abruzzese – continua la Coldiretti – è l’attenzione verso il legame con il territorio, la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice. Le aziende agricole dei giovani possiedono peraltro una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.

“Il vino è il prodotto italiano più esportato all’estero e rappresenta un elemento di traino per l’intero sistema Paese” dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “si tratta del risultato di un percorso fatto dalle nostre aziende verso la qualità e la sostenibilità delle produzioni”. A preoccupare – conclude Prandini – sono le nuove politiche europee come la proposta di mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie per scoraggiare il consumo e lo stop anche ai sostegni alla promozione.

 

LOMBARDIA, VINITALY: LUGANA AL TOP PER VENDITE NELL’ANNO COVID

Nell’anno del Covid gli italiani riscoprono i vini autoctoni che occupano tutti i primi dieci posti della bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in valore con il Lugana, una delle DOC prodotte in Lombardia, che guida la classifica con un aumento delle vendite del 49% nel 2021. E’ quanto afferma la Coldiretti Lombardia in base all’analisi della Coldiretti su dati Infoscan Census relativi ai primi nove mesi dell’anno, diffusa in occasione del Vinitaly Special Edition di Verona.

La speciale top ten – sottolinea la Coldiretti – evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani, che con la pandemia premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio, da quelle più blasonate a quelle che negli ultimi anni hanno saputo conquistarsi un fiorente mercato. Nella classifica dei primi dieci vini che nel periodo considerato in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale. Alle spalle del Lugana si posizionano: il Brunello di Montalcino toscano (+47%), il Barolo piemontese (+43%), il Sagrantino di Montefalco dell’Umbria (+42%), il Valpolicella veneto (+31%), il Nebbiolo piemontese (+31%). Chiudono la top ten il Valpolicella Ripasso del Veneto (+31%), la Ribolla del Friuli Venezia Giulia (+30%), la Passerina marchigiana (+20%) e il Grillo di Sicilia (+20%).

Alla fiera di Verona – continua la Coldiretti regionale – presso lo spazio di Casa Coldiretti, nel padiglione 4 stand 3D, è stata inoltre allestita la prima mostra dei grappoli d’Italia. Nell’esclusivo salone dove scoprire la grande biodiversità e qualità delle produzioni nazionali si trovano anche alcuni dei vitigni lombardi come la Croatina e il Fortana.

Il vino – spiega la Coldiretti – è il prodotto italiano più esportato all’estero con il valore delle esportazioni che sono cresciute del +15% nel 2021 per raggiungere, secondo le proiezioni di Coldiretti, per la prima volta quota 7,2 miliardi di euro a fine anno. Le vendite all’estero dei vini lombardi – precisa la Coldiretti regionale – hanno fatto registrare un +11,7% nei primi sei mesi del 2021. Le bottiglie Made in Italy – sottolinea la Coldiretti – sono destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt e il restante 30% per i vini da tavola. A livello lombardo, invece, ben il 90% dei vini prodotti sono a Denominazione di qualità grazie a 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt.

Il consumo pro capite di vino in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del prodotto, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende. Nonostante le difficoltà del clima – conclude la Coldiretti – l’Italia resta leader mondiale della produzione di vino davanti a Francia e Spagna, i due principali competitor a livello internazionale, con una produzione che quest’anno, seppur in calo del 10% sfiorerà i 44,5 milioni di ettolitri, secondo le previsioni della Commissione Europea.

 

MARCHE, VIGNETI AUTOCTONI SUGLI SCUDI, BOOM DI VENDITE

Vinitaly al via con gli autoctoni Verdicchio, Passerina, Lacrima e Vernaccia Nera a rappresentare le Marche nella prima mostra dei grappoli d’Italia provenienti dalle diverse regioni allestito da Coldiretti per scoprire la grande biodiversità e qualità delle produzioni nazionali. Uve legate al territorio per vini che, nell’anno del Covid, sono stati riscoperti dagli italiani come emerge dall’analisi Coldiretti su dati Infoscan Census. In evidenza l’ottima performance della Passerina marchigiana inserita nella top10 nazionale con un aumento di vendite del 20%. In generale il vino italiano è tornato a crescere con l’export che sfiora i 4 miliardi nei primi sette mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo 2020 (+15%). Ci si aspetta un ritorno al segno più anche per le Marche dopo il dato del primo semestre dell’anno in corso in linea con l’anno Covid contrassegnato da chiusure, limitazioni negli spostamenti e pochi turisti stranieri. Tra gennaio e giugno 2021 il vino italiano ha fatto segnare 26,4 milioni di euro di commercio estero, circa 2,3% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 pre pandemia. Con le misure anticontagio del 2020 l’export dei vini marchigiani aveva invece registrato un calo del 9,5%, oltre 5 milioni in meno rispetto al 2019. Ci si aspetta dunque una forte ripresa nel secondo semestre legata anche alla riaperture diffuse delle attività di alberghi, ristoranti, bar ed enoteche.

 

PIEMONTE, CHIESTO URGENTEMENTE TAVOLO DI CONFRONTO SU COMPARTO AVICOLO

“Il comparto avicolo, per quanto riguarda sia la produzione di carne sia di uova, sta attraversando una crisi senza precedenti di cui la Regione non può far finta di nulla. Per questo chiediamo, urgentemente, di convocare un tavolo di confronto per individuare possibili strategie a sostegno dell’intero comparto”. E’ quanto affermano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale nel commentare le criticità aggravate dagli effetti negativi della pandemia Covid-19.

“Purtroppo l’effetto speculativo relativo agli aumenti delle materie prime con la soia che fa registrare un più 80% ed il mais più 55%, oltre ai rincari dei materiali di imballaggio, sta fortemente gravando sul comparto già provato dal periodo del lockdown con la chiusura della ristorazione ed il blocco del turismo per cui parliamo di problematiche che necessitano ora un’attenzione particolare e soluzioni concrete”, concludono Moncalvo e Rivarossa.

 

CAMPANIA, VINITALY: LE UVE STORICHE CAMPANE TRA I GRAPPOLI D’ITALIA

C’è il Greco Bianco, il vino più antico d’Italia, il Fiano citato da Federico II, l’Asprinio introdotto dagli Etruschi, il Piedirosso ricordato da Plinio nella Naturalis historia, la Coda di Volpe sul Vesuvio da prima dell’eruzione su Pompei, l’Aglianico amato dagli Aragonesi, la Biancolella ischitana arrivata dall’Eubea, il Casavecchia bevuto dai legionari romani, il Pallagrello prediletto da Ferdinando IV di Borbone e la Catalanesca importata da Alfonso I D’Aragona. Sono i vitigni campani presenti nella più gande esposizione di uve mai realizzata portati al Vinitaly Special Edition Verona da tutte le diverse regioni nell’esclusivo salone “Vigneto Italia” creato dalla Coldiretti presso il padiglione 4 stand D3 della Fiera di Verona per scoprire la grande biodiversità e qualità dalle quali nascono le più prestigiose bottiglie del vino Made in Italy.

Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 608 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi (quasi il doppio) a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria. Dal Molise arriva la Tintilia, vitigno rustico di montagna che – sottolinea Coldiretti – resiste bene al freddo, alle malattie ed all’attacco di muffe, da pochi anni riscoperto per la produzione del rosso Tintilia del Molise.

Nelle vigne lombarde si coltivano varietà come la Bonarda, sapore zuccherino assai gradevole, o la Croatina nota per la sua notevole resistenza ai parassiti della vite, entrambi protagonisti in molti vini a denominazione dalla Bonarda all’Oltrepò pavese. Autoctoni al top anche – continua Coldiretti – in Friuli Venezia Giulia come il Picolit dalle produzioni limitatissime già coltivato in epoca imperiale romana, che ebbe l’onore di deliziare i palati di papi e imperatori ma anche scrittori come Carlo Goldoni, o lo Schioppettino, che prende il nome dal fatto di diventare leggermente frizzante durante la fermentazione, dando l’impressione, sia all’udito che in bocca, di scoppiettare a causa dell’anidride carbonica sviluppata.  In Sardegna oltre al Monica – spiega Coldiretti – c’è il Nuragus che arrivò nell’isola probabilmente grazie ai Fenici. E’ stato invece grazie alla transumanza che il vitigno Cococciola si è diffuso in Abruzzo citato nell’opera degli ampelografi francesi Viala e Vermorel (1909). Ma sul territorio abruzzese si coltiva anche il Montonico che piacque talmente tanto ai soldati francesi di napoleone che lo ribattezzarono “le petit champagne”.

In Liguria l’Ormeasco, rosso “di montagna” coltivato solamente in versanti terrazzati, è talmente apprezzato che il Marchese di Clavesana, che governava le terre limitrofe a Pornassio e Pieve di Teco, ordinò con un Editto del 1303, pena la decapitazione, di impiantare nel suo feudo solo questa varietà. La Malvasia del Chianti è una tipicità toscana dalle origine mediterranee – prosegue Coldiretti – che ha una grande versatilità, tanto da essere utilizzata anche per “entrare” nella produzione di rossi come il Chianti Docg. Il Sagrantino umbro è invece considerato dagli studiosi il vino più tannico al mondo, dopo un passato nel quale i contadini lo coltivavano per produrre un vino passito utilizzato sia nel mondo ecclesiastico, sia dalla popolazione, durante la celebrazione di funzioni e festività religiose come la Pasqua. Una grande capacità di sopportare le avversità – rivela Coldiretti – e i cambiamenti climatici contraddistingue il vitigno Lambrusco Grasparossa di Castelvetro che si coltiva nei terreni asciutti dell’alta pianura e della collina modenesi. L’Erbaluce di caluso è, invece, un piccolo gioiello del Piemonte che deve il suo nome al colore che assumono gli acini in autunno, un giallo intenso con riflessi dorati. Descritto già nel 1600 è oggi usato per produrre un bianco, uno spumante e un rarissimo passito.

Il Glera veneto è la star delle colline di Conegliano Valdobbiadene dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco, ma anche l’uva dalla quale nasce il Prosecco, il vino italiano più popolare all’estero.  

Oltre all’Asprinio in Campania – sottolinea Coldiretti – resiste la coltivazione alle falde del Vesuvio della Coda di Volpe, chiamata così per la forma curva del grappolo, simile alla coda della volpe. Predilige i suoli di origine vulcanica anche il Bellone, vitigno laziale conosciuto già in epoca romana tanto da essere citato da Plinio il Vecchio dal sapore fruttato, minerale e dai grappoli medio-grandi. Nelle Marche si coltiva la Passerina, che deriva il suo curioso nome dal fatto che i passeri sono ghiotti dei suoi piccoli acini, riscoperto negli ultimi anni per la produzione di un apprezzatissimo bianco. E’ finito invece sui palcoscenici di tutto il mondo il Trentino Marzemino, autoctono italiano a bacca blu-nerastra, grazie alla citazione nell’opera Don Giovanni di Lorenzo da Ponte musicata da Wolfgang Amadeus Mozart: «Versa il vino! Eccellente Marzemino!». Viene direttamente dall’Etna il Nerello Mascalese, vitigno siciliano che nasce su dei terreni costituiti, per gran parte, da sabbie vulcaniche.

Ed è i simbolo dei rossi del vulcano siciliano. Ha, invece, ascendenze… omeriche il Nero di Troia, vitigno proveniente dalla città di Troia in Asia minore, rifondata in Puglia probabilmente da coloni greci. Si narra, infatti che questa varietà di uva debba la sua origine a Diomede, figlio di Tideo, re di Argo, che a detta di Omero fu condottiero degli Argivi durante l’assedio di Troia. E’ un vitigno “d’altura” il Petit rouge della Val d’Aosta che cresce fino ad 800 metri di altitudine ed è un “sopravvissuto” alle invasioni barbariche che causarono un abbandono della viticoltura nelle campagne della regione.

Uve della Campania presenti al Vinitaly

Greco Bianco

Il Greco di Bianco è ritenuto il vino più antico d’Italia insieme al Moscato di Siracusa: la vite dalla quale si ricava il Greco di Bianco ha origini molto remote: si ritiene che il primo tralcio sia arrivato in Calabria, nel territorio di Bianco, già nel VII secolo a.C., quando i Greci sbarcarono presso il promontorio Zefirio (oggi chiamato Capo Bruzzano).

 

La pianta trovò lungo questo tratto di terra caratteristiche climatiche simili a quelle d’origine.

 

Nel 1966 il Greco di Bianco ha raggiunto un livello molto basso di produzione, ragion per cui fu fondata a Bianco una cooperativa agricola, con il fine di valorizzarne e standardizzarne la produzione. L’obiettivo è stato raggiunto nel 1980, anno in cui il Greco di Bianco ha avuto il riconoscimento del marchio DOC.

Fiano

Il Fiano di Avellino Docg per molti rappresenta una storia di gusto. Una piacevole storia antica, sorta agli albori del XIII° secolo, con un popolo di origine Ellenica. Il Fiano di Avellino Docg è un vino bianco tra i più conosciuti e pregiati dell’Irpinia. Esso prende il nome dall’omonimo vitigno, denominato dai latini Vitis Apiana, o vite delle api. Questo perché esse sono attratte della dolcezza di queste uve.

 

Questo vino era già molto apprezzato nel Medioevo. Le più antiche citazioni del Fiano di Avellino risalgono al XIII secolo e sono attribuite a Federico II di Svevia. All’epoca il vino era trasportato con gli asini, ed egli ordinò tre salme (o tre carichi di asino) di vino Fiano. Un’altra citazione è attribuibile a Carlo d’Angiò, anche lui amante del Fiano di Avellino.

Asprinio

L’Asprinio, una specie di vitis silvestris, antichissima, introdotta fin dall’epoca etrusca nelle pianure intorno ad Aversa, probabilmente destinata soprattutto alla produzione di aceto, fu anche apprezzata in epoche successive fino a pochi decenni or sono per la produzione di certi vini frizzanti, asprigni, dissetanti. Le origini sono lontane, smarrite e ritrovate, in buona parte confuse nelle leggende: c’è chi gli dà origini etrusche, chi lo vede arrivare dalla Grecia antica, chi lo vuole al seguito del Re di Francia Luigi XII, sbarcato in Campania nel 1500 e ripartitone definitivamente nel 1511.

 

Oggi questi vitigni, sono certo meno frequenti e solo pochi produttori mantengono in vita questa forma particolare ed originale di coltivazione, considerata un bene ambientale e parte del paesaggio rurale che si va perdendo ed è certamente da salvaguardare. Infatti le viti maritate che salgono fino a 14-15 metri costituiscono un elemento di fascino paesaggistico e storico, ma impongono un impegno notevole per il loro mantenimento e diventa sempre più oneroso coltivarle in questa antica forma.

Piedirosso

Il vitigno, autoctono della regione Campania, viene descritto già da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia, compilata tra il 78 e il 79 dC. Come Piede di Palombo viene descritto per la prima volta da Columella Onorati, e ripreso poi da Froio nel 1876.

 

Il suo nome sembra derivare dalla colorazione di rachide e pedicello nel momento della maturazione, che assumono una particolare tinta rossa associata a quella della zampa dei colombi. Altri fanno risalire l’origine del nome alla forma del graspo, simile a quella di una zampa di piccione.

 

Secondo altri studiosi, il Piedirosso, coinciderebbe con la Palombina nera citata da Herrera – Sederini nel XVI secolo. La sua registrazione ufficiale risale al 1970.

Coda di volpe

La più antica citazione del vitigno risale a Plinio il Vecchio, che parla di «caudas vulpium» nel libro XIV della sua Naturalis Historia. Le viti erano coltivate alle falde del Vesuvio, in particolar modo nella zona di Trecase e Boscotrecase, dalle famiglie benestanti dell’epoca tra cui gli Izzo, detentori di numerosi certificati di eccellenza e qualità.

 

Il nome del vitigno deriva dalla forma curva della piega apicale del grappolo, simile alla coda della volpe. Una delle famiglie più note per la produzione passata del vino omonimo è la famiglia Izzo, assieme ad altre, che producevano il vino lungo le vaste terre situate alle falde del Vesuvio.

 

In passato la coda di volpe, sia a bacca bianca che a bacca nera, era molto diffusa in Irpinia.

Aglianico

È un vitigno antico, probabilmente originario della Grecia e introdotto in Italia intorno al VII-VI secolo a.C. Una delle tante testimonianze della sua lunga storia è il ritrovamento dei resti di un torchio romano nella zona di Rionero in Vulture, provincia di Potenza. Non ci sono certezze sulle origini del nome, che potrebbero risalire all’antica città di Elea (Eleanico), sulla costa tirrenica della Campania, o essere più semplicemente una storpiatura della parola Ellenico. Secondo altri, il nome originario non deriva da Elleanico o Ellenico che poi divenne Aglianico durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo, a causa della doppia l pronunciata gli nell’uso fonetico spagnolo, ma dal suffisso “anicus” che in latino sta a indicare appartenenza a qualcosa e dal termine “llano” che in spagnolo significa pianura, sicché aglianico non è altro che il vino della pianura, all’epoca romana vino di non qualità e quindi definito latino.

Biancolella

La Biancolella ha percorso secoli di storia insieme a chilometri di strade e sentieri. Anche se viene ritenuta una varietà autoctona dell’isola di Ischia, in realtà pare che le origini di questa uva così raffinata e vivace siano legate ai Greci provenienti dall’Eubea. Questi portarono le prime barbatelle di Biancolella in Corsica, dove sono tuttora allevate con il nome di “Petite Blanche”. Soltanto in un secondo momento arrivò nell’isola campana, trovando un terreno fertile e ricco, perfetto per accogliere i suoi grappoli. Non a caso i Romani amavano definire questi luoghi con l’appellativo di “Aenaria”, terra del vino.

 

Successivamente la coltivazione si estese a Procida e, grazie ai Borboni, arrivò fino alla Costiera Amalfitana e nell’isola di Ponza. Le prime tracce documentali del Biancolella risalgono al 1868, anno in cui Jules Guyot, agronomo e medico francese, ne delineò i primi tratti definendolo uno dei vitigni più coltivati in Campania.

 

Qualche anno più tardi gli studiosi iniziarono a definirne scientificamente i tratti varietali e, grazie al perfetto connubio con la terra ischitana, si iniziò a considerarlo un vero e proprio vitigno autoctono.

Casavecchia

L’origine del vitigno Casavecchia è antichissima: è possibile che coincida con l’uva del vino Trebulanum, forse proveniente dall’insediamento di Trebula Balliensis (Treglia, frazione di Pontelatone), citato da Plinio il Vecchio nel XIV libro della Naturalis Historia e bevuto dai legionari dell’antica Roma. Fino alla fine dell’Ottocento non si hanno altre notizie. Fu allora che, secondo la vulgata popolare, dopo una tremenda epidemia che sterminò gran parte delle viti della zona, un contadino rinvenne un grosso ceppo di vite ancora vivo e vigoroso, nei pressi di un rudere di una vecchia casa di Pontelatone. Sembra che la gente del posto iniziò a dire in gergo dialettale ” l’uva ‘ e chella casa vecchia”, da cui derivò il nome Casavecchia. Il contadino, che si chiamava Scirocco Prisco, iniziò a riprodurre la vite, favorendone la lenta diffusione nei vicini comuni di Castel di Sasso, Formicola, Liberi, Piana di Monte Verna, Caiazzo, Castel Campagnano, Ruviano.

Pallagrello Bianco

Il Pallagrello bianco, “u pallarell”, è un vitigno antico la cui provenienza risale presumibilmente all’antica Grecia. Fu un vino molto apprezzato da Ferdinando IV di Borbone che gli riservò un posto nella sua Vigna del Ventaglio, preferendolo ai vini del Vesuvio: divenne il vino del Re. Si racconta che questo vino gli piacesse al punto di vietare il passaggio in una vigna situata in località Ponticello nella cittadina di Piedimonte Matese dove aveva fatto impiantare questo vitigno. Il pallagrello è molto diffuso nella provincia di Caserta e maggiormente nelle zone di Caiazzo, Castel Campagnano e Castel di Sasso.

Catalanesca

Questo frutto deve il suo nome alla sua origine geografica: fu importata qui dalla Catalogna, da Alfonso I d’Aragona nel XV secolo, e impiantato sulle pendici del Monte Somma, fra Somma Vesuviana e Terzigno. Su questi fertili terreni vulcanici l’uva fu presto sfruttata per vinificare dai contadini vesuviani negli imponenti cellai delle masserie, dove ancora oggi è possibile trovare torchi che risalgono al ‘600. Solo il prodotto eccedente veniva utilizzato come uva da tavola. Oggi si coltiva soprattutto a Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, Ottaviano e negli altri comuni vesuviani. Si raccoglie tra ottobre e novembre ma può permanere sulla pianta fino alla fine dell’anno.

 

SAVONA, BENE INSERIMENTO DEI LAVORI FORESTALI TRA QUELLI USURANTI

La commissione Tecnica del Ministero del Lavoro ha inserito tra i “lavori usuranti” anche quelli forestali specializzati. Nell’elenco della commissione saranno 203 le mansioni considerate “pesanti e usuranti” che, dal 2022, potrebbero permettere di anticipare la pensione a 63 anni. “Sicuramente una proposta importante per il territorio della nostra provincia che per oltre il 70% è boschivo – commentano il Presidente di Coldiretti Savona Marcello Grenna e il Direttore Provinciale Antonio Ciotta in attesa della trasformazione in legge -. Il settore forestale riveste un ruolo fondamentale nel preservare le aree rurali dal dissesto idrogeologico, nel contrastare l’abbandono di intere zone e nel generare economia per la collina e per la montagna. Proprio per questo Federforeste con Coldiretti, ha proposto il progetto “Bosco vivo e foreste urbane” che prevede di piantare in Italia 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane anche per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali”.

 

PUGLIA, VINITALY: MAI COSI TANTO VINO MADE IN ITALY ALL’ESTERO                              

Mai così tanto vino pugliese è stato acquistato all’estero grazie alla riapertura della ristorazione in tutto il mondo che spinge al record storico le esportazioni Made in Italy che registrano un rimbalzo del 19% in valore nel 2021. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia su dati Istat Coeweb dei primi sei mesi dell’anno in occasione del primo Vinitaly che si svolge con la vendemmia in corso, con l’esposizione delle uve di Negroamaro e Nero di Troia tra i grappoli più noti del Belpaese.

A spingere il record del vino all’estero dopo l’anno del Covid – rileva Coldiretti – sono soprattutto gli Stati Uniti che fanno registrare un aumento del 19% delle esportazioni confermandosi come il primo mercato di sbocco. Aumentano addirittura del 67% le vendite in Cina ma a trainare le bottiglie italiane oltre confine nel 2021 sono anche i consumatori europei. In Francia, nel regno dello Champagne, le etichette Made in Italy fanno registrare un +17%, in Russia addirittura +39%, mentre la Germania cresce del +5% ma su valori che ne fanno il primo mercato del vino tricolore nel Vecchio Continente. Note meno positive arrivano dalla Gran Bretagna dove le vendite di bottiglie Made in Italy sono stagnanti a causa delle difficoltà legate alla Brexit. Le criticità maggiori, per chi esporta verso il Regno Unito – precisa Coldiretti – interessano le procedure doganali e riguardano anche l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Una situazione peraltro che rischia di peggiorare con la proposta della Commissione Ue che introduce eccezioni all’applicazione dei controlli su alcuni prodotti alimentari esportati dal Regno Unito verso l’Irlanda del Nord – continua Coldiretti – favorendo l’arrivo di contraffazioni ed imitazioni favorite dalla deregulation e non è un caso che proprio nei pub inglesi – riferisce la Coldiretti – sono state smascherate le vendite di falso prosecco in lattina o alla spina. Ma a preoccupare – sottolinea Coldiretti – sono anche le nuove politiche europee come la proposta di mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie per scoraggiare il consumo e lo stop anche ai sostegni alla promozione.

L’avanzare della campagna vaccinale anti Covid – aggiunge Coldiretti Puglia – sta favorendo il ritorno alla vita di comunità e la riapertura dei ristoranti che hanno ripreso slancio dopo un 2020 di sofferenza. La ripresa complessiva delle esportazioni è accompagnata dalla crescita dei consumi interni con un aumento record degli acquisti domestici di vini e spumanti del 21,3% nel primo trimestre del 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.

“La Puglia può ripartire dai punti di forza con il segmento del vino che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia agroalimentare” afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, nel sottolineare che “per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve anche agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”. Una mancanza che ogni anno – insiste Coldiretti Puglia – rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci.

In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 €/km, più alto di nazioni come la Francia (1.08 €/km) e la Germania (1.04 €/ km), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est: in Lettonia il costo dell’autotrasporto è di 0,60 €/km, in Romania 0.64 €/km; in Lituania 0,65 €/km, in Polonia 0.70 €/km secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it). Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea – afferma Coldiretti Puglia – e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema della la logistica risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale, punta di eccellenza dell’export Made in Italy. In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziato con il Recovery Fund può essere determinante – conclude Coldiretti Puglia – per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo.

 

TREVISO, VINITALY: PROSEK IN MOSTRA NELLA STANZA DEGLI ORRORI

La registrazione della menzione tradizionale “Prošek” per un vino croato proposta dalla Commissione Ue è la punta dell’iceberg della guerra scatenata a livello mondiale da falsi in bottiglia che ogni anno sottraggono un miliardo di euro al vero vino Made in Italy con il Prosecco che è il più copiato del pianeta. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione del primo Vinitaly Special Edition che si svolge mentre è in corso la vendemmia 2021 dove nello stand Coldiretti è stata presentata la “stanza degli orrori” con i falsi scovati nei diversi continenti.

“E’ necessario fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo” affermano in coro Ettore Prandini e Giorgio Polegato, rispettivamente presidenti nazionale di Coldiretti e di Coldiretti Treviso, anche alla luce “della Corte di Giustizia Ue che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue”. Per questo è importante – conclude Prandini – l’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, del Governatore Luca Zaia e degli europarlamentari italiani ad intervenire per far respingere la domanda”.

La mancata protezione delle denominazioni di vino italiane nei diversi Paesi non solo rischia di favorire l’usurpazione da parte dei produttori locali ma – sottolinea la Coldiretti – favorisce anche l’arrivo su quei mercati di prodotti di imitazione realizzati altrove. Un problema che riguarda anche gli accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea nei quali è stata protetta solo una piccola parte delle denominazioni riconosciute e tutelate a livello comunitario.

Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, oltre al Barbera bianco prodotto in Romania e al Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense sono – evidenzia la Coldiretti – solo alcuni esempi delle contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi e non mancano neppure i wine kit per ottenere improbabili liquidi da nomi inquietanti come Montecino. Mentre il Prosecco è fra i prodotti più bersagliati con la Coldiretti che ha smascherato il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi ma in commercio sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione Prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.

Il Prosecco – ricorda la Coldiretti – è la star mondiale delle bollicine grazie a un incremento delle vendite oltre confine vertiginoso negli ultimi anni con le esportazioni hanno superato il miliardo di euro con un aumento record del 32 % nei primi sette mesi del 2021che ne consolidano la leadership a livello mondiale in termini di volumi esportati davanti a Champagne e Cava. Gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco con un balzo del 49% ma l’incremento maggiore delle vendite – sottolinea la Coldiretti – si è verificato in Russia dove gli acquisti sono quasi raddoppiati (+ 92%) mentre in Germania guadagna il 28%, seguita dalla Francia (+15 %), il paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa, nei primi sette mesi del 2021.

La produzione di Prosecco abbraccia due regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia), nove province e tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg) per una produzione complessiva che quest’anno dovrebbe raggiungere il record di 700 milioni di bottiglie prodotte – continua la Coldiretti – dopo aver incassato nel 2019 il riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco. Intanto resta poco più di un mese per bloccare la domanda di riconoscimento del Prosek croato e tutelare il vero Prosecco. Quello croato – spiega la Coldiretti – è un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia per il quale Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale”. La richiesta per il Prosek è un precedente pericoloso che – afferma la Coldiretti – rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare le denominazione dai falsi.

Ci sono però le premesse per vincere questa battaglia in Europa – sottolinea la Coldiretti – grazie alla recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati come la star delle bollicine italiane. Da scongiurare – continua la Coldiretti – sono anche i recenti orientamenti di Bruxelles nei confronti dei prodotti base della dieta mediterranea come il vino con l’ipotesi di etichette allarmistiche per disincentivarne il consumo e lo stop anche ai sostegni alla promozione. Un danno incalcolabile – conclude la Coldiretti – per un prodotto come il vino che realizza ben oltre la metà del fatturato all’estero per un valore di 7,2 miliardi stimati nel 2021, in aumento del 15% nel primi sette mesi di quest’anno.

 

LAZIO, DA AMATRICE STORIE DI RESILIENZA E LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Storie di resilienza dai comuni del cratere del sisma ad Amatrice e Accumoli, dove oggi si è svolto un evento organizzato dalla Protezione Civile e Coldiretti, unite in una collaborazione sinergica, che ha l’obiettivo di mettere in atto azioni concrete per combattere il cambiamento climatico, prevenire e gestire gli eventi calamitosi, migliorando la sicurezza dei territori.

Storie di agricoltori che non hanno abbandonato la loro terra e hanno saputo reinventarsi, dopo le calamità naturali che hanno distrutto le loro aziende. Commoventi le testimonianze dei Giovani Impresa Coldiretti, che sono arrivati con i loro “prodotti della rinascita”, da tutta Italia per raccontare il dramma che hanno vissuto e la forza con cui hanno affrontato le difficoltà be si sono rialzati.

Lo hanno fatto in un confronto che si è svolto nell’Auditorium “Della Laga” ad Amatrice: “Protezione Civile e Agricoltura: sinergie in movimento”, moderato dalla giornalista de Il Messaggero, Raffaella Di Claudio, a cui hanno preso parte il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio e dal Vice Presidente Nazionale di Coldiretti, David Granieri, che guida anche la federazione del Lazio, insieme al Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Filippo Gallinella e il Senatore Francesco Battistoni, Sottosegretario di Stato delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Presente anche il Monsignor Domenico Pompili, Vescovo della Diocesi di Rieti e i sindaci di Amatrice e Accumoli, Giorgio Cortellesi e Franca D’Angeli, con il Prefetto, Gennaro Capo, i volontari della protezione civile insieme a Marco Guardabassi, che coordina le attività del Dipartimento della Protezione Civile.

“L’obiettivo è quello di affrontare i problemi con un sistema di previsione, prevenzione e gestione – spiega il Vice Presidente Nazionale di Coldiretti, David Granieri – Crediamo vivamente come mondo agricolo di essere un presidio di protezione civile. I nostri agricoltori sono sentinelle dei territori, i primi ad accorgersi delle criticità, a dare l’allarme, a segnalare incendi e ad intervenire anche con i propri mezzi. Il protocollo è un indirizzo che punta alla resilienza. Abbiamo, inoltre, un sistema di solidarietà molto forte, che ci spinge nelle emergenze ad affrontarle e aiutare chi si trova in difficoltà”.

Un evento, quello di oggi, che si inserisce nell’ambito della “Settimana Nazionale della Protezione Civile” in corrispondenza della Giornata internazionale per la riduzione del rischio dei disastri naturali, che si celebra ogni anno il 13 ottobre. Ad unire Coldiretti e Protezione Civile un

un protocollo d’intesa firmato lo scorso luglio, che ha l’obiettivo di trovare strumenti necessari per prevenire e gestire le emergenze, attraverso il coinvolgimento attivo degli agricoltori con buone pratiche agricole e lo sviluppo di misure di autoprotezione, ma anche dare delle risposte concrete alle imprese e al mondo rurale, sia in campo economico che sociale. “Se noi vogliamo avere un sistema di emergenza non possiamo non partire dall’ordinario – spiega il Capo Dipartimento, Fabrizio Curcio – e comprendere che il mondo dell’agricoltura, dell’allevamento, della cura della terra è fondamenta nel nostro sistema e non è un tema che dobbiamo porci solo quando c’è l’emergenza, ma è necessario pianificare. Come Protezione Civile stiamo portando avanti da tempo l’attività con Coldiretti, anche per quando riguarda gli aiuti alimentari alle popolazioni in difficoltà”.

Dopo il convegno la visita è proseguita nell’azienda agricola di Gabriele Piciacchia ad Accumoli, tra quelle che hanno avuto la forza di rialzarsi e riconvertire la produzione pur di restare sul territorio. Come la loro, tante altre storie raccontate dai Giovani Impresa Coldiretti.

Commovente la testimonianza di Emanuela Laurenzi di Cittareale a Rieti, che produce birra artigianale con la sua azienda agricola Birrificio Alta Quota Laurenzi, proprio nell’epicentro del cratere. Una birra bio e senza glutine realizzata con il pane di scarto. Un progetto tutto green, dall’energia che si consuma ai residui di lavorazione. “Abbiamo trovato la forza di combattere per noi e per i nostri collaboratori – dice – siamo riusciti, nonostante tutto, a portare avanti il progetto che ci ha caratterizzati dall’inizio, mettere nei nostri prodotti l’orgoglio, la tenacia, i profumi, i sapori di queste terre. Subito dopo il terremoto abbiamo intrapreso un nuovo percorso, attivando l’azienda agricola per produrre le materie prime per il nostro birrificio agricolo”.

E poi c’è Rino Corbo di Benevento con la sua azienda Fontana Reale che produce vino, olio e miele biologico. Un’azienda gravemente danneggiata dal nubifragio del 15 ottobre del 2015. Circa due ettari di vigneti e uliveti spazzati via dalle acque e circa 80 alveari distrutti, oltre alla casa allagata. “Abbiamo visto i nostri genitori affranti – dice – ma io e mio fratello ci siamo rimboccati le maniche e reimpiantato i vigneti, acquistato nuovi alveari e la parte di casa distrutta è diventata la sala degustazioni, con un punto vendita. Tutto questo grazie all’aiuto di Coldiretti e alla Protezione Civile, che è stata la prima a soccorrerci e l’abbiamo sentito davvero vicina”.

C’é la testimonianza di Emanuele Morselli di Modena che con a sua azienda, Morselli Garden, produce Aceto balsamico. A causa del terremoto del 2012, ha subito pesanti danni al vivaio e all’abetaia. La consegna a domicilio e la solidarietà di tutta la regione, gli ha consentito di rialzarsi e ripartire con la produzione. “E’ stato un sisma molto forte – spiega – che ci ha messo tutti in ginocchio. La nostra azienda ha subito danni ingenti e non è stato facile rialzarsi, ma lo abbiamo fatto anche grazie a tutti i commercianti della zona, che si sono riuniti in un borgo per vendere i loro prodotti. La forza del territorio e il sostegno di Coldiretti, ci ha permesso di ricostruire quello che era stato distrutto dal terremoto facendo rete”. 

E poi Antonio Pascali di Vernoli a Lecce, dove con la sua azienda produce olio Evo in Puglia, dove  la Xylella ha colpito ottomila chilometri quadrati di territorio, distruggendo 21 mila piante. Antonio non si è arreso, ha espiantato gli ulivi infetti e ripiantato piante giovani, riuscendo a ricreare una line di olii extravergine di oliva eccellente. “Lo scenario che mi sono trovato davanti ad Amatrice – spiega – è stato un colpo al cuore, perché è lo stesso che vedo per le strade della mia provincia. Qui c’è una città sgretolata dal terremoto, mentre quello che vedo nella mia terra è un paesaggio grigio e secco, prima totalmente verde. Siamo stati costretti ad espiantare i nostri ulivi secolari, sui quali hanno lavorato generazioni di famiglie a causa della Xylella”.

Tra i prodotti della rinascita esposti il Pecorino di Farindola, un formaggio della tradizione abruzzese realizzato con latte crudo di pecora e il pecorino Amatriciano, l’ortofrutta di Bergamo. Le piante officinali dell’azienda Due Palmenti di Allegra Martino di Pedata a Catania. Le lenticchie di Castelluccio di Norcia, una delle eccellenze simbolo del sisma, un prodotto dell’agricoltura di montagna Igp, coltivato a quota 1.400 metri. Dall’Emilia Romagna il Parmigiano Reggiano dell’azienda di Lesignana a Modena Caseificio quattro Madonne. Il sisma del 2012 ha fatto cadere a terra quasi 600.000 forme di parmigiano, danneggiato gravemente 37 caseifici di Modena, Reggio Emilia, Mantova e Bologna e oltre 600 allevamenti. La birra artigianale di Eugenio Rendina con la sua azienda di Accumoli. L’azienda di salumi, carni fresche e miele di Fabio Fantausi ad Amatrice

I prodotti dell’azienda agricola di Assunata Vannimartiri di Leonessa a Rieti e quelli del giovane ventisettenne, Vincenzo Cardellini, che nella sua azienda di Antrodoco a Rieti ha un caseificio e alleva ovini e bovini da latte ed è caseificio. Sempre di Antrodoco Clio Tesei che produce zafferano e miele. E ancora da Leonessa a Rieti i prodotti dell’azienda agricola di Venanzio Rossetti, che alleva bufale e produce prodotti caseari. Dal Trentino Alto Adige l’azienda agricola Community Vaia che produce il legno di Vaia, dopo il tifone che nel 2018 ha devastato i boschi delle Dolomiti lungo la fascia più orientale della Provincia Autonoma di Trento. Dalla Val di Fassa, la Val di Fiemme, fino alla Valsugana e all’Altopiano di Vezzena, oltre che le zone del vicino Veneto: una strage da 14 milioni di piante abbattute.

 

MASSA CARRARA, ANTICHI CULTIVAR: IL SOGNO DELLA RINASCITA DEL “POMO RODELLO”

Il “pomo rodello” torna a sperare con succhi, aceti e sidri Made in Lunigiana. Salvata dai contadini custodi lunigianesi, dopo che la produzione era stata progressivamente abbandonata negli anni ’60, per la mela rotella della Lunigiana, uno dei 72 straordinari prodotti agroalimentari della tradizione locale, il futuro è meno incerto. Merito di una giovane, Annalisa Mori, 35 anni, quasi due lauree (una in scienze erboristiche già appesa in casa, l’altra in agraria da appendere dal prossimo dicembre), ed una scommessa: puntare e valorizzare la mela rotella. Il suo “Meleto” oggi, tra Filattiera e Pontremoli, è l’impianto monocolturale più grande e moderno attualmente attivo: 12.500 piante. Più della metà di quelle ancora produttive della Lunigiana coltivate sia da hobbisti sia da varie aziende a scopo commerciale. I produttori delle quantità più significative sono appena quindici-sedici. L’azienda di Annalisa è stata protagonista lo scorso settembre al grande mercato contadino del G20 dell’agricoltura a Firenze organizzato da Coldiretti. Un “trampolino” di lancio che ha permesso ad Annalisa e al suo “Il Meleto” di raccontare al mondo la sua storia di attaccamento alla terra, passione, progetti e sogni. Negli scorsi giorni anche la Rai gli ha dedicato un servizio. “La storia imprenditoriale di Annalisa è una storia di presente e futuro che si ancora alla tradizione contadina più antica. – spiega Francesca Ferrari, Presidente Coldiretti Massa Carrara – L’agricoltura è il settore dove i giovani hanno deciso di scommettere ed investire nell’anno della pandemia. Nei primi nove mesi del 2020 le nuove imprese nate sono 22, pari al 175% in più rispetto allo stesso periodo di un anno prima. Un dato senza precedenti”.

Rotonda, un po’ schiacciata alle estremità e un pò più piccola rispetto alle altre mele, il sapore della mela rotella è dolce e acidulo; matura ha un profumo molto intenso e la polpa è consistente e bianca. E’ adatta ad essere conservata a lungo. Coltivata in piante sparse per il consumo locale, inizia ad essere commercializzata nei primi del 1900, dopo la prima guerra mondiale ne venivano commercializzati circa 10.000 quintali all’anno. Perfetta come ingredienti per i dolci come la torta di mele e le frittele, la mela rotella comincia ad essere utilizzata anche nella ristorazione.

Annalisa ha ereditato l’amore per la terra dai nonni: “questi campi, dove nel 2018 abbiamo deciso di partire con questa avventura imprenditoriale, erano incolti. – racconta – Credo molto nella mela rotella ed ogni giorno ho conferme che questa strada è giusta. La raccolta, che avviene proprio nel mese di ottobre, è il momento più bello. E’ stata una stagione molto positiva nonostante gelate e siccità. Ciò che ci differenzia dal passato è proporre questo cultivar straordinario in una veste più attuale e moderna: a fianco del prodotto fresco, che va a ruba nel nostro punto vendita e nelle occasioni di fiere e mercati, abbiamo ideato una linea di prodotti trasformati come il succo di mela rotella, il sidro, l’aceto e le marmellate. Prodotti che iniziano a farsi strada. In questa terra ed in questo progetto vedo il mio futuro. La mela rotella non scomparirà”. Il destino della mela rotella è tutta nelle mani di una quindicina di piccoli produttori: “stiamo cercando di fare rete. Da soli siamo solo aziende, insieme possiamo essere una filiera ed intercettare fondi e finanziamenti per crescere tutti insieme. – racconta – Il nostro sogno è attivare le procedure per un marchio di riconoscimento di qualità: l’IGP”.

 

VERONA, MERCATI KM0: RINNOVATA CONVENZIONE TRA COLDIRETTI E COMUNE DI VERONA

Si rinnova la gestione dei mercati a km zero di Coldiretti nel Comune di Verona.  Franca Castellani, presidente del Consorzio Veronatura che gestisce i mercati a km zero di Campagna Amica di Coldiretti Verona e il dirigente del Settore Commercio del Comune scaligero Andrea Elifani hanno siglata la convenzione per il rinnovo della gestione dei mercati dei produttori agricoli per i prossimi tre anni

Al momento sono 11 i mercati dei produttori agricoli all’aperto su area pubblica nei vari quartieri della città, oltre al mercato coperto inaugurato pochi mesi fa nel quartiere Filippini, a pochi passi da piazza Bra.

“Il primo mercato a km zero degli agricoltori di Campagna Amica è stato inaugurato a Verona nel 2008 e da allora ne sono stati aperti oltre 20 in città e provincia – evidenzia Franca Castellani – con un centinaio di aziende agricole impegnate a rotazione secondo la stagionalità. La filiera corta è scelta da un numero sempre più crescente di consumatori veronesi per fare la spesa e trovare prodotti locali e di stagione proposti direttamente dagli agricoltori. I clienti riscontrano effetti positivi anche rispetto agli sprechi notevolmente ridotti per la maggiore freschezza dei prodotti che durano più a lungo, essendo raccolti poco prima di essere venduti. Secondo noi acquistare prodotti a km zero è una scelta precisa e una filosofia di vita. Significa preferire frutta, verdura, olio, riso, carne e pesce di Lago scaligeri in alternativa ai cibi che devono percorrere lunghe distanze, significa altresì avere attenzione al proprio territorio e ai prodotti tipici, ma significa anche scegliere di dare un sostegno all’economia e all’occupazione locale”.

 

MANTOVA, SOSTENIBILITÀ: PREMIO REGIONE PER L’AZIENDA AGRICOLA DONÀ DI PALIDANO

Il “Premio Sostenibilità” di Regione Lombardia va all’azienda agricola Verdera di Palidano di Gonzaga. Il riconoscimento è stato consegnato ieri sera, nel corso della cerimonia degli Oscar Green dei Giovani di Coldiretti Lombardia, al Museo del Violino di Cremona dall’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi, ad Alberto Donà, 28 anni, che conduce l’azienda ad indirizzo lattiero insieme al fratello Lorenzo, ai genitori e due dipendenti.

“Il percorso intrapreso dall’azienda Donà risponde all’esigenza di coniugare produzione e redditività con il necessario contenimento dell’impatto ambientale – ha commentato il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra -. La linea adottata è sempre più diffusa fra le imprese agricole mantovane e i giovani ed è vincente sul fronte della sostenibilità ambientale, economica e sociale”.

L’azienda Verdera conta circa 360 capi, dei quali 175 in mungitura, e il latte è conferito alla Latteria Agricola Begozzo di Palidano per la produzione di Parmigiano Reggiano.

Fra le motivazioni che hanno portato Regione Lombardia a premiare i giovani fratelli Donà, in particolare, la scelta di abbracciare l’energia pulita per distribuire la razione alimentare alle bovine, attraverso un sistema di alimentazione elettrificata, alimentata dall’impianto fotovoltaico situato sul tetto della stalla.

“In questo modo abbiamo tagliato le emissioni in atmosfera e ridotto la spesa del 50%”, precisa Alberto Donà, che ha annunciato a breve la messa in funzione di un impianto fotovoltaico gemello di 50 kwh, installato su un capannone aziendale, così da evitare il consumo di suolo.

Altro elemento centrale dell’azienda sostenibile Verdera di Palidano è la scelta di attivare l’interramento diretto dei liquami con il sistema di dispersione ombelicale e la realizzazione di una linea interrata che collega direttamente la vasca di stoccaggio dei reflui al campo. “Questo permette di utilizzare il liquame dove serve nella misura corretta e senza alcun impatto in atmosfera”.

Resta ancora top secret il prossimo investimento, per il quale “stiamo facendo attente valutazioni in famiglia – frena Alberto Donà – ma sarà assolutamente in linea con la scelta sostenibile che abbiamo deciso di seguire negli anni”.

 

VITERBO, “NO” AI 22 SITI INDIVIDUATI PER OSPITARE SCORIE NUCLEARI NELLA TUSCIA

A Viterbo 22 dei 67 siti che ospiteranno le scorie nucleari in Italia, individuate dalla Sogin, nell’ambito della Carta nazionale aree potenzialmente idonee. “La Tuscia non può diventare il più grande deposito di rifiuti radioattivi del nostro Paese”, commenta il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici. La realizzazione del sito interesserà oltre 150 ettari di terreno.

“Un processo trasparente per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi – prosegue Pacifici – è questo quello che chiediamo da tempo. Il nostro è un territorio vocato al turismo e rappresenta una grande risorsa del sistema agricolo. Non possiamo accettare che questa decisione metta in pericolo quanto è stato costruito fino ad ora. Siamo pronti a tutelare la nostra terra da progetti che rischiano di inquinarla e di intaccarne il patrimonio storico, agricolo e culturale”.

Tra i Comuni individuati nella provincia di Viterbo potenzialmente idonei nel Lazio ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari secondo la carta Cnapi figurano Ischia di Castro, Canino-Cellere-Ischia di Castro, Montalto di Castro 1, Montalto di Castro2, Canino1, Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Piansano-Tuscania, Piansano-Tuscania, Tuscania,Canino-Montalto di Castro1, Canino 2, Arlena di Castro-Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Tuscania 1,Arlena di Castro-Tuscania2, Canino-Montalto di Castro 2, Tarquinia-Tuscania, Soriano nel Cimino, Soriano nel Cimino-Vasanello-Vignanello, Gallese-Vignanello, Corchiano-Vignanello, Corchiano-Gallese, Corchiano.

“Il nostro territorio vanta Dop e Igp di grande pregio – aggiunge Pacifici – aree archeologiche famose in tutto il mondo, paesaggi e territori, che con la loro bellezza incontaminata e preservata dalle aziende agricole, fanno sì che siano fonte di attrazione turistica, sostenendo l’economia ed il benessere”.

Prosegue la battaglia anche contro il fotovoltaico. “Abbiamo sempre difeso il territorio anche contro chi cerca di consumare suolo agricolo produttivo – conclude Pacifici – così come sta accadendo per l’installazione di pannelli fotovoltaici. In merito abbiamo lanciato dallo scorso luglio una raccolta firme per fermare questo scempio. Non accetteremo chi intende inquinare il nostro splendido territorio che va preservato”.

 

BRESCIA, OSCAR GREEN 2021: LE INNOVAZIONI DEI GIOVANI IMPRENDITORI BRESCIANI

Dalla start-up tutta natura allo yoga musicale per caprette evolute, dallo yogurt al pistacchio alla SPA con estetica e cosmetica alla bava di lumaca : questi i progetti bresciani che hanno concorso  alla selezione regionale del premio innovazione di Giovani Impresa che ha visto trionfare, questa sera a Cremona, nella categoria “impresa digitale”,  il progetto della “Tata-digitale dei micro-ortaggi tascabili” di Silvia Agosti di Offlaga, giovane imprenditrice agricola coadiuvante con il fratello Luca dell’azienda Agriter. “I giovani rappresentano una risorsa preziosa da coinvolgere sempre di più perché fonte di energia e di idee innovative –   spiega Valter Giacomelli, Presidente di Coldiretti Brescia –  affiancati alla sapienza degli adulti, in un mondo che viaggia a velocità mai sperimentate prima, sono il futuro e possono affrontare con determinazione le sfide legate ai temi economici, amvientali e di mercato”

Diverse le storie di successo presentate dai giovani agricoltori provenienti da tutte le provincia bresciana a partire dal vincitore:

La tata digitale dei micro-ortaggi tascabili – categoria Impresa Digitale

Silvia Agosti – Società agricola Agriter, Offlaga (Brescia)

Micro-ortaggi “tascabili”, coltivati fuori terra su una fibra di cellulosa biodegradabile, monitorati tramite un computer da remoto che, come una vera e propria tata, si prende cura delle piantine controllandone la crescita e assicurando le condizioni ideali di luce, temperatura e umidità. È l’idea di Silvia Agosti che a Offlaga, nel Bresciano, gestisce con il fratello Luca l’azienda Agriter dove l’agricoltura 4.0 è già realtà: grazie alla tecnologia applicata a serre e container ad ambiente controllato, Silvia riesce a produrre con un apporto misurato di acqua, senza l’utilizzo di fitofarmaci e antiparassitari. Oltre ai micro ortaggi, Silvia coltiva con la stessa tecnica anche fiori edibili, aromatiche e piccoli frutti. Silvia è l’ultima generazione di una famiglia di agricoltori che non ha mai avuto paura di cambiare e innovare, passando dai bovini ai suini, per arrivare ora appunto ai micro ortaggi molto richiesti dagli chef di alta cucina come superfood.

Quindici gli altri progetti bresciani candidati alla finale regionale:

Dalla stalla, Mozart per tutti! Picco Giancarlo –  Dello (bs)

Giancarlo, giovane imprenditore zootecnico decide, tre anni fa, di realizzare un impianto audio nella stalla dei bovini da carne per dare beneficio agli animali stessi con il tempo si accorge che, oltre ad aver ottenuto il risultato, ha sensibilizzato il pensiero del consumatore finale ottenendo anche un maggior reddito aziendale. La musica classica infatti dalla stalla arriva fino allo spaccio aziendale e numerosi clienti chiedono spiegazioni e capiscono quanta sia l’attenzione, il rispetto e l’impegno in termini di benessere animale. Anche i cittadini di Dello beneficiano di queste dolci e rilassanti note mentre passeggiano o fanno gite in bicicletta nella vicina campagna.

Wine yoga in vigna – Davide Lazzari – Capriano del Colle (bs)

Immergersi e isolarsi completamente in vigna, un calice in mano e farsi accompagnare in un momento per se stessi. Al tramonto, nel Brolo di San Lorenzo, alle spalle del suggestivo campanile del XVIII secolo di Capriano del Colle, con un calice di vino, ci faremo accompagnare dall’insegnante Yoga Giovanna Fiorina in un viaggio sensoriale ai confini dell’ebbrezza.

Maison vive – Tania Bosio – Travagliato (bs)

Si tratta di una SPA dove l’estetica e la cosmetica green hanno come fattor comune al parola ETICA. Per noi è importante prendere la parte favorevole della medicina e applicarla in campo estetico e cosmetico nel totale rispetto della natura. Nella spa, appena costruita all’interno della sede aziendale ogni trattamento viene fatto utilizzando la’estratto di bava di lumaca prodotta nella nostra azienda abbiamo voluto riprodurre l’effetto della crioterapia inventando due creme rivoluzionaria, una fredda e una calda, entrambe non creano nessun tipo di alterazione della pelle e sono totalmente naturali l’applicazione viene fatta dopo la consulenza di osteopati e fisioterapisti presenti nella spa

Start-up contadina: dalla terra al territorio – cinzia lonati -botticino (bs)

Dopo il diploma all’Istituto agrario, la giovane Cinzia ha deciso di coltivare la passione per le pratiche agricole sostenibili dando nuova vita ad alcuni terreni di famiglia. La start-up contadina si disloca in zona collinare e pedemontana, su una superfice di circa 3ha 50 are, suddivisa in prato avvicendato, zafferaneto, ortaggi misti, piccoli frutti, frutteto misto (in cui sono presenti anche piante secolari) e una parte a bosco in stato di abbandono, ora in fase di riqualificazione. Cinzia si dedica anche all’apicoltura, attualmente con 14 arnie.Per la conformazione e la pendenza dei terreni, tutte le lavorazioni vengono effettuate a mano o con motozappe e motocoltivatori guidati a mano

Ripartire dalla formazione green – fedirico paroni  – pozzolengo (bs)

Voglia di conoscere meglio l’agricoltura, approfondire nuove tecniche produttive, sfruttare le opportunità che questo mondo offre ai giovani, per dare il proprio contributo al futuro economico e ambientale del territorio. E’ la storia di Federico Paroni, che nel 2020, in piena pandemia, ha deciso di iscriversi all’università per frequentare il corso di laura triennale in Sistemi Agricoli Sostenibili dell’Università degli Studi di Brescia.

Natura amica – Bregoli Davie – Quinzano D’oglio (BS)

“Natura Amica” mira ad aiutare adolescenti (16-17 anni) e giovani adulti (18-25 anni) sottoposti a procedimenti giudiziari di tipo penale e/o con vulnerabilità psicologiche a trovare uno spazio in cui sperimentarsi e acquisire nuove esperienze grazie alla mediazione della natura, per poi reinserirsi nel contesto sociale di appartenenza. Si tratta di laboratori esperienziali legati all’agricoltura (coltivazioni agricole, manutenzione del verde, piccola falegnameria e saldatura, cucina e panificazione) che fanno emergere la consapevolezza delle proprie capacità. Dopo tale scoperta, i ragazzi possono accedere a corsi formativi, per acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro.

Mungitura 4.0 –  Daniele Cominardi – Ghedi (BS)

Nell’azienda bresciana di vacche da latte è entrato in funzione, a dicembre 2020, un innovativo robot per la mungitura. Una svolta “smart” dettata dalla volontà di aumentare il benessere animale, in quanto ogni vacca è libera di andare a farsi mungere quando vuole nell’arco della giornata, e di migliorare le performance della stalla, supportando il personale nel lavoro. Si ottenere una mungitura perfetta, in quanto stacca automaticamente il quarto finito e permette di vedere eventuali principi di malattia dell’animale, segnando la conducibilità del latte quarto per quarto. Oltre al robot, degli speciali collari segnano il tempo di ruminazione e ingestione giornaliera di ogni singolo animale

La prima rete di imprese agricole italiana – Turrini Matteo – Gradone Vt (BS)

Inaugurato nel 2020, l’Agriturismo nasce dalla volontà di Comunità Montana, sostenuta da Fondazione Cariplo, di attuare un restauro conservativo di un antico Forno Fusorio, uno dei principali passaggi della “Via del Ferro”, catena lavorativa che si è formata nel corso degli anni in Valle Trompia. Terminati i lavori, la struttura è stata data in concessione all’Azienda Agricola Turrini, piccola azienda produttrice di frutta e confetture, permettendogli di costituire il centro dell’azienda e il centro dei Rebecco Farmer, la prima rete di imprese agricole italiana.

Fasce terapeutiche per i cavalli – Manola Bosio – Travagliato (BS)

Dopo aver utilizzato la bava di lumaca (di nostra produzione) in modo cosmetico, abbiamo deciso di provare gli affettivi benefici anche sui cavalli. In collaborazione con un team di veterinari abbiamo realizzato delle fasce elastiche e un preparato di fanghi a base di bava di lumaca 100% made in italy. un doppio effetto, le fasce vengono utilizzate sulle zampe e servono a curare i traumi con azione repida,  mentre i fanghi per trattare affaticamento a lunga azione.  in via di realizzazione il morso imbevuto di bava di lumaca che fungono da gastroprotettori soprattutto nelle cavalle femmine, piu stressate dei maschi.

Wine box tra heritage, innovazione e qualita’ – Celeste Dotti – Erbusco (BS)

Dalla tradizione all’innovazione a casa con un click. Celeste considera la sua azienda come la sua famiglia e la sua famiglia è la sua azienda. Opera con i genitori nel cuore della Franciacorta dove la cura, la dedizione e l’attenzione dedicata alla cultura del vino racconta il suo modo di vedere e interpretare il territorio. Produce circa 90.000 bottiglie all’anno di 6 tipologie ritiene che il vino sia vivo e ogni anno non mai uguale, per questo è una realtà in continua evoluzione. Durante il lock down inventa le WINE BOX che vende attraverso un portale di e-commerce da lei realizzato per continuare a soddisfare le esigenze dei suo clienti e ampliare gli orizzonti.

Chicche da passeggio – Laura Marchesini – Bedizzole (BS)

Coltiviamo con amore, alleviamo con cura e facciamo la vendita anche on-line quest’anno è stato difficile ma abbiamo puntato sulla consegna a domicilio e sull’ e-commerce ho deciso di realizzare le chicche da passeggio, delle pepite di puro suino da poter comodamente mangiare durante una passeggiata la buccia è edibile ed è veramente gradevole degustare il salame ovunque, in piccole porzioni.

Metodo genera-terra – Stefano Lancini – Capo di Ponte (BS)

Dall’esperienza di impresa agricola è possibile costruire un percorso pedagogico/formativo che possa ispirare il mondo del business? Secondo l’Az Agr GeneraTerra sì. In un mondo che sembra conoscere solo il linguaggio della velocità e della performance il metodo GeneraTerra proverà a riportare alla ribalta concetti come l’attesa, la fatica, il silenzio, il dono. Non per fuggire dagli obiettivi quotidiani e professionali ma per affrontarli con una innovativa chiave di lettura che prende spunto dalla pedagogia della Terra.

L’ambiente naturale – Giovanni Tiziano – Fiesse (BS)

Tre anni fa abbiamo scelto di creare un nuovo magazzino per lo stoccaggio e pulizia di prodotti orticoli con annesso porticato per l’attrezzatura aziendale, celle refrigerate per lo stoccaggio della verdura (tutta bio) e nuovo punto di carico e scarico attrezzato. Il tutto unito alla realizzazione di un nuovo impianto di serre e tunnel per una superficie di 8.000 m2. Tra il 2020 ed il 2021 abbiamo investito nella conduzione di nuova superfice da coltivare a verdure interamente biologiche passando da 32 ettari del 2020 a 47 ettari coltivati del 2021.

Yoga e musica per capre evolute – Roberta Agosti – Rodengo Saiano (BS)

Ricerca scientifica e benessere animale. Queste i due principi ispiratori nella realizzazione della stalla di capre, nata nel 2016 ed entrata in produzione nel 2017. Oltre 1000 mq di spazio per 120 capi di bestiame, una struttura rialzata rispetto al livello del terreno aziendale per consentire un ricircolo di aria naturale creando uno scambio di aria continuo. Elementi distintivi: perfetta pulizia a partire dalla stalla fino al reparto di mungitura, acqua riscaldata tra i 16 e i 18 gradi per la digestione, giochi per gli animali come tronchi, featball e palle morbide e musica sempre in stalla tra classica e POP. Non amano il rock e hanno una play list dedicata su spotify!

Yogurt al pistacchio made in italy e molto altro – Marcella Bodini Filippini – Milzano (BS)

Durante il periodo della pandemia ho deciso di innovare su più fronti: ho inventato lo yogurt al pistacchio italiano e ho attivato uno shop on line per i prodotti lattiero caseari che produco nel laboratorio con il latte dell’azienda. All’inizio ricevevo gli ordini tramite wats’up poi, non riuscendo a gestirlo per eccesso di messaggi, ho deciso di realizzare un portale semplice ma efficace con consegna della spesa a domicilio, un successo! L’azienda ha anche una fattoria di animali, un agriturismo, una moderna stalla di vacche la latte, pannelli fotovoltaici e un impianto a biogas

“Il dinamismo e le storie di questi giovani – conclude Valter Giacomelli, presidente di Coldiretti Brescia– testimoniano la vitalità della nostra agricoltura.

Con la crisi provocata dall’emergenza sanitaria il settore agricolo è diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno a livello nazionale sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno. L’agroalimentare è un’attività su cui scommettere per fare reddito, tutelare il territorio e rilanciare l’economia nazionale e noi dobbiamo accompagnarli e supportarli in questo percorso”.

 

PUGLIA, GIORNATA ALIMENTAZIONE: 1 CITTADINO SU 2 TAGLIA GLI SPRECHI (55%)

Più di 1 consumatore su 2, il 55% dei cittadini, ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari per l’emergenza Covid, con i pugliesi che hanno riscoperto le ricette con gli avanzi di cucina grazie al boom del ‘fai da te casalingo’ a causa delle limitazioni per la spesa, per il lungo lockdown con il relativo limite alla movimentazione e con la crisi di molte famiglie pugliesi che hanno vissuto la brusca riduzione del reddito per la chiusura forzata di migliaia di attività. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti Puglia, diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione che si celebra il 16 ottobre con le ricette antispreco per recuperare gli avanzi, preparate dai cuochi contadini nel grande Mercato regionale di Campagna Amica della Puglia, a Bari in Piazza del Ferrarese. La pandemia ha impresso, infatti, una vera e propria svolta green nei comportamenti degli italiani a tavola, spinta dal fatto che le misure anti contagio – sostiene la Coldiretti Puglia – hanno portato la gente a stare di più a casa con il recupero di riti domestici come il cucinare. Sulle tavole dei consumatori – continua la Coldiretti regionale – sono così tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia, ricette che non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come la frittata di pasta, la cialda barese e i ciecamariti salentini.

L’allenamento a un più efficiente utilizzo del cibo si traduce anche in una maggiore predisposizione alla preparazione casalinga degli alimenti. Non è dunque un caso se con l’inizio dell’autunno quasi una famiglia italiana su tre (31%) secondo l’indagine Coldiretti-Ixe’,si è messa quest’anno al lavoro tra pentole e vasetti nella preparazione di conserve e marmellate fai da te, con intere giornate trascorse per recuperare il prodotto, pulirlo, lavorarlo, cucinarlo, metterlo in vaso e riempire la dispensa.

“Nonostante ciò il problema resta però rilevante con gli sprechi domestici che ammontano ancora a circa 27 kg per persona all’anno e tra gli alimenti più colpiti svettano verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Fare la lista della spesa, leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a km0 e di stagione che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette con gli avanzi, dalle marmellate di frutta alle polpette fino al pane grattugiato, ma anche non avere timore di chiedere la doggy bag al ristorante e l’agribag negli agriturismi di Campagna Amica, sono alcuni dei consigli elaborati dalla Coldiretti Puglia per arginare gli sprechi alimentari.

Non si tratta solo di un problema etico ma che determina anche – precisa la Coldiretti regionale – effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. La pandemia ha impresso una vera e propria svolta green nei comportamenti degli italiani proprio a partire dalla tavola, spinta dal fatto che le misure anti contagio – sostiene la Coldiretti – portano la gente a stare di più a casa con il recupero di riti domestici come il cucinare che diventa oltre che necessità quotidiana anche un momento di aggregazione familiare più sicura di un pasto o di un aperitivo in mezzo a estranei o a persone che vivono fuori dal proprio nucleo domestico.

“La biodiversità può essere uno strumento strutturale – conclude il presidente Muraglia – nella lotta agli sprechi alimentari e nutrizionali, perché il maggior valore riconosciuto alle varietà biodiverse recuperate determina più attenzione agli sprechi e minori perdite, avvicinando produttori e consumatori nelle filiere corte, ecologiche, locali. Meglio, dunque, prediligere i prodotti di stagione, scegliendo la frutta e le verdure al giusto grado di maturazione e conservandola adeguatamente, dividendo quella che si intende consumare a breve con quella che si prevede di conservare più a lungo”.

Gli sprechi alimentari – continua Coldiretti – si rivelano per il 54 per cento al consumo, per il 21 per cento nella ristorazione, per il 15 per cento nella distribuzione commerciale, per l’8 per cento nell’agricoltura e il 2 per cento nella trasformazione, eppure per evitare di sprecare il cibo basta seguire pochi semplici accorgimenti, come spiega il decalogo della Coldiretti.

 

ASTI, UNGULATI DANNO CRESCENTE: + 70% RISPETTO AL 2020

Il 9 luglio scorso la città Sabauda si colorava di giallo Coldiretti e si popolava di agricoltori per richiamare l’attenzione degli enti superiori sul problema ungulati. Coldiretti Asti era in prima fila e, unita alla mobilitazione regionale, esortava enti superiori ed enti preposti ad un subitaneo e concreto intervento per porre fine all’annoso e drammatico problema dei cinghiali.

L’otto ottobre scorso, sulla tangenziale astigiana, l’attraversamento di alcuni cinghiali provocava l’ennesimo grave incidente stradale, questa volta, tra un’ambulanza e due auto. Ora, fortunatamente, fuori pericolo, per i conducenti dei mezzi poteva andare peggio.

Anche per i nostri agricoltori la situazione continua ad essere pesante ed esasperante. Da gennaio ad oggi, Coldiretti Asti ha inoltrato all’Atc AT1 e AT2 ben 763 domande per danni causati in primis cinghiali, ma anche caprioli, alle aziende agricole (il 70% in più rispetto al 2020).

A questi danni/numeri, vanno aggiunti quelli dei concessionari delle riserve private e quelli rilevati delle altre Organizzazioni Agricole.

Complessivamente, si stima che i danni interessino una superficie agricola, nel solo astigiano, di oltre 2500 ettari. Ad essere maggiormente colpite sono le coltivazioni di mais, i prati, gli orti, i noccioleti e i vigneti.

“I cinghiali rappresentano un grave danno che dall’agricoltura si estende alla sicurezza pubblica e stradale, fino a minacciare fortemente il futuro economico del nostro comparto – tuona il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio – a rischio anche la rotazione del piano colturale, con conseguenti ripercussioni sulla capacità di soddisfare il fabbisogno degli allevamenti interni alle aziende e di garantire sostenibilità ambientale e salute del terreno. E’ inaccettabile che a distanza decenni, caratterizzati da ripetute segnalazioni, mobilitazioni, danni e incidenti, nulla sia cambiato”.

“L’invasione dei cinghiali è diventato un problema anche sociale – prosegue il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia – dai boschi alle campagne fino alla città il loro avanzare è sotto gli occhi di tutti e le minacce si moltiplicano impattando fortemente anche la sicurezza pubblica stradale. Non vorremmo più aprire i giornali e leggere di drammatici incidenti; non vorremmo più leggere l’esasperazione nei volti dei nostri agricoltori”.

Con l’apertura della nuova stagione venatoria (da inizio ottobre), ritornano ad essere alte le aspettative nei confronti dei cacciatori, chiamati a ridurre la popolazione degli ungulati.

“Dai cacciatori ci aspettiamo un grande impegno, nel rispetto del ruolo di controllo, della fauna selvatica e dell’ambiente, a cui sono chiamati – precisa Luigi Franco, vice Direttore Coldiretti Asti con delega alla Fauna Selvatica. – Coldiretti Asti vigilerà sul loro operato e sull’andamento della stagione venatoria. In assenza di risultati efficaci metteremo in campo forze, strumenti e azioni per recuperare equilibri, sicurezza e salvaguardia delle nostre produzioni agricole. Riteniamo che con l’introdotta possibilità di autodifesa e con la presenza di tutor adeguatamente preparati si debba poter porre concretamente e definitivamente fine al problema cinghiali, superando la calda diatriba tra cacciatori e agricoltori. Rinnoviamo, dunque, l’appello alle istituzioni competenti, quali Atc, Provincia di Asti e Regione Piemonte, per un decisivo intervento a tutela della sicurezza stradale, del comparto agricolo e dell’ambiente”.

Queste, le 4 richieste avanzate da Coldiretti all’attenzione di Regione Piemonte e Stato:

1) immediato riscontro alle istanze degli agricoltori;

2) supporto agli agricoltori affinché vengano coadiuvati da forze dell’ordine, guardie venatorie, cacciatori e proprietari/conduttori di fondi iscritti ad apposito elenco regionale;

3) allargamento del calendario venatorio includendo i mesi da settembre a gennaio;

4) regia, a livello prefettizio, delle azioni di contenimento e prelievo, alla luce della specifica competenza per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.

 

CUNEO, CRISI AVICOLA, CHIESTO URGENTEMENTE TAVOLO DI CONFRONTO IN REGIONE

“Il comparto avicolo, per quanto riguarda sia la produzione di carne sia di uova, sta attraversando una crisi senza precedenti di cui la Regione non può far finta di nulla. Per questo chiediamo, urgentemente, di convocare un tavolo di confronto per individuare possibili strategie a sostegno dell’intero comparto”.

È quanto afferma Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte dopo l’invio di una lettera ufficiale alla Regione, nel commentare le criticità aggravate dagli effetti negativi della pandemia Covid-19.

“Purtroppo l’effetto speculativo relativo agli aumenti delle materie prime con la soia che fa registrare un più 80% ed il mais più 55%, oltre ai rincari dei materiali di imballaggio, sta fortemente gravando sul comparto già provato dal periodo del lockdown con la chiusura della ristorazione ed il blocco del turismo per cui parliamo di problematiche che necessitano ora un’attenzione particolare e soluzioni concrete”, conclude Moncalvo.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

PISTOIA, EDUCAZIONE ALIMENTARE: AL MERCATO I BAMBINI RACCOLGONO LE OLIVE

Un gradito ritorno quello delle iniziative educative al mercato Campagna Amica di Pistoia, per i bambini in particolare. Nel contesto del mercato del sabato, rastrelli in mano e guidati dalle produttrici olivicole Chiara e Benedetta Gemignani, decine di giovanissimi contadini si sono dilettati a raccogliere le olive direttamente dagli alberi che si trovano nel piazzale dove settimanalmente i produttori Campagna Amica portano il loro prodotti di stagione.

È un altro dei segnali di ritorno alla normalità, dopo che l’emergenza covid ha impedito tanti eventi –ha spiegato Coldiretti Pistoia-. Nel rispetto delle prescrizioni “decine di bambini si sono dilettati a rivivere le tradizioni –ha spiegato Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia-, con spirito ludico e interesse verso attività che fanno bene ai giovanissimi, anche perché collegate ai concetti di sana alimentazione”.

“Le attività nel conteso del mercato viaggiano in simbiosi con le nostre attività educative, collegate alle sana alimentazione –ha aggiunto Michela Nieri, responsabile Coldiretti Donne Imprese Pistoia-, condotte nelle scuole pistoiesi, che stiamo già organizzando”.

“L’iniziativa per i bambini – ha sottolineato il direttore di Coldiretti Pistoia, Gianfranco Drigo- ha una valenza straordinaria dal punto di vista culturale. E rimarca l’importanza e le difficoltà dell’olivicoltura anche in un anno difficile per i produttori, che in tutta la provincia registrano un calo generalizzato del raccolto, dovuto a gelate, siccità e alla cimice asiatica, con punte del meno 90% rispetto allo scorso anno. E c’è chi non raccoglie neppure le poche olive prodotte”.

L’evento targato Coldiretti Donne Impresa e Campagna Amica al mercato di Pistoia rientrava nell’ambito della Giornata mondiale dell’Alimentazione. Con pane e olio servito ai bambini, e poi pancotto e pappa al pomodoro preparati con pane secco dalla cuoca contadina Francesca Buonagurelli, a rimarcare l’importanza di non sprecare il cibo.

Con la pandemia più di un italiano su due (55%) ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando nell’ultimo anno strategie che vanno nella direzione di sistemi agroalimentari più efficienti e del miglioramento della nutrizione e dell’ambiente. E’ quanto è emerso da una analisi della Coldiretti diffusa in occasione della Giornata dell’Alimentazione celebrata con iniziative nei mercati di Campagna Amica in tutta Italia. Nonostante una maggiore sensibilità sul tema, il problema dello spreco resta pesante. Nelle case italiane si gettano mediamente ogni anno circa 67 kg di cibo all’anno per abitante, per un totale di oltre 4 milioni di tonnellate, secondo un’analisi Coldiretti su dati Onu. Ma se si guarda al dato mondiale, ogni anno viene sprecato quasi un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull’ambiente e sul clima, oltre che su un’economia già duramente colpita dall’emergenza Covid.

“Un problema drammatico dal punto di vista etico oltre che economico contro il quale Coldiretti è impegnata da anni in un’opera di sensibilizzazione dei consumatori –evidenzia Coldiretti- attraverso il progetto dei mercati di Campagna Amica per il contenimento degli sprechi con la più grande rete delle fattorie e dei mercati a chilometri zero che riduce le distanze ed i tempi di trasporto e garantisce maggiore freschezza e tempi più lunghi di conservazione degli alimenti”.

 

VERCELLI-BIELLA, COLDIRETTI PRESENTE ALLA FIERA DI DOCCIO

C’era anche una delegazione di Coldiretti Vercelli-Biella, guidata dal segretario di zona di Borgosesia Alessandro Filiberti e dal presidente di sezione Alberto Cerini, alla Fiera di Doccio, evento che si è svolto in Valsesia domenica 17 ottobre. La tradizionale fiera del bestiame, organizzata dall’associazione della manifestazione e sostenuta dall’Unione Montana Valsesia e dal Comune di Quarona, ha visto l’arrivo di molti visitatori, desiderosi di scoprire la Valsesia autentica attraverso i suoi prodotti più rappresentativi.

La Fiera di Doccio è una vasta area espositiva dove si trova l’essenza stessa dei prodotti valsesiani: bovini, caprini e ovini allevati dalle aziende della valle; formaggi, salumi, miele ed altri prodotti del territorio; artigianato locale legato alla lavorazione del legno e della pietra. Alla manifestazione hanno partecipato anche una decina di soci Coldiretti, che hanno proposto le eccellenze locali a visitatori. La delegazione ha anche raccolto, come di consueto ormai durante gli eventi, le firme per la petizione promossa da Giovani Impresa contro il fotovoltaico sulle aree agricole.

“La partecipazione ad un evento così sentito e così ricco di tradizione è da parte nostra doverosa e molto gratificante – commentano il presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole e il direttore Francesca Toscani – Nell’ambito della fiera, i visitatori possono sempre trovare il cuore della realtà produttiva locale e questo per noi è un fattore prioritario”.

La Fiera di Doccio si è svolta nuovamente quest’anno dopo la pausa dell’anno scorso a causa dell’emergenza Covid e della concomitante alluvione che aveva colpito i territori nell’ottobre 2020. Dopo questo stop forzato, quest’anno l’evento è tornato ad essere una tappa fondamentale per la Valsesia.

 

ASTI, RESTYLING E NUOVA SEDE PER L’UFFICIO ZONALE DI MONCALVO

Restyling e nuova sede per l’Ufficio Zonale di Coldiretti Moncalvo che, dopo 60 anni, ritorna al piano terra di piazza Carlo Alberto 25, per una migliore accessibilità al servizio degli agricoltori e non solo.

Sabato 16 ottobre si è tenuta l’inaugurazione alla presenza del Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio e del Direttore provinciale Diego. A fare gli onori di casa, il Segretario di Zona Daniele Longo e il sindaco di Moncalvo Christian Orecchia, mentre la benedizione dei locali e, soprattutto, di coloro che nei nuovi locali vi lavorano e vi si recano per fruire dei servizi erogati, il diacono Gaetano Di Guardia.

“Dopo 60 anni Coldiretti Moncalvo ritorna negli storici uffici zonali, freschi di ristrutturazione, arredi e decori, per risultare più performanti al servizio della numerosa utenza del moncalvese” ha apprezzato Longo.

“Moncalvo è uno degli uffici zonali di maggiore vivacità e vitalità all’interno della famiglia Coldiretti” ha poi riconosciuto Reggio, mentre Furia ha rivolto un plauso a tutto lo staff locale che, insieme a Longo, esercita con efficienza ed efficacia al sostegno e al vantaggio degli agricoltori.

Dall’Ufficio Fiscale a quello Tecnico fino al Patronato, Coldiretti Moncalvo continua ad essere un prezioso punto di riferimento per l’intera collettività. Lo stesso sindaco Orecchia ha ricordato e apprezzato come, lui stesso, ai tempi dell’Università si rivolgesse con fiducia agli Uffici Coldiretti di Moncalvo per certificazioni e pratiche.

Questi gli orari di apertura: tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 alle ore 13 e il pomeriggio dalle ore 14 alle ore 17,30 (esclusi il martedì e il venerdì pomeriggio). Telefono: 0141 916100. 

 

Appuntamenti

 

BRESCIA: IL NONNO DAY DEI PENSIONATI COLDIRETTI ARRIVA SUL LAGO D’ISEO

Lunedì 18 e martedì 19 ottobre

Il percorso di avvicinamento all’evento “Bergamo Brescia capitale della cultura 2023” passa anche dai pensionati di Coldiretti. I Senior dell’organizzazione agricola si ritroveranno il 18 e il 19 ottobre sul Lago d’Iseo con il loro “Nonno Day” per parlare di sana alimentazione e mettere in risalto il valore e i valori del cibo, uno degli elementi che più caratterizzano l’identità di un territorio.  L’iniziativa, promossa dai Pensionati Coldiretti di Bergamo e Brescia, richiamerà i pensionati coltivatori da tutta la lombardia e si svilupperà in due giorni, alternando momenti di confronto a momenti culturali dedicati alla conoscenza delle realtà locali.

Il programma del “Nonno Day” prevede per domani, lunedì 18 ottobre, alle ore 10,15, presso il Ristorante “Al Tram” a Sarnico una tavola rotonda   sul tema “Dalla Buona terra alla tavola buona, l’eccellenza del Made in Italy”. Relazioneranno Lorenzo Bazzana dell’Area Alimentazione di Coldiretti, Elena Turla Biologa Nutrizionaista, Fabio Rolfi Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi di Regione Lombardia. E’ prevista la testimonianza di un giovane imprenditore agricolo. Concluderà i lavori Giorgio Grenzi Presidente Nazionale dei Pensionati Coldiretti.

La giornata proseguirà poi con la visita alle Torbiere di Iseo e al Monastero di San Pietro in Lamosa. Martedì 19 ottobre invece si terrà la S. Messa presso la parrocchia di Sale Marasino e quindi i pensionati Coldiretti proseguiranno la giornata con la navigazione del Lago per conoscere l’isola di Loreto, Lovere, l’isola di San Paolo e Montisola.

Questa iniziativa rappresenta un momento di ripartenza ma è anche un’occasione per ribadire che i Senior costituiscono un valore e una forza per tutta la comunità.  Il fatto che il Nonno Day si svolga sul lago di Iseo, un lago che unisce le province di Bergamo e Brescia che saranno capitali della Cultura 2023, vuole sottolineare che quando si parla di cultura si deve tenere conto di quanto sia fondamentale il contributo che possono dare i pensionati, che sono i custodi di una memoria che è alla base delle nostre radici ed è quindi fondamentale per il futuro dei territori della nostra regione.

 

LIGURIA, OSCAR GREEN 2021: CON LE INNOVAZIONI DEI GIOVANI IMPRENDITORI LIGURI

Giovedì 21 ottobre

Appuntamento giovedì 21 ottobre 2021 dalle ore 15:00 per la finale ligure di Oscar Green 2021, concorso giunto alla XV edizione e promosso da Coldiretti Giovani Impresa. La cerimonia di premiazione dell’iniziativa, dedicata all’innovazione dei giovani imprenditori agricoli che creano sviluppo e lavoro per rilanciare l’economia dei propri territori, ancor più dopo la pandemia, si svolgerà presso Villa Serra, in via Carlo Levi 2 a Sant’Olcese, Genova.

Sei in tutto le categorie a confronto –Impresa Digitale, Sostenibilità e transizione ecologica, Fare rete, Noi per il sociale, Campagna Amica e Creatività – in cui emergeranno le idee che hanno saputo maggiormente coniugare tradizione e innovazione a dimostrazione del fatto che, nonostante il Covid, le imprese agricole non si sono mai fermate e hanno saputo concretizzare progettualità meritevoli. Nell’occasione, verrà allestita l’esposizione dei prodotti e delle idee dei finalisti.

 

CUNEO, OSCAR GREEN: LA FINALE INTERREGIONALE AL FORTE DI BARD

Mercoledì 20 ottobre

Appuntamento mercoledì 20 ottobre 2021 dalle ore 10:00 per la finale interregionale Piemonte e Valle d’Aosta di Oscar Green 2021, giunto alla XV edizione e promosso da Coldiretti Giovani Impresa. La cerimonia di premiazione dell’iniziativa, dedicata all’innovazione dei giovani imprenditori agricoli che creano sviluppo e lavoro per rilanciare l’economia dei propri territori, ancor più dopo la pandemia, si svolgerà presso il Forte di Bard, nella Sala degli Archi Candidi.

Sei in tutto le categorie a confronto: Impresa Digitale, Sostenibilità e transizione ecologica, Fare rete, Noi per il sociale, Campagna Amica e Creatività. Da queste emergeranno le idee che hanno saputo maggiormente coniugare tradizione e innovazione a dimostrazione del fatto che, nonostante il Covid, le imprese agricole non si sono mai fermate e hanno saputo concretizzare progettualità meritevoli. Nell’occasione, verrà allestita l’esposizione dei prodotti e delle idee dei finalisti.

L’evento, organizzato nel rispetto delle normative anti Covid, sarà trasmesso in diretta sulle due pagine Facebook di Coldiretti Piemonte e Valle d’Aosta.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

VERCELLI- BIELLA, OSCAR GREEN: FINALE INTERREGIONALE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

Mercoledì 20 ottobre

Appuntamento mercoledì 20 ottobre 2021 dalle ore 10 per la finale interregionale Piemonte e Valle d’Aosta di Oscar Green 2021, giunto alla XV edizione e promosso da Coldiretti Giovani Impresa. La cerimonia di premiazione dell’iniziativa, dedicata all’innovazione dei giovani imprenditori agricoli che creano sviluppo e lavoro per rilanciare l’economia dei propri territori, ancor più dopo la pandemia, si svolgerà presso il Forte di Bard, nella Sala degli Archi Candidi.

Sei in tutto le categorie a confronto – Impresa Digitale, Sostenibilità e transizione ecologica, Fare rete, Noi per il sociale, Campagna Amica e Creatività – in cui emergeranno le idee che hanno saputo maggiormente coniugare tradizione e innovazione a dimostrazione del fatto che, nonostante il Covid, le imprese agricole non si sono mai fermate e hanno saputo concretizzare progettualità meritevoli. Nell’occasione, verrà allestita l’esposizione dei prodotti e delle idee dei finalisti. L’evento, organizzato nel rispetto delle normative anti Covid, sarà trasmesso in diretta sulle due pagine Facebook di Coldiretti Piemonte e Valle d’Aosta.

 

BERGAMO; IL “NONNO DAY” DEI PENSIONATI COLDIRETTI ARRIVA SUL LAGO D’ISEO

Lunedì 18 e martedì 19 ottobre

Il percorso di avvicinamento all’evento “Bergamo Brescia capitale della cultura 2023” passa anche dai pensionati di Coldiretti Lombardia. I Senior dell’organizzazione agricola si ritroveranno il 18 e il 19 ottobre sul Lago d’Iseo con il loro “Nonno Day” per parlare di sana alimentazione e mettere in risalto il valore e i valori del cibo, uno degli elementi che più caratterizzano l’identità di un territorio.  L’iniziativa, che si svolgerà tra le province di Bergamo e Brescia, richiamerà i pensionati coltivatori da tutta la regione e si svilupperà in due giorni, alternando momenti di confronto a momenti culturali dedicati alla conoscenza delle realtà locali.

Il programma del “Nonno Day” prevede per il giorno 18 ottobre, alle ore 10,15, presso il Ristorante “Al Tram” a Sarnico una tavola rotonda sul tema “Dalla buona terra alla tavola buona, l’eccellenza del Made in Italy”. Relazioneranno Lorenzo Bazzana dell’Area Alimentazione di Coldiretti, Elena Turla Biologa Nutrizionaista, Fabio Rolfi Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi di Regione Lombardia. Interverranno per un saluto Paolo Voltini Presidente Coldiretti Lombardia, Franca Sertore Presidente Senior Coldiretti Lombardia, Angelo Visini Presidente Senior Coldiretti di Brescia e Don Claudio Vezzoli Consigliere Ecclesiastico Coldiretti Lombardia. Coordinerà Romeo Andreini, Presidente Senior Coldiretti Bergamo. E’ prevista la testimonianza di un giovane imprenditore agricolo. Concluderà i lavori Giorgio Grenzi Presidente Nazionale dei Pensionati Coldiretti.

La giornata proseguirà poi con la visita alle Torbiere di Iseo e al Monastero di San Pietro in Lamosa.

Il 19 ottobre invece si terrà la S. Messa presso la parrocchia di Sale Marasino e quindi i pensionati Coldiretti proseguiranno la giornata con la navigazione del Lago per conoscere l’isola di Loreto, Lovere, l’isola di San Paolo e Montisola.

Questa iniziativa rappresenta un momento di ripartenza ma è anche un’occasione per ribadire che i Senior Coldiretti costituiscono un valore e una forza per tutta la comunità.  Il fatto che il Nonno Day si svolga sul lago di Iseo, un lago che unisce le province di Bergamo e Brescia che saranno capitali della Cultura 2023, vuole sottolineare che quando si parla di cultura si deve tenere conto di quanto sia fondamentale il contributo che possono dare i pensionati, che sono i custodi di una memoria che è alla base delle nostre radici ed è quindi fondamentale per il futuro dei territori della nostra regione.

 

NOVARA, OSCAR GREEN 2021: FINALE INTERREGIONALE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

Mercoledì 20 ottobre

Appuntamento mercoledì 20 ottobre 2021 dalle ore 10 per la finale interregionale Piemonte e Valle d’Aosta di Oscar Green 2021, giunto alla XV edizione e promosso da Coldiretti Giovani Impresa. La cerimonia di premiazione dell’iniziativa, dedicata all’innovazione dei giovani imprenditori agricoli che creano sviluppo e lavoro per rilanciare l’economia dei propri territori, ancor più dopo la pandemia, si svolgerà presso il Forte di Bard, nella Sala degli Archi Candidi.

Sei in tutto le categorie a confronto – Impresa Digitale, Sostenibilità e transizione ecologica, Fare rete, Noi per il sociale, Campagna Amica e Creatività – in cui emergeranno le idee che hanno saputo maggiormente coniugare tradizione e innovazione a dimostrazione del fatto che, nonostante il Covid, le imprese agricole non si sono mai fermate e hanno saputo concretizzare progettualità meritevoli. Nell’occasione, verrà allestita l’esposizione dei prodotti e delle idee dei finalisti.

L’evento, organizzato nel rispetto delle normative anti Covid, sarà trasmesso in diretta sulle due pagine Facebook di Coldiretti Piemonte e Valle d’Aosta.

 

CUNEO: CAMPAGNA AMICA IN FESTA

Sabato 23 e domenica 24 ottobre

Sarà un fine settimana ricco di eventi dedicati ai consumatori e alle famiglie quello di sabato 23 e domenica 24 presso i Giardini Fresia (ex-zoo) con “Campagna Amica in festa!”. Una due giorni per festeggiare e conoscere il mondo contadino nelle sue svariate declinazioni con incontri tematici, laboratori per grandi e piccini e degustazioni guidate di vini e formaggi. Il programma prevede anche due incontri: il primo, sabato alle 10:30 dal titolo “Grano Piemonte, biodiversità e territorio nella spesa di ogni giorno” cercherà di illustrare ai consumatori il recente progetto di filiera di grano duro del territorio (nato in collaborazione con il Consorzio CAP Nord-Ovest e Confartigianato Cuneo), analizzando le caratteristiche delle farine, le loro proprietà nutrizionali e caratteristiche, concludendosi poi con un laboratorio pratico di panificazione. Il secondo workshop, domenica alle 10:00, “Cibo, Ambiente, Territorio, scelte di benessere per ogni stagione”, realizzato in collaborazione con Donne Impresa e la LILT di Cuneo, si incentrerà sulle scelte consapevoli dei consumatori in cucina per diete salutari equilibrate anche dal punto di vista psicofisico. Sabato pomeriggio, invece, si potrà vedere Agrichef all’opera con un laboratorio di cucina contadina dalle 16.00 alle 17:00. Per i più piccoli sia sabato che domenica sono previsti, dalle 15:00 alle 17:00 quattro laboratori nella quale i bambini potranno cimentarsi in prima persona: “Dal chicco al pane”; “Dal latte al formaggio”; “L’orto e le sue stagioni” e “Il Mondo delle api” in collaborazione con l’Associazione Produttori Biologici Terramica. Nell’ottica di far arrivare la campagna in città in entrambe le giornate inoltre, grandi e piccini avranno la possibilità di vedere da vicino gli animali della fattoria. Domenica 24 sarà la volta delle degustazioni guidate, la prima dalle 11:00 alle 12:00 farà scoprire i vini che aderiscono al progetto di viticoltura sostenibile “The Green Experience”, mentre dalle 16:00 alle 17:00 sarà possibile apprezzare gustosi formaggi del territorio grazie ad un percorso guidato in collaborazione con ONAF (Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio).

Ad arricchire l’offerta delle due giornate è prevista l’apertura straordinaria del Mercato Contadino di Campagna Amica adiacente ai giardini, con orario 8:00-19:00 il sabato e 10:00-19:00 la domenica, che darà la possibilità al pubblico di scoprire cibi genuini e tante prelibatezze prodotte a Km zero sul nostro territorio provinciale. Per tutti i laboratori ed i workshop è richiesta la prenotazione (fino ad esaurimento posti) al numero 0171 447248 oppure all’indirizzo email: eca.cn@coldiretti.it

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it