COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 18 aprile 2018

19 Aprile 2018
News La Forza del Territorio del 18 aprile 2018

Primo piano

CALABRIA

“PECCO” E’ CULTURA, CONSUMO E PROMOZIONE MADE IN CALABRIA

Grazie a Campagna Amica-Coldiretti e all’azienda Ristorart ha preso il via a Catanzaro il progetto “Piazza Etica Calabria Contadina”, una realtà di eccellenza che farà da apripista per esaltare le qualità del vero cibo “made in Calabria” da degustare e acquistare e per valorizzare la filiera corta dei prodotti a km zero.

 

L’inaugurazione di Pecco (Piazza Etica Calabria Contadina) “servizio ristorazione” alla Cittadella Regionale alla presenza del Presidente della Regione Mario Oliverio ha confermato l’unanime apprezzamento per la splendida iniziativa che coniuga territorio, identità e distintività attraverso il racconto di ogni singolo prodotto agricolo e agroalimentare. A tutto tondo, si esaltano le qualità del vero cibo “made in Calabria” da degustare e acquistare che significa la valorizzazione della filiera corta dei prodotti a km zero.

 Il presidente Oliverio ha ringraziato l’azienda Ristorart e Campagna Amica-Coldiretti per il progetto Pecco e per aver costruito questa realtà di eccellenza che farà da apripista. Infatti, ha comunicato l’impegno della Regione a produrre atti formali per favorire la presenza dei prodotti agricoli calabresi in tutte le mense pubbliche. “Questo è un impegno importante, per Molinaro presidente di Coldiretti Calabria, al quale ricorda, siamo giunti anche partendo dalla L.R. di iniziativa popolare promossa da Coldiretti n. 29/2008 “Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli a chilometri zero”. Stamane – continua – si è colta nei numerosi presenti ma soprattutto nelle aziende agricole, una grande emozione e orgoglio perché ha visto la luce una progetto che fa emergere la Calabria positiva e si concretizza una strategia utile per rafforzare i consumi del cibo a km zero coniugandolo ai temi della qualità dei consumi, eticità, stili di vita, dell’ambiente e del territorio”.

Il Presidente Oliverio ha voluto rimarcare altresì l’immenso valore culturale e di visione strategica di una Calabria agricola di qualità e km zero nel cibo. Il taglio del nastro di oggi   – conclude Molinaro – è una ulteriore tappa significativa della rete di Campagna Amica che continua a crescere nella nostra regione”.

 

Dal territorio

 

ABRUZZO, VINITALY: CHIUDE CON UN +13,4% NELL’EXPORT PER IL VINO ABRUZZESE

 

E’ record per le esportazioni di vino italiano nel 2018, con un aumento del 13% in valore a gennaio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei nuovi dati Istat sul commercio estero a gennaio, divulgati proprio in occasione della giornata conclusiva del Vinitaly.

Le misure neoprotezionistiche di Trump non si fanno ancora sentire sul vino e gli Usa – spiega Coldiretti – si confermano il primo cliente anche nel 2018, con una crescita del 18% dei consumi di vino Made in Italy, seguiti dalla Germania dove l’aumento è del 12%, e dal Regno Unito. L’avvio d’anno record per le vendite di vino italiano segue – evidenzia la Coldiretti – il risultato fatto segnare nel 2017 con l’export che ha raggiunto la cifra di 6 miliardi di euro (+6%). Uno scenario in cui spicca l’Abruzzo che, nel 2017, ha fatto registrare un aumento record delle esportazioni addirittura pari al 13,4% a conferma della fama che il vino regionale sui mercati esteri si è guadagnato in tutti questi anni sostenuto da una produzione media di circa 4.500.000 quintali di uva e 3milioni di ettolitri di vino di cui almeno un milione a denominazione di origine per un totale di circa 18mila aziende vitivinicole attive e sempre a più alta specializzazione su una superficie agricola complessiva di oltre 32mila ettari.

“Come si è ben evidenziato al Vinitaly – dice coldiretti Abruzzo – il vitigno regionale più conosciuto e diffuso si conferma il Montepulciano d’Abruzzo, anche se negli ultimi anni stanno riscuotendo sempre maggiore interesse il Pecorino, la Passerina, il Moscato, la Cococciola e il Montonico oltre ovviamente al già noto Trebbiano. La vitivinicoltura abruzzese è oggi una realtà importante tanto che l’Abruzzo può considerarsi tra le regioni in cui il vino, con particolare riferimento al Montepulciano, ha saputo imporsi fino a diventarne l’immagine di riferimento, con una filiera che costituisce il principale comparto agricolo regionale (21% dell’intera PLV, la più elevata incidenza tra le regioni italiane) e una produzione media di vino rappresentata dal 70% di vini rossi e da un restante 30% di bianchi”.

A livello nazionale, a preoccupare per il futuro del vino sono comunque i rischi connessi agli accordi internazionali siglati o in via di definizione dall’Unione Europea, dal Ceta con il Canada a quello con il Giappone, fino al Mercosur con i paesi sudamericani, dove sono centinaia le Doc italiane che potrebbero rimanere senza tutele. Un problema per un settore che nel 2017 in Italia ha raggiunto il fatturato record di 10,6 miliardi di euro – ricorda Coldiretti – soprattutto proprio per effetto delle esportazioni, oltre che dell’aumento dei consumi familiari (+2%) che, dopo anni di calo, hanno ripreso a crescere.

A supporto del settore un gruppo di aziende prestigiose e rappresentative del panorama vitivinicolo nazionale sono state chiamate dalla Coldiretti per fornire il proprio contributo di esperienza e idee nell’ambito del neonato “Comitato di supporto alle politiche di mercato del vino” che sarà coordinato dall’enologo Riccardo Cotarella, arricchito dalle competenze tecniche del prof. Attilio Scienza e del direttore Generale di Ismea Raffaele Borriello. Del tavolo sulle politiche vitivinicole – conclude la Coldiretti – faranno parte le aziende Bellavista, Donnafugata, Mastroberardino, Ceretto Aziende vitivinicole, Cantina Albino Armani, Cantele, Librandi, Casanava di Neri, Pasetti (Abruzzo), Ermacora, Futura 14 (fam.Vespa) e Cantina Due Palme.

 

PADOVA, VINITALY: MOVIDA CON DEBUTTO PER LO “SPRITZ EUGANEO” AL FIOR D’ARANCIO

 

Nello stand del Consorzio dei Colli Euganei prima di pranzo e verso sera scatta l’happy hour. Un aperitivo responsabile e particolare con gradazione al di sotto degli standard. E’ lo “spritz euganeo” fatto con base del Fior d’Arancio Docg, il Moscato giallo padovano, insieme ad un distillato composto da prodotti locali, secretati ma approvati dalla Camera di Commercio che ha pure brevettato l’idea. Giuggiole o fragole accompagnano il decoro del bicchiere secondo la produzione di stagione. Copyright Pino Cesarotti, debutto al Vinitaly 2018 e grande consenso delle nuove generazioni che, oltre ai vini locali, hanno potuto degustare questa bevanda come momento sociale oltre che veicolo di promozione delle tipicità del territorio padovano.

“Il Fior d’Arancio è uno dei vini che identificano i Colli Euganei – ricorda Marco Calaon presidente del Consorzio Vini Colli Euganei – e che proprio per la sua versatilità si presta anche a questa proposta innovativa. Al Vinitaly i vini padovani hanno riscosso interesse e consolidato la propria immagine grazie al lavoro di squadra dei nostri produttori che hanno scommesso sulla qualità e sull’identità con il territorio. I “vini vulcanici” fanno parlare di sé, piacciono proprio per la loro personalità”.

 

AREZZO, VINITALY: CONTRO L’ITALIAN SOUNDING E L’ABOLIZIONE DEI VOUCHER

 

Vinitaly non e stata solo una manifestazione di successo, ma ha rappresentato anche l’occasione per raccontare il vino italiano e combattere l’Italian sounding, la contraffazione delle etichette straniere, ma soprattutto ha rappresentato anche l’opportunità per rilanciare un territorio e la sua cultura.

Sono tantissime le aziende aretine presenti al Vinitaly, quello del vino è infatti un settore centrale dell’economia aretina perché rappresenta una delle filiere eccezionali che il territorio “mette a frutto” portando numeri significati di vendite, turismo legato al settore e tutto l’indotto che è capace di creare.

Tra i dati che ci hanno fatto riflettere ci sono quelli legati alla “svolta green nel bicchiere” dove mai così tanto vino biologico è stato versato dagli italiani con un balzo record del 45% nelle vendite del 2017 rispetto all’anno precedente, per un totale di 3,84 milioni di litri venduti nella grande distribuzione a livello nazionale. “Il tasso di crescita in valore delle vendite per il vino biologico nel 2017 è stato superiore di venti volte quello della media del settore a dimostrazione che la ricerca della naturalità – sottolinea il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli – è la nuova tendenza in espansione sul mercato del vino in Italia e all’estero, con il vino biologico Made in Italy che è infatti anche un fattore chiave di successo per le esportazioni soprattutto in mercati “maturi” come la Germania. Le vigne Made in Italy al “naturale” sono raddoppiate negli ultimi cinque anni con Sicilia Puglia e Toscana che – continua Marcelli – salgono nell’ordine sul podio delle Regioni con maggiore superficie biologica a vigneto e rappresentano insieme i 2/3 del totale nazionale.

Vinitaly è stata anche curiosità e in questi giorni di fiera, all’interno dello standi di Coldiretti, sono state presentate alcune del curiosità del vino 2.0: dal ritorno della pigiatura con i piedi alle oche che concimano il vigneto fino al vino ottenuto da uve “ammuffite” o quello vinificato in antiche anfore dell’isola di Creta, ma ci sono anche le bottiglie gioiello con cristalli e oro e quelle hi-tech che consentono di ricostruire con lo smartphone la storia e le caratteristiche del vino.

“L’innovazione nella tradizione è l’elemento che caratterizza l’edizione di quest’anno anche con esperienze creative che puntano alla distintività” ha spiegato il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi nel sottolineare che “a spingere il cambiamento è la crescente richiesta di naturalità della produzione”.

E sempre allo stand Coldiretti sono stati presentati alcuni dei trucchi consentiti all’estero e smascherati dall’Associazione rispetto alle “fake” nelle bottiglie straniere. Si tratta di pratiche che in Italia sarebbero punite anche come reato di frode ma che all’estero sono invece permesse con evidente contraddizione favorita dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che con la globalizzazione degli scambi colpisce direttamente anche i consumatori di Paesi con una storia del vino millenaria.

Lo zuccheraggio del vino è ad esempio permesso nell’Unione Europea ad eccezione di Italia Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta e in alcune aree della Francia che rappresentano però circa l’80% della produzione comunitaria. “Occorre smascherare in etichetta l’inganno dell’aggiunta di zucchero al vino che l’Unione Europea consente ai Paesi del centro e nord Europa cogliendo l’occasione della revisione delle norme” ha affermato il Direttore Rossi nel sottolineare che si tratta di “un danno per i produttori e un inganno per i consumatori che non possono fare scelte consapevoli”. Negli Stati Uniti, invece al contrario – riferisce la Coldiretti – è addirittura consentita l’aggiunta di acqua al mosto per diminuire la percentuale di zuccheri secondo una pratica considerata una vera e propria adulterazione in Italia. Miscele di vini da tavola bianchi e rossi per produrre un “finto rosè” vietate in Europa sono possibili invece in Nuova Zelanda e in Australia. “L’Unione Europea però – continua Rossi – ha dato il via libera al vino senza uva con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes molto diffusi nei Paesi dell’Est”.

“V” come vino ma anche come vino “vip”, infatti sempre nello stand di Coldiretti è stato presentato durante la kermesse, il numero crescenti di personaggi famosi che investono nel mondo del vino.

“Dagli attori ai cantanti, dai politici ai giornalisti, dagli sportivi ai grandi imprenditori è corsa ai vigneti – precisa il Presidenre Marcelli – con un numero crescente di Vip che investe nel mondo del vino per l’opportunità di stare a contatto con la natura, esprimere creatività, confrontarsi con nuovi stimoli e garantirsi in generale una più elevata qualità della vita, tanti personaggi che hanno realizzato un sogno. Anche dalla nostra provincia – si avvia a concludere Marcelli – due nomi ben noti come quello di Ferruccio Ferragamo de “Il Borro” e l’ex calciatore Alessandro Gamberini della Società Agricola San Leolino, anche loro hanno saputo rilanciare vigneti autoctoni e produzioni locali, riscoprendo profumi e sapori ed esplorando nuovi mercati e diventando loro stessi ambasciatori del Made in Italy nei calici e a tavola”.

Ma durante la rassegna internazionale si sono denunciate anche le conseguenze derivanti dall’abrogazione dei voucher che hanno comportato la perdita di almeno 25 mila posti di lavoro tra le vigne per giovani e pensionati durante l’ultima vendemmia. E’ la Coldiretti, infatti, a tracciare al Vinitaly il primo bilancio sugli effetti della nuova disciplina introdotta dall’art. 54-bis del decreto legge n.50/2017 per sostituire lo strumento del voucher ma che di fatto è stata un vero flop in agricoltura.

In un anno particolarmente duro sul piano occupazionale per effetto di un raccolto ai minimi storici, la Coldiretti stima che nell’ultima vendemmia, l’utilizzo dei nuovi voucher sia risultata pari ad un valore inferiore al 2% di quello fatto registrare nell’anno precedente.

 

MOLISE, CAMBIO DELLA GUARDIA AI VERTICI DELLA COLDIRETTI REGIONALE

 

Cambio della guardia i vertici di coldiretti Molise. A partire dal 20 aprile lasciano, infatti, il loro incarico Eugenio Torchio, commissario dell’Organizzazione, ed il direttore Saverio Viola, entrambi destinati ad altri incarichi all’interno della Confederazione nazionale. Al loro posto subentrano il nuovo commissario Giuseppe Spinelli, marchigiano, già direttore regionale di Coldiretti nel Lazio e in Abruzzo e Commissario a Siracusa e Caltanissetta, ed il nuovo direttore Aniello Ascolese. Al fianco di questi rimane Enrico Leccisi nella veste di commissario amministrativo, con compiti di revisore e controllore delle attività finanziarie di Coldiretti Molise. A sancire gli avvicendamenti sono stati i vertici nazionali confederali di Coldiretti, nel quadro delle riorganizzazioni periodiche del territorio.

Il nuovo direttore, Aniello Ascolese, nato a Roma, proviene da una lunga attività nel corso degli ultimi lustri, avendo tra l’altro ricoperto la carica di direttore provinciale a Cosenza ed in seguito regionale della Basilicata, provinciale di Salerno e Pisa-Livorno, ultima direzione che lo ha visto protagonista prima di approdare in terra molisana. “Giungo in una terra – ha dichiarato il neodirettore Ascolese – dove il settore agricolo-zootecnico è a 360 gradi. Sulla scia del collega Viola, cui auguro un attimo lavoro per il nuovo incarico lavorerò per consolidare e migliorare i risultati già raggiunti. Coldiretti – ha concluso – continuerà sempre ad operare nell’interesse del settore inserita nel contesto socio-economico regionale”.

Ascolese succede a Saverio Viola, che ha retto la Coldiretti molisana nell’ultimo triennio. “Saluto le autorità, il mondo politico e tutti i soci della nostra grande Organizzazione – ha dichiarato il direttore Viola – E’ stata una bellissima esperienza, vissuta da me intensamente e che porterò nel cuore con me nel prosieguo della mia attività”.

 

VERONA, EDUCAZIONE ALIMENTARE A SCUOLA: I PICCOLI DETECTIVE DELLA CIBO SANO

 

Si aggirano piccoli detective ai mercati a km zero e ai supermercati alla ricerca del cibo sano e gustoso. Sono circa 900 gli alunni delle scuole primarie di primo grado del Comune di Verona che partecipano al progetto di educazione alimentare «Piccoli detective per un domani da grandi consumatori: il cibo tra benessere, inganni e falsi miti» promosso dalla Fondazione Campagna Amica e realizzato dalle imprenditrici agricole di Coldiretti Verona. Gli alunni imparano a conoscere, grazie ai tutor della spesa, le produzioni agricole locali, i produttori, il patrimonio agroalimentare regionale e le fattorie didattiche attraverso lezioni ai mercati a km zero di Campagna Amica (22 classi) e al supermercato (28 classi). Obiettivo del progetto è sensibilizzare i bambini verso un approccio equilibrato al cibo per diventare consumatori consapevoli.

Gli alunni vengono coinvolti in un gioco in cui da detective devono riconoscere la stagionalità delle produzioni, individuare l’etichetta d’origine presente sulle confezioni, sapere i principi della dieta mediterranea per scovare l’eventuale intruso negli acquisti quotidiani. Il progetto è iniziato con le visite alle fattorie didattiche alla scoperta di nuovi sapori come l’olio e il succo d’uva; in questo periodo si stanno svolgendo le visite ai mercati degli agricoltori e successivamente quelle nei supermercati. Il progetto si concluderà a maggio con una cerimonia collettiva e la caccia al tesoro perduto: una gara a punteggio con premiazioni e merenda rigorosamente a km zero.

“Sono anni – evidenzia Franca Castellani, responsabile provinciale e regionale di Donne Impresa Coldiretti Verona – che realizziamo progetti nelle scuole perché siamo convinti che proprio le nuove generazioni vadano sensibilizzate sulle buone abitudini dell’alimentazione, della stagionalità dei prodotti, del consumo a kilometro zero nonché del rispetto per l’ambiente. In questo modo è possibile diffondere anche alle famiglie una cultura che rende le persone più consapevoli e responsabili degli stili di vita sani e di conseguenza orientati ad acquisti di prodotti freschi, naturali, del territorio, che non devono percorrere grandi distanze con mezzi inquinanti e subire i lunghi tempi di trasporto prima di giungere sulle tavole”.

 

PIEMONTE. SORGO: DAGLI ACCORDI DI FILIERA UNA RISPOSTA ALLA GUERRA DEI DAZI

 

La Cina ha deciso di ordinare agli importatori Usa di sorgo il versamento di depositi del 178,6% sul possibile rialzo dei dazi. L’aumento del prezzo mondiale della carne potrebbe essere il primo effetto di tale provvedimento. Quest’ultimo fa seguito, peraltro, all’annuncio dell’inserimento nella lista dei prodotti americani che verranno colpiti dai dazi cinesi di un altro prodotto base dell’industria mangimistica come la soia, che nelle ultime settimane ha fatto registrare in Italia ripetuti aumenti delle quotazioni.

Il sorgo, diffuso in tutte le province del Piemonte, copre una superficie di circa 3 mila ettari, per una produzione totale di quasi 80 mila quintali e 650 aziende. “Una decisione che – commentano Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – che può avere ripercussioni sul mercato dei prodotti base per l’alimentazione del bestiame e sui costi dell’allevamento, oltre che sui prezzi di vendita della carne. In questo contesto, i contratti di filiera possono rappresentare una risposta economica importante ed in Piemonte ci sono già esempi virtuosi che possono essere ampliati, in sinergia con i Consorzi Agrari.

Il sorgo, in particolare, coltivato in primo e secondo raccolto, è fonte energetica per l’alimentazione del bestiame e ha un doppio impatto ambientale positivo: da un lato è un’ottima copertura vegetale del terreno e dall’altro necessita di poca acqua essendo in grado di resistere alla siccità, contribuendo così al risparmio idrico. Incentivare tali accordi a livello territoriale, quindi, consentirebbe alle imprese di essere svincolati da meccanismi internazionali e da logiche commerciali che stanno risentendo della guerra dei dazi.   Continuiamo a monitorare la situazione del commercio mondiale – concludono Cabiale e Rivarossa – per verificare l’opportunità di attivare, nel caso di necessità, misure di intervento straordinarie anche a livello comunitario”.

 

TOSCANA, STOP A GRANO AL GLIFOSATO ANCHE DA BARILLA

 

Alla fine il colosso mondiale della pasta Barilla ha detto stop al grano con il gliosato. Infatti nei giorni scorsi il direttore degli acquisti di Barilla, Emilio Ferrari, a Toronto al Canadian Global Crops Symposium ha sottolineato come l’azienda ha aggiornato i parametri qualitativi per questa materia prima strategica e chiede “ai produttori di grano duro di tutti i Paesi di non usare il glifosato prima del raccolto” rimarcando come “al momento Barilla non ha firmato nessun contratto per l’importazione del grano dal Canada”.

“In una situazione in cui un pacco di pasta su sette prodotto in Italia è fatto con grano canadese, si tratta – sottolinea Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana – di una svolta storica della principale industria pastaia del mondo che risponde alle sollecitazioni che vengono dai consumatori che chiedono garanzie di sicurezza alimentare. Un cambiamento che ha portato – sottolinea Marcelli – al prepotente ritorno dei grani nazionali antichi come il Senatore Cappelli e alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da Ghigi a Valle del grano, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI firmato dagli agricoltori italiani fino a “Voiello”, che fa capo proprio al Gruppo Barilla, senza dimenticare molte linee della grande distribuzione”.

Le importazioni di grano duro dal Canada erano crollate già nel 2017 del 39,5% in valore per un quantitativo comunque estremamente rilevate di 720 milioni di chili secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. A pesare – continua la Coldiretti –l’entrata in vigore in Italia del decreto con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del grano impiegato.

Ora da Barilla fanno sapere – riferisce la Coldiretti – di aver investito 240 milioni in progetti che coinvolgono 5000 imprese agricole italiane che coltivano una superficie di circa 65 mila ettari “con un incremento del 40% dei volumi di grano duro italiano nei prossimi tre anni.

“La scelta di Barilla è una buona notizia anche per il mondo cerealicolo toscano – ha precisato Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti regionale – perché dimostra la capacità di un`azienda di rispondere alla preoccupazioni dei consumatori che chiedono pasta fatta con il grano italiano ma anche di sostenere l’economia e l’occupazione sul territorio contro la delocalizzazione…..anche della produzione cerealicola”.

“Una novità che è il risultato della guerra del grano lanciata da Coldiretti con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere il Granaio Italia contro l’invasione di prodotto straniero, spesso di bassa qualità e trattato con sostanze vietate nel nostro paese – continua De Concilio – e le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione, con una drastica riduzione delle semine e il rischio di abbandono per un territorio di 2 milioni di ettari coltivati situati spesso in aree marginali”.

Nel 2017 la superficie investita a grano in Toscana è scesa a 80.000 ettari dei quali 57.000 a grano duro e 23.000 a tenero. Sono circa 7.500 le imprese agricole interessate. L’anno scorso la produzione è crollata del 40% fermandosi a 2,2 milioni di quintali di grano e le semine hanno segnato un calo del 26%.

 

PISTOIA, COMPRARE MIELE DIRETTAMENTE DAGLI APICOLTORI, PRODOTTO PIÙ GENUINO

 

Anche quest’anno non c’è pace negli alveari pistoiesi. I produttori sono alle prese con le bizze del tempo e poi con acari e insetti alieni che riducono la consistenza degli sciami d’api: di oltre il 50% con punte del 60%, stimano i produttori pistoiese. Lo afferma Coldiretti Pistoia, confermando le previsioni molto negative sulla produzione di miele, in linea con l’andamento regionale e nazionale. Il clima bizzoso di questi giorni aggrava una situazione già difficile.

Se il numero di api è ridotto all’osso durante il periodo di fioritura, viene a mancare il prezioso lavoro di trasporto del polline da una pianta all’altra, di conseguenza è in forte ritardo anche la produzione di miele con cali fino al 50% per i primi raccolti di stagione. Siamo alla vigilia della fioritura dell’acacia, sottolinea Coldiretti Pistoia, uno dei fiori da cui si ricava un miele tra i più apprezzati dai consumatori, la cui produzione è già compromessa, ma che sarà ancora peggio se continuerà l’altalena climatica che ha caratterizzato aprile.

Gli effetti del clima – rileva la Coldiretti – rischiano di aggravare una situazione già difficile, dopo che a livello nazionale la produzione di miele nel 2017 si è ridotta a meno di 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni, mentre le importazioni hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti Pistoia– occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica di Pescia, ogni martedì, Quarrata ogni giovedì, e a Pistoia ogni sabato.

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.

La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

CALABRIA: MALTEMPO, FORTEMENTE COMPROMESSA LA DISPONIBILITÀ DELLA “ROSSA”

 

La cipolla Rossa di Tropea IGP ormai è leader nel mondo ed è sempre più richiesta dai consumatori, dalla ristorazione e dall’industria di trasformazione risultando essere un elemento indispensabile per il cibo di qualità. In questi anni c’è stato un aumento di domanda che ora a causa delle varie calamità naturali (gelo, forte e caldo vento etc) verificatesi sull’areale di produzione della “Rossa” hanno fortemente compromesso la disponibilità del prodotto una situazione che non consente ai produttori di fare fronte alle richieste. Insomma c’è poco prodotto – afferma Coldiretti – i produttori hanno fatto sforzi economici incredibili per mantenere una produzione con standard elevati di qualità tra l’altro glifosate zero. “Il finale – afferma Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – è che la Rossa più amata in cucina i consumatori rischiano di non poterla acquistare”.

 

MARCHE, VINITALY: EXPORT VINI REGIONALE È RECORD, SUPERATI I 52 MILIONI DI EURO

L’export del vino delle Marche ha superato quota 52 milioni di valore, record storico per il settore in aumento del 6% tra 2016 e 2017. Sono dati Istat elaborati da Coldiretti Marche nell’ultimo giorno di Vinitaly dove i produttori marchigiani si sono dati appuntamento per cercare di intercettare nuovi mercati e consolidare la propria posizione. Tra le tendenze vanno molto bene i bianchi, sul mercato italiano, e i rossi all’estero. Buono anche l’andamento dei rosati e delle bollicine, sia brut che rosé. Con un unico comune denominatore. Tirano i vitigni autoctoni “distintivi di un territorio – spiega Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Marche – che hanno avuto una grande crescita di richieste. Il bilancio della manifestazione è positivo in termini di presenze. Molti importatori ma anche molti ristoratori che cercano chicche e storie, vogliono parlare direttamente con i produttori che ci mettono la faccia per poi trasferire il raccontare dei loro territori ai clienti”. Non è un caso, ad esempio, se Pecorino e Passerina siano nella top ten dei vini che in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite.

 

VARESE: I CUOCHI DI DOMANI ALLE PRESE CON LA CUCINA “FIRMATA” GOURMET A KM0

 

Gli “chef di domani” toccano con mano la cucina gourmet “a chilometro zero” “made in Varese”. Protagonisti gli allievi della classe quarta “tecnico di cucina” del CFP Galdus di Milano, che ieri mattina si sono cimentati in preparazioni che hanno coniugato l’arte della cucina – di sapore, in primis, ma anche visiva – con la conoscenza dell’agricoltura che, dalla campagna, finisce in tavola.

Ventidue ragazzi con i loro insegnanti (i professori Maria Laura Villa,  Francesca Testoni e Matteo Bradanini) hanno avuto modo di vivere un’autentica “full immersion” dietro i fornelli delle cucine dell’agriturismo ‘Ai Boschi’ di Origgio, a baricentro tra le province di Varese, Como e Milano: per loro è stata una mattinata di ‘lezioni dal vivo’, prima alla scoperta dell’azienda agrituristica e degli animali, che sono peraltro protagonisti dei percorsi didattici proposti agli allievi di tutte le età; poi sotto l’occhio vigile delle due agrichef della provincia di Varese, Elisa Turconi (che conduce l’agriturismo insieme alle sorelle Francesca, Laura e Silvia) e Fiorella De Ambrosi, titolare dell’agriturismo La Pometa di Montegrino Valtravaglia, nel nord del Varesotto non lontano dal confine svizzero.

Il presidente di Terranostra Varese Massimo Grignani, nell’accogliere i ragazzi, ha sottolineato il ruolo dell’agriturismo per la valorizzazione del territorio rurale e delle produzioni made in Varese. Che ha davvero molto da fare assaggiare e conoscere.

Dagli gnocchi secondo l’antica ricetta di casa, e poi conditi con il sugo rustico e con porri e pancetta, al risotto con il Miele Varesino Dop (varietà rododendro) e rosmarino, fino all’inedita preparazione del tuorlo d’uovo fritto, a testimoniare che una cucina gourmet è possibile – e, anzi, assume un grande valore aggiunto – quando parte dai prodotti della terra e valorizza il chilometro zero.

“Abbiamo spiegato ai ragazzi come si fano gli gnocchi, secondo la ricetta di casa: come dare consistenza alla patata, come scegliere e dosare le materie prime: essendo produttori di patate, abbiamo spiegato ai ragazzi come la diversità varietale imprime, di volta in volta, un gusto diverso a questo piatto sempre molto apprezzato” dice Elisa Turconi.

Con la titolare della Pometa, invece – produttrice di uova, salumi e carni di manzo piemontese – i ragazzi hanno approfondito la conoscenza delle erbe di campo e di montagna, di cui Fiorella De Ambrosi è esperta e appassionata.

“La collaborazione tra l’istituto Galdus e gli agriturismi di Campagna Amica è importante per testimoniare, appunto, che la grande cucina nasce dalla terra, dal saper scegliere e lavorare materie prime d’eccellenza, quando non addirittura di nicchia” dice Valeria Sonvico, responsabile di Terranostra Lombardia.

“Ma è un approccio alla portata di tutti –  aggiunge il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – perché quegli stessi prodotti sono protagonisti, con tanti altri, nei Mercati Agricoli di Campagna Amica presenti capillarmente, con frequenza settimanale, nel territorio della provincia di Varese e tutta la Lombardia”.

La collaborazione dell’istituto Galdus con Campagna Amica, infatti, si è concretizzata già con tre visite di altre classi all’AgriMercato milanese di via Ripamonti.

 

AREZZO, MADE IN ITALY: BENE STOP BARILLA A GRANO AL GLIFOSATO

 

“Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Italia dove è vietato l’uso del glifosato in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri paesi”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti di Arezzo Tulio Marcelli in riferimento all’annuncio della Barilla che ha “aggiornato i parametri qualitativi per questa materia prima strategica e chiede “ai produttori di grano duro di tutti i Paesi di non usare il glifosato prima del raccolto” come avviene in Canada che fino allo scorso anno era il principale fornitore straniero dell’Italia. Una scelta comunicata dal direttore degli acquisti di Barilla, Emilio Ferrari, a Toronto al Canadian Global Crops Symposium dove ha sottolineato che “al momento Barilla non ha firmato nessun contratto per l’importazione del grano dal Canada”.

In una situazione in cui un pacco di pasta su sette prodotto in Italia è fatto con grano canadese, si tratta – sottolinea Marcelli – di una svolta storica della principale industria pastaia del mondo che risponde alle sollecitazioni che vengono dai consumatori che chiedono garanzie di sicurezza alimentare. Un cambiamento che ha portato – continua il Presidente – al prepotente ritorno dei grani nazionali antichi come il Senatore Cappelli e alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da Ghigi a Valle del grano, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI firmato dagli agricoltori italiani fino a “Voiello”, che fa capo proprio al Gruppo Barilla, senza dimenticare molte linee della grande distribuzione.

Le importazioni di grano duro dal Canada erano crollate già nel 2017 del 39,5% in valore per un quantitativo comunque estremamente rilevate di 720 milioni di chili secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. A pesare – continua la Coldiretti –l’entrata in vigore in Italia del decreto con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del grano impiegato.

Ora da Barilla fanno sapere – riferisce la Coldiretti – di aver investito 240 milioni in progetti che coinvolgono 5000 imprese agricole italiane che coltivano una superficie di circa 65 mila ettari “con un incremento del 40% dei volumi di grano duro italiano nei prossimi tre anni. “La scelta di Barilla è una buona notizia perché dimostra la capacità di un`azienda di rispondere alla preoccupazioni dei consumatori del nostro Paese che chiedono pasta fatta con il grano italiano ma anche di sostenere l’economia e l’occupazione sul territorio contro la delocalizzazione” ha precisato il Presidente della Coldiretti aretina.

L’Italia può contare su un milione e 350mila ettari di coltivazioni di grano duro con un raccolto che – precisa il direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – sfiora i 4 miliardi e 300 milioni di chili concentrato nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% del totale nazionale.

Nel mondo – evidenzia sempre Rossi – l’Italia detiene il primato sulla produzione di pasta con 3,2 milioni di tonnellate all’anno davanti a Usa, Turchia, Brasile e Russia. Ma è proprio sui mercati mondiali che si avvertono i primi campanelli di allarme visto che, in controtendenza rispetto all’andamento del Made in Italy all’estero che ha superato la storica cifra di 41 miliardi di euro, si riducono invece le esportazioni italiane di pasta che nel 2017 hanno fatto segnare un preoccupante calo in valore secondo le analisi Coldiretti su dati Istat.

Si tratta – sottolinea la Coldiretti – degli effetti della rapida moltiplicazione di impianti di produzione all’estero, dagli Stati Uniti al Messico, dalla Francia alla Russia, dalla Grecia alla Turchia, dalla Germania alla Svezia. Ora ci sono le condizioni per frenare i pesanti effetti della delocalizzazione che dopo aver colpito la coltivazione del grano sta interessando la trasformazione industriale con pesanti conseguenze economiche ed occupazionali. La svolta dell’industria può quindi rappresentare – conclude la Coldiretti – una svolta per invertire la tendenza e valorizzare il Made in Italy dai campi alla trasformazione industriale.

 

 

Appuntamenti

 

FRIULI-V.GIULIA: REGIONALI, COLDIRETTI INCONTRA I CANDIDATI. SI INIZIA CON FEDRIGA

Giovedì 19 aprile

 

Coldiretti Fvg, in vista del voto delle elezioni regionali del 29 aprile, ha organizzato quattro diversi incontri con i candidati alla presidenza. Si inizia giovedì 19 aprile all’hotel Astoria di Udine, alle 14, con Massimiliano Fedriga (centrodestra). Quindi seguiranno gli appuntamenti con Alessandro Fraleoni Morgera (Movimento 5 Stelle), giovedì 24 alle 9 in Casa della Contadinanza (Ud), e alle 14, sempre nella stessa sede, con Sergio Bolzonello (centrosinistra). Il 26 alle 14.30, in luogo da definire, Coldiretti Fvg incontrerà infine Sergio Cecotti (Patto per l’Autonomia).

 

CUNEO: NOCCIOLO, INNOVAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA A SERVIZIO DEGLI IMPRENDITORI

Venerdì 20 aprile

 

Gli aspetti fondamentali della coltivazione del nocciolo saranno al centro dei lavori nell’incontro tecnico promosso da Coldiretti Cuneo, Agenzia 4A e Consorzio Agrario delle Province del Nord Ovest, che si terrà venerdì 20 aprile, a partire dalle ore 9.30 a Cherasco, presso l’Agenzia del Consorzio Agrario di Bra.

La nostra Provincia è particolarmente vocata a questa coltivazione: è la principale area produttiva a livello regionale con circa 6.500 tonnellate e una superficie di 14.000 ettari. “Grazie al recente rilancio mondiale, che ha potuto contare sulla spinta proveniente dall’industria dolciaria e dalle recenti scoperte salutistiche, il nocciolo è stato interessato da un incremento notevole della superficie dedicata.

Nel contesto regionale, l’ampliamento è avvenuto non solo negli areali storici di coltivazione dell’Alta langa e dell’Albese in provincia di Cuneo, ma anche nelle province di Asti e Alessandria, dove secondo i dati statistici negli ultimi anni la superficie è aumentata del 300% e un analogo trend si sta manifestando in altre regioni. Oggi più che mai è pertanto indispensabile offrire agli imprenditori un quadro di riferimento aggiornato sulle ricerche e le soluzioni più innovative sviluppate nel settore.

L’appuntamento sarà di grande rilevanza sul piano professionale. Integrando i diversi aspetti che riguardano la coltura, i consulenti tecnici dell’Agenzia 4A insieme a docenti universitari e ai maggiori esperti di corilicoltura porteranno le loro esperienze sulle questioni di prioritario interesse per le aziende, che quotidianamente sono tenute a confrontarsi con contesti sempre più ampi.

“Coldiretti Cuneo – commentano i vertici della Federazione provinciale – grazie ad un servizio di elevata consulenza tecnica, segue le aziende dalla messa a dimora delle piante fino alla raccolta ed alla gestione delle nocciole. Il trasferimento dell’areale di coltivazione dalla collina alla pianura, i cambiamenti climatici ed i nuovi patogeni tra i quali, in primis, la cimice asiatica richiedono il massimo impegno e una capillare attenzione, da qui, l’incontro tecnico organizzato in sinergia con il CAP Nord Ovest”.

Partendo dalla concimazione e toccando i temi dell’irrigazione e della potatura, saranno presentati i risultati che scienza e tecnica hanno sviluppato per accrescere la competitività, puntando sulla migliore qualità della produzione. Chi interverrà potrà vedere in anteprima i risultati emersi dall’analisi sui fabbisogni nutrizionali del nocciolo nei vari areali della Provincia di Cuneo, sviluppata dai tecnici dell’Agenzia 4A in collaborazione con docenti universitari. L’occasione sarà importante anche per fare il punto sul lavoro di monitoraggio della cimice asiatica in Piemonte.

 

PRODUZIONE ANNATA 2017

 

TURCHIA 1° produttore mondiale

700.000 ton

ITALIA  2° produttore mondiale

90.000 ton

PIEMONTE (superficie 20.000 ettari)

circa 10.000 ton

CUNEO      (superficie 14.000 ettari)

circa 6.500 ton

 

ORISTANO: UECOOP. UN GRANDE VILLAGGIO TEMATICO PER PRIMA FESTA DELLA TERRA

Domenica 22 aprile

 

Sarà un grande villaggio il luogo individuato da Uecoop per la sensibilizzazione alla tutela del Pianeta nella prima Festa della Terra sarda. Iniziativa che si terrà domenica prossima, 22 aprile, nel bosco degli eucaliptus all’ingresso di Santa Giusta, a partire dalle 10 e fino alle 19, grazie al patrocinio di Earth day Italia e la collaborazione di Coldiretti e Campagna Amica Oristano, il Comune di Santa Giusta, la cooperativa il Seme, l’associazione Eolo, la Butterfly house, l’associazione Zigantes e l’ittiturismo Su Fassoi.

L’iniziativa si inserisce all’interno della giornata mondiale della Terra, promossa ogni anno dalla Nazioni Unite un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, il 22 aprile, attraverso Earth Day Network di Washington, l’ONG internazionale.

Nata nel 1970, è la più grande manifestazione ambientale del pianeta che coinvolge oltre un miliardo di persone grazie all’opera di oltre 22mila partner in oltre 190 paesi del mondo. L’Italia celebra l’Earth Day dal 2007 con l’obiettivo di formare una nuova coscienza ambientale attraverso una sempre più estesa rete di dialogo tra i tanti soggetti che, a vario titolo, si occupano della salvaguardia del Pianeta. 

In Sardegna arriva quest’anno grazie a Uecoop e alla collaborazione di diverse cooperative, associazioni e aziende. Il format è quello del villaggio ideato da Earth Day Italia per la promozione di una sensibilità civile ed ambientale nel contesto delle celebrazioni nazionali dell’Earth Day.

A Santa Giusta all’interno del grande villaggio e grazie a circa 30 cooperative, associazioni, aziende provenienti da tutta la Sardegna, ci saranno sei piccoli villaggi tematici e oltre 20 attività: dello sport all’aria aperta (passeggiate, pesca sportiva, sup e wind surf); della cultura e informazione (visite a monumenti, racconti, costruzione di un fassoi, esposizioni della casa delle farfalle); dei bambini (educazione ambientale, alimentare, messa a dimora di piante); dell’ambiente e dell’ecosostenibilità (bancarelle del riciclo, giochi con materiali riciclati, pulizia corsi d’acqua); dell’agroalimentare (esposizione evendita di prodotti agroalimentari ed enogastronomici); del sociale (attività per bambini diversamente abili, equestri per bambini).

Il villaggio con tutte le attività prenderà il via alle 10. Alla stessa ora si terrà anche il convegno sull’agricoltura sociale al quale prenderanno parte esperti del settore (Antonello Comina, presidente della cooperativa sociale Il Seme, Luca Saba, direttore di Coldiretti Sardegna, Alzio Desogus, presidente della federazione italiana superamento handicap).

Sarà una grande festa della Terra a misura di adulti e bambini, con laboratori, spettacoli, sport, giochi che solleciteranno la riflessione e sensibilizzeranno al rispetto del nostro grande e prezioso patrimonio, la terra.  La giornata vuole offrire i valori di un territorio che cooperando sostiene una serie di eventi, il gioco, la cultura, lo sport all’aria aperta, l’enogastronomia, l’agroalimentare, la pesca sportiva, l’agricoltura sociale, l’educazione ambientale.

 

PADOVA: ASPARAGI A CHILOMETRO ZERO ALLA PADOVA MARATHON

Sabato 21 e domenica 22 aprile

Gli asparagi padovani, prodotto primaverile per eccellenza, fra i più noti e apprezzati della nostra provincia, protagonisti alla Padova Marathon grazie a Coldiretti Giovani Impresa il prossimo fine settimana. I giovani agricoltori padovani portano in Prato della Valle gli asparagi freschi raccolti in queste settimane soprattutto nel triangolo Pernumia – Monselice e San Pietro Viminario, dove si concentra l’80 per cento della produzione locale di asparagi, che nell’ultimo biennio ha conosciuto un significativo incremento. Nella nostra provincia sono oltre 500 gli ettari coltivati ad asparagi per una produzione di circa 3.000 tonnellate con un fatturato superiore ai 5 milioni di euro.

Gli asparagi padovani saranno fra gli ingredienti principali del “pasta party” in Prato della Valle, sabato 21 e domenica 22 aprile, nello stand della Protezione Civile – Gruppo Alpini, dove sarà servita la pasta agli asparagi padovani.

Domenica inoltre i produttori di Coldiretti Campagna Amica organizzano sempre in Prato della Valle, dalle 9 alle 17.30, la vendita diretta degli asparagi padovani. Fra i testimonial di questo prodotto tutti padovano, molto apprezzato dalle famiglie, ci sarà Matteo Rango, 21 anni, imprenditore di asparagi a Pernumia nonché delegato di Coldiretti Giovani Impresa Padova, l’associazione che raccoglie gli agricoltori under 35 della nostra provincia.

Agli atleti al pubblico della Padova Marathon Coldiretti Padova propone anche l’adesione alla petizione #stopcibofalso per chiedere al Parlamento Europeo che i consumatori abbiano la possibilità di conoscere da dove arriva il cibo che portano in tavola. In queste settimane Coldiretti sta raccogliendo le firme in tutti i mercati a “km 0” di Campagna Amica a Padova e provincia, negli agriturismi di Terranostra e anche direttamente on line sul sito www.stopcibofalso.coldiretti.it, nel quale sono riportati anche i dettagli della petizione con tutte le informazioni in merito.

“Le nostre battaglie per l’etichettatura – afferma Matteo Rango, delegato di Coldiretti Giovani Impresa Padova – hanno portato importanti risultati concreti per molti prodotti alimentari come latte, formaggi, carne, frutta fresca, olio extravergine d’oliva, miele, uova, e ora anche per pasta e riso. Ma resta ancora molto da fare. Con un prodotto alimentare su quattro che non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta, dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini nostra la mobilitazione popolare si rivolge all’Unione Europea per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana.

Questo continuo attacco ha un costo elevato in termini di concorrenza sleale, stimiamo un danno di qualche centinaio di milioni di euro solo per l’agricoltura padovana, il cui fatturato complessivo oggi è di circa un miliardo di euro. Adesso occorre vigilare affinché la normativa comunitaria risponda realmente agli interessi dei consumatori e non alle pressioni esercitate dalle lobbies del falso Made in Italy che non si arrendono e vogliono continuare ad ingannare i cittadini cercando di frenare nel nostro Paese l’entrata in vigore di norme di trasparenza e di grande civiltà”.

 

TERNI: RIORGANIZZARE LE FILIERE: IL MERCATO DEI CEREALI E LA NUOVA PAC

Venerdì 20 aprile

 

“Come organizzare le filiere per dare più valore alla parte agricola: il mercato dei cereali e la nuova PAC”. Questo il titolo del convegno in programma venerdì 20 aprile alle ore 17.00, organizzato dalla Coldiretti Terni in collaborazione con il CeSAR (Centro per lo Sviluppo Agricolo e Rurale) e Europe Direct Umbria, a Montecastrilli in occasione di Agricollina.

Oggi – spiega Massimo Manni presidente Coldiretti Terni, cui spetterà concludere il convegno – per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale. Un’occasione quindi, per fare il punto sulla situazione della filiera e sulle sue potenzialità di sviluppo e necessità di tutela, con una particolare attenzione riservata ai fondi comunitari.

In Italia per pagare un caffè al bar gli agricoltori dovrebbero mettere sul bancone 5 chili di grano o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova – aggiunge Manni – nel sottolineare che si tratta di un’ingiustizia da sanare rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti che vede oggi sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione senza alcun beneficio per i consumatori.

Occorre garantire un trattamento più equo alle piccole e medie imprese agroalimentari evitando anche le pratiche sleali più dannose nella filiera alimentare – ribadisce Albano Agabiti presidente regionale Coldiretti che interverrà al convegno – e anche a questo mira una recente direttiva adottata dalla Commissione europea che ha riconosciuto l’esistenza di uno squilibrio commerciale che favorisce le speculazioni lungo la filiera. Rimane comunque anche la necessità – continua Agabiti – di potenziare accordi economici di filiera che incrementino il vero made in Italy e la trasparenza, valorizzando e riconoscendo la distintività dei nostri prodotti.

Al convegno, moderato da Diego Furia Direttore Coldiretti Umbria, dopo i saluti del Sindaco di Montecastrilli Fabio Angelucci, parteciperanno anche Fernanda Cecchini, Assessore Regionale all’Agricoltura, Francesco Martella, Area sviluppo CeSAR (“La gestione del rischio nel settore dei cereali”) Angelo Frascarelli e Giulia Chiasserini, Università di Perugia (“La catena del valore della pasta”), Roberto Micale, Responsabile CAA Coldiretti Umbria (“Aggiornamento sulla PAC”).

Infine, un Mercato di Campagna Amica Coldiretti animerà anche quest’anno la rassegna di Agricollina: una quindicina di aziende agricole locali proporranno per tre giorni, il meglio del made in Umbria agroalimentare. Formaggi, salumi, vino, olio extravergine di oliva, miele, prodotti da forno: queste alcune delle produzioni agricole che i visitatori potranno acquistare presso il mercato.

 

MANTOVA: PER CAMPAGNE IN BICICLETTA ALLEANZA TERRANOSTRA-MANTOVA A PEDALI

Domenica 22 aprile

Ambiente, paesaggio, bellezze storiche, artistiche unite alle eccellenze enogastronomiche del territorio mantovano. Da scoprire in bicicletta e, volendo, anche con percorsi su misura. Tutto questo grazie alla collaborazione stretta fra Terranostra Mantova, l’associazione per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio di Coldiretti, e Mantova a pedali, associazione di “accompagnatori cicloturistici”.

Il primo evento sarà organizzato domenica 22 aprile, partendo dall’agriturismo Corte Casella di Bagnolo San Vito (ritrovo alle ore 9 in via Gradaro) con destinazione Laghi di Mantova. I più allenati potranno proseguire fino alle Grazie. Al termine dell’escursione è possibile pranzare a Corte Casella.

“L’accordo con Mantova a pedali – spiega il presidente di Terranostra Mantova, Giuseppe Groppelli – va nelle direzione di promuovere il ciclismo, che è un’attività fisica salutare e che, a livello amatoriale, permette di assaporare la bellezza dei nostri territori, coniugando allo stesso tempo la promozione della nostra rete agrituristica, diffusa in tutta la provincia virgiliana. Allo stesso tempo, la possibilità per i clienti delle nostre strutture di poter contare su un servizio aggiuntivo all’ospitalità rurale permette agli associati di elevare la qualità, rispondendo alle esigenze di consumatori sempre più interessati al turismo slow con la bicicletta”.

Il binomio cibo e vino, secondo Coldiretti Mantova, si sposa con l’attività fisica, secondo un modello già consolidato in altre realtà italiane. Basti pensare che oggi – secondo l’analisi di Coldiretti – quasi tre italiani su quattro (74%) hanno acquistato almeno una volta nel 2017 il vino direttamente dal produttore in cantina o nei mercati degli agricoltori, che alimentano un fatturato complessivo dell’enoturismo sui territori stimato in 2,5 miliardi di euro.

Sono infiniti i percorsi che si possono costruire sulle esigenze dei ciclo-agri-turisti, in base ai focus che si vogliono privilegiare: i percorsi vicino all’acqua, le terre del Lambrusco, le Colline Moreniche e il Garda, i luoghi dell’Unesco (Mantova e Sabbioneta), le strade dei vini e dei sapori, San Benedetto Po, l’Oltrepò e il Destra Secchia, i Parchi dell’Oglio e del Mincio, solo per citarne alcuni.

La collaborazione fra Terranostra e Mantova a pedali permetterà, inoltre, di predisporre percorsi in bicicletta su misura, anche di più giorni e con l’accompagnamento di una guida cicloturistica, per scoprire il territorio, ma anche gli agriturismi, le produzioni Dop e Igp del Mantovano e acquistare nei Farmers Market e nelle aziende con vendita diretta del circuito Coldiretti, Terranostra e Campagna Amica.

Terranostra Mantova dal 2015 è legata al circuito lombardo degli “Amici della bici”, al quale hanno aderito 15 agriturismi del territorio provinciale che offrono, fra i servizi specifici, posti coperti per auto e moto e officina di prima assistenza per eventuali guasti.