COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 16 luglio 2018

16 Luglio 2018
News La Forza del Territorio del 16 luglio 2018

Speciale maltempo

REGIONI VARIE

IL MALTEMPO SI ACCANISCE SUL CENTRO NORD

In Piemonte colpite soprattutto le orticole, i vigneti, i noccioleti ed il mais. In Lombardia investito l’Alto e Medio Mantovano dove il vento ha scoperchiato edifici e una tempesta di ghiaccio ha devastato le vigne e centinaia di ettari di mais. In Veneto nella Bassa padovana il vento ha abbattuto filari di vite e danneggiato meleti e pereti mentre serre divelte e danni ingentissimi si registrano nel Polesine.  In Toscana, nel Mugello, una tromba d’aria con grandinate ha scoperchiato tetti e distrutto le coltivazioni di ortaggi in pieno campo di zucchine, melanzane, peperoni, pomodori e fagiolini, danneggiando anche pesche, susine, mele e kiwi.

 

PIEMONTE – E’ caduto il 124% di pioggia in più a giugno dopo che la primavera ha aveva fatto segnare una anomalia del +21% rispetto alla media storica, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr.

Nubifragi, trombe d’aria, bombe d’acqua e grandinate hanno colpito stanno colpendo tutta la penisola. Non è escluso il Piemonte che, da nord a sud, sta fronteggiando il maltempo. Ad essere colpite soprattutto le colture di mais e frumento, nocciole, vigneti ed orticole.

Nel torinese la zona più colpita in questo fine settimana è il chivassese: la grandine si è abbattuta sul centro abitato, mentre i campi sono stati interessati da vento forte che ha allettato il mais, come nel pinerolese. Nelle scorse settimane trombe d’aria e grandine avevano colpito in modo significativo il rivarolese ed il chierese, con danni rilevanti al mais, al grano in prossimità di trebbiatura con perdite produttive significative e alle orticole in pieno campo, in particolare zucchine. Sempre nel chierese, nelle scorse settimane, si contavano danni alle viti.

Nell’astigiano, in particolare a Coazzolo, la grandinata che si è abbattuta ha creato danni anche del 50% rispetto ad un’annata nella norma.

Poche ore fa un violento nubifragio, con tromba d’aria e grandine, ha interessato la provincia di Alessandria colpendo duramente coltivazioni di mais e vigneti ed allagando le aziende agricole. Danni ingenti anche alle coltivazioni di zucchine e melanzane. La scorsa settimana, nella provincia di Alessandria e in particolare nell’acquese, nel tortonese e nel novese, l’ondata di maltempo aveva già raso al suolo interi campi di mais, distrutto il frumento, provocato danni alle serre con ostacoli alla circolazione nelle campagne.

In provincia di Cuneo, nell’albese, le grandinate del fine settimana hanno interessato alcuni comuni del Roero, i comuni dell’asta del Tanaro e, passando oltre il Tanaro, parzialmente i comuni di Neive, Barbaresco e Mango con danni contenuti alle viti e ai noccioleti. Maggiormente colpito, invece, il monregalese per quanto riguarda i noccioleti dove la grandine ha provocato il distacco anticipato dei frutti e ha lacerato sia le foglie che il legno, rendendo indispensabili interventi cicatrizzanti: il 50- 60% del raccolto è compromesso. Anche per le viti i danni sono pesantissimi, calcolando che la produzione è di  circa 80 quintali ad ettaro, oltre la metà è andata persa. Nel Saviglianese, due eventi tra giovedì e sabato scorso hanno colpito l’area con danni ai frutteti, ai cereali e alle coltivazioni di pomodoro, con danni dal 50 al 70%. Oltre alle colture in campo, fortemente danneggiati gli impianti di rete antigrandine.

“Sono gli effetti – sottolineano Fabrizio Galliati vice presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. In questa fase stagionale è la grandine l’evento più grave per i nostri agricoltori perché causa danni irreversibili e provoca la perdita dell’intero raccolto dopo un anno di lavoro. I nostri tecnici continuano a monitorare la situazione al fine di valutare e pianificare con immediatezza gli interventi sulle colture. Lo sconvolgimento dei normali cicli stagionali – concludono Galliati e Rivarossa – impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio ma anche per i consumatori nella scelta dei prodotti da mettere nel carrello della spesa”.

 

LOMBARDIA – Coltivazioni di mais e vigneti distrutti. E’ quanto emerge dal primo monitoraggio di Coldiretti Lombardia sul maltempo che questa notte ha investito l’Alto e Medio Mantovano in particolare i comuni di Roverbella, Medole e Castel d’Ario, dove il vento ha scoperchiato edifici e la tempesta di ghiaccio ha devastato le vigne e centinaia di ettari di mais con danni stimati già in diverse migliaia di euro. Grandine e forti raffiche hanno interessato anche la città di Montichiari, in provincia di Brescia, con diversi campi di mais allettati.

“La violenta tempesta che si è scatenata intorno alle 3.30 di notte ha distrutto 25 ettari di mais, con danni per circa 60mila euro – afferma Paolo Avanzi, allevatore di Roverbella (Mantova) che ha 80 ettari coltivati e 230 bovine per la produzione di latte -. Sarò costretto a trinciare prima e comunque con una perdita sensibile di prodotto, all’incirca del 50-60% rispetto a una stagione normale. Di solito la razione alimentare dei miei animali è costituita solo da mais, cereali, foraggio ed erba medica che coltivo, ma per colpa di questa grandinata dovrò acquistare mais all’esterno, con un ulteriore aggravio di costi”. Dall’inizio dell’anno – stima la Coldiretti Lombardia – solo nel Mantovano hanno già superato i 15 milioni di euro i danni causati dal maltempo.

In questa fase stagionale – precisa la Coldiretti – la grandine è l’evento più grave per gli agricoltori perché causa danni irreversibili e provoca la perdita dell’intero raccolto dopo un anno di lavoro. Sono gli effetti – sottolinea la Coldiretti – dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Uno sconvolgimento che impatta duramente sull’attività agricola. Dall’inizio dell’anno – conclude la Coldiretti – sono oltre mezzo miliardo i danni provocati dal maltempo all’agricoltura.

 

MANTOVA, TORNA IL MALTEMPO: COLPITA ZONA DA CASTEL D’ARIO A VOLTA MANTOVANA

Non sono passate nemmeno due settimane dalla tromba d’aria con pioggia e grandine che ha colpito le zone di Pegognaga, Gonzaga e San Benedetto Po, che la notte scorsa il maltempo ha flagellato l’Alto e Medio mantovano, con mais e soia allettati o defogliati, vigneti distrutti, alberi sradicati, mele e kiwi danneggiati, case scoperchiate e 10mila utenze telefoniche staccate nella zona tra Castel d’Ario, Roverbella, Medole, Castelbelforte, Marmirolo, Bigarello, San Giorgio, Cavriana e Volta Mantovana.

Un bilancio pesante quello del tornado, accompagnato da pioggia e grandine per svariate decine di migliaia di euro, secondo le prime stime di Coldiretti Mantova. Dall’inizio di marzo il bilancio per i danni subiti dall’agricoltura mantovana a causa del meteo imprevedibile ha abbondantemente superato i 16 milioni di euro, ricorda l’organizzazione agricola guidata da Paolo Carra.

“La violenta tempesta che si è scatenata intorno alle 3.30 di notte ha distrutto 25 ettari di mais, con danni per circa 60mila euro – afferma Paolo Avanzi, allevatore di Roverbella che ha 80 ettari coltivati e 230 bovine per la produzione di latte -. Sarò costretto a trinciare prima e comunque con una perdita sensibile di prodotto, all’incirca del 50-60% rispetto a una stagione normale. Di solito la razione alimentare dei miei animali è costituita solo da mais, cereali, foraggio ed erba medica che coltivo, ma per colpa di questa grandinata dovrò acquistare mais all’esterno, con un ulteriore aggravio di costi”.

Gian Carlo Casarotti, imprenditore agricolo con 90 ettari a Canedole coltivati a riso, mais e soia, deve fare i conti con “20 ettari completamente azzerati tra mais allettato, soia rimasta senza più le foglie e riso tranciato dalla grandine. Mai visto un uragano così prima d’ora. Se fosse stata di giorno i danni sarebbero stati molto superiori. Per fortuna non c’era nessuno in giro a quell’ora”.

Calcola come primo impatto almeno 70-80mila euro di danni Paolo Guarnieri, agricoltore con 50 ettari a Castelbelforte. “I due ettari di pere che coltivo sono andati distrutti almeno per metà e nei prossimi giorni si capirà quali danni hanno subito i frutti colpiti dalla grandine ancora in pianta, il resto è completamente perso – afferma -. Il mais è totalmente coricato e senza foglie e la tromba d’aria ha danneggiato anche gli stabili, con le tegole smosse in diversi punti. Per fortuna sono assicurato, ma vedere distrutti i frutti del proprio lavoro per la furia del tempo è impagabile”.

Forte preoccupazione per Corrado Cattani, viticoltore e presidente del Consorzio tutela Vini mantovani. “La notte scorsa abbiamo assistito alla concomitanza di grandine e vento fortissimo, che ha moltiplicato il danno – osserva -. Io ho subito danni nella mia azienda di Cavriana all’80% su 10 ettari di vigneto per la produzione delle Doc Garda e Garda Colli. A conti fatti ho un danno per mancata produzione di vino di circa 200mila euro. La furia del tornado non ha compromesso solamente l’uva, ma ha danneggiato i tralci, con un calo della produzione di uva che avrà ricadute anche nella vendemmia 2019”.

Nella sola zona fra Cavriana e Volta Mantovana sono stati colpiti almeno 150 ettari di vigneti, per un danno stimato – calcola Coldiretti Mantova sulla base dei prezzi dell’anno scorso delle due Doc Garda e Garda Colli – superiore a 1,3 milioni di euro.

 

PADOVA – E’ Piacenza d’Adige la località padovana più colpita dal passaggio di una forte perturbazione la notte scorsa. Nella località della Bassa Padovana è stato soprattutto il vento forte a provocare danni a coltivazioni e strutture agricole in un’area vocata alla coltivazione di frutta e verdura, ma anche alla viticoltura. Le raffiche di vento hanno abbattuto alcuni filari di vigneti, arrivando a spezzare anche i robusti pali in acciaio che sostenevano le viti, spiegano i tecnici di Coldiretti Padova che in queste ore stanno raccogliendo le prime informazioni dagli agricoltori. Danneggiate anche le coltivazioni di mele e pere, colpite in parte anche dalla grandine.

Segnalazioni simili arrivano anche da Castelbaldo, Sant’Urbano, Masi e immediati dintorni. Vento forte e grandine hanno provocato danni circoscritti in altre località della provincia, a Sant’Angelo di Piove di Sacco, Villanova di Camposampiero e San Giorgio delle Pertiche, in corso di verifica da parte del Condifesa Padova, il consorzio che si occupa delle assicurazioni in agricoltura e nell’indennizzo delle perdite di prodotto o dei danni alle strutture. E’ questa infatti la principale e la più efficace forma di protezione contro le avversità atmosferiche ed eventi come grandine, vento forte, allagamenti, siccità, colpi di calore, gelate precoci o tardive. Le aziende hanno la possibilità di sottoscrivere delle assicurazioni agevolate per difendere la produzione e, di conseguenza, il proprio reddito.

Questa estate, ricorda Coldiretti Padova, è segnata dal passaggio di continue perturbazioni che lasciano dietro di sé conseguenze più o meno gravi per l’agricoltura. Già nelle prossime ore è atteso il passaggio di una nuova ondata di maltempo che interesserà anche la nostra provincia. In ogni caso il clima e i suoi effetti condizionano intere annate: d’estate, in particolare, se non piove sono la siccità e il caldo a creare problemi in agricoltura. Si tratta di mutamenti climatici con i quali gli imprenditori sono chiamati a confrontarsi e a calibrare i propri interventi e investimenti, sfruttando anche le opportunità di finanziamenti e di strumenti come le assicurazioni che ormai coprono ogni genere di rischio e coltivazione, offrendo un valido “ombrello” contro l’imprevedibilità e la violenza degli eventi atmosferici. Non ci stancheremo mai di ripetere che gli investimenti, pubblici e non, per la prevenzione e la gestione del rischio non sono soldi buttati ma consentono di risparmiare somme ben più ingenti in caso di danni estesi.

 

ROVIGO – Prodotti in campo e nei frutteti danneggiati irreparabilmente, serre divelte e danni ingentissimi. È questo il primo bilancio della nottata di maltempo, con vento, pioggia e grandine, che ha colpito trasversalmente il Polesine, mettendo in ginocchio l’agricoltura soprattutto in alcune aree da Loreo a Ceneselli, Giacciano con Baruchella, Trecenta, Badia Polesine, Lendinara e Lusia, dove oggi è stato in prima persona anche il presidente provinciale Carlo Salvan per rendersi conto dei danni.

Secondo le elaborazioni di Coldiretti su dati Isac Cnr questa estate è iniziata con la caduta del 124% di pioggia in più a giugno dopo che la primavera aveva già segnato un’anomalia del +21% rispetto alla media storica. In questa fase stagionale è la grandine l’evento più grave per gli agricoltori: “Il problema più grosso è che adesso – spiega il presidente di Coldiretti Rovigo – per ripristinare la produzione ci vorranno almeno due mesi per le orticole, mentre per i frutteti il raccolto è stato danneggiato in alcuni casi interamente”.

Sono gli effetti dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Uno sconvolgimento che impatta duramente sull’attività agricola. Dall’inizio dell’anno sono oltre mezzo miliardo i danni provocati dal maltempo all’agricoltura a livello nazionale. “Le serre a Lusia sono state rimodellate dal vento, che le ha scardinate e divelte – conclude il presidente Salvan – la conta dei danni è destinata a crescere ed i produttori agricoli si trovano ora a dover ricominciare da capo nel pieno della stagione produttiva”.

 

TOSCANA – Una domenica pomeriggio da dimenticare nel Mugello a causa del maltempo che ha provocato problemi e danni soprattutto nell’area di valle tra Borgo San Lorenzo, Scarperia-San Piero a Sieve e Vicchio. I temporali sono arrivati prima del previsto infatti era stato diramato un allerta giallo per la giornata di oggi lunedì 16 luglio. Invece ieri, dopo le 17, il Mugello è stato colpito da forti temporali, e soprattutto tempeste di vento che hanno causato caduta di piante a terra con problemi al traffico non solo stradale visto che anche i treni sulla linea ferroviaria Faenza–Borgo San Lorenzo si sono dovuti fermare per interruzione della linea.

Quello che si è abbattuto con tromba d’aria e grandinate è stato un vero e proprio nubifragio che ha colpito duramente anche le coltivazioni di mais e vigneti con aziende agricole allagate e tetti scoperchiati. A fare le spese sono state soprattutto le coltivazioni di ortaggi in pieno campo di zucchine, melanzane, peperoni, pomodori e fagiolini. La grandine ha colpito duro anche sulla frutta con danni a pesche, susine, mele e kiwi e danni strutturali sugli arboreti con rami stroncati dal vento.

E’ quanto emerge dai primi accertamenti, che continuano, ed un’analisi della Coldiretti sugli effetti dell’ultima ondata di maltempo in una estate iniziata con la caduta del 124% di pioggia in più a giugno (non a caso Bilancino è al 97% della capienza) dopo che la primavera ha fatto segnare una anomalia del +21% rispetto alla media storica, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr. In questa fase stagionale è la grandine – precisa la Coldiretti – l’evento più grave per gli agricoltori perché causa danni irreversibili e provoca la perdita dell’intero raccolto dopo un anno di lavoro. Sono gli effetti – sottolinea la Coldiretti – dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Uno sconvolgimento che impatta duramente sull’attività agricola. Dall’inizio dell’anno – conclude la Coldiretti – sono oltre mezzo miliardo i danni provocati dal maltempo all’agricoltura.

 

Dal territorio

FRIULI-V.GIULIA, CENTRO COOPERATIVO CEREALICOLO DI RIVOLTO: RISCHIA IL TERRITORIO

È risaputo che, purtroppo, in Friuli non si riesce a fare sistema. Ma che questa incapacità possa mettere a rischio il futuro agricolo del territorio è assolutamente imperdonabile. Se poi è il sistema della cooperazione cerealicola a farlo è addirittura riprovevole. Lo affermano in conferenza stampa Dario Ermacora, presidente regionale di Coldiretti, e Pierpaolo Guerra, segretario di Uila del Fvg.

Il fatto – In questi giorni il Centro Cooperativo Cerealicolo di Rivolto, in difficoltà finanziaria, sta decidendo il proprio futuro e, secondo Coldiretti e Uila, questo passaggio può decidere il futuro del comparto cerealicolo di tutta la regione. Da alcuni mesi la cooperativa del Medio Friuli ha avviato una serie di interlocuzioni con altri attori della cooperazione cerealicola regionale per risolvere i propri problemi finanziari, ricevendo da alcuni di questi la disponibilità ad un percorso di fusione che avrebbe raggiunto l’obiettivo prefissato. Ma, improvvisamente e incomprensibilmente, la cooperativa ha deciso di modificare il percorso contattando una società austriaca – Unser Lagerhaus Warenhandelsgesm.b.H, Sudring-Klagenfurt – con la quale già collaborava.

Lo scenario – Tale società è interessata all’acquisizione del ramo d’azienda attraverso la costituzione di una nuova società con la partecipazione, del tutto minoritaria, del Centro Cooperativo Cerealicolo. Il tutto senza il benché minimo straccio di piano industriale, con la sola contropartita in denaro. È del tutto evidente, sostengono Coldiretti e Uila, che la società austriaca, che già importa in Italia, soprattutto da Paesi dell’Est Europa, 2 milioni di quintali di cereali, ha l’unico obiettivo di crearsi una piattaforma logistica per ampliare tale attività, e il Centro Cooperativo Cerealicolo le offre l’opportunità su un piatto d’argento. Ma è altrettanto evidente che questo rischia di mettere a repentaglio il futuro della cerealicoltura friulana.

L’azione di Coldiretti – Coldiretti, per scongiurare questa eventualità, ha da tempo avviato contatti con i vertici della cooperativa e con Fedagri, della quale la cooperativa è socia, per sollecitare una progettualità che coinvolga tutte le cooperative friulane per garantire un futuro alle migliaia di agricoltori che hanno investito nel settore cerealicolo. Ma l’appello, purtroppo e senza motivo, è caduto nel vuoto.

La proposta – Coldiretti e Uila ritengono che un progetto regionale sia possibile, partendo dall’interesse crescente per alcuni tipi di cereali che provengono anche da gruppi di grandi dimensioni che potrebbero investire in impianti industriali in regione con benefici anche sull’occupazione. È il caso, ad esempio, dell’orzo per la produzione di birra. E la conferma avviene anche dai contratti che sono stati siglati, a livello nazionale, da Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia con il gruppo Casillo, trader del grano, per la produzione di grano italiano per la pasta attraverso Filiera Italia. Contratti che sono triennali, con prezzo garantito superiore al prezzo di mercato. In questo modo l’industria ha certezza di fornitura e gli agricoltori hanno certezza di reddito.

L’appello – Il Centro Cooperativo Cerealicolo ha convocato l’assemblea straordinaria mercoledì 18 luglio con all’ordine del giorno la cessione del compendio aziendale, la partecipazione a costituenda società e, addirittura, la modifica dell’oggetto sociale dello statuto. Coldiretti si appella ai soci della cooperativa ricordando loro che si stanno assumendo una responsabilità che va ben al di là della loro cooperativa, alle altre cooperative cerealicole friulane perché abbiano finalmente uno scatto di orgoglio, al presidente della Regione Massimiliano Fedriga e all’assessore all’Agricoltura Stefano Zannier perché intervengano dall’alto della loro autorevolezza, per scongiurare, dopo quello di Latterie Friulane, l’ennesimo “furto” di patrimonio e di futuro dell’agricoltura di questa regione.

 

ANCONA, TREBBIATURA QUASI COMPLETATA: -15% DI GRANO MA AUMENTA LA QUALITÀ

Meno grano a causa delle grandinate ma la qualità in termini nutrizionali è in aumento. Con la trebbiatura che volge al termine Coldiretti Ancona fa le prime stime sulla campagna del grano duro che si sta ultimando in questi giorni nelle aree più interne della provincia. Sulla base di quanto conferito dagli agricoltori ai Consorzi agrari la previsione parla di un 15% in meno di produzione con punte del -30% localizzate nella Valmusone che più ha risentito del maltempo che il mese scorso si è abbattuto sulle coltivazioni in piena fase di maturazione.

Aumentano tuttavia le proprietà nutritive e questo, affermano da Coldiretti, unito all’etichettatura obbligatoria che indica la provenienza del grano nei pacchi di pasta è garanzia di qualità in tavola per i consumatori. “Nonostante le avversità atmosferiche – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Ancona – il territorio anconetano si presenta ancora come uno dei principali produttori di grano duro a livello nazionale.

Le nostre aziende cerealicole sono sempre più attente alla scelta della varietà e alla tecnica di coltivazione privilegiando grani antichi e puntando sempre di più al biologico. Per un comparto così importante e ancora suscettibile delle quotazioni di mercato, saranno sempre più strategici i contratti di filiera per garantire un prezzo fisso di conferimento nell’arco di una programmazione pluriennale”. Con oltre 2,1 milioni di quintali, dati Istat 2017 rielaborati da Coldiretti Marche, la provincia di Ancona è quella che vanta il primato nella produzione di grano duro in regione.

 

BASILICATA, IL CONSORZIO DI BONIFICA UNICO TORNA ALLE IMPRESE AGRICOLE

Coldiretti Basilicata plaude, con soddisfazione, al ritorno dell’autogoverno delle imprese agricole nell’ambito del Consorzio di Bonifica Unico della Basilicata e augura ai 30 imprenditori agricoli eletti delle liste tutte che si sono misurate sul campo, un buon lavoro, mettendosi a disposizione sin da subito per un confronto e una concertazione costruttiva e duratura nel tempo, nell’interesse del comparto agricolo lucano. In particolare il presiedente regionale di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto, che rappresenta l’assoluta maggioranza delle imprese agricole lucane, esprime le sue particolari congratulazioni “ai 25 veri imprenditori agricoli soci della più grande organizzazione agricola italiana e ovviamente lucana” che sono stati eletti componenti dell’assemblea del Consorzio di Bonifica nelle liste de “La Nuova Aurora”, ai quali senza indugio, la Coldiretti mette a disposizione la propria collaborazione e chiede, sottolinea  Aldo Mattia direttore regionale “di avviare quanto prima una seria concertazione con il mondo della rappresentanza agricola, per il bene delle vere Imprese agricole lucane”. 

Coldiretti, pur evidenziando la complessità delle regole messe in campo dal commissario Giuseppe Musacchio  e dagli uffici del Consorzio, lo ringrazia per aver fatto rispettare le stesse pur complesse, scritte anni fa, prima dalla Regione Basilicata con l’emanazione di una legge, fortemente voluta dall’assessore regionale alle Politiche Agricole, e susseguentemente con un regolamento emanato ben due mesi fa dal Consorzio di Bonifica, pertanto dando il tempo e il modo a tutti di leggere, studiare, approfondire e chiedere delucidazioni che l’Ente stesso ha sempre fornito in questi due mesi, evitando inutili polemiche che Coldiretti non ha ritenuto fare nei giorni passati, perché “l’unico interesse della organizzazione più rappresentativa,  era ed è il ritorno degli imprenditori agricoli al governo del Consorzio”.

“Un grazie al commissario Musacchio –  aggiunge Quarto – per il lavoro difficile e complicato di questi quattro anni di commissariamento ha portato avanti. Come non ricordare l’anno scorso quando l’Italia e ovviamente la Basilicata fu colpita da una tremenda siccità e in quella occasione il Commissario con la collaborazione in primis di Coldiretti ha saputo garantire l’acqua alle imprese che a loro volta sono riuscite a mantenersi sul mercato. Il Consorzio di Bonifica Unico è un ente vitale per l’agricoltura lucana e la Coldiretti, organizzazione che rappresenta l’80% delle aziende di Basilicata –  conclude Quarto –  non certo un gruppo di viandanti di strada senza né arte né parte e anche terra, vigilerà a pieno titolo perché delegata dagli agricoltori, sul lavoro del nuovo consorzio di Bonifica Unico della Basilicata”.

 

PIEMONTE: NO AL CETA: IL GOVERNO SOSTIENE NOSTRO PATRIMONIO AGROALIMENTARE

Il vice presidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio ha annunciato che a breve l’accordo sul Ceta arriverà in Parlamento e la maggioranza lo respingerà. Con la bocciatura del Ceta il Governo intende difendere gli interessi e l’economia del paese.

Per tutelare il patrimonio agroalimentare nazionale contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia, Coldiretti ha portato avanti una vera rivolta popolare che su tutto il territorio nazionale dove hanno già espresso contrarietà 15 regioni, 18 province 2500 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine. Per l’Italia l’opposizione è giustificata dal fatto che con il Ceta, per la prima volta nella storia, l’Ue legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali.

“A rischio è la qualità eccellente delle produzioni piemontesi – affermano Fabrizio Galliati vice presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Nella nostra regione, dove l’export verso il Canada vale oltre i 50 milioni di Euro, i comparti maggiormente colpiti sono quello vitivinicolo, quello dei bovini da carne e dei prodotti lattiero-caseari, in particolare il Gorgonzola di cui il Piemonte ha prodotto nell’ultimo anno 40 mila tonnellate, circa il 50% della produzione nazionale. Oltre alla battaglia contro il Ceta, che la nostra Organizzazione si impegna a portare avanti, è opportuno – concludono Galliati e Rivarossa – arrivare al più presto all’etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti al fine di valorizzare e tutelare il Made in Piemonte ed i consumatori”.

 

PIACENZA, CON IL CETA -10% DI GRANA IN CANADA

Sulla base dei dati Istat più aggiornati, in netta controtendenza all’aumento fatto registrare sui mercati mondiali, le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Canada sono crollate del 10% in valore e del 6% in quantità nel primo trimestre del 2018 rispetto al quello dell’anno precedente e si tratta del confronto più significativo per valutare gli effetti preliminari dell’accordo di libero scambio con l’Unione Europea (Ceta), entrato in vigore in forma provvisoria solo il 21 settembre 2017. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera del Presidente del Consorzio del Grana Padano Cesare Baldrighi sulle esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano in Canada dove il Ceta avrebbe dovuto frenare le imitazioni e migliorare l’accesso al mercato.

Stupisce e preoccupa – sottolinea la Coldiretti – che il presidente del Consorzio non conosca gli ultimi numeri aggiornati delle vendite sui mercati esteri dei prodotto che dovrebbe tutelare e si avventuri in considerazioni errate supportate da dati vecchi e fuorvianti, quando sarebbe bastato fare una verifica sul sito del commercio estero dell’Istat facilmente accessibile a tutti (https://www.coeweb.istat.it). Ancora più grave – continua la Coldiretti – è che non venga neanche citato il fatto che con il trattato l’Unione Europea per la prima volta si autorizza all’estero l’utilizzo della traduzione inglese Parmesan del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano, per formaggi che non hanno nulla a che fare con le due specialità Made in Italy più vendute nel mondo. Un precedente disastroso a livello internazionale – sottolinea Coldiretti – contro il quale si sono battuti da sempre i Consorzi di Tutela dei due formaggi che hanno proprio nelle imitazioni il concorrente più temuto all’estero.

A diminuire in Canada sono state anche le esportazioni dall’Italia dell’intera categoria formaggi e latticini che risultano in calo in valore del 2% nel primo trimestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Istat.

Al contrario nei primi tre mesi del 2018 sono stati prodotti in Canada ben 3 milioni di chili di falso Parmigiano Reggiano (Parmesan), 2,3 milioni di ricotta locale, 970mila chili di Provolone taroccato senza dimenticare che ci sono addirittura 36,1 milioni di chili di mozzarella e ben 68mila chili di un non ben identificato formaggio Friulano, che certamente non ha nulla a che vedere con la Regione più a Nord est d’Italia, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati dell’ultimo rapporto del Governo canadese.

Questo accade perché in realtà sulla base del trattato oltre 250 denominazioni di origine (Dop/Igp) italiane riconosciute dall’Unione Europea non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese mentre per la lista dei 41 prodotti Made in Italy ipoteticamente tutelati sono previste importanti eccezioni come il via libera all’uso delle traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori (un esempio è il parmesan) ma anche la possibilità per alcune tipicità (come asiago, fontina e gorgonzola) di usare per le imitazioni canadesi gli stessi termini se erano presenti sul mercato nordamericano prima del 18/10/2013 mentre se l’attività è stata avviata successivamente si dovrà semplicemente aggiungere una indicazione come “genere”, “tipo”, “stile”.

Per l’Italia l’opposizione è quindi giustificata dal fatto che con il Ceta per la prima volta nella storia l’Ue legittima in un trattato internazionale – conclude Coldiretti – la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, un cavallo di Troia nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone al Messico, dall’Australia alla Nuova Zelanda fino ai Paesi del Sudamerica (Mercosur) che sono stati così autorizzati a chiedere lo stesso tipo di concessioni.

A non essere tutelati dal Ceta ci sono anche i salumi piacentini. Coldiretti Piacenza ricorda infatti che dei 44 prodotti a denominazione di origine protetta dell’Emilia Romagna, solo 12 vengono riconosciuti dal Ceta, mentre gli altri 32 (tra cui i salumi piacentini) non godono di alcuna tutela.

Al riguardo, Coldiretti – a fronte anche del pericolo listeria – ribadisce la necessità di introdurre subito l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti i salumi e i prodotti trasformati per tutelare i consumatori in una situazione che vede oggi due prosciutti su tre venduti in Italia provenienti dall’estero ma anche togliere il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione pubblica delle aziende che importano prodotti per consentire interventi rapidi e mirati.

Secondo un’analisi Coldiretti, nel primo semestre del 2018 in Italia si sono verificate 222 emergenze alimentari secondo il sistema di allerta rapido comunitario (Rasff) soprattutto per la presenza di microrganismi patogeni, micotossine, metalli pesanti, infestazione parassiti o corpi estranei su alimenti provenienti in quasi 9 casi su 10 dall’estero.

Nonostante i passi in avanti – continua Coldiretti – permangono purtroppo ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute, come dimostrano gli scandali alimentari degli ultimi anni che si sono propagati rapidamente a livello planetario per la mancanza di trasparenza: dal latte per i bambini in polvere francese contaminato da salmonella alla carne di cavallo spacciata per vitello nei ragù, dai prosciutti ottenuti da maiali olandesi alimentati con mangimi alla diossina fino agli ultimi casi di Listeria.

 

LIGURIA, CETA: DI MAIO E CENTINAIO DIFENDONO LE ECCELLENZE ITALIANE E LIGURI

Ceta ed etichetta, il Governo in linea con la Coldiretti. Il vice presidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio ha annunciato che a breve l’accordo sul Ceta arriverà in Parlamento ed ha dichiarato che “questa maggioranza lo respingerà”. 

Lo rende noto Coldiretti, che ha portato avanti la battaglia contro il Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo economico e commerciale globale tra Unione Europea e Canada che, se verrà ratificato, produrrà delle ripercussioni negative sul nostro mondo agricolo e sulla nostra economia. Il provvedimento, non solo rischia di compromettere il valore aggiunto di buona parte delle produzioni a denominazione legate al territorio italiano, comprese quelle liguri, ma permetterebbe anche l’invasione di grano duro trattato con glifosato e l’entrata di ingenti quantitativi di carne a dazio zero. Il Governo italiano quindi respingerà in Parlamento tale accordo, per difendere gli interessi e l’economia del nostro paese. Il “No al Ceta” e l’importanza dell’etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti, sono una garanzia di tutela delle eccellenze Made in Italy, iniziative appoggiate dal ministro delle Politiche agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio, il quale specifica che la tutela di 41 IGP non è sufficiente: bisogna difendere tutta l’agricoltura italiana, senza lasciare indietro gli altri 360 marchi senza tutela.

“Il Ceta non riconosce nessuna delle DOP e delle IGP liguri – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –  che rischiano così di finire nel gioco commerciale delle imitazioni e dei falsi prodotti Made in Italy. Tra questi l’olio extravergine Riviera ligure e il Basilico Genovese DOP, produzioni riconosciute ormai come simbolo della Liguria. Queste ed altri prodotti agricoli e ittici liguri hanno registrato nel 2017 un export in crescita dell’11% rispetto al 2016, commercio che conta un giro d’affari di oltre 336 milioni di euro, e che non può rischiare di essere schiacciato dai falsi Made in Italy. È per questo che oltre alla battaglia contro il Ceta, Coldiretti chiede l’etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti: il Made in Italy lo garantisce solo l’origine del prodotto e il consumatore deve essere tutelato ed avere la possibilità di decidere cosa comprare. Il Governo Italiano ha dimostrato di appoggiare questa politica a difesa dei nostri prodotti locali; siamo sicuri che l’Italia riuscirà a farsi parte attiva contro le contraffazioni e i falsi che girano sul mercato mondiale”.

 

CUNEO: COL NO AL CETA IL GOVERNO DIFENDE IL NOSTRO PATRIMONIO AGROALIMENTARE

Il vice presidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio ha annunciato che a breve l’accordo sul Ceta arriverà in Parlamento e la maggioranza lo respingerà. Con la bocciatura del Ceta, il Governo intende difendere gli interessi e l’economia del Paese.

Per tutelare il patrimonio agroalimentare nazionale contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia, Coldiretti ha portato avanti una vera mobilitazione popolare su tutto il territorio nazionale, dove hanno già espresso contrarietà 15 regioni, 18 province 2500 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine. Per l’Italia l’opposizione è giustificata dal fatto che con il Ceta, per la prima volta nella storia, l’Ue legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali.

“A rischio è la qualità eccellente delle nostre produzioni – affermano Bruno Rivarossa e Tino Arosio di Coldiretti Cuneo – partendo dai dati che riguardano la nostra Regione, dove l’export verso il Canada vale oltre i 50 milioni di Euro e i comparti maggiormente colpiti sono quello vitivinicolo, quello dei bovini da carne e dei prodotti lattiero-caseari, in particolare il Gorgonzola di cui il Piemonte ha prodotto nell’ultimo anno 40 mila tonnellate, circa il 50% della produzione nazionale”.

“Oltre alla battaglia contro il Ceta, che la nostra Organizzazione si impegna a portare avanti è opportuno – concludono i vertici di Coldiretti Cuneo – arrivare al più presto all’etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti al fine di valorizzare il Made in Piemonte ed i consumatori”.

 

CREMONA, IL GRANA PADANO PERDE MERCATO IN CANADA, MA C’E’ CHI FESTEGGIA

Se non si trattasse di cose serie, sarebbe interessante studiare le ragioni del feroce masochismo che colpisce i dirigenti della Libera quando si tratta dei prendere posizione “contro Coldiretti”, costi quel che costi. E chi se ne importa se a rimetterci sono pure i loro associati.

E’ questo il caso del Ceta, l’accordo di libero scambio tra Canada e Unione Europea, entrato in vigore in forma provvisoria lo scorso mese di settembre. “E’ comprensibile che le valutazioni preliminari sull’accordo potessero dividere la politica e le rappresentanze – commenta Coldiretti Cremona – visto che pochi avevano approfondito il testo del trattato e che per alcuni particolari settori (chimica, meccanica) si intravedevano alcuni vantaggi potenziali. Riesce invece più difficile comprendere l’ostinazione di chi ha sbagliato nelle previsioni e continua a difendere le ragioni del Ceta anche contro l’evidenza dei numeri, in particolare nell’agroalimentare.”

Su La Provincia del 15 luglio la Libera – per bocca del suo presidente Renzo Nolli – parla infatti di “intesa benefica” mentre il presidente del Grana Padano Cesare Baldrighi riesce addirittura a definire il Ceta come il “baluardo contro le imitazioni dei nostri prodotti”.

“E’ imbarazzante e preoccupante leggere certe dichiarazioni – sottolinea Coldiretti – da parte del presidente del Grana Padano. Sembra addirittura che non conosca (o finga di non conoscere) i dati sulle vendite all’estero del prodotto che egli stesso dovrebbe tutelare. Una verifica sul sito del commercio estero dell’Istat (https://www.coeweb.istat.it) consente a chiunque di verificare che, in netta controtendenza all’aumento fatto registrare sui mercati mondiali, le esportazioni di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano in Canada sono crollate del 10% in valore e del 6% in quantità nel primo trimestre del 2018 rispetto a quello dell’anno precedente. In pratica, abbiamo esportato di meno e, oltretutto, lo abbiamo fatto vendendo a prezzi più bassi”.

Ed ancora più grave – continua la Coldiretti – è il fatto che, con il trattato, l’Unione Europea per la prima volta abbia autorizzato all’estero l’utilizzo della traduzione inglese Parmesan del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano, per formaggi che non hanno nulla a che fare con le due specialità Made in Italy più vendute nel mondo. Un precedente disastroso a livello internazionale – sottolinea Coldiretti – contro il quale si sono battuti da sempre i Consorzi di Tutela dei due formaggi che hanno proprio nelle imitazioni il concorrente più temuto all’estero.

“Con il Ceta la quota di export, specialmente per la quota dei formaggi di qualità – commentava Agrinsieme solo qualche mese fa – sarà notevolmente incrementata”. Sulla base dei dati Istat più aggiornati, in netta controtendenza all’aumento fatto registrare sui mercati mondiali, le esportazioni di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano in Canada sono invece crollate del 10% in valore e del 6% in quantità nel primo trimestre del 2018 rispetto a quello dell’anno precedente, il confronto più significativo per valutare gli effetti preliminari dell’accordo di libero scambio con l’Unione Europea (Ceta), entrato in vigore in forma provvisoria solo il 21 settembre 2017.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le imbarazzanti dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera del Presidente del Consorzio del Grana Padano Cesare Baldrighi sulle esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano in Canada dove il Ceta avrebbe dovuto frenare le imitazioni e migliorare l’accesso al mercato.

Baldrighi anziché perdersi in valutazioni non supportate dai dati dovrebbe preoccuparsi della pesante perdita di valore subita dal Grana Padano dal 2017 al 2018 mentre con questa disinformazione – sostiene la Coldiretti – si assume una pesante responsabilità nei confronti degli allevatori e dei produttori di Grana Padano, di tutti gli operatori impegnati nella difesa del Made in Italy agroalimentari e dell’intero Paese.

A diminuire in Canada sono state anche le esportazioni dall’Italia dell’intera categoria formaggi e latticini che risultano in calo in valore del 2% nel primo trimestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Istat.

Nei primi tre mesi del 2018 sono stati prodotti in Canada ben 3 milioni di chili di falso Parmigiano Reggiano (Parmesan), 2,3 milioni di ricotta locale, 970mila chili di Provolone taroccato senza dimenticare che ci sono addirittura 36,1 milioni di chili di mozzarella e ben 68mila chili di un non ben identificato formaggio Friulano, che certamente non ha nulla a che vedere con la Regione più a Nord est d’Italia, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati dell’ultimo rapporto del Governo canadese.

Questo accade perché in realtà sulla base del trattato oltre 250 denominazioni di origine (Dop/Igp) italiane riconosciute dall’Unione Europea non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese mentre per la lista dei 41 prodotti Made in Italy ipoteticamente tutelati sono previste importanti eccezioni come il via libera all’uso delle traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori (un esempio è il parmesan) ma anche la possibilità per alcune tipicità (come asiago, fontina e gorgonzola) di usare per le imitazioni canadesi gli stessi termini se erano presenti sul mercato nordamericano prima del 18/10/2013 mentre se l’attività è stata avviata successivamente si dovrà semplicemente aggiungere una indicazione come “genere”, “tipo”, “stile”.

Per l’Italia l’opposizione è quindi giustificata dal fatto che con il Ceta per la prima volta nella storia l’Ue legittima in un trattato internazionale – conclude Coldiretti – la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, un cavallo di Troia nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone al Messico, dall’Australia alla Nuova Zelanda fino ai Paesi del Sudamerica (Mercorsur) che sono stati così autorizzati a chiedere lo stesso tipo di concessioni.

 

AREZZO, LIDIA CASTELLUCCI E’ IL NUOVO PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI PROVINCIALE

Nella Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo, questa mattina si è svolta l’Assemblea Provinciale di Coldiretti Arezzo che ha eletto il nuovo Presidente dell’Associazione nella figura di Lidia Castellucci 57 anni di Castiglion Fiorentino, e rinnovato il Consiglio Direttivo che resterà in carica per i prossimi cinque anni.

A fare da cornice all’Agricoltura aretina che è arrivata da tutte le vallate della provincia rappresentata dai suoi presidenti di sezione, di zona e dal Delegato dei Giovani, dalla Responsabile delle Donne e dal Presidente dell’Associazione Pensionati, l’importante Sala dei Grandi che ha accolto i lavori dell’Assemblea guidati dal Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi durante la quale è stato eletto a maggioranza il nuovo Presidente Castellucci ed il Consiglio Direttivo così composto: Agnoloni Marco, Bemoccoli Roberto, Baldetti Daniele, Belperio Leonardo, Becattini Leonardo, Caccese Tonino, Conticini Gabriele, Fiorilli Stefano, Gori Valentino, Lelli Enrico, Marcelli Tulio, Moretti Dante, Nannicini Marco Polezzi Angelo e Rossi Paolo. 

“Ho accettato volentieri questa candidatura – ha dichiarato il neo Presidente di Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci che in Valdichiana, a Castiglion Fiorentino conduce insieme al marito una importante e storica azienda del vivaismo, la Buccelletti Vivai – ben venticinque anni fa insieme a mia cognata abbiamo fondato l’azienda agrituristica Casali in Val di Chio e abbiamo puntato fin da subito all’innovazione pur mantenendo la tradizione di famiglia legata all’olio e al vino indirizzando molto verso l’internazionalizzazione e mirando sia ai mercati europei che a quelli USA. 

Ringrazio Tulio Marcelli per quello che ha fatto fino a qui per tutta l’agricoltura della nostra provincia – ha proseguito la Presidente – il ruolo che andrò a ricoprire è per me particolarmente importante perché l’agricoltore oggi è anche e soprattutto imprenditore ed il mio sarà un lavoro di squadra ed in continuità con quello fatto fino ad oggi volto alla costruzione di sinergie e filiere per poter consentire al prodotto Italia di avere tutto il ruolo e lo spazio che merita, chiedo quindi l’aiuto di tutti per poter fare il migliore lavoro di squadra per il bene dell’agricoltura aretina, e degli agricoltori che devono essere messi sempre al primo posto ed io lo farò ogni giorno con umiltà con tutta la passione e l’impegno che posso, quindi forza e avanti!”.

All’Assemblea hanno preso parte moltissime istituzioni, tanti i Sindaci presenti, così come i rappresentanti del mondo politico e associativo oltre alle cariche militari. Presente anche il Direttore di Coldiretti Toscana Antonio De Concilio ed il Direttore nazionale del Patronato Epaca Leo Fiorito.

“Fare un bilancio di questi 14 anni di mandato non è semplice – ha affermato il Presidente uscente Tulio Marcelli – abbiamo portato avanti e vinto moltissime battaglie, altre sono ancora in divenire, ne voglio citare due su tutte, la problematica ungulati che stiamo gestendo con la Regione Toscana ed il mercato coperto di Campagna Amica ad Arezzo, ci stiamo lavorando insieme al Direttore Rossi e spero che la nuova Presidente possa presto inaugurarlo”.

Il Presidente Marcelli ha poi ricordato tutte le vittorie dell’Associazione, a cominciare dalla battaglia sull’etichettatura d’origine dei prodotti “Abbiamo etichettato quasi tutto, siamo partiti dalle uova ed arrivati alla pasta e al grano qualche mese fa. Penso al primo mercato di Campagna Amica di Arezzo, una grande scommessa vinta, basti pensare a tutti gli altri mercati aperti nella provincia e che sono oggi punto di riferimento per il cittadino consumatore che trova nei banchi dei produttori tutta la qualità del cibo sano e giusto. E a proposito di cibo giusto – ha ricordato Marcelli – non posso non citare l’Osservatorio sulle criminalità e la contraffazione guidato da Giancarlo Caselli che combatte l’italian sounding ed i fenomeni ad esso legati”.

Marcelli si è soffermato anche sui grandi eventi che hanno visto protagonista la Coldiretti aretina ricordando la presenza ed Expo 2015 a Milano e da ultimo i Villaggi di Coldiretti che rappresentano l’esplosione dell’agricoltura e dell’alimentare nelle città, Marcelli ha anche ricordato l’impegno di Coldiretti nella cancellazione di Imu agricola e Irap e nella defiscalizzazione per i giovani imprenditori agricoli e poi, in chiusura non è mancato lo spazio per i ringraziamenti.

“Voglio ringraziare prima di tutto i soci, ma anche tutta la struttura di Coldiretti Arezzo che ha sempre dato anima, cuore e testa e chi la sta guidando in questo momento, il Direttore Rossi. Ringrazio i miei genitori, Isabella che è la mia compagna ed i miei figli.

Questo è uno straordinario percorso fatto insieme che continuerà perché resto in carica come Presidente di Epaca e rimango nel Consiglio di Coldiretti Arezzo. Stupore e meraviglia sono le due parole che mi accompagneranno sempre – si avvia a concludere Marcelli –  non avrei mai creduto che la Coldiretti mi facesse creare così tanti rapporti e relazioni con le persone, è stata un’esperienza unica”.

 

MARCHE, IMPRESAPESCA: FASCIA UNICA O ZONE IL FERMO PESCA COSÌ NON VA

In 33 anni di fermo biologico le importazioni di pesce dall’estero sono passate dal 27 all’80%, le aziende sono in difficoltà nonostante la flotta si sia ridotta di un terzo con la relativa diminuzione della forza lavoro. Lo afferma Coldiretti Impresapesca nel commentare sia le intenzioni del Ministero della Pesca di definire un fermo uniforme per tutto l’Adriatico, sia la richiesta della Regione Marche di mantenere il fermo scaglionato a zone e periodi.

“A nostro avviso – dice Tonino Giardini, responsabile nazionale e Marche di Impresapesca – il fermo pesca così come è stato concepito non va: non ha dato risultati e va completamente rivisto. La nostra proposta è quella di ampliare la linea di tutela dalle attuali 3 a 6 miglia dalla costa da giugno a ottobre. È quello il periodo di riproduzione e questa fascia più diventare un’area nursery. In questo arco di tempo le aziende possono scegliere autonomamente il periodo in cui fermarsi per ferie del personale e manutenzione delle imbarcazioni”.

Una proposta che Coldiretti Impresapesca ha già condiviso con i pescatori e che andrebbe a difesa anche dei consumatori che, con l’aumento dei consumi di prodotti ittici nel periodo estivo, rischiano sempre più spesso di trovarsi prodotti esteri spacciati per italiani. “Per altro la richiesta dell’assessore Sciapichetti ci sembra poco rispettosa delle istanze della marineria fermana e di quella sanbenedettese che avevano chiesto direttamente al Ministero di non essere zona di confine per tutte le problematiche legate agli sconfinamenti e alle speculazioni di mercato”.

 

PUGLIA, CONSORZI BONIFICA: FUORI AQP DA CABINA REGIA ACQUA

“Il Presidente Emiliano ha confermato la posizione della Regione Puglia, anticipata più volte dall’Assessore all’Agricoltura Di Gioia, di voler riconsegnare i consorzi di bonifica della Puglia all’autogoverno del mondo agricolo entro la fine dell’anno, stanziando risorse per fronteggiare la debitoria pregressa per 5 anni, coprendo le spese di personale che andrà riorganizzato e meglio qualificato e riavviando così le manutenzioni. Il percorso sarà compiuto con l’esclusione della presenza della cabina di regia sull’acqua di AQP, per evitare un aggravio dei costi a causa dell’IVA e per riaffermare la necessità dell’autogoverno delle attività consortili, dalla bonifica alla gestione dell’acqua”, esprime soddisfazione il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alle dichiarazioni del Presidente della Regione Puglia Emiliano sui consorzi, in occasione della cerimonia con la quale la Corte dei Conti ha dato il via libera alla parificazione del rendiconto generale per l’anno 2017.

Il lungo commissariamento dei 4 Consorzi Arneo, Ugento Li Foggi, Stornara e Tara e Terre d’Apulia, iniziato nel 2011, ha aggravato la situazione dei Consorzi di Bonifica commissariati, oggi fusi nel Consorzio di Bonifica del Centro – Sud che, in grave crisi economico-finanziaria, non sono stati più in grado di garantire la vitale attività di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio.

“L’opera di bonifica e irrigazione svolta da quello che oggi è il Consorzio del Centro – Sud, oltre che dai due Consorzi di Bonifica del foggiano, è indispensabile – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – e l’unica strada è far uscire il Consorzio dalle sabbie mobili attraverso un piano organico pluriennale per gli interventi di manutenzione straordinaria della rete di scolo, al fine di non gravare di oneri impropri i consorziati, già colpiti sia patrimonialmente che nella formazione del reddito, in considerazione dei ripetuti danni subiti, a causa della mancata manutenzione delle strutture di bonifica e che realizzi investimenti in infrastrutture irrigue e, soprattutto, avvii fattivamente interventi di manutenzione straordinaria degli impianti irrigui collettivi, pozzi compresi e delle reti di distribuzione di acqua potabile nelle aree rurali”.

La mancanza di una organica politica di bonifica e irrigazione – aggiunge Coldiretti Puglia – comporta che lo stesso costo dell’acqua sia stato e continui ad essere caratterizzato da profonde ingiustizie. Per questo vanno rivisti gli accordi intervenuti con la Regione Basilicata, in merito al “ristoro del danno ambientale”, in considerazione dei riflessi negativi sui costi dell’irrigazione per l’utenza e sui bilanci degli stessi Consorzi, escludendo la presenza della cabina di regia sull’acqua di AQP, per evitare un aggravio dei costi a causa dell’IVA e per riaffermare la necessità dell’autogoverno delle attività consortili, dalla bonifica alla gestione dell’acqua.

In Puglia i consorzi di bonifica – conclude Coldiretti Puglia – rappresentano strumenti di utilità pubblica straordinaria, dato che nel settore irriguo gestiscono una superficie servita da opere di irrigazione di oltre 210mila ettari, 102 invasi e vasche di compenso, 24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo, 560 chilometri di canali irrigui e circa 10.000 chilometri di condotte tubate.

 

EMILIA-ROMAGNA, AGRICOLTORI SENZA RISARCIMENTI PER LE GELATE DI MARZO 2018

È allarme tra i produttori agricoli dell’Emilia Romagna per l’assordante silenzio delle istituzioni sui risarcimenti dei pesanti danni provocati in regione dall’ondata di gelo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo scorso, che provocò nella campagne da Piacenza a Rimini circa 100 milioni di perdite. Lo denuncia Coldiretti Emilia Romagna ricordando che le gelate avevano colpito pesantemente i frutteti, in particolare albicocchi e peschi, e gli ortaggi, dai carciofi ai cavoli, dai pomodori ai broccoli.

Dopo i sopralluoghi della Regione Emilia Romagna – spiega Coldiretti – è partita la procedura per il risarcimento con l’invio della documentazione dei danni al ministero delle Politiche agricole. Da allora tutto tace. L’allarme dei produttori – rincara Coldiretti Emilia Romagna – nasce anche dalla mancanza di copertura in quel periodo delle assicurazioni contro le calamità naturali in quanto la campagna assicurativa non era ancora aperta e non era stato possibile assicurare le coltivazioni.

La mancata risposta delle istituzioni a distanza di oltre quattro mesi dagli eventi – afferma Coldiretti regionale – fa presumere un esito negativo delle richieste degli agricoltori, che si troverebbero in questo caso totalmente scoperti vista l’impossibilità di assicurarsi. Per evitare di aggiungere disastro a disastro, vista la vastità delle aree colpite e le forti perdite economiche, Coldiretti Emilia Romagna propone di attivare la stessa procedura utilizzata nel 2017 per la siccità. Occorre – spiega Coldiretti – una norma apposita che, in deroga al decreto 102/2004 sulla calamità naturali, consenta di risarcire il danno per le colture assicurabili. Se non arriverà una risposta chiara in tempi brevissimi, Coldiretti Emilia Romagna prenderà contatti con tutti i parlamentari della regione per sollecitare la presentazione alle Camere di una apposita norma salva-aziende.

 

MOLISE, ANCHE I VERTICI REGIONALI DI COLDIRETTI A ROMA PER L’ASSEMBLEA NAZIONALE

UE e commercio globale, trattato Ceta, voucher ma anche Brexit senza tralasciare la tutela della salute dei cittadini allarmati dalla dubbia qualità e provenienza dei cibi stranieri: di questo ed altro si è discusso oggi a Roma dove, al centro congressi Rospigliosi, si è tenuta l’Assemblea nazionale di Coldiretti. All’evento ha preso parte anche il vicepremier, Luigi Di Maio, che, nel corso del suo intervento, ha annunciato che il Parlamento Italiano non ratificherà l’accordo CETA. Ai lavori erano presenti anche i vertici regionali di Coldiretti Molise, il delegato confederale Giuseppe Spinelli, ed il direttore regionale Aniello Ascolese.

“Sul piano politico – ha affermato il Presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel corso della sua relazione – l’Unione Europea deve acquisire un nuovo protagonismo per promuovere regole sul commercio globale che non tengano conto solo del fattore economico ma anche del rispetto dei diritti sul lavoro, della tutela dell’ambiente e della salute, anche con l’annunciata riforma del Wto”.

“Per questo – ha osservato il delegato confederale Giuseppe Spinelli – come sottolineato dal nostro presidente Moncalvo, serve ripensare dalle radici non solo le regole, ma in primo luogo i principi fondativi del libero commercio perché è necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore per chi produce e per chi consuma”.

Altro tema importante affrontato nel corso dell’Assemblea ha riguardato la Brexit, a pagare il cui conto, ha osservato il direttore Ascolese, in linea con il presidente Moncalvo, “non può essere l’agricoltura italiana dove i tagli per 2,7 miliardi di euro al budget della Politica Agricola Comune (Pac) colpiscono 800mila aziende agricole, mettendo a rischio la loro capacità di affrontare sfide chiave per il Paese e per la stessa Ue, dai cambiamenti climatici, all’immigrazione, alla sicurezza”.

Riguardo, infine, alla reintroduzione dei voucher Coldiretti ha chiesto di “far presto” in quanto, ha ricordato il presidente Moncalvo, “circa la metà dei voucher in agricoltura viene impiegata per la vendemmia che quest’anno parte con gli inizi di agosto mentre sono già in piena attività le raccolte di ortaggi e frutta”.

 

CAGLIARI, RINNOVATE LE CARICHE SOCIALI DELLE SEZIONI DEL SARRABU

Proseguono i rinnovi delle cariche sociali nelle sezioni della Federazione interprovinciale di Cagliari. Nei giorni scorsi si sono concluse quelle del Sarrabus. Ad Armungia è stata riconfermata alla carica di presidente Paoletta Dessì mentre a Villasalto Valentino Lussu ha ceduto il testimone a Marcello Congiu, giovane allevatore di bovini e suini. A San Vito, il nuovo presidente è Giuseppe Lai, giovane imprenditore agricolo di 33 anni che sarà affiancato nel ruolo di vice dall’altrettanto giovane Stefano Pilia. Lai succede a Mario Meloni, ora rappresentante di Federpensionati. A Muravera, invece, conferma per il presidente Giorgio Demurtas, ingegnere-pastore, rappresentante dell’azienda agricola Coile Iscalas di Costa Rey. 

 

MODENA, LISTERIA: SUBITO ETICHETTA D’ORIGINE SUI SALUMI

Contro il pericolo listeria occorre introdurre subito l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti i salumi e i prodotti trasformati per tutelare i consumatori in una situazione che vede oggi due prosciutti su tre venduti in Italia provenienti dall’estero ma anche togliere il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione pubblica delle aziende che importano prodotti per consentire interventi rapidi e mirati. E’ quanto sostiene Coldiretti Modena nel commentare il richiamo dal commercio di un lotto del prosciutto cotto ‘Cesare Fiorucci’, marchio storico del Made in Italy che nel 2011 è stata acquisita dal gruppo alimentare Campofrio Food Group e successivamente, nel 2015, è entrata a far parte del gruppo messicano Sigma Alimentos. Il prodotto è stato tolto dagli scaffali “per possibile presenza di Listeria”.

Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea – continua Coldiretti Modena – che obbliga ad indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per quella trasformata in salumi, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi, le conserve di frutta o per gli ortaggi conservati, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie anche con una profonda revisione delle norme comunitarie.

Secondo un’analisi Coldiretti, nel primo semestre del 2018 in Italia si sono verificate 222 emergenze alimentari secondo il sistema di allerta rapido comunitario (Rasff) soprattutto per la presenza di microrganismi patogeni, micotossine, metalli pesanti, infestazione parassiti o corpi estranei su alimenti provenienti in quasi 9 casi su 10 dall’estero.

Nonostante i passi in avanti – continua la Coldiretti modenese – permangono purtroppo ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute, come dimostrano gli scandali alimentari degli ultimi anni che si sono propagati rapidamente a livello planetario per la mancanza di trasparenza: dal latte per i bambini in polvere francese contaminato da salmonella alla carne di cavallo spacciata per vitello nei ragù, dai prosciutti ottenuti da maiali olandesi alimentati con mangimi alla diossina fino agli ultimi casi di Listeria.

In tutti i casi – conclude Coldiretti Modena – è emerso evidente che con la globalizzazione degli scambi commerciali e delle informazioni le emergenze si diffondono rapidamente nei diversi Paesi e continenti e che le maggiori preoccupazioni sono determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio, con pericolose conseguenze per la salute dei cittadini ma anche sul piano economico per gli effetti sui consumi poiché non si riesce a confinare l’emergenza.

 

PUGLIA, LAVORO: TUTTI I CONTADINI SONO CAPORALI? BASTA CAMPAGNE DENIGRATORIE

“Ogni anno in questo periodo viene innescata ad orologeria la campagna denigratoria contro l’agricoltura e l’agroalimentare di Puglia che, da testimonial dell’economia regionale e addirittura leve di attrazione turistica, divengono d’un tratto bacini di criminalità e crudeltà ad opera di imprenditori schiavisti. Negare l’esistenza del lavoro nero e del caporalato in Italia sarebbe un reato, ma sciorinare numeri su fenomeni illeciti e, quindi, occulti, affermando che centina di migliaia di lavoratori sono ridotti in schiavitù e che il 39% delle imprese agricole pugliesi fa ricorso al caporalato è un reato altrettanto grave contro un mondo che lotta per contrastare un’aberrazione strisciante che arreca danno ai lavoratori e alla migliaia di aziende agricole sane che nulla hanno a che fare con i caporali e contro l’immagine stessa della Puglia a livello nazionale e internazionale”, è la risposta del Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla nuova ondata di discredito senza frontiere, partita in occasione dei momenti pubblici in ricordo della morte della povera bracciante agricola Paola Clemente.

“Sono tante le azioni comuni da intraprendere – ha aggiunto Cantele – per arginare il problema della intermediazione di manodopera e far incontrare in maniera trasparente domanda e offerta di lavoro, a partire dal trasporto dei lavoratori nei campi che rappresenta un aspetto fondamentale del business dei caporali, facendo controlli mirati, in particolare nei confronti delle cooperative senza terra che svolgono solo ed esclusivamente servizi agricoli, pulendo le sacche di grigio in tutti i segmenti del lavoro”.

In Puglia in 5 anni è aumentata del 6% il numero degli occupati in agricoltura – rimarca Coldiretti Puglia – passati dal 2012 al 2017 da 626mila a 663mila unità, sono cresciute del 7 percento le giornate di lavoro, passate da 14,6 milioni del 2014 a 15,7 milioni del 2016, mentre il numero delle aziende assuntrici di manodopera è aumentato di 182 unità “Piuttosto, vanno fatti rispettare i contratti di lavoro su base provinciale – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – che, oltre a prevedere aumenti retributivi su livelli sostenibili per le imprese agricole in questo periodo di difficile congiuntura economica, tengono conto delle realtà delle organizzazioni dei lavori aziendali, con le relative figure professionali occorrenti per lo svolgimento delle pratiche colturali per produzioni di qualità senza penalizzare i lavoratori. Avviata, tra l’altro, una fase sperimentale di attuazione dell’accordo che permetterà, attraverso un osservatorio costituito ad hoc, la valutazione oggettiva dell’aumento occupazionale prodotta”.

E’ stato, tra l’altro, rinnovato il contratto nazionale – sottolinea la Coldiretti – con una particolare attenzione alle imprese e gruppi di imprese plurilocalizzate in più province e regioni che potranno finalmente contare su un unico strumento contrattuale aziendale anziché dover applicare una pluralità di contratti provinciali e una  maggiore flessibilità nella gestione dell’orario di  lavoro raggiunto anche con l’allargamento delle causali che consentono l’interruzione della prestazione giornaliera estendendole a quelle relative a cause tecniche ed organizzative e non solo alla forza maggiore. Gli aumenti salariali – conclude la Coldiretti – sono previsti nella misura di 1,7% a decorrere da luglio 2018 cui si aggiunge un ulteriore 1,2% da aprile 2019.

“Ciò dimostra che l’agricoltura pugliese è capace di offrire prospettive di lavoro – conclude Corsetti – in un comparto strategico per l’economia del Paese. In uno scenario reso sfavorevole da crisi di mercato, accordi internazionali negativi, clima impazzito con bruschi cambiamenti delle condizioni meteorologhe, il mondo economico e lavorativo nel suo complesso va accompagnato da azioni concrete, perché le imprese agricole hanno bisogno oggi più che mai dei lavoratori e di condizioni di mercato del lavoro che siano realmente sostenibili, considerato che in Italia la tassazione sul lavoro stagionale è più alta di quella che esiste in Paesi come Francia e Spagna”. 

 

VENETO, 50 GIOVANI VITICOLTORI IN AULA PER CONOSCERE MEGLIO LA DOC PINOT GRIGIO

Con la presentazione del programma da parte di Albino Armani presidente del Consorzio di Tutela delle Venezie Coldiretti dà il via al corso di formazione dal titolo “Pinot Grigio, un viaggio di successo” rivolto a tutti gli imprenditori agricoli che hanno scommesso sulla nuova denominazione che raccoglie una lunga tradizione di coltivazione nel Nord Est.

All’iniziativa, che rientra nel Por Fse 2014-202 della Regione Veneto ed è organizzata dal centro accreditato “Impresa Verde Verona”, hanno aderito una cinquantina di giovani viticoltori che già al momento dell’iscrizione si sono dimostrati interessati ai principi di agronomia, alle tecniche di innesto e forme di allevamento, compresa la difesa fitosanitaria e l’equilibrio ambientale. Le lezioni previste non trascurano gli aspetti del commercio con l’estero, il marketing e l’efficienza economica.

“L’alta qualità del Pinot Grigio italiano – spiega Armani – si distingue in Inghilterra, Stati Uniti e Germania che assorbono l’80% della produzione rispetto ai quantitativi provenienti da altri Paesi”.  Per questo saranno strategiche le docenze di Fabio Piccoli Esperto di internazionalizzazione e di altri professori universitari. Sicuramente piacevole anche l’approfondimento dell’Enologo Denis Dan con degustazioni comparate tra i diversi vitigni.

 

NUORO-OGLIASTRA, UN GIOVANE UNDER 30 ALLA GUIDA DELLA SEZIONE DI SARULE

E’ un under 30 il nuovo presidente di sezione di Sarule. Si tratta di Francesco Porcu di 25 anni che alleva ovini e bovini di razza bruna. Francesco è stato eletto venerdì pomeriggio dall’assemblea dei soci locali e succede a Roberto Manca. In settimana la Federazione provinciale della Coldiretti completerà i rinnovi sociali nelle sezioni comunali dopodiché fisserà la data dell’assemblea provinciale dove saranno eletti i nuovi dirigenti e presidenti.

 

CALABRIA, CONSORZIO BONIFICA DI TREBISACCE CONTINUERA’ A GARANTIRE IRRIGAZIONE

“Che ci possa essere ancora qualche amministratore locale che tenta di trovare ruolo politico denigrando il lavoro, la progettualità e l’impegno dei Consorzi di Bonifica Calabresi non ci meraviglia.  Ci lascia però amareggiati – commenta Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – se si supera il buon senso, come nel caso del Consorzio di Trebisacce.  Non conoscendo gli atti ufficiali – continua – si allude a responsabilità gestionali come causa delle difficoltà sul servizio irriguo dell’alto ionio cosentino e non alle sopravvenute problematiche tecniche dell’impianto del Sinni su cui il Consorzio di Bonifica non ha responsabilità e competenza.  

Da qualche settimana ci sono dei novelli Sherlock Holmes impegnati a dimostrare presunte disattenzioni e responsabilità del Consorzio di Trebisacce sulla minore disponibilità di acqua per l’irrigazione: diventano quindi tifosi del carrozzone EIPLI e avallano di fatto richieste di importi fantasiosi e di presunti crediti che dovrebbe pagare il Consorzio di Bonifica.  La responsabilità e il ruolo Istituzionale – precisa Molinaro – imporrebbero prima, di informarsi sulla veridicità dei dati e delle richieste di un Ente (Eipli) in liquidazione, che proprio in questi giorni l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica (ANBI) ne ha denunciato l’inadeguatezza e bollando la pericolosità gestionale del Commissario, ne ha chiesto la rimozione.

Visto che si sbandiera la tutela degli agricoltori, vale la pena ricordare che il Consorzio di Bonifica acquista l’acqua dall’EIPLI al prezzo di 0,015 centesimi al metro cubo per una dotazione annua di 8,5 Milioni di metri cubi che dal 2018 dovevano essere 12,5 Milioni. Quasi sempre – riferisce Molinaro – sono stati erogati meno di 7 milioni, utilizzati per l’irrigazione di 1010 ettari su una superficie attrezzata di 3000 ettari.  La buona amministrazione del Consorzio di Bonifica – evidenzia Molinaro –  ha consentito di non ripartire, fino ad oggi, il costo pagato all’EIPLI agli agricoltori che avrebbe inciso per circa 104 euro annui in più ad ettaro irrigato. 

Tornando ai fatti ufficiali e non alle bizzarre ricostruzioni, di chi pensava di fare gol e invece si è fatto un’autorete, il Consorzio di Bonifica prima dell’avvio della stagione irrigua 2018 ha versato all’EIPLI 250mila euro e chiesto un’incontro (mai concesso) per definire il saldo. Qualche settimana fa con una nota il Consorzio ha precisato che l’importo a saldo è di 421 mila euro e non l’inverosimile importo di 1,3 milioni di euro, preannunciando contestualmente un’azione legale per il tentativo di raggiro messo in campo dall’EIPLI che ha contabilizzato importi già oggetto di transazione nel 2011. 

E’ opportuno ricordare ancora – prosegue Molinaro – che la linea by-pass della vasca “6” per l’acqua da fornire a So.Ri.Cal. è stata oggetto di accordi transattivi sul credito del Consorzio di Bonifica di 781 mila euro, al 30 giugno 2006, diminuito a 600mila euro e del quale, pur continuando la fornitura e utilizzando le risorse degli agricoltori ancora non è stato incassato nemmeno un centesimo. Continuiamo – annota Molinaro –  ad essere orgogliosi di avere amministratori nel Consorzio di Bonifica, democraticamente eletti, che operano tutti i giorni dell’anno per garantire i servizi agli agricoltori ed ai cittadini, avvalendosi, come nel caso del territorio dell’Alto Ionio, della solidarietà economica tra territori per non appesantire i costi ad una parte degli agricoltori proprio per effetto dell’acquisto dell’acqua.  

Riteniamo parimenti necessari ed utili – chiosa – comportamenti responsabili e non faziosi considerando il Consorzio di Bonifica il soggetto dove scaricare tattiche politiche o altro!!! Ci piace ancora una volta ribadire che ad oggi, per effetto di una sapiente e professionale gestione dell’acqua disponibile nessun agricoltore ha subito danni.

 

NOVARA-VCO, LOTTA ALLA POPILLIA JAPONICA: OPERARE CON URGENZA

“Il settore fitosanitario della Regione ha risposto al nostro appello e siamo tutti al lavoro per ottimizzare le strategie comuni di lotta alla Popillia japonica, che sta provocando danni ingentissimi a un gran numero di colture agricole, tra cui sicuramente vigneti e frutteti, ma non solo: anche mais, soia e orticole”.

Così il presidente interprovinciale di Coldiretti Sara Baudo a margine dell’incontro che si è svolto negli scorsi giorni con i responsabili del settore fitopatologico della Regione Piemonte, intervenuti a Novara. Nel vertice – presenti il direttore della federazione Maria Lucia Benedetti e il tecnico dr. agr. Davide Giordano – Coldiretti ha ribadito ai funzionari della Regione, Giovanni Bosio e Davide Venanzio, la necessità di un lavoro condiviso per far fronte a un’invasione che, in pochi anni, ha assunto contorni preoccupanti: a partire dalla prima segnalazione, avvenuta a luglio 2014, il coleottero scarabeide è diventato un particolare problema per la zona a cavallo tra Piemonte e Lombardia. I primi ritrovamenti sono avvenuti nella Valle del Ticino, più precisamente in un’area di oltre 80 km2 compresa tra Pombia e Galliate: ora si parla di un’areale di 1000 km2 nelle due province, con un aumento esponenziale in meno di cinque anni. Già nel 2014 era evidente che la presenza di Popillia non era di poche unità, ma di diverse decine se non centinaia di migliaia: i primi campionamenti, tramite raccolta manuale e trappole, portarono alla cattura di oltre 29000 adulti.

“Il censimento deve essere capillare, in quanto anche la presenza di un solo insetto è allarmante. Su questo fronte, il settore fitopatologico sta facendo un buon lavoro: non dimentichiamo che questo insetto si muove in gruppo e anche la presenza di un solo individuo rintracciato è un segnale molto negativo. Oltretutto, è riuscito a resistere persino alle temperature rigide dello scorso inverno” rimarca Baudo.

I danni, come detto, sono ingentissimi: “La Popillia erode foglie, fiori e frutti. Su mais, inoltre, gli adulti di Popillia si nutrono delle sete delle spighe, con conseguenti problemi di fecondazione e ridotto numero di cariossidi formate” ha confermato Giordano. “Inoltre, per via dello spiccato comportamento gregario, i danni spesso sono molto localizzati, e basta spostarsi di pochi metri per trovare piante indenni. Le larve risultano invece particolarmente nocive ai tappeti erbosi e ai prati e pascoli, sia per i danni diretti (erosioni radicali) che per i danni dovuti a talpe, cinghiali e uccelli che scavano nel terreno per cercare le larve di cui si nutrono”. “Insomma a danno si va aggiungere altro danno” commenta la presidente Sara Baudo.

L’incontro odierno è stato utile a fare il punto sugli interventi di lotta: “Su questo punto è importante intervenire in modo coordinato con il supporto della settore fitosanitario. Prosegue Sara Baudo – chiediamo inoltre che la Regione metta a disposizione delle risorse finalizzate alla ricerca e al contenimento dei danni che subiscono le nostre aziende”.

 

LIGURIA, DANNI DA SELVATICI: CHIEDIAMO AZIONI IMMEDIATE, INNOVATIVE E RISOLUTIVE

L’invasione della fauna selvatica in Liguria non è più, da tempo, solo un problema dell’agricoltura, ma di tutta la società: la crescita esponenziale di cinghiali, daini, lupi e altri animali selvatici ha portato ad un sovrappopolamento di esemplari che, allontanandosi dai boschi alla ricerca di cibo, sono arrivati ad occupare i centri abitati e a generare, con la loro presenza, numerosi incidenti sulle strade, mettendo a rischio le persone.

È l’allarme lanciato da Coldiretti Liguria che, raccogliendo numerose segnalazioni da imprese agricole e cittadini, preoccupati per una situazione che ogni giorno diventa sempre più insostenibile e per la quale ogni misura adottata finora non ha portato a risultati significativi, ha chiesto un ulteriore intervento della Regione Liguria.

Proprio in queste ore, infatti, Coldiretti Liguria ha consegnato un documento all’Assessore Stefano Mai contenente una serie di proposte per arginare il grave problema della fauna selvatica. Oltre alla semplificazione della legge regionale in materia di autotutela del fondo agricolo, alla rotazione delle squadre di caccia anche da fuori regione, al monitoraggio online degli abbattimenti per evitare il consueto mancato raggiungimento degli obiettivi e ad una serie di metodi per allocare risorse utili agli indennizzi, Coldiretti Liguria ha chiesto inoltre alla Regione di attivarsi per avviare e promuovere uno studio e una sperimentazione sulla sterilizzazione con esca per il contenimento dei capi, pratica già attiva in altri Paesi europei e del mondo, ma non ancora presente e diffusa in Italia. In Inghilterra, ad esempio, è stato sperimentato il vaccino denominato GonaCon, messo a punto dagli scienziati del U.S. Department of Agriculture’s (USDA), proprio da una ricercatrice italiana, Giovanna Massei, e dall’Australia arriva un’ulteriore ricerca per l’immunosterilizzazione del cinghiale. In sintesi, prosegue la Coldiretti, controllando la fertilità degli animali selvatici tramite farmaci somministrati con esche specifiche, apribili solo dagli ungulati, si potrebbero ottenere, anche in questo modo, risultati concreti.

“La situazione – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – va risolta con un approccio che gestisca in maniera consapevole e continuativa la popolazione degli animali selvatici nell’interesse di tutta la società. Anche l’analisi per l’introduzione della sterilizzazione può essere una strada da percorrere e tenuto conto che in altre parti d’Europa e del mondo questa pratica viene già sperimentata, ottenendo anche risultati positivi, e la nostra regione potrebbe farsi parte attiva per analizzare questa formula nel nostro territorio. Comunque sia in Liguria è ormai indispensabile intervenire in maniera risolutiva, senza sottovalutare nulla, prima che sia troppo tardi e prima che le zone dell’entroterra vengano abbandonate da chi non riesce più a lavorare e vivere serenamente, con danni incalcolabili al patrimonio ambientale e paesaggistico della nostra regione. È in gioco l’economia di intere aree della regione, nonché l’equilibrio ambientale e l’incolumità delle persone. Le misure preventive ma anche quelle repressive adottate finora non hanno risolto il problema: nell’ultimo periodo gli abbattimenti, in particolare nel ponente, si contano sulle dita di una mano nonostante, invece, le segnalazioni e i danni siano numerosi. Per questo abbiamo chiesto all’Assessore Stefano Mai di prendere fortemente in considerazione, nell’interesse dell’economia locale e dell’intera società, il documento contenente le nostre proposte e ci siamo resi disponibili per lavorare insieme per risolvere questo grave problema”.

 

SALERNO, RICONOSCIMENTO DOP A COLATURA DI ALICI RILANCIA FILIERA ITTICA

“Una nuova Dop per il territorio si traduce in una crescita dell’intero sistema economico provinciale. Un traguardo di straordinaria importanza che esalta il lavoro di tanti produttori che hanno imboccato la strada della qualità per valorizzare uno dei pezzi forti della filiera ittica salernitana”. Lo dichiara, a margine della riunione di pubblico accertamento per la richiesta di registrazione della denominazione Dop per la “Colatura di Alici di Cetara”, il presidente di Coldiretti Salerno Vito Busillo.

“Stiamo sostenendo ormai da anni il comparto pesca in provincia di Salerno – continua Busillo – con adeguate politiche di valorizzazione per innovare e rafforzare la filiera, diffondere una nuova cultura della conoscenza del pesce e di un ritrovato legame con il mare. Dopo il Miglio zero al Masuccio Salerno e il concreto sostegno a progetti di rinnovamento della flotta peschereccia, la dop per la Colatura di Alici è un nuovo tassello nel mosaico di interventi per il rilancio del settore ittico che è strategico per l’economia locale”. La provincia di Salerno è leader in Campania per numero di prodotti DOP – IGP: un valore inestimabile che va salvaguardato a difesa della specificità dei prodotti sui mercati italiani e internazionali.

 

NAPOLI, ANDREA D’AMBRA È IL NUOVO PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI PARTENOPEA

Una nuova e autorevole guida prende le redini della federazione provinciale di Coldiretti Napoli. Andrea D’Ambra è stato eletto nuovo presidente questa mattina dall’assemblea dei delegati territoriali, riuniti nella sala parlamentino della Camera di Commercio di Napoli, alla presenza del vicepresidente nazionale Gennarino Masiello, del direttore regionale Salvatore Loffreda e del presidente della commissione agricoltura del Comune di Napoli Francesco Vernetti. L’imprenditore vitivinicolo ischitano, amministratore della storica cantina Casa D’Ambra fondata nel 1888, raccoglie il testimone da Vincenzo Di Nardo. Al presidente uscente sono andati i ringraziamenti di Coldiretti per aver condotto la fase di transizione aperta dopo la prematura scomparsa del giovane leader Emanuele Guardascione.

L’assemblea ha eletto tutti gli organismi. L’incarico di vicepresidenti va a Carmine Farina (Cardito) e Tommaso Picascia (Qualiano). Il consiglio direttivo è composto inoltre da Ferdinando Ambrosio (Terzigno), Angelo Zinco (Ponticelli), Paolo Castaldo (Acerra-Afragola), Marianna D’Auria (Castellammare di Stabia), Anthony Pollio (Massa Lubrense), Giuseppe Panariello (Torre del Greco), Luigi Capuano (Pozzuoli), Mariano Vinaccia (Sant’Agnello di Sorrento), Bruno Sodano (Marigliano), Pasquale Imperato (Portici-Ercolano). Sono componenti di diritto il delegato dei giovani Domenico Sabatino, delle donne Valentina Stinga e dei pensionati Vincenzo Di Nardo. Il collegio dei revisori risulta costituito da Flavio De Marco, Roberto Mattera e Mario Di Guida. Nel comitato dei probiviri sono presenti Francesco Pirozzi, Giovanna Scala e Bianca Venanzio.

Andrea D’Ambra, enologo, è l’erede della famiglia di imprenditori vitivinicoli che ha reso celebre nel mondo i vini d’Ischia, in particolare il Biancolella. Tra le tante curiosità legate a Casa D’Ambra c’è l’etichetta che riporta il logo dell’azienda, nata dai consigli del grande regista Luchino Visconti. La cantina ischitana compie quest’anno 130 anni e li festeggia con la cooperativa di vignaioli che ha fatto crescere intorno a sé, dando lavoro a quasi centoventi piccole imprese.

“Questo incarico mi riempie di onore e di responsabilità – ha dichiarato il neopresidente D’Ambra – nella consapevolezza del valore che Coldiretti è in grado di esprimere e delle opportunità che può creare sul territorio. Nonostante le difficoltà, oggi registriamo ovunque, anche nella mia Ischia, una rinascita dell’interesse verso l’agricoltura. I giovani sono la grande risorsa che ne sta cambiando le sorti. L’agricoltura può e deve rappresentare per la provincia di Napoli un’occasione straordinaria per la capacità di creare economia, per il ruolo di difesa del patrimonio naturale e del paesaggio, per il valore aggiunto che riesce a dare al turismo di qualità”.

 

UMBRIA, PRESENTATO IL NUOVO CORSO DI LAUREA IN “MADE IN ITALY, CIBO E OSPITALITÀ”

È stato presentato all’Università per Stranieri di Perugia il nuovo corso di laurea triennale in Made in Italy, cibo e ospitalità alla presenza del rettore prof. Giovanni Paciullo; di Giovanni Capecchi, presidente del nuovo corso di laurea; di Anna Rita Fioroni, presidente dell’Università dei Sapori; Maria Teresa Severini, assessore alla cultura, Turismo e Università del Comune di Perugia; Vasco Gargaglia, direttore di Confcommercio Umbria; Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria; Simone Fittuccia, presidente di Federalberghi dell’Umbria.

Il corso è l’unico in Italia a fondere insieme il percorso e gli obiettivi formativi di due classi di laurea: Scienze del turismo e Scienze, culture e politiche della gastronomia. Attraverso l’interclasse, il corso intende offrire una formazione culturale riguardante il made in Italy nel suo complesso e una formazione tecnico-pratica che consenta di operare nell’ambito delle imprese del made in Italy e nei settori del cibo, della gastronomia e dell’ospitalità.

“Il corso di laurea in Made in Italy, cibo e ospitalità ha spiegato il rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, prof. Giovanni Paciullo – nasce da un progetto condiviso da Coldiretti Umbria, Confcommercio Umbria, Università dei Sapori. Il nuovo corso – ha aggiunto il Rettore – intende formare un profilo professionale capace di cogliere, rappresentare, progettare, organizzare, gestire l’intreccio tra gastronomia, arte, paesaggio, ospitalità che sono elementi distintivi dell’identità italiana. Paciullo ha, quindi, sottolineato l’ancoraggio del nuovo corso di laurea alla storica missione della Università per Stranieri, da sempre impegnata a promuovere gli elementi identitari della italianità.

La gastronomia è insieme storia, scienza, economia, agricoltura e politica; a questo proposito il Rettore ha richiamato il manifesto di Slow Food al quale il corso si ispira e che è stato capace di operare un cambiamento di portata planetaria. Il rettore ha poi sottolineato gli stretti legami del corso con l’iniziativa della Università per Stranieri nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, richiamando il concetto di sovranità alimentare che consiste in un processo di riterritorializzazione come elemento essenziale della sostenibilità sociale ed ecologica, condizione per lo sviluppo dei popoli e dei luoghi. Facendo, quindi, riferimento alla parte del corso più direttamente legata alla cultura dell’ospitalità – ha asserito Paciullo – che il vero valore aggiunto, nelle politiche che la muovono, è nella dimensione culturale del territorio, nella interazione di risorse intellettuali, di fattori storici, artistici, architettonici e della qualità della vita. Ambiente, territorio, arte, cultura, vino, gastronomia – ha concluso il rettore – sono sempre più sovrapposti ed esprimono una domanda unitaria e complessa per la quale il nuovo corso di laurea dell’Università per Stranieri ha l’ambizione di essere una risposta possibile”.

Alla presentazione del nuovo corso di laurea non ha voluto far mancare il proprio saluto il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni, impossibilitato a partecipare. “L’Umbria – ha dichiarato Mencaroni – ha nel turismo la fuoriserie grazie a cui percorrere a grande velocità la via della crescita e dello sviluppo sostenibile: cibo, gastronomia e ospitalità sono il carburante per far muovere questa fuoriserie.  Confcommercio Umbria plaude dunque a questo progetto e partecipa con convinzione, nella certezza che oggi, per affrontare i tanti competitor, per mettere a frutto i plus che la nostra regione e il nostro Paese possono offrire e rafforzarne la capacità attrattiva e l’originalità, bisogna costruirci attorno “cultura” e “scienza”.  Essere stati i primi in Italia a varare questo corso di laurea, da cui ci aspettiamo ricadute molto positive, è motivo di soddisfazione e di orgoglio”.        

E orgoglio e soddisfazione per l’importante partecipazione al progetto della Stranieri di Perugia è stata espressa anche dalla presidente di Università dei Sapori, Anna Rita Fioroni. “Siamo fortemente convinti che comprendere il Made in Italy e saperlo declinare con conoscenze e strumenti adeguati rappresenti sempre di più un fattore discriminante nel comportamento di acquisto dei consumatori e quindi una leva strategica determinante per le imprese orientate all’internazionalizzazione ed operanti in settori quali il turismo, l’enogastronomia e l’ospitalità, dove la formazione di qualità è un elemento decisivo di competitività. L’Università dei Sapori, in oltre venti anni di attività, ha saputo guadagnarsi il ruolo di interlocutore autorevole in tutti gli ambiti in cui si affrontano e sviluppano tematiche legate al turismo ed all’enogastronomia, grazie alla particolare sensibilità ed all’attenzione costante che dedica alla valorizzazione del nostro patrimonio territoriale, gastronomico e culturale”.

Anche la Coldiretti Umbria punta il dito sul primato della nuova scelta formativa della Stranieri. “Si tratta di un’iniziativa di straordinario valore innovativo – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Umbria Albano Agabiti – visto che cibo, cultura e turismo rappresentano delle leve strategiche determinanti per la crescita puntando sul legame con il territorio e sulla biodiversità. L’Italia è il Paese che può contare primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare che peraltro ha contribuito a mantenere nel tempo un territorio con paesaggi unici da tutelare e valorizzare nel mondo anche attraverso le nuove generazioni, sempre più interessate ed attratte da quanto ruota su questi temi”.

 

ASCOLI-FERMO, COLDIRETTI-FEDERFORESTE, NEL PICENO TERREMOTATO 1° BOSCO DOC

Nasce nel Piceno il primo bosco “Doc”, su iniziativa di Coldiretti Ascoli Fermo e Federforeste, assieme alla Comunanza Agraria di Montacuto di Acquasanta Terme, con una produzione di legno e altri prodotti a denominazione di origine (come funghi, castagne e tartufi, ad esempio) per dare nuove opportunità occupazionali a un territorio ancora ferito dal terremoto. L’iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa nella Sala Giunta della Camera di Commercio di Ascoli Piceno, alla presenza, tra gli altri, di Gabriele Calliari (Presidente Federforeste), Tommaso Di Sante (Presidente Coldiretti Marche), Armando Marconi (Presidente Coldiretti Ascoli Fermo), Gino Sabatini (Presidente Camera di Commercio di Ascoli Piceno), Antonio Brunori (Segretario Nazionale Pefc Italia), Ascenzio Santini (Presidente Comunanza Agraria di Montacuto).

Ad aprire l’incontro il presidente di Coldiretti Ascoli Fermo, Armando Marconi, che ha sottolineato come l’iniziativa «potrà dare sostegno all’economia e all’ambiente al territorio per non spopolarlo grazie alla determinazione di Coldiretti e alla tenacia delle popolazioni del Piceno». Proprio la comunanza di Acquasanta che risale al lontano 1100 e raggruppa un centinaio di famiglie, aderente al Consorzio dei Monti della Laga, curerà i circa 400 ettari di foresta a denominazione. Ma come funziona un bosco Doc? Per “certificazione della gestione forestale” si intende una procedura di verifica riconosciuta e collaudata che conduce all’emissione, da parte di un organismo indipendente, di un certificato che attesta che le forme di gestione boschiva rispondono a determinati requisiti di “sostenibilità” ma sono anche mirate al conseguimento di benefici sociali ed economicamente valide.

Un’opportunità, spiegano Coldiretti Ascoli Fermo e Federforeste, utilizzabile tanto in prospettiva di filiera quanto dal punto di vista turistico. Nel primo caso rientrano la produzione di legname certificato di qualità da usare per mobili e arredi, compresi quelli balneari, ma anche di legna da utilizzare nei forni delle pizzerie, oltre alle produzioni agroalimentari tipiche dei boschi come funghi e tartufi. Una filiera grazie alla quale potrebbero essere creati fino a 200 posti di lavoro. «Onore a Coldiretti che ci ha creduto – ha detto Calliari – dimostrando che nel nostro Paese c’è capacità di occuparsi in maniera diversa dei boschi, la cui superficie sta superando quella agricola. In questo caso, nonostante la drammaticità del sisma, questo progetto significa ripresa e rinascita nella ricostruzione, forse anche utilizzando quel legno che andremo a produrre».

Si ribalta dunque il concetto culturale. Mentre un tempo il bosco veniva visto come spazio tolto all’agricoltura oggi diventa occasione per fare impresa e reddito. “Il bosco diventa opportunità per la collettività – ha sottolineato Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti Marche – La certificazione è un segno di distintivo con il pregio del Made in Italy. I progetti di filiera che abbiamo messo in campo per il grano duro, ad esempio, devono partire anche per le foreste con le aziende che, messe in rete, possono creare economia. Così riusciamo a rilanciare un territorio. La gestione dell’Appennino è un altro pezzo di quell’Italia positiva che stiamo mettendo in piedi come Coldiretti”.

In Italia solo l’8% delle foreste è certificato. Quella di Acquasanta, in zona Umito, è la prima del centro Italia. Legna certificata sempre più richiesta dalle aziende della filiera del legno ma anche, come ha spiegato il presidente dalla Camera di Commercio di Ascoli Piceno, Sabatini “di richiamo anche sul versante del turismo verde, la vacanza ambientale che in Italia trova sempre più estimatori a partire da quelli stranieri”.

 

MANTOVA, DUE GIOVANI DI COLDIRETTI ALLA PRIMA “AGRIACADEMY” A BOLOGNA

“L’AgriAcademy di Ismea, alla quale Andrea Zanotti ed io stiamo partecipando a Bologna è una grande opportunità per noi giovani imprenditori agricoli di approfondire temi fondamentali quali i mercati, l’export, l’innovazione in agricoltura e nelle filiere agroalimentari e la creazione di reti”. Così Camilla Destro di Ponti sul Mincio commenta l’appuntamento in corso a Bologna, organizzato da Ismea, che fra i giovani agricoltori del Nord Italia ha selezionato tramite concorso due Under30 di Coldiretti Mantova. Fino a domani si svolgerà la prima sessione didattica, mentre la seconda è programmata per l’autunno, quando saranno presentati i progetti che i diversi team dovranno realizzare.

Camilla Destro, 27 anni, è la delegata provinciale del Movimento Donne Impresa di Coldiretti Mantova. È alla guida dell’agriturismo Bitturelli di Ponti sul Mincio: 19 ettari a conduzione familiare coltivati a cereali e piccoli frutti. Offre ospitalità rurale e prima colazione agli agrituristi, molti dei quali stranieri. “Sono molto curiosa di poter fare questa esperienza – racconta Camilla Destro – perché ho molti progetti per ampliare l’attività agrituristica e completare il percorso della multifunzionalità aziendale. Un confronto con altri giovani imprenditori e con docenti di alto livello sarà senza dubbio stimolante e utile”.

Andrea Zanotti, 23 anni, è asolano, ma è titolare di un’azienda agricola a Fiesse (Brescia): 25 ettari coltivati a mais, grano, insalata e pomodoro da industria. In particolare, i 10 ettari di insalata è venduta per il 50% a un commerciante e in parte lavorata nell’azienda del papà ad Asola per la prima gamma, destinata ai mercati generali. “Conoscere altre realtà aziendali, confrontarsi con imprenditori coetanei, che hanno idee e progetti diversi, ma comunque tutti finalizzati a migliorare l’impresa agricola – commenta Andrea Zanotti – sarà sicuramente utile per imparare cose nuove e adattarle magari alla propria realtà imprenditoriale. Oggi è imprescindibile aprirsi a nuovi mercati e a tecnologie in grado di assicurare tracciabilità del prodotto e fornire sicurezza ai consumatori”.

 

 

Appuntamenti

LAZIO, TAVOLA ROTONDA SU “L’EVOLUZIONE DELLA CO/ULTURA DEL CIBO NEL LAZIO”

Martedì 17 marzo

Domani, martedì 17 luglio, presso la sede di Palazzo Rospigliosi (viale XXIV Maggio 43 – Sala delle Statue), alle ore 11 verrà eletto il presidente Coldiretti Lazio. A seguire, ore 11.30, si terrà una tavola rotonda “L’evoluzione della Co/ultura del cibo nel Lazio” per discutere e confrontarsi sul futuro del settore: dalla difesa del made in Italy ai modelli da diffondere, dal nuovo ruolo del consumatore ai contratti di filiera. All’incontro parteciperanno, tra gli altri, David Granieri, presidente Coldiretti Lazio; Sonia Ricci, DG Coop. OP Agrinsieme; Wanda Hager, managing director agriculture & processing and procurement; Gianluca Lelli, capo area economica Coldiretti; Alessandro Meozzi, responsabile delle Relazioni di rete GDO Pac 2000A – Conad. Le conclusioni saranno affidate a Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti”. – Lo comunica in una nota Coldiretti Lazio.

 

LOMBARDIA, ASSEMBLEA REGIONALE COLDIRETTI E RINNOVO CARICHE SOCIALI

Venerdì 20 Luglio

L’Assemblea regionale della Coldiretti Lombardia si terrà dalle ore 14,30 di venerdì 20 luglio 2018 a Milano nell’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli in Piazza Duca d’Aosta 3, dopo il rinnovo delle cariche sociali e la relazione del Presidente Ettore Prandini. Interverranno il Governatore della Lombardia Attilio Fontana, il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, l’Assessore regionale all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi Fabio Rolfi, l’Assessore regionale all’Ambiente e clima Raffaele Cattaneo, l’Assessore regionale al Territorio e Protezione Civile Pietro Foroni.

 

PADOVA, AROMI CHE PASSIONE! APPUNTAMENTO CON L’ESPERTO AL MERCATO COPERTO

Mercoledì 18 luglio

Un pomeriggio tra i profumi delle piante aromatiche al mercato coperto Padova Km Zero. Mercoledì 18 luglio dalle 15 alle 19, in via Vicenza 23, un esperto animerà insieme a Coldiretti Padova un percorso guidato alla scoperta dell’ampia offerta di piante aromatiche, delle loro proprietà e delle varietà ideali da abbinare ai prodotti freschi di stagione presenti al mercato. Faustino Saccuman, produttore orto – florovivastico, guiderà gli ospiti alla scoperta degli aromi “a km 0” e del loro uso in cucina, con qualche dritta e alcune semplici ricette. Per tutto il mese, ogni mercoledì pomeriggio e sabato mattina, gli agricoltori di Coldiretti Campagna Amica Padova propongono una rassegna di appuntamenti con laboratori dedicati ai prodotti di stagione e tanti assaggi freschi e gustosi, ovviamente “made in Padova”.

Il Mercato Coperto Padova Km Zero è il punto d’incontro fra gli agricoltori e i cittadini all’insegna delle tipicità di stagione e del territorio. I venti produttori di Coldiretti Campagna Amica Padova propongono oltre alla vendita diretta dei prodotti freschi e di stagione anche attività di animazione, degustazioni e dimostrazioni dedicate all’ortofrutta, ai formaggi e latticini, alla carne, al pane e alle farine, alle confetture e molto altro ancora.

Gli ospiti del Mercato Coperto hanno la possibilità di farsi consegnare la spesa gratuitamente a domicilio grazie ad un pratico furgone elettrico messo a disposizione dal Mercato per raggiungere i clienti direttamente a casa. Sulla pagina Facebook Campagna Amica Padova saranno puntualmente riportate tutte le novità sulle iniziative.

 

VARESE, A “SORRISO DI STELLE” DAL CUORE DELLA TERRA NASCE LA SOLIDARIETÀ

Martedì 17 luglio

I mirtilli, ma anche i formaggi vaccini e i rari caprini della Valcuvia, i piccoli frutti, il miele prealpino d’acacia Dop, le erbe officinali, con i cosmetici derivati, i succhi di frutta, il vino dei Ronchi Varesini. Tanti coprotagonisti domani sera a “Sorriso di Stelle”, l’evento al quale non mancherà, anche quest’anno, il supporto di Coldiretti Varese nell’atmosfera suggestiva di Ville Ponti: qui si tiene l’evento benefico promosso da Confcommercio-Uniascom e le altre importanti realtà che vi collaborano, i cui proventi sosterranno un progetto sull’autismo infantile di respiro internazionale.

I produttori di Coldiretti Varese e Campagna Amica saranno impegnati nelle diverse “isole del gusto”, come quella dedicata alle produzioni locali o dei dolci, dove si potrà gustare il gelato di capra preparato da Paride Peloso. Specialità locali anche alla base dei risotti: formaggella e sebuino per quello affidato allo chef Giordano Ferrarese, porcini e mirtilli (quelli di Enrico e Federico Montonati) per quello che preparerà lo chef Damiano Simbula.

Sette le imprese agricole quest’anno coinvolte nella serata: “Cascina Piano” di Franco Berrini, “A Poc a Poc” di Federico ed Enrico Montonati; “Caprivalcuvia” di Paride Peloso; “Cascina Piano” di Franco Berrini; “Il Ronco” di Paolo Zanotti; “Le Sinergie” di Carmela Pappalardo; “Vecchietti di Montegrino” di Natalia Baltina”; “Carera Andrea”.

“Anche da parte nostra, il migliore augurio affinchè la serata possa incontrare il miglior riscontro. Quando la solidarietà chiama, Coldiretti c’è e i suoi produttori sono felici di esserci insieme alla nostra città capoluogo” commenta il presidente provinciale dell’organizzazione agricola Fernando Fiori. “Un’agricoltura sana lo è anche nei principi: il progetto di Coldiretti guarda in positivo ed è fatto innanzitutto di valori, che partono dall’attenzione dei più deboli alla trasparenza assoluta nei confronti dei consumatori. Vogliamo costruire una filiera agricola tutta italiana che sappia valorizzare i nostri prodotti agroalimentari d’eccellenza e che allo stesso tempo sappia anche essere attenta ai più deboli. Per farlo partiamo dal territorio, camminando insieme a chi lo abita. E, soprattutto, con la volontà di dialogare e rispondere. Sempre”.

 

ORISTANO: AL VIA IL TOUR “COLDIRETTI ORISTANO INFORMA”, PRIMO INCONTRO A SEDILO

Martedì 17 luglio

Prende il via il Tour informativo “Coldiretti Oristano Informa”. Una serie di incontri nel territorio con gli iscritti Coldiretti della provincia per comunicare e illustrare leggi e normative, esplicare l’attività nei vari settori (fiscale, tecnico-economico, patronato), dibattere tematiche sindacali, pianificare iniziative e convegni e affrontare con i soci questioni anche di portata locale o territoriale.

Si parte dall’ Alto oristanese. A Sedilo il primo appuntamento, coinvolti gli iscritti dei comuni di Sedilo ed Aidomaggiore. Nei locali di “Sa prima Ighina”, domani, martedì 17 luglio 2018, alle ore 11,00 il Presidente di sezione Coldiretti Sedilo Antonio Carta aprirà i lavori, ai quali parteciperanno il Presidente ed il Vicedirettore di Coldiretti Oristano Giovanni Murru ed Emanuele Spanò, la Responsabile provinciale del patronato Epaca Vitalia Cara, tecnici ed operatori della Associazione agricola.

Già pianificati un’altra serie di incontri: a Ghilarza (per gli iscritti di Ghilarza, Abbasanta, Norbello, Soddì, Boroneddu, Tadasuni); a Sorradile (per i soci di Sorradile, Bidonì, Nughedu, Ardauli e Neoneli); a Fordongianus (per iscritti Fordongianus, Busachi e Ula Tirso); Paulilatino; Samugheo (Samugheo e Allai).

Contiamo di portare nel territorio – afferma il Presidente provinciale Giovanni Murru – una maggiore presenza e interlocuzione tra associazione agricola e iscritti, recando in loco pratiche informazioni e pianificando iniziative funzionali alle diverse attività agricole e zootecniche e dei tanti pensionati del comparto e non solo. Una maggiore conoscenza sia delle attività (in tutti i settori) che coinvolgono le aziende nonché delle leggi di settore rappresentano un valido aiuto nel pianificare il lavoro o beneficiare di interventi, misure di sostegno e sviluppo e consolidamento dei comparti.

Un confronto periodico con gli iscritti – ribadisce il Vice Direttore Emanuele Spanò – ci consente di annotare eventuali criticità o problematiche, talvolta di dimensione locale ma, rilevanti per le comunità e di dibatterle e trovare soluzioni direttamente con gli interessati. Inoltre, dal confronto nascono sempre nuove idee e suggerimenti per predisporre una azione sia organizzativa che gestionale sempre più a misura di azienda e di cittadino.

 

EMILIA-ROMAGNA: SERATA FINALE DEL PREMIO COLDIRETTI INNOVAZIONE GIOVANI

Oggi

Dalle feste nei campi di canapa agli allevamenti da cui si ricava lana che non dà allergia, dalla bava di lumaca per creme di bellezza alle erbe infestanti che fanno bene, dagli orti coltivati via internet al bosco con 300 mila alberi da tartufo. Sono alcune delle esperienze innovative che verranno messe in mostra  in occasione della serata finale del premio Innovazione Giovani promossa da Coldiretti Giovani Impresa Emilia Romagna che si svolgerà oggi, lunedì 16 luglio 2018 alle ore 18,00, presso l’azienda agricola Bertinelli, in via Medesano 1 a Noceto di Parma, dove arriveranno giovani da tutta l’Emilia Romagna.

In un expo green appositamente allestito sarà possibile vedere dal vivo i prodotti e le tecnologie che stanno rinnovando il modo di fare agricoltura e che costituiscono le idee piene di ingegno con cui i giovani fanno impresa. Verranno anche presentati gli ultimi dati sulle imprese giovanili agricole, le uniche a crescere in Emilia Romagna nel 2018.

Nell’ambito della serata verrà presentato il libro di Nunzio Primavera “La gente dei campi e il sogno di Bonomi – la Coldiretti dalla fondazione alla Riforma Agraria”, con l’autore che sarà intervistato dal giornalista Andrea Gavazzoli. Interverranno il delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa, Andrea Degli Esposti, il presidente e il direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello e Marco Allaria Olivieri.

 

CALABRIA: PREMIO OSCAR GREEN, FINALE REGIONALE AL CASTELLO SVEVO DI COSENZA

Oggi

C’è grande attesa per lunedì 16 luglio alle ore 17,00 quando nella splendida e suggestiva  “location” del Castello Svevo di Cosenza si svolgerà la dodicesima edizione “La Terra delle Idee”  del premio Oscar Green 2018 promosso da Coldiretti Giovani Impresa, che premia e valorizza  le giovani realtà imprenditoriali del settore agricolo e agroalimentare, e  il lavoro di tanti giovani che hanno scelto per il proprio futuro l’Agricoltura.(al maiuscolo perché maiuscolo è il ruolo nell’economia regionale) e sono state capaci di emergere tra le altre grazie a un modello di impresa innovativo e sostenibile.

Un premio che punta i riflettori sulla capacità di utilizzare l’innovazione per dare lustro alle tradizioni e ai prodotti locali, così come il ruolo dell’imprenditore per la tutela e l’arricchimento del territorio, e degli enti che sostengono il loro lavoro. Un riconoscimento insomma, ai “Cristiano Ronaldo” dell’agricoltura calabrese capaci ormai da 12 edizioni di fare la differenza ed imporre una tendenza produttiva e affermarsi sul mercato.

Le categorie in concorso sono: Impresa 3.Terra, Campagna Amica, Sostenibiità, Fare Rete, Noi per il sociale e Creatività per ciascuna delle quali verrà proclamato il vincitore regionale. All’evento parteciperà tra gli altri, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, la delegata regionale dei giovani Coldiretti Erika Lopez e i delegati provinciali, il Presidente e il Direttore Regionali rispettivamente Pietro Molinaro e Francesco Cosentini e tanti giovani. A fare da cornice all’evento, un allestimento dei prodotti delle aziende agricole vincitrici e un “apericena” di Campagna Amica.

 

PADOVA: SOSTENIBILITA’ E SERVIZI SPECIALISTICI PER VITICOLTURA CHE CREA VALORE

Martedì 17 luglio

Coldiretti Padova, in collaborazione con il Consorzio di Tutela Vini Doc Colli Euganei, presenta due importanti iniziative a servizio dei Vitivinicoltori, che hanno la finalità di creare valore. Il settore Vitivinicolo, negli ultimi anni ha saputo evolversi costantemente, migliorando la qualità dei vini, trasformando il territorio di origine nell’elemento distintivo del prodotto, adottando tecniche produttive attente alla salubrità ed alla conservazione dell’ambiente, avvicinando i consumatori al territorio di produzione, che è diventato sempre più conosciuto e fruibile. Un rinnovamento di immagine e qualitativo, che ha consentito di rispondere alle esigenze ed alle tendenze dei consumatori più evoluti, in Italia ed all’estero.

Su questi temi si svolgerà l’incontro di martedì 17 luglio, ore 20.15, a Vo Euganeo (Sala Riunioni Consorzio di Tutela Vini dei Colli Euganei) durante il quale sarà presentato un progetto innovativo e che ha l’ambizione di far diventare l’area dei Colli Euganei un laboratorio concreto di relazione ed integrazione tra Agricoltura, Turismo e Comunità Locale, in un sistema circolare e virtuoso.

La viticoltura padovana, con circa seimila ettari di vigneto, è sempre più orientata alla qualità e all’origine – prosegue Giorio – e cresce il numero di bottiglie a marchio Doc e Docg. Il 68,75% dei vigneti sono destinati alle uve a bacca bianca e il 31,25% alle uve a bacca nera. Sostanzialmente stabile il numero delle aziende vitivinicole padovane, 3.778, e confermato anche il “podio” delle prime tre varietà: al primo posto Glera Merlot al secondo e Pinot in ascesa dopo l’introduzione della nuova Doc Delle Venezie specificatamente dedicata a questa uva.  Molto bene la costante ascesa del Fior d’Arancio dei Colli Euganei Docg, ormai il vino bandiera del territorio a tutti gli effetti, sul quale i nostri produttori hanno puntato con convinzione e dedizione fin dall’inizio. Altro motivo di soddisfazione per la viticoltura padovana è lo sviluppo della coltivazione biologica in 580 ettari di vigneti coltivati da 94 aziende. Presto supereremo le 100 aziende viticole biologiche perché il trend sarà mantenuto anche nei prossimi anni. Cresce anche l’impegno delle nostre aziende vitivinicole verso i mercati esteri, dove i nostri vini si stanno facendo conoscere e apprezzare.

Questo il programma dell’iniziativa: Saluti: Massimo Bressan, Presidente Coldiretti Padova; Prima sessione – ore 20.30 -21.30 – Modello di Sviluppo Sostenibile della Viticoltura dei Colli Euganei. Intervengono: Marco Calaon, Presidente Consorzio Colli Euganei: Presentazione del Progetto; Samuele Trestini, Docente Università di Padova; Principi ed obbiettivi del progetto: integrare le filiere dell’Agricoltura e del Turismo per progettare il futuro con la comunità locale; Laura Secco, Docente Università di Padova: il Processo Partecipativo come strumento per il coinvolgimento del territorio; Enrico Specchio, Commissario Ente Parco Colli Euganei: Integrazione e Condivisione territoriale come strumenti di valorizzazione del Patrimonio della Comunità; Giovanni Roncalli, Direttore Coldiretti Padova: la Sostenibilità Viticola, per una nuova multifunzionalità del territorio dei Colli Euganei: Seconda sessione – ore 21.30-22.00 – Il nuovo “Servizio Specialistico Vitivinicolo” di Coldiretti. Intervengono: Giancarlo Vettorello, Ufficio Vitivinicolo Regionale Coldiretti: Accompagnare le aziende sul mercato, struttura  e servizi; Mario Silipo, Servizio Legislativo Coldiretti Veneto: il supporto Legislativo per l’azienda Vitivinicola professionale; Denis Dan, Enologo, Coldiretti Treviso: dal vigneto alla bottiglia, accompagnare ed adeguare tecnicamente, le produzioni alle esigenze del mercato; Cinzia Michelan, Servizio export Coldiretti Veneto: conoscere il mercato e le norme che lo regolano, per accompagnare all’estero l’azienda vitivinicola.

 

ALESSANDRIA: 2a FESTA NAZIONALE DEL SAN PASTORE E DEL PANE GROSSO DI TORTONA

Sabato 21 luglio

Seconda Festa del Ringraziamento del grano San Pastore e del Pane Grosso di Tortona in programma sabato 21 luglio dove, per l’occasione, in piazza Gavino Lugano sarà allestito dalle 8 alle 14 un mercato straordinario di Campagna Amica che vedrà la partecipazione dei produttori di Campagna Amica, del Consorzio Nazionale Produttori San Pastore e i panificatori del Grosso di Tortona, tutti insieme, per festeggiare il primo compleanno del Pane Grosso di Tortona.

Durante tutta la mattinata sarà possibile acquistare il pane Grosso di Tortona mentre in Duomo S.E.R. Mons. Vittorio Viola, Vescovo di Tortona, durante la Messa delle 10.30 impartirà la benedizione su questo “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”.

Il Pane Grosso di Tortona è realizzato attraverso il recupero del frumento tenero San Pastore, il grano più diffuso in Italia e “ritrovato” dopo oltre sessant’anni, attraverso la panificazione con lievitazioni naturali.

La seconda Festa Nazionale del San Pastore e del Grosso di Tortona rappresenta motivo di orgoglio e di soddisfazione: a distanza di un anno il lavoro svolto dal Consorzio Nazionale Produttori San Pastore ha dato ottimi risultati. L’acquisto del Grosso di Tortona è diventato una piacevole abitudine per i consumatori che possono trovare il pane non solo negli agrimercati di Campagna Amica ma anche in tante panetterie che hanno aderito al progetto.

“Iniziative come questa rappresentano un’importante opportunità per la tutela e la salvaguardia del prodotto vero Made in Italy.  – ha sottolineato il Presidente di Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – Si tratta di un grano del territorio, fortemente legato alle tradizioni di questa terra. La formazione di un gruppo di ricerca e di innovazione su un tema così rilevante rappresenta una grande occasione di sviluppo”.

«Un grazie alla Città di Tortona che ha supportato da subito questa progettualità. – ha sottolineato il Direttore Coldiretti Alessandria Leandro Grazioli – Territorialmente da sempre al centro di un’area vocata alla coltivazione dei cereali oggi si dice soddisfatta di quanto concretizzato in questi mesi. Come Coldiretti siamo orgogliosi di far parte e veder crescere un progetto che sostiene e valorizza questa vocazione, che realizza un forte collegamento con la realtà agricola con l’obiettivo della qualità e salubrità degli alimenti”.

Ricordiamo che il Pane Grosso di Tortona è un pane 100% San Pastore con lieviti madre anch’essi di San Pastore. Il nome deriva dalla moneta che il comune di Tortona fu autorizzato a coniare niente di meno che da Federico II, tale e tanta era l’importanza della città come granaio dell’impero. Il Grosso di Tortona è un pane di circa un chilo di forma rotonda con impresso un taglio a simboleggiare la stella a otto punte che porta a convergenza sia la stella impressa sulla moneta sia quella dello stemma vescovile della Diocesi di Tortona.

Al momento hanno garantito la loro partecipazione il Sen. Massimo Berutti, l’Ass. Regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero, il Sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere e il Vice Sindaco di Tortona Marcella Graziano.

 

RAVENNA: GIOVANI IMPRENDITORI RAVENNATI AL PREMIO PER L’INNOVAZIONE GIOVANILE

Oggi

Dalle feste nei campi di canapa agli allevamenti da cui si ricava lana che non dà allergia, dalla bava di lumaca per creme di bellezza alle erbe infestanti che fanno bene, dagli orti coltivati via internet al bosco con 300 mila alberi da tartufo. Sono alcune delle esperienze innovative che verranno messe in mostra in occasione della serata finale del premio Innovazione Giovani promossa da Coldiretti Giovani Impresa Emilia Romagna che si svolgerà lunedì 16 luglio 2018 alle ore 18,30 presso l’azienda agricola Bertinelli, in via Medesano 1 a Noceto di Parma dove non mancheranno giovani imprenditori agricoli innovativi del Ravennate.

In un expo green appositamente allestito sarà possibile vedere dal vivo i prodotti e le tecnologie che stanno rinnovando il modo di fare agricoltura e che costituiscono le idee piene di ingegno con cui i giovani fanno impresa. Verranno anche presentati gli ultimi dati sulle imprese giovanili agricole, le uniche a crescere in Emilia Romagna nel 2018. Nell’ambito della serata verrà presentato il libro di Nunzio Primavera “La gente dei campi e il sogno di Bonomi – la Coldiretti dalla fondazione alla Riforma Agraria”, con l’autore che sarà intervistato dal giornalista Andrea Gavazzoli. Interverranno il delegato regionale, Andrea Degli Esposti, il presidente e il direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello e Marco Allaria Olivieri.

 

COMO-LECCO: SI INAUGURA A SORICO IL NUOVO MERCATO ESTIVO DI CAMPAGNA AMICA

Mercoledì 18 luglio

Le eccellenze a kmØ non chiudono per ferie e anzi… si preparano a far colpo sui turisti che raggiungono i nostri laghi. Con un’importante novità: l’apertura di un AgriMercato “estivo” che, fino a settembre, si terrà ogni mercoledì mattina a Sorico, Alto Lago, nella location di piazza Cesare Battisti con inaugurazione dopodomani (mercoledì 18). Concluso il periodo estivo, è programmata la ripresa di questo Mercato Agricolo “stagionale” il prossimo anno, ma già a partire del mese di maggio.

Vi si troveranno i prodotti degli imprenditori agricoli lariani, tra cui i piccoli frutti dell’Alto Lago, ideali per combattere il caldo estivo, come mirtilli, ricchi di vitamine, minerali, antiossidanti e nutrienti necessari per garantire il livello ottimale di idratazione, ma anche la verdura, gli ortaggi e il miele, oltre a formaggi e confetture, conserve. Ma non mancheranno salumi, ragù di coniglio e molte altre specialità.                                                                                                                                                                                 

Per Coldiretti Como-Lecco si tratta di un risultato importante, “già avvalorato dalla continua espansione della prima rete di vendita diretta sul territorio e non solo, che già oggi conta 12 appuntamenti sul territorio con i Mercati di Campagna Amica, sette settimanali (Cantù, Meda, Uggiate Trevano, Giussano, Erba, Mariano Comense e Limbiate) cui si aggiungono quelli quindicinali di Olgiate Comasco, Lomazzo e quelli mensili di Albavilla, Mandello Lario e Lecco” come rimarca il presidente della Coldiretti interprovinciale Fortunato Trezzi.

“Il positivo confronto con l’amministrazione comunale ha portato in brevissimo tempo alla realizzazione di questo progetto, che deriva dalle richieste avanzate direttamente dai consumatori e dai cittadini alle quali i produttori di Coldiretti e Campagna Amica hanno risposto con prontezza. Il Mercato Agricolo di Sorico porterà la qualità del chilometro zero sulle tavole dei consumatori, con un appuntamento periodico e frequente, attraverso una delle formule più gettonate ed apprezzate dal pubblico, quella dei ‘farmer’s market’: è la campagna che va in città per essere vicina ai consumatori, ai turisti e alla popolazione. Infatti, nei Mercati di Campagna Amica vengono proposti solo prodotti agricoli, italiani, provenienti dai territori regionali quindi rigorosamente a km zero.” 

Sotto i gazebo gialli di Campagna Amica, i consumatori avranno la possibilità di acquistare le specialità rurali del territorio: “Prodotti che, con la bella stagione, andranno ad incontrare sia i cittadini che i molti turisti che, proprio in questo periodo, incrementano la popolazione di Sorico e dei comuni dell’Alto Lago, di cui questa realtà si pone a baricentro. La nascita del Mercato Agricolo, permetterà quindi ai consumatori di acquistare prodotti di filiera corta e garantita, dall’altro consente alle imprese agricole del territorio l’occasione di presentare ai cittadini consumatori il meglio delle loro produzioni”.