COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 16 aprile 2018

16 Aprile 2018
News La Forza del Territorio del 16 aprile 2018

Primo piano

TOSCANA

LA STAGIONE SCONVOLGE LE API: PRIMAVERA DA DIMENTICARE

Le bizze del tempo di questa pazza primavera sconvolgono anche le api che restano nelle arnie per effetto della pioggia durante la fioritura senza riuscire a svolgere il prezioso lavoro di trasporto del polline da una pianta all’altra ma in forte ritardo è anche la produzione di miele con cali fino al 50% per i primi raccolti di stagione, a seconda delle zone.

 

È la Coldiretti regionale a lanciare l’allarme sugli effetti del maltempo che sta ostacolando il lavoro delle api disturbate dalle piogge che a marzo sono state addirittura superiori del 74% la media dopo che il gelo di inizio anno aveva causato la regressione dello sviluppo delle famiglie e ulteriori perdite di quelle già deboli e debilitate per via dalla siccità della scorsa estate, con forti aumenti dei costi di produzione per l’alimentazione delle api.

“Questa primavera instabile – sottolinea Tulio Marcelli presidente di Coldiretti Toscana – sta creando grossi problemi agli alveari in alcune aree perché il maltempo ha compromesso le fioriture e le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e quindi non stanno riuscendo a produrre miele ma difficoltà si registrano anche per l’impollinazione delle piante da frutto, con la prevedibile conseguenza di una minore disponibilità di prodotto, senza una decisa inversione di tendenza”.

Nelle campagne della Toscana si producono mediamente 23mila quintali di miele, circa il 10% della produzione nazionale, per un valore di circa 16milioni di euro. Gli apicoltori nella nostra regione sono circa 4700 e sebbene sia un settore dove è sviluppato l’hobbismo, una buona parte di questi sono veri e propri imprenditori agricoli. L’anagrafe regionale ad oggi censisce oltre 98.000 arnie.

Gli effetti del clima – rileva la Coldiretti – rischiano di aggravare una situazione già difficile dopo che la produzione di miele nel 2017 si è ridotta a meno di 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni, mentre le importazioni hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. La parola “Italia” deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua De Concilio – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”. Invitiamo gli appassionati di questo salutare alimento – conclude De Concilio – a visitare i nostri mercati Campagna Amica trovando luoghi ed orari sul sito www.campagnamica.it”.

 

 

Dal territorio

 

LOMBARDIA, VINO: PIACE A PIÙ DI UN LOMBARDO SU DUE. PRODOTTI UN MILIONE DI HL

 

Più di un lombardo su due beve vino. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat, in occasione di Vinitaly 2018 in corso alla Fiera di Verona. Dalle Alpi al Po – spiega la Coldiretti regionale – sono 4 milioni e 763 mila le persone con 11 anni o più (pari al 53,3% del totale) che consumano il nettare di Bacco. Quasi 2 milioni lo bevono tutti i giorni.

Nel 2017 – spiega la Coldiretti – sono stati un milione gli ettolitri di vino prodotti in Lombardia, di cui circa il 90% di qualità grazie alle 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt. Denominazioni che contribuiscono al successo dell’export regionale, che lo scorso anno ha superato i 270 milioni di euro con un aumento del 62% rispetto al 2007. Il Franciacorta è tra le bollicine italiane più consumate nel mondo, dopo il Prosecco, l’Asti e il Trento Doc.

Tra chi degusta vino – spiega la Coldiretti – cresce l’attenzione alla qualità, una tendenza confermata dall’aumento del numero di enoteche che solo in Lombardia sono passate da 806 nel 2012 a 986 nel 2017 (+22%), secondo i dati della Camera di Commercio Milano, Monza Brianza, Lodi. La provincia con la maggior concentrazione di “oasi del vino” è quella milanese con 264 realtà, seguono Brescia (170), Bergamo (107), Varese (101), Monza e Brianza (74), Como (66), Pavia (59), Mantova (49), Lecco (31), Cremona (30), Sondrio (27), Lodi (8). Ma il vino è anche un mezzo di scoperta del territorio, visto che in Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – si contano oltre mille chilometri di sentieri del vino.

In Lombardia – conclude la Coldiretti – ci sono oltre 20mila ettari a vigneto: le province più “vinicole” sono Pavia e Brescia, seguite da Mantova, Sondrio, Bergamo, Milano e Lodi (con le colline fra San Colombano e Graffignana). Zone viticole con piccole produzioni si contano anche fra Como, Lecco, Varese e Cremona.

 

PUGLIA, VINITALY: RECORD EXPORT VINO + 21,5%; 15.990 ETTARI UVE BIO

 

Continua la crescita record delle esportazioni dei vini pugliesi, che nel 2017 hanno segnato un +21,5% rispetto all’anno precedente, secondo le elaborazioni di Coldiretti Puglia su dati Istat e un valore complessivo di 149 milioni di euro. Di pari passo aumenta la produzione biologica di uve, con 15.990 ettari contro i 10.866 dell’anno precedente. Il Primitivo pugliese con un aumento del +21% è al secondo posto in Italia della classifica dei vini che hanno avuto il maggior incremento nelle bottiglie acquistate nel 2017.

“Determinante il ruolo del settore vitivinicolo per l’economia e il lavoro nel Mezzogiorno e in Puglia – commenta il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – che vede la provincia di Foggia al secondo posto Italia per ore di lavoro create nel settore del vino e al decimo posto della top ten anche un’altro vitigno pugliese, il Castel Del Monte Doc, con 9,4 milioni di ore lavorate nella provincia di Bari. Innumerevoli le opportunità di lavoro per chi è impegnato direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi, dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione”.

Il regolamento comunitario per la produzione di ‘vino biologico’ rappresenta un passo avanti importante per uno sviluppo adeguato del settore. Finalmente, grazie al fatto che le norme disciplinano l’intero processo enologico e non la sola fase di coltivazione in campo delle uve bio, si può etichettare il vino come “biologico” e non più come “ottenuto da uve biologiche“.

“E’ grazie ai produttori di così alto livello – dice con soddisfazione Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – che la Puglia è diventata la capofila di questo ‘rinascimento del vino’.  Si tratta di un patrimonio di innovazione e competitività acquisite che va tutelato dagli attacchi dell’agropirateria che colpisce anche la Puglia ed i nostri vini sono a forte rischio imitazione. Ecco a cosa servono i marchi di qualità, a difenderci dagli attacchi dei falsari e a valorizzare la tipicità e la localizzazione del prodotto”.

Secondo uno studio della Coldiretti, la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie

Grande successo anche del biologico in Puglia, dove 1 ettaro su 8 di vigneto è biologico, dato testimoniato dalle numerose etichette di vini prestigiosi presenti al Vinitaly, recanti il logo europeo che distingue le produzioni biologiche. La Puglia è la seconda regione italiana con 10900 ettari nel segmento del vino bio e biodinamico. Grande attenzione anche all’ambiente, testimoniato dall’utilizzo del ‘tappo bio’, la chiusura innovativa “carbon neutral”, riciclabile al 100% e realizzata con materiali rinnovabili d’origine vegetale.

 

PIACENZA, VINITALY: ORTRUGO TERZO NELLA TOP TEN DELLA CRESCITA DELLE VENDITE

Con una crescita del 19% in un anno, l’Ortrugo piacentino sale sul terzo gradino del podio dei vini che hanno avuto il maggior incremento per le bottiglie acquistate nel 2017, dopo il Grillo siciliano (+23%) e il Primitivo pugliese (+21%). E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Infoscan Census, in occasione del Vinitaly di Verona dove, presso lo stand nel Centro Servizi Arena (corridoio tra i padiglioni 6 e 7), le curiosità del vino Made in Italy saranno protagoniste all’inaugurazione con l’esposizione delle esperienze più originali dalla vigna alla cantina, dall’imbottigliamento all’etichettatura.

La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che – sottolinea la Coldiretti – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio. Nella classifica dei primi dieci vini che nel 2017 in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale. Nel tempo della globalizzazione gli italiani – precisa la Coldiretti – bevono locale con il vino a “chilometro zero”.

Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria. A Piacenza la Coldiretti organizza il “Gran Premio dell’Ortrugo”, che quest’anno (già avviata la raccolta delle candidature) giunge alla decima edizione.

 

PUGLIA, VINITALY: L’INNOVAZIONE NEL BICCHIERE DI VINO

 

L’innovazione sta caratterizzando il mondo del vino pugliese, dice Coldiretti Puglia, e sta contribuendo a dare fermento ad un settore in continua crescita in termini di qualità e riconoscibilità sui mercati nazionali ed internazionali. Dal tappo in vetro, al vigneto ad alberello di uve Sauvignon in riva al mare, dagli occhialini utili ad ‘immergersi’ nelle Terre del Neagroamaro, fino al pesto dalle foglie di vite, sono solo alcune delle novità sono solo alcune delle novità delle aziende, raccontate da Coldiretti Puglia in occasione del Vinitaly. Capitolo a parte, aggiunge Coldiretti Puglia, merita la diffusione del “Wine beauty” che oggi riguarda dalla crema viso alla linfa di vite, dallo scrub agli scarti di potatura al gel di uva rassodante, dalla crema anti-età alle nettare di uva.

“E’ il tempo di fare un bilancio degli ultimi trent’anni – commenta il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – che hanno visto il settore impegnato in una seria rivoluzione colturale e culturale che lo ha reso il testimonial dell’agroalimentare pugliese competitivo ed evoluto.  Il finanziamento grazie a bandi regionali degli impianti di spumantizzazione ha consentito l’ulteriore valorizzazione delle nostre uve e dei nostri vini e fa il paio con una attività, che dal blocco dei diritti di reimpianti fuori regione, passa per tutte le misure sulla modernizzazione e l’innovazione in cantina. I vini spumanti che un tempo erano costretti a migrare oggi sono prodotti direttamente in Puglia, chiudendo una filiera di eccellenza che ha aperto straordinarie prospettive di mercato”.

Il vigneto di Erminio Campa caratterizza il panorama costiero di Torricella a Taranto con gli alberelli saldamente radicati su terreno calcareo argilloso misto a sabbia fine. L’aria di mare fa il resto.

In provincia di Lecce le cantine salentine di Guagnano, in collaborazione con Firm Unisalento e AVR Lab, spin off dell’Università del Salento, coordinati dal Prof. Maizza, hanno messo a punto occhialini avveniristici che consentono di visitare vigne, barricaie e cantine, stando comodamente seduti in poltrona a degustare i pregiati vini salentini. Ultima novità enogastronomica da abbinare ai vini un condimento a base di foglie di vite per insaporire pasta e crostoni dell’azienda agricola Lillo di Castellaneta.

“Il vino oggi testimonia un processo di rigenerazione realizzato da un sistema di imprese che si è posto l’obiettivo – ha aggiunto Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – di offrire nel bicchiere un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, di paesaggio, di testimonianze artistiche e naturali, con un occhio attento all’innovazione e alle tendenze del consumo. Da qui, per esempio, la nascita di Vegamaro”, la prima bottiglia di negroamaro in purezza dedicata a vegani e vegetariani, prodotto dalla cantina Feudi di Guagnano, questo nettare di Bacco nel quale non c’è traccia di sostanze di origine animale in nessuna delle fasi produttive (dalla vinificazione al finissaggio, dall’affinamento all’imbottigliamento). Anche il packaging, dall’etichetta alla bottiglia, dal tappo alla scatola, sono stati concepiti nell’ottica della eco sostenibilità, per intercettare quella fetta di consumatori sempre più attenta all’ambiente e al rispetto del mondo animale.”.

 

TOSCANA, VINITALY: OCCHIO A “FAKE” IN BOTTIGLIA, SMASCHERATI I TRUCCHI IN CANTINA

 

Le “fake” in bottiglia, un mercato molto florido per internet dove i rischi riguardano l’utilizzo per il vino di denominazioni uguali o simili per indicare prodotti molto diversi. Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che – svela Coldiretti nello stand del Vinitaly in corso a Verona – complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy.

L’ultima frontiera dell’inganno – continua la Coldiretti – è nella commercializzazione molto diffusa, dal Canada agli Stati Uniti fino ad alcuni Paesi dell’Unione Europea, di kit fai da te che promettono il miracolo di ottenere in casa il meglio della produzione enologica Made in Italy, dai vini ai formaggi. Si tratta di confezioni che grazie a polveri miracolose promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti o Montepulciano.

“Le superficie vitate nella nostra regione – dice Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana sono oltre 58mila ettari con una produzione di circa 3milioni e 500mila quintali di uve che vengono trasformati mediamente in 2milioni e 800mila ettolitri di vino. Lo scorso anno la produzione di vino si ferma intorno a 1milione e 700mila ettolitri. La Toscana rappresenta il 6.3% del vino italiano attestandosi come sesta regione per produzione. Oltre il 70% dei vini è venduto sui mercati esteri (export 2017: 900 milioni di euro). In pratica una bottiglia su cinque di vino italiano bevuta oltre confine, viene dalla nostra regione, un patrimonio che dobbiamo tutelare contro le fake in bottiglia”.

La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua e soprattutto per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo – sostiene la Coldiretti – andrebbe vietato. Il Consorzio di tutela Vino Chianti ha recentemente denunciato come la contraffazione corra sempre più online ed in sei mesi è stata accertata la presenza e la vendita di 39 “kit vino” che millantano la possibilità, appunto, di preparare il Chianti fai da te.

“La nostra regione – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana –  vanta le più prestigiose denominazioni di origine di vini, conta 11 Docg, 41 Doc e 6 Igt. La produzione di VQPRD supera 1,7 milioni di ettolitri. Il Chianti rappresenta la quota più importante della produzione di vini a Docg. Province leader sono Siena e Firenze, da cui arrivano più di 1,2 milioni di ettolitri di vino a denominazione di origine, ovvero il 40% dell’intera produzione regionale. Vogliamo sottolineare come certe pratiche truffaldine – continua De Concilio – che in Italia sarebbero punite anche come reato di frode ma che all’estero sono invece permesse con evidente contraddizione favorita – conclude – dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che con la globalizzazione degli scambi colpisce direttamente anche i consumatori di Paesi con una storia del vino millenaria come il nostro”.

 

VARESE, VINITALY: VITICOLTURA CHE CRESCE. RECUPERA VITIGNI STORICI E PIACE

 

Anche Varese sarà a Vinitaly, con le produzioni delle alture prealpine che, negli ultimi anni, si sono conquistate uno spazio crescente nella viticoltura italiana: colline dove trovano dimora uve come merlot, nebbiolo, barbera, gamaret croatina, chardonnay e malvasia. Da esse si originano quei vini che, dal 2005, si fregiano dell’Igt Ronchi Varesini.      

“Si tratta di una nicchia preziosa – interviene Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese – che entra, di diritto, a far parte delle eccellenze vinicole lombarde e che trovano spazio crescente anche nella ristorazione. I vini testimoniano il territorio, la loro storia, il lavoro delle famiglie: e, in una provincia come la nostra, possono ben coniugarsi all’approccio turistico e svolgere un’azione importante di marketing territoriale, facendo ovviamente sistema con il ricco paniere agroalimentare del territorio”.                                                                                                                                               

I vini del territorio hanno caratteristiche di eleganza (in particolare i bianchi), equilibrio e struttura, che si articolano nelle diverse sfumature dettate dal vitigno, dal terroir e dalle tecniche di produzione. La viticoltura prealpina si collega anche alla scoperta del territorio, grazie alla pratica – sempre più gettonata – dell’enoturismo: dalle alture di Angera, sul lago Maggiore, alle campagne di Monate o Morazzone, fino a Golasecca, dove si respira l’aria della più antica civiltà che abitò queste terre; e ancora le vigne si incrociano persino sui declivi del Sacro Monte di Varese, e in molti altri luoghi che offrono ottimi spunti per un itinerario tra natura, storia e viticoltura.

 

EMILIA-ROMAGNA, VINITALY: L’ORTRUGO SUL PODIO IN TOP TEN CRESCITA VENDITE

 

L’Ortrugo, antico vino autoctono della provincia di Piacenza, sale sul podio della top ten dei vini che hanno avuto il maggior incremento di bottiglie acquistate nel 2017, collocandosi al terzo posto, con un incremento del 19 per cento, dopo il Grillo siciliano (+23%) e il Primitivo pugliese (+21%). È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Emilia Romagna su dati Infoscan Census, in occasione del Vinitaly, la rassegna internazionale del vino in programma a Verona dal 15 al 18 aprile, dove, presso lo stand Coldiretti, nel Centro Servizi Arena (corridoio tra i padiglioni 6 e 7), le curiosità del vino Made in Italy saranno protagoniste all’inaugurazione con l’esposizione delle esperienze più originali dalla vigna alla cantina, dall’imbottigliamento all’etichettatura.

In esposizione tra i dieci vini che hanno avuto il maggior incremento di vendita nell’ultimo anno – informa Coldiretti Emilia Romagna – ci saranno bottiglie di Ortrugo delle cantine sociali Valtidone e Vicobarone. Quello dell’Ortrugo – commenta Coldiretti – è un esempio significativo della vitivinicoltura italiana: si tratta di un vitigni ritenuto scomparso, ma poi ritrovato all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso fino a diventare uno dei vini bianchi di punta della Doc Colli piacentini.

Oltre a piazzare uno dei suoi vini nella top ten delle vendite, la vitivinicoltura dell’Emilia Romagna – rileva Coldiretti regionale – si distingue anche per i risultati sul mercato internazionale: tra il 2010 e il 2016 i vini della nostra regione hanno fatto registrare una crescita del 9,3% di vendite sui mercati esteri, passando dai 267 milioni di euro del 2010 ai 292 milioni del 2016.

Il 54,5 per cento dei vini dell’Emilia Romagna – sottolinea Coldiretti regionale – è destinata alla produzione di vini Doc (22,1%) e Igt (32,4%), mentre la restante percentuale (45,5%) è destinata a vini da tavola. I vini Doc sono 18, quelli Igt 9, mentre due vini (Albana di Romagna e Pignoletto classico dei Colli bolognesi) hanno ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita (Docg).

In Emilia Romagna – ricorda Coldiretti – ci sono 51 mila ettari di vigneto, coltivati da 22 mila aziende, più di un terzo delle quali (35%) vende direttamente al consumatore. Quello della vendita diretta del vino – commenta Coldiretti Emilia Romagna – è una tendenza in continuo aumento negli ultimi anni anche come risposta alle richieste dei consumatori di conoscere personalmente il produttore, scoprire le caratteristiche del prodotto e visitare il territorio di origine. Il comparto vitivincolo in Emilia Romagna – ricorda Coldiretti regionale – dà lavoro a 150 mila addetti.

 

LIGURIA, VINITALY: A VERONA SI BRINDA CON IL VINO DEL LEVANTE LIGURE

 

Volti noti e new entry: saranno dodici le aziende vitivinicole spezzine, che faranno brindare con il loro nettare i visitatori di Vinitaly 2018, la più grande manifestazione nazionale dedicata al mondo del vino, in programma da domenica presso VeronaFiere. Un evento che ogni anno è atteso con entusiasmo da produttori e consumatori, essendo una vetrina che rappresenta una sfida e al tempio stesso un’occasione unica per presentare le ultime novità del comparto vitivinicolo delle regioni italiane al mondo.

La Liguria, da una viticoltura eroica condotta sui tipici terrazzamenti produce vini d’eccellenza, la maggior parte dei quali rientra a pieno titolo nell’ambito delle sette DOC di cui la regione si fregia. L’aria, l’acqua e il terreno conferiscono al vino caratteristiche particolari, permettendo di ottenere vini che vanno da quelli più freschi e aciduli del ponente fino a quelli dal sapore più fruttato del levante, vini che saranno coralmente presenti nello stand dedicato alla Regione Liguria.

Tra le novità, l’azienda Cà du Ferrà di Bonassola, alla sua prima partecipazione all’evento, che produce un vino di nicchia (circa 6000 bottiglie l’anno) e che, per l’occasione, presenterà il Luccicante, un nuovo Vermentino Colline di Levanto Doc.  Ma c’è anche chi partecipa alla manifestazione dagli anni ’90 come l’azienda Il Monticello di Sarzana, che ogni anno porta il meglio delle sue produzioni, tra cui il Vermentino Doc Colli di Luni ed il Ciliegiolo in purezza. E ancora La Baia del Sole – Cantina Federici di Ortonovo, che ha inaugurato una nuova cantina all’avanguardia nel 2015 ed è produttrice di vini di pregio come la Sarticola, un Vermentino Colli di Luni Doc. Un altro debutto è quello del nuovo vino chiamato Vigna delle Rose, dell’azienda La Pietra del Focolare, sempre di Ortonovo.

“Volti e imprese che rispecchiano appieno i colori ed i sapori del Levante Ligure – affermano i delegati confederali Francesco Goffredo e Bruno Rivarossa – e che grazie al Vinitaly potranno raccontare la loro storia e i loro prodotti non soltanto al pubblico italiano; alla kermesse, infatti, sono previsti circa 150 mila visitatori professionali provenienti da 140 nazioni. Bisogna tutelare le eccellenze dei nostri territori e proteggerle dai cosiddetti “falsi Made in Italy” e, grazie a manifestazioni come questa, riusciamo a valorizzare le produzioni e con loro i territori d’appartenenza”.

 

PIACENZA, VINITALY: SPICCANO LE ECCELLENZE PIACENTINE

 

Piacenza grande protagonista con le sue eccellenze al Vinitaly di Verona: sono 18 le cantine del territorio presenti al grande evento. Anche nell’area Coldiretti, Piacenza gioca un ruolo importante: spicca infatti l’ortrugo, il vino autoctono piacentino che è salito sul podio della Top Ten della crescita delle vendite dei vini italiani piazzandosi al terzo posto (+19%).

Inoltre, nel prestigioso book 2018 di “5 Stars Wine” sono indicati ben undici vini piacentini. A commentare l’importante risultato è la Coldiretti di Piacenza, che ieri era presente con una nutrita delegazione alla grande manifestazione internazionale. Il direttore Giovanni Luigi Cremonesi ha sottolineato l’exploit dell’ortrugo nel book con tre riconoscimenti ad altrettanti frizzanti 2017. 

Sfogliando la guida, balzano all’occhio – per numero di riconoscimenti – anche le quattro menzioni della Cantina Romagnoli (Vigolzone) e le tre della Cantina di Vicobarone. Proprio quest’ultima lo scorso anno aveva conquistato il Gran Premio dell’Ortrugo di Coldiretti Piacenza, la cui nuova edizione è partita nei giorni scorsi, con le aziende piacentine chiamate ad aderire entro il 27 aprile.

“Il Book 2018 di Vinitaly è la conferma dell’alta qualità delle nostre produzioni e deve essere uno stimolo per la loro promozione” afferma il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti. “Vinitaly – commenta Dario Panelli, responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Piacenza –è una manifestazione sempre più importante e internazionale e per le nostre produzioni locali rappresenta l’occasione per raggiungere i mercati esteri. Basti pensare che lo scorso anno si sono registrate 128mila presenze totali e quest’edizione ha l’obiettivo di superarle”.

Una vetrina prestigiosa quindi per le eccellenze del territorio, che verranno valorizzate anche dall’evento del Consorzio Tutela vini doc colli piacentini denominato “Le Uve Bianche tradizionali di Piacenza: Malvasia di Candia Aromatica e Ortrugo” che si terrà nella sala degustazioni dell’Emilia Romagna domani, martedì 17 aprile a partire dalle 14.00.

In occasione di Vinitaly, Coldiretti ribadisce il suo no agli accordi internazionali portati avanti dall’Unione Europea: quello siglato con il Giappone esclude dalla tutela ben il 95% delle 523 denominazioni di vini riconosciute da Nord a Sud del Paese e la situazione è ancora più preoccupante nella trattativa in corso con i Paesi del Mercosur dotati di un forte potenziale vitivinicolo che già producono copie dei vini italiani.

L’intesa raggiunta con il Canada (CETA), sebbene abbia mantenuto l’accordo siglato nel 2003, non ha previsto – precisa la Coldiretti – l’aggiornamento dell’elenco con le denominazioni nate successivamente. E pertanto non trovano al momento tutela importanti vini quali il Gutturnio e l’Ortrugo dei Colli Piacentini.

 

FERRARA, VINITALY: CON ACCORDI COMMERCIALI UE PENALIZZATO ANCHE IL PIGNOLETTO

 

Con i recenti accordi commerciali l’Unione Europea ha dato il via libera alla “legalizzazione” dei prodotti alimentari tarocchi. Mascherati da ‘tutela’ per le nostre Dop all’estero, questi patti, nella realtà, consentono a chi all’estero imita i prodotti italiani di trarre profitto dai furti di identità a danno del nostro agroalimentare. Nel mirino, ovviamente, c’è anche il vino e i vini tipici del Ravennate.

Se l’accordo di libero scambio con il Canada (CETA) non protegge dalle imitazioni molti dei vini italiani, quello siglato con il Giappone esclude dalla tutela ben il 95% delle 523 denominazioni di vini riconosciute da Nord a Sud del Paese e la situazione è ancora più preoccupante nella trattativa in corso con i Paesi del Mercosur dotati di un forte potenziale vitivinicolo che già producono copie dei vini italiani, dal Prosecco brasiliano al Bordolino argentino (bianco e nero) mostrato dalla Coldiretti al Vinitaly.

La mancata protezione delle nostre denominazioni nei diversi Paesi non solo rischia di favorire l’usurpazione da parte dei produttori locali, ma favorisce anche l’arrivo su quei mercati di prodotti di imitazione realizzati altrove.  A rischio ci sono ben 5 miliardi di valore dell’export dei vini italiani a denominazione di origine, ma anche l’immagine del Made in Italy e la reputazione conquistata con il lavoro di generazioni.

L’intesa raggiunta con il Canada, sebbene abbia mantenuto l’accordo siglato nel 2003, non ha previsto l’aggiornamento dell’elenco con le denominazioni nate successivamente, tra cui, ad esempio l’Amarone, il Gutturnio e l’Ortrugo dei Colli Piacentini. L’accordo con il Giappone prevede invece la protezione da parte del Paese del Sol Levante di appena 25 denominazioni italiane, dall’Asti al Brunello di Montalcino, dal Franciacorta al Soave, dal Marsala al Lambrusco di Sorbara fino al Vino Nobile di Montepulciano solo per citarne alcuni della lista. A rischio, ovviamente, ci sono anche le eccellenze del Ravennate come Pignoletto e Burson.

Coldiretti chiede che il Parlamento Europeo blocchi il progetto di Regolamento delegato predisposto dai servizi della Commissione Ue in revisione del Regolamento 607/09 e ne chieda l’aggiornamento delle liste. “E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale – afferma Coldiretti – si rischia di svendere l’identità dei territori e quel patrimonio di storia, cultura e lavoro conservato nel tempo da generazioni di agricoltori”.

 

SIENA, VINITALY: SMASCHERATI I TRUCCHI IN CANTINA CONSENTITI ALL’ESTERO

 

Così il falso finisce in bottiglia. Vere e proprie “fake”, un mercato molto florido per internet dove i rischi riguardano l’utilizzo per il vino di denominazioni uguali o simili per indicare prodotti molto diversi. Si comincia dal Chianti fatto in California per arrivare al Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore, il Marsala sudamericano e quello statunitense tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che – svela Coldiretti nello stand del Vinitaly in corso a Verona – complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy.

L’ultima frontiera dell’inganno – continua la Coldiretti – è nella commercializzazione molto diffusa, dal Canada agli Stati Uniti fino ad alcuni Paesi dell’Unione Europea, di kit fai da te che promettono il miracolo di ottenere in casa il meglio della produzione enologica Made in Italy, dai vini ai formaggi. Si tratta di confezioni che grazie a polveri miracolose promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti o Montepulciano.

Le superfici vitate in Toscana sono oltre 58mila ettari con una produzione di circa 3milioni e 500mila quintali di uve che vengono trasformati mediamente in 2milioni e 800mila ettolitri di vino. Lo scorso anno la produzione di vino si è fermata intorno a 1milione e 700mila ettolitri. La Toscana rappresenta il 6.3% del vino italiano attestandosi come sesta regione per produzione. Oltre il 70% dei vini è venduto sui mercati esteri (export 2017: 900 milioni di euro). In pratica una bottiglia su cinque di vino italiano bevuta oltre confine, viene dalla nostra regione, un patrimonio che dobbiamo tutelare contro le fake in bottiglia.

La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua e soprattutto per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo – sostiene la Coldiretti – andrebbe vietato. Il Consorzio di tutela Vino Chianti ha recentemente denunciato come la contraffazione corra sempre più online ed in sei mesi è stata accertata la presenza e la vendita di 39 “kit vino” che millantano la possibilità, appunto, di preparare il Chianti fai da te.

“La nostra regione – spiega Coldiretti Toscana –  vanta le più prestigiose denominazioni di origine di vini, conta 11 Docg, 41 Doc e 6 Igt. La produzione di VQPRD supera 1,7 milioni di ettolitri. Il Chianti rappresenta la quota più importante della produzione di vini a Docg. Province leader sono Siena e Firenze, da cui arrivano più di 1,2 milioni di ettolitri di vino a denominazione di origine, ovvero il 40% dell’intera produzione regionale. Vogliamo sottolineare come certe pratiche truffaldine che in Italia sarebbero punite anche come reato di frode ma che all’estero sono invece permesse con evidente contraddizione favorita – conclude – dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che con la globalizzazione degli scambi colpisce direttamente anche i consumatori di Paesi con una storia del vino millenaria come il nostro”.

 

CALABRIA, CON VENTO CALDO DANNI INGENTI A STRUTTURE SERRICOLE E A COLTURE

 

I forti e caldi venti con raffiche impetuose specialmente nell’area del lametino con epicentro tra Curinga e Pizzo Calabro hanno provocato danni ingenti alle strutture serricole e alle colture in atto in particolare ortaggi, fragole anche in pieno campo e fiori. “E’ stata una giornata di passione – comunica Coldiretti Calabria che sta “monitorando la situazione”. Molte serre infatti sono state scoperchiate dalla furia del vento che ha strappato i teloni di plastica e compromesso le stesse strutture serricole. E’ l’ennesimo episodio di evento climatico estremo – sottolinea Coldiretti – che mette ancora una volta a dura prova il comparto agricolo con inevitabili ripercussioni sull’indotto. Adesso – chiede Coldiretti – occorre che la Regione Calabria con celerità e rigore, disponga le procedure per la necessaria valutazione dei danni per delimitare le aree colpite e chiedere il riconoscimento dello stato di calamità.

 

EMILIA-R., VINITALY: ALL’IMOLESE LUCIANO ZEOLI IL PRESTIGIOSO PREMIO ‘ANGELO BETTI’

 

Luciano Zeoli, classe 1962, di Imola, ha vinto il premio “Angelo Betti – benemeriti della vitivinicoltura italiana”, l’oscar enologico assegnato ogni anno ai grandi interpreti del mondo del vino e della vite italiani, che tradizionalmente viene consegnato nel giorno di apertura del Vinitaly, la rassegna internazionale del vino in programma a Verona dal 15 al 18 aprile. Lo comunica Coldiretti Emilia Romagna, ricordando che il prestigioso premio viene assegnato a un vitivinicoltore per ogni regione italiana, in base alle segnalazioni degli assessorati regionali all’Agricoltura, che indicano i nomi di coloro che con la propria attività imprenditoriale hanno contribuito allo sviluppo e al progresso del settore enologico e viticolo della propria regione e dell’Italia.

Luciano Zeoli – informa Coldiretti Emilia Romagna – è titolare insieme con il fratello Gianni della fattoria del Monticino Rosso sulle colline imolesi, in provincia di Bologna, fattoria associata a Coldiretti e inserita nella rete delle fattorie di Campagna Amica, l’associazione promossa dalla stessa Coldiretti per la vendita diretta dei prodotti agricoli.

Dagli anni Ottanta, Luciano ha affiancato il padre Antonio nell’aziende acquistata a metà degli anni Sessanta, rilevando l’antica tenuta di campagna dei conti Codronchi. L’azienda possiede 40 ettari di terreno di cui 23 a vigneti dai quali produce 11 etichette di vino di qualità (Doc, Docg, Igp), puntando in prevalenza sui vitigni autoctoni: Albana, Pignoletto e Sangiovese di Romagna.

Appassionato di vigne e vino – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – Luciano ha sempre studiato tecniche, procedimenti e strutture per migliorare il prodotto finale e conquistare il consumatore. Nel Duemila ha realizzato la nuova cantina e, con particolare attenzione all’ecosostenibilità, ha realizzato una sala di fermentazione e una barricaia sotterranea armonicamente inserita nel paesaggio delle colline imolesi. Insieme ai nuovi impianti di vigneto e alle nuove strutture di vinificazione – ricorda Coldiretti Regionale – sono arrivati i primi riconoscimenti delle più importanti guide enologiche. È cresciuto così l’interesse dei mercati nazionali ed esteri e l’azienda, a conduzione familiare, ma a filiera completa, dalla coltivazione delle uve alla vinificazione e imbottigliamento, oggi affianca alla vendita diretta, anche la distribuzione in Italia e all’estero, dove esporta vino di qualità in più di dieci Paesi, tra i quali Giappone, Cina, Hong Kong, Germania, Svezia, Belgio e Stati Uniti.

 

COMO-LECCO, DA COLLINE SUL LAGO A VINITALY: CRESCE VITICOLTURA MADE IN LARIO

 

Piacciono – eccome e sempre di più – i vini che, da Montevecchia alle coste che serrano il lago a settentrione, compongono il puzzle complesso dell’enologia made in Lario. E, ogni anno, c’è qualche elemento prezioso da aggiungervi, grazie al lavoro prezioso dei viticoltori che recuperano vigne storiche o realizzano nuovi impianti; e tra loro ci sono numerosi giovani che puntano sulla viticoltura per il proprio futuro d’impresa.

Intanto, i vini delle due province di Como e Lecco sono pronti per la scommessa del Vinitaly che si apre domani (15 aprile) a Verona. Sono ormai diverse decine le imprese agricole che coltivano la vite nell’area brianzola di Montevecchia, così come nelle zone più settentrionali del lago fra il Ceresio e Domaso ma anche nella periferia del capoluogo comasco fra Montano Lucino e il Parco Spina Verde; in totale si producono quasi 3500 quintali di uva.

“Una nicchia – interviene Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco – che entra, di diritto, a far parte delle eccellenze vinicole lombarde grazie alla professionalità degli operatori del settore i quali hanno saputo cogliere il valore di un luogo straordinario come quello del Lago di Como e declinarlo in un prodotto di altissima qualità. Tutto ciò non ha solo un significato culturale di legame con i territori, le tradizioni, le famiglie, l’arte e la storia ma comincia a rappresentare anche una certa dimensione economica; importante, in quest’azione di recupero e valorizzazione, è il lavoro del Consorzio Terre Lariane, grazie al quale il nostro vino sta avendo un successo crescente in tutto il mondo”.                                                                                                                                        

I vini del territorio hanno caratteristiche uniche: il particolare clima del lago di Como, determina importanti escursioni termiche fra la notte e il giorno che favoriscono, in condizioni ottimali, concentrazione di sostanze aromatiche nella buccia delle uve. Ne derivano vini di forte eleganza, soprattutto tra i bianchi, mentre Merlot e Pinot Nero, che ben si adattano al mesoclima alpino di queste terre, rivelano una struttura di grande equilibrio. Sul territorio, tante produzioni di nicchia che hanno conseguito, negli anni, importanti premi.

La viticoltura lariana si collega anche alla scoperta del territorio, grazie alla pratica – sempre più gettonata – dell’enoturismo: le opportunità per passeggiate e trekking tra le vigne sono decine anche nelle nostre due province: dalle vigne di Domaso, con un panorama mozzafiato sul lago e sulle catene montuose, a Montevecchia, dove si domina la pianura e si scorge lo skyline della metropoli milanese, che serra lo sguardo; o ancora, le campagne attorno a Missaglia o Montano Lucino; oppure, tornando in provincia di Lecco, Colico, Merate, Calolziocorte, Colle Brianza, Lomagna, e molto altro.

 

MODENA, ALL’UNANIMITA’ I SINDACI DICONO #STOPCIBOFALSO

 

I Sindaci modenesi dicono “stop al cibo falso”: è stata infatti sottoscritta da tutti i 47 primi cittadini modenesi la petizione promossa da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica per chiedere al Parlamento Europeo di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti. L’iniziativa – informa Coldiretti Modena – si pone l’obiettivo di contrastare le imitazioni e i prodotti spacciati per italiani che tali non sono e che ogni anno sottraggono risorse e posti di lavoro, danneggiando la nostra economia.

“A partire da Giancarlo Muzzarelli, sindaco del capoluogo e presidente della Provincia, la proposta di sottoscrivere la petizione – ricorda il Direttore di Coldiretti Modena, Giovanni Duò – è stata accolta con favore da tutti i Sindaci della nostra provincia. E non poteva essere diversamente dal momento che la nostra petizione va nella direzione di chiedere maggiore trasparenza nell’etichettatura e permettere a cittadini e consumatori di conoscere da dove arriva il cibo che portano in tavola.”

Con un prodotto alimentare su quattro che non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta, dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini la mobilitazione popolare si rivolge all’Unione Europea per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana. Nonostante i passi in avanti, infatti, permangono ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute.

L’obiettivo della raccolta firme – informa Coldiretti Modena – è dare la possibilità a livello europeo di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti dopo che l’Italia, affiancata anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania, ha già adottato decreti nazionali per disciplinarlo in alcuni prodotti come latte e derivati, grano nella pasta e riso. Una scelta che – evidenzia Coldiretti – ha spinto la Commissione Europea ad avviare con quattro anni di ritardo una consultazione pubblica sulle modalità di indicazione dell’origine in etichetta come previsto dal regolamento europeo sulle informazioni ai consumatori n.1169/2011, entrato in vigore nel dicembre 2013. “Adesso occorre vigilare affinché la normativa comunitaria risponda realmente agli interessi dei consumatori e non alle pressioni esercitate dalle lobbies del falso Made in Italy che non si arrendono e vogliono continuare ad ingannare i cittadini cercando di frenare nel nostro Paese l’entrata in vigore di norme di trasparenza e di grande civiltà” conclude il direttore di Coldiretti Modena.

E’ possibile sostenere la raccolta di firme rivolta al Presidente del Parlamento Europeo in ogni Mercato di Campagna Amica della provincia, negli uffici Coldiretti e on line sui siti www.coldiretti.it e www.campagnamica.it.

 

AREZZO, ADESSO BASTA CON LO STERMINIO DEI GREGGI

 

Le cronache locali e non solo riportano quotidianamente l’attenzione al problema ungulati, nella provincia di Arezzo ogni vallata è coinvolta, molto il Valdarno e la Valtiberina che da ultima ha visto la sede di un nuovo attacco al gregge nella zona di Montemercole.

Tra pochi giorni scade il termine per presentare le domande relative ai danni subiti nel 2017, la scadenza fissata al 31 marzo è stata infatti prorogata al 30 aprile, ma le acque restano agitate. Il nuovo bando prevede indennizzi commisurati al valore degli animali uccisi ed al costo delle cure di quelli feriti. Questi indennizzi non sono soggetti al regime “de minimis”, ossia al tetto dei 15.000 euro nel triennio. Di contro, non vengono considerate le ingenti perdite dovute alla riduzione di produzione (latte e carne) conseguenti agli attacchi dei predatori.

“Il superamento del “de minimis” è un fatto importante, ma non basta secondo il Direttore Di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – abbiamo chiesto alla Regione di fare un bando per coprire anche gli altri danni che incidono in modo assolutamente rilevante sui bilanci delle aziende.  Noi siamo a fianco dei nostri allevatori – prosegue Rossi – il fenomeno, tra l’altro, è delicatissimo perché non parliamo solo più di lupi, ma di ibridi. Ci sono degli esemplari che del lupo non hanno più nulla e che hanno raggiunto dimensioni di massa corporea elevata. Si avvicinano pericolosamente alle abitazioni, fatto insolito per un lupo e uccidono le pecore. Cosa aspettiamo? Adesso basta con lo sterminio dei greggi, le imprese non possono più sostenere questa situazione, il rimborso dei danni non è la soluzione. Vanno invece attivati interventi per ricostituire un equilibrio che negli ultimi anni è saltato”.

Il problema centrale è quello del reperimento delle risorse per le liquidazioni delle domande relative ai danni degli anni passati, grazie anche agli ultimi stanziamenti del bilancio regionale, sollecitati più volte da Coldiretti, alcune esigenze sono state soddisfatte.

“E’ necessaria una svolta nella gestione delle risorse per il ristoro dei danni da predazione – spiega il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli – la salvaguardia del lupo come specie protetta non può essere un peso che deve portare sulle spalle il mondo agricolo e per questo che abbiamo sollecitato la Regione a reperire ulteriori risorse di bilancio, che non gravino sul settore agricolo. Se la protezione del lupo è d’interesse collettivo, è necessario – si avvia a concludere Marcelli – che l’intera collettività, e non solo il mondo agricolo, se ne faccia carico”.

Nei giorni scorsi si è tenuto un nuovo vertice regionale durante il quale sono state avanzate precise rivendicazioni da parte di Coldiretti. Le imprese non possono più sostenere questa situazione, il rimborso dei danni non è la soluzione. Vanno invece attivati interventi per ricostituire un equilibrio che negli ultimi anni è saltato. E’ necessario realizzare piani di contenimento e controllo di cani vaganti e ibridi lupo/cane attraverso la collaborazione con i diversi Corpi di polizia e con il coinvolgimento delle Prefetture, in considerazione dei rischi per la stessa sicurezza dei cittadini. La Regione Toscana dovrà rendersi parte attiva nei confronti del Governo e delle altre Regioni perché venga adottato il Piano di conservazione e gestione del lupo, con l’immediata applicazione di tutte le misure in esso originariamente previste e finalizzate a preservare la specie evitando che questa confligga con attività di allevamento ed in generale con insediamenti umani, attraverso un riequilibrio della presenza del predatore sui diversi territori.

 

SAVONA, CLEMENTINO PIZZO E’ IL NUOVO PRESIDENTE DI FEDERPENSIONATI PROVINCIALE

 

Nuovi vertici per l’Associazione Pensionati della Coldiretti di Savona. Nell’assemblea che si è tenuta presso l’ufficio zona di Finale Ligure è stato eletto Presidente Clementino Pizzo, 79enne coltivatore di Albenga. Pizzo, è stato riconfermato presidente dopo gli ottimi risultati del mandato scorso. Il nuovo Consiglio direttivo è composto da: Maurizio Marcarino, Maria Pastorino, Giovanni Santin, Luciano Doglio, Silvio Gallo, Giovanni Cottino, Teresa Vallega, oltre naturalmente al presidente Clementino Pizzo.

I nuovi vertici rimarranno in carica per cinque anni. “I pensionati rappresentano una risorsa non soltanto per il mondo agricolo, ma per tutta la società italiana – sottolinea Simone Moroni, Direttore di Coldiretti Savona – Sono imprenditori agricoli di maggiore esperienza, con un patrimonio di conoscenze che non va disperso. Per questo motivo come Coldiretti diamo molta importanza al loro organismo di rappresentanza interna, che permette di intervenire in maniera diretta nelle decisioni che riguardano il futuro dell’agricoltura, un settore nel quale hanno lavorato una vita e che non hanno mai smesso di amare”.

L’Associazione Provinciale Pensionati di Coldiretti Savona, infatti, si propone di rappresentare, tutelare e difendere non soltanto i pensionati Coldiretti, ma anche tutte le categorie di lavoratori che gravitano nel mondo agricolo e rurale. “L’ultimo provvedimento importante che riguarda i pensionati – spiega Gerolamo Calleri, Presidente di Coldiretti Savona – è lo stop al pagamento dell’Imu sui terreni per gli agricoltori pensionati. Il Dipartimento delle Finanze, infatti, ha accolto le richieste della nostra Organizzazione, garantendo l’esenzione dalla tassa anche per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali (Iap) pensionati iscritti alla previdenza agricola che continuano a condurre le loro aziende”.

Il direttore dell’Epaca di Savona, Alessandra Draghi ha invece presentato tutta l’operatività della struttura, focalizzando l’attenzione sulle iniziative che verranno portate avanti nel prossimo mandato, sia a livello nazionale che locale, che riguardano il sindacato, la sanità, la sicurezza e i servizi, tra cui anche le convenzioni della Carta Vantaggi a cui hanno diritto tutti i pensionati associati.   

 

MANTOVA, LATTE: PARMIGIANO REGGIANO, LISTINI MAI COSÌ ALTI DAL 2012

 

La richiesta unilaterale una parte dell’industria lattiero casearia di ribassare il prezzo del latte alla stalla pagato ai conferenti stride con l’andamento del mercato italiano. È quanto rileva Coldiretti Mantova, sulla base dei listini di ieri in Borsa Merci a Mantova per il Grana Padano e per il Parmigiano Reggiano e delle quotazioni del latte sulle piazze di Verona e Lodi di inizio settimana.

La provincia di Mantova conta 737 allevamenti, con una produzione che lo scorso anno ha superato le 971mila tonnellate di latte prodotte, in crescita del 4,14% rispetto al 2016. Anche nel mese di gennaio – rileva Coldiretti Mantova su dati Clal.it – le consegne di latte sono aumentate del 4,59%, raggiungendo quota 86.810 tonnellate.

La crescita produttiva del settore – prosegue Coldiretti Mantova – non può essere mortificata da un’azione unilaterale dell’industria, facendo magari leva sulla “pratica fuori legge, ma ancora in uso di stipulare intese verbali e di durata inferiore ai 12 mesi, per la quale si chiede l’intervento degli organismi di controllo del ministero delle Politiche agricole insieme all’attivazione di tutte le contromisure legali disponibili in caso di necessità”, raccomanda il presidente di Coldiretti Lombardia, Ettore Prandini.

La legge 91 del luglio 2015 – ricorda Coldiretti Mantova – prevede infatti l’obbligo di contratti scritti della durata minima di 12 mesi. E proprio ai sensi della normativa vigente, alla Coldiretti continuano ad affluire le deleghe firmate dai singoli allevatori che incaricano l’organizzazione a rappresentarli sia di fronte alle industrie in sede di trattative per il prezzo sia di fronte ai magistrati nel caso scoppiasse una vera e propria guerra giudiziaria con le aziende di trasformazione.

L’incremento del prezzo del latte spot (in cisterna, ndr) sulle piazze di Lodi e di Verona, positivo, anche se ancora al di sotto delle attese degli allevatori, ha trascinato anche il Grana Padano, nelle mercuriali di ieri in Borsa Merci a Mantova.

La quotazione del Grana Padano “stagionato 10 mesi” ieri mattina ha toccato i 6,10-6,20 €/kg, con un incremento dello 0,82% rispetto alla quotazione della settimana precedente.

A trascinare le quotazioni, l’incremento della domanda e dei consumi e la riduzione delle scorte di Grana Padano Dop, rileva Coldiretti Mantova. La ripresa è stata evidenziata anche dalle quotazioni medie mensili, che nel mese di marzo si sono attestate a 6,10 euro al chilogrammo.

Prezzi medi più bassi si erano verificati addirittura più di otto anni fa, quando a novembre 2009 il Grana Padano “stagionato 10 mesi” aveva registrato una media di 6,05 € per chilogrammo, quotazione media mensile in risalita dopo una fase depressiva iniziata a settembre 2008. Bene anche il prezzo del Grana Padano con stagionatura di 14-16 mesi, che ieri a Mantova ha segnato un prezzo compreso tra 6,80 e 6,95 euro al chilogrammo. Con una media di 6,85 €/kg nel mese di aprile, anche in questo caso il mercato ha messo a segno una crescita dello 0,37% rispetto ai listini medi del mese di marzo.

Osservando i dati storici, medie mensili più basse di quelle attuali hanno accompagnato il mercato dal mese di marzo 2008 fino al mese di maggio del 2010. Il prezzo del Parmigiano Reggiano con stagionatura 12 mesi è, invece, stabile da alcune settimane e si mantiene ai livelli più alti dal mese di marzo 2012. Motivi per i quali Coldiretti Mantova ritiene ingiustificato l’atteggiamento delle aziende di trasformazione che hanno proposto un abbassamento del prezzo di pagamento del latte conferito dai produttori lombardi.

 

REGGIO EMILIA, CINGHIALI: ESECUTIVO IL PIANO DI CONTROLLO

 

Provincia, Atc 4 della montagna e Atc 3 della collina hanno approvato e firmato un accordo biennale che rende operativo il piano di controllo dei cinghiali e lo rende più efficace ottimizzando gli interventi. Le squadre coinvolte saranno coordinate dalla Polizia Provinciale e avranno la possibilità di trattenere gli animali prelevati a parziale ristoro delle spese sostenute.

“Bene l’accordo firmato per risolvere il problema della presenza dei cinghiali nelle zone collinari e montane – dichiara Assuero Zampini, direttore Coldiretti di Reggio Emilia. Sono all’avvio le lavorazioni nei campi ed è giusto difendere il lavoro degli agricoltori per la nuova stagione. Siamo soddisfatti che siano state accolte le richieste e le proposte avanzate nei mesi scorsi durante gli incontri a Villaminozzo con Atc 4 e ad Albinea con Atc 3”.

È da tempo che la Coldiretti reggiana ha denunciato l’emergenza provocata dalla considerevole presenza dei cinghiali nei territori montani e collinari dove gli agricoltori, ormai esasperati, trovano il raccolto distrutto. L’accordo prevede inoltre interventi di allontanamento dalle coltivazioni dei cinghiali attraverso l’uso dei cani da parte delle squadre delle Atc. “Ricordiamo infine lo stanziamento di fondi per la manutenzione degli impianti di prevenzione e recinti sulle semine messo a disposizione dell’Atc 4 per le zone di montagna – conclude Zampini”.

 

IMPERIA, MUCCHE E TORI ALLO STATO BRADO: LA SITUAZIONE E’ FUORI CONTROLLO.

 

Non sono bastate le recinzioni a fermare le circa 30 mucche che pascolano non custodite alla ricerca di cibo, distruggendo tutto quello che trovano sul loro cammino, come orti, piante ed intere coltivazioni. E’ un problema in continua evoluzione, che fino a qualche tempo fa era circoscritto ad alcune zone dell’imperiese e contava un numero, se non comunque sopportabile, almeno controllabile di capi. Nell’ultimo anno invece, a causa anche della siccità che ha colpito la scorsa estate l’imperiese, questi animali abbandonati a loro stessi, hanno iniziato a scendere sempre più a valle colpendo in maniera sistematica, i comuni di Diano Arentino, Diano San Pietro, Villa Faraldi, San Bartolomeo e il Golfo Dianese.

Il problema riguarda in primis le aziende agricole della zona circostante Diano Marina, che vedono i propri raccolti interamente distrutti, con le piante irreparabilmente danneggiate, che rimangono anche successivamente improduttive e che costringono i proprietari a sradicare interi ettari di terreni. I danni economici sono quindi ingenti per queste aziende, ma il problema è anche di sicurezza delle persone, nonché di igiene pubblica dal momento che anche le carcasse di questi animali rimangono abbandonate intaccando il suolo e le acque circostanti.

“La situazione è diventata paradossale – afferma il Presidente di Coldiretti Imperia Gianluca Boeri – Questi capi in stato di abbandono si sono moltiplicati nel tempo arrivando ad un numero ormai ingestibile che, a causa della presenza anche del toro, non potrà far altro che continuare a crescere. Molte nostre aziende della zona hanno subito danni per migliaia di euro: c’è chi ha perso interi vigneti, orti, siepi, fiori, alberi da frutto ecc… Ma non solo: è dei giorni scorsi la notizia che una donna è stata “caricata” dalla mandria e ha riportato delle ferite che hanno richiesto l’intervento dei soccorsi”.

“Bisogna che qualcuno intervenga al più presto – afferma il Direttore di Coldiretti Imperia, Domenico Pautasso – facendosi carico una volta per tutte della situazione. Sono anni che il problema si acuisce sempre più e, purtroppo, a poco sono servite le manovre messe in atto fino ad oggi dalla Guardia Forestale. La questione è stata portata anche all’attenzione della Procura della Repubblica e della Magistratura, ma ora serve un intervento concreto che risolva una volta per tutte la situazione”.

 

MODENA, CELEBRATA ALLE PRIMARIE RODARI LA FESTA DEGLI ALBERI NELLE SCUOLE

 

Con la messa a dimora di un esemplare (Prunus Avium) più comunemente.conosciuto come “Ciliegio Durone Nero di Vignola”, è stata celebrata oggi alle primarie Rodari di Modena la Festa degli alberi nelle scuole promossa da Fondazione Campagna Amica di Coldiretti per far conoscere ai più piccoli l’importanza degli alberi nei cicli naturali ed educarli a una più profonda conoscenza delle colture locali.

L’albero, simbolo tangibile del rinnovamento della primavera, è stato accolto dall’entusiasmo degli oltre 600 alunni riuniti nel parco della scuola in occasione della tradizionale festa che il plesso – informa Coldiretti – celebra ormai da 14 anni per celebrare l’inizio della nuova stagione.

“Con questa iniziativa – sottolinea il Direttore di Coldiretti Modena, Giovanni Duò – vogliamo aiutare le nuove generazioni ad essere consapevoli del valore degli alberi che ci aiutano a creare un ambiente migliore e più vivibile. Abbiamo donato alla scuola una pianta perché i ragazzi se ne prendano cura e diventi uno stimolo per conoscere il ritmo delle stagioni, le innumerevoli specie di alberi del nostro territorio, il ciclo produttivo degli alberi da frutto e tutte le tradizioni legate a questi nostri preziosi alleati.”

Coldiretti crede fortemente nell’educazione dei giovani per crescere cittadini consapevoli e rispettosi dell’ambiente che li circonda. Per questo propone ogni anno alle scuole “Educazione alla Campagna Amica”, il progetto per far conoscere l’agricoltura e il mondo rurale attraverso incontri, materiale didattico e visite guidate nelle aziende agricole e che vede coinvolti per il 2018 più di 600 studenti in tutto il territorio provinciale- Al termine della manifestazione – informa Coldiretti Modena – i ragazzi hanno lanciato verso il cielo centinaia di palloncini colorati recanti un messaggio di pace.

 

CALABRIA, SOS CINGHIALI: GLI AGRICOLTORI NON POSSONO ABBANDONARE I CAMPI

 

Non si può più attendere occorre un’azione decisa contro “il definitivo abbandono delle attività agricole da parte di molti agricoltori” lo continua a chiedere la Coldiretti alla Regione Calabria  evidenziando  una “insostenibile devastazione dei campi, con centinaia e centinaia di ettari di raccolti distrutti in diversi comuni della Calabria, dove i cinghiali sono ormai fuori controllo con una densità di animali per ettaro al di sopra del sopportabile dall’uomo e dalla natura e con enormi pericoli (i casi sono molti) per l’incolumità pubblica. Come se non bastasse, c’è anche il diffondersi della commercializzazione di carne in nero, priva di qualsiasi garanzia di carattere sanitario come testimoniano alcuni rapporti delle ASP che certificano casi di epizozie dannose per la salute umana e per gli allevamenti.

Questa crescita abnorme ha portato ad un sovrappopolamento di esemplari, che si sono dovuti allontanare dalle zone boschive alla ricerca di cibo, occupando anche centri abitati e creando enormi problemi anche alla biodiversità. Le inefficaci iniziative della Regione (poche, sporadiche e improvvisate) – dichiara Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – non hanno risolto il problema, anzi si è acuito sempre di più.  Il danno in atto è evidente – sottolinea -, come dimostrano per esempio 50 aziende della provincia di Vibo Valentia e Catanzaro, che costituitesi nel “Comitato per il contenimento del cinghiale e difesa del territorio” rischiano di essere prossime alla chiusura. 

Chiediamo perciò ancora alla Regione che è indispensabile intervenire in maniera risolutiva trattando l’argomento come una calamità, perché di questo si tratta! Bisogna farlo subito prima che sia troppo tardi attivando le cinque proposte che Coldiretti ha consegnato al Presidente Oliverio e più volte reiterate al Dipartimento Agricoltura. La posta in gioco è alta: l’economia di intere aree e l’incolumità delle persone. Non è escluso che, permanendo l’immobilismo della Regione, la Coldiretti – annuncia Molinaro – farà una serie di iniziative sul territorio perché non ci stiamo a consegnare le chiavi delle aziende. Questo per noi è un fatto deplorevole!

 

LA SPEZIA, E’ ELISA FILIPELLI LA NUOVA LEADER DEI GIOVANI IMPRENDITORI UNDER 30

 

Elisa Filipelli, 24 anni, della Val di Vara, è stata eletta come Delegato Giovani Impresa Coldiretti La Spezia, in occasione dell’ultima Assemblea che ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di giovani pronti a rilanciare l’intera provincia della Spezia. Sarà accompagnata in quest’avventura dal vice delegato Adriano Capetta, originario della Val di Magra, ragazzo di 28 anni che conduce un’azienda ad indirizzo orticolo.

Il Comitato sarà formato inoltre da Simone Bini, titolare di azienda zootecnica di Sarzana, Fabio Vazzoler, azienda ortofrutticola di Varese Ligure, Consuelo Passini azienda ad indirizzo orticolo e elicicoltura di Rocchetta Vara, Andrea Calabria, azienda orticola specializzata in piante officinali di Sesta Godano e Oman Biasotti azienda zootecnica di Varese Ligure.

Anche nello spezzino, come nel resto della Liguria, i giovani presenti in agricoltura si stanno moltiplicando, cercando di recuperare un territorio tra i più ardui della Regione, caratterizzato da appezzamenti piccoli e di difficile lavorazione, ma dai quali si ricavano prodotti tra i più ricercati.

Elisa è titolare presso l’azienda zootecnica Filipelli a Varese Ligure, azienda biologica appartenente alla sua famiglia da generazioni, convertitasi nel tempo dall’allevamento di bovini da latte all’allevamento di bovini da carne. “Nonostante lo stile di vita sia impegnativo – afferma la Delegata di Giovani Impresa Liguria, Elisa Filipelli –  è stata la mia prima scelta entrare nell’azienda di famiglia, perché amo la mia terra, e non voglio abbandonarla. Il nostro non è un territorio facile e come giovani abbiamo notato che negli ultimi anni si è come assopito: le generazioni passate ci hanno lasciato molte cose buone, ma ora spetta a noi dare il nostro contributo per portarlo a rivivere nel presente. Porteremo avanti progetti concreti, provando anche a seguire la strada intrapresa dai nostri predecessori, che hanno avviato progetti di vitale importanza per il nostro territorio e per la sicurezza locale, come il recupero delle terre incolte. Questa avventura sarà una bella sfida da vivere come squadra compatta, unita da un unico grande obiettivo: far rivivere la nostra bellissima provincia.”

“Sono dei giovani in gamba – affermano i delegati Francesco Goffredo e Bruno Rivarossa– che non si fermeranno davanti alle difficoltà e sapranno portare avanti i progetti della nuova Coldiretti, che, come loro, punta a valorizzare i territori, le imprese e i prodotti, simbolo della nostra storia e cultura. La terra sulla quale sono cresciuti li ha resi caparbi e pieni di passione e siamo sicuri che queste qualità serviranno loro per costruire l’immagine che desiderano del loro territorio”.

 

VERCELLI-BIELLA, PREZZO LATTE: A RISCHIO UN INDOTTO STRATEGICO PER IL TERRITORIO                                                                                                                                                                                                                                                                

 

“Stop al far west sui contratti per il latte, una situazione che mette e che, nelle nostre province, conta numeri importanti”. Così Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella ribadisce la posizione presa da Coldiretti Piemonte di fronte alle comunicazioni di variazione unilaterale al ribasso del prezzo alla stalla o di riduzione delle quantità richieste rispetto agli accordi presi, che le industrie stanno mandando agli allevatori e che mettono a rischio la sopravvivenza e il lavoro di oltre 30 mila aziende agricole, senza considerare l’indotto.

“Si tratta di una situazione generata anche dalla pratica fuori legge ma ancora in uso di stipulare intese verbali e di durata inferiore ai 12 mesi. La legge 91 del luglio 2015 prevede, infatti, l’obbligo di contratti scritti della durata minima di 12 mesi. E’ necessario, quindi, che intervengano al più presto gli organismi di controllo del Ministero delle Politiche Agricole, oltre ad attivare tutte le contromisure legali disponibili per bloccare questa situazione. Quanto sta avvenendo crea, oltretutto, una gran confusione poiché si sta facendo credere che i prezzi al ribasso siano dovuti ad un andamento di mercato negativo quando, invece, non è affatto così ed, anzi, i principali prodotti lattiero-caseari segnano un andamento in rialzo”.

“Ribadiamo – ricordano Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato Confederale – che, dopo i contratti già stipulati in Francia, dagli importatori d’Oriente stanno arrivando chiari segnali di interesse verso le produzioni dell’areale Piemontese per l’elevata qualità, in particolare per la polvere di latte di cui sono 100 mila le tonnellate annue utilizzate in Italia dalle industrie agroalimentari. Negli ultimi anni, dopo i casi di intossicazione infantile in Cina, quest’ultima è infatti sempre più interessata alle produzioni italiane, sinonimo di qualità. Per questo è opportuno incentivare ed incrementare, a livello piemontese e nazionale, l’utilizzo del nostro latte per la produzione della polvere, attivando sempre di più accordi di filiera. Questi, oltre a dare impulso all’economia del territorio ed a generare una importante ricaduta sul comparto e sull’indotto, garantiscono ai consumatori prodotti di cui è possibile tracciare la provenienza, a garanzia di una sana e corretta alimentazione, come i consumatori stessi chiedono anche per la salute dei bambini”.

A fronte di una situazione di mercato che vede crescere il Made in Italy a tavola in tutto il mondo – conclude Dellarole – “non è accettabile un atteggiamento delle industrie che cerca di speculare al ribasso sul prezzo del latte mettendo a rischio un intero comparto produttivo, fondamentale per la nostra economia”.

Il comparto in Piemonte registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici con circa 8000 addetti e 51 specialità di formaggi, oltre all’unica unità produttiva italiana di polvere di latte; l’intero patrimonio zootecnico bovino in provincia di Vercelli conta ad oggi più di 11.000 capi bovini suddivisi con circa 330 allevatori: circa 560 allevatori, invece, nel Biellese con oltre 17.000 animali.

 

CAMPANIA, RINASCITA CASTANICOLTURA, ECCO LE PROPOSTE COLDIRETTI ALLA REGIONE

 

Uscire dagli anni bui del cinipide per un rilancio definitivo della castanicoltura. Coldiretti Campania, in un tavolo di lavoro che si è tenuto ieri in Regione, ha lanciato le sue proposte per risollevare un comparto che ha sfiorato l’estinzione dopo ormai 10 anni dalla prima emergenza cinipide. Tra le proposte in particolare – ha evidenziato Roberto Mazzei, referente regionale di Coldiretti per la frutta in guscio – l’abolizione totale del pagamento di una compensazione economica per la conversione dei boschi cedui in castagneto da frutto, che la L.R. 3/2017 prevede in 15mila euro ad ettaro, e la messa a disposizione delle migliaia di ettari di boschi cedui demaniali a favore dei giovani agricoltori.

Al tavolo operativo, presieduto dal direttore Generale Filippo Diasco e coordinato dalla dirigente Mariella Passari, è stato posto l’obiettivo di conciliare la funzione produttiva con la molteplicità dei servizi ecosistemi che la coltivazione del castagno è in grado di assicurare in merito all’imminente approvazione del “regolamento per la gestione sostenibile dei castagneti da frutto in attualità dicitura”, così come richiesto dalla Legge Regionale n° 10 del 31 marzo 2017. Argomento principe è stato l’approvazione delle norme tecniche in materia di castanicoltura da frutto per la tutela e la gestione sostenibile dei castagneti da frutto in attualità di coltura. Un regolamento che rende esecutiva la legge che, dopo tante battaglie, rende il castagneto da frutto un frutteto e non più un bosco.

In merito all’abolizione totale del pagamento della compensazione economica – sostiene Coldiretti – la conversione nelle aree interne e montane va supportata in quanto opportunità di sviluppo economico, sociale nonché miglioramento delle condizioni ambientali e idrogeologiche. Tale posizione parte dal concetto che essendo il castagneto da frutto un patrimonio di biodiversità anche se ora definito frutteto la semplice trasformazione della definizione non ne esaurisce la valenza ambientale. Inoltre, per la migliore tenuta dei versanti, per la flora e la fauna e per il rischio incendio, è sempre meglio un castagneto antropizzato che un bosco ceduo abbandonato.

Coldiretti auspica che non solo venga abolita tale compensazione, ma che venga perseguito in pieno un ulteriore obiettivo del nuovo regolamento per una maggiore competitività del comparto regionale, prevedendo un ampliamento delle coltivazione delle castagne da frutto nelle aree vocate, augurandosi dunque anche un provvedimento di affidamento dei boschi demaniali ai giovani imprenditori agricoli.

Inoltre Coldiretti Campania propone di garantire la possibilità ai castanicoltori di poter continuare ad attuare tecniche di innesto tradizionali con varietà autoctone, senza limitazioni in merito alla certificazione del materiale propagato che se non derogato azzererebbe totalmente la nostra tradizione; un chiaro vademecum per gli operatori chiarendo di chiarire i modo inequivocabile quanto contenuto nella legge regionale n. 3 del 28/09/2017, in merito alla possibilità di poter realizzare senza nessuna autorizzazione modeste opere di sistemazione idraulico-forestale (graticciate, cordonate, fascinate, piccoli tratti di muro a secco di altezza inferiore ad un metro), per il trattenimento di scarpate, gradoni o terrazzamenti esistenti o di modesti scoscendimenti del terreno o la realizzazione di recinzioni in pali e rete, compresa l’installazione di cancelli, ecc.

Infine dalla riunione è emersa la necessità che questo regolamento garantisca le evoluzioni scientifiche nel mondo della difesa fitosanitaria, sia per ciò che concerne l’agricoltura biologica che integrata, senza rappresentare un limite alle evoluzioni del settore.

Siamo vicini ad un buon risultato – conclude Coldiretti Campania – se il regolamento entrerà in vigore a breve, contemplando cura e governo del territorio montano e dei terreni vincolati dal punto di vista idrogeologico, della sostenibilità ambientale e della conservazione della biodiversità; l’adozione di “Norme tecniche in materia di castanicoltura da frutto”; il recupero dei castagneti degradati dal punto di vista vegetativo, produttivo e sanitario, principalmente a seguito dei danni diretti ed indiretti provocati dal cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu), nonché della recrudescenza di altre patologie che investono la coltura; il mantenimento della vigoria vegetativa delle piante quale presupposto indispensabile per una produzione ottimale e la resistenza agli organismi nocivi; azioni di promozione delle filiere castani cole; attività di ricerca, informazione e formazione professionale.

 

PAVIA, AGRITURISMI: ALBERTO LUCOTTI RICONFERMATO ALLA GUIDA DI TERRANOSTRA

 

Alberto Lucotti, imprenditore agricolo 35enne titolare dell’agriturismo e fattoria didattica Cascina Chiericoni di Rivanazzano Terme, è stato confermato alla guida di Terranostra Pavia, l’associazione che riunisce gli agriturismi di Coldiretti. Lucotti, che è presidente delle aziende agrituristiche di Campagna Amica Pavia dal 2012, è stato eletto all’unanimità e rimarrà in carica per altri cinque anni. Come vicepresidente è stato designato Davide Stocco, titolare dell’agriturismo Eredi Cerutti Stocco di Zenevredo, che entra a far parte del nuovo Consiglio di Terranostra Pavia insieme agli imprenditori agricoli Paola Daffunchio (agriturismo il Biancospino di Casteggio), Edith Albertini (agriturismo Casale Guaitina di Inverno e Monteleone), Raffaella Moroni (agriturismo Sant’Andrea di Gropello Cairoli), Alex Montini (agriturismo Corte Montini di Santa Giuletta), Alessandra Formini (agriturismo Cascina Legra di Val di Nizza) e Cinzia Raimondi Cominesi (agriturismo Raimondi Cominesi di Garlasco).

“Ringrazio il Consiglio per la fiducia che mi ha accordato, e sono sicuro che insieme continueremo a fare un buon lavoro per portare ancora più importanza al nostro settore – sottolinea Alberto Lucotti – Pavia è la terza provincia in Lombardia per numero di strutture agrituristiche, dove accanto alla ristorazione sta crescendo la domanda di servizi aggiuntivi. Gli agriturismi infatti – continua il presidente di Terranostra Pavia – sono un potente strumento per scoprire i tesori della nostra provincia, a cominciare da quelli della tavola fino ad arrivare a quelli naturalistici e culturali, lontano dallo stress della vita quotidiana. E fondamentale in questo senso sarà sempre di più la figura dell’agrichef, destinata ad essere sempre più qualificata e a diventare vera ambasciatrice delle produzioni agricole di qualità del territorio pavese”.

“Siamo lieti – aggiunge Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia – della riconferma di Alberto Lucotti, che in questi anni si è dedicato con impegno e attenzione a Terranostra e al bene di questo settore agricolo. L’attività agrituristica rappresenta per noi una sorta di biglietto da visita, la punta più in vista dell’organizzazione. In questo senso rileviamo con piacere come il vicepresidente Davide Stocco e i consiglieri Cinzia Raimondi Cominesi e Alessandra Formini abbiano già conseguito il diploma di agrichef, una nuova espressione dell’imprenditore agricolo che riveste il doppio ruolo di agricoltore e di promotore del territorio e del cibo tipico, valorizzando la genuinità delle produzioni a Km zero con l’arte della cucina”.

Per scegliere l’agriturismo giusto –  sottolinea Coldiretti Pavia – il consiglio è quello di preferire aziende accreditate da associazioni e di rivolgersi su internet a siti come www.lombardia.terranostra.it o www.campagnamica.it. Ed è anche arrivata l’unica App farmersforyou, in versione italiana e inglese, che permette di scegliere gli agriturismi dove poter soggiornare nei più bei paesaggi della campagna italiana, i mercati di Campagna Amica, le fattorie e le botteghe dove poter comprare il vero made in Italy agroalimentare, ma anche i ristoranti che offrono menù con prodotti acquistati direttamente dagli agricoltori.

 

NOVARA- VCO: STOP AL FAR WEST SUI CONTRATTI PER IL PREZZO DEL LATTE

 

“Stop al far west sui contratti per il latte, una situazione che mette a rischio un indotto strategico per il territorio e che, nelle nostre province, conta numeri importanti”. Così Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara Vco ribadisce la posizione presa da Coldiretti Piemonte di fronte alle comunicazioni di variazione unilaterale al ribasso del prezzo alla stalla o di riduzione delle quantità richieste rispetto agli accordi presi, che le industrie stanno mandando agli allevatori e che mettono a rischio la sopravvivenza e il lavoro di oltre 30 mila aziende agricole, senza considerare l’indotto.                                     

“Si tratta di una situazione generata anche dalla pratica fuori legge ma ancora in uso di stipulare intese verbali e di durata inferiore ai 12 mesi. la legge 91 del luglio 2015 prevede, infatti, l’obbligo di contratti scritti della durata minima di 12 mesi. E’ necessario, quindi, che intervengano al più presto gli organismi di controllo del Ministero delle Politiche Agricole, oltre ad attivare tutte le contromisure legali disponibili per bloccare questa situazione. Quanto sta avvenendo crea, oltretutto, una gran confusione poiché si sta facendo credere che i prezzi al ribasso siano dovuti ad un andamento di mercato negativo quando, invece, non è affatto così ed, anzi, i principali prodotti lattiero-caseari segnano un andamento in rialzo”.

“Ribadiamo – ricordano Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato Confederale – che, dopo i contratti già stipulati in Francia, dagli importatori d’Oriente stanno arrivando chiari segnali di interesse verso le produzioni dell’areale Piemontese per l’elevata qualità, in particolare per la polvere di latte di cui sono 100 mila le tonnellate annue utilizzate in Italia dalle industrie agroalimentari. Negli ultimi anni, dopo i casi di intossicazione infantile in Cina, quest’ultima è infatti sempre più interessata alle produzioni italiane, sinonimo di qualità. Per questo è opportuno incentivare ed incrementare, a livello piemontese e nazionale, l’utilizzo del nostro latte per la produzione della polvere, attivando sempre di più accordi di filiera. Questi, oltre a dare impulso all’economia del territorio ed a generare una importante ricaduta sul comparto e sull’indotto, garantiscono ai consumatori prodotti di cui è possibile tracciare la provenienza, a garanzia di una sana e corretta alimentazione, come i consumatori stessi chiedono anche per la salute dei bambini”.

A fronte di una situazione di mercato che vede crescere il Made in Italy a tavola in tutto il mondo – conclude Baudo – “non è accettabile un atteggiamento delle industrie che cerca di speculare al ribasso sul prezzo del latte mettendo a rischio un intero comparto produttivo, fondamentale per la nostra economia”.

Il comparto in Piemonte registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici con circa 8000 addetti e 51 specialità di formaggi, oltre all’unica unità produttiva italiana di polvere di latte; l’intero patrimonio zootecnico bovino in provincia di Novara conta ad oggi più di 26.000 suddivisi su circa 440 allevamenti: circa 280 allevamenti, invece, nel Verbano Cusio Ossola con oltre 5.000 animali. 

 

NUORO-OGLIASTRA, FRANCESCO LAI CONFERMATO PRESIDENTE DI SEZIONE A IRGOLI

 

Francesco Lai è stato confermato alla guida delle sezione Coldiretti di Irgoli che comprende anche i Comuni di Loculi, Galtelli e Onifai. Lai, 50 anni, alleva capre di razza sarda e conferisce il latte alla cooperativa di Onifai. Alla carica di vice l’assemblea ha invece eletto Paolo Porcu, allevatore di ovini, bovini e suini.

 

UDINE, ANNA TURATO NUOVA PRESIDENTE GIOVANI IMPRESA PROVINCIALE

 

Anna Turato, 26 anni di San Vito al Torre, è la nuova presidente di Giovani Impresa Coldiretti Udine. Laureata in Economia Aziendale, ha già un percorso di lavoro nell’azienda agricola di famiglia a indirizzo cerealicolo con produzione estensiva di mais per uso alimentare, essiccatoio e allevamento avicolo. Dall’anno scorso ha pure realizzato il sogno di dare vita a un’attività propria diventando titolare di un’azienda di seminativi, con un impianto di kiwi e ettari di viti. “Per me restare in questo ambiente è stato un passo naturale – spiega –. Vista la crescita in un contesto rurale, la passione per l’agricoltura è diventata anche un’occupazione professionale”.

Anna, nel ringraziare l’assemblea per la fiducia accordatagli all’unanimità, si è detta “orgogliosa di poter rappresentare i giovani agricoltori di Coldiretti Udine e felice di intraprendere insieme a tutto il comitato un percorso di crescita e di rappresentanza all’interno della Coldiretti”.

Erano presenti, oltre ai giovani soci Coldiretti under 30, il presidente provinciale Coldiretti Udine Gino Vendrame, il direttore regionale Coldiretti Danilo Merz, il delegato regionale Giovani Impresa Fvg Marco De Munari, il delegato uscente Mattia Bertossi e la segretaria Giovani Impresa Fvg Vanessa Orlando.

 

CREMONA, PREVENZIONE DEI TUMORI DELLA PELLE NEI LAVORATORI DELL’AGRICOLTURA

 

Cento visite dermatologiche gratuite, rivolte agli agricoltori, si stanno svolgendo oggi presso l’Ospedale Maggiore di Cremona, nell’ambito della “Giornata per la prevenzione dei tumori della pelle nei lavoratori dell’Agricoltura”, promossa dall’ASST di Cremona e da ATS Valpadana, con  Emmerouge Onlus, Federfarma, Cattolica Assicurazioni.  Coldiretti Cremona, con il Patronato Epaca, ha offerto tutto il suo supporto all’iniziativa, contribuendo a diffonderne le importanti ragioni e raccogliendo le adesioni degli agricoltori che, in gran numero, si stanno sottoponendo alle visite, nel reparto di Dermatologia. Il lavoro di prenotazione presso gli uffici Coldiretti si è rivelato prezioso: ha assicurato grande partecipazione ed ha contribuito a ottimizzare i tempi d’attesa per le visite. “I temi della salute e della prevenzione sono particolarmente sentiti da Coldiretti, che con convinzione ha operato per assicurare la presenza di numerosi associati a questa importante iniziativa” sottolinea Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona, nell’evidenziare la grande professionalità e disponibilità dimostrate da medici e personale del reparto di Dermatologia dell’Ospedale di Cremona, con la guida del Dirigente, dottor Gioachino Alessandro Caresana.

La giornata ha un grande valore di informazione e sensibilizzazione. “Recenti studi hanno evidenziato come i tumori della pelle nella popolazione della provincia di Cremona siano purtroppo in costante aumento. Un dato in sintonia con il trend che si registra a livello nazionale – spiega Milena Galli, Responsabile provinciale di Epaca, presente all’iniziativa insieme agli operatori del Patronato –. L’esposizione al sole è riconosciuta come significativo fattore concausale nell’insorgenza dei tumori cutanei. L’attività agricola prevede prolungate fasi operative da svolgere all’aperto con una intensa e prolungata esposizione solare: questo dato oggettivo configura i lavoratori agricoli come una categoria maggiormente a rischio di sviluppo di tumori della pelle”. 

Le visite dermatologiche rivolte agli agricoltori hanno preso avvio alle ore 8,30, e proseguiranno per tutta la giornata, per chiudersi intorno alle ore 17,30. Sono finalizzate all’individuazione di fototipo, alla valutazione delle neoformazioni cutanee degli utenti e alla ricerca di neoplasie cutanee. Eventuali neoplasie individuate verranno prese in carico dall’Unità Operativa di Dermatologia dell’ASST di Cremona per effettuare le cure del caso. Le prestazioni diagnostiche effettuate nella giornata della prevenzione sono gratuite, le eventuali prestazioni ulteriori che verranno erogate successivamente in regime ospedaliero saranno effettuate secondo modalità e oneri previsti dal Sistema Sanitario della Regione Lombardia.

 

VERCELLI-BIELLA, QUOTAZIONI BURRO A +10,47% IN 1 ANNO: INDUSTRIA NON HA SCUSANTI                                                                                                                                                                                                                                                   

 

 “Ogni tentativo di far abbassare il prezzo del latte si scontra con i fatti: c’è richiesta di prodotto, e l’aumento incontestabile delle quotazioni del burro, cresciute del 10,47% in un anno, ne sono la testimonianza”. Così Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella torna alla questione relativa del prezzo alla stalla (si veda il comunicato stampa inviato ieri).

“I valori del burro volano e toccano i 4,80 euro al chilo con un progresso del 10,47% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un trend accompagnato anche da un aumento del 12,5% della spesa delle famiglie”. Lo confermano, peraltro, i dati dell’ultima quotazione sulla piazza di Milano, risalente a lunedì 9 aprile, mostrano ancora l’aumento dell’1,11% rispetto alla scorsa settimana. “Ancor più a fronte di questa situazione, è inammissibile l’azione del mondo industriale di ribassare il prezzo del latte facendo credere che sia dovuto ad un andamento negativo del mercato” commenta Dellarole, nel ribadire la posizione espressa da Coldiretti Piemonte.

“Si tratta solo di una scorrettezza che le industrie e le multinazionali stanno attuando nei confronti degli allevatori variando in modo unilaterale i contratti in essere o rescindendoli prima dei 12 mesi previsti dalla legge. Il burro, oltretutto, è particolarmente utilizzato dall’agroindustria per la preparazione di prodotti da forno e di quelli dolciari ed il suo riposizionamento è sicuramente dovuto all’entrata in vigore, nell’ottobre 2017, dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza per il latte Uht e tutti i suoi derivati, a garanzia della salute dei consumatori ed, in particolare, dei bambini, tipicamente golosi di dolci. E’ ora, quindi, di mettere fine a questa confusione che l’industria sta creando, speculando al ribasso sul prezzo del latte e mettendo a rischio il comparto lattiero-caseario, fondamentale per la nostra economia”. 

Il comparto in Piemonte registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici con circa 8000 addetti e 51 specialità di formaggi, oltre all’unica unità produttiva italiana di polvere di latte; l’intero patrimonio zootecnico bovino in provincia di Vercelli conta ad oggi più di 11.000 capi bovini suddivisi con circa 330 allevatori: circa 560 allevatori, invece, nel Biellese con oltre 17.000 animali.                                                                                                                                                                       

 

NOVARA-VCO, SUL PREZZO DEL LATTE L’INDUSTRIA NON HA SCUSANTI

 

“Ogni tentativo di far abbassare il prezzo del latte si scontra con i fatti: c’è richiesta di prodotto, e l’aumento incontestabile delle quotazioni del burro, cresciute del 10,47% in un anno, ne sono la testimonianza”. Così Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara Vco torna alla questione relativa del prezzo alla stalla (si veda il comunicato stampa inviato ieri).

“I valori del burro volano e toccano i 4,80 euro al chilo con un progresso del 10,47% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un trend accompagnato anche da un aumento del 12,5% della spesa delle famiglie”. Lo confermano, peraltro, i dati dell’ultima quotazione sulla piazza di Milano, risalente a lunedì 9 aprile, mostrano ancora l’aumento dell’1,11% rispetto alla scorsa settimana.

Ancor più a fronte di questa situazione, è inammissibile l’azione del mondo industriale di ribassare il prezzo del latte facendo credere che sia dovuto ad un andamento negativo del mercato” commenta Baudo, nel ribadire la posizione espressa da Coldiretti Piemonte.

“Si tratta solo di una scorrettezza che le industrie e le multinazionali stanno attuando nei confronti degli allevatori variando in modo unilaterale i contratti in essere o rescindendoli prima dei 12 mesi previsti dalla legge. Il burro, oltretutto, è particolarmente utilizzato dall’agroindustria per la preparazione di prodotti da forno e di quelli dolciari ed il suo riposizionamento è sicuramente dovuto all’entrata in vigore, nell’ottobre 2017, dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza per il latte Uht e tutti i suoi derivati, a garanzia della salute dei consumatori ed, in particolare, dei bambini, tipicamente golosi di dolci. E’ ora, quindi, di mettere fine a questa confusione che l’industria sta creando, speculando al ribasso sul prezzo del latte e mettendo a rischio il comparto lattiero-caseario, fondamentale per la nostra economia”. 

Il comparto in Piemonte registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici con circa 8000 addetti e 51 specialità di formaggi, oltre all’unica unità produttiva italiana di polvere di latte; l’intero patrimonio zootecnico bovino in provincia di Novara conta ad oggi più di 26.000 suddivisi su circa 440 allevamenti: circa 280 allevamenti, invece, nel Verbano Cusio Ossola con oltre 5.000 animali. 

 

CAGLIARI, ELETTI I PRESIDENTI DI SEZIONE A CARLOFORTE, MUSEI E GONNOSFANADIGA

 

Proseguono i rinnovi dei dirigenti delle sezioni di Coldiretti Cagliari. La scorsa settimana è stata la volta di Carloforte, Musei e Gonnosfanadiga. Nicola Segni, agricoltore di 39 anni, è il nuovo presidente di Carloforte. Nuova la guida anche a Musei con Sandro Pintore anch’esso agricoltore di 39 anni. Conferma invece a Gonnosfanadiga con il 52enne Raffaele Tomasi che conduce una azienda ortofrutticola.  

 

 

Appuntamenti

 

CAMPANIA: SOL-VINITALY, APROL PRESENTA IL PRIMO BLEND OLIO EVO 100% CAMPANO

Oggi

 

Al Sol&Agrifood, all’interno di Vinitaly, debutto per “Columè”, il primo blend di olio extravergine di olive 100% campano. Un progetto dell’associazione di olivicoltori Aprol, sostenuto da Coldiretti Campania. Questa mattina la presentazione dell’innovativo packaging con il presidente di Aprol Campania Francesco Acampora e il vicepresidente Angelo Petolicchio, insieme al presidente di Coldiretti Campania Gennarino Masiello e al direttore regionale Salvatore Loffreda.

L’olio extravergine di oliva Columè è frutto del lavoro di cooperazione tra le aziende olivicole associate, sotto la guida di Coldiretti. Un progetto produttivo a filiera corta e a ciclo chiuso, con il protagonismo degli agricoltori sia nella fase di produzione in campo che di trasformazione in frantoio e infine nella commercializzazione. Grazie a questo progetto si offre un prodotto in grado di esaltare le peculiarità del territorio della Campania, attraverso un percorso produttivo identitario fondato su tracciabilità e qualità.

Columè è un blend ottenuto da oli prodotti da diversi olivicoltori della Campania, accuratamente selezionati e sapientemente miscelati dal panel di assaggiatori dell’associazione Aprol. Il risultato è un pregiato olio extravergine di oliva le cui qualità sono facilmente riconoscibili e il cui utilizzo è indicato in tutte le preparazioni. Columè è un omaggio allo scrittore romano Lucio Giunio Moderato Columella, che già duemila anni fa, nel monumentale trattato “De Re Rustica”, mostrava una conoscenza stupefacente dell’olio di oliva, delle sue caratteristiche e del suo utilizzo per fini sia alimentari che terapeutici, spesso come veicolo per la somministrazione al malato di altre sostanze.

 

CALABRIA: A GRANDE RICHIESTA PARTE IL SECONDO CORSO REGIONALE AGRICHEF

Da oggi fino a giovedì 19 aprile

 

ll corso per agrichef in Calabria raddoppia. Dopo il successo del primo corso regionale, che ha diplomato 16 sedici partecipanti, prende il via lunedì 16 (domani) e fino a giovedì 19 aprile p.v. il secondo corso regionale che si terrà a San Giovanni in Fiore (CS) c/o l’azienda Agrituristica Tenuta di Torre Garga, organizzato da Coldiretti Calabria – Campagna Amica – Terranostra, con il compito di continuare a formare una squadra di Agrichef che contribuiranno a certificare l’agriturismo DOC italiano di ogni provincia della Calabria. Il corso è riservato a titolari, collaboratori o coadiuvanti degli agriturismi. L’obiettivo è quello di formare i partecipanti sulle tecniche di cucina e di sala, presentazione e scelta dei vini per alzare il livello tecnico e le capacità’ gestionali e organizzative delle imprese agricole, per valorizzare i prodotti aziendali, approfondendo la conoscenza delle materie prime e quindi con una straordinaria e unica capacità di raccontarsi.

Nei quattro giorni gli Agrichef di tutto il territorio regionale, aumenteranno la conoscenza sui segreti che legano la cucina al territorio un tema e attitudine sempre di più avvertita dai cittadini-consumatori. “. “Continueremo – afferma il Presidente di Coldiretti Cosenza Pietro Tarsi agrichef stellato che curerà l’attività – a porre l’attenzione sulla valorizzazione dei prodotti del nostro territorio, sulle ricette e sulle preparazioni tradizionali innovate sul piano tecnico e di realizzazione. Specifici focus spazieranno dalle tecniche e tecnologie di cottura all’ottimizzazione e organizzazione dei tempi di preparazione, dalle modalità di conservazione degli alimenti al pricing del piatto e menù, dalla mise en place fino all’abbinamento vino e bicchiere per una ristorazione di qualità”

“Gli agriturismi – commenta il Presidente di Coldiretti Calabria Pietro Molinaro – sono un potente strumento di conoscenza del territorio, dove, a contatto con la natura, si vivono durante il soggiorno esperienze uniche. La nostra tradizione culinaria, sta rendendo la Calabria una tappa fondamentale nel panorama del turismo enogastronomico italiano, solo nel periodo pasquale negli agriturismi vi è stato un incremento di presenza del + 7% e la nostra azione si concentra nell’incremento durante il periodo estivo”.  Il corso prevede l’alternanza di teoria e pratica svolta sotto l’occhio attento di docenti altamente qualificati ed esperti del settore, quali tra gli altri, il primo Agrichef d’Italia e Presidente Nazionale di Terranostra Diego Scaramuzza, degli chef Vincenzo Grisolia e Giovanni De Luca dell’Associazione Italiana Cuochi e di Francesca Oliverio Sommelier Fis.

 

EMILIA-R.: SCUOLA, ALBERGHIERO ED ENOGASTRONOMIA FANNO IL PIENO DI ISCRIZIONI

Oggi

 

Le scuole di enogastronomia e ospitalità alberghiera dell’Emilia Romagna fanno ancora una volta il pieno di alunni e anche per l’anno scolastico 2018-2019 conquistano il primo posto per numero di iscrizioni tra le scuole professionali. Lo comunica Coldiretti Emilia Romagna sulla base degli ultimi dati di iscrizione dell’Ufficio scolastico regionale dai quali risulta che all’apertura del prossimo anno scolastico, nelle scuole per il cibo e l’ospitalità dell’Emilia Romagna arriveranno 1.537 nuovi alunni, pari al 35% del totale degli iscritti alle professionali della regione.

I dati sono stati diffusi da Coldiretti regionale in occasione del ventesimo concorso internazionale “Bartolomeo Scappi” promosso dall’Istituto Alberghiero “Scappi” di Castel San Pietro Terme (Bologna) dal 15 al 18 aprile. Gli studenti degli istituti dell’enogastronomia e dell’ospitalità alberghiera – afferma Coldiretti – saranno i futuri utilizzatori dei prodotti enogastronomici e faranno accoglienza a visitatori e turisti, svolgendo un ruolo importante per valorizzare le eccellenze agroalimentari della nostra regione e per promuovere e far conoscere il territorio, le sue bellezze e la sua cultura. Per questo Coldiretti collabora con queste scuole in modo da avvicinare gli studenti alla realtà delle produzioni agroalimentari locali e al ruolo che l’agricoltura svolge sul territorio.

In occasione del concorso internazionale “Bartolomeo Scappi” gli esperti di Coldiretti interverranno lunedì 16 aprile, alle ore 11.00, per presentare ai più giovani il progetto di Campagna Amica per sostenere l’agricoltura e l’alimentazione a chilometro zero, valorizzando nello stesso tempo l’ambiente e il turismo, con la rete di aziende e di mercati (in Emilia Romagna sono più di mille) che con la loro attività di vendita diretta promuovono un più stretto rapporto tra produttori e consumatori. L’incontro sarà anche l’occasione per presentare le normative più aggiornate sulla sicurezza alimentare e sull’etichettatura dei cibi e per sensibilizzare i giovani alla mobilitazione promossa dalla stessa Coldiretti con la raccolta firme a sostegno della petizione #stopcibofalso per chiedere all’Unione Europea di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti.

 

ALESSANDRIA: MISURA 1.2.1 PSR. MIGLIORARE E PRESERVARE SEQUESTRO DI CARBONIO

Venerdì 20 aprile

 

Nel Psr 2014-2020 il livello di attenzione riservato al tema dei cambiamenti climatici, e, in particolare, agli obiettivi legati alla loro mitigazione, attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra e di ammoniaca, la mineralizzazione della sostanza organica, la promozione del sequestro del carbonio, è alto e tutto questo si traduce in Agricoltura Conservativa.

Alla base di tutto vi è l’obiettivo di preservare e rafforzare le risorse agricole e l’ambiente, attraverso il minimo disturbo del suolo, quindi riduzione di intensità e numero delle lavorazioni, la copertura permanente del suolo stesso, anche inserendo colture intercalari in rotazione e la diversificazione colturale che incrementa la biodiversità ambientale.

Per approfondire l’argomento e dimostrare che l’applicazione di tali pratiche siano possibili e sostenibili per le aziende agricole, è stato organizzato da Ue.Coop Piemonte un seminario dedicato alla “Gestione dei terreni agricoli per migliorare e preservare il sequestro di carbonio”.

Inserito nella Misura 1.2.1 del Psr della Regione Piemonte dedicata all’informazione, l’incontro ha come finalità quella di approfondire la tematica grazie al contributo dato da docenti del Dipartimento Scienze Agrarie e Forestali dell’Università di Torino: Carlo Grignani, Chiara Bertora, Barbara Moretti e Dario Sacco.

Appuntamento venerdì 20 aprile a partire dalle 8.30 nella sala riunioni messa a disposizione da “Antonella 1986” in piazza Garibaldi 46, ad Alessandria.Un suolo sano rappresenta il principale deposito di carbonio del pianeta. Se gestito in maniera sostenibile, esso svolge una funzione essenziale nel processo di mitigazione del cambiamento climatico, diminuendo le emissioni di gas serra nell’atmosfera. Al contrario, una cattiva gestione del terreno e il ricorso a pratiche agricole non sostenibili fanno sì che il carbonio presente nel suolo venga rilasciato nell’atmosfera sotto forma di emissioni di anidride carbonica, le quali contribuiscono ad aggravare il cambiamento climatico.

Monocoltura, pascoli intensivi e uso di pesticidi e fertilizzanti uccidono la biodiversità, impoveriscono i terreni e aumentano i gas serra. Adottare l’agricoltura conservativa o organica, invece, permette al terreno di assorbire il carbonio. Rimettere il carbonio nel terreno non diminuisce solo gli effetti del cambiamento climatico ma migliora la salute umana e la produttività, aumenta la sicurezza alimentare e la qualità di aria e acqua.

Con il coordinamento scientifico a cura di Luisa Bo si parlerà, nel dettaglio, di “piano di concimazione come strumento di fertilizzazione sostenibile”, di “compost e ammendanti con l’obiettivo di aumentare la fertilità del suolo”, di “vantaggi e difficoltà offerti dal sovescio per lo sviluppo di sistemi colturali sostenibili” e di “applicazioni attuali e strategie future offerte dall’agricoltura di precisione”.

 

CALABRIA: INAUGURAZIONE DI “PECCO”, MENSA REGIONALE ALLA CITTADELLA

Mercoledì 18 aprile

 

L’inaugurazione di “Pecco” (Piazza Etica Calabria Contadina), che prevede “servizio bar, ristorazione veloce e ristorante della Cittadella Regionale” che avverrà mercoledi 18 aprile – commenta Pietro Molinaro – è una occasione unica poichè saranno soddisfatte tutte le esigenze nei 1500 metri quadrati dove, con grande acume imprenditoriale l’azienda Ristorart, che si è aggiudicata la gara e leader in questo settore ha allestito una splendida e innovativa location dove accoglierà gli utenti della mensa e i visitatori della Cittadella  e farà degustare il meglio della Calabria con prodotti a km zero di Campagna Amica.

E’ una giornata storica – prosegue – poiché nella casa dei calabresi si attuerà una eccellente occasione di marketing territoriale con produzioni enogastronomiche che sulla qualità, la distintività ed eticità hanno il loro punto di forza. Si fa strada la rappresentazione di un Calabria antica, autentica, accogliente che facendo un tutt’uno con il vero cibo 100% calabrese mette anche a regime il grande patrimonio culturale -ambientale e di bellezze uniche che rappresentano una risorsa strategica. 

 

SALERNO: TORNA “SALERNO IN FLORA” MOSTRA MERCATO DI VIVAISMO E BIODIVERSITÀ

Da venerdì 20 a domenica 22 aprile

 

Sarà un’edizione molto ricca di “Salerno in Flora” quella in programma dal 20 al 23 aprile al Parco Pinocchio promossa da Coldiretti Salerno, Campagna Amica in collaborazione con il Comune di Salerno e Salerno Solidale. Previsti corsi di orto da balcone, spettacoli per i bambini sulla sana alimentazione, percorsi di conoscenza dell’olio, scuola di fumetto, incontri con i vivaisti. Sarà possibile scoprire anche le piante della Scuola Medica Salernitana con laboratori a cura della Bottega San Lazzaro. Piantine di calendula saranno donate a tutti gli esercenti del centro storico per riscoprire le antiche varietà floreali. Questa mattina si è svolta la conferenza stampa a Palazzo di Città alla presenza dell’assessore comunale alle attività produttive Dario Loffredo e del direttore provinciale di Coldiretti Enzo Tropiano.

La quarta Mostra Mercato di vivaismo e biodiversità si aprirà venerdì 20 aprile: alle ore 11 è in programma il primo appuntamento con il corso “Orto da balcone” promosso da Salerno solidale; alle ore 18 incontro con i vivaisti per “Il giardino fiorito” e a seguire Focus sulle piante della scuola medica salernitana e scuola di fumetto. Sabato 21 aprile, alle ore 11, spettacolo per bambini sulla sana alimentazione “Ma che storia”; alle 17:30 ” Che Olio usi”, percorso di conoscenza dell’olio extravergine di oliva a cura dell’associazione produttori olivicoli Aprol. Nel pomeriggio (19.30) spazio alla musica con i Musicastorie. La manifestazione si concluderà domenica 22 aprile.

 

ORISTANO: UECOOP, CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE 1° FESTA DELLA TERRA

Domenica 22 aprile

 

Il prossimo 22 aprile si terrà la giornata mondiale della terra, ritenuta la più grande manifestazione ambientale del pianeta in cui si celebra la salvaguardia della terra. La Sardegna aderirà grazie a Uecoop Sardegna con il patrocinio di Earth day, che promuove la Giornata Mondiale della Terra delle Nazioni Unite e la collaborazione di Coldiretti e Campagna Amica Oristano, il Comune di Santa Giusta, la cooperativa il Seme, l’associazione Eolo, la Butterfly house, l’associazione Zigantes e l’ittiturismo Su Fassoi.

Per celebrare l’iniziativa, che si terrà a Santa Giusta, sarà allestito un vero e proprio villaggio con tantissime iniziative rivolte ad adulti e bambini. Il programma della giornata sarà presentato domani nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 10,30 a Oristano, nella sede provinciale della Coldiretti, in via Cavour, 6. Saranno presenti presidente e coordinatore di Uecoop, Antonella Concas e Marino Illotta e i rappresentanti dei partner. 

 

NOVARA-VCO: COLDIRETTI E UTC INSIEME PER #STOPCIBOFALSO

Giovedì 19 aprile

 

La Coldiretti interprovinciale di Novara-Vco, con il sostegno dell’UTC – Unione Tutela Consumatori terranno una conferenza stampa giovedì 19 aprile alle ore 11 (c/o Sede Utc – Via Porzio Giovanola, Novara – Centro Commerciale San Martino, II piano) per presentare l’iniziativa di raccolta firme #stopcibofalso avviata da Coldiretti-Campagna Amica alla quale l’Utc ha aderito, dando il proprio sostegno.

L’iniziativa ha lo scopo di chiedere all’Europa di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti per: proteggere la nostra salute, tutelare l’economia del nostro Paese, fermare le speculazioni sul cibo, difendere la nostra agricoltura.