COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News la Forza del Territorio del 14 febbraio 2019

14 Febbraio 2019
News la Forza del Territorio del 14 febbraio 2019

Primo piano

 

LIGURIA

PER SAN VALENTINO SCEGLIERE FIORI MADE IN RIVIERA

Il settore florovivaistico ligure – afferma la Coldiretti regionale – è un comparto storico dell’economia, che si concentra per il 95% tra le province di Imperia e Savona. La scelta ricade soprattutto su ranuncoli, margherite, gerbere e molti altri fiori del territorio

 

Dalle rose rosse per la passione alle margherite bianche per l’amore puro, dalla mimosa simbolo di femminilità fino alla gerbera rosa per l’amore sincero: per la festa degli innamorati il linguaggio dei fiori si conferma il più gettonato, scelto da oltre un italiano su tre (34%) per la propria compagna, mentre il 42% delle persone ha deciso di non scambiarsi regali materiale, e una piccola parte si regalerà cioccolatini, gioielli o capi d’abbigliamento.

Dirlo con un fiore però non è affatto semplice e l’equivoco è dietro l’angolo, per questo bisogna rivolgersi agli esperti del settore per non rischiare di rovinare la festa a nessuno. E per chi si imbatte nel classico mazzo di rose deve assicurarsi che sia sempre composto da un numero dispari di fiori mentre per il colore deve scegliere rosso per passione ardente, bianco per l’amore puro e spirituale, mentre il color corallo per rivelare il desiderio.

Ma non ci sono solo le rose come fiori degli innamorati e i liguri più originali possono scegliere anche il ranuncolo che simboleggia bellezza malinconica, le margherite che indicano il sentimento puro, le primule che rispecchino la rinascita e la giovinezza, le gerbere che se scelte arancioni sono simbolo della gioia e dell’allegria mentre quelle di colore rosa sono il simbolo dell’ammirazione sincera. Ma anche le fronde ornamentali hanno un loro significato nascosto: la mimosa, il fiore della Festa della donna, ad esempio è simbolo di estrema femminilità, mentre la ginestra, che nella varietà bianca assomiglia al velo da sposa, indica l’amore casto e puro. Tanti fiori che nella nostra regione si possono scegliere grazie al lavoro dei florovivaisti che portano avanti questa coltura tradizionale da generazioni, adattandola al mercato moderno.

“Il settore florovivaistico ligure – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – è un comparto storico della nostra economia, che si concentra per il 95% tra le province di Imperia e Savona, e che ad oggi conta 3.200 aziende di fiori e piante ornamentali in provincia di Imperia e circa mille nella provincia di Savona. Negli anni le produzioni sono state reindirizzate per rispondere alle nuove esigenze del territorio e del mercato, con produzioni che oggi vanno dai ranuncoli e anemoni, alla mimosa, margherite, gerbere, verde e fronde ornamentali.

Nonostante la grave crisi che l’ha colpito nel 2010, dove il numero di aziende produttrici si era ridotto della metà, è un settore che ha riconquistato la sua vitalità e notorietà, riottenendo il posto che merita sul mercato floricolo italiano e internazionale. In occasione della festa degli innamorati, e per tutte le altre occasioni dell’anno, acquistare fiori liguri significa contribuire alla valorizzazione del territorio e alla salvaguardia dell’ambiente, e contribuire a sostenere un settore che, a livello nazionale, conta 27mila aziende con 100mila addetti e vale complessivamente 2,5 miliardi di euro. I fiori liguri, e italiani in generale, sono senza dubbio i più profumati, non solo perché non devono affrontare lunghi viaggi come invece avviene per quelli stranieri che arrivano meno freschi alla meta, ma anche perché molti produttori sono impegnati a selezionare varietà che regalano profumi più intensi e caratteristici”.

 

Dal territorio

 

SICILIA, RAPPORTO AGROMAFIE: LE CAMPAGNE DELL’ISOLA VESSATE DA FURTI

Frutti tropicali, agrumi, trattori, olio, motori, ogni giorno nelle campagne siciliane viene rubato di tutto e solo maggiori controlli riducono il danno che gli agricoltori sono costretti a subire. E’ quanto afferma il presidente regionale Coldiretti, Francesco Ferreri, commentando il rapporto elaborato da Coldiretti, Eurospes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare presentato oggi a Roma in base al quale il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno. 

Il quadro disegnato  – prosegue Ferreri – è davvero inquietante perché emerge che la rete criminale ancora di più si incrocia perfettamente con la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, con tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse di organizzazioni che via via abbandonano l’abito “militare” per vestire il “doppiopetto” e il “colletto bianco”, riuscendo così a scoprire e meglio gestire i vantaggi della globalizzazione, delle nuove tecnologie, dell’economia e della finanza tanto che ormai si può parlare ragionevolmente di mafia 3.0.

Ma ancora più inquietante – conclude il presidente regionale Coldiretti – è che l’immagine della Sicilia venga offuscata dalla crescita del fenomeno del “mafia sounding” con il marchio “Mafia Style” nel mondo, dal caffè “mafiozzo” al vino “padrino”, c’è un paniere di prodotti che inneggiano alla mafia o addirittura il libro della cucina mafiosa e questi marchi associano l’isola alle mafie.

L’impegno delle forze dell’ordine, come si evince dallo studio, è sempre più massiccio e capillare ma evidentemente deve essere rafforzato soprattutto in alcuni anelli della filiera visto che l’agroalimentare attira sempre più delinquenti.

 

UMBRIA, DIRIGENZA COLDIRETTI UMBRA A PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO AGROMAFIE

Anche la dirigenza di Coldiretti Umbria ha partecipato a Roma alla presentazione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, da cui emerge come il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno, con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere di circolazione delle merci e dei capitali.

Una rete criminale che si incrocia perfettamente con la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita. I poteri criminali si “annidano” nel percorso che frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani. Il risultato sono la moltiplicazione dei prezzi, i pesanti danni di immagine per il Made in Italy in Italia e all’estero e i rischi per la salute con 399 allarmi alimentari, più di uno al giorno nel 2018 in Italia, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del Sistema di allerta rapido dell’Unione europea RASFF. Senza trascurare le conseguenze sull’ambiente con le discariche abusive e le illegalità nella gestione dei rifiuti che fanno registrare oltre 30mila ecoreati all’anno in Italia. Nel 2018 si è confermata anche l’impennata di fenomeni criminali con furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dai limoni alle nocciole, dall’olio al vino) e animali con un ritorno dell’abigeato. A tutto questo – osserva il Rapporto Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare – si aggiungono racket, usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione nelle campagne.

L’agricoltura e l’alimentare – commenta il presidente Coldiretti Umbria Albano Agabiti – sono considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità, specie in tempo di crisi, per questo occorre non abbassare la guardia e continuare a vigilare anche a livello locale. Per contribuire a questa battaglia, Coldiretti – ricorda Diego Furia direttore regionale – ha promosso l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, con Giancarlo Caselli presidente del comitato scientifico. Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano, tra l’altro, la necessità di stringere le maglie ancora larghe della legislazione, con la riforma dei reati in materia agroalimentare.

Allestita per l’occasione la tavola de “Il crimine nel piatto degli italiani” con i casi più eclatanti, dall’antipasto al dolce, di portate illegali frutto di traffici, inganni, frodi e manipolazioni per speculare sul cibo e sulle filiere agroalimentari.

 

PIEMONTE, CONTINUA IL CONTRASTO ALLE AGROMAFIE: SALVARE IL MADE IN PIEMONTE 

Fanno registrare un balzo del 59% nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare che si estendono ai principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. E’ quanto afferma Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode. Dalla mozzarella sbiancata con la soda al pesce vecchio rinfrescato con un “lifting” al cafados, dalla carne dei macelli clandestini di animali rubati al pane cotto in forni con legna tossica, dalle nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori al miele “tagliato” con sciroppo di riso o di mais, sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori.

In Piemonte tra le produzioni maggiormente a rischio ci sono il vino, diversi infatti i casi di Barolo e Barbaresco falsificati o di wine kit per produrli con polveri, le nocciole, i tartufi, la carne ed il riso che arriva dalla Birmania frutto della persecuzione e del genocidio dei Rohingya.

“La filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse delle organizzazioni malavitose. Occorre vigilare sui cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. E’ necessario, quindi, controllare affinché tutti i prodotti che arrivano sulle nostre tavole, provenienti dall’interno o dall’estero dei confini nazionali, rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro agli alimenti in vendita sugli scaffali o serviti al ristorante, ci sia un percorso di qualità e legalità.

Oltre ad applicare l’indicazione d’origine su tutti i prodotti e ad eliminare in Italia il segreto sui flussi commerciali per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza, è urgente che venga approvata una nuova normativa sui reati agroalimentari che recepisca il lavoro svolto, e mai attenzionato dal Parlamento, nel 2015 dalla Commissione presieduta dal procuratore Giancarlo Caselli. Ben vengano, dunque, i controlli effettuati – concludono Moncalvo e Rivarossa – dalle forze dell’ordine grazie ai quali siamo in grado di far venire alla luce casi che in altri Paesi, dentro e fuori l’Ue, non verrebbero smascherati. I vari organi preposti per presidiare il territorio svolgono un ruolo anche a difesa della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio stesso, oltre che del tessuto economico piemontese”.

 

TOSCANA, AGROMAFIA NEL PIATTO: AREE PRIORITARIE DI INVESTIMENTO DALLA MALAVITA

La Toscana è un’isola felice non attraversata da fenomeni di criminalità organizzata? Sembrerebbe proprio di no. Anche in Toscana c’è una mafia sfuggente, invisibile e meno localizzata che trova terreno fertile nel mondo della politica e dell’impresa arrivando a costituire dei “veri e propri comitati di affari” con i colletti bianchi. E’ quanto emerso dal Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione curato dalla Scuola Normale di Pisa. Non solo: escludendo Sicilia, Campania e Calabria, secondo le statistiche ufficiali negli ultimi tre anni la Toscana è la prima regione in Italia per numero di arresti e denunce con l’aggravante del metodo mafioso e per questo “si conferma un contesto economico favorevole, oltre che vantaggioso, per gli investimenti criminali”. Uno dei settori di maggiore interesse per le mafie è certamente quello agroalimentare. Fanno registrare un balzo del 59% nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare che si estendono ai principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode. Ma L’Osservatorio – come riferito dal suo stesso presidente Giancarlo Caselli- metterà subito sotto la lente d’ingrandimento filiere come quella del latte ovino e dell’olio d’oliva per portare in evidenza le rispettive distorsioni a da danno degli allevatori, degli agricoltori e dei consumatori.

Più di un italiano su cinque (17%) è stato vittima di frodi alimentari nel 2018 con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati ed effetti anche sulla salute, secondo l’indagine Coldiretti dalla quale si evidenzia che ben l’88% dei cittadini nel momento di fare la spesa è preoccupato dell’idea che nei negozi ci siano in vendita prodotti alimentari pericolosi per la salute. Sotto accusa sono soprattutto i cibi low cost dietro ai quali spesso si nascondono, infatti, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi ma – denuncia la Coldiretti – possono a volte mascherare anche vere e proprie illegalità, come è confermato dall’escalation dei sequestri. Le difficoltà economiche hanno costretto molti italiani a tagliare la spesa alimentare e a preferire l’acquisto di alimenti più economici prodotti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che – sostiene la Coldiretti – rischiano di avere un impatto sulla salute.

“L’agricoltura e l’alimentare sono infatti considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita – dice Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone in termini economici e salutistici. E’ questo è vero in modo particolare in quelle regioni come la Toscana che sono portatrici di un brand stimato nel mondo”.

“Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono centinaia e migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma soprattutto con la trasparenza e l’informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto” continua Filippi nel sottolineare che “è importante in tale ottica giungere presto ad inasprire le norme in materia di reati agroalimentari sulla base delle proposte presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti”.

“E’ necessaria una grande operazione di trasparenza – commenta Antonio De Concilio, direttore regionale – affinché tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Questa operazione di trasparenza rappresenta un primo tassello nella lotta alle agromafie nel piatto, tanto più importante in Toscana terra di eccellenze che vengono copiate ed imitate nel mondo intero. E’ anche per questo che dovremo ancor più intensificare l’azione di sostegno alla proposta con l’iniziativa Europea EatORIGINal – Unmask your food promossa da Coldiretti insieme ad altre nove organizzazioni per estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Le occasioni di sottoscrizione la petizione popolare non mancano da tutti i mercati di Campagna Amica, alle sedi Coldiretti su tutto il territorio e in alternativa anche online sul sito: http://sceglilorigine.coldiretti.it”.

 

MOLISE, MAFIA: IN TAVOLA: DA MOZZARELLA CON SODA A “LIFTING” PESCE

“Bisogna assicurarsi che tutti i prodotti che arrivano sulle nostre tavole rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti in vendita sugli scaffali o serviti al ristorante ci sia un percorso di qualità e legalità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute”. Così Aniello Ascolese, direttore regionale della Coldiretti Molise, presente oggi a Palazzo Rospigliosi, sede della Confederazione Nazionale Coldiretti a Roma, per la presentazione del sesto Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare.

Mozzarella sbiancata con la soda, pesce vecchio rinfrescato con un “lifting” al cafados, carne dei macelli clandestini di animali rubati, pane cotto in forni con legna tossica, nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori e miele “tagliato” con sciroppo di riso o di mais, sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi per la salute dei consumatori o frutto dello sfruttamento dei lavoratori.

“Una valida alternativa contro il pericolo di incappare in cibi di dubbia provenienza e qualità – osserva Ascolese – è quella di fare acquisti nei mercati di Campagna Amica, come quello che abbiamo anche a Campobasso, dove i consumatori possono acquistare con assoluta certezza cibi a km zero e di alta qualità, controllati e garantiti dalla Fondazione Campagna Amica”.

“Il menù del crimine – spiega la Coldiretti – vede fra gli antipasti la mozzarella sbiancata con carbonato di soda e perossido di benzoile oppure le frittelle di bianchetti, conosciuti a Napoli come cicinielli, vietati dal regolamento UE 1967/2006 che ne mette fuori legge la cattura, lo stoccaggio, l’immagazzinamento e la vendita che purtroppo però ancora avviene attraverso le vie illegali”.

“Se poi si passa ai primi – sottolinea ancora la Coldiretti – sulla tavola del crimine si può trovare il riso che arriva dalla Birmania, frutto della persecuzione e del genocidio dei Rohingya. Quando poi si passa ai secondi – evidenzia la Coldiretti – si rischia di trovare nel piatto del pesce vecchio “ringiovanito” con il cafados, una miscela di acidi organici e acqua ossigenata che viene mescolata con il ghiaccio e consente di dare una freschezza apparente, oppure una bistecca che arriva da macelli clandestini senza alcun controllo sanitario sia sulla carne che sui locali nei quali viene sezionata e tantomeno sulle procedure igieniche usate dai “macellai” per il lavoro”.

Sui contorni la “tavola del crimine” propone tartine di tartufi cinesi spacciati per italiani visto che il “Tuber indicum” è simile del tartufo nero nostrano al quale assomiglia nell’aspetto senza però possederne le straordinarie qualità organolettiche e funghi porcini secchi romeni serviti come italiani. Il tutto innaffiato da vino scadente adulterato con lo zucchero, la cui aggiunta è vietata in Italia. Per condimento si rischia di imbattersi, soprattutto tra i low cost, nella frode dell’olio di semi colorato alla clorofilla al posto dell’extravergine. Un pericolo presente anche al ristorante dove ancora vengono portate in tavola vecchie oliere e bottiglie senza il tappo anti rabbocco che – spiega la Coldiretti – sono vietati da anni. Il rischio della truffa riguarda anche le formaggere dove al posto di parmigiano reggiano o grana padano dop vengono spesso spacciate imitazioni di infima qualità.

Ad accompagnare i piatti illegali c’è poi il pane cotto in forni clandestini dove si usano scarti di legna e mobili laccati contaminati da vernici e sostanze chimiche. Tra i dolci le preoccupazioni riguardano ad esempio i biscotti con il miele “tagliato” con sciroppo di riso, mais o zucchero per gonfiarne il volume con sottoprodotti che costano un decimo del vero miele. C’è anche il rischio di portare a tavola inconsapevolmente i frutti dello sfruttamento come le nocciole turche o le banane dell’Ecuador prodotte dal lavoro minorile come denunciato dal Ministero del lavoro degli Stati Uniti d’America e infine, se si vuole regalare un fiore – conclude Coldiretti – c’è sempre in agguato il circuito della vendita illegale delle rose che sfrutta manodopera straniera in generale bengalese che fa il giro di ristoranti e pizzerie per ore e ore con mazzi di fiori da vendere alle coppiette a cena.

 

LIGURIA, COSA C’E’ NEL PIATTO? UN BALZO DEL 59% DI TRUFFE E REATI AGROALIMENTARI

Allarmante balzo del 59% di truffe e reati agroalimentari che toccano tutti i principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve al miele dalla carne al pesce: più di un italiano su cinque (17%) è stato vittima di frodi alimentari nel 2018 con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati.

E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’ agroalimentare. Purtroppo il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere circolazione delle merci e dei capitali.

I poteri criminali si “annidano” nel percorso che frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta. Il risultato sono la moltiplicazione dei prezzi, che per l’ortofrutta arrivano a triplicare dal campo alla tavola, i pesanti danni di immagine per il Made in Italy in Italia e all’estero e i rischi per la salute con 399 allarmi alimentari, più di uno al giorno nel 2018 in Italia, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del Sistema di allerta rapido dell’Unione europea RASFF. Senza trascurare le conseguenze sull’ambiente con le discariche abusive e le illegalità nella gestione dei rifiuti che fanno registrare oltre 30mila ecoreati all’anno in Italia.

In Liguria tra le produzioni che vanno difese maggiormente dalle frodi vi sono il vino, l’olio, il miele e il pesce del mar Ligure. Con il pesce d’importazione si rischia d’imbattersi in pesce vecchio “ringiovanito” con il cafados, una miscela di acidi organici e acqua ossigenata che viene mescolata con il ghiaccio e consente di dare una freschezza (solo) apparente, mentre il miele che arriva rischia di essere stato  “tagliato” con sciroppo di riso o di mais mentre l’olio di semi colorato alla clorofilla potrebbe essere spacciato per extravergine. Questi sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori.

“E’ necessario – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. È per questo che serve assolutamente applicare l’indicazione d’origine su tutti i prodotti ma va anche tolto, in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero, in modo da consentire interventi mirati in situazioni di emergenza anche sanitaria. L’intera filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, non può essere soggetta alle organizzazioni malavitose, per non rischiare di trovarsi nel piatto cibo guasto che nuoce alla nostra salute oltre che danneggiare l’economia dei nostri territori e nazionale”.

 

TREVISO, RAPPORTO AGROMAFIE: ATTENZIONE MASSIMA ANCHE SOTTO CASA

“Ogni giorno i media danno notizia della pericolosità e presenza delle mafie anche nel nostro Nord est. Le cronache di questi giorni hanno raccontato di operazioni di polizia volte a scardinare reti criminali tentacolari che riguardano anche le imprese sotto casa. Per questo risulta determinante anche per la Marca trevigiana riflettere sul nuovo Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’ agroalimentare, presentato oggi a Roma”. Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso, non ha voluto mancare all’appuntamento considerandolo prioritario per chi ha a cuore le sorti del tessuto socio economico in cui operano le imprese agricole.

“E’ davvero tra il sorprendente e il terrificante sapere in quanti modi la criminalità possa metere a rischio il buon nome del made in Italy e la stessa salute dei consumatori – aggiunge Polegato –   E’ necessario controllare affinché tutti i prodotti che arrivano sulle nostre tavole, provenienti dall’interno o dall’estero dei confini nazionali, rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti in vendita sugli scaffali o serviti al ristorante, ci sia un percorso di qualità e legalità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Su questo la tolleranza deve essere zero”.

Dalla mozzarella sbiancata con la soda al pesce vecchio rinfrescato con un “lifting” al cafados, dalla carne dei macelli clandestini di animali rubati al pane cotto in forni con legna tossica, dalle nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori al miele “tagliato” con sciroppo di riso o di mais, sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori. E’ quanto afferma la Coldiretti che ha apparecchiato per la prima volta la tavola de “Il crimine nel piatto degli italiani” con i casi più eclatanti, dall’antipasto al dolce, di portate illegali frutto di traffici, inganni, frodi e manipolazioni per speculare sul cibo e sulle filiere agroalimentari.

Il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere circolazione delle merci e dei capitali. Una rete criminale che si incrocia perfettamente con la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, con tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse di organizzazioni che via via abbandonano l’abito “militare” per vestire il “doppiopetto” e il “colletto bianco”, riuscendo così a scoprire e meglio gestire i vantaggi della globalizzazione, delle nuove tecnologie, dell’economia e della finanza tanto che ormai si può parlare ragionevolmente di mafia 3.0.

Nel 2018 si è confermata anche l’impennata di fenomeni criminali con furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dai limoni alle nocciole, dall’olio al vino) e animali con un ritorno dell’abigeato con veri e propri raid organizzati a livelli quasi militari strettamente connessi con la macellazione clandestina.

“A tal proposito noi vogliamo ringraziare il Prefetto di Treviso che dopo un primo incontro per affrontare il tema dei furti in agricoltura ha subito messo l’argomento all’ordine del giorno del comitato sicurezza della provincia di Treviso – sottolinea il direttore di Coldiretti Treviso, Antonio Maria Ciri – E’ stato un incontro molto fattivo e interessante in cui non sono mancati spunti per incentivare i controlli e alzare l’attenzione specie nelle zone rurali più a rischio”.

Fanno registrare un balzo del 59% nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare che si estendono ai principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’ agroalimentare. I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode.

Nell’ultimo anno sono stati sequestrati 17,6 milioni di chili di alimenti di vario tipo per un valore di 34 milioni di euro con lo smantellamento di un’organizzazione fra Campania, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto che importava zucchero da Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia e poi lo immetteva nei canali del mercato nero attraverso fatture false per rivenderlo a prezzi stracciati a imprenditori che lo usavano per adulterare il vino.

 

MARCHE, UN TERZO DEI NEGOZI ALIMENTARI STRANIERI A RISCHIO ILLEGALITÀ

Nelle Marche circa un terzo dei negozi di alimentari etnici ha avuto a che fare con la violazione delle leggi. Dalla mancanza di tracciabilità del cibo in vendita a questioni legate alla scarsa igiene nella conservazione dei prodotti fino alla somministrazione indisturbata di alcolici anche ai minori, l’elenco dei reati è lungo. È quanto emerge dal 6° Rapporto nazionale sui reati nel settore agroalimentare, stilato dall’Osservatorio nazionale sulle agromafie in collaborazione con Coldiretti ed Eurispes, presentato oggi a Roma. Ma questo è solo uno degli aspetti che emerge nel rapporto in una regione, le Marche, divenuta negli anni appetibile per quanti vogliono operare nell’illegalità.

L’ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia, ad esempio, segnala la presenza di ‘ndrangheta e camorra ma anche di bande straniere (si citiano nigeriani e albanesi). “Gli interessi mafiosi – commenta la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – si insinuano laddove dilaga la fragilità, soprattutto economica, delle imprese. Specialmente in un settore così appetibile come quello della produzione agricola e della ristorazione. L’operatività delle agromafie ha cambiato forma e sostanza nel corso degli anni e per questo motivo l’Osservatorio guidato da Gian Carlo Caselli ha rivisitato i reati penalmente perseguibili al fine di poter contrastare efficacemente un fenomeno così devastante per la nostra economia territoriale, nazionale ed internazionale. Peccato che la proposta di legge presentata al Consiglio dei Ministri nel 2015 sia ancora in attesa di essere calendarizzata dall’attuale Parlamento.

Ci auguriamo che questo 6° Rapporto e la consapevolezza che il volume d’affari annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi, possa spingere l’attuale Governo a prendere una posizione”. Per tornare alle Marche, un capitolo a parte riguarda il terremoto. La nostra regione, con oltre 15mila imprese coinvolte nel cratere, il 61% del totale nelle aree colpite, è stata anche presa di mira da fenomeni speculativi. Con la devastazione portata dalle scosse, secondo il Rapporto, ne hanno risentito settore come quello dei cereali (-15%), la raccolta del latte (-35% nelle province colpite) ma anche la produzione di ciauscolo (-15%) e di pecorino dei Sibillini (-10/15%). E questa situazione che ha generato fenomeni di sciacallaggio speculativo.

“Sono diverse decine – si legge nel Rapporto – le aziende agricole che hanno ricevuto anche proposte di acquisto con offerte economiche particolarmente basse. Lo stesso fenomeno si è registrato con riferimento a numerose proposte di acquisto avanzate ai proprietari di animali allevati e impossibilitati a restare nelle stalle considerate inagibili perché pericolose o parzialmente crollate. L’obiettivo è senza alcun dubbio quello di rivendere quei prodotti e quegli animali a prezzo maggiorato, a volte anche di tre o quattro volte, approfittando della straordinaria ondata di solidarietà manifestata dagli italiani verso le popolazioni colpite dal sisma. Sotto questo aspetto (particolarmente riprovevole) è opportuno ricordare, viceversa, l’impegno della Coldiretti volto a tutelare i produttori agricoli e i consumatori. L’invito a indagare è stato rivolto soprattutto nell’ambito del settore lattiero-caseario che, come denuncia Coldiretti, appare quello non solo più danneggiato, ma anche più colpito dalle speculazioni sui prezzi”.

 

PISTOIA: BUONE NOTIZIE DALL’ATTIVITÀ DI CONTRASTO AI FURTI NEI VIVAI

Fanno registrare un balzo del 59% nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare che si estendono ai principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode.

Ma la delinquenza agisce e danneggia pesantemente anche il florovivaismo, settore principe dell’agricoltura pistoiese. “I furti nei vivai sono fenomeno delittuoso non occasionale –spiega Coldiretti Pistoia-. Lo confermano anche i risultati delle ultime indagini delle forze dell’ordine che hanno evidenziato come i furti siano sistematici e organizzati da ‘professionisti’, che sanno quando e dove colpire”.

“Ringraziamo per l’impegno prefettura e forze dell’ordine per la loro attività investigativa e di coordinamento –commenta Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia-. Il nostro allarme, a cui sono seguiti numerosi e proficui incontri, è stato recepito e l’opera intrapresa dalle istituzioni, a cui collabora il mondo produttivo, sta dando frutti. Occorre andare avanti, consapevoli che la criminalità in agricoltura è un fenomeno vasto ed in crescita, come conferma il sesto Rapporto Agromafie”. Il rapporto è elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, il cui presidente del comitato scientifico è Giancarlo Caselli.

Il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere circolazione delle merci e dei capitali.

Una rete criminale che si incrocia perfettamente con la filiera del cibo. Dalla mozzarella sbiancata con la soda al pesce vecchio rinfrescato con un “lifting” al cafados, dalla carne dei macelli clandestini di animali rubati al pane cotto in forni con legna tossica, dalle nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori, al miele “tagliato” con sciroppo di riso o di mais (vedi foto), sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori. Coldiretti ha apparecchiato, in occasione della presentazione del sesto Rapporto Agromafie, la tavola de ‘Il crimine nel piatto degli italiani’ con i casi più eclatanti, dall’antipasto al dolce, di portate illegali frutto di traffici, inganni, frodi e manipolazioni per speculare sul cibo e sulle filiere agroalimentari.

“Le agromafie sono diventate molto più complesse e raffinate e non vanno più combattute solo a livello militare e di polizia ma vanno contrastate a tutti i livelli: dalla produzione alla distribuzione fino agli uffici dei colletti bianchi, dove transitano i capitali da ripulire, garantendo al tempo stesso la sicurezza della salute dei consumatori troppo spesso messa a rischio da truffe e inganni solo per ragioni speculative -afferma Coldiretti-. Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare”.

 

CUNEO, FRODI ALIMENTARI IN AUMENTO, CONTINUA LOTTA CONTRO MALAVITA NEL PIATTO

“Pseudo vini” ottenuti da preparati in polvere grazie a miracolosi wine-kit, carne proveniente da macelli clandestini di animali rubati, miele “tagliato” con sciroppo di riso o di mais. Sempre più spesso la criminalità porta in tavola prodotti illegali e pericolosi.

Tra i più colpiti da truffe, due prodotti di punta dell’agroalimentare cuneese, eccellenze note in tutto il mondo e frutto del lavoro dei nostri imprenditori agricoli: il vino, che nell’ultimo anno ha fatto registrare un picco nei reati (+75%), e la carne, per la quale le frodi sono addirittura raddoppiate (+101%).

I dati emergono dagli oltre 54.000 controlli effettuati lo scorso anno dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi e resi noti in occasione del 6° Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare.

La filiera del cibo, dalla produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, ha attirato l’interesse delle organizzazioni malavitose, mentre le difficoltà economiche costringono molti cittadini a tagliare la spesa alimentare e a scegliere prodotti più economici, che rischiano di avere un impatto negativo sulla salute.

“Ben vengano, dunque, i controlli per difendere la salute dei cittadini, la salubrità dell’ambiente e del tessuto economico cuneese – dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo -. Fondamentali, in particolare, sono i controlli sui cibi low cost dietro cui si nascondono spesso ingredienti di bassa qualità e ricette o metodi di produzione modificati. Tutti i prodotti che portiamo in tavola devono rispettare gli stessi criteri di qualità e legalità, senza eccezioni”.

Da qui la battaglia Coldiretti per applicare l’indicazione d’origine in etichetta su tutti i cibi. Non solo. Secondo Moncalvo “va tolto in Italia il segreto sui flussi commerciali, per rendere note le aziende che importano materie prime dall’estero e consentire interventi mirati in situazioni di emergenza anche sanitaria. In più, urge approvare una nuova normativa sui reati agroalimentari che recepisca il lavoro svolto dalla Commissione presieduta dal procuratore Giancarlo Caselli nel 2015, un dossier sinora mai esaminato in Parlamento”.

 

CREMONA, SAN VALENTINO: GALLERIA DI BACI AL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA

Una galleria di baci: romantici, complici, spiritosi, di ogni età. E’ la risposta che i cremonesi hanno dato all’invito giunto dagli agricoltori di Campagna Amica, che hanno proposto agli innamorati di diventare protagonisti di “una foto al bacio”, da scambiarsi nella cornice (nel senso letterale del termine) del mercato di Campagna Amica. Ne è nato un simpatico “kiss contest di San Valentino”, che vede ora le foto raccolte sulla pagina facebook di Coldiretti Cremona, sottolineate dai ‘like’ dei visitatori, in attesa di incoronare – e premiare, con un cesto di primizie – la foto che risulterà più votata.

Ai cremonesi è piaciuta l’idea lanciata dagli agricoltori di Campagna Amica, per sottolineare – con il sorriso – la giornata di San Valentino, festa degli innamorati. I like stanno ancora giungendo (a fine giornata sarà proclamata la foto vincitrice), ma nel frattempo vale la pena di sottolineare un significativo traguardo raggiunto dalla pagina facebook di Coldiretti Cremona: uno tra gli annunci più recenti, fra quelli dedicati alla presenza di Campagna Amica in piazza Stradivari e all’iniziativa per San Valentino, ha raggiunto quota 88.394 contatti.

“Con il sorriso, partecipiamo al giorno dedicato agli innamorati – spiegano gli agricoltori di Campagna Amica –. Del resto, nelle nostre campagne nascono vari prodotti considerati come elisir naturali dell’amore. Come il peperoncino e lo zafferano (nella mitologia greca, Zeus giaceva con le sue donne su un letto di zafferano), la cipolla rossa (che vanta un elevato contenuto di ossido nitroso, il principio attivo contenuto nel viagra), ma anche l’aglio (non a caso Ovidio consigliava agli amanti insalata di aglio e cipolle e Galeno definì il bulbo “eccitante per Venere”), e poi naturalmente il miele, che dà vigore e positività.

In tema di regali per San Valentino – spiega Coldiretti Cremona – anche quest’anno i fiori si sono confermati tra le scelte preferite. Attenzione però a non equivocarne il linguaggio. Il mazzo di rose infatti deve essere sempre composto in numero dispari di fiori che nei loro colori possono comunicare sensazioni differenti. Se le rose rosse significano passione ardente, quelle bianche – spiega la Coldiretti – testimoniano l’amore puro e spirituale mentre il color corallo rivela il desiderio. Ancora la rosa muschiata significa bellezza capricciosa, il color pesca palesa un amore segreto, l’arancio esprime fascino, il rosa amicizia, affetto e gratitudine. Particolare attenzione – avverte la Coldiretti – va prestata alla rosa di colore giallo perché oltre a simboleggiare un amore disperato e geloso, potrebbe anche comunicare tradimento o amore in declino.

Ma non ci sono solo le rose. Il ranuncolo simboleggia bellezza malinconica e la calendula è ambasciatrice di dedizione, ma anche di pene d’amore e potrebbe rappresentare la sofferenza per un sentimento non corrisposto. Il garofano bianco – continua la Coldiretti – significa fedeltà, quello giallo eleganza, quello rosa amore reciproco e quello rosso amore vivo e intenso; per il tulipano, invece il colore rosso esprime una dolce dichiarazione d’amore, lo screziato complimenti per gli occhi della persona amata e il giallo amore disperato. E il papavero, simbolo di tranquillità e serenità, è perfetto per chi, in questa occasione, voglia rassicurare il partner e comunicargli che tutto procede per il meglio.

 

LIGURIA, RACCOLTA FIRME EAT ORIGINAL A SOSTEGNO ETICHETTATURA OBBLIGATORIA 

Procedono a pieno ritmo le iniziative organizzate da Coldiretti Liguria per raccogliere le firme della petizione europea “Eat original. Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo) finalizzata all’estensione dell’obbligo dell’etichetta d’origine a tutti gli alimenti, per combattere le frodi alimentari, garantire trasparenza al consumatore e valorizzare le nostre produzioni tipiche minacciate, troppo spesso dai falsi Made in Italy.

Lo rende noto Coldiretti Liguria nel sottolineare che, da oggi nella nostra regione, la battaglia di Coldiretti si arricchisce del supporto e della collaborazione di tutte le Associazioni dei Consumatori Liguri, nello specifico Lega Consumatori, Adiconsum, Adoc, Assoutenti, Casa del Consumatore, Codacons, Federconsumatori, Sportello del consumatore, che continuano con l’impegno di sensibilizzare la cittadinanza e raccogliere le firme presso i loro sportelli e sedi.

“Fornire informazioni coerenti e trasparenti – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –  è di fondamentale importanza per permettere ai consumatori di sapere cosa acquistano realmente, per proteggere le eccellenze locali e per sostenere l’economia dei nostri territori. Ad oggi nel carrello della spesa sono a rischio “fake” un prodotto alimentare su quattro che non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta, dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini. Questa petizione, che viene portata avanti in altri 7 paesi dell’UE e che ha come obbiettivo la raccolta di almeno 1milione di firme, vuole rendere obbligatoria l’indicazione del paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell’UE, senza deroghe per i marchi registrati e le indicazioni geografiche e, per quanto attiene agli alimenti trasformati, l’indicazione in etichetta deve essere resa obbligatoria per gli ingredienti principali se hanno un’origine diversa dal prodotto finale.

L’appoggio delle Associazioni dei Consumatori liguri è un valido aiuto per raggiungere più cittadini possibili: è un loro diritto essere informati correttamente su che cosa arriva ogni giorno sulla loro tavola, e avere a disposizione gli strumenti necessari per fare una scelta consapevole e poter così tutelare maggiormente la propria salute e quella della propria famiglia”.

 

PIEMONTE, SAN VALENTINO NEGLI AGRITURISMI: VINCONO I MENÙ DEGLI AGRICHEF”   

Oltre un italiano su tre (34%) regala un mazzo di rose rosse o altri fiori, che si confermano l’omaggio preferito per San Valentino. E’ quanto emerge dalla rilevazione condotta dal sito www.coldiretti.it divulgata in occasione della giornata dedicata alla festa degli innamorati. Quasi la metà (42%) delle persone per l’appuntamento del 14 febbraio ha deciso di non regalare niente, o almeno nulla di materiale mentre tra gli altri doni, troviamo cioccolatini o altri dolciumi (13%), gioielli o altri oggetti di valore (6%) mentre il 5% punta su un vestito o un altro capo di abbigliamento.

A non tramontare mai è la tradizione di concedersi una cena fuori nella serata di San Valentino per cui gli agrichef degli agriturismi piemontesi hanno ideato creativi menù gourmet, anche da asporto per chi, eventualmente, non vuole mettersi ai fornelli ma non rinuncia a ricette genuine e stuzzicanti.

Risotto mantecato alla crema di topinambur, roastbeef di fassone piemontese su fantasie di verdure, lonzino in crosta aromatica alla birra rossa Rabel, mele e fichi su fantasia d’inverno, torta al cioccolato fondente con peperoncino: solo alcune delle proposte gourmet ideate dagli agrichef piemontesi. 

“Nei circa 300 agriturismi diffusi in tutta la Regione non mancherà la creatività dei nostri agrichef – spiega Stefania Grandinetti presidente degli Agriturismi di Campagna Amica del Piemonte – che sapranno proporre gustosi abbinamenti cibo/vino per creare la giusta atmosfera di San Valentino. Oltre ad una piacevole accoglienza, gli agrichef daranno spazio in cucina ai prodotti territoriali di stagione sapientemente valorizzati”.

Per chi cucinerà la cena di San Valentino nella propria casa, Coldiretti Piemonte consiglia l’acquisto dei prodotti nei mercati di Campagna Amica, presenti in tutte le province della nostra Regione, al fine di portare in tavola cibo genuino, fresco e di cui è possibile tracciare la provenienza.

 

TORINO, PROSEGUE IL CONTRASTO ALLE AGROMAFIE PER DIFENDERE MADE IN PIEMONTE 

Fanno registrare un balzo del 59 per cento nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare che si estendono ai principali comparti: dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. Questo afferma Coldiretti sulla base dei risultati operativi dei 54mila controlli effettuati nel 2018 dal Icqrf, Ispettorato centrale repressione frodi, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare.

I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono: il vino, con +75% nelle notizie di reato; la carne, dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%); le conserve, con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode. Dalla mozzarella sbiancata con la soda al pesce vecchio rinfrescato con un “lifting” al cafados. Dalla carne dei macelli clandestini di animali rubati al pane cotto in forni con legna tossica. Dalle nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori al miele “tagliato” con sciroppo di riso o di mais. Questi sono alcuni esempi di come la criminalità metta in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori.

In regione Piemonte tra le produzioni maggiormente a rischio ci sono il vino – diversi infatti i casi di Barolo e Barbaresco falsificati o di wine kit per produrli con polveri – le nocciole, i tartufi, la carne ed il riso che arriva dalla Birmania frutto della persecuzione e del genocidio dei Rohingya.

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, commenta: “La filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per calamitare l’attenzione delle organizzazioni malavitose. Occorre vigilare sui cibi low cost, dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. E’ quindi necessario controllare, affinché tutti i prodotti che arrivano sulle nostre tavole, provenienti dall’interno o dall’estero dei confini nazionali, rispettino gli stessi criteri. Tutto ciò per garantire che, dietro agli alimenti in vendita sugli scaffali o serviti al ristorante, ci sia un percorso di qualità e legalità”.

Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino, aggiunge: “Oltre ad applicare l’indicazione d’origine su tutti i prodotti e a eliminare in Italia il segreto sui flussi commerciali per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza, è urgente approvare una nuova normativa sui reati agroalimentari che recepisca il lavoro svolto – e mai attenzionato dal Parlamento -, nel 2015 dalla Commissione presieduta dal procuratore Giancarlo Caselli. Ben vengano i controlli effettuati dalle forze dell’ordine grazie ai quali siamo in grado di far emergere casi che in altri Paesi, dentro e fuori l’Unione europea, non verrebbero smascherati. Gli organi preposti per presidiare il territorio svolgono un ruolo anche a difesa e salvaguardia della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio stesso, oltre che del tessuto economico torinese, piemontese e nazionale”.

 

PUGLIA, XYLELLA: DOPO 5 ORE COMPLETATO INCAPPUCCIAMENTO ULIVO INFETTO 

Completato, dopo 5 ore di lavoro per la messa in opera, ‘l’incappucciamento’ con la rete antinsetto dell’ulivo infetto di Monopoli. Ne dà notizia Coldiretti Puglia che ha interessato un’azienda di Bitonto, incaricata della messa in opera della protezione, sotto la vigilanza dei Carabinieri Forestali di Monopoli, su disposizione della Procura di Bari. “E’ stata realizzata una struttura intelaiata metallica tubolare su cui è stata apposta la rete antinsetto ad una distanza della rete dai rami di 50 centimetri, in modo da non sfiorare la pianta in nessuna parte. Ci siamo attenuti, secondo il progetto presentato precedentemente alla Procura per il tramite dei Carabinieri, anche quando, inaspettatamente, stamani ci hanno imposto di lasciare aperta la parte superiore della rete, nonostante le prescrizioni della Dott.ssa Percoco dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale”, riferisce il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

I campionamenti sull’albero in contrada Caramanna sono stati effettuati il 6 dicembre 2018 – ricorda Coldiretti Puglia – e il 19 dicembre 2018 il laboratorio dello CIHEAM -IAMB trasmette al CNR e al Dipartimento di Scienze del Suolo e delle Piante dell’Università di Bari i saggi di conferma delle analisi effettuate il 17 dicembre.

Il 10 gennaio 2019 l’Osservatorio Fitosanitario ha inviato al proprietario l’atto dirigenziale n. 1/2019 relativo alle prescrizioni di esecuzione delle misure fitosanitarie e la data fissata per l’espianto è il 14 gennaio 2019. Il 12 gennaio 2019 i Carabinieri Forestali gli notificano il sequestro disposto dalla Procura di Bari dell’ulivo infetto, ritenuto ‘corpo del reato’ e degli 8 ettari su cui l’albero insiste.

Per fermare l’avanzata verso nord della Xylella serve un deciso cambio di passo dopo le incertezze ed i ritardi – continua Coldiretti Puglia – che hanno provocato l’avanzata inarrestabile del batterio che ha già causato 1,2 miliardi di danni. 

“E’ la prova provata che è vitale l’urgenza dell’applicabilità del Decreto Centinaio che faccia finalmente chiarezza e consenta di superare i blocchi all’abbattimento delle piante anche nelle aree tutelate e di impedire che il ricorso alla giustizia amministrativa e addirittura alla Procura possa diventare un impedimento alla difesa degli interessi della collettività e del bene comune”, aggiunge il presidente Muraglia. “Se, poi, ci sono motivi reali per mettere in discussione i metodi di campionamento ed analisi deve essere fatta chiarezza, ma in tempi brevi. In sei anni si sono susseguiti errori, sospetti, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio – conclude il presidente Muraglia – che dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando a Monopoli, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione”.

 

CAMPANIA, ENGLISH FOR FARMERS: FORMAZIONE PER AGRITURISMO ED EXPORT

La competitività delle imprese agricole passa dalla formazione. Con questo obiettivo Coldiretti Campania lancia “English for farmers”, progetto dedicato all’apprendimento della lingua inglese tecnica in collaborazione con Shenker, istituto specializzato nell’omonimo metodo d’insegnamento innovativo fondato sulla pratica. Il percorso avrà avvio il 26 febbraio con un Open Day gratuito dedicato alla valutazione delle esigenze specifiche aziendali. I docenti di Shenker effettueranno un assessment test per misurare il reale fabbisogno formativo dei singoli partecipanti, a cui seguirà una consulenza personalizzata. Ad ospitare la giornata di test sarà l’Agrichef Academy di Campagna Amica, presso l’azienda Gb Agricola di Montoro (Av), dove da due anni si tengono i corsi di formazione per gli agrichef a cura di Terranostra Campania.

“Vogliamo rispondere a due esigenze sempre più forti – spiega Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente regionale – da una parte la multifunzionalità e dall’altra l’export. Esigenze avvertite soprattutto dai giovani agricoltori. Nel primo caso le aziende agricole che si occupano di vendita diretta nei mercati e negli agriturismi Campagna Amica hanno l’esigenza di curare il rapporto crescente con gli stranieri, grazie al consistente flusso turistico che tocca la Campania. I dati ci dicono che circa il 60% dei turisti sono stranieri e oltre 1/3 della spesa è destinata al cibo e a percorsi enogastronomici.

La Campania è la seconda regione italiana per incremento turistico ed è la prima del Sud con circa 19 milioni di presenze nell’ultimo anno. Pertanto gli agricoltori in vendita diretta e gli operatori agrituristici avvertono una necessità urgente di raccontare al meglio il nostro patrimonio agroalimentare e di migliorare i servizi di accoglienza. Dall’altra parte le imprese agricole vedono crescere sempre più l’export in tutto il mondo, grazie all’appeal del made in Italy della Campania. Per partecipare efficacemente alle fiere internazionali e per interagire con i buyer di tutto il mondo è necessario essere attrezzati con una buona conoscenza linguistica. Le ultime stime Istat ci dicono che l’export agroalimentare della Campania nel 2018 sfiora i 6 miliardi di euro, ma esistono ampi margini di crescita. A questa esigenza va data una risposta formativa diversa e specifica per sostenere la competitività”.

 

TORINIO: LAMINAZIONE DORA RIPARIA: MOZIONE APPROVATA DAL CONSIGLIO REGIONALE

“Valutazione progettualità alternative alla realizzazione del bacino di laminazione della Dora Riparia nel Comuni di Caselette, Alpignano, Rosta e Rivoli”. Questo l’oggetto della mozione numero 1555 approvata dal Consiglio Regionale del Piemonte il 13 febbraio scorso. Primo firmatario del documento il consigliere Pd Daniele Valle, cui si sono aggiunti altri 12 consiglieri di Palazzo Lascaris.

In premessa la mozione fa presente che “Il progetto di bacino di laminazione della Dora Riparia consiste in 300 ettari di superficie agricola da sempre coltivata da aziende agricole del territorio…”. La mozione impegna la Giunta regionale del Piemonte a elaborare opzioni di intervento alternative al progetto di cassa di laminazione sulla Dora Riparia su Caselette, Alpignano, Rosta e Rivoli…” e a “valutare attentamente ogni soluzione progettuale possibile, sia rispetto alla progettazione dell’opera, sia alla sua collocazione, sia rispetto a interventi alternativi, coinvolgendo nella concertazione tutti gli attori rappresentativi del territorio e degli interessi economici in gioco”.

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, commenta positivamente l’approvazione del documento: “Gli agricoltori auspicano che, in tempi brevi, si tenga conto gli impegni presi con tale mozione. Infatti il documento raccoglie le perplessità degli agricoltori coinvolti dal progetto i cui terreni, di particolare pregio, in caso di laminazione delle acque della Dora Riparia, subirebbero danni tali da renderli non più coltivabili”.

Sergio Barone, vice presidente di Coldiretti Torino, sulla vicenda, sottolinea “La buona collaborazione con i Comuni di Casellette, Alpignano e Rivoli e il Consorzio irriguo della bealera dei prati di Caselette. Con loro abbiamo fatto emergere le criticità di questo progetto, chiedendo una revisione, fatta propria dal Consiglio Regionale. In questi mesi, con gli amministratori locali e con il Consorzio irriguo abbiamo lavorato in sinergia per difendere il territorio da un progetto che rischia di avere un impatto devastante per 300 ettari di aree fertili della zona ovest di Torino. Coldiretti Torino ora auspica che su questa vicenda la Regione Piemonte concretizzi i pronunciamenti in difesa del suolo fertile, arrivando a modificare il progetto. Se si vuole difendere i terreni agricoli di pregio non ci sono alternative: occorre individuare progetti alternativi all’unica cassa di laminazione”. 

 

CREMONA, ZOOTECNIA: FORTE PARTECIPAZIONE A INCONTRO PROMOSSO DA COLDIRETTI 

“Il presente e il futuro del sistema allevatori. Un nuovo modello di servizi tecnici per dare più valore agli allevamenti lombardi”. E’ il tema dell’incontro organizzato da Coldiretti Cremona a Rivolta d’Adda, nell’ambito della Fiera Regionale di Santa Apollonia, giunta alla 191esima edizione. Aperto dal saluto del Sindaco Fabio Calvi – che ha espresso soddisfazione nell’accogliere a Rivolta d’Adda, come ogni anno, un importante e partecipato momento d’incontro proposto dalla Coldiretti – il convegno ha visto la presenza di numerosi allevatori, riuniti nella sala Oriana Fallaci.

E’ stato il Direttore di Coldiretti Cremona Mauro Donda ad introdurre i lavori, presentando i relatori e i temi proposti.  “Abbiamo colto l’occasione offertaci dalla Fiera di Sant’Apollonia e dall’invito del Comune di Rivolta d’Adda per proporre una serata che faccia il punto sul progetto di riorganizzazione del sistema delle Associazioni Allevatori. La crescita della zootecnia italiana, a partire dal secondo dopoguerra, è stata accompagnata e sostenuta dall’attività dell’Associazione Italiana Allevatori, fondata nel 1944 ed organizzata capillarmente sull’intero territorio nazionale” ha detto Donda, introducendo i temi della serata. “La drastica riduzione dei finanziamenti di questi ultimi anni ha imposto l’avvio di una profonda riforma del sistema ed un progetto di riorganizzazione che a livello regionale ha visto l’incorporazione di tutte le APA provinciali in un’unica ARAL regionale. Coldiretti è stata l’unica Organizzazione agricola a farsi carico del salvataggio del sistema-Allevatori e ad assumersi la responsabilità di un progetto così delicato ed impegnativo”.

Il compito di spigare la funzione e la riorganizzazione dell’Associazione Italiana Allevatori è stato affidato a Roberto Maddè, Direttore generale di AIA. Con l’aiuto di slide, Maddè ha rimarcato le motivazioni e i contenuti della riorganizzazione messa in campo. “Il “sistema degli allevatori” è nato più di 50 anni fa, a servizio delle aziende zootecniche, ed ha contribuito a fare della zootecnia del nostro Paese una delle più avanzate a livello internazionale. Chi ne auspicava la chiusura, non ha saputo dare alcun contributo, alcuna via alternativa. Dal canto nostro, abbiamo creduto nella necessità di una riorganizzazione e di un rilancio, ed è questa la strada che stiamo percorrendo” ha detto Maddè, che nel suo intervento ha toccato i temi dell’impegno messo in campo da Aia (rivolto all’intera zootecnia, rispetto a tutti i comparti e a tutte le aree del territorio nazionale, poiché, ha detto, “non possiamo permetterci di escludere nessuna azienda e nessuna realtà dai prodotti di formazione e di crescita, né sulla base delle dimensioni né della collocazione territoriale delle aziende”) e delle sfide che si prospettano, a partire dai temi della sostenibilità ambientale, della sanità animale (“Temi e terminologie dai quali oggi il nostro lavoro non può prescindere” ha aggiunto), del valore della tracciabilità e dell’etichettatura delle produzioni, della biosicurezza. 

Il Direttore generale ha rimarcato il compito assunto da Aia in tema di formazione garantita alle aziende e di funzione di controllo, di raccolta e fruizione delle informazioni necessarie per la gestione dell’allevamento. Ha assicurato l’impegno in campo per migliorare la genetica, la rete dei laboratori, le conoscenze e gli strumenti informatici a servizio della stalla. Ha anticipato il significato e l’importanza di “Leo”, il progetto di piano di sviluppo rurale nazionale che va nella direzione di garantire agli allevamenti e al sistema trasparenza e informazione a tutto campo. 

Nel suo intervento Massimo Battaglia, Direttore di ARAL Lombardia, ha evidenziato le motivazioni e i contenuti che hanno sostenuto la riorganizzazione dell’Associazione Regionale Allevatori della Lombardia. Ha evidenziato come, negli anni, AIA e ARAL abbiano operato – sviluppando un’ampia gamma di attività e di servizi di assistenza tecnica per le aziende di allevamento e operando nel campo della selezione e del miglioramento genetico – rendendo la zootecnia italiana una delle più avanzate a livello internazionale. “Un percorso importante – ha detto –sostenuto da risorse pubbliche che nel giro di qualche anno sono state drasticamente ridotte, mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza del sistema allevatori, e rendendo necessaria una forte riorganizzazione dello stesso”.

Battaglia ha sottolineato il grande impegno da parte dei controllori, dei dipendenti dell’Associazione, che insieme ai vertici hanno contribuito ad una riorganizzazione complessa, dalla quale sono nati nuovi importanti strumenti e nuove sfide, poste al servizio dello sviluppo della zootecnia italiana. Ha chiarito i criteri che sono stati alla base della riorganizzazione, con l’individuazione di un responsabile a livello regionale per ogni settore. Battaglia si è quindi soffermato sui principali servizi offerti come sistema regionale, dall’anagrafe zootecnica ai controlli funzionali garantiti alle aziende. Ha rimarcato il ruolo dei controllori e l’importanza dell’efficacia ed efficienza delle analisi che si garantiscono alle aziende zootecniche. Ha presentato il “Progetto Leo”, un percorso nel quale Aia e Aral credono fortemente. Il Progetto Leo – ha chiarito – è una piattaforma che riunisce in un’unica banca dati digitale tutte le informazioni relative al comparto zootecnico. Informazioni accessibili per favorire lo scambio e la condivisione, la trasparenza di tutta la filiera zootecnica e la sicurezza dei prodotti alimentari.

La parola è passata a Riccardo Negrini, docente universitario e Direttore tecnico Aia, intervenuto sul tema “Il futuro dei servizi tecnici per la competitività degli allevamenti lombardi”. Negrini ha esordito sottolineando quelle che sono le sfide del futuro. Sfide che – rispondendo alle richieste sempre più pressanti che giungono dai consumatori e dalle Istituzioni – devono dare risposte e garanzie in termini di sostenibilità, sicurezza alimentare, benessere animale. Negrini ha illustrato gli innovativi strumenti messi in campo da Aia e Aral per rispondere alla necessità di garantire il benessere animale, per affrontare la questione della sostenibilità delle produzioni (con le opportunità offerte dalla zootecnia di precisione), per il miglioramento della genetica, per il miglioramento della gestione aziendale, per una efficace gestione del rischio. Ha introdotto il tema della tecnologia applicata a supporto dei protocolli di riduzione all’uso del farmaco. Si è soffermato sul valore di Si@lleva, il sistema informatico che AIA mette a disposizione delle aziende zootecniche.

La conclusione è stata affidata al Presidente di Coldiretti Cremona Paolo Voltini. “I cambiamenti portano con sé delle difficoltà, dei rischi, ma sono occasione di crescita. Con Aia e Aral abbiamo messo in campo percorsi nuovi, una riorganizzazione necessaria, nuove sfide legate a una progettualità nuova. Con determinazione abbiamo affrontato la vicenda Apa, convinti com’eravamo che un cambiamento fosse necessario e che l’isolamento del nostro territorio non potesse che rappresentare una zavorra per il futuro della zootecnia cremonese e delle nostre aziende – ha sottolineato Voltini –. Abbiamo agito con senso di responsabilità e capacità di guardare, con lungimiranza e coraggio, al futuro. Costruendo nuove prospettive, mattone dopo mattone. Abbiamo creduto in un sistema capace di riorganizzarsi, guardare al futuro, relazionarsi con la politica e con le Istituzioni nazionali ed europee dimostrando autorevolezza e affidabilità. Sappiamo che la strada prosegue e che il nostro compito sarà alzare quotidianamente il livello del servizio offerto al sistema allevatoriale italiano” ha rimarcato Voltini, lasciando quindi la parola agli allevatori che, con domande e riflessioni, hanno contribuito al successo di una serata ricca di contenuti.

 

Appuntamenti

 

CREMONA: “EAT ORIGINAL”, PER SMASCHERARE I CIBI ANONIMI. CITTADINI ‘TESTIMONIAL’

Domenica 17 febbraio

“Sono i cittadini i nostri unici e veri testimonial. Sono i nostri alleati nella battaglia per ottenere l’origine in etichetta per tutti i cibi in Europa” con queste parole gli agricoltori di Campagna Amica rilanciano l’appuntamento con il mercato a Crema, domenica 17 febbraio (dalle ore 8 alle 12), nel rafforzare il proprio impegno nella raccolta firme “Eat Original – Scegli l’Origine”.

“Eat Original” è un’Iniziativa dei Cittadini Europei, promossa da Coldiretti-Campagna Amica insieme ad altre nove organizzazioni, per estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Nello specifico, questa proposta d’iniziativa dei cittadini si prefigge di rendere obbligatoria l’indicazione del paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell’Ue. La petizione chiede di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare, a difesa della salute dei cittadini e del lavoro degli agricoltori italiani.

Con determinazione, anche domenica 17 febbraio, presso il mercato di Campagna Amica a Crema, gli agricoltori della Coldiretti proseguiranno nella raccolta firme. Dalle ore 8 alle 12, presso la quarta pensilina di via Verdi, i cittadini potranno acquistare i cibi garantiti dagli agricoltori di Campagna Amica (dai formaggi ai salumi, dall’ortofrutta di stagione ai prodotti da forno, senza scordare miele, vino, uova, pasta, prodotti di bufala e di capra) e nel contempo potranno – con una firma – proteggere la loro salute e difendere il vero made in Italy.

“L’etichetta d’origine offre ai consumatori la possibilità di fare scelte di acquisto consapevoli, realmente libere, attente alla salute e al proprio benessere, e nel contempo consente alle nostre aziende agricole di difendersi dalla concorrenza sleale di prodotti esteri, dall’origine dubbia, spacciati per Made in Italy” sottolineano gli agricoltori di Coldiretti, nel ringraziare i cittadini che con convinzione “ci mettono la faccia” (letteralmente, come dimostra la colorata carrellata di foto dei ‘testimonial’, immagini che ogni domenica vengono scattate e poi esposte presso lo stesso mercato), insieme agli agricoltori, in questa vitale battaglia.

 

VENEZIA: CRIMINALITÀ, CONTRAFFAZIONE, REATI A TAVOLA IN UNA INIZIATIVA FORMATIVA

Martedì 19 febbraio

Fanno registrare un balzo del 59% nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare che si estendono ai principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode.

Nell’ultimo anno sono stati sequestrati 17,6 milioni di chili di alimenti di vario tipo per un valore di 34 milioni di euro con lo smantellamento di un’organizzazione fra Campania, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto che importava zucchero da Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia e poi lo immetteva nei canali del mercato nero attraverso fatture false per rivenderlo a prezzi stracciati a imprenditori che lo usavano per adulterare il vino. Più di un italiano su cinque (17%) è stato vittima di frodi alimentari nel 2018 con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati ed effetti anche sulla salute, secondo l’indagine Coldiretti dalla quale si evidenzia che ben l’88% dei cittadini nel momento di fare la spesa è preoccupato dell’idea che nei negozi ci siano in vendita prodotti alimentari pericolosi per la salute.

Sotto accusa sono soprattutto i cibi low cost dietro ai quali spesso si nascondono, infatti, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi ma – denuncia la Coldiretti – possono a volte mascherare anche vere e proprie illegalità, come è confermato dall’escalation dei sequestri. Le difficoltà economiche hanno costretto molti italiani a tagliare la spesa alimentare e a preferire l’acquisto di alimenti più economici prodotti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che – sostiene la Coldiretti – rischiano di avere un impatto sulla salute.

“Non si tratta di fare allarmismo, ma di porre la giusta attenzione ad un problema sempre più emergente- afferma il presidente di Coldiretti Venezia Andrea Colla – è necessario prendere provvedimenti su più livelli, da parte nostra creare più consapevolezza sulla scelta del cibo da mettere in tavola è un aspetto fondamentale, per questo cerchiamo di insegnare ai bambini più piccoli la stagionalità dei prodotti locali apprezzandone il gusto e la freschezza, ma anche parlare ai ragazzi più grandi della contraffazione e dei reati che colpiscono l’agroalimentare creando in loro la determinazione e la capacità di scegliere  cosa mettere in tavola. A tal proposito infatti, martedì 19 Febbraio alle ore 9.00 Coldiretti Venezia parlerà a tutti gli studenti dell’istituto superiore Algarotti di Venezia di queste tematiche”.

L’agricoltura e l’alimentare sono infatti considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone in termini economici e salutistici.  Di fronte al moltiplicarsi dei casi di frode e contraffazione alimentare più della metà italiani (51%) chiedono – continua la Coldiretti – che venga sancita la sospensione dell’attività.

“E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute», afferma il direttore di Coldiretti Venezia Giovanni Pasquali che aggiunge  «oltre ad applicare l’indicazione d’origine su tutti i prodotti va anche tolto in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza anche sanitaria che si ripetono sempre più frequentemente”.

 

MANTOVA: LA POPOLAZIONE LOMBARDA INVECCHIA, PROBLEMI SANITARI E STRUTTURALI

Lunedì 18 febbraio

Il Cupla (Comitato unitario pensionati lavoro autonomo) organizza a Mantova per lunedì 18 febbraio alle 9:30 in piazza Porta Giulia 10, nella sala riunioni del Parco del Mincio il convegno “La popolazione lombarda invecchia, problemi sanitari e strutturali”. Moderatore dell’incontro sarà Vittorio Valente, coordinatore provinciale Cupla e presidente della Federazione Pensionati di Coldiretti Mantova. Interverranno come relatori Renato Bottura, medico geriatra e direttore scientifico degli istituti geriatrici Mazzali di Mantova, e Cecilia Donzelli, direttore dell’Uoc Cure primarie e continuità assistenziale Ats Val Padana.

In particolare, il dottor Bottura si concentrerà soprattutto sull’aspetto clinico, sulla fragilità delle persone anziane e su come cercare di posticipare la perdita dell’autonomia attraverso la prevenzione, spiegando inoltre quali sono gli strumenti per invecchiare meglio e quali stimoli risiedono nelle quotidianità.

La dottoressa Dolzelli illustrerà, invece, la nuova riforma della sanità, soffermandosi sui punti della presa incarico e della gestione proattiva, sottolineando – anche in questo caso – l’importanza della prevenzione.

 

BERGAMO: LEGALITÀ, AGROMAFIE E AGROPIRATERIA PERICOLO PER IL MADE IN ITALY

Giovedì 21 febbraio

Bergamo, 14 febbraio 2019 – Una rete criminale che si incrocia con la filiera del cibo e prodotti “taroccati” che fanno bella mostra sugli scaffali di tutto il mondo imitando le nostre eccellenze. Sono alcuni dei temi che verranno affrontai nel corso del convegno “La legalità nel piatto, agropirateria e agromafie nel nostro Made in italy” che si terrà il prossimo 21 febbraio, alle ore 20,30, presso Casa del Parco Oglio Nord, Torre Pallavicina (BG). L’iniziativa è promossa da Coldiretti Bergamo in collaborazione con il Comune  di Torre Pallavicina, l’Associazione Libera, Slow Food e il Parco Oglio Nord.

Interverranno per i saluti Francesco Breviario, Referente Provinciale Coordinamento Libera Bergamo, Luigi Ferrari, Presidente del Parco Oglio Nord, Nazzareno Samuel Ferro, Presidente Sezione Coldiretti di Torre Pallavicina. Relazioneranno Chicco Crippa Segretario della Condotta Slow Food della Bassa Bergamasca, Riccardo Lagorio, giornalista enogastronomico e Gianfranco Drigo, Direttore di Coldiretti Bergamo. Concluderà i lavori Alberto Brivio, Presidente di Coldiretti Bergamo.

L’illegalità nel piatto purtroppo è un fenomeno in continuo aumento – sottolinea Coldiretti Bergamo -; dai risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF), resi noti oggi in occasione della presentazione a Roma del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, emerge che nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali hanno fatto registrare un balzo del 59%.

 

VICENZA: AL MERCATO COPERTO DI C.A. RIFLETTORI PUNTATI SUL BROCCOLO DI BASSANO

Sabato 2 marzo

L’economia agricola sta dando grandi soddisfazioni. Si vede dai numeri e dai volumi movimentati. Ma il risultato più importante non è dato dall’aspetto economico, bensì dalla rivoluzione culturale che Coldiretti, attraverso Campagna Amica, è riuscita ad imporre.

“I primi ad aver colto i nostri sforzi sono stati i consumatori – spiegano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – prima ancora di molti soci, che inizialmente hanno dimostrato delle pur comprensibili perplessità. I più avveduti, però, ci hanno messo davvero poco a comprendere la portata del progetto ed a decidere che non potevano restare giù dal carro. Così, convinti dall’iniziativa e da ciò che la stessa poteva determinare, non soltanto sono saliti sul carro, ma si sono resi parte attiva del progetto, che oggi sta dando risultati ancor più brillanti di quanto si potesse sperare”.

Ed è sulla scia di questo che il mercato coperto di Campagna Amica, in contra’ Cordenons 4 a Vicenza, sta raccogliendo, settimana dopo settimana, un successo sempre maggiore. L’attenzione è tutta puntata sulle produzioni tipiche locali, ma nondimeno sui produttori che le sanno valorizzare, anche proponendo la propria esperienza e le ricette delle nonne rispolverate da qualche vecchio libretto degli appunti.

Sabato prossimo, per non smentirsi, i produttori del mercato coperto di Vicenza proporranno “Indovina chi arriva al mercato…” con ospite d’onore il broccolo di Bassano con la Cooperativa Cab. Un prodotto di nicchia, ma decisamente molto interessante anche quale ingrediente per valorizzare dei piatti di gusto e renderli originali con un tocco di gusto.

“Non dobbiamo dimenticare, però, che il mercato coperto non è soltanto luogo di vendita di prodotti stagionali, freschi e del territorio – sottolineano Cerantola e Palù – ma è anche un contenitore di iniziative ed opportunità promosse dai produttori a diretto vantaggio dei cittadini consumatori. Così settimanalmente vengono inseriti nel palinsesto giochi ed attività per coinvolgere i visitatori”.

Questo weekend, infatti, verrà promosso, con Medici con l’Africa Cuamm, il concerto in programma al Teatro comunale di Vicenza sabato 2 marzo “I Nomadi per Medici con l’Africa” per il progetto “Prima le mamme e i bambini 1000 di questi giorni”. Un’iniziativa di solidarietà internazionale che coincide con i valori di Coldiretti e pone in primo piano l’esigenza di tutelare i più deboli e riconoscere il valore del cibo per la vita.

Ricordiamo che il mercato coperto di Campagna Amica sarà operativo sabato dalle 8.30 alle 14 e domenica dalle 8.30 alle 13, pertanto i visitatori potranno testare personalmente la qualità dei prodotti e misurarsi con le ricette che i produttori sapranno consigliare per utilizzare al meglio le eccellenze vicentine.

Sabato sarà anche possibile usufruire della consegna della spesa al domicilio, un servizio comodo e che molti cittadini stanno da tempo sfruttando, per scegliere in comodità ciò che si vuole mettere in dispensa e vederselo consegnato direttamente a casa propria.

Proseguono, inoltre, due importanti iniziative di Coldiretti Vicenza, la raccolta firme “Stop cibo anonimo”, con la quale l’Organizzazione maggiormente rappresentativa del mondo agricolo chiede all’Europa di proteggere la salute dei cittadini e prevenire le frodi alimentali. Inoltre, sono sempre tutti puntati i riflettori sulla campagna educativa #adottaunalbero, di cui Coldiretti Vicenza è capofila, e che ha riscosso uno straordinario successo istituzionale ed adesione da parte di cittadini ed imprese. Un progetto che va sostenuto, perciò è importante che i vicentini continuino ad essere generosi, dando il proprio contributo attraverso il C/C #adottaunalbero IBAN: IT 60 R 03069 11886 100000000169.