COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 13 aprile 2021

13 Aprile 2021
News La Forza del Territorio del 13 aprile 2021

Primo piano

 

MASSA CARRARA

AZIENDA TESTIMONIAL DELLA CAMPAGNA DIGITAL “D&G FAMILY”

La pastorizia diventa glamour per l’alta moda

Una famiglia di allevatori lunigianesi testimonial della campagna “D&G Family” di Dolce & Gabbana. La famiglia selezionata dalla nota casa di alta moda è quella dei Boschetti di Tavernelle, nel Comune di Licciana Nardi, molto conosciuta per la storica attività di pastorizia e soprattutto per la loro eccellente produzione di formaggi che vendono anche attraverso la rete di mercati di Campagna Amica. Le foto dei componenti della famiglia Boschetti, scattate dal fotografo Mattia Crocetti nei diversi momenti della giornata lavorativa, fanno parte del progetto digital della maison fondata dagli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana che ha voluto omaggiare alla famiglia ed i valori che rappresenta insieme al confronto fra più generazioni. L’azienda è socia di Coldiretti. “La famiglia – commenta Francesca Ferrari, presidente Coldiretti Massa Carrara – è il cuore dell’impresa agricola. In Lunigiana due imprese agricole su tre sono a conduzione familiare il cui legame appartiene alla storia di questa terra. Il titolare e lavoratore vivono sotto il solito tetto, sono padre e figlio, nonno, padre e nipote, marito e moglie, e condividono, essendo famiglia, l’amore, il sacrificio, le soddisfazioni ma anche le delusioni di quella che è un’attività impegnativa che non concede pause. Sono microcosmi dove vita fa rima con lavoro”.

A confermarlo sono i dati di Istat (Censimento 2010) secondo cui 1.701 addetti, tra cui 880 conduttori-titolari, lavorano complessivamente nel settore della zootecnica in provincia di Massa Carrara. I famigliari rappresentano la componente principale dell’universo impresa: ci sono 312 famigliari, 115 parenti e 400 congiunti che lavorano in azienda. “Alla famiglia Boschetti i nostri complimenti – conclude la Ferrari – per aver ben rappresentato il nostro mondo con quel tocco glamour che oggi lo rende sicuramente anche più affascinante e più alla portata di tutti. La campagna di D&G è uno straordinario volano di promozione per l’azienda agricola ed indirettamente per il territorio della Lunigiana che contribuirà, ne sono certa, al rilancio post-Covid”.

 

Dal Territorio

 

CALABRIA, IL FREDDO GELIDO HA QUASI DIMEZZATO LE PRODUZIONI DI PESCHE E KIWI

Una primavera in anticipo con una fioritura anticipata della vegetazione è stato un terreno fertile per l’ondata di freddo gelido nel fine settimana scorso che ha colpito duramente nelle campagne, dove le produzioni in molti territori sono state danneggiate, in particolare pesche e  kiwi ma anche fragole e ortaggi. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Calabria sugli effetti dell’ondata di freddo gelido che ha devastato i raccolti in diverse aree della regione ed in particolare nei comuni interni del Fondo Valle del Crati, della piana di Rosarno – Gioia Tauro e nel lametino.  Per quanto riguarda le serre – riferisce Coldiretti –  è stato aumentato il livello di riscaldamento con costi aggiuntivi per le imprese. Una situazione ancora una volta pesante per molte imprese agricole che – precisa la Coldiretti –hanno perso nell’arco di una giornata il lavoro di un intero anno. Oltre a frutta e verdura a rischio – precisa la Coldiretti – perché sensibili al gelo, ci sono anche la vite e l’ulivo. Ancora una volta i repentini cambiamenti climatici con un’alternanza, in questo caso, di caldo fuori stagione e freddo, creano danni nelle campagne con cali della produzione agricola e perdita di reddito per gli agricoltori. “Occorre che la Regione Calabria – chiede Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria – attivi le procedure per la dichiarazione urgente dello stato di calamità, gli uffici della Coldiretti – aggiunge – hanno iniziato una prima raccolta di dati. Sono ancora troppo poche le superfici assicurate ed è ormai necessario – continua – che le imprese prendano atto della situazione di cambiamento e, vista anche l’esiguità degli aiuti pubblici, agiscano in anticipo assicurando le proprie produzioni. Ricordo che Coldiretti ha promosso il Consorzio di Difesa (Co.Di.P.A.Cal) consorzio di imprenditori agricoli che opera per rispondere alle esigenze delle imprese nel dialogo istituzionale con gli organismi pubblici, su temi relativi al rischio e alla difesa delle colture, che sono sempre più soggette a perdite e danni da gelo, siccità/alluvioni ecc… stipulando polizze collettive calibrate su misura  con le maggiori compagnie assicurative a tutela sempre del territorio e del lavoro degli imprenditori locali.

 

PIEMONTE, CINGHIALI: NECESSARIE AZIONI CONCRETE E STRAORDINARIE

Cinghiali: oltre 2 milioni di esemplari in Italia che rappresentano, oltretutto, il pericolo numero uno per l’introduzione del virus della Peste suina Africana.

“Una situazione di saturazione con il numero di esemplari in continua crescita che sta diventando insostenibile per le nostre imprese e per la sicurezza dei cittadini e che sta compromettendo l’equilibrio ambientale di vaste aree territoriali piemontesi, anche in zone ad elevato pregio naturalistico. Ridurre la popolazione dei cinghiali è la priorità rispetto anche alla diffusione del virus Psa che rappresenta un elevato rischio per il nostro patrimonio suinicolo e per l’intera filiera collegata”. E’ quanto evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale rispetto alle priorità del Piano di sorveglianza e prevenzione del 2021, pubblicato dal Ministero della Salute, per la PSA, che si basa sul controllo passivo dei cinghiali, sulla sorveglianza degli allevamenti di suini, sulla verifica dei livelli di applicazione delle misure di biosicurezza e sulla campagna di formazione ed informazione degli stakeholders.  “Si riaccende, quindi, il faro su una problematica mai risolta: quella del controllo della presenza dei cinghiali sul nostro territorio, anche in termini di equilibrio e funzionalità degli ecosistemi naturali, oltre che causa di ingenti danni all’agricoltura che non vengono neppure coperti dagli indennizzi perché la perdita di reddito arrecata agli imprenditori va ben oltre il valore del risarcimento ottenibile – continuano Moncalvo e Rivarossa -. E’ urgente, dunque, un approccio integrato, un pacchetto di azioni che se da un lato deve agire sulla riduzione sia numerica, che spaziale, dall’altro deve concretizzarsi in provvedimenti che possano consentire anche ai sindaci l’adozione di ordinanze di emergenza per autorizzare misure straordinarie di contenimento. E’ opportuno, infine, regolamentare le modalità di utilizzo del fondo regionale destinato alla prevenzione ed al risarcimento dei danni provocati alla produzione agricola, al fine di rendere l’iter più snello, così da assicurare in tempi rapidi l’accertamento del danno e l’erogazione delle somme disponibili”.

 

SICILIA, DA INIZIO PANDEMIA 1,1 MILIONI DI TONNELLATE DI CIBO INVENDUTI 

In Italia salgono a 1,1 milioni di tonnellate i cibi ed i vini invenduti dall’inizio della pandemia per il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi che travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy, un dato che riguarda anche la Sicilia con migliaia di quintali di prodotti invenduti per via della situazione di “Stop and go” che stanno vivendo gli oltre 23 mila esercizi tra bar, ristoranti, pizzerie, agriturismi della Sicilia. Lo afferma la Coldiretti dell’Isola che evidenzia la presenza di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori in piazza con la Fipe. A livello nazionale si stima che 330mila tonnellate di carne bovina, 270mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali costretti ad un logorante “apri e chiudi” senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili.  In Sicilia, soprattutto nei luoghi turistici i ristoratori preferiscono non aprire esasperati dal repentino cambiamento di norme e le ordinanze dei sindaci che bloccano la vendita di vino e birra nel pomeriggio contribuisce a limitare la vendita.

Chiusure forzate, limitazioni negli orari di apertura, divieti agli spostamenti, drastico calo delle presenze turistiche hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze si fanno sentire direttamente sui fornitori. Anche la didattica a distanza ha determinato una forte riduzione dei punti ristoro per gli studenti, con bar costretti a limitare la forza occupata.

Il crollo delle attività – conclude Coldiretti Sicilia – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi fino ai formaggi.

 

PUGLIA, ESONERO CONTRIBUTIVO AL VIA: CIRCOLARE INPS PER ALLEGGERIMENTO COSTI

Finalmente l’INPS ha pubblicato la circolare sull’esonero semestrale dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro. A darne notizia è Coldiretti Puglia che esprime soddisfazione per il raggiungimento del risultato formale e sostanziale, ottenuto grazie all’incessante interlocuzione tra Coldiretti, i Ministeri lavoro ed agricoltura e INPS. Infatti alle imprese agricole che esercitano più attività agricole con diversi codici Ateco – aggiunge Coldiretti Puglia – di cui almeno uno indicato nell’allegato 1 al D.M. 15 settembre 2020, l’esonero è riconosciuto per la contribuzione complessiva dell’azienda.

“L’alleggerimento del costo del lavoro è un intervento fortemente voluto dalla Coldiretti. Si tratta di una misura importante di fronte agli effetti della chiusura delle attività di ristorazione che si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari dal vino all’olio extravergine di oliva, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Il lockdown incide sull’insieme delle attività economiche ed occupazionali con un perdita stimata in circa 700 milioni di euro”, afferma Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia.

Inoltre, alle imprese agricole che esercitano più attività agricole identificate da diversi codici Ateco, di cui almeno uno indicato nell’allegato 1 al D.M. 15 settembre 2020, l’esonero è riconosciuto – spiega Coldiretti Puglia – per la contribuzione afferente alla posizione contributiva complessiva dell’azienda, considerato il particolare rapporto di interazione che sussiste nello svolgimento delle attività agricole esercitate complessivamente dall’impresa. L’esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali è riconosciuto per la sola contribuzione a carico dei datori di lavoro dovuta per il periodo dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020.

In Puglia l’approvvigionamento alimentare è assicurato grazie al lavoro – aggiunge Coldiretti Puglia – di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione che continuerà ad essere sostenuta dal servizio di consegna a domicilio e dall’asporto per evitare gli spostamenti anche alle persone più fragili come gli anziani e i disabili che avranno la spesa a Km0 direttamente a casa.

In Italia e in Puglia il costo del lavoro in agricoltura, inteso come oneri contributivi ed assicurativi è pari a più del doppio dei Paesi europei direttamente concorrenti come Francia e Spagna. Il settore agricolo – sottolinea la Coldiretti Puglia – è caratterizzato dalla forte stagionalità delle attività e conseguentemente la stragrande maggioranza delle imprese agricole utilizza lavoratori stagionali. Per questo – continua la Coldiretti – in Francia e Spagna, ma anche in Germania e Olanda, sono stati previsti trattamenti contributivi particolarmente agevolati per i lavoratori stagionali al fine di contenere il costo del lavoro e permettere alle loro imprese agricole di vedere a prezzi fortemente concorrenziali proprio con quelli italiani.

A pesare sulle imprese agricole – continua la Coldiretti – sono anche gli oneri burocratici che sottraggono al lavoro nei campi almeno 100 giornate l’anno per adempiere a tutti gli atti richiesti dalla Pubblica Amministrazione. Occorre impegnarsi sulla semplificazione favorendo la comunicazione all’interno della Pubblica Amministrazione mentre non sono accettabili alcuni interventi legislativi in discussione in Parlamento che vogliono introdurre l’Uniemens anche in agricoltura che, di fatto, triplica gli attuali adempimenti burocrati per le denunce contributive. L’agricoltura in Puglia è capace di offrire prospettive di lavoro in un comparto strategico per l’economia del Paese. In uno scenario reso sfavorevole dal Covid, da crisi di mercato, accordi internazionali negativi, clima impazzito con bruschi cambiamenti delle condizioni meteorologhe, il mondo economico e lavorativo nel suo complesso va accompagnato da azioni concrete, perché le imprese agricole hanno bisogno dei lavoratori e di condizioni di mercato del lavoro che siano realmente sostenibili, con l’agroalimentare può offrire 100mila posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni in Puglia con una decisa svolta dell’agricoltura – conclude Coldiretti Puglia – verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale, ma anche un nuovo welfare in campagna, come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza #Next Generation Italia.

 

LIGURIA, VACCINI: RITARDI COSTANO 350 MLN AL GIORNO PER MANCATI CONSUMI

Ogni giorno di ritardo sulle vaccinazioni costa in media all’Italia oltre 350 milioni in mancati consumi con un drammatico effetto a valanga sull’occupazione che si aggiunge alle sofferenze e alle vittime causate dalla pandemia. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento al potenziamento della campagna vaccinale con l’arrivo 360mila dosi nell’hub della Difesa a Pratica di Mare con il primo carico di Johnson&Johnson oltre ai vaccini AstraZeneca insieme allo slot settimanale di Pfizer.

“Il cambio di passo sulle vaccinazioni – affermano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – è strategico per salvare l’economia e le attività collegate, a partire dal turismo e dal suo indotto. La riduzione dei consumi continua infatti a travolgere tutte le realtà impegnate nei servizi di ristorazione, tra ristoranti, trattorie, bar, pizzerie, agriturismi ed ittituismi, e, di conseguenza si è abbattuta su interi comparti dell’agroalimentare.  Dopo oltre un anno di aperture a singhiozzo dalla carne al pesce, dai salumi ai formaggi, dal vino alla birra, sono diversi i prodotti alimentari liguri di eccellente qualità che hanno subito un calo drastico degli ordinativi verso questo canale. Inoltre quella sui vaccini è un’accelerazione necessaria per salvare il turismo estivo anche nella nostra regione dove, solo nel 2019, erano stati oltre 2milioni gli arrivi stranieri (6milioni le presenze), turismo poi di fatto bloccato a causa della pandemia”.

 

MOLISE, AMBIENTE: NO FOTOVOLTAICO SELVAGGIO FRA SAN MARTINO IN PENSILIS E URURI

Nuova aggressione al territorio molisano in nome di una fantomatica svolta “green” nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Dopo l’eolico, con il paventato Parco che dovrebbe sorgere fra Campomarino e Portocannone, adesso è la volta del fotovoltaico. A lanciare il grido d’allarme è Coldiretti Molise che, ancora una volta, mette in guardia la popolazioni e le Istituzioni dai danni “devastanti” che operazioni simili, dallo squisito sapore speculativo, produrranno a lungo termine sull’ambiente e l’economia dell’intera regione.

In grave pericolo adesso sono oltre 300 ettari di terreni agricoli, denuncia Coldiretti, compresi fra i comuni di San Martino in Pensilis e Ururi, sui quali è prevista la realizzazione di parchi fotovoltaici che, dietro la giustificazione di una cultura agro energetica, modificheranno radicalmente questi territori in maniera irreversibile con gravissime conseguenze sia per l’ambente che per l’economia.

Lo stesso destino, avverte inoltre Coldiretti Molise, potrebbe toccare anche ad altri campi fertili, considerando le numerose istanze relative a progetti simili, presentate all’Assessorato all’Ambiente della Regione, che interessano centinaia di ettari per la realizzazione di parchi fotovoltaici. Questo, sottolinea ancora l’Organizzazione, significa sottrarre suolo, non solo al settore agricolo, per coltivare o allevare, ma anche a tutta la popolazione locale.

Sono sempre di più gli enti, le società finanziarie non agricole, con dietro soggetti anche stranieri, che investono su questa fonte rinnovabile, con il rischio che senza una normativa regionale che individui le zone non idonee agli impianti, si arriverà ad uno scempio del territorio, una vera e propria devastazione, di carattere irreversibile, che costituirà uno schiaffo morale per chi ama la propria terra e per chi ci lavora rispettando la natura.

“La nostra iniziativa non si fermerà – avverte Aniello Ascolese, Direttore regionale Coldiretti Molise – perché si tratta non di una battaglia corporativistica ma di un’azione tesa a tutelare gli interessi di tutta la collettività. Coldiretti Molise auspica, quindi, che il Governo Regionale, in primis il Presidente, Donato Toma, e l’Assessore all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, valutino la problematica con la dovuta attenzione, in considerazione anche dei tanti progetti di sviluppo vero per il territorio che sono stati messi in campo negli ultimi anni e che mal si concilierebbero con tali ‘presenze’”.

Per questo Coldiretti ritiene indispensabile che la Regione intervenga con una norma ad hoc e, lo ripetiamo, metta nero su bianco stabilendo quali aree possano essere destinate a siffatti insediamenti. Ciò per salvaguardare i terreni dall’installazione di pannelli solari, collocati sul suolo, in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. E’ infatti necessario – prosegue l’Organizzazione – effettuare una valutazione degli interessi dei progetti, come anche la tutela del terreno e della sua qualità, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, favorendo la destinazione e la valorizzazione dell’attività agricola, anche alla luce del fatto che il Molise ha già superato la produzione necessaria al proprio fabbisogno energetico.

“E’ in atto – conclude Coldiretti Molise – un vero e proprio saccheggio di superficie agricola. Il territorio è diventato terra di conquista per società, anche multinazionali, che più che all’energia pulita mirano a speculazioni agro energetiche. Questa situazione non riguarda solo le campagne del basso Molise, ma l’intero territorio regionale che rischia di essere oggetto di investimenti estranei alle finalità legate all’agricoltura”.

 

BRESCIA, AGRITURISMI: E IN LINEA CON I PRINCIPI DELL’ECONOMIA GREEN

“I comuni sono tenuti in ogni caso ad assicurare il servizio ove gli agriturismi scelgano di avvalersi del servizio pubblico”. Questo un passaggio della nota pubblicata il 12 aprile dal Ministero della Transizione Ecologica in condivisione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze su sollecitazione di Coldiretti.

Ad oggi, per lo smaltimento dei rifiuti agrituristici, ci sono tre alternative: continuare ad avvalersi del servizio del Comune pagando la TARI, scegliere di affidarsi a un operatore privato se più economico o avviare al riutilizzo dei residui organici, come fonte di energia o ottimo fertilizzante da sostituire ai prodotti chimici di sintesi.

Questa ultima opzione, sostenuta da Coldiretti che tiene conto del carattere speciale dell’attività agricola,  prevede diverse opportunità per gli agriturismi e per tutte le altre attività connesse, attraverso una gestione dei residui organici pienamente in linea con i principi dell’economia circolare, assicurando il già rilevante contributo dell’agricoltura alla lotta ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra migliorando, nel contempo, la qualità dei prodotti e dei servizi offerti.

“Sono state accolte le nostre istanze – precisa in conclusione Tiziana Porteri presidente di Terranostra Brescia – adesso siamo in grado di gestire i rifiuti delle nostre attività attraverso il servizio dei Comuni e nel frattempo possiamo valutare gestioni alternative dei residui organici in un’ottica di economia circolare e sostenibilità”.

 

CUNEO, FRUTTA: RIDUZIONE CONTRIBUTIVA E AIUTI TEMPESTIVI

Dopo la gelata record che settimana scorsa ha causato ingenti danni al comparto frutticolo della Granda, Coldiretti Cuneo annuncia che prenderà parte, oggi, alla riunione straordinaria del Tavolo della Frutta. All’incontro parteciperà in modalità da remoto anche il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.

A distanza di qualche settimana dalla lettera nella quale Coldiretti aveva ufficializzato l’uscita dal Tavolo permanente della frutta, la situazione creatasi dopo gli straordinari eventi meteorologici dei giorni scorsi richiede interventi e misure tempestive e mirate per la sopravvivenza del comparto.

“Lo avevamo annunciato nella nostra lettera – ha dichiarato Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – nonostante la nostra uscita dal tavolo permanente saremo sempre stati disponibili a confrontarci su tematiche e problematiche inerenti al comparto, mai come ora provato dal freddo record che si è abbattuto sulla Provincia compromettendo la produzione frutticola cuneese del 2021. Non ci tiriamo indietro, Coldiretti c’è. Partecipiamo all’incontro con grande senso di responsabilità, impegno e determinazione per contribuire direttamente a dare risposte concrete alle nostre aziende, duramente colpite dall’eccezionale evento meteorologico che ricordo, è stata la gelata più devastante degli ultimi trent’anni. Chiediamo al Presidente Cirio misure e interventi tempestivi per sostenere il settore, aiuti in tempi rapidi perché le nostre aziende, che per anni sono sopravvissute lavorando sottocosto, hanno sostenuto e continuano a sostenere notevoli spese: le aziende non possono aspettare liquidazioni ad uno o due anni, significherebbe sancire la loro definitiva chiusura. Gli aiuti devono comprendere sia ristori economici per compensare la perdita di reddito per la mancanza di prodotto e sia erogazioni di liquidità per far fronte ai impegni della prossima campagna. In alcuni casi è probabile che le aziende possano percepire le prime somme dalla vendita del loro prodotto verso la fine del 2022 o peggio nei primi mesi del 2023. Oltre a fondi d’aiuto chiediamo subito una riduzione contributiva e la discussione di misure che possano facilitare alle aziende l’accesso assicurativo troppo spesso inaccessibile per costi elevatissimi dei premi e modalità articolate e complicate. Un ulteriore aspetto è quello della tutela del reddito di tutti quei lavoratori che nella campagna 2021 non troveranno occupazione nelle aziende a causa della mancata produzione”.La conta dei danni, purtroppo è ancora lontana da essere definitiva. I tecnici di Coldiretti stanno instancabilmente effettuando sopralluoghi e controlli che richiederanno ancora diverse settimane anche perché oltre a frutta e orticoli, il gelo ha colpito duramente anche nocciole e frutta a guscio. Inoltre le fredde correnti di vento e il lungo arco temporale in cui le temperature sono precipitate sottozero, hanno causato danni anche alle colture di aziende che avevano attivato per tempo sistemi anti-brina.

“Le motivazioni che ci hanno portato all’uscita dal tavolo permanente – precisa Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – non sono venute meno: crediamo ancor più fermamente che, in questo momento, parlare di prezzo del prodotto pagato ai produttori e tempistiche di pagamento siano temi, seppur scomodi, ancor più centrali e fondamentali nella sostenibilità economica del settore nel lungo periodo. Ma ora c’è da fare sistema e trovare soluzioni in tempi brevi, ne va della sopravvivenza dell’intera filiera frutticola cuneese”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

LIGURIA, MALTEMPO: PAZZA PRIMAVERA TRA NEVE E SICCITÀ

Da Sassello a Calizzano, l’entroterra savonese si è svegliato al 12 d’aprile, sotto la neve, con il colpo di coda dell’inverno che ha messo in scacco la primavera: la neve non è un grosso problema per le colture della zona, soprattutto in un momento dove un po’ di acqua, una volta sciolta, non guasta, certo è che le basse temperature registrate anche a valle, e del tutto fuori stagione, stanno rallentando il ciclo biologico di piante come le margherite oltre alle orticole in pieno campo”.  È quanto affermano il Presidente di Coldiretti Savona Marcello Grenna e il Direttore Provinciale Antonio Ciotta.

Dopo un mese di marzo che è stato tra i quattro più secchi degli ultimi 70 anni anche in Liguria, con le temperature di inizio aprile le piante avevano iniziato la fioritura ed il freddo improvviso è dannoso, oltre che per le orticole e le piante da frutto, anche per il comparto apistico. L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero può provocare inoltre danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi delle produzioni.

“Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici – continuano Grenna e Ciotta – che si verificano sempre più spesso con slittamento delle stagioni e alternanza tra siccità e gelate. Per il nostro territorio al momento non si riscontrano gravi danni a causa dell’ultima ondata di maltempo, certo è che se dovessero continuare temperature come quelle di questi giorni, rischieremmo ritardi e perdite sui prodotti estivi. Questa tendenza alla tropicalizzazione e al moltiplicarsi di eventi estremi ha fatto registrare in Italia negli ultimi dieci anni oltre 14 miliardi di euro, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. È ormai necessario che le imprese prendano atto della situazione di cambiamento e, vista anche l’esiguità degli aiuti pubblici, che agiscano in anticipo assicurando le proprie produzioni. Ricordiamo che proprio nella nostra provincia ha sede il consorzio Condifesa, consorzio di imprenditori agricoli che opera per rispondere alle esigenze delle imprese nel dialogo istituzionale con gli organismi pubblici, su temi relativi al rischio e alla difesa delle colture, che, sono sempre più soggette a perdite e danni da siccità/alluvioni ecc… stipulando polizze collettive con le maggiori compagnie assicurative a tutela sempre del territorio e del lavoro degli imprenditori locali.”

 

VENETO, COVID: CON ALLARME OMS STOP INVASIONE 2 MLN CINGHIALI

La proliferazione dei cinghiali in Veneto provoca danni all’agricoltura per milioni di euro l’anno, ma la loro presenza è anche molto pericolosa in termini di aggressioni e incidenti stradali oltre che per il rischio sanitario.  E’ quanto denuncia Coldiretti Veneto nel commentare la richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS) di fermare la vendita di selvatici vivi nei mercati alimentari per prevenire la diffusione delle malattie infettive. Su territorio regionale e nazionale con i lockdown per l’emergenza Covid sono sempre più frequenti – sottolinea la Coldiretti –  le segnalazioni animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case alla ricerca di cibo con evidenti pericoli per la sicurezza e la salute.

La media delle perdite calcolata da Coldiretti Veneto si aggira oltre ai due milioni di euro l’anno. “Il dato è formulato in base alle denunce e perizie depositate presso gli uffici competenti e testimonia un approccio ancora timido – precisa Daniele Salvagno presidente regionale – perché molti agricoltori in base agli scarsi indennizzi (in alcuni anni appena il 30%) e ai tempi burocratici (spesso più di 2 anni), rinunciano a presentare istanze. Per cui – sostiene Salvagno – il valore è sicuramente tre volte tanto”.  Dalle colture al sistema idrogeologico i disagi non sono solo per l’operato degli agricoltori, si aggiungono infatti i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina e migliaia di incidenti a carico dei cittadini coinvolti in sinistri i cui rimborsi non coprono neppure le spese delle pratiche necessarie. 

Un problema reale evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano un ruolo fondamentale per la diffusione del virus Psa e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di cinghiali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali.

 

MODENA, PRODOTTI AGROALIMENTARI PER FAMIGLIE INDIGENTI DEL DISTRETTO CERAMICO

Sono stati più di 1000 i kg di prodotti agroalimentari consegnati oggi alle famiglie indigenti del distretto ceramico nel corso dell’iniziativa “A sostegno di chi ha più bisogno” promossa da Coldiretti su tutto il territorio nazionale per andare incontro a coloro che in questi mesi hanno pagato più di altri le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza Covid.

A Sassuolo i pacchi (scatole da 50 kg di prodotti esclusivamente Made in Italy) sono stati consegnati nelle mani del sindaco, Gianfranco Menani, alla presenza dei rappresentanti della locale Coldiretti.

“La Pandemia tutt’ora in corso – ha detto Menani – purtroppo oltre all’aspetto sanitario ha avuto anche un tremendo risvolto economico andando a colpire chi, in poco tempo, a causa della mancanza di lavoro si è trovato a fare i conti con una vita completamente diversa da quella che aveva prima. L’iniziativa di Coldiretti è importante proprio per questo: va in aiuto di chi ha veramente bisogno e spesso si trova in difficoltà a chiedere aiuto proprio perché da sempre abituato a contare sulle proprie forze”.

Lo scopo dell’iniziativa –sottolinea Coldiretti Modena – è di andare incontro ai nuovi poveri “invisibili” che, a causa della pandemia, hanno visto un repentino peggioramento della propria condizione economica: coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid. In giornata – ricorda la Coldiretti modenese – sono stati consegnati anche 600 kg di prodotti ai rappresentanti delle Caritas di Formigine e Fiorano.

L’iniziativa è promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica con la partecipazione delle più rilevanti realtà economiche e sociali del Paese (comprese Inalca e Casa Modena), consiste nella distribuzione alle famiglie di un pacco di oltre 50 chili con prodotti come – spiega Coldiretti Modena – pasta e riso, Parmigiano Reggiano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino.

 

PUGLIA, RITORNO A SCUOLA SALVA 1/3 ALUNNI SENZA INTERNET VELOCE

La riapertura delle scuole con le lezioni in presenza e il ritorno in classe salva 1/3 degli alunni che in Puglia non possono contare su un collegamento Internet veloce per poter seguire la didattica a distanza, con la copertura della banda larga ferma al 15%. E’ quanto dichiara Coldiretti Puglia, nel commentare la ripartenza delle lezioni in presenza per gli alunni della scuola almeno fino alla prima media nella Puglia ancora in zona rossa, mentre per gli altri studenti è attiva la didattica integrata.

“La banda ultralarga in Puglia è ferma al 15% a fronte di una media nazionale del 45% che solo nel 2021 potrà arrivare al 23% di copertura, a fronte di una media nazionale del 53,2%. La Puglia è sicuramente in difficoltà sui numeri per l’accesso alla rete. La digitalizzazione delle campagne è per Coldiretti uno degli assi strategici di intervento per dare sostenibilità alla crescita e garantire la sicurezza ambientale ed alimentare del Paese”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Le limitazioni imposte contro il diffondersi del contagio hanno determinato la rimodulazione di turni di ingresso, spazi e della fruizione delle stesse lezioni, con insegnanti e famiglie che hanno rivoluzionato sistemi didattici e organizzazione quotidiana per garantire.

“La disponibilità di accessi Internet per consentire anche la didattica online è importante – dice il presidente Muraglia – per ridurre l’isolamento delle aree rurali e al tempo stesso rendere più efficaci le misure anti contagio”.

L’utilizzo di internet deve essere promosso e sviluppato  in maniera più forte e incisivo in Puglia, da sempre caratterizzata dal Digital divide tra città e campagna – insiste Coldiretti Puglia – dove le nuove tecnologie sono uno strumento indispensabile per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire, dai droni che verificano in volo lo stato delle colture ai sistemi informatizzati di sorveglianza per irrigazioni e fertilizzanti, dall’impiego di trappole tecnologiche contro i parassiti dannosi fino alla blockchain per la tracciabilità degli alimenti.

Proprio per programmare il futuro della filiera del cibo nell’era post Covid Coldiretti ha lanciato il manifesto dell’Agricoltura 4.0 in collaborazione con Filiera Italia e con Bonifiche Ferraresi. Gli obiettivi sono: accelerare la transizione digitale premiando l’adozione di tecnologie di agricoltura e zootecnia di precisione con progetti in grado di preservare le caratteristiche uniche del nostro territorio; fornire agli agricoltori supporto alle decisioni agronomiche in tempo reale; creare consapevolezza e cultura nel consumatore sulla provenienza dei prodotti e delle loro caratteristiche, garantendo sicurezza, salubrità e qualità attraverso l’adozione di tecnologie digitali per la tracciabilità dei prodotti; incentivare modelli economici innovativi che prevedano una più equa distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento; sostenere lo sviluppo di canali di vendita digitali per le filiere corte nazionali; sviluppare brevetti basati su tecnologie che abbiano uno standard tecnologico “made in Italy” a servizio della filiera agroalimentare italiana per migliorarne efficienza ed efficacia.

Le nuove tecnologie digitali per l’agricoltura 4.0 di precisione sono dunque uno strumento strategico per ripartire da un presente che deve fare i conti con una emergenza, quella del Covid-19, che ci sta mettendo a dura prova ma che ha anche fatto scoprire l’importanza dell’innovazione.

 

COMO-LECCO: SUBITO STOP AI CINGHIALI DOPO ALLARME LANCIATO DALL’OMS

Occorre ora un impegno concreto per fermare l’incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali presenti nelle due province lariane che ha raggiunto livelli insostenibili, mentre continuano a piovere le denunce di danni sui terreni dall’Alto Lago, alla Pianura, dalle valli Menaggio e Intelvi fino a Lecchese e Valsassina. Coldiretti, attraverso il presidente interprovinciale Fortunato Trezzi, ribadisce come “non sia più rinviabile l’adozione di un piano di intervento concreto ed efficace”.

La popolazione di cinghiali, in particolare, ha superato abbondantemente i due milioni in Italia, con danni, aggressioni e incidenti ma anche un evidente rischio sanitario. E’ quanto afferma Coldiretti Como Lecco nel commentare la richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS) di fermare la vendita di selvatici vivi nei mercati alimentari per prevenire la diffusione delle malattie infettive.

Con i lockdown per l’emergenza Covid è sempre più frequente – sottolinea la Coldiretti lariana – la presenza di animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case alla ricerca di cibo con evidenti rischi per la salute. Una emergenza che si allarga dalle campagne alle città compromettendo l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico. Senza dimenticare la distruzione di raccolti agricoli, l’uccisione di animali e gli incidenti stradali sempre più frequenti anche nelle province del settentrione lombardo.

Non solo: a ribadire i fattori di rischio è anche il Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano un ruolo fondamentale per la diffusione del virus Psa e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali.

L’azione dunque secondo il Piano – continua Coldiretti Como Lecco – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Oltre otto cittadini su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Il 69% ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione. Il risultato è che oltre sei intervistati su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali.

 

TOSCANA, ESONERO CONTRIBUTIVO: PUBBLICATA CIRCOLARE INPS

Finalmente l’INPS ha pubblicato la circolare sull’esonero semestrale dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro. A darne notizia è Coldiretti Toscana che esprime soddisfazione per il raggiungimento del risultato formale e sostanziale, ottenuto grazie all’incessante interlocuzione tra Coldiretti, i Ministeri lavoro ed agricoltura e INPS. Infatti alle imprese agricole che esercitano più attività agricole con diversi codici Ateco – aggiunge Coldiretti Toscana – di cui almeno uno indicato nell’allegato 1 al D.M. 15 settembre 2020, l’esonero è riconosciuto per la contribuzione complessiva dell’azienda. “L’alleggerimento del costo del lavoro è un intervento fortemente voluto dalla Coldiretti. Si tratta di una misura importante di fronte agli effetti della chiusura delle attività di ristorazione che si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari dal vino all’olio extravergine di oliva, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.”, afferma Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana.

Inoltre, alle imprese agricole che esercitano più attività agricole identificate da diversi codici Ateco, di cui almeno uno indicato nell’allegato 1 al D.M. 15 settembre 2020, l’esonero è riconosciuto – spiega Coldiretti Toscana – per la contribuzione afferente alla posizione contributiva complessiva dell’azienda, considerato il particolare rapporto di interazione che sussiste nello svolgimento delle attività agricole esercitate complessivamente dall’impresa. L’esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali è riconosciuto per la sola contribuzione a carico dei datori di lavoro dovuta per il periodo dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020.

In Italia e in Toscana il costo del lavoro in agricoltura, inteso come oneri contributivi ed assicurativi è pari a più del doppio dei Paesi europei direttamente concorrenti come Francia e Spagna. Il settore agricolo – sottolinea la Coldiretti Toscana – è caratterizzato dalla forte stagionalità delle attività e conseguentemente la stragrande maggioranza delle imprese agricole utilizza lavoratori stagionali. Per questo – continua la Coldiretti – in Francia e Spagna, ma anche in Germania e Olanda, sono stati previsti trattamenti contributivi particolarmente agevolati per i lavoratori stagionali al fine di contenere il costo del lavoro e permettere alle loro imprese agricole di vedere a prezzi fortemente concorrenziali proprio con quelli italiani.

A pesare sulle imprese agricole – continua la Coldiretti – sono anche gli oneri burocratici che sottraggono al lavoro nei campi almeno 100 giornate l’anno per adempiere a tutti gli atti richiesti dalla Pubblica Amministrazione. Occorre impegnarsi sulla semplificazione favorendo la comunicazione all’interno della Pubblica Amministrazione mentre non sono accettabili alcuni interventi legislativi in discussione in Parlamento che vogliono introdurre l’Uniemens anche in agricoltura che, di fatto, triplica gli attuali adempimenti burocrati per le denunce contributive.

L’agricoltura in Toscana è capace di offrire prospettive di lavoro in un comparto strategico per l’economia del Paese. In uno scenario reso sfavorevole dal Covid, da crisi di mercato, accordi internazionali negativi, clima impazzito con bruschi cambiamenti delle condizioni meteorologiche, il mondo economico e lavorativo nel suo complesso va accompagnato da azioni concrete, perché le imprese agricole hanno bisogno dei lavoratori e di condizioni di mercato del lavoro che siano realmente sostenibili, con l’agroalimentare può offrire 80 mln di giornate green entro i prossimi 10 anni in Toscana con una decisa svolta dell’agricoltura – conclude Coldiretti Toscana – verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale, ma anche un nuovo welfare in campagna, come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza #Next Generation Italia.

 

PIEMONTE, VACCINI: ACCELERAZIONE E’ STRATEGICA PER SALVARE ECONOMIA

Ogni giorno di ritardo sulle vaccinazioni costa in media all’Italia oltre 350 milioni in mancati consumi con un drammatico effetto a valanga sull’occupazione che si aggiunge alle sofferenze e alle vittime causate dalla pandemia. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento al potenziamento della campagna vaccinale con l’arrivo 360mila dosi nell’hub della Difesa a Pratica di Mare con il primo carico di Johnson&Johnson oltre ai vaccini AstraZeneca insieme allo slot settimanale di Pfizer.

“Il cambio di passo sulle vaccinazioni – sottolineano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale –  è strategico per salvare l’economia e le attività collegate a partire dal turismo e dal suo indotto. La chiusura delle attività, infatti, pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne ai salumi e dalla frutta alla verdura che trovavano lo sbocco principale nella ristorazione. In gioco c’è la ripresa del turismo nei nostri territori che erano particolarmente scelti dagli stranieri prima della pandemia – continuano Moncalvo e Rivarossa – tanto che tanto che fino al 2019 i dati parlavano di oltre 15 milioni di presenze in Piemonte con turisti provenienti soprattutto da Germania, BeNeLux e Francia”.

 

SONDRIO, CORSO REGIONALE SU ENOTURISMO COME OPPORTUNITÀ PER IL TERRITORIO                                                            

L’enoturismo come soluzione per promuovere non soltanto il vino, ma anche per raccontare la storia dell’azienda, mostrare agli ospiti le varie fasi della vinificazione e sostenere il turismo sul territorio. Ci sono anche aziende della provincia di Sondrio fra quelle che stanno partecipando da alcuni giorni al primo corso online per operatori enoturistici organizzato da Coldiretti Lombardia e che sta coinvolgendo agricoltori da tutta la regione, scrigno per vini di qualità rappresentati da 5 Docg (tra cui due valtellinesi: lo Sforzato di Valtellina e il Valtellina Superiore con le sottozone Valgella, Sassella, Maroggia, Inferno e Grumello) 21 Doc e 15 Igt.

Sono dieci gli appuntamenti del percorso formativo dedicato alle imprese agricole vitivinicole. Al termine delle lezioni, i partecipanti che frequenteranno almeno l’80% delle ore riceveranno l’attestato necessario per iscriversi all’elenco regionale degli operatori enoturistici.

Un’opportunità anche per il territorio della provincia di Sondrio, caratterizzata dai terrazzamenti che, per il solo versante retico, raggiungono un’estensione di oltre 850 ettari coltivati a vigneti, rispetto ai quasi mille totali. Oltre il 90% dei vigneti valtellinesi e chiavennaschi è su territori terrazzati o in ripa scoscesa: di questi, ben 400 ettari superano una pendenza del 30%. L’altimetria varia dai 300 agli 800 metri sul versante retico che da Dubino si spinge a Tirano, con punte che arrivano a 900 metri.

Diverse le tematiche trattate durante la formazione: dalla normativa di riferimento alla fiscalità, dalle regole dell’accoglienza all’attività didattica enoturistica fino al marketing territoriale. “L’enoturismo – spiega Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio – è quella forma di turismo tematico che pone al centro dell’esperienza il vino, la sua produzione e il legame con il territorio. A livello nazionale si stima che valga già oltre 2,5 miliardi di euro e, una volta usciti dall’emergenza sanitaria, potrà rappresentare la chiave di ripartenza per le aziende vitivinicole che oggi devono fare i conti con l’impatto economico negativo provocato dal coronavirus”.

 

REGGIO EMILIA, SOLIDARIETÀ MADE IN ITALY PER LE FAMIGLIE INDIGENTI DELL’APPENNINO

Oggi la terza tranche reggiana dell’operazione di solidarietà “A sostegno di chi ha più bisogno” promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica su tutto il territorio nazionale, con la partecipazione delle più rilevanti realtà economiche e sociali del Paese, per destinare aiuti alimentari alle famiglie indigenti.

Le consegne di oggi hanno portato i pacchi della solidarietà di Coldiretti ai comuni dell’Appennino e della bassa reggiana. Sono stati consegnati infatti 300 chilogrammi di prodotti alimentari di qualità al comune di Toano, alla presenza del segretario di zona Coldiretti Daniele Immovilli e del Sindaco di Toano Vincenzo Volpi, grazie alla collaborazione di Roberta Ruffaldi, servizi sociali del comune, Franca Tincani, responsabile della Caritas locale, Efrem Bianchi, consigliere comunale e responsabile della Protezione Civile del Gruppo degli Alpini, così come Andrea Cavalletti, anche in rappresentanza degli agricoltori, e Domanico Lombardi. Al comune di Vetto la consegna di altri 3 quintali è avvenuta alla presenza di Daniele Immovilli e dell’assistente sociale Aurora Montesissa, grazie alla collaborazione del Sindaco di Vetto Fabio Ruffini e di Jessica Ferrari, responsabile Servizi sociali di Castelnovo ne’ Monti e Vetto.

«Sono segni tangibili di solidarietà verso le fasce più deboli colpite dalle mille difficoltà di questo lungo periodo – commenta il direttore di Coldiretti Reggio Emilia, Maria Cerabona. È un impegno che coinvolge tutta la struttura e i nostri soci sul territorio. Sono grata della possibilità di contribuire all’attività degli enti locali che operano quotidianamente sul territorio – conclude la Cerabona – per andare incontro alle necessità delle nuove forme di povertà sociale e dare un segno concreto di vicinanza».

«È certamente un piccolo gesto rispetto alle richieste che le strutture ricevono in questo periodo, quasi raddoppiate rispetto alla consuetudine ante pandemia – commenta Daniele Immovilli. Ci auguriamo che porti, oltre al valore dell’agricoltura italiana, un po’ di conforto alle persone in difficoltà».

Le consegne dei pacchi alimentari – rende noto Coldiretti Reggio Emilia – continueranno nei prossimi giorni in tutta la provincia per arrivare ai nuclei familiari in stato di bisogno individuati da Coldiretti/Campagna Amica insieme ai servizi sociali dei comuni e alle parrocchie. I pacchi contengono prodotti 100% Made in Italy come – spiega Coldiretti Reggio Emilia – pasta e riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci e colombe pasquali, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino.

L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla disponibilità del Cae di Gattatico e dalla partecipazione di: Conad, Bonifiche Ferraresi, Philip Morris, Eni, Snam, Intesa San Paolo, Generali, De Cecco, Cattolica Assicurazioni Grana Padano, Barilla, Enel, Confapi, Fondazione Tim, Inalca, De Rica, Pomì, Casillo Group, Mutti, Monte dei Paschi di Siena, Granarolo, Coprob, Virgilio, Parmigiano Reggiano, Casa Modena, Ismea, Fondazione Osservatorio Agromafie, Crea.

 

ROVIGO, UNA PETIZIONE E UN CONCORSO PER DIRE “STOP AL CONSUMO DI SUOLO”

La condivisione della battaglia di Coldiretti valica i confini provinciali e le richieste di poter firmare la petizione promossa dalle “Mamme Zero Consumo Suolo” arrivano da tutte le altre regioni d’Italia. A questa iniziativa si è aggiunto un concorso di disegno, promosso anche da Donne Impresa Coldiretti Veneto.

La petizione. “Il tema riguarda tutti – commenta Elisabetta Russo, capofila del neonato gruppo “Mamme zero consumo suolo” – Rovigo è solo la prima provincia a dover combattere e difendere il proprio territorio, ma una volta aperta questa strada si creerà un’autostrada per i progetti e gli interessi delle multinazionali che vogliono coltivare pannelli solari sui campi fertili. Al link https://www.change.org/p/regione-del-veneto-stop-fotovoltaico-su-suolo-agricolo è possibile schierarsi a fianco dei contadini compilando con le proprie generalità la partecipazione all’iniziativa. In alternativa, si può venire a lasciare la propria firma ai mercati di Campagna Amica”.

Il concorso. “MammeZeroConsumoSuolo” insieme a Donne Impresa Coldiretti Veneto lanciano il concorso scuola “L’energia s©olare per dire No al fotovoltaico a terra” aperto a tutte le scuole elementari della Regione del Veneto. La fantasia dei più piccoli per tradurre in tanti disegni la bellezza della campagna, di un territorio curato, di un paesaggio ben conservato. E se al posto degli ortaggi, del grano improvvisamente venissero coltivati pannelli solari? Come immaginano i bambini veneti questo sfregio ai campi fertili che intere generazioni di contadini hanno protetto tramandando la cultura dello sviluppo sostenibile, delle buone prassi agricole, modelli di sviluppo ecologici in armonia con la presenza dell’uomo. Gli occhi dei bimbi vedono con l’innocenza: è giusto tradire così il sogno di un mondo migliore per loro? Possono partecipare i singoli allievi, o in gruppo, con elaborati realizzati su carta di varia misura, usando ogni tipologia di colori sviluppando liberamente la traccia indicata. Le illustrazioni vanno inviate via mail a: mammezeroconsumosuolo@gmail.com oppure consegnate agli operatori del mercato di Campagna Amica più vicino alla scuola o negli uffici di Coldiretti alle segreterie provinciali di Donne Impresa entro e non oltre il giorno domenica 9 maggio 2021 (festa della Mamma). Tutti i disegni saranno esposti pubblicamente. Un’apposita giuria premierà i primi tre classificati per ogni provincia di competenza. Premi per tutti i partecipanti. Ai vincitori un buono per la spesa a kmzero e un assegno per l’istituto scolastico di riferimento.

 

ASTI, FUGA DALL’INFESTAZIONE DI CINGHIALI

Occorre un impegno concreto per fermare l’incontrollata proliferazione degli animali selvatici. A preoccupare, ancora una volta, il numero dei cinghiali presenti in Italia che ha superato abbondantemente i due milioni, con danni, aggressioni e incidenti. A questo si aggiunge l’ormai evidente rischio sanitario, come rileva Coldiretti nel commentare la richiesta dell’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, di fermare la vendita di selvatici vivi nei mercati alimentari per prevenire la diffusione delle malattie infettive.

«È una emergenza – sottolinea Marco Reggio, presidente Coldiretti Asti – che ormai si è allargata dalle campagne alle città. Oltre alla distruzione di raccolti agricoli, l’uccisione di animali e i frequenti incidenti stradali, è sempre maggiore la presenza degli animali selvatici nelle città, alla ricerca disperata di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case. I rischi per la salute sono evidenti ed è ormai compromesso l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali, anche in aree di elevato pregio naturalistico».

Un problema reale evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute, che ribadisce come i cinghiali abbiano un ruolo fondamentale per la diffusione del virus della peste suina africana. Occorre quindi intervenire tempestivamente con adeguate misure per la gestione numerica della popolazione dei cinghiali.

«L’azione, dunque, secondo il Piano – rileva Diego Furia, direttore Coldiretti Asti – deve essere indirizzata alla riduzione attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Oltre otto italiani su dieci, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Il 69 per cento degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58 per cento che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75 per cento degli intervistati che si sono formati un’opinione. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (pari al 62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (e cioè il 48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali».

 

LIVORNO, VOLANO ESPORTAZIONI PRODOTTI AGRICOLI (+5%); 2020 È ANNO DA RECORD

Il Made in Livorno agroalimentare più forte della pandemia. Le esportazioni di vino, olio ed altri prodotti agricoli nel mondo volano sui mercati stranieri. Il 2020 sarà un anno da record con 190 milioni di euro di prodotti esportati nel mondo: il 5% in più rispetto ad un anno prima. A dirlo è Coldiretti Livorno sulla base dei dati Istat relativi alle esportazioni nel 2020 (ancora provvisori). Il travagliatissimo 2020 si chiuderà con circa 9 milioni di euro di prodotti venduti in più oltre confine a conferma di un percorso di crescita che dal 2016 è stato costante, graduale e senza particolari intoppi. In rallentamento invece le importazioni (-12%) con 116 milioni di euro di prodotti entrati in provincia di Livorno. “Anche nell’anno della pandemia – analizza Simone Ferri Graziani, Presidente Coldiretti Livorno – il nostro agroalimentare ha fatto il nostro agroalimentare ha continuato a crescere. Il terreno perso nel secondo, -17%, e terzo trimestre, – 11%, è stato ampiamente compensato da un ottimo primo e quarto trimestre rispettivamente con un + 33% ed un + 23%. Il quadro è molto incoraggiante considerando il contesto mondiale. In questo anno senza precedenti a crescere sono state le esportazioni di Made in Italy dell’agroalimentare e delle medicine mentre gli altri settori hanno fatto fatica. La produzione delle imprese del comparto alimentare ha tenuto e ha dimostrato resilienza di fronte alla crisi. Il 2020 è stato il miglior anno di sempre. E’ un dato sorprendente”.

Dal 2016 ad oggi le esportazioni di prodotti agricoli ed agroalimentare sono aumentate del 23% passando da 153,5 milioni di euro a 190 milioni di euro. Il mercato più importante resta quello del contesto economico europeo con 95,5 milioni di esportazioni (+12%) con la Germania (+15%) che da sola vale 30 milioni di euro come mercato di riferimento. Bene anche le esportazioni verso il Regno Unito (+16%) e verso l’America del Nord dove Stati Uniti e Canada insieme importato 44 milioni di euro di prodotti agricoli (+19%). In sofferenza il mercato asiatico (-10%) per un valore di circa 2 milioni di euro in meno di export.

Con 22 prodotti agroalimentari tradizionali censiti a fianco di una straordinaria produzione vitivinicola di grande qualità, il Made in Livorno contribuisce alla crescita costante del Made in Tuscany nel mondo. “I mercati stranieri hanno sviluppato una sempre maggiore cultura della qualità andando alla ricerca di prodotti legati, non solo a marchi riconosciuti, ma in particolare ai piccoli territori, alla tradizione e alla cultura contadina di cui la nostra regione è straordinariamente ricca. – spiega ancora Ferri Graziani – A fianco dei grandi gruppi organizzati, che hanno quindi una naturale propensione alle esportazioni, è decisamente in crescita il numero di imprese che hanno iniziato ad affacciarsi su mercati diversi da quelli tradizionali a conferma che c’è consapevolezza più matura rispetto a qualche anno fa. Il nostro paese deve ripartire dal suo agroalimentare e da ciò che meglio sa fare: cibo di qualità con una identità precisa ed non replicabile”.

 

PESARO URBINO, OLTRE 30MILA ETTARI E UN MIGLIAIO DI AZIENDE SONO BIO

“Oltre 30mila ettari coltivati a biologico e un utilizzo di fitosanitari diminuito di oltre il 60% negli ultimi 10 anni. È una provincia sempre più green quella di Pesaro Urbino”. È quanto afferma Claudio Calevi, direttore di Coldiretti PU, provincia che risulta la più biologica delle Marche e terza d’Italia (per numeri di attività commerciali in media rispetto alla popolazione, dati Bio Bank) e con oltre un migliaio di aziende agricole che hanno abbracciato questo sistema di coltivazione. Cibo genuino e certificato sempre più ricercato dai consumatori, a giudicare dai 3,3 miliardi di euro di consumi, secondo Coldiretti su dati Ismea, nel 2020. “Un’opportunità per gli agricoltori di valorizzare le loro produzioni già di alta qualità e, allo stesso tempo, di avere cura dell’ambiente – commenta il presidente di Coldiretti PU, Tommaso Di Sante – Il biologico non è un ritorno all’agricoltura del passato, così com’era praticata dai nostri bisnonni. In realtà niente potrebbe essere più lontano dalla realtà. La moderna produzione di alimenti biologici rappresenta infatti un settore dinamico, diversificato in evoluzione con una visione olistica”. Non è un caso se proprio nel pesarese sia in aumento il numero degli apicoltori. Negli ultimi 5 anni le attività sono aumentate del 58%. In tutta la provincia ci sono circa 1800 arnie (1 su 5 biologica) più che raddoppiate nello stesso periodo. Le api, con la loro attività e la loro salute, rappresentano un vero e proprio termometro biologico: il primo testimonial della qualità dell’ambiente. Qualità che è certezza anche di avere, orientando la scelta alimentare su prodotti del posto, la sicurezza di portare in tavola cibo senza residui chimici come invece avviene spesso con ciò che arriva dall’estero. Nel corso del 2020 solo nelle Marche sono stati gestiti quasi due allarmi alimentari alla settimana. Ben 90 notifiche del Sistema di allerta rapido per gli alimenti e per i mangimi a livello europeo, più di una su cinque di origine chimica. Nella “lista degli orrori” stilata da Coldiretti a fine 2020 erano finiti campioni di peperoncini dalla Repubblica Dominicana e dall’India, bacche di Goji dalla Cina e Riso dal Pakistan irregolari per la presenza di residui chimici. Prodotti come i melograni dalla Turchia, tè dalla Cina, fagioli secchi dal Brasili, olive dall’Egitto o frutta esotica. Paesi che hanno regole meno stringenti delle nostre sull’utilizzo di fertilizzanti chimici e diserbanti.

 

CUNEO, CINGHIALI: COLLASSO VICINO, ORA AZIONI CONCRETE

Sono oltre 2 milioni gli esemplari di cinghiali in Italia che rappresentano, oltretutto, il pericolo numero uno per l’introduzione del virus della Peste suina africana (PSA).

“Una situazione di saturazione con il numero di esemplari in continua crescita che sta diventando insostenibile per le nostre imprese e per la sicurezza dei cittadini e che sta compromettendo l’equilibrio ambientale di vaste aree territoriali piemontesi, anche in zone ad elevato pregio naturalistico. Ridurre la popolazione dei cinghiali è la priorità rispetto anche alla diffusione del virus PSA che rappresenta un elevato rischio per il nostro patrimonio suinicolo e per l’intera filiera collegata”. È quanto evidenzia Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo rispetto alle priorità del Piano di sorveglianza e prevenzione del 2021 pubblicato dal Ministero della Salute per la PSA, che si basa sul controllo passivo dei cinghiali, sulla sorveglianza degli allevamenti di suini, sulla verifica dei livelli di applicazione delle misure di biosicurezza e sulla campagna di formazione ed informazione degli stakeholders. “Si riaccende il faro su una problematica mai risolta – continua Moncalvo – quella del controllo della presenza dei cinghiali sul nostro territorio, anche in termini di equilibrio e funzionalità degli ecosistemi naturali, oltre che causa di ingenti danni all’agricoltura che non vengono neppure coperti dagli indennizzi perché la perdita di reddito arrecata agli imprenditori va ben oltre il valore del risarcimento ottenibile”.

“È urgente – sottolinea Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – un approccio integrato, un pacchetto di azioni che se da un lato deve agire sulla riduzione sia numerica, che spaziale, dall’altro deve concretizzarsi in provvedimenti che possano consentire anche ai sindaci l’adozione di ordinanze di emergenza per autorizzare misure straordinarie di contenimento. È opportuno, infine, regolamentare le modalità di utilizzo del Fondo regionale destinato alla prevenzione ed al risarcimento dei danni provocati alla produzione agricola, al fine di rendere l’iter più snello, così da assicurare in tempi rapidi l’accertamento del danno e l’erogazione delle somme disponibili”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

VARESE, PER LA PRIMA VOLTA LA CRISI COLPISCE ANCHE I CONSUMI ESSENZIALI

Per la prima volta dall’inizio della pandemia la spesa alimentare crolla del 5,5% con i cittadini costretti a tagliare anche sul cibo. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sul commercio al dettaglio nei primi mesi del 2021. “Si tratta – afferma il presidente Coldiretti Varese Fernando Fiori – di una brusca inversione di tendenza dopo che l’alimentare era risultato il settore che aveva resistito meglio alla crisi con un aumento della vendite al dettaglio determinato anche dal maggior tempo trascorso a casa dagli italiani in lockdown. Ora, l’acuirsi della crisi colpisce direttamente i consumi essenziali della famiglie a partire dal cibo”. A calare rispetto allo scorso anno sono le vendite alimentari in tutte le tipologie commerciali, dalla grande distribuzione (-6,1%) ai piccoli negozi (-2,9%) fino addirittura ai discount (-1,5%). E’ il drammatico effetto della presenza in Italia di 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, un milione in più rispetto allo scorso anno, con il record negativo dall’inizio del secolo secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat.

Fra i nuovi poveri ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid. Proprio per questo, per portare serenità sulle tavole di 20mila famiglie è nata l’iniziativa promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica con la partecipazione delle più rilevanti realtà economiche e sociali del Paese con l’offerta di un pacco di oltre 50 chili ciascuno con prodotti 100% Made in Italy.

Sul territorio provinciale sono stati distribuiti questo mese da Coldiretti oltre 2250 kg di alimenti alle famiglie più bisognose, individuate grazie alle amministrazioni comunali e alle associazioni di beneficenza, “un segno tangibile della solidarietà degli agricoltori verso le fasce più deboli della popolazione, colpite dalle difficoltà economiche, il nostro obiettivo è far sì che questa esperienza non resti limitata ma diventi un fenomeno strutturale”, conclude il presidente Fiori.

 

FORLI’, MELDOLA: 500 KG DI CIBO MADE IN ITALY PER LE FAMIGLIE BISOGNOSE

Con la consegna di oltre 500 kg di alimenti made in Italy di qualità avvenuta questa mattina a Meldola prosegue su tutto il territorio provinciale l’operazione solidale promossa da Coldiretti, Campagna Amica e Filiera Italia.

“A sostegno di chi ha più bisogno”, questo il nome della campagna che prevede donazione di cibo alle famiglie piegate dall’emergenza Covid, ha permesso oggi di recapitare 10 pacchi da 50 kg l’uno contenenti pasta, riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, dolci e colombe pasquali, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, zucchero, olio extra vergine di oliva e molto altro.

“Abbiamo voluto dimostrare la vicinanza della filiera agroalimentare italiana alle fasce più deboli della popolazione – ha spiegato al Sindaco Roberto Cavallucci e all’Assessore alle attività produttive Simona Zuccherelli il Presidente della Sezione Coldiretti di Meldola Renzo Agostini – questa operazione vuole essere un segnale di speranza per il nostro territorio e per tutti coloro che in questi mesi hanno pagato più di altri le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza Covid”.

“Le nostre imprese, nonostante le difficoltà – hanno poi aggiunto Miranda Poppi e Celeste Zeppa, giovani imprenditrici agricole rappresentanti di Coldiretti Giovani Impresa Forlì-Cesena, il movimento under 30 della Coldiretti – in questi mesi non hanno mai smesso di produrre cibo, hanno garantito l’approvvigionamento alimentare ai cittadini e dimostrato un forte senso di comunità facendo sentire il proprio sostegno ai meno fortunati”. “Su questa scia – ha precisato Monica Rapellini, Coordinatrice provinciale di Coldiretti Donne Impresa – si inserisce anche la Spesa Sospesa che come movimento femminile abbiamo lanciato al Mercato Amico di viale Bologna, alla quale hanno aderito volontariamente i cittadini permettendo di aiutare già diversi indigenti in tutta la provincia”.

“Grazie a questo bellissimo gesto di solidarietà di Coldiretti sarà possibile aiutare tante persone che si trovano in difficoltà – ha detto il primo cittadino – ringrazio dunque a nome dell’intera Amministrazione Comunale e della Città di Meldola l’Organizzazione agricola per avere pensato a chi ha meno e vive un momento difficile, aggravato dalla pandemia in corso”. Le consegne dei pacchi solidali, rese possibili anche grazie alla collaborazione dell’Amministrazione comunale che ha supportato Coldiretti nell’individuazione dei nuclei familiari bisognosi – proseguirà nei prossimi giorni su tutto il territorio Forlivese.

 

PUGLIA, PANE ALTAMURA: IN PIENA PANDEMIA PRODOTTO PIÙ APPREZZATO DA ITALIANI

In piena pandemia il Pane di Altamura si è confermato il più apprezzato dagli italiani, un grande e meritato riconoscimento per il prodotto da forno altamurano che dal 2003 si fregia della certificazione europea “Denominazione di Origine Protetta”, posizionatosi al primo posto nella classifica dei 10 pani più apprezzati in Italia, anche grazie al lavoro svolto negli ultimi anni dal Consorzio per la Valorizzazione e la Tutela del Pane di Altamura DOP.

E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base della ricerca condotta da Klaus Davi & Co., in occasione dell’approvazione all’unanimità in Consiglio regionale della Puglia della mozione, proposta dal capogruppo della Lega Bellomo, che invita la Regione Puglia a chiedere il riconoscimento del pane di Altamura come patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

Per Coldiretti Puglia il pane di Altamura rappresenta il bigliettino da visita per una Puglia che merita di essere visitata e gustata, con il cibo che è certamente divenuto – continua Coldiretti Puglia – infallibile leva di comunicazione verso i turisti nazionali ed internazionali.

“Risulta indispensabile mantenere la fiducia dei consumatori, incoraggiando il loro coinvolgimento nella politica di sicurezza alimentare, garantendo il monitoraggio e la trasparenza in tutta la filiera alimentare e il maggior grado possibile di riconoscibilità delle caratteristiche essenziali dei prodotti. Dietro cibi straordinari come il Pane di Altamura c’è una storia, una cultura ed una tradizione che è rimasta viva nel tempo ed esprime al meglio la realtà di ogni territorio con la necessità di valorizzare questo patrimonio anche per aumentare la spinta propulsiva del Made in Italy sui mercati esteri”, commenta Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Il cibo infatti – aggiunge Coldiretti Puglia – è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Puglia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche, un tesoro che può contare su 13 bevande analcoliche, distillati e liquori, 24 carni fresche e loro preparazione, 1 condimento, 17 formaggi, 1 olio extravergine aromatizzato, 120 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati, 79 paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria, 43 prodotti della gastronomia,  9 preparazioni di pesci, molluschi e crostacei e tecniche particolari di allevamento degli stessi, oltre a 4 prodotti lattiero caseari, la ricotta fresca, la ricotta forte, la ricotta marzotica leccese e la ricotta salata o marzotica.

Il turismo enogastronomico è il vero traino dell’economia turistica pugliese – conclude Coldiretti Puglia – caratterizzato da 5 milioni di ulivi pluricentenari, 311 prodotti riconosciuti tradizionali dal MIPAF, 10 prodotti DOP, 29 vini DOC e 6 IGP, oltre a pregevoli masserie storiche, le più belle d’Italia che caratterizzano la proposta agrituristica pugliese.

 

CUNEO, TANARO: URGENTI SOPRALLUOGHI E PULIZIA DI ALVEO E SPONDE

Desta forte preoccupazione tra la popolazione la situazione dell’alveo e delle sponde del fiume Tanaro e dei suoi affluenti colmi di ingenti quantitativi di materiale lapideo e legnoso accumulatosi.

È Coldiretti a segnalare la situazione di rischio con una lettera inviata alla Regione Piemonte, all’Agenzia Interregionale Fiume Po e per conoscenza a tutti i Sindaci e Autorità interessate.

“Le situazioni di maggiore rischio – sottolinea Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – sono presenti nell’area di testata del corso d’acqua, ma interessano sostanzialmente, pur se in diversa misura, tutti i comuni in indirizzo. Abbiamo inviato questa lettera dopo le segnalazioni pervenuteci dai nostri associati e da parte di alcuni Sindaci. Riteniamo utile e necessaria l’esecuzione di un sopralluogo di verifica, in occasione del quale approfondire anche la natura degli interventi che è possibile attuare e le relative competenze. Il lungo periodo di siccità che stiamo attraversando è un’occasione per effettuare operazioni di pulizia importanti in situazioni decisamente più agevoli. Non si deve perdere quest’opportunità”.

“Nella lettera – conclude Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – abbiamo chiesto tempestivi sopralluoghi e immediati interventi di pulizia per la messa in sicurezza del fiume e dei suoi affluenti.”

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

VENETO, FOTOVOLTAICO A TERRA: ANCHE LA FISE SI SCHIERA CON COLDIRETTI

“Mi sono sentita chiamata in causa prima di tutto come cittadina e poi come presidente regionale Fise. Tutti gli atleti, in particolare chi pratica lo sport equestre, sceglie di farlo in un contesto naturale, possibilmente in un territorio integro, incontaminato: le distese di pannelli solari a terra non sono certo il paesaggio migliore da vedere né per chi va a cavallo né tantomeno per chi passeggia o svolge attività all’aria aperta. Siamo quindi senza dubbio a favore dell’energia pulita, del fotovoltaico, ma non degli impianti su suolo agricolo”.  Con questa premessa Clara Campese, numero uno della Federazione Italia Sport Equestre del Veneto, ha posto la sua firma alla petizione promossa dal comitato “Mamme Zero Consumo Suolo” per sostenere la battaglia di Coldiretti contro il fotovoltaico su terreni destinati all’agricoltura.

Il suo nome e cognome si aggiunge alla lunga lista di persone che, online e su moduli cartacei distribuiti in tutti gli uffici territoriali di Coldiretti Veneto e nei mercati di Campagna Amica, stanno sottoscrivendo il dissenso degli agricoltori e di tanti consumatori in merito all’installazione di oltre 50 ettari di moduli solari sui terreni del Comune di Loreo, in provincia di Rovigo, a ridosso del Parco del Delta del Po. Un caso limite che, se autorizzato definitivamente dalla Regione del Veneto, aprirebbe la possibilità di procedere in tutto il territorio, dato che altri progetti simili, per un totale di ulteriori 200 ettari, sono in itinere e attendono le procedure amministrative per il via libera. La voce di una donna, l’insegnante rodigina Elisabetta Russo animatrice del movimento civico, è già un coro di NO. –spiega Valentina Galesso, vice presidente regionale delle imprenditrici agricole di Coldiretti– Lo hanno detto i giovani e le agricoltrici ed ora ogni singolo veneto può manifestare la sua contrarietà condividendo la posizione dei contadini. Stiamo ricevendo molte testimonianze in questo senso, la vicinanza delle famiglie in questa protesta è importante. Significa aver scosso le coscienze perchè nessuno vuole lasciare ai loro figli e nipoti un campagna sfregiata, bensì un ambiente ben conservato secondo la vocazione naturale dello sviluppo, rispettando i principi tramandati da intere generazioni. Insieme –conclude Valentina Galesso– possiamo fermare questo scempio che non riguarda solo il Polesine, ma tutte le province venete. Attenzione gente: una coltivazione di pannelli solari potrebbe spuntare anche vicino alle vostre case, se non si interviene legislativamente per bloccare questa deriva.

 

MODENA, TAPPA PER IL TOUR DELLA SOLIDARIETÀ “A SOSTEGNO DI CHI HA BISOGNO”

Ha fatto tappa questa mattina a Modena, nella parrocchia di Santa Rita a Modena, il tour della solidarietà di Coldiretti Modena “A sostegno di chi ha più bisogno” che prevede la distribuzione su tutto il territorio provinciale di 40 quintali di prodotti di prodotti agroalimentari, tutti 100% Made in Italy, a nuclei familiari in stato di bisogno del territorio provinciale individuati da Coldiretti/Campagna Amica insieme ai servizi sociali dei comuni e alle parrocchie.

Alla consegna erano presenti il vicedirettore della Caritas Diocesana, Federico Valenzano e il Presidente di Coldiretti Modena, Luca Borsari insieme al delegato provinciale di Coldiretti Giovani Impresa, Fabio Lambertini, e di Antonella Garuti in rappresentanza di Donne Impresa.

“La Caritas Diocesana Modenese – ha detto Valenzano – ringrazia profondamente la Coldiretti a nome delle famiglie che hanno ricevuto la donazione e dell’attenzione espressa con questo gesto di solidarietà in questo così emergenziale.”

“Abbiamo voluto dare un segno tangibile della solidarietà della filiera agroalimentare italiana verso le fasce più deboli della popolazione più colpite dalle difficoltà economiche”, ha spiegato il Presidente di Coldiretti Modena, Luca Borsari nel sottolineare che “il nostro obiettivo è far sì che questa esperienza diventi un impegno strutturale che aggiunge valore etico alla spesa quotidiana degli italiani. Un’operazione – ha continuato Borsari – che vuole essere un segnale di speranza per il Paese e per tutti coloro che in questi mesi hanno pagato più di altri le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza Covid. Ma anche evidenziare le grandi eccellenze del Paese che hanno contribuito a fare grande il Made in Italy in Italia e all’estero e rappresentano un risorsa determinante da cui ripartire.”

L’iniziativa è promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica con la partecipazione delle più rilevanti realtà economiche e sociali del Paese (comprese Inalca e Casa Modena), consiste nella distribuzione alle famiglie di un pacco di oltre 50 chili con prodotti come – spiega Coldiretti Modena – pasta e riso, Parmigiano Reggiano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino.

 

VICENZA, FOTOVOLTAICO A TERRA: RACCOLTA FIRME NEI MERCATI CAMPAGNA AMICA

Sono già migliaia le firme raccolte per combattere l’ennesima battaglia di Coldiretti contro il fotovoltaico a terra. Coldiretti Vicenza da svariati anni sostiene l’ingiustizia di “seminare” pannelli fotovoltaici sottraendo spazio alle colture.

“Il fotovoltaico è una risorsa – spiega il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – e Coldiretti sostiene sempre le forme green di produzione di energia, ma di certo non si può tollerare la sottrazione di suolo agricolo. La terra è fatta per coltivare, per dare vita. Ci sono molte altre strutture sulle quali i pannelli fotovoltaici possono tranquillamente trovare spazio, senza provocare danni alle imprese ed al territorio, garantendo parimenti la produzione di energia”.

Con il contributo dei consumatori dei mercati di Campagna Amica di Vicenza, la petizione ha ampiamente superato le mille firme. I cittadini si sono rivolti ai produttori per sostenere la battaglia di Coldiretti contro il fotovoltaico a terra promossa dal comitato civico “Mamme Zero Consumo Suolo” capitanato dall’insegnante rodigina Elisabetta Russo, che ha scosso le coscienze delle famiglie venete sul problema della sottrazione dei terreni fertili a favore dell’installazione di distese di pannelli solari.

A colpi di slogan e di selfie gli agricoltori sostengono l’operazione di sensibilizzazione attraverso i social.

Nei tanti profili le posizioni di dissenso riempiono il web, mentre il dibattito continua dai campi fino al Parlamento, a colpi di disegni dei bambini e di interrogazioni. Obiettivo: fermare il progetto del mega parco di Loreo in Polesine e la deriva conseguente nel caso la Regione del Veneto si pronunciasse con l’ultimo ok.

Coldiretti Vicenza ricorda che negli uffici regionali sono depositati numerosi progetti simili. Lo scetticismo dell’Organizzazione più rappresentativa del mondo agricolo, oltre che sulla buona riuscita delle coltivazioni, riguarda appunto il consumo di suolo agricolo, nonostante l’ampia disponibilità di altre superfici che possono essere usate.

Nei mercati di Campagna Amica della provincia di Vicenza sarà possibile firmare la petizione contro il fotovoltaico a terra.

 

TREVISO, PETIZIONE “STOP FOTOVOLTAICO A TERRA” NEI MERCATI CAMPAGNA AMICA

Stop fotovoltaico a terra! Partita la raccolta firme nei 15 mercati di Campagna Amica della provincia di Treviso e in quello coperto di piazza Giustiniani a Treviso, ma anche on line direttamente nel sito di Coldiretti Treviso (https://treviso.coldiretti.it/news/no-fotovoltaico-a-terra) o nella pagina Facebook di Campagna Amica Treviso.  

Donne Impresa Coldiretti Treviso sostiene la stessa petizione promossa dal neonato Gruppo civico “Mamme Zero Consumo Suolo”: “Sosteniamo questo gruppo civico perché rappresenta proprio il nostro pensiero – sottolinea Katy Mastorci, responsabile Donne Impresa Coldiretti Treviso che spiega –  Amiamo la nostra terra e vorremmo che venisse consegnata ai nostri figli e ai nostri nipoti in buono stato. Il territorio della nostra regione è ancora bello e ben tenuto e ciò lo si deve innanzitutto agli agricoltori che sono impegnati quotidianamente a produrre cibo buono e sano, investendo in quelle cose che anche noi desideriamo: il rispetto della natura e degli animali, la cura della bellezza, la sicurezza alimentare, il minor uso possibile di prodotti chimici”.

“Monitoriamo nella nostra provincia la richiesta di piantumare pannelli fotovoltaici a Casier sottraendo all’agricoltura terreno prezioso” conclude Antonio Maria Ciri, direttore di Coldiretti Treviso.   

 

PUGLIA, GRANDINA SU GELATA: DANNO AL 70% PER CILIEGIE, MANDORLE E ALBICOCCHE

Grandina sulla gelata con la pazza primavera che imperversa su ciliegie, mandorli, albicocchi, vigneti, con un danno stimato fino al 70% sulle produzioni. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, dopo la grandinata improvvisa che ha mandato in fumo i fiori sopravvissuti alla gelata di mandorli, ciliegi e le viti in provincia di Bari, con epicentro tra Castellana Grotte, Turi, Putignano e Noci.

“Persi per il momento 2 frutti su 3 in provincia di Bari con il 2021 che si sta profilando un anno da dimenticare per la frutticoltura pugliese, dove alla grave crisi di liquidità delle aziende agricole causata dall’emergenza Covid, si aggiungono i danni delle improvvise e letali ondate di maltempo che con grandinate, bombe d’acqua, gelate al loro passaggio restituiscono campi allagati, smottamenti e raccolti gravemente compromessi”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

La produzione regionale di ciliegie risulta concentrata nella provincia di Bari che da sola rappresenta il 96,4% della produzione totale regionale, riferisce Coldiretti Puglia. Con le sue 47 mila tonnellate la provincia di Bari è la prima provincia italiana per produzione di ciliegie raccogliendo il 34% della produzione nazionale e la produzione di ciliegie in Puglia è pari al 39,8% del totale nazionale. La graduatoria dei prodotti agricoli pugliesi nel contesto nazionale – aggiunge Coldiretti Puglia –  vede al primo posto anche le ciliegie con una superficie di quasi 20.000 ettari, di cui oltre 17.000 della sola provincia di Bari, la quale copre più dell’85% della superficie investita.

“Gli agricoltori cercano di difendersi con le reti di copertura, con le coltivazioni in serra, i falò e la vaporizzazione dell’acqua contro le gelate, e con la manutenzione di terreni e canali e serre, ma spesso la furia del maltempo è così violenta da rendere inutili le protezioni, distruggere frutta e ortaggi e gonfiare d’acqua i terreni provocando pericolosi smottamenti. Dopo un anno di lavoro gli agricoltori vedono in pochi attimi azzerato il raccolto, mentre il granaio d’Italia sta ritardando la trebbiatura del grano perché le piogge ad intermittenza non consentono di iniziare le operazioni di raccolta”, insiste il presidente Muraglia.

E’ allarme anche per le mandorle pugliesi a causa della grandinata e delle gelate tardive dell’8 e 9 aprile scorsi che secondo le ultime stime porteranno addirittura ad un calo dell’80% della produzione. In Puglia – aggiunge Coldiretti regionale – è destinata alla coltivazione del mandorlo una superficie pari a 19.428 ettari (pari al 35,05% della superficie nazionale coltivata a mandorlo), che fornisce in media una produzione totale di 264.670 quintali di mandorle, un terzo del totale nazionale (33%).

“Disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima – denuncia il presidente Muraglia – che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante”, conclude Muraglia.

Per questo è da rivedere a fondo – afferma Coldiretti Puglia – anche il meccanismo del Fondo di Solidarietà Nazionale per le calamità naturali che così com’è non risponde più alla complessità, violenza e frequenza degli eventi calamitosi.

Anche la gestione del rischio e le scelte in tema di assicurazioni in agricoltura vanno profondamente riviste – aggiunge Coldiretti Puglia – perché incidono sulla redditività e sulla liquidità delle imprese agricole, insieme alla corretta programmazione e gestione aziendale. I fenomeni estremi, oltre ad azzerare le produzioni, danneggiano piante e alberi, con una frequenza e una violenza che gli agricoltori non possono in alcun modo gestire e sopportare in solitudine.

Le evidenze climatiche di questi ultimi anni mostrano come soprattutto sulle colture più diffuse in Puglia, a partire da frutteti, uliveti, ortaggi in pieno campo, pomodori e cereali, sono gli andamenti climatici (pioggia persistente, mancanza di acqua prolungata e siccità, sviluppo conseguente di malattie ecc.) che determinano la diminuzione delle produzioni e quindi dei redditi. La tropicalizzazione del clima con fenomeni violenti e controversi che si abbattono sulle campagne – conclude Coldiretti Puglia – ha provocato 3 miliardi di euro di danni in Puglia negli ultimi 10 anni.

 

ALESSANDRIA, CINGHIALI: SITUAZIONE VICINA AL COLLASSO, SUBITO AZIONI CONCRETE

“Una situazione di saturazione con il numero di esemplari in continua crescita che sta diventando insostenibile per le nostre imprese e per la sicurezza dei cittadini e che sta compromettendo l’equilibrio ambientale di vaste aree territoriali della provincia alessandrina, anche in zone ad elevato pregio naturalistico. Ridurre la popolazione dei cinghiali è la priorità rispetto anche alla diffusione del virus Psa che rappresenta un elevato rischio per il nostro patrimonio suinicolo e per l’intera filiera collegata”.

Così il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo sul rispetto alle priorità del Piano di sorveglianza e prevenzione del 2021, pubblicato dal Ministero della Salute, per la PSA, che si basa sul controllo passivo dei cinghiali, sulla sorveglianza degli allevamenti di suini, sulla verifica dei livelli di applicazione delle misure di biosicurezza e sulla campagna di formazione ed informazione degli stakeholders. 

I cinghiali sono oltre 2 milioni di esemplari in Italia che rappresentano, oltretutto, il pericolo numero uno per l’introduzione del virus della Peste suina Africana.“Si riaccende, quindi, il faro su una problematica mai risolta: quella del controllo della presenza dei cinghiali sul nostro territorio, anche in termini di equilibrio e funzionalità degli ecosistemi naturali, oltre che causa di ingenti danni all’agricoltura che non vengono neppure coperti dagli indennizzi perché la perdita di reddito arrecata agli imprenditori va ben oltre il valore del risarcimento ottenibile – continuano Bianco e Rampazzo -. E’ urgente, dunque, un approccio integrato, un pacchetto di azioni che se da un lato deve agire sulla riduzione sia numerica, che spaziale, dall’altro deve concretizzarsi in provvedimenti che possano consentire anche ai sindaci l’adozione di ordinanze di emergenza per autorizzare misure straordinarie di contenimento. E’ opportuno, infine, regolamentare le modalità di utilizzo del fondo regionale destinato alla prevenzione ed al risarcimento dei danni provocati alla produzione agricola, al fine di rendere l’iter più snello, così da assicurare in tempi rapidi l’accertamento del danno e l’erogazione delle somme disponibili”.

 

CESENA, SAVIGNANO: 300 KG DI CIBO MADE IN ITALY PER LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’

Ha fatto ‘tappa’ anche a Savignano l’operazione di solidarietà “A sostegno di chi ha più bisogno” promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica su tutto il territorio nazionale, con la partecipazione delle più rilevanti realtà economiche e sociali del Paese.

Nella mattinata odierna, alla presenza del Sindaco Filippo Giovannini e del Vicepresidente di Coldiretti Forlì-Cesena Filippo Tramonti, sono stati consegnati circa 300 kg di prodotti alimentari alle famiglie indigenti residenti nel territorio comunale.

“È certamente un piccolo gesto rispetto alle richieste che Comune, Papa Giovanni XXIII e Caritas, che ringraziamo per la collaborazione ricevuta al fine di individuare i nuclei familiari più bisognosi, ricevono in questo periodo, richieste quasi raddoppiate rispetto alla consuetudine ante pandemia – ha commentato Tramonti – ci auguriamo che comunque la nostra azione garantisca un poco di conforto alle persone in difficoltà”.

I pacchi contengono prodotti 100% Made in Italy come pasta e riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci tradizionali, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi.

L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla disponibilità di Conad, Bonifiche Ferraresi, Philip Morris, Eni, Snam, Intesa San Paolo, Generali, De Cecco, Cattolica Assicurazioni Grana Padano, Barilla, Enel, Confapi, Fondazione Tim, Inalca, De Rica, Pomì, Casillo Group, Mutti, Monte dei Paschi di Siena, Granarolo, Coprob, Virgilio, Parmigiano Reggiano, Casa Modena, Ismea, Fondazione Osservatorio Agromafie, Crea.

 

MODENA, A PAVULLO I PACCHI DELLA SOLIDARIETA’ DI COLDIRETTI E CAMPAGNA AMICA

Dopo Modena, Formigine e Sassuolo, ha fatto sosta anche a Pavullo “A sostegno di chi ha bisogno” il tour della solidarietà di Coldiretti Modena per distribuire ai nuclei familiari in stato di bisogno, individuati da Coldiretti/Campagna Amica insieme ai servizi sociali dei comuni e alle parrocchie, i pacchi di prodotti alimentari 100% Made in Italy.

Ad accogliere lo speciale carico il sindaco di Pavullo, Luciano Biolchini, e il parroco Don Roberto Montecchi alla presenza del presidente della locale sezione di Coldiretti, Diego Lenzini, e della responsabile provinciale Donne Impresa Coldiretti, Sonia Gherardini.

“I pacchi – ha sottolineato Lenzini – contengono solo prodotti alimentari di eccellenza della filiera agricola italiana: pasta di grano Senatore Cappelli, passata di pomodoro, olio extravergine di oliva DOP, Parmigiano Reggiano, latte e salumi per dare la possibilità anche a chi non ha mezzi economici di mangiare prodotti sani e di qualità.”

Le consegne odierne – rende noto Coldiretti Modena – continuano l’operazione di solidarietà di Coldiretti con Campagna Amica che dall’inizio della pandemia ha visto la consegna di 18 quintali di pasta Senatore Cappelli agli empori sociali della provincia oltre ad iniziative come la “spesa sospesa” voluta dagli agricoltori dei Mercati di Campagna Amica o i dolci donati dagli agriturismi di Terranostra.

L’iniziativa “A sostegno di chi ha bisogno” è promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica con la partecipazione delle più rilevanti realtà economiche e sociali del Paese (comprese Inalca e Casa Modena), consiste nella distribuzione alle famiglie di un pacco di oltre 50 chili con prodotti come – spiega Coldiretti Modena – pasta e riso, Parmigiano Reggiano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino.

 

PISTOIA, LAVORO: ESONERO CONTRIBUTIVO AL VIA. PUBBLICATA CIRCOLARE INPS

Benefici anche per le aziende agricole pistoiesi, che ottengono la riduzione del costo del lavoro prevista dal decreto ‘rilancio’. Finalmente l’Inps ha pubblicato la circolare sull’esonero dei contributi a carico delle aziende con dipendenti che ora possono presentare istanza all’Istituto pensionistico. L’esonero, relativo ai contributi del primo semestre 2020, non si ottiene automaticamente, occorre verificare i requisiti e le attività registrate in Camera di Commercio (codice Ateco). Il termine per presentare l’istanza è il 15 maggio, ma è opportuno che le imprese contattino sin da subito gli uffici zona della Coldiretti per procedere.

“Grazie all’azione a livello nazionale, Coldiretti ha ottenuto una semplificazione e contestuale ampliamento della platea di beneficiari –spiega Coldiretti Pistoia-. Infatti grazie alle modifiche auspicate da Coldiretti, alle imprese che esercitano più attività agricole con diversi codici attività, di cui almeno uno indicato nei provvedimenti attuativi del cosiddetto decreto ‘rilancio’, l’esonero è riconosciuto per la contribuzione complessiva dell’azienda”.

Sono incluse nel beneficio aziende floricole e vivaistiche che proprio nel primo semestre 2020 sopportarono il blocco delle vendite, ma non dei costi del lavoro. Naturalmente tra i beneficiari ci sono anche gli agriturismi, che sono in sofferenza da oltre un anno, ed anche altri settori.

 

Appuntamenti

 

ABRUZZO, GIOVANI: ULTIMO INCONTRO CON AGRICAMPUS DIGITALE DI COLDIRETTI

Domani 14 aprile

Termina domani 14 aprile l’Agricampus digitale di Coldiretti Giovani Impresa Abruzzo, iniziato il 25 marzo scorso e promosso con l’obiettivo di rispondere alle esigenze formative degli agricoltori under 35. Dopo gli approfondimenti su marketing digitale (con Sinergie Education, ente di formazione accreditato dalla Regione Abruzzo) e sicurezza alimentare (in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Abruzzo e Molise), domani si parlerà di “internazionalizzazione” con gli esperti Giovanni Marcantonio e Marco Pesce dell’Agenzia di sviluppo della Camera di Commercio Chieti Pescara.  All’incontro on line parteciperanno, oltre al delegato regionale Giuseppe Scorrano, il segretario nazionale di Coldiretti Giovani Impresa Stefano Leporati e il direttore di Coldiretti Abruzzo Danilo Merz.

“Chiudiamo un importante ciclo di formazione – sottolinea Giuseppe Scorrano, Delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Abruzzo –  anche in Abruzzo sono tante le imprese under 35 che operano in attività agricole diverse che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche alla produzione di energie rinnovabili. Nell’Agricampus abbiamo sollecitato momenti di confronto e di dibattito che hanno permesso di capire e approfondire le problematiche e le esigenze dei giovani imprenditori che hanno una grande determinazione e voglia di imporsi sul mercato. L’appuntamento sull’internazionalizzazione è stato particolarmente richiesto in un momento storico importante, in cui l’emergenza sanitaria ha prodotto grandi difficoltà a tutti i settori ma ha anche evidenziato il ruolo strategico dell’agroalimentare”.

 

MARCHE: INAUGURAZIONE DEL NUOVO MERCATO COPERTO DI FERMO

Sabato 17 aprile

La città di Fermo si prepara a salutare la terza vita del Mercato Coperto di Campagna Amica. Dal vecchio Farmer Market dei primi anni 2000 a oggi se ne è fatta di strada. La sede è sempre quella storica di piazza Dante e l’evoluzione odierna apre a tante novità a partire dal restyling degli interni, ottimizzati e in linea con gli standard nazionali di Campagna Amica, al numero degli agricoltori presenti (in aumento) e la possibilità, in prospettiva, di poter sfruttare anche gli spazi esterni con un dehor dedicato a eventi e degustazioni. L’apertura è prevista per sabato 17 aprile alle 10 alla presenza delle istituzioni cittadine. Inaugurazione soft con grande attenzione al distanziamento e al contingentamento degli ingressi in struttura ma pur sempre un segnale di rinascita, di uscita dal tunnel dell’emergenza sanitaria. Un gran lavoro da parte di Coldiretti Ascoli Fermo. La Federazione interprovinciale di Coldiretti è stata la prima ad aprire un Mercato Coperto in regione con l’avvio, a novembre 2019, di Ascoli. Poi è stata la volta, l’anno dopo, di Macerata. All’interno del Mercato Coperto di Fermo si potranno trovare le eccellenze del territorio fermano e piceno: ortaggi e frutta di stagione, olio extravergine di oliva, cereali, legumi, zafferano, carciofi, miele, formaggi, carni fresche, uova ma anche preparati come dolci, porchetta, pasta fresca, olive all’ascolana, cremini, sottolio, passate di pomodoro. Tutto dal campo alla tavola. Prosegue dunque il piano di Coldiretti di aprire un Mercato Coperto per ogni provincia marchigiana. Una terza vita per l’agrimercato fermano. Nato nei primi anni 2000 come Farmer Market degli agricoltori fermani, nel 2010 ha aderito alla Fondazione Campagna Amica e ora si prepara a entrare a pieno titolo tra i Mercati Coperti di Campagna Amica, templi dei prodotti agricoli, italiani, provenienti dai territori regionali. Nel corso della pandemia da piazza Dante non si è mai smesso di lavorare per garantire l’approvvigionamento di cibo ai cittadini, prodigandosi anche nelle consegne a domicilio per andare incontro alle esigenze di coloro che non potevano uscire di casa e donando cibo alle famiglie messe in difficoltà dalla crisi economica.