COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News La Forza del Territorio del 12 luglio 2019

12 Luglio 2019
News La Forza del Territorio del 12 luglio 2019

 

Primo piano

REGIONI VARIE

LUPI, ORSI, CINGHIALI, CORNACCHIE & C

Aumentano in tutta Italia le denunce di danni da fauna selvatica. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – sostengono le Federazioni Coldiretti – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e le frane e le alluvioni minacciano le città.

 

PUGLIA, LUPI: SOS PECORE CAPRE E VITELLI, MATTANZA IN STALLE E PASCOLI

Continua la mattanza nelle stalle e sui pascoli di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e agnelli uccisi in Puglia, dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti sulla Murgia barese e tarantina e sul Gargano. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, a seguito della recrudescenza del fenomeno degli attacchi dei lupi che hanno sbranato numerose vittime, con 20 pecore, 3 mucche e 10 agnelli morti in poche settimane.

“Nel giro di dieci anni i lupi sono raddoppiati – afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – mettendo a rischio non solo le produzioni agroalimentari e l’assetto idrogeologico del territorio, ma anche la vita stessa di agricoltori, allevatori e automobilisti. In Puglia sono enormi i danni causati dalla fauna selvatica, con un danno pari ad oltre 11 milioni di euro. Facciamo appello al vicepremier Matteo Salvini e al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che hanno ribadito la necessità di misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane”.

Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude la Coldiretti – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.

I lupi vivono e si riproducono principalmente nelle aree naturali protette e in zone boschive – aggiunge Coldiretti Puglia – ma inevitabilmente sconfinano e fanno razzia nelle aziende agricole e si riversano sulle strade limitrofe ed in prossimità dei centri abitati.

“L’ok definitivo alla legge regionale contro i danni da fauna selvatica – spiega Muraglia – ha colmato un vuoto normativo durato decenni e cambiato l’approccio all’indennizzo dei danni che saranno calcolati sulla scorta dei mercuriali delle Camere di Commercio relativi al valore effettivo delle produzioni agricole, zootecniche e dell’acquacoltura perse. Abbiamo fatto pressing affinché si passasse dalle parole ai fatti sul delicato tema della fauna selvatica che mette a repentaglio l’incolumità pubblica e arreca danni al settore agricolo e le nostre istanze sono state accolte e fatte proprie dal Presidente della IV^ Commissione consiliare, il consigliere Pentassuglia che ha portato in Consiglio la legge per l’approvazione definitiva, dopo le modifiche apportate a seguito delle osservazioni del Ministero. Ma ora serve passare ai fatti per non disperdere un patrimonio zootecnico importante, lasciato in balia dei lupi”, conclude il presidente Muraglia.

Gli allevatori, gli imprenditori agricoli, ma anche gli automobilisti, gli autotrasportatori e gli avventori occasionali, stanno segnalando con sempre maggiore frequenza – conclude Coldiretti Puglia – i danni provocati da cinghiali e lupi che vivono e si riproducono principalmente nelle aree naturali protette e in zone boschive, ma che inevitabilmente sconfinano e fanno razzia nelle aziende agricole e si riversano sulle strade limitrofe ed in prossimità dei centri abitati.

 

TOSCANA, LUPO: ANCHE LA TOSCANA #STACONCAPPUCCETTOROSSO

L’eco della manifestazione di queste ore in Trentino arriva forte e chiaro anche in Toscana. Siamo in piazza Dante a Trento, dove l’allarme lanciato dalla Coldiretti ha mosso oltre mille agricoltori scesi da pascoli e malghe per protestare contro i gravi danni causati dai grandi predatori alle attività di montagna con rischi per la sicurezza e l’incolumità delle persone. Simbolo della manifestazione in piazza con allevatori e agricoltori la capretta “Cappuccettorosso” scampata all’assalto dei lupi. A Trento, il problema dei grandi carnivori sta diventando insostenibile, anche il Toscana l’allerta per i danni da ungulati e predatori è altissima.

“Qui in Toscana parliamo di danni da ungulati e lupi – afferma Fabrizio Filippi, Presidente di Coldiretti Toscana – il territorio regionale è ormai divenuto un enorme allevamento allo stato brado. Stime prudenziali parlano di oltre 280mila cinghiali, 200mila caprioli, 12mila daini, 4mila cervi, 3mila mufloni. Gli ungulati (soprattutto cinghiali, caprioli e cervi) invadono i terreni agricoli e si alimentano a spese degli agricoltori e degli allevatori che, a fronte di danni sempre più ingenti e ricorrenti, trovano talvolta ‘meno dannoso’ porre fine alla propria attività: fuga che genera effetti allarmanti, soprattutto nelle zone più sensibili sotto il profilo produttivo e dell’assetto idrogeologico. Negli ultimi anni si è reso necessario un continuo vigilare sui greggi, al fine di proteggerli dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. La resistenza degli agricoltori è al limite – prosegue Filippi – è urgente trovare nuove modalità di azione all’interno dei piani di governo della fauna selvatica che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione”.

La Toscana, ospita un patrimonio di lupi significativo (nel 2015 è stata rilevata nel territorio toscano la presenza di 109 branchi per complessivi 600 lupi – ultimo dato ufficiale disponibile) e che la presenza della specie può rappresentare un elemento fondamentale di valorizzazione della biodiversità a condizione che sia circoscritta in habitat idonei ed in un numero di soggetti limitato. In molte aree della Toscana si ravvisa una situazione di emergenza legata anche alla presenza di individui ibridi e di cani domestici inselvatichiti che rischiano, altresì – denuncia Coldiretti – di compromettere la caratterizzazione genetica del lupo”. Per il triennio 2014 – 2016 sono state presentate domande di indennizzo, riferite a 1.348 attacchi di predatori agli animali allevati, per un danno che supera i 3 milioni di euro; per l’anno 2017 sono state presentate 590 domande di indennizzo, per un danno di 460mila, riferito unicamente al valore degli animali uccisi.

Questa è una questione delicata che deve tenere in debita considerazione numerosi fattori a partire dalla sicurezza degli agricoltori. Le imprese agricole sono costrette ad abbandonare i territori con costi economici, ambientali e sociali incalcolabili. Agli animali uccisi si aggiungono i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti.

“Non sono più rimandabili misure d’intervento chiare ed immediate, la politica deve scegliere se condannare all’abbandono interi territori, con pesanti conseguenze per tutta la collettività, oppure virare finalmente su un percorso virtuoso di gestione, dove gli agricoltori e allevatori  – evidenzia il Presidente Filippi – possano continuare a presidiare le nostre zone più marginali e fragili e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città”.

La Coldiretti ha chiesto che il problema dei predatori sia affrontato ai massimi livelli in un vertice con il Ministero dell’Ambiente e con il Presidente della Regione per stabilire le misure da adottare a tutela delle comunità montane.

“Gli animali selvatici che distruggono i raccolti, sterminano gli animali, causano incidenti stradali per un totale di danni nei campi che – stima la Coldiretti – in Italia raggiunge i 100 milioni di euro, senza contare i casi in cui ci sono state purtroppo anche delle vittime!

 

LAZIO: INCUBO FAUNA SELVATICA: DANNI PER 7 MILIONI IN UN ANNO

Circa 7 milioni di euro di danni e oltre 100 incidenti stradali provocati. E’ il bilancio degli ultimi 12 mesi, secondo le stime della Coldiretti Lazio, degli assalti della fauna selvatica. Dopo i cinghiali, a creare i maggiori problemi sono i lupi, spesso ibridi, che uccidono greggi e mandrie e si spingono a ridosso di campi, allevamenti e abitazioni. Una criticità diffusa in tutto in Lazio, che negli ultimi anni è tornata di grande attualità, soprattutto nelle province di Rieti e Viterbo, le più colpite dal ritorno dei lupi.

“La situazione è molto grave e delicata perché riguarda non solo la sopravvivenza di tantissime aziende agricole ma anche l’incolumità dei cittadini – spiega David Granieri, presidente Coldiretti Lazio – E’ fondamentale programmare efficaci attività di contrasto e costruire un nuovo modello di sviluppo nelle aree dove questi animali vivono e si riproducono. Inoltre, il plafond per i danni da lupo va ampliato e impiegato anche per ulteriori agevolazioni sulle polizze per lo smaltimento delle carcasse, in modo che per gli allevatori non ci siano più almeno questi costi”.

CAGLIARI, INCUBO CORNACCHIE PER LE AZIENDE AGRICOLE DEL SULCIS

La fauna selvatica è un incubo per le aziende agricole: cinghiali, cervi, cornacchie, gabbiani, cormorani, ogni anno arrecano danni consistenti alle aziende agricole. Ultimi in ordine di tempo a lanciare il grido di allarme sono gli agricoltori del Sulcis, dove in queste settimane le cornacchie stanno devastando i campi di angurie, meloni in particolare ma anche di tutti gli altri prodotti da campo, oltre a diverse attrezzature.

Danni consistenti lamentati soprattutto nella costa, a San Giovanni Suergiu e Sant’Antioco, dove stormi di cornacchie attaccano e rovinano interi campi perché beccano tutti i frutti, facendo dei buchi che le rendono non idonee al consumo.

“E’ ormai un problema cronico che colpisce tutte le aziende – sottolinea il vice direttore di Coldiretti Cagliari Sergio Lai -: allevatori, agricoltori e anche i pescatori subiscono ogni anno dei danni che neppure i risarcimenti, quando ci sono e arrivano, possono coprire le perdite e comunque non rimediano alla impossibilità di poter programmare le produzioni”.

“Da anni chiediamo alle istituzioni interventi strutturali – sottolinea il presidente di Coldiretti Cagliari Giorgio Demurtas -. Come Organizzazioni non abbiamo posizioni preconcette e siamo aperti a qualsiasi intervento purchè si mettano in campo soluzioni concrete che diano risposte a imprenditori che meritano di poter programmare con tranquillità le proprie produzioni. Ribadiamo la necessità di partire dai censimenti con i quali siamo persuasi si metterà a nudo un problema da troppe parti sottovalutato”.

 

 

Dal territorio

 

MANTOVA, SVILUPPO RURALE: BANDO PER AIUTI AI GIOVANI, RISORSE PER 4,5 MILIONI

Regione Lombardia mette a disposizione 4,5 milioni di euro per favorire il ricambio generazionale e l’accesso di giovani agricoltori qualificati nel settore agricolo. Il bando dell’operazione 6.1.01 del Programma di sviluppo rurale regionale – informa Coldiretti Mantova – è già aperto e le domande potranno essere presentate entro le ore 12 del 10 luglio 2020, tramite SisCo.

“I giovani rappresentano il futuro dell’agricoltura e hanno una spiccata propensione all’innovazione – commenta il delegato di Coldiretti Giovani Impresa di Mantova, Giovanni Bellei –. Risorse destinate a rafforzare le aziende che hanno titolari o soci con meno di 40 anni sono un investimento per potenziare la competitività di un sistema territoriale che deve molto all’agricoltura in termini di sostenibilità, internazionalizzazione e prodotto interno lordo”.

Coldiretti Mantova può contare su un “esercito” di oltre 430 giovani al di sotto dei 40 anni, titolari o soci di aziende agricole. La presentazione delle domande è suddivisa in 3 periodi: 3 luglio-31 dicembre 2019; 31 dicembre-31 marzo 2020; 31 marzo-10 luglio 2020.

Possono presentare domanda i giovani che si insediano per la prima volta in un’azienda agricola in qualità di titolare di una impresa agricola individuale o di rappresentante legale di una società agricola di persone, di capitali o cooperativa. Possono presentare la domanda i giovani agricoltori di età compresa tra i 18 anni compiuti e i 40 anni non ancora compiuti. Tra le novità del bando in oggetto – rende noto Coldiretti Mantova – il fatto che il beneficiario del contributo dovrà mantenere per un periodo di almeno 5 anni dalla data di pubblicazione sul Burl del provvedimento di ammissione a finanziamento, una dimensione economica in termini di “produzione standard” pari o superiore a quella accertata al momento della chiusura dell’istruttoria della domanda di aiuto.

Il sostegno verrà erogato sotto forma di contributo a fondo perduto come pagamento forfettario in due rate: la prima, pari al 60% dopo la pubblicazione sul Burl del provvedimento di ammissione a finanziamento, la seconda a saldo, pari al 40% a conclusione del piano aziendale. L’importo del contributo per le aziende della provincia di Mantova è di 20.000 euro, rientrando il territorio nelle zone non svantaggiate. Il premio non è cumulabile con altri contributi pubblici concessi per le medesime finalità.

Altre informazioni sono pubblicate sul sito del Psr di Regione Lombardia. Referente per le domande è Alessandra Beltramini: telefono 0376/375383; alessandra.beltramini@coldiretti.it.

 

VERCELLI-BIELLA, ROBERTO MERCANDINO NEO PRESIDENTE SERVIZIO IDRICO INTEGRATO

Roberto Mercandino, già vicepresidente di coldiretti Vercelli–Biella, è stato nominato presidente di S.I.I. Spa, il Servizio Idrico Integrato Vercelli e Biella. SII Spa amministra i servizi di acquedotto, di fognatura e di depurazione agli utenti di 50 Comuni del Vercellese e del Biellese ed ha un patrimonio di opere di approvvigionamento idropotabile che costituisce ancora oggi l’asse portante del proprio acquedotto che si sviluppa attraverso un complesso schema idrico che interconnette sorgenti, acque superficiali, invasi e falde profonde.

Per Mercandino si tratta di un ritorno in questa Società, di cui aveva ricoperto il ruolo di Presidente dal 2013 al 2016. Agricoltore e allevatore di Biella, è sempre stato molto presente sul territorio, impegnandosi sia per i temi legati all’agricoltura e al lavoro agricolo, anche in Coldiretti, sia nel settore caccia e pesca con l’Atc, sia nel Consorzio di Bonifica della Baraggia Vercellese e Biellese, occupandosi della gestione del settore idrico. Attualmente è presidente del Distretto Ingagna, nel biellese, che conta 1500 ettari di terreno con irrigazione a pioggia dove viene coltivato mais, soia e cereali.

Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli-Biella fa a Mercandino i suoi migliori auguri: “Come presidente di Coldiretti Vercelli Biella faccio le mie congratulazioni a Roberto Mercandino, augurandogli un buon lavoro. Sappiamo che sarà certamente all’altezza della situazione e coprirà l’incarico con professionalità e senso di responsabilità come ha fatto finora nei vari incarichi che ha già ricoperto”.

 

TOSCANA, VINO ADULTERATO: CHIANTI MADE IN USA? NO GRAZIE!

“Serve tolleranza zero sulle frodi che mettono a rischio lo sviluppo di un settore che è cresciuto puntando su un grande percorso di valorizzazione qualitativa con un totale di superfici vitate nella nostra regione che sono oltre 59mila ettari con una produzione di circa 3milioni e 500mila quintali di uve che vengono trasformati in 2milioni e 800mila ettolitri di vino oltre il 70% dei quali è venduto sui mercati esteri”.

E’ quanto afferma il Presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi in riferimento all’operazione “Ghost Wine” del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli, di unità dell’Arma territoriale e dell’Unità Centrale Investigativa dell’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi).

Fanno registrare un balzo del 75% le notizie di reato nel settore vitivinicolo nel 2018 che si estendono dallo zuccheraggio alle falsificazione delle etichette, dall’annacquamento all’aggiunta irregolare di aromi ma c’è anche la commercializzazione di vini in polvere “Wine Kit” on line con l’utilizzo di prestigiosi marchi italiani, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dei quasi 18mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) sul settore vitivinicolo.

“Le frodi e la vinopirateria – sottolinea la Coldiretti Toscana – sono la principale minaccia al successo del settore del vino dove sono state smascherate dall’Ispettorato ben 194 notizie di reato nel 2018 con il sequestro di ben 15 milioni di chili di prodotto per un valore di 16,3 milioni di euro”.

Alle frodi a livello nazionale si aggiungono gli inganni a danno del vino Made in Italy provocati dalla vinopirateria nei diversi continenti dove sono stati scoperti clamorosi falsi, dal Bordolino bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore, ma prodotto in Argentina al Chianti Made in Usa fino al Barbera bianco acquistato in Romania.

“Gli ottimi risultati dell’attività delle forze dell’ordine confermano l’efficacia del sistema di controlli in Italia che – continua la Coldiretti regionale – vanno però sostenuti con la riforma dei reati in materia agroalimentare per aggiornare le norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900. Un obiettivo – conclude la Coldiretti Toscana – sostenuto dalla importante decisione del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di chiedere la collaborazione di Giancarlo Caselli e dell`Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, proprio per procedere alla revisione delle leggi in materia”.

 

LOMBARDIA, VACANZE, +35% AGRITURISMI, OLTRE 300 TESORI DELLA TAVOLA CERTIFICATI 

Sono 1.688 gli agriturismi in Lombardia con un aumento del 35% rispetto al 2009. E’ quanto emerge da un’elaborazione della Coldiretti Lombardia sugli ultimi dati Istat e regionali in occasione della partecipazione di Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia, a “The best in Lombardy”, prevista alle ore 12.30 di lunedì 15 luglio in piazza Città di Lombardia a Milano.

Le province con il maggior numero di aziende agrituristiche attive sono Brescia con 348, Mantova con 236, Pavia con 224. A seguire Bergamo (170), Como (166), Milano (133), Sondrio (121), Varese (90), Lecco (79), Cremona (72), Lodi (33), Monza e Brianza (16). Alle base del loro successo – sottolinea la Coldiretti – c’è la possibilità di trascorrere le vacanze a contatto con la natura ma anche di mangiare i piatti della tradizione, i cui segreti sono conservati da generazioni nelle campagne.

Il cibo – sottolinea la Coldiretti regionale – rappresenta il vero valore aggiunto delle vacanze anche in Lombardia, che può contare su un’agricoltura in grado di produrre oltre trecento tesori della tavola certificati grazie a 34 tra DOP e IGP, 41 denominazioni vinicole tra DOCG, DOC e IGT e circa 250 prodotti tradizionali.

A livello italiano – continua la Coldiretti – il cibo diventa la voce principale del budget delle famiglie in vacanza nel Belpaese, con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche.

L’enogastronomia vince anche tra i souvenir – conclude la Coldiretti – con il 42% dei turisti che sceglie proprio un prodotto tipico da riportare a casa o regalare a parenti e amici come ricordo della propria villeggiatura. Tra le specialità più acquistate vince il vino, davanti a formaggi, salumi e olio extravergine d’oliva. Un fenomeno che vale ormai circa 3 miliardi di euro, secondo un’analisi Coldiretti su dati Isnart.

 

VARESE, GRANO: VIA ALLA MIETITURA, RESISTONO I GIOVANI, MA SCOMPARE 1 CAMPO SU 5

E’ iniziata la mietitura di grano nel Varesotto. Una tradizione di nicchia che perde le proprie origini nella notte dei tempi come testimoniano, ad esempio, i ritrovamenti archeologici di Angera, seconda località dopo Pompei per qualità e quantità di pane di epoca romana le cui tracce sono giunte fino ai giorni nostri. Giovani, tradizione, futuro e filiere: sono i quattro termini chiave per assicurare futuro a un settore, quello della coltivazione del grano, che nell’ultimo decennio ha visto scomparire in Italia un campo su 5, come conferma uno studio di Coldiretti presentato in occasione del “Villaggio contadino” a Milano.                                                                                                                                                                                            

Nella provincia prealpina sono le nuove generazioni a offrire prospettive al settore. Ne è convinto Pietro Colombo, giovane imprenditore di Lonate Pozzolo, impegnato in questi giorni a mietere i propri campi: “Io andrò certamente avanti a produrre grano, continuando ciò che la mia famiglia ha fatto per generazioni.  Il nostro obiettivo è evidenziare la maggior qualità del grano made in Italy rispetto a quello estero, che condiziona concorrenza e mercato. Il nostro grano italiano è sicuramente migliore, erede di quella tradizione mediterranea che affonda le proprie origini nella culla delle civiltà. Certamente le difficoltà non mancano, in primis le incognite del clima che influisce molto sullo sviluppo delle produzioni. Ma il problema più serio è quello della concorrenza dei paesi esteri che riversano sui nostri mercati una quantità enorme di grano a basso prezzo”. Uno di questi è il Canada: dopo l’approvazione dell’accordo di libero scambio (Ceta) nei primi tre mesi del 2019 il Canada è risultato il primo fornitore di grano duro dell’Italia con un aumento di 600 volte delle importazioni di prodotto trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole.

Per la trebbiatura 2019, secondo una prima stima Coldiretti, si prevede a livello nazionale un raccolto di quasi 7 miliardi di chili di grano, coltivati su oltre 1,8 milioni di ettari, rispetto ai circa 2,3 milioni di un decennio fa. Se i terreni coltivati calano, si registra però in controtendenza un boom della coltivazione di grani anichi che nel giro di due anni hanno visto moltiplicarsi per sei le superfici coltivate, passando dai 1000 ettari del 2017 ai 6000 attuali, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità.

Un esempio è il grano Senatore Cappelli, ma da Nord a Sud sono state recuperate tante altre varietà, dalla Timilia al Saragoilla, dal gentil Rosso al Farro dicocco e monococco, dal Russello al Burattata. Un lavoro di valorizzazione importante non solo dal punto di vista economico ma anche ambientale poiché – sottolinea Coldiretti – questi tipi di grano antico sono particolarmente rustici, ovvero adattate a sopravvivere in condizioni ambientali ostili, poveri di nutrienti e di acqua con un limitato utilizzo di agrofarmaci. 

Una situazione che – denuncia la Coldiretti – mette in pericolo la vita di oltre trecentomila aziende agricole che coltivano grano spesso in aree interne senza alternative produttive e per questo a rischio desertificazione. Alla perdita economica e di posti di lavoro si aggiunge il rischio ambientale in un Paese che con l’ultima generazione ha perso oltre un quarto della terra coltivata per colpa dell’abbandono, della cementificazione e degli attacchi degli animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli.

“La coltivazione di grano nel Varesotto è un esempio di eccellenza da preservare con tutto il nostro impegno, valorizzando le filiere ed evidenziando la qualità del prodotto coltivato” commenta il presidente della federazione provinciale Fernando Fiori. “Ciò è importante anche e soprattutto in un territorio fortemente urbanizzato coma l’area sud della nostra provincia, dove i campi di grano e cereali sono l’ultimo baluardo agricolo prima delle cinture urbane e delle grandi opere infrastrutturali. E’ il seme della terra che resiste al cemento che lo circonda e che va preservato nel segno della storia e della qualità che gli sono proprie”.

 

VICENZA, PICCOLI COMUNI SPINA DORSALE DEI PRIMATI NAZIONALI NEL MONDO

Sindaci in prima linea oggi a Vicenza, in occasione del convegno organizzato da Coldiretti, Anci Veneto e Fondazione Symbola. Amministratori di piccoli o grandi Comuni, funzionari, agricoltori e dirigenti hanno affollato la sala francescana in Piazza San Lorenzo, per discutere di comunità, territori e modelli di sviluppo sostenibili, a fronte dei cambiamenti climatici che hanno interessato il Veneto negli ultimi anni. Al centro delle riflessioni, moderate dal giornalista Antonio Gregolin, gli effetti devastanti di Vaia, evento imprevedibile, definita dal professor di Economia Raffaele Cavalli cattiva maestra. Intorno alla sua relazione si sono concentrati gli interventi della platea, a cominciare da quello del presidente della Provincia di Belluno Alberto Padrin e dall’assessore di settore Diego Rigoni.

La ricostruzione ha messo in campo mezzi, risorse, tecnologia e strategie completamente nuovi, mai prima impiegati. Oltre all’emergenza ambientale, la fauna protetta e non disorientata e l’alterazione del paesaggio, l’incremento del traffico sulle infrastrutture legate al trasporto di materiali, rotte alternative per carico e scarico di tronchi annunciano un compromesso tra natura, gestione e presidio che durerà da qualche anno fino a chissà quando.

“L’appuntamento odierno avviene a pochi giorni dal riconosciamo dell’Unesco alla Colline del Prosecco che rappresenta non solo una grande opportunità e sfida per i Piccoli Comuni incardinati in quelle zona – ha spiegato Maria Rosa Pavanello presidente regionale dell’Anci, coadiuvata in questa iniziativa dalla presidente della Consulta dei Comuni di ridotta dimensione demografica, Mariarosa Barazza – ma ci lancia anche un monito importante: il territorio va rispettato, tutelato e, soprattutto, valorizzato”. Solo con modelli di sviluppo sostenibili potremo consegnare alle future generazioni il patrimonio presente nel nostro Veneto. Le difficoltà finanziarie, la crisi economica non scoraggiano queste realtà che sono vicine ai cittadini in un confronto quotidiano che riguarda una moltitudine di casi.

“In agricoltura la normativa d’avanguardia che sostiene la multifunzionalità ha portato innovazione e creatività al settore – ha aggiunto Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto – spronando amministratori ed agricoltori a trovare soluzioni ad hoc per agri asili, fattorie sociali, mercati di prossimità, contratti di servizio per la manutenzione del verde, oltre che ad affrontare insieme tematiche di impegno civile: delibere No Ogm, protocolli per l’uso dei prodotti fitosanitari, petizioni a favore dell’origine come #stopciboanonimo, la ricerca di modelli di sviluppo sostenibili e tanto altro. Il dialogo, il coinvolgimento come forza sociale caratterizza una collaborazione sinergica che ha portato alla conquista di molti successi, la collaborazione sul territorio in caso di avversità atmosferiche, la garanzia della giusta informazione contro il proliferare di fake news che alimentano gruppi spontanei contro una o l’altra posizione”.

Da sottolineare la testimonianza di Massimo Castelli, coordinatore nazionale dei Piccoli Comuni, portavoce dei 123 abitanti e quella di Roberto Pella, vicepresidente Anci nazionale e promotore in Parlamento della legge n. 158 del 2017 sui borghi, tenuta a battesimo da Ermete Realacci, lo stesso che in chiusura del convegno ha ricordato la nascita di un’idea, condivisa subito da Legambiente con Coldiretti, schierati per il bene del Paese. Un iter difficile per uno strumento tutto italiano. “C’è un’Italia che sfida le crisi puntando sulla propria identità, un’Italia che fa l’Italia e compete senza perdere la propria anima. I piccoli comuni sono la spina dorsale dei primati internazionali del Made in Italy”. Prima e dopo il convegno molti dei presenti hanno sottoscritto la petizione promossa da Coldiretti per dire no al cibo anonimo e, tra questi, il sindaco di Vicenza e presidente della Provincia di Vicenza, Francesco Rucco, nonché Maria Rosa Pavanello presidente regionale dell’Anci.

 

LIGURIA, CANNABIS: FILIERA DALLE GRANDI POTENZIALITA’, MA OCCORRE CHIAREZZA

Serve un intervento definitivo del legislatore per tutelare i cittadini senza compromettere le opportunità di sviluppo del settore della Cannabis Sativa che in Liguria ha preso piede soprattutto nelle zone a più alta vocazione floricola, le quali stanno sperimentando le grandissime potenzialità di questa coltura, coltivata nel pieno rispetto delle regole.

È quanto commenta Coldiretti Liguria alle motivazioni della sentenza emessa a fine maggio dalle Sezioni Unite della Cassazione sui limiti della legge 242 del 2016. La sentenza rischia di frenare un settore in grande sviluppo in tutto il mondo, che ha visto in Italia nel giro di cinque anni aumentare di dieci volte i terreni ad essa dedicati, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018, per un totale di circa cento aziende impegnate.

Per questo si osserva che “resta ovviamente salva la possibilità per il legislatore di intervenire nuovamente sulla materia, nell’esercizio della propria discrezionalità e compiendo mirate scelte valoriali di politica legislativa, così da delineare una diversa regolamentazione del settore che coinvolge la commercializzazione dei derivati della cannabis sativa nel rispetto dei principi costituzionali e convenzionali”.

Resta fermo il fatto che la legge specifica che per coltivarla bisogna essere agricoltori con un fascicolo aperto nel portale SIAN e seminare esclusivamente sementi certificate o piantine derivanti da semi certificati di varietà autorizzate dall’Unione Europea. Queste varietà come previsto dalle norme nazionali devono rispettare il limite massimo dello 0,2% di thc. Produzioni che non rispettano questo parametro o che provengono da sementi non autorizzate dall’Unione Europea sono da considerarsi non a norma.

“Anche nella nostra regione – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa –  sono sempre di più le aziende che hanno investito nella coltivazione della cannabis, per contribuire a rispondere alla domanda del mercato nazionale con un prodotto 100% Made in Liguria. La Canapa Sativa e il progetto di filiera italiana, può rappresentare un grande passo avanti per l’economia agricola sia locale sia nazionale, ma occorre fare immediata chiarezza per quanto riguarda la commercializzane dei prodotti che da essa derivano: per la Liguria riteniamo possa contribuire al radicamento di una nuova opportunità di sviluppo per il nostro territorio e per facilitare quella modernizzazione che si richiede al comparto, riducendone notevolmente la dipendenza dall’estero.

La cannabis coltivata in Liguria è un prodotto che punta sulla qualità delle infiorescenze, dalle quelli si producono principalmente estratti, oli aromatici, prodotti cosmetici, alimentari, che sfruttano tutte le caratteristiche positive contenute nei cannabinoidi, componenti nobili della pianta, che, al contrario del thc, possiedono proprietà che possono rispondere a diversi utilizzi. Come per tutti i settori produttivi del mondo agroalimentare Italiano, anche per il settore della canapa, deve valere il concetto di legalità e origine del prodotto: solo con questi principi si possono tutelare i produttori e i consumatori”.

 

MASSA C., TURISMO RURALE SPINGE LUNIGIANA, QUASI 30.000 PRESENZE IN AGRITURISMI

Un turista su quattro dorme in agriturismo. Il turismo rurale spinge la Lunigiana. A dirlo è Coldiretti Massa Carrara sulla base dell’ultimo rapporto economia elaborato dall’Istituto Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Massa Carrara. Quasi 30mila turisti hanno trascorso la loro vacanza in agriturismo a contatto con agricoltura e natura. Il 15% in più rispetto al 2017. Un contributo, quello del turismo rurale legato all’agricoltura e all’agroalimentare, che si è rilevato determinante per l’ottima stagione della Lunigiana (107mila presenze, + 18mila presenze in 18 anni) che ha fatto registrare più presenze (28%) e arrivi (27%).

Oggi la Lunigiana determina il 10% i flussi turisti in Provincia. Nel 2017 il suo impatto era del 7,6%. “Il rapporto – spiega Francesca Ferrari, Presidente Coldiretti Massa Carrara – delinea chiaramente la crescita graduale e matura della Lunigiana, in termini turistici, e della particolare categoria del turismo rurale che una delle sue principali offerte. Leggendo i dati spicca un altro elemento: la metà delle presenze in agriturismo è generata da turisti stranieri. E’ un dato significativo dell’appeal di questa tipologia di accoglienza nei confronti del mercato internazionale”.

Dal 2010 ad oggi le strutture agrituristiche sono praticamente raddoppiante (da 45 a 94) raddoppiando così anche la proposta in termini di accoglienza, servizi ed attività collaterali. “Tutto questo – evidenzia la Ferrari – grazie alle imprese, agli investimenti e agli operatori e ad un territorio straordinario e allo stesso tempo difficile. Più strutture, più posti letto significa più occupazione e più opportunità per tutto il territorio. Chi sceglie la Lunigiana cerca una vacanza all’insegna dell’aria aperta, della tranquillità, dell’escursionismo e dell’enogastronomia. Cerca la Toscana rurale piena di storia e paesaggi”.

Ma non c’è solo l’agriturismo ad andare bene. E’ stata un’annata molto positiva per la viticoltura con la produzione di uva per vini Doc o Igt cresciuta del +5,6%, per l’olio (+15%-20%) e per la farina di castagne (totale di 42 quintali rispetto ai 27 dell’anno prima). Boom per le esportazioni che hanno quasi sfiorato i 3 milioni di euro (+40%). “E’ stata una stagione buona – conclude la Ferrari – anche se non dobbiamo dimenticarci che veniamo da diverse annate molto faticose per settori chiave come la castanicoltura e lo stesso olio”.

 

Appuntamenti

 

SICILIA: CORSO DI APPROCCIO ALL’OLIO D’OLIVA AL MERCATO DI C.A. DI PALERMO

Sabato 13 luglio

Che sapore ha un olio buono? Come si fa a distinguere un extravergine? Come si conserva? Per conoscere tutti i segreti di questo prezioso alimento, Coldiretti e Oleum Sicilia organizzano un corso   che si svolgerà domani, sabato 13 luglio dalle 10.00 alle 13.00 al Mercato Campagna di Palermo, in via Notarbartolo n. 6.

Negli ultimi anni – rileva Coldiretti Sicilia – ovunque si trovano offerte di prodotto a pochi euro. Da queste bisogna diffidare perché non può essere un olio buono che è un alimento fondamentale per l’alimentazione e quindi vanno sempre individuate le qualità e le caratteristiche. Il corso è rivolto a tutti e costa 5 euro. Sarà rilasciato un attestato e ci si può iscrivere direttamente al Mercato. 

 

RIETI: AL TERMINILLO IL NUOVO MERCATO DI CAMPAGNA AMICA

Sabato 13 luglio

Il chilometro zero arriva sulla “Montagna di Roma”, a 1.600 metri di altitudine. Domani, sabato 13 luglio, alle ore 9, verrà inaugurato al Terminillo (piazzale Zamboni), il nuovo mercato di Campagna Amica, promosso da Coldiretti Rieti per valorizzare i prodotti del territorio e l’agricoltura locale.

Ogni sabato e domenica, dalle ore 9 alle 18, i visitatori potranno trovare salumi, formaggi, miele, olio, vino, tartufi, frutta, verdura, zafferano, porchetta, pane, dolci, uova, farine di frumento, cereali, legumi e ascoltare i preziosi suggerimenti dei produttori su come utilizzare quanto acquistato.

“Il rapporto diretto tra produttore e consumatore, l’origine garantita, la qualità riconosciuta e il km zero, sono i fattori vincenti di questa formula che sempre più successo sta riscuotendo tra i cittadini in tutta Italia – spiega Alan Risolo, presidente Coldiretti Rieti – Scegliere i mercati di Campagna Amica significa sostenere la nostra l’agricoltura, proteggere l’ambiente, ridurre gli sprechi e contrastare le frodi. Ringrazio il Comune di Rieti per la fattiva collaborazione”.

“E’ un’iniziativa che vuole contribuire alla rinascita del Terminillo, principale asset turistico del territorio e località di grande tradizione che negli ultimi anni ha attraversato un momento difficile – sottolinea Daniele Sinibaldi, vicesindaco di Rieti e assessore alle attività produttive e turismo – Siamo felici di collaborare con una realtà associativa importante come la Coldiretti per rilanciare il tessuto economico locale e valorizzare la produzione locale”.

 

VAL D’AOSTA: LE AZIENDE DI COLDIRETTI PROTAGONISTE DI “NON SOLO SHOW COOKING”

Sabato 20 e 27, martedì 30 luglio, venerdì 2, giovedì 8, lunedì 19 agosto

Sei appuntamenti in sei diversi Comuni per scoprire i prodotti valdostani ed i loro usi in cucina: Coldiretti Valle d’Aosta e le sue aziende saranno protagoniste, tra luglio e agosto, di “Non solo show cooking”, iniziativa promossa dall’Assesorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali.

Durante i sei appuntamenti – gratuiti – i prodotti delle aziende Coldiretti verranno utilizzati da alcuni chef per la preparazione di piatti d’eccellenza e finger food, in abbinamento a vini locali: un modo spettacolare e gustoso per scoprire le differenti sfaccettature e la versatilità delle eccellenze del nostro territorio, che saranno anche acquistabili dai visitatori nei mercatini dei prodotti agroalimentari delle nostre aziende abbinati ad ogni evento.

Si parte da Cogne sabato 20 luglio, con l’abbinamento di Jambon de Bosses DOP, insaccati della tradizione ed il mécoulén, dolce tipico del posto. I sapori d’antan saranno invece i protagonisti, ad Issogne, dell’appuntamento di sabato 27 luglio, con il fromadzo DOP, il lard d’Arnad ed il burro. Martedì 30 luglio gli ortaggi ed i formaggi di capra arrivano ad Aosta: in quest’occasione verrà anche svelato il vincitore valdostano del concorso “Oscar Green”, promosso da Coldiretti Giovani Impresa. Il 2 agosto, ai piedi del Cervino, a Valtournenche, le ricette saranno imperniate sulla filiera bianca del latte, del reblec e della fontina DOP, mentre a Gressoney-La-Trinité, l’8 agosto, i dolci piatti dello show impiegheranno miele, brossa e séras, prima del gran finale a Pré-Saint-Didier di lunedì 19 agosto, con i tradizionali pan ner, miele e génépy. In tutte le occasioni, il mercatino sarà aperto dalle ore 10 alle ore 19, ad eccezione degli appuntamenti di Aosta (dalle 15.30 alle 19) e Pré-Saint-Didier (dalle 15 alle 19).

“Durante gli appuntamenti di “Non solo show cooking”, l’utilizzo dei nostri prodotti tradizionali e la presenza delle nostre aziende nei mercatini contribuisce a far conoscere la Valle d’Aosta a 360 gradi”, dichiarano Alessio Nicoletta e Richard Lanièce Presidente e Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta “Scoprire ricette inedite e gustose con i prodotti del mercatino ed avere la possibilità di acquistarli sul posto rappresenta un valore aggiunto per le nostre aziende e per la stessa manifestazione”.

 

ORISTANO: PROFUMO DI TARTUFI SARDI AL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA

Sabato 13 luglio

Il tartufo sardo di scena ad Oristano. Proseguono le iniziative di presentazione e valorizzazione delle produzioni sarde nel mercato contadino di Via degli Artigiani.”L’ oro nero” come viene chiamato il tartufo sardo è di scena al mercato di Campagna Amica di Via degli Artigiani. Ospite del mercato contadino sarà infatti “L’isola dei sapori” di Veronica Carta, giovane imprenditrice di Laconi di 23 anni, una azienda che da alcuni anni valorizza i tartufi nostrani.

Una attività consolidata lavorando sia con il tartufo fresco dei boschi di Laconi sia con combinazioni tra tartufo e altre produzioni locali per esaltarne le peculiarità. I consumatori potranno avere informazioni ed assaggiare alcune particolarità dal tartufo fresco alle creme di tartufo; a combinazioni come carciofo, bottarga e tartufo; ai pomodori secchi con tartufo; alle creme di basilico con tartufo. Fino ad elaborazioni con formaggi semi stagionati e tartufo, creme di caprino e pecorino e tartufo, all’ olio tartufato e a tante combinazioni con il miele, limone, arancio, zafferano, noci e al sale tartufato.

Ancora, saranno a disposizione dei consumatori le delicate Panadas, sia di carne che di verdura dell’Agriturismo il Giglio, oltre ai classici spazi per la frutta e la verdura, a pesci e carni, all’agricosmesi. Insomma un’ampia gamma di sapori e profumi che i consumatori potranno trovate al mercato di via degli Artigiani, a partire dalle ore 8.00 e fino alle 13.00, di sabato 13 luglio

 

ROMA: IL MERCATO DI CAMPAGNA AMICA SBARCA A SANTA MARINELLA

Sabato 13 luglio 

Sarà inaugurato domani, sabato 13 luglio, alle ore 10, a Santa Marinella (Largo Giuseppe Gentilucci), il nuovo mercato di Campagna Amica, la rete di aziende di agricoltori promossa dalla Coldiretti che punta sulla qualità, sulla valorizzazione della filiera corta e sul rapporto diretto e fiduciario tra produttore e consumatore.

“Un altro piccolo successo di questa amministrazione, si riscoprono le tradizioni enogastronomiche e si crea un luogo di aggregazione ed educazione alimentare – spiega Pietro Tidei, sindaco di Santa Marinella – L’obiettivo non è solo garantire qualità, ma anche sensibilizzare verso una spesa consapevole con prodotti freschi, genuini, a km zero e di origine italiana garantita. Ringraziamo Coldiretti per la collaborazione e tutti coloro che hanno reso possibile l’inaugurazione, a partire dalla nostra delegata all’agricoltura Cristina Ciaffi”.

Il mercato sarà aperto ogni sabato. Ortofrutta, formaggi di pecora e mucca, olio, vino, salumi, porchetta, miele, pane, dolci e uova: questi i prodotti in vendita. La nuova struttura di Santa Marinella va ad arricchire l’ampia offerta di farmer’s market di Campagna Amica presenti sul territorio laziale.

“L’inaugurazione di un nuovo mercato di Campagna Amica, in una località molto frequentata del litorale laziale, è un momento importante per tutto il territorio perché si valorizza l’agricoltura locale e si punta sulla qualità – sottolinea Niccolò Sacchetti, presidente Coldiretti Roma – Il contatto diretto garantisce al consumatore di sapere da dove arriva il cibo, sottoposto a una serie di controlli che coprono tutte le fasi della produzione”.

“Dalle ore 9 alle 13.30 i visitatori potranno apprezzare i prodotti tipici del territorio, scoprire le ricette tradizionali e confrontarsi con i produttori pronti a dare utili consigli su come utilizzare le eccellenze agroalimentari locali – spiega Emanuele Minghella (assessore alle Attività produttive) – Un primo esperimento ed esempio di farmer’s market cittadino che ci auguriamo possa avere il successo che merita per poter replicare questo format in altre zone della città”.

 

PADOVA: FESTA DEL GELATO AL MERCATO COPERTO DI VIA VICENZA

Sabato 12 luglio

E’ “festa del gelato” domani, sabato 12 luglio, dalle 8 alle 13 al Mercato Coperto di Campagna Amica a Padova in via Vicenza 23, all’insegna della freschezza e della genuinità della materia prima. Gli agricoltori mettono a disposizione il latte fresco di fattoria e la frutta appena raccolta, il tutto rigorosamente a km zero, per una gustosa e rigenerante degustazione gratuita.

Come sempre le oltre venti aziende agricole di Campagna Amica Coldiretti Padova presentano il meglio delle tipicità fresche e di stagione del territorio dalla frutta alla verdura fresca, dalla carne ai latticini, dal miele e vino alle confetture, dal pane alle piante. C’è anche la possibilità di farsi consegnare la spesa gratuitamente a domicilio grazie ad un pratico furgone elettrico messo a disposizione dal Mercato per raggiungere i clienti direttamente a casa. Tutte le informazioni durante l’orario di apertura.

Il Mercato Coperto Padova km 0 ospita, in uno stabile da 600 metri quadrati completamente ristrutturato, circa venti aziende agricole padovane che hanno intrapreso con convinzione la strada della vendita diretta. Il mercato è aperto ogni sabato mattina dalle 8 alle 13 e mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 19. Sulla pagina Facebook Mercato Coperto Padova Km0 saranno puntualmente riportate tutte le novità sulle iniziative del mercato coperto di Padova.