News La Forza del Territorio del 16 ottobre 2017

16 Ottobre 2017
News La Forza del Territorio del 16 ottobre 2017
Primo piano
 
LOMBARDIA
CALDO, -95% PIOGGE SULLA REGIONE
Il Po è sotto di 3 metri rispetto allo zero idrometrico al Ponte della Becca a Pavia e ha perso 70 centimetri in confronto all’anno scorso, mentre in tutta la regione le precipitazioni della prima decade di ottobre sono state il 95% in meno rispetto alla media climatica.
 
E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti Lombardia alla vigilia dell’entrata in vigore delle misure anti smog a Milano, in attesa delle precipitazioni annunciate per il fine settimana che potrebbero aiutare ad abbattere gli inquinanti. Anche perché, secondo gli ultimi dati Arpa disponibili, domenica 15 ottobre il record lombardo delle polveri sottili PM10 è toccato a Lodi con 111 microgrammi contro un limite previsto di 50 e un crollo di quasi il 97% delle precipitazioni nella prima decade di ottobre.
Persino Milano ha fatto “meglio” con 82 microgrammi. L’aria più pulita si respira a Sondrio con 18 microgrammi, ma se si scende verso la pianura le condizioni peggiorano in modo verticale: Mantova con 98 microgrammi, Cremona con 91 e Pavia con 90. A fronte di questa situazione – spiega la Coldiretti regionale – è necessario un progetto strategico sulla diffusione e la gestione del verde urbano, con misure anche a livello nazionale per la defiscalizzazione degli interventi di inserimento di alberi e fiori.
“Ormai quando parliamo di verde urbano non consideriamo più solo l’aspetto estetico, ma si tratta di una scelta strategica per la qualità della vita, la salute e la lotta all’inquinamento – spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti lombarda – Se perdiamo il verde, perdiamo una battaglia importante contro polveri e smog”.
Secondo una stima del CNR – spiega Coldiretti Lombardia – i duemila ettari di verde di Milano sono in grado di assorbire fra le 60 e le 100 tonnellate di PM10 e gas ogni anno: nei Giardini di Porta Venezia, un ippocastano riesce a fermare in media ogni anno 225 grammi di polveri sottili PM10, un tiglio supera i 250, una farnia 170 e una magnolia 111, mentre un acero riccio sfiora i 190 grammi all’anno. Inoltre una pianta adulta traspira fino a 450 litri di acqua al giorno e questo, insieme all’ombreggiamento, permette di abbassare la temperatura dell’area circostante.
 
 
Dal territorio
 
PUGLIA, LATTE: SCATTA OBBLIGO ETICHETTA MADE IN ITALY. ANONIMO ANCORA 1/3 SPESA
 
Scatta definitivamente l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare che é scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto sull’Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari che era stato firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.
L’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, si applica – spiega la Coldiretti – al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale.
Ben 80mila mucche da latte presenti in Puglia possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt – sottolinea Coldiretti Puglia – che è garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore, grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello nazionale e comunitario con 2 DOP (canestrato pugliese e mozzarella di bufala) e 17 formaggi riconosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino).
“E’ un grande successo per tutto il mondo agricolo e per gli allevatori che versano in una grave situazione – dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – per colpa del prezzo del latte troppo basso e delle importazioni di latte e prodotti semilavorati dall’estero, utilizzati per fare mozzarelle e formaggi spacciati per ‘Made in Puglia’. L’etichettatura obbligatoria diverrà una infallibile cintura di sicurezza per i nostri allevatori che devono poter competere alla pari e per la salute dei nostri consumatori debbono poter scegliere in maniera consapevole quello che acquistano e mangiano”.
L’Italia è diventata il più grande importatore mondiale di latte. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare fino ad ora magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori.
In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”.
“Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia – continua il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – appena 2.700 stalle, a causa principalmente del prezzo del latte, dovuto non solo alla crisi, ma anche e soprattutto a queste evidenti anomalie di mercato. Oltre all’inganno a danno dei consumatori, si tratta di concorrenza sleale nei confronti degli stessi industriali e artigiani che utilizzano esclusivamente latte locale. L’insidia alla salute dei consumatori e l’erosione della capacità di competere dei nostri allevatori e dei nostri coltivatori è dipesa finora principalmente da un fattore, dall’assenza di etichettatura obbligatoria sull’origine delle materie prime”.
In occasione dell’entrata in vigore del decreto – secondo una indagine condotta da Coldiretti – due confezioni di latte a lunga conservazione su tre sono già in regola con la nuova etichetta di origine che consente di smascherare il latte straniero spacciato per italiano. L’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari che dovrà essere indicata in etichetta con:
a) “paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”;
b) “paese di condizionamento: nome della nazione nella quale il latte è stato condizionato”
c) “paese di trasformazione: nome della nazione nella quale il latte è stato trasformato”;
 Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato e trasformato nello stesso paese, l’indicazione di origine può essere assolta – precisa la Coldiretti – con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte: nome del paese”. Se invece le operazioni indicate avvengono nei territori di più paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata possono essere utilizzate le seguenti diciture: “miscela di latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento, “latte trasformato in Paesi UE” per l’operazione di trasformazione. Infine, se le operazioni avvengono nel territorio di più paesi situati al di fuori dell’Unione Europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata possono essere utilizzate le seguenti diciture: “miscela di latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento, “latte trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di trasformazione.
Più variegata la situazione di yogurt e formaggi, perché il provvedimento prevede che sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte con il sistema di etichettatura precedente anche per tenere conto della stagionatura.
 
EMILIA-ROMAGNA, LATTE: SCATTA OBBLIGO DEFINITIVO ETICHETTA MADE IN ITALY
 
Scatta in via definitiva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri. Lo rende noto la Coldiretti Emilia Romagna nell’annunciare che è scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore del decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011” firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Il consiglio ai consumatori italiani è di verificare l’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, si applica – spiega Coldiretti regionale – al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
I 250 mila capi di mucche da latte presenti in Emilia Romagna ma anche le oltre 60 mila pecore e capre possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che – afferma Coldiretti Emilia Romagna – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership mondiale nel settore lattiero caseario con i formaggi più famosi del mondo, come Parmigiano Reggiano e Grana Padano. La difesa del latte italiano – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – significa difendere un sistema che solo nella nostra regione garantisce 20 mila posti di lavoro e oltre 3 miliardi di ricchezza economica. In più significa evitare la chiusura delle 3.700 stalle che spesso si trovano in zone montane e svantaggiate dove svolgono un ruolo insostituibile di presidio del territorio.
Si conclude così positivamente una lunga battaglia di Coldiretti che – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l`etichetta riporti il Paese d`origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione Il prossimo appuntamento – conclude Coldiretti regionale – è per il 16 febbraio 2018 per il riso e il 17 febbraio 2018 per la pasta con l’entrata in vigore dei due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichetta, firmati dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda già pubblicati in Gazzetta ufficiale.
 
ABRUZZO, LATTE, SCATTA OBBLIGO ETICHETTA MADE IN ITALY ANCHE PER I FORMAGGI
 
Scatta definitivamente l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i derivati ottenuti da latte di allevamenti stranieri. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare che è scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Una tutela in più anche per i prodotti abruzzesi tradizionali che rientrano nell’elenco approvato dal Ministero delle politiche agricole quali la scamorza, il pecorino, la caciotta o il caciocavallo abruzzese o la prelibata giuncata della tradizione casearia regionale: da oggi sarò possibile verificare in etichetta se il latte con cui sono prodotti è italiano.
L’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, si applica – spiega la Coldiretti – al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu’ Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia (di cui 15 mila in Abruzzo allevate da 600 aziende lattiero-casearie ad indirizzo prevalente) ma anche pecore, capre e bufale possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che – sottolinea la Coldiretti – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d`Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 50 formaggi a denominazione di origine protetta realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione.
“L`obbligo di indicare l`origine in etichetta – continua Coldiretti Abruzzo – salva dall`omologazione l`identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali italiani di cui 14 abruzzesi censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la biodiversità delle razze bovine tra cui, in Abruzzo, le apprezzate Bruna alpina e Pezzata rossa. Si conclude positivamente una lunga battaglia di Coldiretti che risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani – aggiunge Coldiretti Abruzzo – Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy che finora ha riguardato il latte o i tanti derivati come le stesse scamorze e mozzarelle fatte con materia prima o addirittura cagliate provenienti dall’estero. Il prossimo appuntamento – ricorda Coldiretti Abruzzo – è per il 16 febbraio 2018 per il riso e il 17 febbraio 2018 per la pasta con l’entrata in vigore dei due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichetta”.
 
VICENZA, FINALMENTE LATTE E FORMAGGI HANNO UNA CARTA D’IDENTITÀ
 
“Finalmente il latte made in Italy può contare su un’identità certa. Il risultato ottenuto con l’etichettatura obbligatoria di latte e derivati è frutto del lavoro straordinario condotto da Coldiretti a favore dei cittadini consumatori. Con l’etichettatura d’origine, infatti, il consumatore potrà mettere in tavola un prodotto di cui conosce senza dubbi la provenienza”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù intervengono in concomitanza con l’entrata in vigore definitiva dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come made in Italy i prodotti ottenuti dagli allevamenti stranieri.
Il consiglio ai consumatori è di verificare l’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, che si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
“Possiamo contare, nel nostro Paese – proseguono Cerantola e Palù – sul primato europeo di avere ben 50 formaggi a denominazione di origine protetta realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione. L’obbligo di indicare l’origine in etichetta, inoltre, salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati, in quanto realizzati secondo regole tramandate da generazioni, che permettono anche di sostenere la biodiversità delle razze bovine allevate a livello nazionale”. La battaglia per la trasparenza innescata da Coldiretti proseguirà. Il prossimo appuntamento è per il 16 febbraio 2018 per il riso ed il 17 febbraio 2018 per la pasta, con l’entrata in vigore dei due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichetta, firmati dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda già pubblicati in Gazzetta ufficiale.
 
FROSINONE, LATTE: SCATTA ETICHETTATURA ORIGINE PER I PRODOTTI LATTIERO CASEARI
 
Da oggi è pienamente operativo l’obbligo di indicare sulle etichette l’origine del latte e dei derivati – come yogurt, formaggi, burro, mozzarelle – per impedire che siano spacciati per italiani prodotti ottenuti con latte estero.  È scaduto infatti il termine dei 180 giorni concessi dal decreto ai produttori per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura utilizzato prima della entrata in vigore della legge. “Il consiglio ai consumatori è di verificare la provenienza del latte venduto nei cartoni come di quello usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari.
La disposizione si applica al latte vaccino, ovi-caprino, bufalino e sarà riconoscibile in etichetta – spiega il presidente della Coldiretti di Frosinone, Vinicio Savone – con le diciture che devono precisare obbligatoriamente il paese di mungitura, come anche il paese di confezionamento e trasformazione”. Se il processo produttivo avviene tutto in un solo paese, l’obbligo di indicare l’origine potrà essere assolto indicando il nome del paese di origine. Se le operazioni avvengano in paesi diversi, ma comunque membri dell’Unione europea, si potrà utilizzare la dicitura Ue. La scritta sarà invece paesi non Ue per il latte o derivati lavorati fuori dalla comunità.  
“Raccogliamo i frutti della mobilitazione messa in campo per tutelare dalle imitazioni, contraffazioni e mistificazioni commerciali uno dei prodotti simbolo dell’agricoltura nazionale. Ora – aggiunge Pietro Greco, direttore della Coldiretti di Frosinone – possiamo valorizzare, anche ai fini del reddito delle aziende zootecniche, un prodotto di qualità e assoluta sicurezza alimentare, visto il numero delle ispezioni cui sono sottoposti i nostri allevamenti, i più controllati. Non a caso disponiamo della rete di veterinari più estesa d’Europa”. Un risultato che tutela le aziende, sostiene i produttori, preserva i 50 formaggi italiani a denominazione di origine protetta, favorisce la trasparenza a vantaggio dei consumatori. L’indicazione obbligatoria della provenienza mette fino all’inganno del falso italiano. Finora 3 cartoni di latte uht su 4 venduti sul territorio nazionale contenevano materia prima importata, come con il latte o con le cagliate provenienti dall’estero si produceva la metà delle mozzarelle, tutto ciò senza che i consumatori ne fossero informati.
 
CUNEO, LATTE: ETICHETTA TRASPARENTE PER COMPRARE VERO MADE IN ITALY
 
“Ormai è fatta. I consumatori da oggi, quando acquistano latte, burro, formaggi e yogurt sapranno se il latte usato per fare quei prodotti è stato munto nelle nostre stalle oppure in un paese dell’Unione Europea o addirittura fuori dall’Europa e noi siamo certi che decideranno di scegliere il vero made in Italy che garantisce qualità, freschezza, e portare sulle loro tavole prodotti del nostro Paese che hanno un livello di controlli e di sicurezza che non ha pari al mondo. E’ finita quindi la possibilità di spacciare come italiani i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri”. Ne danno notizia Delia Revelli, Presidente di Coldiretti Cuneo e il Direttore della Federazione, Tino Arosio.
Scatta infatti definitivamente l’obbligo di indicare obbligatoriamente in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari  dopo il termine di 180 giorni concesso per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
“Il consiglio che diamo ai consumatori – aggiungono Revelli e Arosio – è di leggere attentamente le etichette e verificare l’origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari”.
Il provvedimento si applica – spiega la Coldiretti – al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
1.7  milioni di mucche da latte presenti in Italia, di cui 300 mila in provincia di Cuneo, ma anche pecore, capre e bufale possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che – come detto – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli italiani realizzato dalla rete di veterinari più estesa d`Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 50 formaggi a denominazione di origine protetta, otto dei quali prodotti nella nostra provincia, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione. L’obbligo di indicare l’origine in etichetta – continua la Coldiretti – salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale.
Si conclude positivamente una lunga battaglia della Coldiretti che risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione” ha affermato il Presidente di Coldiretti nazionale Roberto Moncalvo. Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura  cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta, ha continuato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta anche di un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario, dove occorre proseguire nella l’impegno per la trasparenza”.
Il prossimo appuntamento – ha concluso Moncalvo – è per il 16 febbraio 2018 per il riso e il 17 febbraio 2018 per la pasta con l’entrata in vigore dei due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichetta, firmati dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda già pubblicati in Gazzetta ufficiale.
 
VITERBO, LATTE: IN ETICHETTA LATTE ANCHE PROVENIENZA MATERIA PRIMA IMPIEGATA
 
Da oggi è pienamente operativo l’obbligo di indicare sulle etichette l’origine del latte e dei derivati – come yogurt, formaggi, burro, mozzarelle – per impedire che siano spacciati per italiani prodotti ottenuti con latte estero.  È scaduto infatti il termine dei 180 giorni concessi dal decreto ai produttori per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura utilizzato prima della entrata in vigore della legge. “Il consiglio ai consumatori è di verificare la provenienza del latte venduto nei cartoni come di quello usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari.
La disposizione si applica al latte vaccino, ovi-caprino, bufalino e sarà riconoscibile in etichetta – spiega il presidente della Coldiretti di Viterbo, Mauro Pacifici – con le diciture che devono precisare obbligatoriamente il paese di mungitura, come anche il paese di confezionamento e trasformazione”. Se il processo produttivo avviene tutto in un solo paese, l’obbligo di indicare l’origine potrà essere assolto indicando il nome del paese di origine. Se le operazioni avvengano in paesi diversi, ma comunque membri dell’Unione europea, si potrà utilizzare la dicitura Ue. La scritta sarà invece paesi non Ue per il latte o derivati lavorati fuori dalla comunità. “Raccogliamo i frutti della mobilitazione messa in campo per tutelare dalle imitazioni, contraffazioni e mistificazioni commerciali uno dei prodotti simbolo dell’agricoltura nazionale.
Ora – aggiunge Alberto Frau, direttore della Coldiretti di Viterbo – possiamo valorizzare, anche ai fini del reddito delle aziende zootecniche, un prodotto di qualità e assoluta sicurezza alimentare, visto il numero delle ispezioni cui sono sottoposti i nostri allevamenti, i più controllati. Non a caso disponiamo della rete di veterinari più estesa d’Europa”. Un risultato che tutela le aziende, sostiene i produttori, preserva i 50 formaggi italiani a denominazione di origine protetta, favorisce la trasparenza a vantaggio dei consumatori. L’indicazione obbligatoria della provenienza mette fino all’inganno del falso italiano. Finora 3 cartoni di latte uht su 4 venduti sul territorio nazionale contenevano materia prima importata, come con il latte o con le cagliate provenienti dall’estero si produceva la metà delle mozzarelle, tutto ciò senza che i consumatori ne fossero informati.
 
PISTOIA, LATTE: SCATTA OBBLIGO ETICHETTA. PIU’ TUTELE ANCHE AI FORMAGGI TIPICI
 
Scatta definitivamente l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare che è scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Il consiglio anche ai consumatori pistoiesi è di verificare l’etichetta. La misura serve a tutelare le produzioni locali, come pecorino o mucchino a latte crudo ottenuto da ovini e bovini allevati sulla montagna pistoiese, in piccoli laboratori o in caseifici più strutturati -spiega Coldiretti Pistoia-. L’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu’ Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
1,7 milioni di mucche da latte sono presenti in Italia ma anche pecore, capre e bufale possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che – sottolinea la Coldiretti – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 50 formaggi a denominazione di origine protetta realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione. L’obbligo di indicare l’origine in etichetta – continua la Coldiretti – salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale.
Si conclude positivamente una lunga battaglia della Coldiretti che risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione -afferma Coldiretti-.
Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta, -ha continuato Coldiretti Pistoia- nel sottolineare che si tratta anche di un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre proseguire nella l’impegno per la trasparenza”.
 
RIETI, LATTE: SCATTA OBBLIGO INDICAZIONE DELL’ORIGINE, I CONSIGLI AI CONSUMATORI
 
Da oggi è pienamente operativo l’obbligo di indicare sulle etichette l’origine del latte e dei derivati – come yogurt, formaggi, burro, mozzarelle – per impedire che siano spacciati per italiani prodotti ottenuti con latte estero.  È scaduto infatti il termine dei 180 giorni concessi dal decreto ai produttori per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura utilizzato prima della entrata in vigore della legge. “Il consiglio ai consumatori è di verificare la provenienza del latte venduto nei cartoni come di quello usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari. La disposizione si applica al latte vaccino, ovi-caprino, bufalino e sarà riconoscibile in etichetta – spiega il presidente della Coldiretti di Rieti, Enzo Nesta – con le diciture che devono precisare obbligatoriamente il paese di mungitura, come anche il paese di confezionamento e trasformazione”.
Se il processo produttivo avviene tutto in un solo paese, l’obbligo di indicare l’origine potrà essere assolto indicando il nome del paese di origine. Se le operazioni avvengano in paesi diversi, ma comunque membri dell’Unione europea, si potrà utilizzare la dicitura Ue. La scritta sarà invece paesi non Ue per il latte o derivati lavorati fuori dalla comunità.   “Raccogliamo i frutti della mobilitazione messa in campo per tutelare dalle imitazioni, contraffazioni e mistificazioni commerciali uno dei prodotti simbolo dell’agricoltura nazionale.
Ora – aggiunge Roberto Scano, direttore della Coldiretti di Rieti – possiamo valorizzare, anche ai fini del reddito delle aziende zootecniche, un prodotto di qualità e assoluta sicurezza alimentare, visto il numero delle ispezioni cui sono sottoposti i nostri allevamenti, i più controllati. Non a caso disponiamo della rete di veterinari più estesa d’Europa”. Un risultato che tutela le aziende, sostiene i produttori, preserva i 50 formaggi italiani a denominazione di origine protetta, favorisce la trasparenza a vantaggio dei consumatori. “L’indicazione obbligatoria della provenienza – conclude Ivano Capannini, delegato della direzione regionale – mette fino all’inganno del falso italiano. Finora 3 cartoni di latte uht su 4 venduti in Italia contenevano materia prima importata, come con latte o cagliate provenienti dall’estero si produceva la metà delle mozzarelle, tutto ciò senza che i consumatori ne fossero informati”.
 
SIENA, L’OBBLIGO DI TRASPARENZA SI ESTENDE ANCHE AL LATTE E AI DERIVATI
 
Arriva finalmente l’obbligo di indicare sull’etichetta l’origine del latte, e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt. “L’applicazione di questa normativa, insieme a quella per la trasparenza nelle etichette dei prodotti derivati da grano e riso prossima all’entrata in vigore, aumenta allo stesso tempo sia la trasparenza dei prodotti stessi che le garanzie per i consumatori. Rendendo giustizia a Coldiretti per l’impegno nella valorizzazione dell’agricoltura locale e di qualità – ha affermato il Direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli – una grande vittoria, soprattutto per le tante produzioni di qualità del territorio senese, della Toscana e dell’Italia intera.” Attraverso questa regolamentazione più stringente si abbassano i rischi di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti dagli allevamenti stranieri. In questo modo soprattutto i consumatori saranno i più tutelati e potranno “realmente” scegliere un prodotto Made in Italy, anche per quanto riguarda il latte e i suoi derivati. Con la certezza, questa volta, di sapere la reale provenienza del latte, o formaggio, che stanno acquistando.
Scatta definitivamente l’obbligo di indicare obbligatoriamente in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri. Lo ha reso noto la Coldiretti nell’annunciare che è scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Il consiglio ai consumatori italiani è di verificare L’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, si applica – spiega la Coldiretti – al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture:
a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte;
b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu’ Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
 
LATINA, LATTE: SCATTA OBBLIGO INDICAZIONE ORIGINE ANCHE DELLA MATERIA PRIMA
 
Da oggi è pienamente operativo l’obbligo di indicare sulle etichette l’origine del latte e dei derivati – come yogurt, formaggi, burro, mozzarelle – per impedire che siano spacciati per italiani prodotti ottenuti con latte estero.  È scaduto infatti il termine dei 180 giorni concessi dal decreto ai produttori per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura utilizzato prima della entrata in vigore della legge. “Il consiglio ai consumatori è di verificare la provenienza del latte venduto nei cartoni come di quello usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari.
La disposizione si applica al latte vaccino, ovi-caprino, bufalino e sarà riconoscibile in etichetta – spiega il presidente della Coldiretti di Latina, Carlo Crocetti – con le diciture che devono precisare obbligatoriamente il paese di mungitura, come anche il paese di confezionamento e trasformazione”. Se il processo produttivo avviene tutto in un solo paese, l’obbligo di indicare l’origine potrà essere assolto indicando il nome del paese di origine. Se le operazioni avvengano in paesi diversi, ma comunque membri dell’Unione europea, si potrà utilizzare la dicitura Ue. La scritta sarà invece paesi non Ue per il latte o derivati lavorati fuori dalla comunità. “Raccogliamo i frutti della mobilitazione messa in campo per tutelare dalle imitazioni, contraffazioni e mistificazioni commerciali uno dei prodotti simbolo dell’agricoltura nazionale.
Ora – aggiunge Pietro Greco, direttore della Coldiretti di Latina – possiamo valorizzare, anche ai fini del reddito delle aziende zootecniche, un prodotto di qualità e assoluta sicurezza alimentare, visto il numero delle ispezioni cui sono sottoposti i nostri allevamenti, i più controllati. Non a caso disponiamo della rete di veterinari più estesa d’Europa”. Un risultato che tutela le aziende, sostiene i produttori, preserva i 50 formaggi italiani a denominazione di origine protetta, favorisce la trasparenza a vantaggio dei consumatori. L’indicazione obbligatoria della provenienza mette fino all’inganno del falso italiano. Finora 3 cartoni di latte uht su 4 venduti sul territorio nazionale contenevano materia prima importata, come con il latte o con le cagliate provenienti dall’estero si produceva la metà delle mozzarelle, tutto ciò senza che i consumatori ne fossero informati.
 
CAMPANIA, ETICHETTA ORIGINE LATTE: SCADUTI I TERMINI PER SMALTIRE LE SCORTE
 
Scaduto il termine dei 180 giorni per smaltire le confezioni di latte e di prodotti lattiero-caseari, come burro formaggi e yogurt, con etichette senza indicazione dell’origine della materia prima. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare l’entrata in vigore definitivo del decreto per l’indicazione dell’origine in etichetta in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011.
“La tracciabilità del latte – commenta Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente regionale della Campania – è un esempio concreto di contrasto alle frodi alimentari. Una lunga battaglia di Coldiretti si conclude consegnando il controllo al vero attore dell’agroalimentare, il consumatore. Una scelta consapevole e informata è il vero argine al falso made in Italy. Gli agricoltori e gli allevatori chiedono trasparenza perché non hanno nulla da nascondere. Il cibo sano e autenticamente italiano vuole mostrarsi e farsi riconoscere. Il prossimo passo sarà l’entrata in vigore il 17 febbraio 2018 del decreto interministeriale che stabilisce l’etichetta trasparente per la pasta. Finalmente si potrà conoscere l’origine delle semole con cui è fatta e scegliere magari quella da grano duro coltivato dai nostri cerealicoltori”.
Il consiglio ai consumatori – spiega Coldiretti – è di verificare l’obbligo di indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, che si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
 
PIACENZA, LATTE: SCATTA L’OBBLIGO DEFINITIVO DELL’ETICHETTA
 
Passo avanti importante per la salvaguardia del “Made in Italy”. Scatta in via definitiva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi e yogurt. Lo rende noto la Coldiretti Piacenza nell’annunciare che è scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore del decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011” firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
L’obbligo di indicazione di origine del latte si applica – spiega la Coldiretti – al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”, nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
Finalmente i 250 mila capi di vacche da latte presenti in Emilia Romagna, di cui oltre 30mila nel Piacentino (dati Istat), ma anche le oltre 60 mila pecore e capre possono mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che – afferma Coldiretti Emilia Romagna – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership mondiale nel settore lattiero caseario con i formaggi più famosi del mondo, come il Grana Padano. Difendere il latte italiano – sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti – significa difendere un sistema che solo nella nostra Regione garantisce 20mila posti di lavoro e oltre 3 miliardi di ricchezza economica.
 
TOSCANA, LATTE E PRODOTTI LATTIERO CASEARI ORA CON ETICHETTA MADE IN ITALY
 
Molte le novità per il latte toscano in questo scorcio del 2017. Dopo la lunga battaglia sulla trasparenza portata avanti da Coldiretti scatta definitivamente l’obbligo di indicare obbligatoriamente in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari come burro, formaggi, yogurt per impedire di spacciare come Made in Italy i prodotti ottenuti degli allevamenti stranieri. E’ infatti scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di confezioni con il sistema di etichettatura precedente all’entrata in vigore dal decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n.1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Da oggi è quindi obbligatoria l’indicazione di origine del latte o di quello usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari; obbligo che si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e sarà riconoscibile in etichetta dalle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu’ Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
Esultano gli allevatori di Coldiretti Toscana per l’obiettivo raggiunto! In Toscana le aziende che producono latte bovino sono circa 250 stalle con 11.000 vacche da latte ed una produzione di 650.000 q.li di latte all’anno, concentrate soprattutto in maremma e nel mugello. Sono 1.200 invece le aziende ovicaprine che contribuiscono alla produzione dei 550mila quintali di latte regionale destinato alla produzione di formaggi.
“Con lo storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari – ha detto Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana, si pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta”.
Un risultato che arriva a seguito delle numerose battaglie portate avanti da Coldiretti. “Nei mesi scorsi abbiamo denunciato una crisi senza precedenti che ha provocando la strage delle stalle italiane e toscane ma anche la concorrenza sleale ed i danni all’immagine dei 35 formaggi tipicamente toscani. Sono almeno 150, principalmente concentrate in montagna, le stalle che dalla fine dell’era delle quote latte hanno chiuso in Toscana”. Ha dichiarato Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana. “Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado – continua De Concilio – in pericolo c’è un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese che con questo provvedimento andiamo a tutelare”.
Una conferma di quanto i prodotti “made in” siano sinonimo di qualità viene anche dall’annuncio fatto dalla Centrale del Latte d’Italia che ha stipulato un accordo per la vendita del latte a marchio Mukky a lunga conservazione sul mercato cinese attraverso la piattaforma Alibaba con un mercato potenziale di oltre 460 millioni di consumatori.
“Anche questo accordo – ha commentato De Concilio – conferma che il brand “Toscana” goda di un prestigio assoluto a livello mondiale, ed è per questo fondamentale continuare sulla via della tracciabilità e della trasparenza in modo da legare inscindibilmente i prodotti al territorio di origine e garantire alle imprese agricole adeguati margini di reddito ed ai cittadini la possibilità di acquisti consapevoli”.
 
PIEMONTE, LATTE: ETICHETTATURA D’ORIGINE VALORIZZA IL MADE IN PIEMONTE 
 
Scattato definitivamente l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte Uht e dei suoi derivati. Con lo scadere dei 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, è entrato in vigore il decreto Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011.
“Poter mettere ora la firma sulle nostre produzioni è sicuramente un modo per valorizzarle – spiegano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Un risultato che va a giovamento del lattiero-caseario piemontese che registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici e 51 specialità di formaggi. Si conclude positivamente, quindi, una lunga battaglia portata avanti dalla nostra Organizzazione che risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani. Con l’etichettatura di origine si dice basta all’inganno del falso Made in Italy e si dà un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre proseguire proprio su questa strada. Per questo il prossimo appuntamento è per il 16 e 17 febbraio 2018, giorni dell’entrata in vigore dei due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo in etichetta di indicazione d’origine per il riso ed il grano per la pasta”.
D’ora in avanti, sulle confezioni dovranno esserci le seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato. Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese.
Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine, qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
 
CALABRIA, GIORNATA ALIMENTAZIONE: COLTIVARE LA TERRA E’ COSA GIUSTA DA FARE
 
La giornata mondiale dell’alimentazione indetta dalla FAO “Cambiamo il futuro delle migrazioni. Investiamo nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale”, evidenzia in modo forte che la scarsità di cibo è una delle cause principali che costringono le persone a migrare. L’aumento del numero dei migranti economici dall’Africa fa rimanere sempre in primo piano il tema degli aiuti allo sviluppo. L’agricoltura e il cibo giocano un ruolo fondamentale per aiutare le popolazioni dei paesi che ne sono più colpiti ad affrontare questo dramma e possono offrire la concreta possibilità di restare nella propria terra d’origine.
“E’ una sfida importante – sottolinea Pietro Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – nel 2016 come dicono i dati resi noti dalla FAO, la fame ha toccato circa 815 milioni di persone, 38 milioni di persone in più’ dell’anno precedente, nonostante si sia verificato un drastico calo dei prezzi dei prodotti agricoli che nel 2016 sono scesi al minimo dell’ultimo quinquennio per le principali materie prime. Continuiamo a sostenere – prosegue – che bisogna attuare le regole per evitare il pagamento sotto costo dei prodotti agricoli per scongiurare, come ha detto Papa Francesco   che “le risorse alimentari non di rado vengono lasciate in balìa della speculazione”. 
Ma sebbene si dedichi tanta attenzione ai fenomeni migratori, ancora limitato è il perseguimento di azioni concrete per la produzione e distribuzione del cibo nei paesi di origine: l’unica strada per affermare un modello di sviluppo durevole e sostenibile.  Nelle politiche per limitare i flussi migratori in Italia e in prima battuta nella nostra Regione, portati avanti dal Ministro Minniti, dovrebbero essere potenziati interventi di natura integrata visto anche che la Calabria non è solo una regione di destinazione ma anche di transito. In parallelo quindi con specifici accordi di cooperazione Europea, la Calabria, proprio per la posizione geografica di piattaforma dell’Europa nel Mediterraneo, può svolgere proficuamente un’opera di collaborazione con le popolazioni per sostenere politiche agricole che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali.
E’ sicuramente una strada da seguire e che può dare risultati e ognuno – commenta Molinaro – non può essere estraneo a questo processo che è di civiltà.  Un altro fenomeno che va assolutamente debellato – accentua Molinaro – è quello del land grabbing («accaparramento della terra») un fenomeno economico e geopolitico di acquisizione massiccia di terreni agricoli su scala globale soprattutto in Africa, Asia e America Latina, che rappresenta una nuova forma di colonialismo e una minaccia ai paesi in via di sviluppo e alla sopravvivenza delle comunità locali e che produce effetti devastanti”. 
 
PIEMONTE, PRIMI DANNI DELLA CIMICE ASIATICA ALLE COLTIVAZIONI DI TUTTA LA REGIONE
 
E’ in corso una invasione della cimice marmorata asiatica. Complice un autunno con temperature particolarmente calde, questo insetto sta attaccando e cagionando danni ai raccolti nei frutteti, negli orti, ma anche nei campi di soia e di mais di tutto il nord Italia. Si tratta di un parassita cinese, con il nome scientifico di Halyomorpha halys. Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, informa: “I campi torinesi, come quelli di tutto il Piemonte, non sono indenni da questa invasione che sta provocando danni agli agricoltori. La cimice asiatica è un parassita estremamente polifago, in grado di nutrirsi attaccando oltre 300 specie coltivate. Inoltre la cimice asiatica è prolifica e non ha antagonisti. Questo parassita sta mettendo a rischio il comparto frutticolo piemontese: colpisce soprattutto le coltivazioni di mele, pere, kiwi e nocciole, oltre a quelle orticole, cerealicole e anche ornamentali. In Piemonte, unica regione in Italia, è stato avviato un progetto coordinato con un gruppo di lavoro per cercare soluzioni e arrivare a dare risposte concrete alle imprese agricole: dagli insetti predatori agli insetti biologici”.
Michele Mellano, direttore Coldiretti Torino, aggiunge: “E’ fondamentale, però, la collaborazione di tutti. Occorre fare filiera, per attuare una corretta lotta integrata all’insetto, adottando metodi sostenibili, al fine di salvaguardare l’agricoltura del nostro territorio. E, naturalmente, prestando sempre attenzione all’ambiente e alla qualità delle produzioni. Il primo passo è il monitoraggio del parassita nella aree dove risulta presente. Sinora, con le trappole, sono già state catturate 50mila cimici asiatiche. Ora i parassiti cinesi vengono studiati dai tecnici Coldiretti, dai Servizi fitosanitari regionali e dall’Università di Torino. Speriamo che presto si possa giungere a soluzioni definitive…”.
 
FROSINONE, PONTECORVO: OTTOBRATA MINACCIA I RACCOLTI AUTUNNALI
 
Ha prodotto il risultato sperato la mobilitazione della Coldiretti per sollecitare le misure urgenti per fronteggiare gli effetti del clima impazzito, che nel basso Lazio ha riportato temperature estive destinate a perdurare fino almeno a metà settimana. Il consorzio Valle del Liri, raccogliendo le istanze rappresentate in una lettera inviata da Vinicio Savone, presidente della federazione provinciale, riaprirà gli impianti irrigui per garantire gli approvvigionamenti idrici necessari a salvaguardare le colture appena avviate in campo.
“Nelle campagne serve acqua – spiega il segretario di zona della Coldiretti di Pontecorvo, Tommaso Di Brango – per tutelare le produzioni di ortaggi, in primis il peperone cornetto a denominazione di origine protetta (dop) che rappresenta la filiera orticola in assoluto più importante anche ai fini di reddito delle aziende”. Nel comprensorio intercomunale in questione operano 987 aziende agricole. Da domattina il consorzio, in accordo con Enel e compatibilmente con la tempistica degli adempimenti tecnici, riaprirà gli impianti al servizio della località Melfi e delle campagne di Aquino, Castrocielo, Piedimonte San Germano. Entro le prossime 48/72 ore, il Valle del Liri rimetterà in funzione gli impianti che servono le aziende insediate nelle località Ravano e Ponte Teano, sempre in agro pontecorvese.
“Siamo riusciti, grazie alla disponibilità dei vertici consortili, a risolvere una criticità che poteva avere conseguenze devastanti sui bilanci delle aziende agricole. I campi – aggiunge il presidente Vinicio Savone – oltre a ortaggi e verdure sono stati seminati anche a foraggio per alimentare il bestiame degli allevamenti. Il fieno necessita di approvvigionamenti idrici costanti per garantire i quantitativi programmati dagli allevatori che, senza raccolto, sarebbero costretti a nuove spese per le semine o peggio ad acquistare il foraggio sui mercati”.
 
LECCO-COMO, NONOSTANTE IL -95,3% DI PIOGGIA L’ARIA DEL LAGO REGGE LO SMOG
 
Nonostante il Lario continui ad essere sotto lo zero idrometrico e le precipitazioni siano praticamente assenti nelle province di Como e Lecco, la qualità dell’aria nei due capoluoghi sembra per ora reggere. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti interprovinciale, su dati Arpa, dello smog nelle due città prealpine, dove il livello di polveri sottili nella giornata di domenica 15 ottobre è stato a Como di 43 microgrammi contro un limite di 50, e a Lecco di 24 microgrammi.
La situazione — continua la Coldiretti — sarebbe dovuta principalmente ad una mancanza di piogge, che ha visto sia nel lecchese che nel comasco il 95,3% in meno di precipitazioni rispetto alla media climatica. Nello specifico su Lecco sono caduti 2 millimetri di pioggia contro i 43,7 millimetri della media; mentre su Como 2,2 millimetri rispetto i 46,1 millimetri previsti per la norma.
Tutto questo — spiega Coldiretti Como Lecco — si riflette anche sul riempimento del Lago di Como, sceso 7,3 centimetri sotto il livello idrometrico, in attesa delle precipitazioni annunciate per il fine settimana che potrebbero aiutare ad abbattere gli inquinanti e a riempire il lago.
La situazione degli inquinanti nell’aria, continua l’associazione degli agricoltori, nella fascia prealpina è migliore rispetto a quella di altre province lombarde, dove il record delle polveri sottili PM10 è toccato a Lodi con 111 microgrammi contro un limite previsto di 50 e un crollo di quasi il 97% delle precipitazioni nella prima decade di ottobre. Persino Milano ha fatto “meglio” con 82 microgrammi. L’aria più pulita si respira a Sondrio con 18 microgrammi, ma se si scende verso la pianura le condizioni peggiorano in modo verticale: Mantova con 98 microgrammi, Cremona con 91 e Pavia con 90. A fronte di questa situazione – spiega la Coldiretti – è necessario un progetto strategico sulla diffusione e la gestione del verde urbano, con misure anche a livello nazionale per la defiscalizzazione degli interventi di inserimento di alberi e fiori.
 
BERGAMO, G7: PER TRE GIORNI GEMELLAGGIO TRA IL SENTIERONE E LA CAMPAGNA
 
I sapori delle campagne di tutta Italia per tre giorni hanno animato con il loro profumi e le storie il Sentierone nel cuore della città di Bergamo, in occasione del G7 dell’agricoltura. “Con il Mercato di Campagna Amica – spiega Alberto Brivio presidente di Coldiretti Bergamo – abbiamo voluto avvicinare i cittadini ai temi in discussione nel vertice dei sette ministri agricoli, mettendoli in contatto con i sapori e peculiarità del nostro Made in Italy agroalimentare, tante eccellenze che per essere portate in tavola hanno bisogno di lavoro, terreno e un clima adatto. Abbiamo voluto far conoscere i volti, il lavoro, le difficoltà, le speranze, i territori e le tradizioni che stanno dietro al cibo che ogni giorno portiamo in tavola e di cui si è parlato tanto in questi giorni”.
La partecipazione è stata altissima, infatti sono stati 80 mila i cittadini che si sono aggirati tra le casette “apparecchiate” con i prodotti a “filiera corta” degli agricoltori. Grande l’affluenza agli stand dei produttori provenienti dalle zone terremotate, che al mercato hanno portato i frutti del primo raccolto realizzato dopo il sisma. “La sensibilità dei cittadini bergamaschi al riguardo è stata grande – prosegue Brivio – perché acquistare i prodotti di queste aziende ha voluto dire sostenere concretamente e direttamente la ripresa economica ed occupazionale dei territori messi in ginocchio dal terremoto”.
L’iniziativa è stata vistata anche dal presidente di Coldiretti nazionale Roberto Moncalvo, dal segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) Nunzio Galantino, dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori  e dal fondatore di Slow Food e presidente di Campagna Amica Carlo Petrini.
Hanno partecipato all’evento anche i produttori dei Mercati della Terra provenienti da tutta la Lombardia.
Tra le attività collaterali organizzate, molto apprezzati sono stati i laboratori del gusto proposti da Slow Food ma anche le attività per i più piccoli come la merenda e i momenti didattici dedicati alla filiera dei cereali proposti dall’associazione “Grani dell’Asta del Serio” con i preziosi consigli di Andrea Messa, gli show cooking con Fabrizio Camer dedicati al riso e la particolarissima polenta pedalata.
“Siamo molto soddisfatti per la grande partecipazione che abbiamo registrato – conclude Brivio –; in questi giorni ci siamo resi conto che sempre più cittadini sono consapevoli del fatto che acquistare prodotti a filiera corta sia un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, oltre che un sostegno all’economia e all’occupazione e un gesto di riguardo verso la propria salute”.
 
LOMBARDIA, SMOG: VERDE DA INCENTIVARE CON BONUS FISCALE IN LEGGE DI BILANCIO
 
“A fronte dei cambiamenti climatici che interessano sempre di più anche i nostri ambienti urbani è importante che nella prossima legge di bilancio dello Stato siano previste le misure di defiscalizzazione per il verde. Infatti piante e fiori sono la prima barriera contro lo smog” così Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia dopo l’allarme inquinamento che da domani bloccherà il traffico diesel a Milano e che sta interessando l’intera regione con valori del PM10 ben oltre il limite di 50 microgrammi per metri cubo.
Secondo una stima del CNR – spiega Coldiretti Lombardia – i duemila ettari di verde di Milano sono in grado di assorbire fra le 60 e le 100 tonnellate di PM10 e gas ogni anno: nei Giardini di Porta Venezia, un ippocastano riesce a fermare in media ogni anno 225 grammi di polveri sottili PM10, un tiglio supera i 250, una farnia 170 e una magnolia 111, mentre un acero riccio sfiora i 190 grammi all’anno. Inoltre una pianta adulta traspira fino a 450 litri di acqua al giorno e questo, insieme all’ombreggiamento, permette di abbassare la temperatura dell’area circostante. La misura di defiscalizzazione proposta da Coldiretti e Assofloro prevede che ogni privato sulle spese del verde possa godere di una detrazione del 36% dalla dichiarazione dei redditi in base alla fattura del professionista del verde interpellato. Il meccanismo è lo stesso delle ristrutturazioni edili, ma riguarderà in maniera autonoma terrazzi e giardini, anche condominiali.
 
ABRUZZO, ALLARME FAUNA SELVATICA: MENO 30% PER LA PRODUZIONE DI ZAFFERANO
 
“In Abruzzo i danni da fauna selvatica ammontano a circa 3milioni di euro l’anno solo per il settore agrozootecnico. Ma il problema è ben più grande e assume giorno dopo giorno dimensioni incredibili. Sono a rischio l’incolumità delle persone e la sussistenza del patrimonio di biodiversità che caratterizza l’Abruzzo, a partire dal suo prodotto simbolo: lo zafferano”. A lanciare ancora una volta l’allarme contro il proliferare dei cinghiali è Coldiretti Abruzzo che torna sull’argomento evidenziando i danni ad uno dei prodotti più apprezzati e conosciuti della regione.
“Campi coltivati con la pregiata spezia sono stati fortemente danneggiati dalle incursioni primaverili e ora è a rischio la raccolta – dice Coldiretti Abruzzo – i cinghiali hanno mangiato i bulbi e ora si stima un calo di produzione dal 20 al 30% a seconda delle zone con particolare riferimento, ovviamente, alla provincia aquilana e all’altopiano di Navelli. La situazione è ormai insostenibile. Le aziende non ce la fanno più, rischiano di chiudere. I produttori agricoli si lamentano per la mancanza di misure adeguate e nello stesso tempo di indennizzi troppo effimeri per risolvere una situazione che in alcuni casi porta addirittura a chiudere i battenti. A maggior ragione per aziende dedicate alla pregiata spezia abruzzese, che basano la propria economia sulla raccolta del mese di novembre”. 
Il fenomeno secondo Coldiretti sta generando forte preoccupazione che può determinare in alcuni casi anche l’abbandono delle attività a danno dell’equilibrio ambientale di alcune zone. Otre allo zafferano, i cinghiali mettono ogni anno a dura prova produzioni come lenticchie, mais, sorgo, cereali solo per citarne alcune. “La situazione è diventata ormai insostenibile e non è possibile aspettare ulteriormente. Il problema ungulati ha generato interventi di contenimento, già in vigore, ma gli abbattimenti sono inefficaci e la gestione della cattura degli ungulati contiene molte falle. I metodi adottati, come ribadito in più occasioni, fanno discutere e la fauna selvatica si è letteralmente impadronita di campagne, boschi e strade mettendo a repentaglio il diritto di fare impresa degli agricoltori che, molto spesso, decidono di abbandonare la lavorazione dei campi con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista della manutenzione del territorio e del paesaggio.
Coldiretti Abruzzo sul tema dei cinghiali ha presentato innumerevoli proposte e indicazioni sulle misure da mettere in campo per contrastare il fenomeno della fauna selvatica. Con particolare riferimento a tre aspetti fondamentali: la salvaguardia dell’incolumità pubblica, la tutela del reddito delle imprese e la diminuzione della spesa pubblica in tema di costi sociali e di specifici indennizzi. “Ancora una volta ribadiamo che è necessaria una presa di posizione forte da parte delle istituzioni – conclude Coldiretti Abruzzo – è finito il tempo delle parole, bisogna andare oltre i fatti e arrivare alla soluzione. Ricordiamo inoltre che i danni da fauna selvatica, da due anni, sono sottoposti alle procedure previste dal regolamento comunitario sugli aiuti di stato e, di conseguenza, i rimborsi sono tardivi ed insufficienti ma anche condizionati al raggiungimento di una soglia minima di 15 mila euro (de minimis)”. 
 
CUNEO, CON RIFORMA PAC UN PASSO IN AVANTI VERSO LA SEMPLIFICAZIONE
 
Si tratta di un primo passo importante nella direzione della semplificazione e del miglioramento delle regole della Politica agricola comune, ma molto resta da fare per una riforma che sappia premiare il lavoro e combattere le rendite.  E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo all’indomani dell’accordo raggiunto tra le Istituzioni comunitarie sulla riforma di medio termine della politica agricola comune (Pac).
Con la conclusione dell’accordo tra la Commissione, il Consiglio ed il Parlamento si introdurranno – già dal 2018 importanti novità per gli agricoltori – ha affermato Moncalvo – nel corso dell’incontro organizzato la scorsa settimana dalla Coldiretti al G7 di Bergamo con Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, De Castro Primo Vice Presidente Commissione Agricoltura e sviluppo rurale Parlamento Europeo, Maurizio Martina, Ministro Politiche agricole, alimentari e forestali e Phil Hogan, Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. L’accordo – sostiene la Coldiretti – prevede importanti novità per la gestione del rischio.
Partendo dalla proposta della Commissione di abbassare la soglia di indennizzo contemplata per il nuovo meccanismo di stabilizzazione dei redditi settoriale, la si estende anche alle assicurazioni, portando così al 20% la perdita di prodotto necessaria per l’attivazione, innalzando dal 65 al 70% l’intensità del contributo pubblico, introducendo la possibilità di utilizzare indici economici per la misurazione delle perdite. Le novità riguardano anche le regole del mercato introducendo nuovi elementi per rafforzare e riequilibrare la posizione contrattuale degli agricoltori nella filiera e per aumentare la tempestività degli interventi pubblici in caso di crisi di mercato. Per le regole del greening si introducono elementi di semplificazione rivedendo l’applicazione della diversificazione e delle Aree di interesso ecologico adattandole maggiormente alle esigenze delle aziende agricole senza comprometterne la funzione ambientale.
In particolare si introducono novità per le colture a riso e si favoriscono le colture azotofissatrici che apportano benefici ambientali. “Resta infine centrale – dichiarano Delia Revelli e Tino Arosio, Presidente e Direttore di Coldiretti Cuneo – la figura dell’agricoltore attivo quale beneficiario degli interventi della Politica Agricola Comune”.  Di pari passo al tagliando di metà periodo alla PAC appena approvato, è in fase avanzata la discussione sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) Nella futura Pac – concludono Revelli e Moncalvo – occorre rafforzare tutte le misure che escludono la “rendita” premiando chi vive di agricoltura e puntare su un’assegnazione degli aiuti che consideri anche il contributo alla sostenibilità sociale e quindi all’occupazione, da parte delle imprese agricole, del lavoro e del valore aggiunto generato dal settore, ma anche valorizzare l’esperienza italiana di “distintività” – di cui tracciatura dell’origine ed etichettatura sono i principali strumenti – per alzare gli standards qualitativi delle produzioni europee.
 
VARESE, L’ARIA DI VARESE SCONFIGGE LO SMOG ANCHE CON IL 96,3% DI PIOGGIA IN MENO
 
Nonostante il Lago di Varese sia arrivato 30 centimetri sotto lo zero idrometrico a causa della significativa e duratura assenza di piogge, la qualità dell’aria del capoluogo si mantiene buona. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti provinciale, su dati Arpa, dello smog nel capoluogo dove, domenica 15 ottobre, i livelli di polveri sottili sono arrivati a 39 microgrammi, contro un limite di 50 microgrammi.
La situazione degli inquinanti nell’aria — prosegue Coldiretti Varese — è sotto controllo nonostante l’assenza di piogge che, nella prima decade di ottobre, ha fatto registrare il 96,3% in meno di precipitazioni rispetto alla media climatica, ossia 1,7 millimetri contro i 47,1 millimetri della media, in attesa delle precipitazioni annunciate per il fine settimana che potrebbero aiutare ad abbattere gli inquinanti e a riempire il lago.
La situazione degli inquinanti nell’aria, continua l’associazione degli agricoltori, nella fascia prealpina è migliore rispetto a quella di altre province lombarde, dove il record delle polveri sottili PM10 è toccato a Lodi con 111 microgrammi contro un limite previsto di 50 e un crollo di quasi il 97% delle precipitazioni nella prima decade di ottobre. Persino Milano ha fatto “meglio” con 82 microgrammi. L’aria più pulita si respira a Sondrio con 18 microgrammi, ma se si scende verso la pianura le condizioni peggiorano in modo verticale: Mantova con 98 microgrammi, Cremona con 91 e Pavia con 90. A fronte di questa situazione – spiega la Coldiretti – è necessario un progetto strategico sulla diffusione e la gestione del verde urbano, con misure anche a livello nazionale per la defiscalizzazione degli interventi di inserimento di alberi e fiori.
 
LAZIO, CLIMA: IL GRANDE CALDO PERSISTE, EMERGENZA IDRICA ANCORA ATTUALISSIMA
 
Garantire, almeno fino alla fine di ottobre, il servizio di irrigazione. È la richiesta della Coldiretti ai consorzi di bonifica del Basso Lazio. I produttori che coltivano i terreni nella piana pontina, come nel frusinate, rivivono anche in questi giorni il dramma della scorsa estate, in assoluto una delle più siccitose degli ultimi decenni. Il comparto agricolo è di nuovo in allarme. Gli agricoltori non riescono a bagnare con la necessaria regolarità le coltivazioni appena avviate e per le quali hanno affrontato spese importanti. In ballo ci sono le colture piantumate nelle ultime due settimane.
Nelle due province del Lazio meridionale sono migliaia gli ettari seminati a verdure e ortaggi destinati alla vendita, ma anche a sorgo, erba medica e altri tipi di foraggio che, dopo la raccolta, dovranno essere immagazzinati come scorta per alimentare il bestiame il prossimo inverno. Gli effetti devastanti della siccità a Latina e Frosinone, come nel resto del Lazio, non sono ancora finiti, a causa della inattesa impennata delle temperature che, stando alle previsioni più aggiornate, dovrebbe protrarsi fino alla metà della settimana.
Coldiretti sollecita i consorzi di bonifica a prodigarsi con somma urgenza per predisporre ogni misura utile a garantire alle aziende agricole gli approvvigionamenti delle risorse idriche necessarie per garantire la salvaguardia dei raccolti, in particolare di ortofrutta in considerazione del fatto che il caldo di questi giorni favorisce ancora una domanda altissima di prodotti freschi, tanto che non segnano battute di arresto i consumi di frutta tipicamente estiva. Le semine sono state effettuate proprio perché, per consuetudine, fino ad ottobre l’irrigazione viene normalmente assicurata e ancor più in presenza di ondate di caldo persistente come quella attuale. Dalla riuscita delle nuove colture dipende il grosso dei redditi che le aziende del Lazio meridionale contano di ricavare – conclude la Coldiretti – sia per recuperare le spese sostenute per le semine, sia per affrontare in serenità gli investimenti programmati per la produzione invernale.
 
BENEVENTO, 2° CORSO AGRICHEF: ECCO I NUOVI 7 “CUOCHI CONTADINI” DEL SANNIO
 
Si è chiuso con successo il secondo corso per agrichef dell’Academy Campagna Amica di Coldiretti Campania e Terranostra. Anche 7 sannit tra i 24 nuovi “cuochi contadini” che hanno partecipato con esito positivo alla tre giorni di formazione che ha visto nomi importanti tra i docenti: Diego Scaramuzza, primo agrichef italiano e presidente nazionale Terranostra, lo chef Pietro Parisi e il professor Piero Mastroberardino. Il programma prevedeva due giorni di laboratorio tecnico in cucina e un giorno dedicato a lezioni di approfondimento in aula sui prodotti simbolo dell’agroalimentare campano.
Gli agrichef sanniti diplomati sono: Carmine Corda, agriturismo Masseria Grande (Bucciano, Benevento), Antonio Carbone, agriturismo Il Ristoro del Viandante (San Giorgio del Sannio, Benevento), Maria Antonietta Moffa, agriturismo Masseria Pasqualone (Colle Sannita, Benevento), Livia Iannotti, agriturismo La Vecchia Trainella (San Lorenzo Maggiore, Benevento), Isabella Frangiosa, agriturismo Masseria Frangiosa (Torrecuso, Benevento), Maurizio Perriello, agriturismo La Rocca di San Giovanni (Apice, Benevento), Emilio Pompeo, agriturismo Masseria Fontana dei Fieri (Pietrelcina, Benevento).
Hanno partecipato come docenti Giampiero Perna, responsabile certificazioni del Consorzio della Mozzarella di Bufala Dop, Francesco Acampora, presidente di Aprol Campania (olio extravergine), Gabriella De Matteis, responsabile marketing Pasta Armando, Paolo Ruggiero, responsabile marketing Danicoop (pomodoro San Marzano Dop), Pasquale Imperato, promotore del pomodorino del piennolo del Vesuvio Dop, Emilio Ferrara, direttore della OP ortofrutticola Terra Orti, Pasquale Carlo, ufficio stampa Consorzio di tutela Vini del Sannio, Margherita Rizzuto, progetto “agriturismo family friendly”.
La consegna dei diplomi è avvenuta alla presenza del segretario nazionale di Terranostra, Toni de Amicis. Soddisfazione per il risultato è stata espressa dal vicepresidente nazionale Coldiretti Gennarino Masiello, dal direttore regionale Salvatore Loffreda, dal presidente di Terranostra Campania Manuel Lombardi e dal segretario regionale Nicola De Ieso. Insieme al primo gruppo di giugno – sottolineano Coldiretti e Terranostra – ad oggi sono 47 gli agrichef diplomati in Campania. L’obiettivo è far crescere attraverso la formazione la qualità dell’offerta dell’agriturismo, pilastro della multifunzionalità agricola, che rappresenta l’ambasciatore dei territori rurali legando cultura e sapori autentici”.
“Benevento – aggiunge il direttore di Coldiretti Benevento, Francesco Sossi – si riconferma una provincia molto fertile per la presenza di agriturismi e per la partecipazione a questi eventi. Ciò significa che il territorio ci crede e si sta rilanciando nell’attività agrituristica che meglio di tutte incarna lo stile del turismo enogastronomico”.
I nuovi agrichef sanniti si aggiungono ai cinque già diplomati quest’estate: Osvaldo Cillo (agriturismo Rocca San Giovanni di Apice, Benevento); Annamaria Colanera (agriturismo Le Peonie di Sant’Angelo a Cupolo, Benevento); Anna Coppolaro (agriturismo Masseria Montenero di Cautano, Benevento), Giovanna Porto (agriturismo La Vecchia Masseria di Faicchio, Benevento); Cristina Maria Salvatore (agriturismo La Vecchia Trainella di San Lorenzo Maggiore, Benevento).
 
ROVIGO, MERENDA PER 50 SPORTIVI AL MERCATO COPERTO DI C.A. IN TASSINA
 
È successo oggi pomeriggio, prima dell’allenamento per i giovani sportivi della A.S.D. Baseball& Sofball Club Rovigo, all’interno del mercato coperto di Campagna Amica in Tassina in via Vittorio Veneto 87/A, che ogni venerdì dalle 15.00 alle 19.00 è aperto ai consumatori con prodotti freschi e di qualità. E così i ragazzi hanno potuto osservare tra i banchi del mercato frutta, verdura, carne, pane e altre leccornie di stagione.
“Vedere tanti giovani apprezzare i prodotti agricoli, semplici e genuini – ha sottolineato il direttore provinciale di Coldiretti, Silvio Parizzi – ci fa capire l’importanza di avvicinare le nuove generazioni al mondo rurale. Vogliamo creare sempre nuove iniziative come questa, di scambio e valorizzazione dei prodotti agricoli, per le quali il mercato coperto di Campagna Amica è l’ambiente ideale, perché luogo d’incontro tra produttori e consumatori”. Attenzione alla sostenibilità, all’ambiente ed al cibo sano, questi i valori che sono stati trasmessi ai ragazzi, dai 7 ai 15 anni, che hanno partecipato all’evento prima di affrontare il consueto allenamento nei campi sportivi della Polisportiva Tassina, adiacenti al mercato.
“Una vicinanza fisica con gli spazi sportivi e le scuole – ha concluso Parizzi – che intendiamo valorizzare per   portare valore aggiunto al territorio ed all’agricoltura locale grazie al mercato coperto di Campagna Amica”. Tutti i venerdì pomeriggio ed il sabato mattina è infatti possibile trovare al mercato contadino numerosi prodotti freschi e di stagione, a partire da frutta e verdura, anche trasformata e biologica, dai formaggi al vino, da miele e polline alle farine e marmellate, da salumi e carne fresca, carne avicola a uova, pane, fiori, piante, riso e birra di riso.
 
CALABRIA, FILIERA AGRUMICOLA: RISPETTARE REGOLE PER EVITARE LO SFRUTTAMENTO
 
Si è quasi nel pieno della stagione agrumicola, italiana e in particolare calabrese e si presentano problemi che riguardano la remunerazione delle produzione agricole, l’utilizzo dei lavoratori stagionali e la loro accoglienza. “La filiera agrumicola – osserva Pietro Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – deve, qualificarsi in quanto ad eticità e trasparenza: garantire i diritti delle aziende agricole e dei lavoratori e non macchiarsi, soprattutto alle nostre latitudini, di comportamenti sleali. Ricordiamo che l’arbitro è sempre di più, il cittadino – consumatore che guarda con sempre maggiore attenzione al rispetto di standard etici.
C’è da lavorare e da fare – incalza –   su questi aspetti: la presenza radicata di squilibri contrattuali, il pagamento a basso costo dei prodotti.  Questo, ha ripercussioni negative sulle imprese agricole che, sono costrette ad operare con margini di profitto che non tengono conto del costo di tutti i fattori della produzione – e di questi un fattore determinante è il lavoro. Ricordiamo che il prezzo all’agricoltore compresa la raccolta, non può essere al di sotto di 35 centesimi, oltre Iva, al kg. per le clementine e 30 centesimi per le arance. Purtroppo accade invece che nella filiera – precisa –  i vari soggetti (ancora troppi a dir la verità) che vanno dal mediatore alla distribuzione sottopagano il prodotto, e alimentano lo sfruttamento dei lavoratori e la chiusura delle aziende agricole compromettendo la competitività di un comparto strategico della Calabria anche per rilevanza economica.
Gli strumenti ci sono – chiarisce –  ce li offre anche la legge. Ci riferiamo, prosegue Molinaro all’applicazione del dispositivo previsto dall’ articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, che ha introdotto la “disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione dei prodotti agricoli ed agroalimentari”, proprio allo scopo di favorire il riequilibrio dei rapporti tra i soggetti della filiera con la definizione legale di specifici ed essenziali elementi contrattuali. La distribuzione perciò deve aprire una fase nuova, trasparente che non sottopaga l’agricoltore e non inganna il consumatore.
Gli elementi peculiari sono: qualità e salubrità, provenienza, non pagare sotto il costo di produzione, rispetto delle norme relative ai lavoratori, contrasto al caporalato. Senza dubbio c’è chi continuerà a fare resistenza e va isolato nella convinzione che chi acquista sotto costo alimenta la catena di sfruttamento. Non si può più assistere impotenti altresì al comportamento di soggetti che approfittano della manodopera a basso costo sul mercato interno ed internazionale e, per di più, – conclude – affrontare il “caporalato bianco” della competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di “dumping sociale e sanitario”, una vera piaga che necessita uno sforzo da parte di tutti gli organi di controllo”. 
 
MARCHE, TORNA A CRESCERE LA PRODUZIONE DI CASTAGNE
 
Il raccolto di castagne nelle Marche è in aumento di circa il 20-30 per cento rispetto al 2016, annata nera che aveva visto un crollo della produzione vicino al 90 per cento, anche se si resta lontani dalla media storica. Ad affermarlo è un’analisi della Coldiretti regionale che testimonia una ripresa per il settore, dopo i problemi causati dagli attacchi del cinipide, il parassita che attacca gli alberi, e dalle anomalie climatiche. Il risultato è che la produzione di è ridotta negli ultimi tempi a un terzo rispetto a quella di trent’anni fa. Un crollo che ha aumentato il rischio, già presente, di ritrovarsi nel piatto frutti stranieri.
Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Il castagno riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane del nostro territorio, non solo per la produzione di frutti, ma anche per il presidio di queste aree e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico.
Evidente dunque la necessità di salvaguardare le aziende produttrici assicurando la massima trasparenza sui prodotti oggi in commercio. Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, nelle Marche sono 800 gli ettari di castagneti coltivati su terreni agricoli, curati da circa 500 aziende. Il 94 per cento si trova sul territorio piceno. Il Maceratese ne ospita il 4 per cento, mentre le altre tre province (Fermo, Pesaro, Ancona) rappresentano assieme il restante 2 per cento. I comuni di Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Montegallo, Montemonaco e Roccafluvione (peraltro pesantemente colpiti dal terremoto) rappresentano in particolare il principale bacino produttivo castanicolo regionale, con due dei tre tipi di castagne presenti nell’elenco ufficiale dei prodotti agroalimentari tradizionali: il marrone di Acquasanta Terme e il marrone di Roccafluvione.
 
LIGURIA, RACCOLTA DELLE CASTAGNE: L’INSETTO KILLER E’ STATO DEBELLATO
 
Dopo quattro anni di raccolti scarsi e insoddisfacenti per rispondere alla domanda dei consumatori, finalmente in Liguria si torna a raccogliere marroni, nei boschi rigogliosi di piante non più colpite dal Cipinide Galligeno del castagno (vespina cinese), l’insetto che arrivò dalla Cina, trasportato da piante di castagno piantate nel cuneese e che in breve tempo decimò i raccolti delle regioni limitrofe.
Dell’insetto rimangono ancora alcuni focolai attivi in provincia di Genova e La Spezia, ma, soprattutto nei boschi del savonese, quest’anno la raccolta è cominciata a pieno regime. Le castagne sono piccole a causa della siccità che si è protratta da quest’estate fino ad ora, ma la qualità, assicurano gli esperti, è ottima. Insieme al fungo, all’uva ed il mosto dei tini sta tornando ad essere uno dei simboli classici dell’autunno.
Purtroppo la situazione non è uguale in tutte le Regioni Italiane: per esempio nella vicina Emilia Romagna è previsto un calo della produzione del 50 per cento rispetto al 2016, annata che già aveva registrato raccolti scarsi. A livello nazionale il raccolto di castagne dovrebbe attestarsi tra i 25 e i 30 milioni di chilogrammi, che è comunque la metà di un raccolto medio di soli dieci anni fa.
“Alto rimane il rischio di trovarsi nel piatto castagne non italiane – afferma il Direttore di Coldiretti Liguria, Enzo Pagliano – per cui è sempre bene assicurarsi della provenienza del prodotto e scegliere quello nazionale. È una leccornia che si può gustare in molti modi diversi e tutti apprezzati, da bollite in modo tradizionale ad arrostite, mentre con la loro pregiata farina si può preparare il locale castagnaccio o le tagliatelle da condire con sughi di noci funghi e con l’intramontabile pesto alla genovese.
Nonostante il valore nutrizionale del frutto non bisogna dimenticare infine che i castagneti in Liguria rappresentano una risorsa da non sottovalutare, soprattutto per la salvaguardia dell’ambiente e dell’assetto idrogeologico di una regione fragile come la nostra”.
 
GROSSETO, COLDIRETTI INCONTRA IL SINDACO DI PITIGLIANO
 
Nei giorni scorsi il direttore della Coldiretti di Grosseto, Andrea Renna, con il presidente, Marco Bruni, ha incontrato il Sindaco della città di Pitigliano, Giovanni Gentili. L’incontro, al quale ha preso parte anche il referente di zona di Coldiretti, Paolo Mariotti, oltre che per una reciproca conoscenza è stato utile per affrontare le varie tematiche di scottante attualità per il settore agricolo.
La presenza di Coldiretti a Pitigliano, in modo più strutturato in confronto al passato, permetterà di garantire risposte a tutte le questioni tecniche oltre che per tutti i servizi alla persona grazie ad Epaca. Inoltre sarà possibile far comprendere al meglio i progetti di Coldiretti nel settore del credito in agricoltura, grazie a CreditAgri Italia, per le cooperative con Ue Coop, la nostra centrale di cooperative senza dimenticare il grande valore aggiunto di Campagna Amica per quanto riguarda la vendita diretta che proprio in un centro importante come quello di Pitigliano puà rappresentare una risposta importante per gli imprenditori agricoli locali.
Altro tassello importante in questo ambito anche i progetti legati agli studenti delle scuole primarie per una corretta alimentazione ed una conoscenza approfondita circa le stagionalità delle varie produzioni. “Ringraziamo il sindaco per la disponibilità e la cortesia – hanno detto i dirigenti di Coldiretti – e siamo certi che, in un quadro di concreta sinergia, si potranno pianificare eventi ed attività a vantaggio non solo degli imprenditori agricoli ma anche e soprattutto per la cittadinanza oltre che i turisti che raggiungono uno dei centri più caratteristici non solo della Maremma e della Toscana ma di tutta la Penisola.
 
PIEMONTE, GRUPPO DI RICERCA ATTIVO PER DEBELLARE L’INVASIONE DELLE CIMICI
 
L’autunno con temperature particolarmente calde sta favorendo l’invasione della cosiddetta cimice marmorata asiatica che sta distruggendo i raccolti nei frutteti, negli orti ma anche le grandi coltivazioni di soia e di mais nel nord Italia. Si tratta di un parassita cinese, con il nome scientifico di Halyomorpha halys, di cui col cado si stanno moltiplicando gli esemplari che non hanno in Italia antagonisti naturali.
Il Piemonte non è escluso da questa vera e propria invasione che sta provocando danni agli agricoltori, poiché è una varietà estremamente polifaga che si nutre di varie specie coltivate.
“A rischio è il comparto frutticolo piemontese poiché la cimice colpisce soprattutto le coltivazioni di mele, pere, kiwi e nocciole oltre a quelle orticole, cerealicole ed anche ornamentali – spiegano Delia Revelli presidente Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Un gruppo di lavoro è già attivo per cercare soluzioni ed arrivare a dare risposte concrete alle imprese agricole. E’ fondamentale, però, la collaborazione di tutti, facendo filiera, per attuare una corretta lotta integrata all’insetto, adottando i metodi più sostenibili al fine di salvaguardare l’agricoltura Made in Piemonte facendo sempre attenzione all’ambiente e alla qualità delle produzioni”.
 
SARDEGNA, PER FAR CRESCERE IL COMPARTO LEGGERE I DATI E DIRCI LE COSE IN FACCIA
 
“Per cambiare direzione è necessario dirci la verità altrimenti fra due anni saremo qui a parlare degli stessi problemi. Non possiamo chiudere gli occhi e non dire che c’è qualcuno che ha indotto la crisi del Romano e ci ha speculato sopra”. Non si è affidato a circumnavigazioni lessicali il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba che ieri ha concluso a Banari il convegno sull’Agricoltura sarda divenuto ormai il tradizionale appuntamento autunnale in cui industriali e produttori fanno il bilancio dell’annata appena conclusa e parlano delle prospettive della nuova sul comparto lattiero caseario. Lo ha detto davanti ad una platea di 150 pastori provenienti da tutta la Sardegna ed all’industriale caseario Giommaria Pinna, all’assessore all’Agricoltura Pierluigi Caria, al presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto, dei professori dell’Università di Sassari Roberto Furesi e Giuseppe Pulina ed al moderatore del convegno Pasquale Porcu.
Ad aprire il convegno, dopo i saluti del sindaco di Banari Antonio Carboni promotore dell’iniziativa in collaborazione con l’associazione Corale e Coldiretti Sardegna, le relazioni dei due docenti Furesi e Pulina che con numeri e grafici hanno fotografato il comparto, punti di debolezza e potenzialità.
Secondo il professore dell’Università di Sassari Roberto Furesi “serve programmazione altrimenti il mercato ci cade addosso e continueremo a vivere nell’incertezza con i continui cicli di crollo e rialzo del prezzo del Pecorino romano che si alternano ogni tre-quattro anni”.
Pulina ha mostrato i dati anche dei paesi concorrenti “che cercano di prendersi i mercati che abbiamo coltivato per anni vendendo cose migliori a prezzi più bassi”.
E’ emerso che siamo in affanno rispetto ai concorrenti seppure oggi l’Italia sia la maggiore esportatrice di formaggi nel mondo con il 36 per cento (dato che riguarda in primis la Sardegna visto che abbiamo il 44 per cento del patrimonio ovino italiano e produciamo il 65 per cento del latte). I competitor si trovano in Europa (dove si produce il 30% del latte ovino) ed in particolare in Grecia, Spagna e Francia (anche se i maggiori produttori di latte ovino sono Cina e Turchia rispettivamente con il 14 e 11 per cento, che però non esportano).
Le tre nazioni europee, ha mostrato Pulina, hanno diminuito il numero di capi ed aumentato la produzione di latte. Ed anche il prezzo segue un trend positivo costante. In Sardegna invece il grafico dei prezzi  è un elettrocardiogramma impazzito. Inoltre produciamo meno latte: – 0,6 per cento (riferito a tutta l’Italia). “Anche se la produzione di latte ovino nel mondo rappresenta l’1,3% del totale prodotto nel mondo stiamo parlando di un mercato in fortissima espansione che cresce e crescerà ancora: dal 1960 al 2017 la produzione mondiale è cresciuta del 3,8% all’anno. E nel 2030 saranno aumentate di un ulteriore 7,6 %”.
“Il grosso delle aziende ovine italiane producono in perdita. I costi sono uguali ai ricavi. E – ha infine detto il professore – stiamo parlando di aziende le cui entrate non dipendono dai contributi che incidono solo per il 7% mentre il 93% arriva dal lavoro: 72 per cento dal latte e il 21 dalla carne”.  Giommaria Pinna ha voluto parlare dell’andamento del prezzo e delle produzioni di Pecorino romano e del latte degli ultimi anni.
Secondo il leader dei trasformatori di latte ovino sardo (partito dal presupposto che comunque negli ultimi anni la remunerazione del latte ai pastori è stata di 90 centesimi, un prezzo, secondo lui, adeguato), l’ingordigia di alcuni trasformatori ha portato alla troppa produzione di Pecorino romano e dunque alla crisi ed al crollo del prezzo.
“Ma il mercato regola tutti – ha detto –. Il prezzo è crollato a 4,20 e le vendite sono volate, come del resto si evince dai dati pubblici, visto che puntualmente il Consorzio di Tutela del Pecorino romano li invia ogni mese a tutti i caseifici dove sono presenti delle produzioni, vendite e giacenze. Da maggio il mercato si è invertito e le prospettive sono buone”.
Inoltre “occorre diversificare e promuovere prodotti alternativi al Romano. Il Pecorino sardo, una dei tre formaggi Dop sardi, non decolla. Se ne producono solo 20 mila quintali, quanto il Pecorino romano venduto in un mese. Non ha attrattiva, non ha valore aggiunto. Per questo occorre incanalare le risorse su progetti virtuosi – ha aggiunto –. Anche quest’anno si è intervenuto in forte ritardo e i milioni di euro messi a bilancio per il settore non porteranno reddito. Se invece si fosse intervenuto per tempo, due anni fa, su progetti non dettati dalla crisi avrebbero dato maggiori frutti”.
L’assessore Caria ha spaziato su tutto il comparto agricolo, parlando sia degli interventi tampone che della programmazione che il suo assessorato sta mettendo in campo. “Abbiamo stanziato 45 milioni per i pastori perché volevamo metterli in sicurezza. I dati che ci saranno forniti dai pastori sulle produzioni di latte con la presentazione delle domande saranno messi a sistema nell’Osservatorio che stiamo rafforzando e in Oilos dove si farà vera e seria programmazione”. 
“Siamo intervenuti anche per le emergenze negli altri settori – ha detto l’assessore -, abbiamo firmato con le Organizzazioni agricole un protocollo di intesa in cui ci sono 20 milioni di euro che arriveranno con la nuova finanziaria che sarà approvata a dicembre”. Ma si sta lavorando anche sulla programmazione: “raccolta dei dati, diversificazione, consolidare i mercati che già abbiamo e ricercarne di nuovi. Lo vogliamo fare con tutti gli attori della filiera. Per questo stiamo convocando gli stati generali dell’agricoltura”.
A chiudere i lavori il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba che ha denunciato le speculazioni che ci sono state sul mercato del Pecorino romano. “A marzo 2016 quando il prezzo del Pecorino romano cominciava a decrementare, ci furono diversi comunicati e lettere che annunciavano una sovrapproduzione di latte di 100 milioni di litri e che si sarebbero prodotti a fine annata 430 milioni di litri di latte. Una bufala che abbiamo cercato di smontare da subito e sbugiardata dai dati Istat che hanno certificato la produzione per l’annata 2016-2017 di 290 milioni di litri di latte. E’ stata una speculazione, qualcuno ha voluto buttare giù il prezzo del formaggio, perché da questa crisi molti hanno perso ma qualcuno ci ha guadagnato. Infatti questo bluff ha portato il panico nel mercato. Le cooperative, essendo sottocapitalizzate, hanno da una parte svenduto il Romano e dall’altra concentrato le produzioni proprio su questo pecorino perchè si conserva più a lungo. Se vogliamo far crescere il comparto – ha concluso il direttore – dobbiamo avere il coraggio di leggere i dati e dirci le cose in faccia. Altrimenti cerchiamo le responsabilità sempre fuori e non cambiamo mai. Purtroppo però nessuno ci ha sostenuto in questa battaglia. La politica non ci ha aiutato”.
 
CALABRIA, CONSORZIO IONIO REGGINO: IL COMMISSARIO INTERROMPE L’IRRIGAZIONE
 
E’ irresponsabile da parte del Commissario del Consorzio di Bonifica Alto Ionio Reggino ex Caulonia l’interruzione del servizio irriguo. Gli agricoltori messi già a dura prova per un anno tra i più caldi e siccitosi, rischiano di subire enormi danni per la mancanza dell’acqua. “Non aver programmato e messo in atto la continuazione del servizio irriguo da parte del Commissario – rimarca Pietro Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – evidenzia l’incapacità di stare vicino agli agricoltori ed evitare ingenti danni. In un periodo nel quale, gli altri Consorzi di Bonifica adottando buone prassi, giorno e notte stanno gestendo il servizio irriguo con professionalità ed efficienza, nel comprensorio dell’Alto Ionio Reggino da venerdì scorso immotivatamente e senza scrupoli verso gli agricoltori, è stata chiusa l’acqua mettendo a rischio le produzioni su ben 800 ettari di terreno irrigabile.
Chiediamo alla Regione di verificare le competenze e le responsabilità del commissario per già subiti e subendi e far ripristinare immediatamente il servizio irriguo. Questo ennesimo disservizio – è l’annotazione finale – dimostra quanto sia prezioso l’autogoverno degli agricoltori nei Consorzi di Bonifica ed quanto invece quando sia deleteria l’invasione di campo da parte della politica”.
 
GROSSETO, DA OGNI EURO DI SPESA SOLO 15 CENT AD AGRICOLTORI
 
Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in media vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale che assorbe la parte preponderante del valore. Coldiretti Grosseto torna a chiedere di riflettere su questa mannaia che colpisce i redditi degli agricoltori.  Lo fa commentando le dichiarazioni del proprio presidente nazionale Roberto Moncalvo in occasione del G7 agricolo di Bergamo in riferimento alla Giornata Mondiale dell’alimentazione della Fao.
Per garantire la sostenibilità della produzione agricola è necessaria – sottolinea il direttore provinciale Andrea Renna – una equa distribuzione del valore mentre il prezzo degli alimenti aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera, che danneggiano agricoltori e consumatori. La situazione secondo una analisi della Coldiretti varia da prodotto a prodotto con le situazioni peggiori che si registrano per i trasformati con il grano tenero nei campi pagato meno di 20 centesimi al chilo che arriva a 2,80 euro al chilo del pane sullo scaffale con un aumento di quasi 15 volte. Stiamo vivendo – aggiunge Renna – un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione. In Italia per pagare un caffè al bar, l’agricoltore tipo – conclude Renna – dovrebbe mettere sul bancone 5 chili di grano o 3 chili di risone o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova. Una ingiustizia da sanare rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti anche con interventi per limitare lo strapotere contrattuale dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare.
 
 
Appuntamenti
 
ASTI: ALL’ISTITUTO “PENNA” CONSEGNA DELLA BORSA DI STUDIO PAOLO VASTADORE
Sabato 21 ottobre
 
Sabato 21 ottobre, all’Istituto Agrario di Asti (Loc. Viatosto 54), si terrà la cerimonia di consegna della Borsa di Studio istituita alla memoria di Paolo Vastadore. “Anche quest’anno vogliamo ricordare Paolo, nella sua scuola, l’Agraria”, puntualizzano i familiari del giovane tecnico Coldiretti, tragicamente scomparso, il 19 gennaio 2010, all’età di 27 anni, in un incidente stradale mentre tornava a casa dopo una giornata di lavoro. “Vorremmo trasmettere a tutti gli studenti la sua passione per l’agricoltura e con essa contribuire ulteriormente all’affermazione di questo Istituto che in questi ultimi anni ha saputo cogliere il profondo rinnovamento e ammodernamento del settore primario”.
L’iniziativa condivisa e voluta dalla famiglia e da Coldiretti Asti, in collaborazione con l’Istituto scolastico e il patrocinio del Comune di Asti, è realizzata con il supporto degli amici e dei colleghi di Paolo. Egli fu ottimo studente e validissimo agrotecnico alla Coldiretti, per questo la Borsa di Studi andrà a premiare lo studente dell’Istituto I.I.S. “G. Penna” di Asti diplomatosi con il miglior risultato all’esame di maturità.
Per questa settima edizione, il premio in ricordo di Paolo è stato quantificato in 750 euro. L’anno passato risultò vincitrice Ilaria Poncini di Calliano.
“Il ricordo di Paolo Vastadore – sottolinea Roberto Cabiale, presidente provinciale Coldiretti – rimane più che mai vivo e la Borsa di studi in sua memoria vuole essere il modo per tramandare alle giovani generazioni il suo percorso di vita che, seppur tragicamente breve, è stato ricco di iniziative e pieno di valori positivi”.
Il programma della manifestazione del 21 ottobre prevede nella location dell’Istituto Penna, alle ore 10, la Santa Messa in suffragio di Paolo celebrata, da don Francesco Cartello, presso l’Aula Magna e alle 11 la consegna della Borsa di studio alla presenza dei funzionari Coldiretti, delle autorità scolastiche, istituzionali, civili e religiose. Seguirà un rinfresco.
Questi i vincitori delle sette edizioni precedenti: 2010 Daniele Longo di Asti; 2011 Fabio Tinelli di Cortanze; 2012 Giovanni Picollo di Costigliole d’Asti; 2013 Valeria Candelo di Villanova d’Asti; 2014 Stefano Graziano di Isola d’Asti; 2015 Debora Marucco di Piea; 2016 Ilaria Poncini di Calliano.
 
VENETO: CONVEGNO DI COLDIRETTI A TORREGLIA SULLA VITICOLTURA SOSTENIBILE
Giovedì 19 ottobre
 
La svolta biologica in viticoltura è ormai una realtà anche in Veneto. Lo conferma Coldiretti sulla base dei dati Sinab in riferimento alle previsioni vendemmiali di quest’anno: al crollo generale della produzione di vino in Italia tiene soprattutto quello biologico grazie all’aumento esplosivo del 23,8% delle vigne “al naturale” nel 2016. Con oltre 103mila ettari coltivati l’ltalia – sottolinea la Coldiretti – conquista la leadership mondiale per incidenza delle vigne bio sul totale per effetto di una crescita vertiginosa spinta dall’aumento straordinario della domanda con le vendite interne che sono state pari a 275 milioni di euro (+34%) e le esportazioni che hanno raggiunto i 192 milioni di euro (+ 40%) nel 2016, secondo Nomisma. Si tratta – sostiene la Coldiretti – di un altro capitolo della decisa svolta qualitativa che ha permesso al Bel Paese di cogliere le nuove opportunità che vengono dal mercato e di conquistare i vertici mondiali. Con 80mila ettari vocati a vigne il Veneto se ne aggiudica 4mila per la produzione di vino biologico pari al 29% della superficie agricola ormai convertita alla coltivazioni alternative. C’è spazio dunque per una viticoltura sostenibile che risponda alle esigenze dei consumatori, che combini le richieste commerciali, che orienti i produttori ad investire ancora di più sulla bellezza del paesaggio, sulla tutela dell’ambiente e la valorizzazione dei territori.
Se per effetto delle condizioni climatiche anomale quest’anno, complessivamente, la vendemmia potrebbe essere al minimo storico nazionale degli ultimi 50 anni, vola la domanda del vino Made in Italy nel mondo che per effetto di un aumento del 6% in valore nei primi cinque mesi dell’anno fa registrare il record storico rispetto allo scorso anno quanto erano stati raggiunti su base annuale i 5,6 miliardi di euro. La vendemmia del 2017, che per effetto del caldo e della siccità si classifica anche – sottolinea la consulta vitivinicola di Coldiretti Veneto riunitasi recentemente per valutare le prospettive enologiche del Nord Est – come la più precoce dell’ultimo decennio con un anticipo di circa dieci giorni rispetto allo scorso anno, è dunque in forte calo per il bizzarro andamento climatico con un inverno asciutto e più mite, un precoce germogliamento della vite che ha favorito danni da gelate tardive, ma anche siccità persistente e episodi localizzati di grandinateDi nuove tendenze, di programmazione ed equilibri naturali se ne parlerà al convegno organizzato da Coldiretti giovedi 19 ottobre 2017 alle ore 9.00 in Villa dei Vescovi a Torreglia in provincia di Padova. Sono stati invitati imprenditori agricoli, responsabili dei consorzi di tutela, referenti delle cantine, professori universitari, nonché politici regionali. Interverranno quali relatori: Vasco Boatto Professore di Economia dell’Università di Padova, Agostino Brunelli Docente del Dipartimento Scienze Agraria Ateneo di Bologna e il Dr. Raffaele Testolin fondatore dell’Istituto di Genomica Applicata di Udine.
Saranno loro i protagonisti della prima parte scientifica del seminario, a seguire Stefano Masini Responsabile Ambiente e Territorio di Coldiretti coordinerà il dibattito tra Armando Branchini esperto di Economia Simbolica della Bocconi, Rossella Muroni Presidente di Legambiente, Albino Armani Presidente del Consorzio vini Delle Venezie, Samuele Trestini docente di Estimo Rurale ed Ettore Nicoletto AD della Cantina Santa Margherita vini. Saranno presenti inoltre, Pietro Piccioni e Martino Cerantola, rispettivamente direttore e presidente di Coldiretti Veneto per un saluto iniziale e Giuseppe Pan Assessore all’agricoltura per le conclusioni.
 
PIACENZA: LUGAGNANO OSPITERA’ LA 67ESIMA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO
Domenica 19 novembre
 
Sarà Lugagnano ad ospitare quest’anno la Giornata Provinciale del Ringraziamento. La manifestazione, organizzata da Coldiretti e giunta alla 67esima edizione, si terrà domenica 19 novembre. L’annuncio della data è stato fatto oggi, sabato 14 ottobre, proprio a Lugagnano in occasione della cerimonia di consegna delle borse di studio del progetto “Insieme guardiamo avanti” che si è svolta al teatro comunale. Per il terzo anno, infatti, una delle borse di studio assegnate durante l’evento, è stata finanziata dalla Coldiretti. Alle premiazioni di oggi hanno partecipato il direttore di Coldiretti Piacenza Giovanni Luigi Cremonesi, il segretario di zona di Coldiretti Lugagnano Adriano Fortinelli e il presidente della sezione di Lugagnano Giuseppe Saccomani, che oltre ad applaudire l’iniziativa rivolta ai giovani delle scuole medie, hanno annunciato quindi l’importante Festa del Ringraziamento.
Per la comunità agricola la Giornata ha un significato particolare e rappresenta un momento tradizionale per valorizzare anche il ruolo sociale e di presidio del territorio che l’agricoltura svolge. La giornata si snoderà per le vie di Lugagnano, dove saranno presenti il Mercato di Campagna Amica e l’esposizione di mezzi agricoli. Un corteo raggiungerà la chiesa di San Zenone e al termine della Santa Messa ci sarà il saluto delle autorità. Non mancheranno momenti di aggregazione, anche con il coinvolgimento delle associazioni locali. Nel frattempo proprio a Lugagnano la Coldiretti sarà già protagonista nel week-end del 22 ottobre per la tradizionale Fiera Fredda, con la partecipazione del mercato della rete di Campagna Amica.
 
VENETO: IL PROGETTO DI COLDIRETTI AL FESTIVAL ITALIANO DELL’AGRICOLTURA DIGITALE
Lunedì 23 ottobre
 
La campagna spalanca le porte al digitale e introduce una nuova figura a servizio delle aziende: l’agriweb advisor, ovvero lo specialista della piattaforma e-commerce e delle “strategie” elettroniche. L’introduzione nelle sedi provinciali di Coldiretti dell’esperto di social network è realtà grazie ad un accordo con Google e Ministero del Lavoro che attraverso il progetto Garanzia Giovani incoraggia l’occupazione giovanile.
Per portare le aziende agricole in rete è già operativa in ogni provincia veneta questa nuova nuova figura professionale che opera nella struttura di Coldiretti con il compito di promuovere i siti internet aziendali, sviluppare l’e-commerce e favorire la partecipazione ai social media per migliorare la comunicazione delle imprese. Il progetto sarà presentato dal coordinatore Ugo Mattia lunedì 23 ottobre alle ore 10.00 a ValleVecchia (Caorle-Ve), presso l’azienda di Veneto Agricoltura in occasione dell’evento Digital Meet vetrina nazionale dell’innovazione più d’avanguardia in campo agricolo.
“Abbiamo arruolato un pool di under 30 capace di masticare cibernetica – spiega Martino Cerantola presidente di Coldiretti Veneto che sarà tra i relatori della giornata – per motivare i colleghi imprenditori della stessa fascia d’età ad un approccio serio e strutturato al commercio on line. In questo percorso rivoluzionario abbiamo il sostegno di Growtheplanet, una delle start up del team di H-Farm da tempo affermata società nel campo del food marketing. Una nuova sfida che sentiamo già nostra: le nuove generazioni scegliendo la campagna combinano innovazione e tradizione manifestando doti innate per l’alta tecnologia e una sana curiosità per le opportunità multimediali”.
 
NEWS COLDIRETTI – LA FORZA DEL TERRITORIO – 06 4682487 – FAX 06 4871199 – www.coldiretti.it